L’unico
a parlare dal gip è stato Cimini che chiede la scarcerazione
MODUS
OPERANDI
DISTRATTI
34 MILIONI DI EURO
IL
RUOLO DI PRIMO PIANO DELLE SOCIETA’
LUSSEMBURGHESI
CHE SUCCESSIVAMENTE
SONO
STATE ITALIANIZZATE,
OLTRE
AL PECULATO GLI INQUIRENTI
VALUTANO
ANCHE UN CLAMOROSO RAGGIRO
LE
AVVISAGLIE
I
RESIDENTI DI MONTELLO
PRESENTANO
UN
DETTAGLIATO
ESPOSTO
IN PROCURA
I
FILMATI DEGLI ILLECITI
SUL
CASO INDAGA
LA
MOBILE, LE TELECAMERE
PIAZZATE
IN DISCARICA
ACCERTANO
I REATI
LE
MANETTE
IN
SEI FINISCONO
AGLI
ARRESTI DOMICILIARI
L’ACCUSA
E’ QUELLA
DI
PECULATO
DI
ANTONIOBERTIZZOLO
L’unico
ad aprire bocca
e
a tentare di difendersi
è
stato Vincenzo
Cimini,
47 anni, originario
di
Sabaudia ma da
molti
anni trapiantato a Milano.
Il
componente del
consiglio
di amministrazione
della
Green Holding
spa,
l’azienda che ha dato
lo
spunto anche al nome
dell’indagine
diventata più
semplicemente
«Evergreen
»,
ha parlato e ha respinto
le
accuse. «Sono
estraneo
ai fatti, non c’en -
tro»,
ha fatto verbalizzare
al
gip del Tribunale di Milano
che
ha ascoltato per
rogatoria
uno dei sei arrestati
per
lo scandalo della
discarica
di Borgo Montello.
Giovedì
invece era stato
interrogato
a Latina Ernesto
D’Aprano,
presidente
del
Consiglio di Amministrazione
della
Indeco e anche
le
sue dichiarazioni sono
state
coerenti e in linea
con
quelle di Cimini.
Gli
altri arrestati invece hanno
preferito
la strada del silenzio
e
si sono avvalsi della
facoltà
di non rispondere non
presentando
alcuna richiesta
di
scarcerazione mentre lo
stesso
Cimini ha chiesto una
misura
meno afflittiva come
gli
obblighi di polizia giudiziaria
ma
il pm Luigia Spinelli
ha
rispedito al mittente l’istan -
za
con un parere negativo,
adesso
l’ultima parola spetterà
al
gip Giuseppe Cario che
aveva
emesso l’ordinanza di
custodia
cautelare. Sono dunque
rimasti
in silenzio Stefano
Lazzari,
originario di Salò in
provincia
di Brescia, 51 anni
consigliere
del Cda della Indeco,
Antonio
Romei, anche lui
del
Cda e poi Paolo Titta,
bergamasco
di 47 anni amministratore
della
Green Holding
spa
e infine Andrea Grossi,
milanese
di 32 anni. La scelta
di
non rispondere alle contestazioni
degli
inquirenti così
come
l’assenza di istanze di
scarcerazione
sembra rafforzare
indirettamente
e in questo
momento
il castello accusatorio
costruito
dagli agenti della
Squadra
Mobile dopo la denuncia
presentata
da alcuni
cittadini
di Borgo Montello.
Ma
quella che il gip Giuseppe
Cario
aveva definito nella sua
ordinanza
«una storia sorprendente
»,
non sembra essere finita
qui
e potrebbe riservare
nuove
puntate. Gli scenari che
gli
investigatori stanno valutando
sono
anche altri e se il
reato
contestato nel fascicolo
è
quello di peculato non è
escluso
che nelle prossime ore
gli
investigatori ipotizzino anche
la
truffa. Secondo l’accusa
alle
spalle della Indeco si cela
un
groviglio di interessi di
personaggi
inseriti negli ambienti
della
finanza della Milano
che
conta, grazie anche
ad
alcune società anonime lussemburghesi,
successivamente
«italianizzate»
con cui sono
riusciti
in pochi anni a distrarre
34
milioni di euro di soldi
pubblici
destinati alla bonifica
della
discarica di Borgo Montello.
Sarebbe
una truffa che
per
gli inquirenti è stata ben
strutturata
compreso il bluff
dell’emergenza
dei rifiuti, veicolato
dal
punto di vista comunicativo
in
diverse direzioni
per
portare l’at t e nz i on e
sull’ampliamento
di un invaso.
Le
indagini della Squadra
Mobile
e i riscontri raccolti
nel
giro di pochi mesi, grazie
anche
all’installazione di alcune
microtelecamere
che
hanno
ripreso la doppia pesatura
dei
camion, hanno permesso
di
accertare il funzionamento
del
«Sistema rifiuti»,
un
meccanismo complesso
che
gli investigatori continuano
ancora
a studiare.
IL
QUOTIDIANO - Sabato 25 Ottobre 2014
Latina
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