martedì 28 ottobre 2014

Latina Bonifica sì, ma a basso costo Terreno e falda contaminati, il primo accertamento risale al lontano 2003

Nell’ultima conferenza di servizi il Comune aveva chiesto «revisioni»
Il caso della «Immobiliare Latina» e del sito di Borgo Piave
DETTAGLI
AREA PASSATA
DI MANO PIÙ VOLTE
GIÀ CHIESTO IL CAMBIO
DI DESTINAZIONE
PER UN CENTRO
COMMERCIALE
Se c’è un punto di non ritorno
d el l ’inquinamento residuale
dei fallimenti industriali,
l’emblema di quel certo modo di
gestire il post mortem delle fabbriche
chiuse, questo è sicuramente il
caso ex Pozzi Ginori. Settantamila
tonnellate di terre da bonificare con
relativo smaltimento dei residui di
lavorazione aspettano dal 2003 che
il loro destino si compia e sono
passate, nelle more, decine di conferenze
di servizi. L’unico elemento
certo è la propensione al risparmio
sulla bonifica da parte della società
che ha acquistato il sito «Sviluppo
Immobiliare Latina» che ha un progetto
di riqualificazione e per un
nuovo insediamento soprattutto
commerciale ma non ha ancora
sciolto il nodo del recupero ambientale.
Lo scoglio più difficile, diciamo
pure insormontabile perché il
Comune di Latina chiede maggiori
garanzie e quindi una bonifica più
complessa e costosa, consapevole
del fatto che questa fabbrica abbandonata
ha già fatto danni. Per quanto
nessuno abbia pagato né sul
piano penale né su quello finanziario.
Una specie di inquinamento
«condonato» dal tempo, dall’incu -
ria e dalla speranza che una volta
coperto tutto il terreno le parti contaminate
possano anche essere dimenticate.
L’ultima volta che il
Comune ha chiesto di ritoccare il
piano della bonifica è stato ad aprile
2014. Tutta l’area era stata sequestrata
e il primo progetto di recupero-
bonifica è arrivato dopo sei anni
perché propedeutico alla presentazione
del progetto di rinnovo del
sito produttivo. Prima di essere acquistato
dal proprietario attuale, ossia
la società Immobiliare, quel
terreno è passato di mano più volte
ma lo scoglio, pressoché insuperabile,
è sempre lo stesso: un intervento
teso ad arginare l’inquinamento
del terreno e forse anche delle falde,
accertato già dal 2004. Il primo
sequestro dell’ex Pozzi risale al
2003 e in quello stesso anno Arpa
Lazio ha certificato la contaminazione
dei residui delle lavorazioni.
In quel momento la fabbrica era già
chiusa, in dismissione e senza alcuna
possibilità che potesse riprendere
il vecchio ciclo produttivo. Un
rudere da bonificare che ha peggiorato
ulteriormente il suo stato adesso,
a undici anni di distanza. Eppure
già allora era certa, sulla base delle
analisi, la presenza di fibre di
amianto nel terreno con inquinamento
della falda fino a 5 metri di
profondità. Le sostanze tossiche
erano già accertate quando la «Sviluppo
Immobiliare» ha acquistato il
terreno e annunciato la bonifica ma
in compenso ha chiesto un cambio
di destinazione urbanistica al fine di
realizzare una «grande struttura di
vendita per 158.250 metri cubi più
una zona direzionale e per il settore
terziario per 17.850 metri cubi». In
altri termini un centro commerciale.
I cui lavori restano legati alla necessità
di un intervento credibile per
arginare gli effetti sulla falda, che
però è troppo esoso e infatti la
società continua a presentare progetti
di recupero al ribasso.
IL QUOTIDIANO - Lunedì 27 Ottobre 2014

Latina 7

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