La
frase che fa riflettere: «Richiamo agli enti per un monitoraggio
serio e non solo formale»
DETTAGLI
«AUSPICABILE
IMPOSIZIONE
AD
ECOAMBIENTE
DELLA
EFFETTIVA
REALIZZAZIONE
DELLE
OPERE»
In
apparenza e secondo i
dati
forniti dalla società
mese
per mese la discarica
che
include i tre siti oggetto
di
valutazione «sta bene».
Infatti
i valori sono nella norma.
Ma
c’è un escamotage, o
almeno
un aspetto considerato
assolutamente
anomalo
nella
procedura utilizzata da
Ecoambiente.
Nei pozzi spia
ci
sono pompe che captano
acque
sotterranee le quali mischiate
al
percolato lo diluiscono,
questo
detto in termini
semplici,
ma è il concetto
contenuto
nella relazione di
Tommaso
Munari. In specie
si
dice che «... le caratteristiche
chimiche
dei percolati
prelevati
dai pozzi di emungimento,
seppur
variabili
nelle
loro caratteristiche e
non
rappresentativi della totalità
del
’percolato vero’
estratto
dalla discarica sono,
con
l’eccezione di quello
proveniente
da PeZ9B, sensibilmente
più
concentrati del
percolato
medio. La motivazione
di
questo è da ricercare
nell’ingente
quantitativo di
acque
sotterranee che vengono
emunte
dal cosiddetto
polder
con finalità di barriera
idraulica
e che sono avviate
allo
smaltimento come percolato....
è
da ritenere che le
acque
sotterranee emunte
contribuiscano
per oltre il
50%
dei volumi smaltiti come
percolato».
Cioè: il percolato
vero,
quello che realmente
fuoriesce
dalle discariche,
viene
diluito con acqua
e
passa come percolato autentico
e
in questo modo le
analisi
sono pressoché perfette.
Secondo
questa tesi del
perito,
che è frutto di rilievi
tecnici
durati un anno, ci si
trova
di fronte ad un bluff ed
è,
per l’ennesima volta, difficile
credere
che nessuno fino
all’arrivo
di Munari si sia
accorto
di niente. E abbia,
invece,
preso per buono il
risultato
delle analisi sul percolato
annacquato.
Ma non è,
comunque,
solo questo il
problema
dell’isol amen to
idraulico
e la tenuta in sicurezza
delle
discariche di
Ecoambiente.
Perché, dice
sempre
la relazione Munari,
che
è stata consegnata all’uf -
ficio
del gip Guido Marcelli,
«...
la mancata esecuzione di
parte
dei collaudi inizialmente
previsti,
nonché la mancata
introduzione
di nuove idonee
verifiche
di quanto variato
in
corso d’opera... fanno
ritenere
che l’opera (di bonifica
ndc)
non sia correttamente
colllaudata».
Per il perito
e
per molti cittadini di
Borgo
Montello sarebbe arrivato
il
momento di una bonifica
seria
e controllata un po’
meglio
da chi ha questo compito
«...
con l’auspicabile imposizione
alla
società
Ecoambiente
dell’e ff e t t iva
realizzazione
delle opere
funzionali
alle verifiche previste
dagli
atti autorizzativi,
nonché
al richiamo degli enti
di
controllo allo svolgimento
di
attività di monitoraggio
efficaci
e non solo formali».
E’
quello che scrive a ottobre
2014
il consulente del Tribunale.
Più
chiaro di così...
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