mercoledì 29 ottobre 2014

udienza processo inquinamento delle falde fuori e dentro la discarica di Borgo Montello rinvio al 15 dicembre ore 10,30

Come era facilmente prevedibile, dopo che lunedì 27 il dottore in chimica Tomaso Munari CTU (consulente tecnico di ufficio) nominato dal Tribunale di Latina aveva consegnato la relazione peritale, nell'udienza di oggi i legali difensori degli indagati, in quanto rappresentanti della società Ecoambiente, hanno chiesto il rinvio per avere la possibilità di leggere la stessa relazione peritale. Relazione che era stata inviata ai consulenti tecnici di parte (CTP) di Ecoambiente e dei cittadini (famiglie Piovesan) che si sono costituiti parte civile, lo stesso lunedì, insieme a tutti gli allegati. Il giudice dottor Marcelli proponeva il 1 dicembre, gli avvocati difensori dichiaravano di essere i legali di altri imputati per processi che inizieranno proprio il 1/12. Il Giudice proponeva il 3/12, uno dei legali difensori l'8/12 (...), quindi il Giudice fissava l'udienza il 15 dicembre alle ore 10,30. Presente anche il legale dell'associazione Acqua pulita (costituitasi parte civile) oltre all'avvocato Stefano Noal che difende le famiglie Piovesan insieme all CTP. 
Il comune di Latina, parte offesa, tanto per cambiare non si è presentato, così l'altra parte offesa regione Lazio che veniva rappresentata dall'avvocato Montemagno e prendeva anche le parti di Legambiente. Sempre assordante l'assenza della parte amministrativa (comune, provincia e regione), dei comitati di cittadini, dei partiti che fanno tanti proclami inutili e nessun fatto. Almeno in favore dei cittadini e della salute pubblica. Questo processo sta contribuendo a scoperchiare pentole nel settore rifiuti in provincia di Latina, ma anche nel Lazio e a livello nazionale come dimostrano le tante inchieste, arresti, sequestri partiti anche dal lavoro delle famiglie Piovesan che si sono costituiti parte civile. Merito che in tanti (cittadini, partiti, comitati, associazioni) cercano di fare proprio quando erano in altre faccende affacendate quando si trattava di rischiare e di metterci la firma.

Secondo qualche esperto, infatti, presto sul banco degli imputati potrebbe presto sedere, stando alla CTU e alle varie inchieste in corso, anche qualche rappresentante di enti che avrebbero dovuto fare quei controlli che pare non siano mai stati effettuati oppure in maniera errata o insufficiente o che hanno rilasciato autorizzazioni, proroghe e rinnovi non dovuti.

Dalla relazione del CTU Dottor Munari:
I quesiti posti dall’Ill.mo Sig. Giudice
… attesa la non concludenza degli atti investigativi fino ad ora compiuti, procedere a
nuova perizia che accerti, con riferimento ai bacini S1, S2, S3:
- mediante prelievi sui pozzi interessati, l'esistenza di eventuali contaminazioni chimiche e
microbiologiche della falda acquifera;
Proc. Penale n. 849/05 R.G.N.R. 2259/05 R.G.I.P. Giudice: Dott. G. Marcelli Relazione Finale Dott. Cnim. Tomaso Munari
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- in caso positivo, se tale contaminazione sia etiologicamente riconducibile a negligenze o
imperizia o comunque a condotta colposa ascrivibile alla ECOAMBIENTE nella
realizzazione delle opere di impermeabilizzazione dei siti che ha o ha avuto in gestione.
Risposte: (stralcio)
Risulterebbe, ma lo scrivente non ha avuto riscontro sulla base di dati inequivocabili, che
le discariche S1, S2 e S3 siano state realizzate sulla superficie del terreno senza
l’escavazione di una vasca e che pertanto tutto l’ammasso di rifiuti sia localizzato ad alcuni
metri di distanza dalla sottostante falda acquifera.
... Come già ricordato la società ECOAMBIENTE, subentrata alla fallita ECOMONT, è
divenuta il gestore della discarica in tempi ragionevolmente recenti (agosto 1998) mentre
gli abbancamenti di RU - negli invasi S1, S2 e S3 - sono stati effettuati in precedenza da
altri soggetti. In considerazione dei problemi esistenti nel sito per lo smaltimento dei RU e
delle diffide delle Amministrazioni locali coinvolte per la preoccupante situazione
ambientale, ECOAMBIENTE si è attivata presentando alla fine del 1998 un progetto di
abbancamento, a sedime invariato, di RU impegnandosi altresì a “bonificare” il sito dove
erano presenti gli altri invasi ormai esauriti S1, S2 ed S3.
... opera
di realizzazione del cd. “polder”, l'approfondimento progettuale - ad avviso dello scrivente -
non è stato sufficiente, tanto è vero che solo durante la realizzazione (cfr. verbale n°3 del
collaudo in corso d'opera a firma del Prof. Gavasci) ci si è resi conto dell’impossibilità
pratica di dare esecuzione a quanto inizialmente ipotizzato
... Ciò che suscita maggiori perplessità sull’efficacia delle opere, ad avviso dello scrivente, è
la modifica portata al progetto originario senza che a questa sia seguita, quantomeno,
l’adeguamento delle procedure di verifica dell’effettiva tenuta idraulica dell’opera.
Invero, dai documenti di collaudo non risulterebbe che siano state effettuate alcune
fondamentali verifiche di tenuta inizialmente previste per l’opera completata.
Risulta inoltre, dai documenti forniti, che siano state eseguite molte prove su campioni di
materiali e manufatti ma non indagini sull’effettiva “tenuta” dell’opera, ad esempio
verificando la compenetrazione delle colonne di jet-grouting realizzate.
Soprattutto nei documenti di collaudo, e nelle autorizzazioni rilasciate, non compaiono,
almeno negli atti forniti allo scrivente, motivazioni o chiarimenti sulla mancata esecuzione
dei controlli di tenuta del cd. “polder” previsti nel progetto originario.
Il monitoraggio delle acque sotterranee e delle opere di “bonifica”
Nonostante le molteplici attività di indagine svolte non è stata raggiunta la certezza
sull'isolamento idraulico del cd. “polder” rispetto alla falda, ma ci si è, sostanzialmente,
limitati a prendere atto dei livelli di concentrazione di inquinanti ritrovati nelle acque di
falda.
... Esiste infatti un ostacolo rilevante al fine di permettere,..
assoluta maggioranza dei piezometri destinati al
controllo delle acque (ma anche buona parte di quelli destinati al controllo della tenuta
della parete impermeabile) sono stati spinti finanche alla profondità di circa 40 m rispetto
al piano di campagna (che lo scrivente ricorda essere, con l’esclusione dei rilievi costituiti
dalle discariche, tra i 12 e 30 m s.l.m.), ma che la finestratura (ovvero il tratto forato e
permeabile alle acque sotterranee) ha generalmente interessato solo la parte più profonda
del piezometro (spesso i 20 m più profondi dei piezometri/pozzi spia).
Questa inusuale scelta realizzativa, oltre ad essere difforme alle norme di buona tecnica
appare in contrasto con le modalità costruttive riportate nel “[Piano di] Monitoraggio
idrogeologico finalizzato al collaudo ambientale delle opere di messa in sicurezza
realizzate e alle valutazione dell’impatto dell’opera sul sito in esame” redatto da ARPA
Lazio il 22/1/2004 nelle more delle prescirizioni per la concessione di ulteriori volumetrie .
Detto piano prevedeva sia per i piezometri esistenti che per i piezometri nuovi (punti 3 e
punto 4 rispettivamente) che gli stessi dovessero presentare una finestratura lungo tutta la
zona satura (ove è presente costantemente acqua sotterranea) e nella zona insatura
interessata dalle fluttuazioni della falda.
Il mancato rispetto della buona prassi, e dell’esplicita prescrizione, non appare essere
stata rilevata da ISPRA e dalla stessa ARPA Lazio neppure nelle relazioni annuali di
monitoraggio nelle quali, pur tabulando dati di finestratura dei pozzi chiaramente inidonei
al monitoraggio, non hanno ritenuto – inspiegabilmente - la questione di alcun interesse.
Appare evidente che, campionando da piezometri realizzati secondo la seconda modalità
ottengo informazioni, prevalentemente, indicative della qualità della zona inferiore
dell’acquifero e non informazioni indicative della parte sommitale più prossimo alla
sorgente di contaminazione di interesse.
In ultimo, desta sincera perplessità il fatto che, posto che l’opera di cinturazione delle
vecchie discariche S1, S2 ed S3, il cd. “polder”, è stata la principale opera di bonifica, o
meglio di “messa in sicurezza permanente” realizzata nel distretto delle discariche, le
autorità non abbiano ritenuto strategico il monitoraggio dei pozzi spia, interni ed esterni al
cd. “polder” per verificarne l’effettiva tenuta.
Qualità e quantità del percolato prodotto dalla discarica
Risultano particolarmente elevati i volumi di percolato smaltiti dall’impianto e modesto il
loro grado di contaminazione.
... Il quantitativo di percolato smaltito è, per una discarica “in rilevato” quale quella di Borgo
Montello25, straordinariamente elevato e non giustificabile.
In considerazione del fatto che la superficie totale del complesso delle vecchie discariche
è pari a 110.000 m2, impiegando i dati sopra riportati la stima della produzione di percolato
dovrebbe essere il 13% circa della piovosità indicata26.
Detto valore, sebbene sensibilmente inferiore a quanto riportato nel testo della relazione
annuale, non è compatibile con i dati di infiltrazione efficace assunti in letteratura27che
danno, per una matrice in argilla/sabbia limosa un valore compreso tra l’1,6% e il 7%.
Si rammenta che la discarica ha una copertura superficiale, sottoposta a positivo collaudo
nel gennaio 2012, che prevede 0,5 m di Argilla o geomembrana equivalente, e pertanto la
differenza di produzione di percolato tra un valore prossimo a quello inferiore stimato dell’
1,6% e quello effettivo del 13%, deve essere necessariamente attribuita
all’autoproduzione da parte dei rifiuti abbancati o ad altre cause, e non può certo essere
correlata a “copiose” infiltrazioni dalla superficie.
... Se a questa considerazione si aggiunge la moderata concentrazione di contaminanti
presente nel percolato smaltito, appare verosimile che sia in corso un emungimento delle
acque sotterranee all’interno del cd. “polder” al fine di limitare la fuoriuscita di contaminanti
dalla barriera, asseritamente, impermeabile.
Di detta pratica si è avuta evidenza durante le attività di campo, trattate in successivo
paragrafo.
Anche in relazione alla singolarità della quantità/qualità del percolato, non appare che gli
enti di controllo abbiano posto la necessaria attenzione al monitoraggio del livello della
falda all’interno ed all’esterno del diaframma in relazione alle fluttuazioni della stessa o,
molto più semplicemente, alla verifica dell’esistenza di un emungimento delle acque
sotterranee dai pozzi spia, nominalmente di monitoraggio, realizzati all’interno della
barriera impermeabile”, circostanza invece pacificamente emersa durante le attività di
campo svolte dallo scrivente, e che avrebbe dovuto essere riscontrata anche dai
controllori, osservando lo stabile posizionamento di una pompa fissa, in ogni pozzo spia
interno, destinata all’emungimento delle acque sotterranee.
In assenza di emungimento, la misura delle variazioni dei livelli delle acque nelle coppie di
pozzi spia, interno ed esterno, a fronte delle oscillazioni stagionali o ad opera delle acque
di pioggia sarebbero state lo strumento più semplice per chiarire l’efficacia della tenuta del
diaframma, piuttosto che la realizzazione di campagne chimico analitiche nella rete di
piezometri esterni, per di più finestrati in maniera inidonea o, addirittura, non nota
Le indagini di campo e sperimentali
Le attività di indagine sono state, necessariamente, un compromesso tra la necessità di
ricavare informazioni quanto più esaurienti per rispondere ai quesiti posti dall’Ill.mo Sig.
Giudice, senza però prevedere la realizzazione di una nuova idonea rete di monitoraggio,
né procedere con verifiche invasive circa la tenuta idraulica delle opere.
Questo poiché i costi degli interventi sarebbero stati assolutamente rilevanti e perché, a
parere dello scrivente, dette verifiche potranno essere svolte in seguito, con l’auspicabile
imposizione alla società ECOAMBIENTE dell’effettiva realizzazione delle opere funzionali
alle verifiche previste dagli atti autorizzativi, nonché al richiamo degli Enti di controllo allo
svolgimento di attività di monitoraggio efficaci, e non solo formali.
... E’ chiaramente evidente che il tratto finestrato non si sovrappone né alla quota di falda, né
alla totalità della zona in cui è presente il jet grouting.
Lo scrivente perito ritiene possibile che i quantitativi di acque sotterranee, stimati dal
direttore dell’impianto, siano largamente inferiori a quelli realmente prelevati e che le
stesse acque, miscelandosi con il percolato endogeno della discarica e la modesta
infiltrazione meteorica, siano la reale causa degli ingenti quantitativi, e delle modeste
concentrazioni di inquinanti riscontrate nello stesso.
... Deve aggiungersi che, sebbene la possibilità di emungere acque dalle zone interne al
polder fosse stato comunicato come opzione percorribile, nel luglio 1999, all’interno del
documento di risposta alle richieste di integrazioni da parte della Regione Lazio, Risposta
al Quesito 3, tale procedura temporanea doveva terminare con la realizzazione del
capping.
Quello che invece si è realizzata e si sta esercendo appare essere una barriera idraulica
senza, almeno dai documenti resi disponibili allo scrivente, alcuna verifica funzionale,
gestionale e, evidentemente, autorizzazione.
Le caratteristiche del percolato presente nella vasca di accumulo sono compatibili con
quelli riportati in Tabella 1 relativa ai percolati medi smaltiti nel 2011-2012, ciò indica che
l’assetto di impianto riscontrato durante il sopralluogo, ovvero con le pompe nei pozzi spia
interni attive, è ragionevolmente la condizione di funzionamento “normale” della discarica.
Le caratteristiche chimiche dei percolati, prelevati nei pozzi di emungimento, seppur
variabili nelle loro caratteristiche e non rappresentativi della totalità del “percolato vero”
estratto dalla discarica sono, con l’eccezione di quello proveniente da PeZ9B, sono
sensibilmente più concentrati del percolato medio.
La motivazione di questo è da ricercare, ad avviso dello scrivente, nell’ingente quantitativo
di acque sotterranee che vengono emunte dal cd. “polder” con finalità di barriera idraulica,
e che sono avviate a smalitmento come percolato.
Conclusioni
1) La sostituizione in corso d’opera, per una porzione rilevante e - per di più - nella
parte più sensibile dell’opera, del previsto diaframma plastico continuo in cemento
immorsato fino a 2-4 metri nelle argille basali, con un “jet-grouting” fino a 1 metro
sotto ove si riscontra il 10% medio di argille, non è considerabile modifica non
sostanziale e pertanto l’opera risulta essere stata realizzata in radicale difformità
rispetto a quanto inizialmente progettato e autorizzato;
2) La mancata esecuzione di parte dei collaudi inizialmente previsti, nonché la
mancata introduzione di nuove idonee verifiche di quanto variato in corso d’opera, e
in particolare del jet-grouting, fanno ritenere che l’opera non sia stata correttamente
collaudata.
3) La realizzazione di piezometri di controllo, e pozzi spia, inidonei al monitoraggio
delle acque sotterranee nella zona più prossima alla sorgente di contaminazione
(attuale e/o storica) non possono essere ritenuti strumenti efficaci per le previste
verifiche.
4) L’inidoneità del jet-grouting quale barriera è sostanziata sia dai riscontri chimico
analitici delle acque sotterranee presenti nel cd. “polder”, al variare degli assetti di
campionamento, sia dalle ingenti quantità di acque sotterranee contaminate
emunte e allontanate dal sito insieme al percolato della discarica.
5) Sebbene, in principio, il mantenimento di una barriera idraulica possa essere una
soluzione condivisibile per la messa in sicurezza di una discarica, le garanzie
Risposte ai quesiti
1) Sebbene le modalità realizzative dei pozzi e piezometri di monitoraggio ostacolino
l’accertamento del reale contributo alla contaminazione della falda acquifera da parte delle
discariche S1, S2 e S3, è possibile ritenere che esista un loro contributo effettivo al
deterioramento dello stato generale delle acque sotterranee. L’accertata rimozione di
acque sotterranee dai pozzi spia interni al cd. “polder” indica che vi sia contezza di un
effetto negativo sull’ambiente delle discariche.
2) Dalla verifica documentale, nonché dai riscontri di campo, è emerso che le opere di
bonifica, segnatamente il cd. “polder” di cinturazione delle discariche S1, S2 e S3,non
sono state né correttamente realizzate, né idoneamente collaudate, né dotate di presidi
funzionali al monitoraggio ambientale delle stesse.

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