venerdì 30 settembre 2016

Latina, l’ombra lunga della discarica di Borgo Montello: chiusa… a rischio ampliamento

Giovedì 6 ottobre la discarica di Borgo Montello cessa l’attività per “esaurimento”. Ma in via Monfalcone c’è poco da brindare perché al podere Piovesan, solo per citare il simbolo del malessere della terra dei fuochi pontina, arriva ancora la puzza proveniente dagli invasi, si muore ancora di cancro, e del risarcimento promesso non si è visto ancora un centesimo. La bottiglia non si stappa e quando arriva il consigliere regionale Gaia Parisella, la si riporta in cantina. E pensare che il sindaco Damiano Coletta e l’assessore all’ambiente Roberto Lessio, da sempre vicino alle sorti degli abitanti penalizzati dal sito e protagonista di battaglie decennali per la tutela della salute e del territorio, avevano appena portato un raggio di sole in via Monfalcone.
La salute prima di tutto
Intervenuti questa sera per un incontro pubblico al podere, promesso dopo la campagna elettorale e la riunione della scorsa settimana con una delegazione del comitato cittadino di via Monfalcone, sindaco e assessore avevano detto che la salute dei cittadini era un diritto irrinunciabile e che si stava studiando il modo per “ricompensare” finalmente gli abitanti di Montello, così come quelli di Borgo Sabotino penalizzati per l’ex centrale nucleare, che pur avendo avuto diritto al ristoro finora erano stati vittime di un diverso utilizzo dei fondi, svariati milioni di euro, messo in campo dalle precedenti amministrazioni.
Il ciclone Pernarella 
L’arrivo della grillina ha sparigliato le carte di sindaco e assessore: “Attenzione – ha detto – la discarica è chiusa, ma non è detto che la Regione non autorizzi gli ampliamenti richiesti da Indeco e Ecoambiente”. La notizia è vecchia, risale a luglio scorso, “carpita” dalle parole del dirigente regionale Flaminia Tosini pronunciate in Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati: l’ingegnere, funzionario responsabile dell’area ciclo integrato dei rifiuti, relazionando su Latina, aveva detto che la Regione non appena risolto il nodo della bonifica avrebbe potuto dare l’ok alle Valutazioni di impatto ambientale relative ai progetti di ampliamento delle due discariche presenti a Borgo Montello nel territorio comunale di Latina. Una notizia vecchia di due mesi e mezzo, risalente praticamente all’insediamento del sindaco Coletta informato in quegli stessi giorni del pericolo ampliamento proprio dai cittadini di via Monfalcone. Allora il sindaco, come del resto questa sera, aveva rassicurato gli interlocutori di aver già detto alla Regione, o meglio al presidente Nicola Zingaretti, che i due progetti non erano in linea con la sua volontà politica. Ma il consigliere regionale, piombata al podere, ha messo in guardia sindaco e assessore sul rischio, anzi sulla certezza, che le discariche del Montello saranno presto ampliate perché sul fronte dei rifiuti, in Regione, non hanno alternative. “L’attenzione è su Latina”, ha detto esplicitamente. Una bomba che tuttavia è sembrata non aver mosso neanche un capello degli amministratori comunali presenti, che dal canto loro avevano appena ricordato, con soddisfazione, che il Comune si era costituito parte civile nel processo per inquinamento contro Ecoambiente e che aveva presentato ricorso ad opponendum contro la richiesta di annullamento del diniego espresso dalla Regione alla realizzazione dei Tmb. Il consigliere del M5s ha suggerito a Coletta e Lessio di applicare ai gestori delle discariche le sanzioni per omessa bonifica e accendere i riflettori sulle conferenze dei servizi.
Il richiamo di Vacciano
All’appuntamento pubblico di via Monfalcone, annunciato ieri dal primo cittadino, si è presentato anche il senatore pontino Giuseppe Vacciano, pentito grillino poi confluito nel gruppo misto, il quale ha chiesto al sindaco, che più volte ha parlato di quel “sentire comune” del disagio, di prestare la massima attenzione alle problematiche di via Monfalcone “perché in tanti sono arrivati al podere senza mai risolvere nulla”.
Gli indennizzi
Coletta e Lessio, questa sera, dovevano rispondere alla precisa richiesta del comitato riepilogata da Giorgio Libralato, tecnico del comitato cittadino, ovvero di dare seguito alla delibera di Consiglio comunale, datata 28 dicembre 2012, con la quale l’amministrazione si era impegnata a riconoscere un ristoro per i cittadini di Borgo Montello penalizzati da 40 anni di discarica. Cittadini verso i quali il sindaco Giovanni Di Giorgi aveva preso l’impegno di cedere loro delle aree edificabili di proprietà del Comune sulle quali realizzare nuove case lontane dal fetore dei rifiuti. Con una successiva delibera di giunta, il Comune aveva dato incarico a tecnici per il proseguimento dell’iter “risarcitorio”, poi il nulla. Il sindaco Coletta, messo alle strette su una risposta precisa, ha detto di tenere in considerazione la richiesta del comitato senza però sbilanciarsi sulla tempistica. Lessio, dal canto suo, ha messo in piedi anche un’altra ipotesi percorribile ai fini del risarcimento, legata all’introito delle oblazioni possibili sul cambio di destinazione d’uso degli insediamenti delle discariche a tutt’oggi accatastati come terreni agricoli. Per restare sul tema dei rifiuti, l’assessore all’ambiente si è detto fiducioso della non riapertura delle discariche confidando nella raccolta differenziata spinta che farà risparmiare almeno un milione e mezzo di euro all’anno. “Perché i rifiuti – restando nell’ottica di Latina Bene Comune –, che finora hanno alimentato il business a vantaggio dei privati, devono diventare una risorsa per i cittadini”.

http://www.latinacorriere.it/2016/09/30/latina-lombra-lunga-della-discarica-borgo-montello-chiusa-rischio-ampliamento/ 

Sviluppo sostenibile, l'Italia è la maglia nera d'Europa

L'anno scorso l'assemblea generale dell'Onu, e quindi anche il nostro paese, si è impegnata per raggiungere entro il 2030 una serie di obiettivi che vanno dalla riduzione della povertà e delle disuguaglianze all'uso virtuoso delle risorse ambientali. Ma mentre altri paesi stano lavorando per raggiungerli, da noi è tutto fermo

modello di sviluppo. Orientare consumi, uso delle risorse ambientali, valorizzazione di quelle umane in modo da dare un futuro diverso al pianeta. Per chi ha la memoria corta, solo utopie. Invece è quello che un anno fa ha deciso di impegnarsi a fare entro il 2030 l'Assemblea generale dell'Onu al gran completo, e quindi anche il nostro paese. Ma come capita spesso a obiettivi molto ambiziosi, e che si danno un orizzonte non immediato, poco dopo ce ne siamo dimenticati.

A un anno di distanza dalla firma di quegli impegni, l'Italia ha la maglia nera: paesi come Germania, Francia, Svizzera, Norvegia, ma anche altri non europei già a luglio hanno presentato il primo rendiconto di quanto fatto, e la strategia per il cammino dei 15 anni concessi per realizzare il cambiamento. Noi no. Tutto tace. Il governo dorme e l'Istat, che dovrebbe elaborare gli indicatori nazionali, pure.

Non dorme però l'Alleanza italiana per lo Sviluppo sostenibile, nata per iniziativa dell'Università di Tor Vergata e dell'Unipol, e che riunisce 126 tra istituzioni e reti della società civile (dall'Accademia dei Georgofili alle tre centrali sindacali, dalla Fondazione Agnelli all'Istituto Luigi Sturzo, dal Volontariato al Wwf), che ha deciso di fare da cane da guardia degli impegni presi e presenta il suo primo Rapporto (oggi alla Camera dei Deputati) sulla posizione dell'Italia in relazione ai 17 obiettivi da raggiungere, attraverso l'azione coordinata su 169 sotto-obiettivi che riguardano tutte le dimensioni della vita umana.

Obiettivi impegnativi, certo: vanno dal porre fine alla povertà nel mondo (è il numero 1), alla cancellazione della fame, dalla salute per tutti all'educazione di qualità, all'uguaglianza, dalla disponibilità di acqua all'accesso all'energia, alla cancellazione delle disuguaglianze, all'uso delle risorse naturali senza distruggerle, tanto per dirne alcune. Non solo questioni che riguardano l'ambiente in senso stretto (ma devono incorporare anche gli obiettivi decisi a Parigi sull'abbattimento della Co2), ma intendono dare un'altra direzione al progresso, che altrimenti porterebbe il pianeta a squilibri insostenibili e irreversibili.

«È in gioco la stessa sopravvivenza del pianeta, la sua tenuta sociale, civile e democratica», afferma il presidente dell'Asvis (nonché di Unipol) Pierluigi Stefanini. «Una sfida enorme», ammette Enrico Giovannini, portavoce dell'Alleanza, economista, ex presidente dell'Istat ed ex ministro del lavoro, «perché ci si accorge subito che tutto dipende da tutto: tutti i fronti in cui ci si deve muovere sono interconnessi: il problema dei migranti con quello della siccità e con i cambiamenti climatici, la povertà con lo spreco alimentare, il turismo con la qualità del mare...».

Oltre alla maglia nera del ritardo nel darsi una strategia,l'Italia parte anche in posizione molto arretrata. Secondo l'indicatore elaborato dalla Fondazione Bertelsmann, tra i 34 paesi Ocse l'Italia si colloca al 26mo posto quanto a performance sui target stabiliti (anche se su alcuni indicatori è virtuosa: l'aspettativa di vita in salute, il consumo di materiale, l'efficienza sui consumi di energia). Secondo un'altra valutazione, quella del Sustainable Development Solution Network, in sette casi l'Italia si trova in "zona rossa" (dall'occupazione a pace e giustizia, dalle disuguaglianze al cambiamenti climatici), e in nessun caso in "zona verde", quella in linea con gli obiettivi concordati.

Eppure basterebbe poco per rimettersi in riga: spesso le leggi ci sono, ma non vengono applicate; oppure se ne fanno altre che smontano quelle virtuose. In poche parole: servirebbe una regia. E siccome l'Asvis si è presa la parte, oltre che del cane da guardia, anche del grillo parlante, nel Rapporto fa delle proposte. Per esempio quella di mettere in capo alla Presidenza del Consiglio l'attuazione dell'agenda 2030, e non come oggi del solo ministero dell'Ambiente. E inserire lo sviluppo sostenibile nella Costituzione: un principio a cui improntare le decisioni future in ogni ambito.

A partire da quelle prese ogni anno nel Documento di economia e finanza, per esempio. E quindi su come ripartire le risorse per far sì che la crescita proceda in una certa direzione. Anche se questo sul breve termine può rappresentare un costo. http://espresso.repubblica.it/affari/2016/09/28/news/sviluppo-sostenibile-l-italia-e-la-maglia-nera-d-europa-1.284371?ref=HEF_RULLO
DI PAOLA PILATI

Acqua pubblica, cosa sta succedendo tra parlamento e governo?

La parte dedicata ai servizi idrici del decreto sui servizi pubblici legato alla riforma della Pubblica amministrazione verrà stralciata dopo le proteste dei movimenti. Che però temono possano tornare in un'altra forma. Ecco cosa c'è da sapere

Qualche giorno fa il Ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, ha dichiarato di essere pronta a sottrarre la normativa sul servizio idrico integrato dal decreto sui “servizi pubblici locali di interesse economico generale” in discussione alla Commissione Affari Costituzionali di Montecitorio. Il Ministro ha aggiunto che nella riformulazione del testo si atterrà al parere espresso dalla commissione.

Cosa prevede il decreto?
Il decreto in discussione fa parte della riforma della Pubblica amministrazione. L'obiettivo è quello di dettare una disciplina organica del settore dei servizi pubblici locali (servizio idrico, rifiuti, trasporto pubblico locale, distribuzione di gas, attraverso un riordino del quadro normativo. Si stabilisce che è servizio pubblico di interesse economico generale solo quello che non può essere prestato dal privato alle stesse condizioni secondo criteri di economicità, efficacia ed efficienza. Quindi in sostanza il decreto punta sul mercato per l'erogazione dei servizi pubblici e ridurre la gestione pubblica dei servizi ai soli casi di stretta necessità.

Cosa accade ora?
La partita è tutta nelle mani della Commissione Affari Costituzionali della Camera, perché il Ministro ha detto che si atterrà alle indicazioni espresse dal Parlamento. I Movimenti per l'acqua auspicano che il parere si esprima nella direzione dello stralcio di tutte le norme riguardanti la gestione del servizio idrico perchè rappresenta l’ultima possibilità per mettere un freno agli appetiti delle grandi multiutility. Andrea Giorgis, relatore del Pd del decreto detta l'agenda e dice che prima di fine ottobre il parere non sarà pronto.

Una battaglia vinta per l'acqua pubblica?
Con lo stralcio delle norme dal decreto sui servizi pubblici di interesse generale è stato evitato un altro provvedimento che andasse contro la volontà referendaria del 2011, che portò 27 milioni di italiani, a scegliere la gestione pubblica dell'acqua. Il decreto Madia è caratterizzato da una forte spinta verso il mercato di tutti i servizi pubblici. Intanto, al Senato giace la legge sull'acqua pubblica, nata da una proposta di legge popolare presentata dai Movimenti per l'acqua pubblica, che poi a colpi di emendamenti la maggioranza ha svuotato di contenuti e tanto da essere rinnegata dai suoi stessi promotori. Approvata tra le polemiche lo scorso 20 aprile alla Camera, ora il rischio è che quelle norme che con ogni probabilità verranno stralciate dal decreto sui servizi pubblici possano rientrare dalla finestra.

Perché questo dietrofront?
A confermare che questo dietrofront sul tema dell’acqua potrebbe nascondere altro lo si apprende da fonti interne al Pd. Si avvicina la data del referendum per le riforme costituzionali e non si può ignorare che 27 milioni di italiani nel 2011 si espressero per l’acqua pubblica. Un bacino di elettori considerevoli, soprattutto oggi che i sondaggi dei “no” e dei “si” alla riforma Boschi si distanziano a cifre da prefisso telefonico.

Qual sono state le reazioni politiche?
Federica Daga del Movimento 5 stelle è la più cauta. Diffida dall'apertura del Ministro perchè “ha detto che si atterrà ad un parere di cui non esiste neppure una bozza. Come si fa?”. Ottimista invece il relatore della maggioranza, il dem Andrea Giorgis che spiega che si è voluto dare seguito ad una sollecitazione dei cittadini che in questi mesi hanno continuato a fare pressione sulle istituzioni per non tradire l'esito referendario. Il deputato del Partito democratico spiega che il parere andrà nella direzione che “bisogna uscire dalla logica che vada sempre preferito il mercato. Dobbiamo andare verso una disciplina ragionevole che rispetti l’autonomia degli enti locali nell’affidamento dei servizi e consideri il mercato uno strumento e non un fine in sé”.
Parzialmente ottimista è invece Paolo Carsetti, rappresentante del Forum Italiano dei Movimenti per l'acqua perchè spiega “lo stralcio delle norme sarebbe un fatto rilevante perchè eliminerebbe l'obbligo alla privatizzazione dell'acqua ma ciò modifica solo in parte il disegno del Governo volto a cedere al mercato la gestione dei servizi pubblici. Ad esempio sta rientrando dalla finestra la remunerazione del capitale - ossia i profitti garantiti in bolletta - per le società che si occupano di gestire il servizio idrico quando gli italiani nel referendum si erano espressi in maniera contraria”.

Muraro, problema traffico rifiuti non io "Solidarietà a giornalista aggredita". "Vado avanti, tranquilla"

(ANSA) - ROMA, 30 SET - "Il problema a Roma sono questioni come il traffico dei rifiuti non io". Così l'assessore all'Ambiente di Roma Paola Muraro interpellata dall'ANSA in merito a indiscrezioni su un'indagine a suo carico per abuso d'ufficio oltre che per reati ambientali. "Ho visto quello che è successo alla giornalista di Piazza Pulita che è stata aggredita brutalmente: ha toccato quello che a Roma è il traffico dei rifiuti. Gli altri giornalisti vogliono occuparsi di me ma per me questa è la notizia: queste sono le condizioni di chi tocca i rifiuti, è un terreno minatissimo", ha aggiunto. L'assessore ha poi sottolineato di sentirsi "tranquilla". "Vado avanti. E credo nella magistratura, ho molta fiducia nel magistrato", ha detto.
   
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA http://www.ansa.it/lazio/notizie/2016/09/30/muraro-problema-traffico-rifiuti-non-io_68b25efb-2e91-4820-a2d8-98fca28aac22.html

Rifiuti, Bratti (Ecomafie): poste le basi per collaborazione internazionale nel contrasto a illeciti ambientali

Conclusa Missione in Belgio e Olanda - approfondimento inchieste traffico transfrontaliero rifiuti e gestione rifiuti radioattivi
Si è conclusa oggi la missione di studio in Belgio e Olanda della Commissione bicamerale d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nell'ambito delle inchieste sul traffico transfrontaliero dei rifiuti e sulla gestione dei rifiuti radioattivi.
Dal 25 al 30 settembre la delegazione composta dal presidente, Alessandro Bratti, i senatori Paolo Arrigoni (LNP), Giuseppe Compagnone (ALA), Luis Alberto Orellana (AUT), Bartolomeo Pepe (GAL), e dai deputati Miriam Cominelli e Giovanna Palma (PD), Renata Polverini (FI), Alberto Zolezzi (M5S), ha visitato i porti di Anversa e di Rotterdam, incontrando le rispettive autorità portuali, giudiziarie e di polizia impegnate nelle attività di controllo dei traffici delle merci e di contrasto alle spedizioni illegali di rifiuti; nonché il deposito di rifiuti radioattivi di Borssele.
A Bruxelles si sono svolti una serie di incontri con le autorità amministrative delle direzioni generale ambiente (ENVI) e affari interni (HOME) della Commissione Europea, per parlare in particolare di economia circolare e delle procedure d'infrazione a carico dell'Italia nelle materie di competenza della Commissione. Su questo tema specifico la delegazione si è successivamente confrontata con la rappresentanza permanente d'Italia presso l'Unione Europea.
E dei colloqui con i rappresentanti della rete IMPEL (sul traffico transfrontaliero dei rifiuti) e con i parlamentari italiani della Commissione Ambiente (ENVI) del Parlamento europeo (sull'economia circolare).


Nell'ultima giornata di lavoro, la delegazione ha incontrato a l'Aja il rappresentante nazionale d'Italia a Eurojust e i rappresentanti di Europol, ponendo le basi per una futura collaborazione nelle attività di contrasto agli illeciti ambientali, nonchè il direttore dell'Estel, Franco Ongaro, che ha illustrato ai parlamentari presenti le tecnologie sviluppate dall'agenzia per le attività di controllo e verifica in materia ambientale.http://www.alessandrobratti.it/blog-ambiente/3098-rifiuti,-bratti-ecomafie-poste-le-basi-per-collaborazione-internazionale-nel-contrasto-a-illeciti-ambientali.html

Composto pesticidi nel sangue di delfini, pesci e uccelli Esperti, campanello d'allarme anche per salute dell'uomo

(ANSA) - ROMA, 30 SET - Nel sangue di delfini, pesci e uccelli del Nord America scorrono anche composti chimici dagli effetti ancora sconosciuti. Per la prima volta scienziati canadesi hanno rilevato nel sangue di questi animali i composti PFPIA, una particolare famiglia di sostanze perfluoroalchiliche usate in pesticidi, vernici, impermeabilizzanti, stoviglie antiaderenti, già sotto osservazione perché potenzialmente pericolose per la salute dell'uomo.

Pubblicato su Environmental Science and Technology lo studio evidenzia che queste sostanze rimangono nell'ambiente per molto tempo, con ampie possibilità che possano essere inalate o ingerite da persone e animali. Questo particolare sottogruppo di sostanze perfluoroalchiliche una volta era impiegato soprattutto nei pesticidi, mentre ora continua a essere usato in diversi processi industriali, anche nella pulizia dei tappeti.

Gli scienziati hanno analizzato campioni di sangue prelevati da lucci dell'isola di Montreal, cormorani dei Grandi Laghi e delfini di Sarasota Bay, in Florida, e Charleston, South Carolina. Anche se in basse concentrazioni, i PFPIA erano comunque presenti nella totalità dei campioni. Una scoperta che secondo i ricercatori deve spingere a ulteriori studi, soprattutto dei potenziali effetti di queste sostanze.

(ANSA).
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA http://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/animali/2016/09/30/composto-pesticidi-nel-sangue-di-delfini-pesci-e-uccelli_08b42c7b-c863-4af9-91ce-eec76129f2c7.html

Ilva e sindacati, intesa su salute, sicurezza e ambiente Firmato protocollo tra azienda e rappresentanti lavoratori

(ANSA) - TARANTO, 29 SET - L'Ilva in amministrazione straordinaria ha firmato un protocollo d'intesa con le organizzazioni sindacali Fim, Fiom, Uilm, Usb e Flmu con particolare riferimento ai temi della sicurezza, della salute e dell'ambiente. L'iniziativa fa seguito alla riunione del 21 settembre scorso a Roma alla presenza dei commissari straordinari in cui si è concordato di avviare nuove iniziative dirette ad implementare e potenziare il flusso di informazioni tra azienda e sindacati.

In particolare viene recuperata l'esperienza del Comitato di stabilimento che verrà convocato entro il mese di ottobre. A tale strumento si affiancherà un comitato ad hoc per monitorare le ditte terze con focus al tema della sicurezza. Infine, verranno calendarizzati appositi incontri aventi ad oggetto lo stato di avanzamento delle prescrizioni fissate dall'Autorizzazione integrata ambientale (Aia).
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA http://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/inquinamento/2016/09/29/ilva-e-sindacati-intesa-su-salute-sicurezza-e-ambiente_70872c41-c648-4294-9351-387b201c89f2.html

Con Google maps stima costi impianto solare su propria casa Simulazione con pochi dati con software produttore pannelli

(ANSA) - ROMA, 30 SET - Ottenere via web la stima personalizzata di un impianto solare sulla propria casa inserendo poche informazioni: le caratteristiche del tetto che vengono misurate da un software, l'esposizione al sole e il numero di abitanti della casa. La simulazione e il risultato si possono ottenere sulla prima piattaforma online gratuita che usa Google Maps e calcola costi e risparmio con il semplice inserimento del proprio indirizzo. Il servizio online, messo a disposizione da Panasonic, aiutare i proprietari di un immobile a saperne di più sull'energia solare.

"Simula il tuo impianto solare", utilizza un'applicazione di Google maps e permette di disegnare sull'immagine satellitare l'area di tetto disponibile, calcolando i benefici in termini di risparmio che si possono potenzialmente ottenere. Come funziona: - si inserisce l'indirizzo per raggiungere l'abitazione (casa singola o condominio) attraverso un'applicazione di Google Maps; - si delimita con il mouse la parte di tetto disponibile; - si inseriscono le caratteristiche generali del tetto (inclinazione sommaria; esposizione; presenza o meno di zone d'ombra; numero di componenti del nucleo familiare) - si inserisce un indirizzo mail valido a cui saranno mandati i risultati della simulazione.

Solo allora, dati alla mano, gli utenti potranno scegliere di richiedere un preventivo e un appuntamento con un installatore.

La multinazionale giapponese lavora nel campo dell'energia solare da oltre 40 anni, con oltre 3,7 milioni di moduli in funzionamento in Europa e garanzia di prodotto di 15 anni.(ANSA).
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA http://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/energia/2016/09/30/con-google-maps-stima-costi-impianto-solare-su-propria-casa_8ddb597b-df43-4af8-8720-d9a8157e8ee0.html

Vietato il commercio internazionale di bertucce e pangolini Lo ha deciso Conferenza CITES Johannesburg su specie minacciate

La Convenzione sul traffico internazionale di specie a rischio (Cites) ha messo al bando il commercio internazionale di tre animali minacciati di estinzione: il pangolino, la bertuccia e la capra caucasica. La decisione è stata presa all'unanimità a Johannesburg, alla riunione triennale delle Convenzione, che raccoglie 182 stati.

Il divieto è esecutivo per tutti gli stati membri.

Il pangolino è un formichiere dal corpo coperto di scaglie, che vive in Asia e in Africa. E' l'animale selvatico più contrabbandato al mondo, perché le sue scaglie sono utilizzate nella medicina tradizionale in Cina e Vietnam.

La bertuccia è l'unica scimmia che vive in Europa, a Gibilterra, oltre che in Marocco e Algeria. Molti cuccioli vengono rapiti per essere venduti e il numero di esemplari si è dimezzato negli ultimi trent'anni (oggi sono solo 6.500).

La capra caucasica è un animale simile allo stambecco alpino, con magnifiche corna, cacciato in Georgia e Russia per farne trofei. 
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA http://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/animali/2016/09/29/vietato-il-commercio-internazionale-di-bertucce-e-pangolini_a2611f45-ffef-4f6f-bd76-56f3b954ba48.html

Randagismo: Enpa, in Calabria business colluso con criminalità Regione "maglia nera" per prevenzione e contrasto fenomeno

(ANSA) - CATANZARO, 29 SET - "La Calabria è ancora maglia nera per quanto concerne le attività di prevenzione e di contrasto al randagismo". A denunciarlo, in una nota, è il coordinatore regionale della Calabria dell'Ente nazionale protezione animali (Enpa), Giuseppe Trocino, che ha scritto una lettera-appello alle Procure della Repubblica.

"La quasi totalità dei Comuni calabresi - afferma Trocino - per apparire in regola con la legge, si limita a stipulare convenzioni con canili privati, strutture che, non di rado, sono dei veri e propri mega-canili di dubbia legalità, ma fa poco o nulla per risolvere l'emergenza randagismo. E poco o nulla fanno i comuni calabresi per prevenire le nuove nascite: non interventi coordinati di sterilizzazione, né monitoraggi efficaci della popolazione canina, e neanche iniziative delle amministrazioni comunali che abbiano previsto linee di bilancio ad hoc, per finanziare iniziative di prevenzione e contrasto del randagismo".

"Insomma - sostiene ancora il coordinatore regionale dell'Enpa - in Calabria c'è un vero e proprio business randagismo che alimenta e che è alimentato da inadempienze, da omissioni e da collusioni con ambienti malavitosi. Più volte Enpa ha segnalato questa situazione in tutte le sedi opportune, compresa quella giudiziaria, ma ad oggi queste iniziative non hanno ancora avuto seguito perché i relativi procedimenti si sono conclusi quando non con un'assoluzione, con una 'pilatesca' archiviazione". (ANSA).
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA http://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/animali/2016/09/29/randagismo-enpa-in-calabria-business-colluso-criminalita_5a962601-4976-4dd6-9066-a8e293d27602.html

Italia quinta al mondo per superficie forestale 'doc' Certificati oltre 52mila ettari, +2,19% rispetto al 2014

ANSA) - ROMA, 30 SET - L'Italia mantiene il quinto posto al mondo e il terzo in Europa per la superficie forestale certificata, passaggio decisivo contro la deforestazione, gli incendi e fonte di vantaggi economici per le aziende che vi ricorrono. Il primato si riferisce al numero di certificazioni chiamte 'CoC' (Catena di custodia) ed è stato ricordato in occasione della Giornata mondiale dedicata alla gestione responsabile delle foreste (Fsc Friday), indetta per oggi da Forest Stewardship Council (FSC), il principale ente certificatore nel settore. Al Parco Natura Viva di Pastrengo, Verona, la Giornata, dedicata ai consumatori e alla famiglie, ha rappresentato un'opportunità molto significativa per indicare, attraverso cifre e numeri il quadro complessivo delle certificazioni oggi in Italia in merito a foreste ed aziende. Il numero di certificati rilasciati in Italia al 31 dicembre 2015 risulta pari a 1.969, il 5% in più rispetto a quelli fatti registrare a fine 2014.

La superficie forestale certificata in Italia si attesta sul valore complessivo di circa 52.245 ettari, in aumento del 2,19% rispetto al 2014. Su scala internazionale, la superficie forestale certificata FSC è leggermente aumentata nel 2015, raggiungendo circa 187 milioni di ettari in 80 Paesi. Il ruolo trainante nella Catena di Custodia (CoC) spetta dei settori carta (produzione e commercio) e stampa-editoria. Nell'insieme i due settori determinano oltre il 60% delle certificazioni CoC in Italia. La terza piazza è occupata dal settore degli arredi (per interni ed esterni) e dei componenti per mobili (14% del totale con 190 aziende complessivamente). Tra il 2009 e il 2013, le imprese certificate hanno visto i loro fatturati aumentare mediamente del 3,5%, quelle non certificate del 2%: le certificazioni portano in dote, cioè, uno 'spread' positivo di 1,5 punti percentuali. Ancora meglio nell'occupazione, dove lo spread arriva a 3,8 punti percentuali: le aziende certificate hanno visto crescere gli addetti del 4%, le altre dello 0,2.

La certificazione è un passaggio decisivo contro i processi di deforestazione (nel 2013 arrivati a produrre 3,3 tonnellate di emissioni l'8% del totale), in alcuni casi per ridurre gli incendi soprattutto estivi, sempre per difendere gli equilibri biologici. Ma utilizzare legno proveniente da foreste e boschi certificati vuol dire anche poter misurare precisi vantaggi economici per le aziende che vi ricorrono, con effetti positivi sulla competitività nei mercati.
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA http://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/natura/2016/09/30/italia-quinta-al-mondo-per-superficie-forestale-doc_0dddd85d-2725-4dba-8933-fa3c107ca454.html

Clima:temperature a +2gradi in 2050 nonostante intesa Parigi Esperti, servono misure più incisive, triplicare gli sforzi

(ANSA) - ROMA, 30 SET - L'aumento della temperatura globale raggiungerà la soglia dei 2 gradi centigradi, cioè il limite massimo fissato a livello internazionale, nel 2050, a meno che non vengano messe in campo misure più incisive per contenere le emissioni di gas serra. È quanto sostiene lo studio "La verità sul cambiamento climatico", scritto da sette scienziati tra cui Sir Robert Watson, ex capo del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc) dell'Onu, e l'italiano Carlo Carraro.

Nel dicembre scorso quasi duecento governi hanno siglato l'accordo di Parigi sul clima, che prevede di contenere il riscaldamento terrestre "ben al di sotto dei 2 gradi", e possibilmente entro un grado e mezzo. L'obiettivo di 1,5 gradi "è già stato quasi sicuramente mancato", spiega lo studio, secondo cui quella soglia sarà raggiunta nel 2030.

Ma se anche tutti gli Stati rispettassero tutti gli impegni presi in occasione dell'intesa parigina, ciò non basterebbe per restare al di sotto dei 2 gradi. Per centrare questo obiettivo bisognerebbe infatti portare le emissioni globali dai 54 miliardi di tonnellate attuali a 42 miliardi nel 2030, si legge nel report. Invece con le misure promesse le emissioni al 2030 sarebbero ancora tra i 52 e i 57 miliardi di tonnellate.

"Se i governi vogliono provare davvero a rimanere sotto i 2 gradi - ha evidenziato Watson - allora devono duplicare o triplicare gli sforzi rispetto alle promesse di Parigi".(ANSA).
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA http://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/clima/2016/09/30/climatemperature-a-2gradi-in-2050-nonostante-intesa-parigi_6e2cd428-df41-46ee-bfb9-0c69818799d0.html

Clima: ok Ue a ratifica accordo Parigi Galletti, prossima settimana in CdM, Italia determinante

BRUXELLES - "L'accordo c'è, l'Europa farà quindi parte del gruppo di paesi di testa che darà l'avvio all'intesa sul clima di Parigi". Lo ha annunciato il ministro dell'ambiente Gian Luca Galletti al termine del Consiglio straordinario ambiente a Bruxelles, che ha dato il via libera alla procedura di ratifica a livello Ue dell'accordo. L'Italia è riuscita a ottenere il riconoscimento degli sforzi nella riduzione delle emissioni ed "è stata determinante nel trovare l'accordo". La decisione passerà la prossima settimana in Cdm.

   L'accordo tra i ministri dei 28 era necessario perché l'Ue si possa presentare da protagonista alla prossima Cop, che comincerà a Marrakesh il 7 novembre, dove si inizierà a discutere su come concretizzare gli impegni di Parigi, inclusi quelli finanziari. Con un consiglio straordinario dei ministri dell'ambiente, quindi, i paesi Ue hanno deciso di accelerare la procedura di ratifica dell'accordo sul clima di Parigi. 

La prossima settimana anche il Parlamento europeo dovrebbe dare il suo consenso, garantendo all'Ue la possibilità di partecipare alla prossima conferenza delle parti con le carte in regola per cominciare a discutere dell'applicazione dell'accordo. Il ministro Galletti, in merito alla procedura di ratifica nazionale dell'accordo di Parigi, ha annunciato che "insieme al ministro Gentiloni probabilmente già la prossima settimana porteremo la decisione in Consiglio dei ministri, dopo credo che il Parlamento in un tempo ragionevole procederà alla ratifica".

"Sono felice - si rallegra il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker - di vedere che oggi gli Stati membri hanno deciso di fare la storia insieme avvicinando l'entrata in vigore del primo accordo mai firmato con impegni universalmente vincolanti sui cambiamenti climatici". "Dicono che l'Europa è troppo complicata per prendere decisioni tempestive - fa eco a Juncker il commissario Ue al clima Miguel Arias Canete - la decisione di oggi dimostra l'unità e la solidarietà che c'è quando gli Stati membri adottano un approccio europeo, proprio come abbiamo fatto a Parigi. Stiamo raggiungendo un periodo critico per l'azione per il clima. E quando il gioco si fa duro, l'Europa si è dimostrata pronta a giocare".

"Il vertice di Bratislava comincia a portare i suoi frutti: tutti gli stati membri hanno dato il via libera a una rapida ratifica dell'accordo di Parigi, quello che alcuni credevano impossibile è ora realtà", ha twittato anche il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk.
Galletti, passato principio equità sforzi emissioniL'Italia è riuscita ad ottenere, nella dichiarazione approvata dai ministri che dà l'ok alla ratifica dell'accordo sul clima di Parigi, il riconoscimento degli sforzi fatti fino ad oggi in termini di riduzione delle emissioni, su cui rischiava di restare penalizzata. "L'Italia è stata determinante nel trovare l'accordo, che non era facile, anche perché abbiamo fatto i compiti a casa ed è passato un principio di equità" nella distribuzione dello sforzo di riduzione tra i paesi, ha dichiarato il ministro dell'ambiente Gian Luca Galletti. "Noi l'abbiamo voluto", ha sottolineato, e l'abbiamo visto inserito nella dichiarazione finale, è un discorso di equità tra i Paesi". 

Greenpeace, bene ratifica Ue Parigi ma in ritardo 
Greenpeace accoglie con favore la decisione dell'Ue di ratificare l'accordo sul clima di Parigi, mossa che giudica positivamente "anche se giunta in ritardo rispetto ad altri Paesi come Cina e Usa", ma chiede adesso "più ambizioni". Lo afferma in una nota l'organizzazione ambientalista rilevando che "sebbene la ratifica formale da parte di tutte le istituzioni europee necessiti di una o due settimane, è ormai quasi certo che questo storico accordo entrerà in vigore a meno di un anno dalla sua adozione, nel dicembre 2015 alla COP21". Per Luca Iacoboni, responsabile campagna Clima ed Energia di Greenpeace Italia, l'Unione europea "deve dimostrare ora molta più ambizione e innalzare i propri obiettivi per il 2030 in fatto di clima già al primo bilancio globale nel 2018.
Wwf, Italia si affretti a ratificare accordo Parigi 
"Il Consiglio dei ministri dell'Ambiente dell'Unione Europea ha approvato la ratifica rapida da parte dell'Ue dell'Accordo di Parigi sul Clima", ma adesso "è molto importante che l'Italia lo ratifichi" in tempi brevi. Lo afferma il WWF in una nota ricordando che con le "ratifiche già notificate da 61 Paesi, per il 47, 79% delle emissioni di gas serra, il traguardo è vicino". Per entrare in vigore il trattato ha infatti bisogno di essere ratificato da almeno 55 Stati per almeno il 55% delle emissioni. India e Canada sono prossimi alla ratifica, quindi con l'Unione Europea l'accordo della COP21 entrerà in vigore comunque, anche solo contando i Paesi che hanno ratificato nazionalmente, spiega il WWF.
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA http://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/clima/2016/09/30/clima-ok-ue-a-ratifica-accordo-parigi_29477f2c-4b0f-44b4-bf1b-abe5aca972b5.html

Cambiamento clima 5mila volte più rapido adattamento piante Esperti: a rischio graminacee,importanti per cibo e biodiversità

(ANSA) - ROMA, 29 SET - Il cambiamento climatico sta avvenendo a un ritmo 5mila volte più rapido rispetto alla velocità a cui si pensa che le piante potrebbero adattarsi all'aumento delle temperature. Lo ha calcolato un team di ricercatori dell'università dell'Arizona, che in uno studio pubblicato sulla rivista Biology Letters lancia l'allarme per la biodiversità e le colture fondamentali per l'alimentazione umana come grano e riso.

Gli esperti si sono chiesti quanto velocemente possono cambiare le nicchie climatiche, cioè le condizioni di temperatura e precipitazioni in cui una specie vive, e se tale velocità è sufficiente a prevenire l'estinzione in condizioni di riscaldamento terrestre. Per determinarlo hanno preso in esame la famiglia delle graminacee, le cui specie dominano il bioma delle praterie ma soprattutto rappresentano un'importante fonte di sussistenza. Della famiglia fanno infatti parte grano, riso, mais e sorgo, che costituiscono circa la metà delle calorie consumate dall'uomo nel mondo.

Gli scienziati hanno stimato la velocità del cambiamento della nicchia climatica di 236 specie di graminacee, e l'hanno confrontata con la velocità attesa del cambiamento climatico entro il 2070. Ne è risultato che il cambiamento climatico è nettamente più veloce, fino a oltre 5mila volte per le variabili legate alla temperatura.

"Anche se questi risultati non mostrano direttamente che cosa accadrà con il riscaldamento globale - evidenziano i ricercatori - hanno implicazioni preoccupanti per un importante bioma e per le risorse alimentari umane". (ANSA).
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA http://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/clima/2016/09/29/cambiamento-clima-5mila-volte-piu-rapido-adattamento-piante_1c9ea58d-2a85-464e-899f-4e730ae6931f.html

Clima: Ue verso ratifica accordo Parigi Domani a Bruxelles Consiglio ambiente Ue con Galletti

(ANSA) - BRUXELLES, 29 SET - L'approvazione di una dichiarazione congiunta che superi le ultime remore di alcuni Stati, come la Polonia, dovrebbe consentire domani al Consiglio dei ministri dell'ambiente Ue - al quale parteciperà per l'Italia Gian Luca Galletti - di compiere un passo avanti decisivo per la ratifica dell'accordo sul clima di Parigi. Il Parlamento europeo darà quindi il suo via libera la prossima settimana, in tempo per depositare la richiesta di ratifica al panel sul clima delle Nazioni Unite entro il 7 ottobre. Una corsa contro il tempo dettata dall'esigenza di non perdere la leadership europea sulle politiche climatiche dopo la ratifica dell'accordo di Parigi da parte di Cina e Stati Uniti.

Ma soprattutto per poter sedere da protagonisti al tavolo della prossima Conferenza delle parti sul clima, in programma a Marrakesh dal 7 al 18 novembre.

L'accordo sul clima di Parigi entrerà pienamente in vigore 30 giorni dopo la ratifica da parte di almeno 55 paesi responsabili di almeno il 55% delle emissioni 'climalteranti' su scala globale. Ad oggi hanno adottato ufficialmente l'accordo 61 paesi, che contano per il 47,8% delle emissioni. Solo quattro paesi Ue hanno ratificato l'accordo di Parigi: Francia, Ungheria, Austria e Slovacchia.(ANSA).
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA http://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/clima/2016/09/29/clima-ue-verso-ratifica-accordo-parigi_4614a1a1-1c01-48f2-bfa8-ef8bfbc1394d.html

Per navi da crociera bollino rosso inquinamento Appello 'Cittadini per l'aria' a Capitanerie, controlli rigorosi

Nessuna delle navi da crociera europee "è al momento raccomandabile" per quanto riguarda ambiente e salute. E' la conclusione della classifica 2016 delle prestazioni ambientali delle navi da crociera stilata dalla onlus tedesca Nabu secondo cui tutte stanno ancora utilizzando olio combustibile pesante; l'80% della flotta di navi che navigano in Europa non utilizza alcun sistema di depurazione dei gas di scarico o semplicemente soddisfa lo standard minimo legale, che richiede almeno un impianto di lavaggio dei fumi per ridurre le emissioni di zolfo. Lo rende noto l'associazione 'Cittadini per l'aria' alla vigilia dell'Italian Cruise Day - in programma il 30 settembre a La Spezia - rivolgendo un appello alle Capitanerie di Porto, cui sono affidati i controlli delle navi nei porti italiani, affinché venga applicata "con rigore la Circolare 2/2016 del Ministero dell'Ambiente che prevede severi controlli sull'utilizzo di carburanti con tenore di zolfo non superiore all'l'1,5% per le navi da crociera e i traghetti". L'associazione, inoltre, ha chiesto di "rendere accessibili, anche in quanto dati ambientali, i dati inerenti i controlli e le sanzioni comminate affinché sia visibile l'impegno delle Capitanerie e quello, positivo o negativo, delle Compagnie".

L'analisi svolta da Nabu si focalizza sull'inquinamento atmosferico dovuto alle emissioni di gas di scarico mentre a bordo delle navi non vengono adottate misure efficaci per ridurre gli inquinanti atmosferici molto nocivi come la fuliggine, le particelle ultrafini e gli ossidi di azoto. Gli interventi di 'retrofitting' (aggiunta di nuove tecnologie) delle navi garantirebbero grandi benefici sulla salute, tuttavia solo 11 navi vanno oltre lo standard minimo legale per ridurre l'impatto delle loro emissioni sugli uomini e l'ambiente. La migliore performance è di AIDAprima, seguita da Hapag Lloyd "Europa 2" e le più recenti navi di TUI Cruises, "Mein Schiff 3, 4 e 5". Lo stesso vincitore della classifica 2016 e degli ultimi anni, AIDA Cruises, non è affatto un buon modello, osserva Nabu ricordando che nonostante gli impegni presi nel 2012 la società naviga ancora con combustibile tossico e inquinante. I controlli compiuti da Nabu hanno dimostrato il mancato funzionamento delle tecnologie ambientali su AIDAprima, la più recente nave della flotta promossa come la più rispettosa dell'ambiente. La onlus, che ha ottenuto i dati non dalle singole società ma dalla Clia, l'organizzazione che raggruppa le compagnie delle crociere, ha dichiarato che sono 23 le navi già dotate di filtro antiparticolato, senza tuttavia essere in grado di citarne neppure una. Royal carribean, rileva Nabu, ha dichiarato di aver filtri antiparticolato su dodici navi con un tasso di riduzione di inquinamento del 95%. Ma secondo la onlus tedesca, nessuna delle navi di questa società utilizza questa tecnica.

Il settore navale e crocieristico, afferma la presidente di Cittadini per l'aria, Anna Gerometta, "continua dunque a ignorare i risultati sconvolgenti degli studi, come quello della Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che ha confermato il carattere cancerogeno degli scarichi navali e che le particelle di fuliggine, che danneggiano cuore e polmoni, vengono trasportate nell'entroterra per chilometri. "Le soluzioni tecniche per ridurre le emissioni dei motori diesel (filtri antiparticolato o catalizzatori di ossidi di azoto) sono disponibili e non vengono adottate - spiega Gerometta - solo per garantire un profitto ancora maggiore. È in ragione del profitto che il settore si è finora rifiutato di passare a carburanti più puliti e di attrezzare le navi con le tecnologie di riduzione delle emissioni" conclude auspicando che anche di questo si parli "in occasione di un evento fondamentale per i professionisti dell'industria crocieristica nazionale (ideato da Risposte Turismo con il supporto di Clia Europe e organizzato in partnership con l'Autorità Portuale della Spezia e Discover La Spezia)".
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA http://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/inquinamento/2016/09/29/per-navi-da-crociera-bollino-rosso-inquinamento_99a1f79f-9532-4bad-b522-d742f1e50f51.html

discarica di Borgo Montello: grazie al sindaco di Latina, dottor Damiano Coletta, all'assessore all'ambiente Roberto Lessio, al senatore Giuseppe Vacciano, al consigliere regionale Gaia Pernarella

e anche ai Giornalisti, ai tanti cittadini e amici che sono venuti a testimoniare la loro vicinanza e partecipazione alle famiglie Piovesan per la lunga e imposta convivenza  indesiderata con il mostro della discarica di Borgo Montello. 
Già martedì 4 ottobre si torna in tribunale: 

Per consentire le prove testimoniali e per la nuova notifica a Colucci è stata fissata la prossima udienza il 4 ottobre 2016  nel processo ai rappresentanti di Ecoambiente (dell'epoca dei fatti contestati) Bruno Landi, Colucci e Rondoni che dovranno rispondere dell'accusa di inquinamento delle falde.

http://pontiniaecologia.blogspot.it/2016/02/processo-inquinamento-delle-falde.html

Oggi nel podere Piovesan che sventola le bandiere dei diritti civili e sociali c'è stato un importante incontro che speriamo sia l'inizio di un nuovo e decisivo percorso per sconfiggere il mostro del disastro ambientale della discarica. 

Altri pressanti scadenze arrrivano, nella prossima decisione della regione Lazio in merito al piano rifiuti (discarica Paguro ad Aprilia oppure a Borgo Montello?): cosa diranno (se si esprimeranno) la provincia e il comune di Latina?
ma se continuano a non decidere come "promessa" / minaccia ci pensa la regione Lazio, la solita regione dalla decisioni incomprensibili, incompatibili e spesso basate sul falso.
Dal comune, oltre alla sentita e umana vicinanza e partecipazione, i cittadini di Borgo Montello aspettano atti importanti, necessari ed urgenti

Sabaudia Darsena ecologica, le osservazioni della Provincia

Chiesti approfondimenti sull'utilizzo di idrocarburi
È iniziato l’iter per la valutazione di impatto ambientale relativa al progetto presentato dall’Azienda Vallicola lago di Paola srl per la creazione di una darsena ecologica nell’area dell’ex avanotteria. Si tratta di un sito in precedenza adibito all’allevamento intensivo di pesce e attualmente in disuso e abbandonato a se stesso, inserito all’interno del comprensorio del Parco nazionale del Circeo ma esterno rispetto al perimetro del lago di Paola. È stato previsto il posizionamento di 240 imbarcazioni che in entrata e in uscita dalla darsena - la navigazione nel lago resta interdetta - dovranno muoversi con motore elettrico, mentre una volta in mare potranno utilizzare anche altre tipologie di propulsione. Nei giorni scorsi il settore Ecologia e Ambiente della Provincia di Latina ha depositato le sue osservazioni. In linea di massima, il progetto risulta conforme rispetto al quadro normativo vigente, ma per gli uffici di via Costa servono alcuni approfondimenti. Tra questi, un quesito inerente l’utilizzo di idrocarburi. «Si chiede di chiarire - si legge nel documento firmato dal responsabile del procedimento, il dottor Alberto Russo, e dal dirigente del settore, la dottoressa Nicoletta Valle - dove è previsto l’utilizzo di idrocarburi, considerata la presenza dell’armadietto di sicurezza per contenere eventuali sversamenti degli stessi». «Si rileva inoltre una errata graficizzazione del sistema di trattamento delle acque meteoriche, in quanto nell’elaborato non è stato presentato il bypass delle acque di seconda pioggia descritto nella relazione tecnica». Infine una precisazione, ossia che il piano territoriale provinciale generale della Provincia di Latina è ancora in corso di elaborazione, quindi non costituisce uno strumento di pianificazione vigente. È stato però approvato il documento preliminare di indirizzo, che non ha valore vincolante. Rispetto ad esso, il progetto sembra in linea con i contenuti. Ora non resta che attendere il parere degli altri enti competenti. http://www.latinaoggi.eu/news/sabaudia/28427/progetto-darsena-lago-di-paola-osservazioni-.html

Pontinia Centrali a biogas, si torna in tribunale

Il ricorso promosso dal Comune: chiesta la sospensiva
Si torna in tribunale per le centrali a biogas che dovrebbero sorgere sul territorio di Pontinia. Il Comune, infatti, nel corso della precedente consiliatura si è fermamente detto contrario. Dapprima proponendo una sorta di regolamento, poi, in seguito all'annullamento dello stesso, iniziando a opporsi nelle aule di giustizia. Questo il caso del progetto proposto dalla “Easy Energia Ambiente srl”, che prevede la realizzazione di un impianto di recupero dei rifiuti urbani per la produzione del biogas. Il Comune ha infatti impugnato l'autorizzazione unica ambientale rilasciata nel maggio dello scorso anno dalla Provincia di Latina chiedendone l'annullamento. A decidere saranno i giudici del tribunale amministrativo di Latina, chiamati a pronunciarsi - a seguito della trasposizione di un originario ricorso al Capo dello Stato - innanzitutto sull'istanza di sospensiva, con l’udienza in Camera di Consiglio che è prevista per la prossima settimana.
Tra le parti resistenti, oltre ovviamente alla Provincia di Latina che ha rilasciato l’autorizzazione e alla società proponente, La Regione Lazio, il Consorzio di Bonifica dell'Agro Pontino, il dipartimento Vigili del Fuoco di Latina, la Asl di Latina, l'Arpa Lazio, l'Agenzia delle Dogane, Enel Distribuzione spa, il Consorzio per lo sviluppo industriale Roma - Latina, nonché il Ministero per i beni e le attività culturali.
Per quanto riguarda il discorso più prettamente tecnico, stando ai dati riportati nell’autorizzazione unica ambientale di maggio 2015, l’impianto avrebbe dovuto recuperare 40mila tonnellate l’anno di rifiuti derivanti da frazione organica dei rifiuti solidi urbani e da quelli speciali non pericolosi. A dicembre del 2014, la società ha ridotto la capacità produttiva dell’impianto a 35 mila tonnellate l’anno, con una conseguente riduzione dei rifiuti trattati giornalmente pari a 99 tonnellate al giorno. Al termine dell’iter, la Conferenza dei Servizi si è espressa favorevolmente al rilascio dell’autorizzazione unica, con la Provincia di Latina che ha quindi approvato il progetto autorizzando la ditta alla costruzione dell’impianto e all’esercizio per la durata di 15 anni. http://www.latinaoggi.eu/news/pontinia/28426/centrali-a-biogas-si-torna-in-tribunale.html

Ponte sullo Stretto? “Il traffico sarebbe quasi inesistente. E mancano tutte le opere ordinarie, che creerebbero lavoro”

Lo utilizzeranno in pochissimi, costerà una cifra esorbitante e gestirlo non converrà a nessuno. Eppure Renzi ci prova. Ponti (Politecnico di Milano): "Meglio fare la manutenzione delle strade siciliane e calabresi, che sono in condizioni disastrose. Sono le piccole opere che creano lavoro". Marino (Università di Reggio Calabria: "Ci saranno costi altissimi, ai privati non interessa e lo Stato ci rimetterà". Signorino (Ateneo di Messina): "Perché vogliono l'infrastruttura? Per motivi politici, affaristici, economici: sono diversi gli interessi in campo, nonostante la qualità della proposta sia scadente"  Una cattedrale nel deserto. Peggio: una cattedrale che unisce due intere regioni prive d’infrastrutture decenti. Con costi altissimi sia di costruzione che di gestione, poca ricaduta occupazionale, e che alla fine sarebbe anche scarsamente trafficata. È quello che rischia di essere il ponte sullo Stretto, l’eterno sogno promesso da trent’anni di governi, recentemente rilanciato anche da Matteo Renzi. “Ma quale ponte? Da noi le autostrade chiudono per le frane”, si è sfogato con ilfattoquotidiano.it il sindaco di Messina,Renato Accorinti. E infatti basta dare un’occhiata alle rete viaria di Sicilia e Calabria, le due regioni che il ponte dovrebbe collegare, per rendersi conto della situazione dei collegamenti nell’estremo Sud Italia. “Ci sono decine di opere che hanno bisogno di manutenzione, strade che versano in condizioni disastrose”, diceMarco Ponti, professore ordinario di Economia dei Trasporti alPolitecnico di Milano.
Sicilia e Calabria: il disastro delle infrastrutture – “Tra l’altro– continua il docente – queste piccole opere di manutenzione creerebbero lavoro. Tanto lavoro. Per definizione le piccole opere creano maggior occupazione per ogni euro speso, al contrario del ponte: vorrei tanto parlare con chi ha stimato in centomila i posti di lavoro generati dalla sua costruzione”. Un rapido sguardo alle carte geografiche di Sicilia e Calabria certifica che nelle dueRegioni persino le infrastrutture normali versano in condizioni disastrose: dalle carreggiate della Salerno-Reggio Calabria che si riempiono di fango ad ogni temporale, alla pericolosissima stataleJonica, dalle strade che crollano periodicamente sulle Madonie, isolando i comuni, fino all’autostrada Messina-Catania, franata all’altezza di Letojanni. C’è poi la statale per Sciacca, ridotta quasi ovunque e da anni a corsia unica, fino a quello che è diventato il simbolo recente dello stato di salute della viabilità al Sud: il viadotto Himera, sull’autostrada Palermo-Catania, crollato nell’aprile 2015, abbattuto e ancora mai ricostruito. “Quella è una vera follia – commenta sempre Ponti – Sa che il Genio militarepotrebbe sistemare quella strada in una settimana con un ponte d’acciaio? Solo che per legge non lo possono fare. Non possono fare concorrenza al mercato, ai privati. E dunque investiamo sempre nel cemento, facendo finta di non sapere che in alcune zone ilcemento è appannaggio almeno in parte di una certaorganizzazione criminale. Ma chissà qualcuno verrà a dirci che creano lavoro anche loro”.
La manutenzione delle strade? “Creerebbe più lavoro del ponte” – Al contrario secondo Ponti bisognerebbe investire intecnologia. “È la tecnologia che crea sviluppo e fa evolvere il Sud non isolandolo dal resto d’Europa – spiega – Sono le piccole opere che hanno maggior ricaduta occupazionale, le opere dimanutenzione della rete viaria che è in cattivissimo stato”. Perché non si fanno? “Perché non si vedono, non fanno notizia, non sono buone per fare campagna elettorale. E dunque si parla di ponte e dei centomila posti di lavoro”.
Il traffico sul ponte? Quasi inesistente – Ma il problema non è soltanto attuale, e cioè legato alla cattiva condizione delle infrastrutture di Sicilia e Calabria. Al contrario il ponte rischia di essere un enorme flop anche in futuro, in caso di costruzione, per almeno due motivi: l’effettivo utilizzo e il fattore economico. “A nessuno interessa quanta gente passerà su quel ponte: a nessuno”, dice Ponti, autore in passato di uno studio che analizzava l’effettivo utilizzo del mega viadotto sullo Stretto. Quattro i fattori analizzati dal professore in relazione al possibile traffico sul ponte: ipasseggeri e le merci rispettivamente di lunga e breve distanza. “Nel primo caso – spiega – è chiaro che chi deve andare a Roma o a Milano e persino a Napoli, prende l’aereo, più veloce ma ormai anche più economico. Le due conurbazioni maggiori interessate dal coprire una distanza breve sono invece Catania-Messina eMessina-Reggio Calabria: per loro però il Ponte è scomodo, perché è molto alto, bisogna fare le rampe, salire in quota,riscendere. Insomma alla fine anche in questo caso è più comodo il traghetto”. Stessa storia anche quando a spostarsi devono essere le merci. “È noto che per spostare merci a lunga distanza la navesia l’alternativa migliore: costa poco e inquina pochissimo. Per quanto riguarda la breve distanza, bisogna invece considerare che Calabria e Sicilia hanno produzioni molto affini: per quale motivo dovrebbero scambiarsele?”.
Un progetto a perdere – C’è poi il capitolo dei costi di costruzione e di gestione. Il bando originario era stato aggiudicato a 4 miliardi di euro, fondi coperti al 40 percento dallo Stato e al 60 percento dai privati. “A parte il fatto che oggi quel contratto è in contrasto col nuovo codice degli appalti, bisogna considerare che quei numeri nel frattempo sono lievitati, toccando quota 8 miliardi e mezzo: cifra che oggi mi sembra anche troppo esigua”, dice il professor Domenico Marino, docente di politica economica dell’Università di Reggio Calabria, autore di un saggio che analizza i costi del ponte. “Si parla di cinesi, arabi, americani: ma imprenditori interessati a mettere i soldi non ce ne sono. Sanno benissimo che si tratta di un’opera che produrrà utile dopo almeno 30 anni dalla sua inaugurazione, ma c’è chi parla anche di 40, e per allora non si sarà neanche ripagata: chi può essere interessato a un investimento simile?”. E infatti per camuffare il project financing ecco l’escamotage: a ponte ultimato le Ferroviedovranno pagare non un abbonamento sulla base del numero treni che lo attraversano, ma un contributo standard da 100 milioni di euro all’anno. “Ma le Ferrovie di chi sono? Sempre dello Stato: è un project financing truccato. Senza considerare che i treni su quel ponte non potranno neppure viaggiare, anche se doveva costare unmiliardo in più proprio per renderlo attraversabile dai vagoni”, continua Marino che cita l’esempio del ponte di Akashi in Giappone, il viadotto sospeso più lungo del mondo. “Ha una luce massima di 1.900 metri, cioè circa la metà di quello sullo Stretto: e su quel ponte i giapponesi non fanno andare i treni. Voglio dire: igiapponesi qualcosa di tecnologia sapranno, o siamo più bravi noi?”, sorride amaro Marino.
Quando i soldi voleva metterceli la mafia canadese – Lo utilizzeranno in pochissimi, costerà una cifra esorbitante e gestirlo non converrà a nessuno: ma allora perché da 30 anni governi di ogni colore tornano alla carica per costruire questobenedetto ponte? “Per motivi politici, affaristici, economici: sono diversi gli interessi in campo, nonostante la qualità della proposta sia scadente”, dice Guido Signorino, professore d’economia all’Università di Messina e assessore della giunta Accorinti. “In questo momento comunque la costruzione del ponte è fuori da ogni orizzonte praticabile”, continua l’assessore, che poi cita l’unico imprenditore veramente vicino a finanziarne la costruzione in passato: Giuseppe “Joseph” Zappia, ingegnere italo canadese pronto a mettere sul piatto quattro miliardi di dollari nei primi anni duemila. Solo che nel 2005 la procura di Roma lo fece arrestare per associazione a delinquere, accusandolo di essere il referente diVito Rizzuto, potente boss mafioso di Montreal. Intercettato mentre parlava con un suo collaboratore, Zappia si fregava le mani: “Se tutto va bene io farò il ponte di Messina e ti dico un’altra cosa: è che c’è da un lato la mafia, la Sicilia. Da quell’altro posto c’è la ’ndrangheta”. In mezzo vorrebbero farci un ponte.
Twitter: @pipitone87 di  | 29 settembre 2016 http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/09/29/ponte-sullo-stretto-il-traffico-sarebbe-quasi-inesistente-e-mancano-tutte-le-opere-ordinarie-che-creerebbero-lavoro/3063744/