sabato 30 aprile 2016

Piano regionale dei rifiuti di cui alla Deliberazione di Consiglio 18 gennaio 2012, n. 14 così come modificato dalla Deliberazione di Consiglio 24 luglio 2013, n. 8 – Approvazione "Determinazione del fabbisogno" 1.a parte

REGIONE LAZIO DELIBERAZIONE N. DEL
GIUNTA REGIONALE PROPOSTA N. 5174 DEL 12/04/2016
STRUTTURA
PROPONENTE
ASSESSORATO
PROPONENTE
DI CONCERTO
Direzione Regionale: TERRITORIO, URBANISTICA E MOBILITA'
Area: CICLO INTEGRATO DEI RIFIUTI
Prot. n. ___________________ del ___________________
OGGETTO: Schema di deliberazione concernente:
_____(_C_R_E_S_C_E_N_Z_I_ _R_O_B_E_R_T_O_)____ _____(_C_R_E_S_C_E_N_Z_I_ _R_O_B_E_R_T_O_)____ _________(_F_._ _T_O_S_I_N_I_)________ ________(_M_._ _M_A_N_E_T_T_I_)________ ___________________________
L' ESTENSORE IL RESP. PROCEDIMENTO IL DIRIGENTE RESPONSABILE IL DIRETTORE REGIONALE
RAPPORTI CON IL CONSIGLIO, AMBIENTE, RIFIUTI
______(_B_u_s_c_h_i_n_i_ _M_a_u_r_o_)______
L'ASSESSORE
___________________________ ___________________________ ___________________________ ___________________________
ALL'ESAME PREVENTIVO COMM.NE CONS.RE
COMMISSIONE CONSILIARE: VISTO PER COPERTURA FINANZIARIA:
Data dell' esame:
con osservazioni senza osservazioni
SEGRETERIA DELLA GIUNTA Data di ricezione: 21/04/2016 prot. 204
ISTRUTTORIA:
____________________________________ ____________________________________
IL RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO IL DIRIGENTE COMPETENTE
____________________________________ ____________________________________
IL SEGRETARIO DELLA GIUNTA IL PRESIDENTE
Piano regionale dei rifiuti di cui alla Deliberazione di Consiglio 18 gennaio 2012, n. 14 così come modificato dalla Deliberazione di
Consiglio 24 luglio 2013, n. 8 – Approvazione "Determinazione del fabbisogno"
___________________________
IL DIRETTORE DELLA DIREZIONE REGIONALE
PROGRAMMAZIONE ECONOMICA, BILANCIO, DEMANIO E PATRIMONIO
Pagina 1 / 4 Richiesta di pubblicazione sul BUR: SI 199 22/04/2016
OGGETTO: Piano regionale dei rifiuti di cui alla Deliberazione di Consiglio 18 gennaio 2012, n. 14
così come modificato dalla Deliberazione di Consiglio 24 luglio 2013, n. 8 – Approvazione
“Determinazione del fabbisogno”
LA GIUNTA REGIONALE
Su proposta dell’Assessore ai Rapporti con il Consiglio, Ambiente e Rifiuti;
VISTO lo Statuto della Regione Lazio;
VISTA la legge regionale 18 febbraio 2002, n. 6 “Disciplina del sistema organizzativo della Giunta e
del Consiglio e disposizioni relative alla dirigenza ed al personale regionale” e successive
modificazioni;
VISTO il Regolamento di organizzazione degli Uffici e dei Servizi della Giunta Regionale del 6
settembre 2002, n. 1 e successive modificazioni;
VISTO il D.lgs. 3 aprile 2006, n. 152 e s.m.i. “Norme in materia ambientale” e in particolare l’art. 196,
comma 1;
VISTA la L.R. 9 luglio 1998, n. 27 e s.m.i. “Disciplina regionale della gestione dei rifiuti”;
VISTA la Deliberazione del Consiglio Regionale 18 gennaio 2012, n. 14 che approva il Piano regionale
gestione dei rifiuti;
VISTA la Deliberazione del Consiglio Regionale del 24 luglio 2013, n. 8 con la quale si è proceduto
alla revoca dello Scenario di Controllo e del Relativo schema di flusso del Piano di gestione dei rifiuti
del Lazio di cui alla citata D.C.R. 14/2012;
VISTA la direttiva 2008/98/Ce contenente misure volte a proteggere l’ambiente e la salute umana
prevenendo o riducendo gli impatti negativi della produzione e della gestione dei rifiuti, riducendo gli
impatti complessivi dell’uso delle risorse e migliorandone l’efficacia;
ATTESO che ai sensi dell’art. 199 comma 1 del D.lgs. 152/2006, le regioni, sentite le province, i
comuni e, per quanto riguarda i rifiuti urbani, le Autorità d'ambito di cui all'articolo 201, nel rispetto
dei principi e delle finalità di cui agli articoli 177, 178, 179, 180, 181, 182 e 182-bis ed in conformità ai
criteri generali stabiliti dall'articolo 195, comma 1, lettera m), ed a quelli previsti dal presente articolo,
predispongono e adottano piani regionali di gestione dei rifiuti;
ATTESO che ai sensi dell’art, 200 comma 1 del D.lgs. 152/2006 la gestione dei rifiuti urbani è
organizzata sulla base di ambiti territoriali ottimali, di seguito anche denominati ATO, delimitati dal
piano regionale di cui all'articolo 199, nel rispetto delle linee guida di cui all'articolo 195, comma 1,
lettere m), n) ed o), e secondo i seguenti criteri:
a) superamento della frammentazione delle gestioni attraverso un servizio di gestione integrata dei
rifiuti;
b) conseguimento di adeguate dimensioni gestionali, definite sulla base di parametri fisici,
demografici, tecnici e sulla base delle ripartizioni politico-amministrative;
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c) adeguata valutazione del sistema stradale e ferroviario di comunicazione al fine di ottimizzare i
trasporti all'interno dell'ATO;
d) valorizzazione di esigenze comuni e affinità nella produzione e gestione dei rifiuti;
e) ricognizione di impianti di gestione di rifiuti già realizzati e funzionanti;
f) considerazione delle precedenti delimitazioni affinché i nuovi ATO si discostino dai precedenti solo
sulla base di motivate esigenze di efficacia, efficienza ed economicità;
RICHIAMATO questa Regione ha assunto impegni inderogabili con la Commissione Europea per la
risoluzione delle diverse criticità nell’ambito della pianificazione in materia rifiuti che, come noto,
hanno visto l’Amministrazione coinvolta anche in procedimenti presso la Corte di Giustizia Europea.
In particolare, la scrivente Amministrazione si è impegnata a rimodulare lo “scenario di controllo” al
vigente piano regionale di gestione dei rifiuti, a seguito della revoca attuata con Deliberazione di
Consiglio Regionale n. 8 del 24 luglio 2013 allo scenario di controllo originariamente previsto al piano
rifiuti approvato con D.C.R. n. 14 del 18 gennaio 2012 determinando il nuovo “fabbisogno” entro il 31
marzo 2016;
RICHIAMATO inoltre che la successivamente alla stesura di tale “fabbisogno” si procederà all’
aggiornamento del piano regionale di gestione dei rifiuti, sulla base delle future localizzazioni e
attivando la procedura prevista alla Parte II del D.lgs. 152/2006 e s.m.i. relativa alla valutazione
ambientale strategica (VAS);
PRESO ATTO che con nota prot. 11204 del 12/01/2016, sono state convocate le riunioni con le
Province, la Città metropolitana di Roma Capitale e Roma Capitale per l’acquisizione di dati e
documenti utili per la redazione del documento sopra richiamato. Nel corso delle medesime si era
chiesto alle citate Amministrazioni ai sensi dell’art. 197 del D.lgs. 152/2006 di fornire dati aggiornati
relativi alla produzione dei rifiuti urbani nell’ambito provinciale, nonché quali siano le previsioni
relative alla gestione dei rifiuti a diversi orizzonti temporali nel breve (data odierna), medio (cinque
anni) e lungo periodo (dieci anni) con particolare riguardo agli obiettivi di raccolta differenziata e gli
intendimenti che le medesime Amministrazioni intendono porre in essere per valutare la necessità di
ulteriori infrastrutture impiantistiche per la gestione del ciclo dei rifiuti per tale ambito geografico;
PRESO ATTO che sono state acquisite le valutazioni della Città metropolitana di Roma Capitale con
nota prot. 34894/16 del 29/02/2016, della Provincia di Latina con nota prot. 14885 del 21/3/2016, della
Provincia di Rieti con nota prot. 11421 del 18/3/2016, di Roma Capitale con nota prot. 13982 del
15/3/2016. Le Province di Viterbo e Frosinone hanno inviato proprie valutazioni ma non dati aggiornati
per cui sono stati utilizzati i dati ISPRA;
PRESO ATTO che dalla elaborazione dei dati e delle valutazioni di merito di cui alle precedenti note è
stato redatto un apposito documento denominato “Determinazione del fabbisogno” allegato al presente
atto;
RITENUTO che i contenuti del citato documento rispondono a quanto previsto dalla D.C.R. 21 luglio
2013, n. 8 ed in particolare alla “rideterminazione del fabbisogno impiantistico dedicato al trattamento
dei rifiuti urbani” in termini meramente quantitativi, sulla base delle indicazioni pervenute da parte
degli Enti competenti e da ISPRA ed elaborati dalla competente struttura regionale;
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VALUTATO che la DCR 8/2013 prevedeva al 2° punto di “Rideterminare per gli effetti di cui sopra, il
fabbisogno impiantistico dedicato al trattamento dei rifiuti urbani del Lazio mediante procedura di
VAS da avviarsi secondo modalità da definire con apposita deliberazione della Giunta Regionale
RITENUTO che il documento “Determinazione del Fabbisogno” sostituisca il paragrafo 10.7 e
seguenti del vigente Piano regionale dei rifiuti di cui alla Deliberazione di Consiglio 18 gennaio 2012,
n. 14 così come modificato dalla Deliberazione di Consiglio 24 luglio 2013, n. 8;
PRESO ATTO di quanto riportato nelle conclusioni del documento di “Determinazione del
Fabbisogno” ed in particolare che è necessario provvedere, nelle more della definizione della
localizzazione e della procedura di VAS per l’aggiornamento del Piano di Gestione dei rifiuti, al fine di
evitare emergenze e superare la procedura di infrazione, verificare, effettuando tutte le procedure
previste dalla legge, la possibilità di autorizzare ulteriori limitate volumetrie da utilizzare nel periodo
necessario alla definitiva approvazione di cui sopra, nei siti già esistenti ed in esercizio per le necessità
di circa 3 anni a far data dall’approvazione del presente atto, quali impianti di smaltimento dei residui
del trattamento dei rifiuti urbani;
RITENUTO necessario approvare il citato documento denominato “Determinazione del Fabbisogno”;
CONSIDERATO che il presente provvedimento non comporta impegno di spesa;
Per quanto sopra premesso che integralmente si richiama
DELIBERA
a) Prendere atto della relazione allegata ed approvare il documento denominato “Determinazione
del Fabbisogno” parte integrante del presente atto, dando atto che tale documento sostituisce il
paragrafo 10.7 del vigente Piano regionale dei rifiuti di cui alla Deliberazione di Consiglio 18
gennaio 2012, n. 14 così come modificato dalla Deliberazione di Consiglio 24 luglio 2013, n. 8;
b) Di stabilire in attuazione al secondo punto della Delibera di Consiglio Regionale n. 8 del
24/7/2013, di sottoporre il documento denominato “ Determinazione del fabbisogno” a
procedura di Verifica di Assoggettibilità a VAS di cui all’art. 12 del D.Lgs. 152/2006.
Il presente provvedimento sarà pubblicato sul Bollettino ufficiale della Regione Lazio.
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Il Presidente pone ai voti, a norma di legge, il suesteso schema di deliberazione che
risulta approvato all’unanimità.
Piano regionale gestione dei rifiuti di cui alla Deliberazione di Consiglio Regionale
18 gennaio 2012 n. 14 così come modificata dalla Deliberazione di Consiglio
regionale 24 luglio 2013 n. 8
Determinazione del Fabbisogno”;
D I R E Z ION E T E R R I TOR IO, U R B A N I S T I C A , M OB I L I T A ’ E R I F I U T I
A r e a C i c l o I n t e g r a t o d e i R i f i u t i
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Relazione tecnica sullo stato della gestione dei rifiuti nel Lazio
A seguito di revoca con Deliberazione di Consiglio regionale 24 luglio 2013 n. 8 e
nell’ottica di disporre di utili strumenti nel caso di scostamenti della gestione dei rifiuti nella
regione da quanto programmato nel Piano, ai sensi del comma 1bis dell’art. 205 del D.lgs.
152/2006, si riformula la determinazione del fabbisogno in termini impiantistici per il trattamento,
recupero e smaltimento dei residui, basato sui dati statistici forniti da ISPRA nei Rapporti Rifiuti
del 2012, 2013, 2014 ad oggi a disposizione in aggiornamento di quanto riportato nel precedente
Piano di cui alla Deliberazione di Consiglio 18 gennaio 2012 n. 14.
La Regione Lazio vuole inoltre procedere all’aggiornamento del Piano di gestione dei rifiuti
che sia basato non solo su una gestione efficace ed efficiente, ma soprattutto su un approccio
complessivo e sostenibile finalizzato a preservare le risorse naturali ed energetiche ed a ridurre le
emissioni nell’ambiente. Tale approccio necessita di una revisione dell’intero processo a partire
dalla progettazione del prodotto, alla sua realizzazione, al suo utilizzo sostenibile da parte
dell’utente fino alla gestione del rifiuto prevedendo comportamenti e stili di vita che non mettano a
repentaglio l’ambiente circostante, la qualità della vita dell’uomo stesso, la tutela del territorio e la
salute dei cittadini.
La programmazione della Regione Lazio ha l’obiettivo di governare il processo di
promozione delle azioni di prevenzione della produzione dei rifiuti nel territorio migliorando lo
scambio di informazioni, il coordinamento e la collaborazione tra i diversi soggetti coinvolti a
livello territoriale ed istituzionale.
Si ricorda che tuttora si è in attesa dei lavori che dovrà svolgere il Ministero dell’Ambiente
in materia di prevenzione dei rifiuti, per i quali è stata avviata la creazione di un gruppo di lavoro.
La Regione Lazio vuole costruire la consapevolezza nella cittadinanza della necessità di
operare scelte e comportamenti virtuosi in campo ambientale in tutti i momenti della vita civile
anche al fine di creare opportunità di lavoro che possa rispondere alle richieste del territorio
nell’ottica che vede il rifiuto come risorsa e non solo come onere.
Richiamato che il Piano vigente ha la finalità di garantire il raggiungimento dei seguenti
obiettivi:
a) Miglioramento delle attività di prevenzione e riduzione nella produzione dei rifiuti;
b) Miglioramento della raccolta differenziata;
c) Miglioramento delle capacità di trattamento dei rifiuti e delle attività di compostaggio e
valorizzazione delle frazioni organiche;
d) Autosufficienza per l’attività di trattamento dei rifiuti in termini di impiantistica;
e) Autosufficienza per le attività di termovalorizzazione e di conferimento in discarica delle
frazioni non riutilizzabili, non riciclabili e non valorizzabili;
f) Riduzione della mobilizzazione dei rifiuti all’interno ed all’esterno della regione.
a) Miglioramento delle attività di prevenzione e riduzione nella produzione dei rifiuti
Con Deliberazione di Giunta Regionale n. 720 del 24 ottobre 2014 sono state approvate le
linee guida per la redazione del Programma regionale di prevenzione dei rifiuti del Lazio. Nel
provvedimento sono state indicate le diverse iniziative volte alla riduzione nella produzione dei
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rifiuti avviando buone prassi di riuso dei beni inutilizzati e di consumo consapevole, nonché
rafforzando campagne di sensibilizzazione ai consumatori; supportando studi che operano sulla
progettazione di imballaggi, avviando, in un’ottica regionale, un dialogo con aziende e distributori
del territorio o particolarmente attivi sul territorio; attivando procedure di premialità per le ditte in
possesso di certificati verdi per la raccolta differenziata e per la produzione di imballaggi
ecocompatibili; nel rispetto delle direttive del piano di riduzione di rifiuti di cui al Decreto
Direttoriale del 7 ottobre 2013 con il quale il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e
del Mare ha adottato il Programma Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti nel rispetto della scadenza
comunitaria prevista dalla Direttiva 2008/98/CE per il 12 dicembre 2013. Il sostegno alla riduzione
alla produzione dei rifiuti è il primo punto che il Piano di gestione dei rifiuti del Lazio ha inserito
tra gli obiettivi e linee di intervento nel rispetto della gerarchia di azione dettata dalla normativa
comunitaria.
Le azioni previste dal Decreto sono:
a) la prevenzione nella produzione di rifiuti e la riduzione della pericolosità sull’ambiente e sulla
salute umana;
b) il potenziamento della raccolta differenziata dei rifiuti urbani e di quelli assimilati adottando in
via preferenziale il sistema di raccolta porta a porta e dei rifiuti speciali;
c) la promozione e la sostenibilità delle attività di riutilizzo, riciclaggio e recupero dei rifiuti urbani
e speciali, nonché di ogni altra azione diretta ad ottenere da essi materia prima secondaria;
d) lo sviluppo dell’applicazione di nuove tecnologie impiantistiche, a basso impatto ambientale, che
permettano un risparmio di risorse naturali;
e) la riduzione della movimentazione dei rifiuti attraverso lo smaltimento in impianti il più possibile
prossimi ai luoghi di produzione;
f) la riduzione dello smaltimento della frazione di rifiuto indifferenziato;
g) il miglioramento dell’informazione dei cittadini e della loro partecipazione ai processi
decisionali;
h) la promozione della progettazione nei centri di ricerca e presso le imprese, di prodotti ed
imballaggi tali da ridurre all’origine la formazione di rifiuti non riciclabili e non differenziabili.
Nel rispetto di tali direttive il piano regionale prevede diverse iniziative che prevedono la
definizione di misure di prevenzione e l’applicazione di strumenti di attuazione. Le misure sono sia
di carattere generale tali da contribuire al successo delle politiche di prevenzione prendendo in
considerazione più tipologie di rifiuto che specifiche che invece riguardano singole tipologie di
rifiuto.
Le misure generali sono rappresentate da:
1) Legislazione, pianificazione e programmazione e quindi misure relative agli
adeguamenti legislativi, pianificatori e programmatori in materia di prevenzione, oltre a
regolamenti ed altri atti amministrativi;
2) Produzione sostenibile: comprende misure che prevedono cambiamenti nei modelli di
produzione ed organizzazione delle attività erogatrici di beni e servizi.
3) Green Public Procurement: misure riguardanti l’introduzione, nelle procedure di
acquisto e nei bandi pubblici, di criteri di selezione e di valutazione di carattere
ambientale che, pur assicurando la libera concorrenza, garantiscono l’acquisto di
prodotti preferibili dal punto di vista ambientale.
4) Riutilizzo: misure che promuovono iniziative dirette a favorire il riutilizzo dei prodotti;
5) Informazione, sensibilizzazione, educazione: misure di informazione, sensibilizzazione
ed educazione dirette ai cittadini ed alle strutture pubbliche e private in materia di
prevenzione;
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6) Promozione e ricerca: misure che promuovono la ricerca e lo sviluppo di attività per la
prevenzione della produzione dei rifiuti.
Le Misure Specifiche comprendono interventi particolari sui rifiuti da imballaggio, da
costruzione e demolizione; da plastica; da apparecchiature elettriche ed elettroniche, ingombranti;
indifferenziati e biodegradabili.
Nel rispetto dei principi di sostenibilità economica ed ambientale della gestione dei rifiuti, il
Piano deve innanzitutto garantire la piena coerenza tra le necessità e la disponibilità impiantistica
che possa garantire il necessario trattamento e smaltimento all’interno dapprima degli ATO (ambiti
territoriali ottimali le cui Autorità d’ambito non sono mai state costituite) e quindi del territorio
regionale.
L’obiettivo della coerenza può essere raggiunto sia con la realizzazione di nuovi impianti,
cosa che sta accadendo con le ultime autorizzazioni rese nel corso del periodo 2014-2015 che con il

raggiungimento delle percentuali previste della raccolta differenziata.

Pontinia piscina Aquaria una risorsa per il territorio: Gasbarroni risponde a Paolo Cima. Sabaudia verso la sfiducia al sindaco Maurizio Lucci: un dibattito ormai agli sgoccioli, si annuncia la folla delle grandi occasioni per l'ultimo consiglio comunale


il silenzio dopo l'ispezione sull'aviosuperficie a Latina carente in molti punti


Latina e l'urbanistica varianti ai piani particolareggiati sospesi a rischio illegittimità. Impresa Riccardo lettera al veleno al comune


ambasciatore della natura il premio attribuito a Licia Colò e a Lauro Marchetti direttore dei Giardini di Ninfa


Lido di Latina stabilimenti balneari con i sequestri il colpo di grazia. Accessi impraticabili e niente bagnini


Il lungo filo nero del petrolio di Genova

La sera del 17 aprile, con le urne del referendum sulle trivelle ancora aperte, la rottura di un oleodotto che attraversa i quartieri a ponente di Genova, ha riversato nei vicini torrenti 700 tonnellate di greggio.

Il forte odore di petrolio dopo la rottura dell’oleodotto, i disturbi di chi era costretto a respirare idrocarburi, la morte biologica del rio Fegino e della foce del Polcevera, il petrolio in mare, sono la punta dell’iceberg dell’impatto ambientale, degli extra costi, dell’era del petrolio che si avvia alla sua inevitabile fine.


Dalla Nigeria il greggio è arrivato al “porto petroli” di Multedo, un porto in mezzo alle case, i cui abitanti, da decenni, sono costretti a respirare idrocarburi in quantità maggiore dei loro concittadini, con possibili danni alla salute.

Il filo nero, lungo l’oleodotto saltato, arriva a Busalla con una raffineria, racchiusa tra l’autostrada e le case.

Il filo nero, sotto forma di 800.000 tonnellate all’anno di diesel a basso tenore di zolfo, da Busalla si disperde fino al milione di autovetture alimentate con questo combustibile.
E dai loro tubi di scappamento, il filo nero raggiunge l’aria del nostro Pianeta, in cui sono scaricate tonnellate di polveri ultrafini e ossidi di azoto, responsabili, per la loro quota, delle 84.000 morti premature registrate nel 2012 in Italia e attribuite all’inquinamento atmosferico.
Ma la combustione del gasolio produce anche anidride carbonica, 150 chili per ogni pieno, che aumentano la concentrazione di questo gas nell’atmosfera del nostro pianeta e ne modificano il clima.

E i nubifragi e le alluvioni che hanno colpito la Liguria negli ultimi anni hanno a che fare con questo drastico cambiamento, con la concentrazione di CO2 passata, in 150 anni,  da 270 a 400 parti per milione.

La conferenza di Parigi sul clima, ha ratificato la fine dell’era dei fossili: per evitare un aumento disastroso della temperatura media del Pianeta, oltre il 50 % di petrolio e gas non ancora sfruttato deve rimanere sotto terra.

Il premier Renzi era a Parigi, ma nel momento decisivo deve essersi distratto, in quanto, con il decreto Sblocca Italia, aveva fatto diventare la trivellazione del paese, a caccia dell’ultimo gas e petrolio, una scelta strategica d’interesse nazionale, i cui inevitabili extra-costi ci toccherà pagare negli anni a venire, compreso il tempo perso per realizzare l'inevitabile cambiamento verso le energie rinnovabili e l’efficienza energetica. http://federico-valerio.blogspot.it/2016/04/il-lungo-filo-nero-del-petrolio-di.html?utm_source=feedburner&utm_medium=email&utm_campaign=Feed:+ScienziatoPreoccupato+(Scienziato+Preoccupato)

Situazione RIFIUTI in Provincia di Latina: Analisi dei dati e formulazione proposte alla Regione Lazio.

Situazione RIFIUTI in Provincia di Latina: Analisi dei dati e formulazione proposte alla Regione Lazio. Delibera Consiglio Prov.le n.1 del 22 marzo 2016.pdf
 Allegato verbale delibera CP n. 1 22032016.pdf

Nasce l'Osservatorio sul Parco dello Stelvio

http://www.wwf.it/news/notizie/?22740
“Saremo il cane da guardia delle istituzioni perché non  vengano dispersi 80 anni di storia del Parco nazionale dello Stelvio, pronti a mettere sotto i riflettori tutti i conflitti con le leggi esistenti ma anche a riconoscere novità positive se ci saranno”. Nasce su questi presupposti l’Osservatorio sul Parco Nazionale dello Stelvio, istituito da 10 tra le maggiori associazioni italiane di protezione ambientale (CAI, CTS, FAI, Federazione Pro Natura, Italia Nostra, Legambiente, LIPU,  Mountain Wilderness, Touring Club Italiano, WWF) che focalizza la sua attenzione sulla contestazione della illegittimità costituzionale di una parte rilevante del nuovo quadro normativo che ha definito la nuova governance del Parco  derivante dell’Intesa intercorsa tra Stato, Province autonome di Trento e Bolzano e Regione Lombardia e sottoscritta l’11 febbraio 2015.
“Il 17 novembre 2015 - dichiarano le associazioni componenti l’Osservatorio -, in occasione di un incontro al Ministero dell’Ambiente, a cui era presente la Sottosegretaria Barbara Degani, è emersa chiaramente l’impostazione sperimentale della nuova governance dello Stelvio rispetto alla normativa vigente sui parchi nazionali”. L’Osservatorio sul Parco Nazionale dello Stelvio ha approfondito negli ultimi due mesi la sua analisi sul quadro di insieme che emerge  dal decreto legislativo n. 14 del 13 gennaio 2016 e dalle leggi di recepimento dell’Intesa (la legge della Regione Lombardia n. 39 del 22 dicembre 2015 e le emanande leggi delle Province autonome).
In particolare l’Osservatorio rileva innanzitutto, ad oggi, i seguenti profili di illegittimità:
-     Lo stravolgimento nell’Intesa dell’11/2/2015 e poi nel decreto legislativo 14/2016 dei principi generali della legge quadro sulle aree protette (l. 394/1991), tra i quali si segnalano soprattutto il principio dell’unitarietà delle norme di carattere pianificatorio e regolamentare e il principio della partecipazione delle associazioni e degli enti locali al processo decisionale;
-    La contraddizione irriducibile che emerge sempre dall’Intesa del 2015 e dal Decreto legislativo del 2016 tra la riaffermata natura nazionale del Parco e l’assenza di strumenti e organi che gli permettano di operare come soggetto unitario nazionale, dotato di propria, autonoma personalità giuridica (con il passaggio dal Consorzio preesistente ad un Comitato di coordinamento ed indirizzo, mentre la gestione e la tutela vengono tripartite) ;
-      La violazione nella Legge Regionale n. 39/2015  della Lombardia: dell’art. 117, lett. S della Costituzione, della competenza esclusiva dello Stato in materia di tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, perché gli indirizzi relativi alla tutela e alla gestione del Parco vengono attribuiti esclusivamente alla Giunta regionale (artt. 2,3,4); del principio della configurazione unitaria del Parco, stabilito già anche dalle prime norme di attuazione dello Statuto della Regione Trentino-Alto Adige (art. 3, d.p.r. 279/1974), nonché dalle leggi successive fino allo stesso d.lgs. 14/2016; dell’art. 8 della legge quadro nazionale sulle aree protette, secondo cui i confini/la perimetrazione di un parco nazionale sono fissati con d.p.r. su proposta del Ministro dell’Ambiente, sentita la Regione e non invece con legge regionale, come prevede quest’ultima.
Le Associazioni di protezione ambientale riconosciute che compongono l’Osservatorio valuteranno di impugnare dinnanzi al Giudice amministrativo quei provvedimenti amministrativi (classificazione, piano, regolamento, rapporto con il Piano territoriale regionale), negativi per la tutela ambientale,sollevando incidentalmente la questione della legittimità costituzionale delle norme poste sotto osservazione.
L’Osservatorio si impegna, da un lato, a monitorare con attenzione ogni atto amministrativo che rischi di mettere a repentaglio la tutela del Parco ma anche la partecipazione e perciò la democrazia ambientale; dall'altro, a valutare con obiettività e a salutare favorevolmente ogni eventuale azione istituzionale diretta a tutelare la biodiversità e i valori naturali dell'area protetta in modo più efficace di quanto sinora avvenuto.
 

Il WWF balla coi lupi

http://www.wwf.it/news/notizie/?22722

Evento centrale a Roma dalle 19,00 alle 20,00 in Piazza del Campidoglio


Sabato 30 aprile il WWF scenderà in piazza a passo di tango per rilanciare la campagna #soslupo.
 Per difendere i lupi 10 piazze italiane si trasformeranno in una grande milonga di tango. Per  Balla coi lupi  itangueros indosseranno una mascherina da lupo (appositamente create dal disegnatore Stefano Tonelli) per richiamare l’attenzione sul rischioconcreto di abbattimenti legali di questa specie protetta, come prevede la proposta del nuovo “Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia” presentato dal Ministero dell’Ambiente.
Dal tardo pomeriggio fino alla serata di sabato le piazze si animeranno con danze e maschere, da Piazza del Campidoglio a Roma a Piazza dei Mercanti a Milano, da Piazza della Repubblica a Firenze alla Galleria Umberto I a Napoli e in altre città come Venezia, Torino, Livorno, Verona, Napoli, Lecce, Reggio Calabria. L’inedito flash-mob promosso dal WWF e dalla redazione di “Restiamo Animali” (trasmissione radio)  è nato su iniziativa della società civile, preoccupata dalle sorti del lupo nel nostro paese e vuole rilanciare la raccolta fondi per acquisire alcune attrezzature necessarie per la ricerca scientifica e le attività anti bracconaggio.Balla coi lupi prenderà vita anche grazie alla preziosa collaborazione delle scuole di ballo delle diverse città aderenti come Milano tango, Passion de tango, Tangare, etc. a cui  hanno aderito con entusiasmo i ballerini e i maestri. L’appuntamento centrale si svolgerà a Roma in Piazza del Campidoglio dalle 19,00 alle 20,00.
Secondo il messaggio degli organizzatori l’Italia deve restare un paese in cui l’uomo può convivere in armonia con il lupo. Più di 130 mila persone hanno già sottoscritto la petizione in cui si chiede di cancellare ogni possibile ‘via libera’ all’uccisione ‘legalizzata’ di lupi. Con l’evento di sabato 30 aprile il WWF vuole rilanciare la sottoscrizione le cui firme verranno consegnate nei giorni successivi al Ministro Gianluca Galletti.
 
Perché il tango? Perché il tango ha una sua tradizione di impegno civile con le sue "milonghe solidali".  Il flash mob "Balla coi lupi" propone in modo espressivo una metafora: ogni relazione è una danza, che - come nel tango - per funzionare ha bisogno di ascolto e rispetto dell'altro. L'uomo con la mascherina rappresenta la specie selvatica mentre la donna rappresenta la specie umana.
 
Elenco completo delle iniziative:
 
  1. Roma in Piazza del Campidoglio dalle 19,00 alle 20,00 con la collaborazione di Tangare
  2. Milano in piazza dei Mercanti dalle 21,00 alle 22,00 con la collaborazione di Milano Tango e Mario Tango Pavia.
  3. Venezia a Campo San Giacomo dalle 22,00 alle 23,00 con la collaborazione di Tango Social
  4. Firenze in Piazza della Repubblica (portici lato Feltrinelli) dalle 22,00 alle 23,00 con la collaborazione di Passion de Tango
  5. Napoli presso presso la Galleria Umberto I dalle 22,00 alle 23,00  con la collaborazione di Salone Margherita.
  6. Verona in Piazza Erbe (nel caso di pioggia al Mercato Vecchio) dalle ore 21,00 alle 22,00 con la collaborazione di Clandestino Club Verona
  7. Torino a Via Roma (altezza Galleria San Federico) dalle 22,00 alle 22,30 con la collaborazione di Tango Intenso
  8. Livorno nella Terrazza Mascagni (lato gazebo) dalle 20,00 alle 21,00 con la collaborazione di Livorno Danza e Spettacolo
  9. Lecce nella Villa Comunale (Villa della Lupa) dalle 17,30 alle 18,30 con la collaborazione di Gianna Beltango Lecce,  Tango Illegal, Blutango, Tracce di Tango, Accademia Tango Tradición, Milonga Presidencial, La Sabrosa, Salentango, Tanguerofollia
  10. Reggio Calabria in via Marina (Stazione FS Reggio Calabria Lido) dalle 22,00 alle 23,00 con la collaborazione di Reggio Tango
 

Il Flash mob “Balla coi lupi” è organizzato congiuntamente dal WWF Italia e RESTIAMO ANIMALI (Camilla Lattanzi, autrice), trasmissione radio per una società cruelty-free, in onda da Bolzano a Lecce - Taranto attraverso un circuito di radio locali (vedi allegato) . L’evento sarà seguito in streaming e podcast

Ultima settimana per integrare o modificare le liste dei candidati e il programma per il rinnovo del consiglio comunale a Pontinia

Come sempre ci saranno le sorprese dell'ultima ora tra i candidati delle 3 liste annunciate a Pontinia, tutte con candidati di destra a sindaco.
Vedremo se saranno della stessa parte politica anche i vari candidati e se tutti e tre i candidati confermeranno le loro intenzioni dopo aver avuto sondaggi personalizzati più o meno attendibili sui risultati che vedrebbero in vantaggio Medici su Mochi e più staccato Torelli.

Come sempre i sondaggi vengono smentiti in modo anche clamoroso e sarà importante l'ultima settimana della campagna elettorale

Il libro inchiesta sulla morte di Don Cesare Boschin sarà presentato il 7 maggio a Borgo Montello

L'autore Felice Cipriani presenterà la sua opera nel borgo dove si intrecciano affari della camorra e dei casalesi, sullo smaltimento illecito dei rifiuti, come raccontano pagine di cronaca, inchieste e le interviste di Carmine Schiavone, sullo sfondo dell'omicidio del sacerdote.
Nella presentazione di ieri presso il teatro parrocchiale di San Francesco a Latina, Cipriani ha esaminato le varie tesi che potrebbero essere la causa della morte violenta, così come la giornalista Angela Di Pietro che è stata la prima cronista ad accorrere sul luogo dell'omicidio.
Come era prevedibile all'incontro di ieri hanno presentato alcuni residenti nei borghi di Bainsizza e Montello, con gli interventi di Claudio Gatto che ha raccontato diversi momenti e aspetti della personalità e delle attività parrocchiali di don Cesare. Anche Paolo Bortoletto è intervenuto anche con notizie che, per Angela Di Pietro, anche se importanti sono inedite.
Dopo 21 anni dalla morte di don Cesare, secondo quanto appreso, un nipote del Parroco avrebbe firmato la richiesta di accesso agli atti dell'inchiesta e l'intervento di un “pool di esperti” avrebbe accertato che nel fascicolo ci sarebbero ben poche notizie.
Il pool di esperti che comprenderebbe un avvocato e la criminologa che dovrebbero essere presenti il 7 maggio, oltre ovviamente allo stesso Cipriani, Di Pietro e Claudio Gatto continuerà ovviamente il lavoro di approfondimento.
Paolo Bortoletto chiedeva di ampliare questa squadra ripercorrendo le dichiarazioni di Carmine Schiavone che invitava a chiedere a Michele Coppola notizie sulla morte.
Paolo Iannuccelli raccontava delle confidenze dell'aiuto parroco di don Cesare al quale il sacerdote aveva parlato dei suoi timori.
Il professore Donato Maraffino ha ampliato il discorso a tutti gli interventi economici importanti della provincia, dalla centrale nucleare in poi, invitando a rivedere la storia degli ultimi 60 anni che hanno portato industrie e affari che hanno condizionato pesantemente l'intera provincia.

Nelle conclusioni la speranza che nasca una classe dirigente capace, seria, preparata e indipendente dai voleri romani, evitando gli inciuci .

Petrolio a Genova, il perito non ha dubbi: “Nessuna frana all’origine. Disastro provocato da scoppio del tubo”

"E’ stata la rottura del tubo a provocare la frana sul rio Penego e il conseguente sversamento del greggio diretto alla Iplom di Busalla". Così Alfonso Bellini anticipa a Ilfattoquotidiano.it i risultati delle sue analisi che indicano che fu lo scoppio dell'oleodotto la causa del disastro del 17 aprile che ha scaricato verso il mare 700 tonnellate di petrolio. Quel tratto di oleodotto segnalato dalla stessa Iplom nel 2013 tra i 23 punti critici. Resta il timore per gli effetti sull'ambiente
“E’ stata la rottura del tubo a provocare la frana sul rio Penego e il conseguente sversamento del greggio diretto alla Iplom di Busalla”. Alfonso Bellini è il perito nominato dalla procura della Repubblica di Genova per accertare le cause del disastro che il 17 aprile ha devastato la parte terminale del torrente Polcevera e dei rivi Penego e Fegino, scaricando verso il mare 700 tonnellate di petrolio diretti alla raffineria oltre Appennino. Bellini è un geologo e ha già effettuato alcuni sopralluoghi nella zona del disastro. Il suo giudizio è netto: non c’è stata alcuna frana all’origine dell’incidente, viceversa la frana caduta sul rio Penego (un affluente del rio Fegino che si getta nel Polcevera) è stata la conseguenza della rottura della tubazione della Iplom. “In quel punto l’oleodotto attraversa il rio Penego in senso perpendicolare al suo corso. La rottura si è verificata a una trentina di metri dalla salita che conduce al crinale sul quale corrono le tubazioni”.
Bellini anticipa al fattoquotidiano.it il contenuto della relazione che firmerà per il procuratore Franco Cozzi. Con una importante postilla: “Il tubo in questione ha un diametro di 40 centimetri e uno spessore di 8 millimetri. La sezione che è saltata presenta un’ampia rottura, circa settanta centimetri, nella parte inferiore (quella che poggiava a terra) . Lo spessore del tubo risulta dimezzato nel punto della rottura e l’assottigliamento della parete probabilmente è stato causato da due fenomeni, noti in questo genere di incidenti. La corrosione, provocata dagli agenti chimici contenuti nel greggio. E l’erosione, frutto dello smerigliamento prodotto dalla sabbietta contenuta nel greggio. Questo non è il mio campo specifico di indagine, se ne occuperà l’altro perito nominato dal procuratore Cozzi, l’ingegner Sandro Osvaldella che eseguirà tutti gli accertamenti e le analisi di carattere metallurgico e metallico”.
Bellini è un geologo esperto, ha ricevuto in questi stessi giorni l’incarico di effettuare perizie sulla frana che ha interrotto la statale Aurelia all’altezza di Arenzano. Conferma che la Iplom aveva individuato nel 2013 circa 25 punti critici lungo i 22 chilometri e mezzo dell’oleodotto che dal porto petroli di Multedo convoglia il greggio sbarcato dalle navi-cisterna alla raffineria di Busalla”. Anche in quei punti lo spessore dei tubi risulta assottigliato”, precisa Bellini. E tuttavia l’azienda non aveva assunto provvedimenti di sorta. Per questa ragione la Procura ha indagato il direttore della raffineria e il perito che aveva certificato lo stato delle conduttore nel 2013.
La bonifica in mare ha prodotto risultati discreti, alla vista almeno. Salvo alcune macchie di greggio subito riassorbite si sono notati in superficie alcuni strati di iridescenze, ossia velature di greggio che dovrebbero essere eliminate con facilità. Ma da qui a dire, come stanno tentando di fare le autorità politiche della regione, che l’emergenza è terminata e che non ci saranno problemi, purtroppo ce ne passa. Ne è convinto Andrea Agostini, vicepresidente del Circolo Nuova Ecologia di Legambiente Liguria. “Nessuno oggi è in grado si stabilire quanto greggio sia andato disperso e si sia depositato sui fondali marini”, dice Agostini a Ilfattoquotidiano.it. “Né è possibile accertare i danni prodotti alla vita animale e vegetale sul fondo del mare. Ricordate la petroliera Haven, affondata al largo di Arenzano nel 1991? Per anni si sono verificate le conseguenze dello sversamento in mare del greggio, sebbene la bonifica in quel caso fosse agevolata dal fatto che il punto dell’inquinamento era facilmente individuabile”.
Un altro aspetto preoccupa Agostini. La “salute” dei torrenti investiti dall’onda nera. “Per otto chilometri dalla linea di costa risalendo il corso del Polcevera e nei tratti terminali dei rivi Penego e Fegino la vita animale e vegetale è stata totalmente annientata. Uccelli di ogni specie (cormorani, anatre, germani, oche, aironi) ogni varietà di pesci, granchi di fiume, rane sono scomparsi. Altrettanto i caprioli e i cinghiali che scendevano ad abbeverarsi. Per ricostruire l’ecosistema devastato occorrono interventi radicali. Bisogna asportare un metro e mezzo di terreno dal letto del Polcevera, per un’ampiezza dai 3 ai 60 metri. Il greggio infatti è penetrato in profondità nel terreno e una pulizia superficiale non risolverebbe il problema. Una volta ripulito l’habitat si potranno reintrodurre animali e vegetali le specie estinte. Ma ci vorranno anni e parecchio denaro”.
Paradossalmente proprio la foce del Polcevera era stata individuata – su suggerimento dell’architetto Renzo Piano era stata inserita nel Puc entrato in vigore a dicembre – come il luogo ideale per creare un’oasi naturalistica con percorsi pedonali e per le biciclette e punti di osservazione della vita degli uccelli acquatici. La previsione di spesa era di un milione e 200mila euro che ovviamente non sono disponibili e che semmai si trovassero sarebbero ora destinati alla bonifica del torrente. L’assessore comunale alla Protezione Civile, Gianni Crivello dice alfattoquotidiano.it: “L’Iit (Istituto italiano di tecnologia) subito dopo l’incidente ci aveva proposto di analizzare le acque inquinate dei torrenti per individuare le “spugne” ideali per prosciugare il greggio separandolo dall’acqua. La soluzione c’è. Un materiale che, opportunamente trattato dai tecnici dell’Iit, è in grado di asportare la massima quantità di greggio, e poi può essere riutilizzato all’infinito. La Belfor, la ditta che per conto della Iplom sta procedendo alla bonifica delle acque dolci, ne ha ordinato mezzo quintale alla ditta che lo produce in Belgio e con quelle “spugne” interverrà sui torrenti che peraltro sono già stati in buona parte ripuliti dal petrolio”. di  | 30 aprile 2016 http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04/30/petrolio-a-genova-il-perito-non-ha-dubbi-nessuna-frana-allorigine-disastro-provocato-da-scoppio-del-tubo/2685475/