domenica 30 novembre 2014

Amianto: la valle dei sopravvissuti

Amianto: la valle dei sopravvissuti
Scampati al terremoto sono stati decimati dal cancro: in attesa di fondi bloccati da un anno Morire in silenzio di amianto senza avere giustizia. I sopravvissuti al terremoto che ha distrutto il Belice nel 1968, hanno ricevuto in “regalo” (dalle sottoscrizioni raccolte da alcuni quotidiani) baracche con tetti, pareti e vasche per l’acqua completamente in amianto. A Montevago, in provincia di Agrigento, ancora oggi queste infernali scatole prefabbricate sono abitate dai residenti che tengono la conta di chi è stato ucciso dai tumori correlabili all’amianto.
Peccato che nessuna autorità (sanitaria e politica) e la magistratura abbiano voluto stabilire il nesso di causalità tra l’esposizione all’amianto e le morti per cancro degli ultimi 40 anni perché in Sicilia il registro tumorale è stato istituito soltanto nel 1998. Il Senato un anno fa annunciò lo sblocco dei fondi per le bonifiche. Di questi soldi, però, non c’è traccia.
29 novembre 2014 | 08:06
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Scampati al terremoto sono stati decimati dal cancro: in attesa di fondi bloccati da un anno
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Terra dei Fuochi, in migliaia in corteo a Casal di Principe per dire “Stop al biocidio”

In mille hanno sfilato a Casal di Principe per dire “Stop al biocidio“. Volontari delle associazioni sulla Terra dei Fuochi, delegazioni di Comuni, tra cui quella di Casale Monferrato, madri che hanno perso i propri bambini, di cui mostravano le fotografie, a causa di patologie tumorali, e medici con camici bianchi ma anche tanti cittadini che sono tornati in piazza per sollecitare interventi urgenti di bonifica delle aree inquinate dallo sversamento indiscriminato di rifiuti tossici http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/11/30/terra-dei-fuochi-in-migliaia-in-corteo-a-casal-di-principe-per-dire-stop-al-biocidio/317619/
http://tv.ilfattoquotidiano.it/…/terra-dei-fuochi-i…/317619/
In mille hanno sfilato a Casal di Principe per dire “Stop al biocidio“. Volontari delle associazioni sulla Terra...
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Scandalo discarica di Borgo Montello, la Procura ricorre in Cassazione Rifiuti, il pm rilancia contro le società Indeco e GreenHolding

Dopo il pronunciamento del Riesame sul peculato
Per i sei indagati il quadro indiziario era cambiato
RETROSCENA
AL TELEFONO
GLI INDAGATI
PARLANO
DI UN CANALE
«BUONO»
CHE C’E’
IN REGIONE
Se il Tribunale del Riesame
di Roma poteva aver sparigliato
le carte decretando
l’annullamento della prima misura
cautelare nei confronti degli
indagati della prima tranche sullo
scandalo di Montello, il pubblico
ministero Luigia Spinelli che aveva
richiesto la prima ordinanza di
custodia cautelare, non molla la
presa e ha presentato ricorso in
Corte di Cassazione. 
I magistrati romani infatti avevano
«rivisitato» l’inchiesta che lo
scorso 16 ottobre aveva portato
agli arresti domiciliari i vertici
della Green Holding, tra cui proprio
Andrea Grossi e poi erano
stati arrestati anche Ernesto
D’Aprano, residente a Latina,
presidente del Cda della Indeco e
poi Enzo Cimini, consigliere del
consiglio di amministrazione della
Green Holding spa e Stefano
Lazzari, 51 anni consigliere del
Cda della Indeco, Antonio Romei
e poi Paolo Titta.
La difesa nel suo ricorso aveva
puntato l’indice sull’insussisten -
za dell’ipotesi di reato contestata
nel provvedimento cautelare e
cioè quello di peculato per distrazione
e alla fine i giudici romani
avevano accolto questa linea su
cui aveva poggiato le basi gran
parte del ricorso.
Ma come erano nate le indagini
sulla discarica di Borgo Montello?
Dopo una serie di esposti dei
residenti di Borgo Montello, gli
investigatori della Squadra Mobile
coordinati dal vice questore
aggiunto Tommaso Niglio, avevano
puntato sulla discarica e anche
i filmati della doppia pesatura
dei camion sembravano fin troppo
eloquenti sul sistema dei rifiuti. In
realtà come è emerso dall’inchie -
sta, gli indagati avevano architettato
una finta emergenza per ottenere
l’ampliamento della discarica
e fare in questo modo altri
affari. Come è emerso anche in
una intercettazione telefonica annotata
dalla Squadra Mobile e che
risale allo scorso giugno quando
Vincenzo Cimini, membro del
Cda della Green Holding, la società
per azioni che controlla Indeco,
ad Andrea Grossi, il rampollo
della famiglia, general manager
della Green Holding che
«in Regione c’è un canale proprio
buono, lì c’è il responsabile
d el l ’area... dell’as s es s or at o .. .
quello lì che fa il factotum area
tecnica dell’assessore e con gli
uffici preposti...». Già proprio in
Regione nessuno si è accorto di
quello che accadeva a Latina, una
svista clamorosa, con i soldi che
finivano in Lussemburgo. Adesso
la Procura torna alla carica.
IL QUOTIDIANO - Venerdì 28

8 Latina

L’intervento del procuratore capo di Roma sulla criminalità nella provincia «Camorra e ‘ndrangheta, Latina batte la Capitale»

 DI JACOPO PERUZZO IL REPORT
I DATI EMERGONO
DALL’ULTIMO
DOSSIER DELLA LUISS
SUL TEMA
DEL RECICLAGGIO
NEL TESSUTO
ECONOMICO LOCALE
«Èsorprendente come
nella provincia
di Latina ci
siano delle presenze strutturate
e stabili di camorra
e ‘ndrangheta che ancora
non si riscontrano a Roma
». Non si tratta della
solita «frase fatta», che ormai
da tempo è diventata
forse ridondante per tanti
cittadini del capoluogo
pontino, ma di una dichiarazione
del procuratore capo
di Roma Giuseppe Pignatone
a seguito del rapporto
«Mafie Bianche: la
morsa del riciclaggio sul
tessuto economico di Roma
», un report effettuato
da ll ’Osservatorio Luiss
sulla legalità dell’econo -
mia e dagli studenti della
stessa università. Dati
tutt’altro che positivi che
dimostrano come la provincia
pontina rappresenti
il più grande bacino della
malavita organizzata del
Lazio, che per inciso occupa
la seconda posizione
per i reati di reciclaggio
nella classifica italiana stilata
dalla Luiss.
«I messaggi di legalità sono
messaggi semplici - ha proseguito
Pignatone - Eppure non
vengono facilmente recepiti.
Perché? La paura di ritorsioni,
nel caso si dica di no alle
richieste mafiose, è una scusa
che ormai ha fatto il suo
tempo: non è più concepibile
se pensiamo alle tante categorie
professionali che, per calcoli
di convenienza, collaborano
con la criminalità, e non
parliamo più soltanto di grandi
e piccoli imprenditori». Insomma,
si tratta di convivenza,
a volte forzata per paura, a
volte ben accetta per convenienza.
In entrambi i casi,
regna il silenzio, quello
dell’omertà.
La Capitale è da sempre stata
il primo parametro di confronto
per il territorio pontino,
sia in termini economici che
culturali, ma spesso anche sociali.
Questa volta Latina non
teme il confronto: in termini
di «Mafie Bianche» il primato
è della nostra provincia. Sebbene
il dossier della Libera
Università degli Studi Sociali
è nato con l’obiettivo di disegnare
un quadro dettagliato
della presenza mafiosa nel
territorio della Capitale, il
procuratore capo di Roma
non ha potuto evitare un commento
sulla provincia pontina.
Insomma, su questo tema
siamo diventati noi il termine
di paragone.
IL QUOTIDIANO - Venerdì 28 Novembre 2014

Latina 7

«Da Aprilia ad Adria - il rischio chimico nella aziende rifiuti - formazione professionali di tutti gli attori»

IL FORUM A PALAZZO CHIGI, IERI LA PRESENTAZIONE IN SENATO
Valutazione dei rischi,
il 5 dicembre il convegno
Ieri a in Senato è stato presentato il convegno «Da Aprilia ad Adria - il rischio chimico
nella aziende rifiuti - formazione professionali di tutti gli attori» che si svolgerà venerdì
5 dicembre a Palazzo Chigi. Alla presentazione nella sala «Caduti di Nassiriya» di
Palazzo Madama, oltre al presidente interregionale dell’Ordine dei Chimici Fabrizio
Martinelli, hanno partecipato il senatore Enrico Buemi, il professor Armando Zingales,
il professor Raffaele Riccio,il dottor Tomaso Munari e il vice ministro degli Interni,
Filippo Bubbico. Il forum sarà un momento di confronto tra esperti di settori sulla
valutazione del rischio chimico nelle aziende di rifiuti e le possibili soluzioni per la
prevenzione.
IL QUOTIDIANO - Venerdì 28 Novembre 2014

Aprilia 15

Latina scandalo rifiuti, veleni nelle falde «Sicurezza nelle aziende di rifiuti, più poteri ai chimici» La richiesta del presidente interregionale dell’ordine

La sicurezza sul lavoro nella
aziende di rifiuti e centralità dei
chimici nella valutazione del
rischio, oggi non completamente riconosciuta
dal legislatore. Sono questi
temi affrontati con Fabrizio Martinelli,
presidente interregionale dell’Ordi -
ne dei Chimici, che durante la conferenza
stampa di presentazione del convegno
annuale (in programma il 5
dicembre a Roma) ha sottolineato
l’importanza di una normativa che
assegni più «poteri» alla categoria. «Il
legislatore è partito bene e nei vari
testi, a partire dalla legge 626, ha
differenziato tutti i rischi. Tuttavia c’è
una pecca per quanto riguarda il nostro
settore, ovvero che la valutazione del
rischio chimico può essere fatta da
chiunque. Mentre invece parliamo di
un ambito specifico, difficile da gestire,
dove chi certifica un progetto ne
deve assumere la responsabilità e dimostrarne la competenza. Per questo
la valutazione dovrebbe essere fatta
dai chimici. Non sempre è così».
Il titolo del convegno «da Aprilia a
Adrio» riporta alla memoria quanto
accaduto a luglio alla Kyklos, quando
due operai sono morti per cause
ancora da accertare (l’indagine è in
corso e il sito è ancora sotto sequestro).
«Cosa può essere accaduto
alla Kyklos? Certamente si è manifestato
- commenta Martinelli - un
fenomeno che ha provocato la morte
di due lavoratori e l’indagine servirà
a capire perché è successo. C’è stata
una reazione incontrollata di qualcosa,
così come si suppone sia successo
ad Adrio? Quello che posso
dire è che travasare percolato a una
cisterna è un’operazione che si fa
più volte alla settimana, parliamo di
qualcosa classificato come non pericoloso.
Purtroppo non ho la risposta
in tasca, ma l’impegno della Magistratura
è proprio di cercare di capire
cosa è successo». Infine il presidente
sottolinea come i rischi chimici
possano
arrivare anche da piccole
realtà. «Mi occupo di sicurezza sul
lavoro e in tutta sincerità mi trovo a
operare meglio nelle aziende a incidente
rilevante, dove c’è maggior
cognizione del problemi. AbbVie,
Recordati, Isagro e Kyklos hanno
coscienza del rischio interno. E sono
sicure, anche se chiaramente gli
eventi possono sempre capitare.
Nello stesso tempo ci sono una marea
di micro aziende che hanno lo
stesso livello di rischio ma non ne
hanno preso coscienza».
IL QUOTIDIANO - Venerdì 28 Novembre 2014

Aprilia 15

Radioattività in Basilicata, il giallo dei dati di Tecnoparco

di Maria Rita D'Orsogna | 30 novembre 2014 A titolo meramente esemplificativo, per l’acqua potabile il livello di riferimento fissato dalla direttiva Ue per la concentrazione alfa totale è pari a 0,1 Bq/L e i valori misurati nei campioni prelevati nel caso in oggetto risultano circa nove volte superiori.
Carmela Fortunato, relazione Arpab, 27 ottobre 2014
Gli scarti petroliferi del Centro Oli Eni di Viggiano arrivano per la maggior parte a Tecnoparco, provincia di Matera. L’Arpab, l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente di Basilicata, decide di eseguire delle indagini sui materiali qui lavorati. E così, il giorno 27 ottobre 2014 la dottoressa Carmela Fortunato, per conto dell’Arpab, presenta un’apposita relazione su due campioni da fanghi e rifiuti solidi e due da acque di “deiezione”. Gli impianti di Tecnoparco non hanno la capacità di “bonificare la radioattività”. Le analisi sono state fatte perché “da fonti bibliografiche risulta che i rifiuti (acque di produzione, fanghi e tubini delle condutture) prodotti da attività estrattive (pozzi petroliferi o estrazione gas naturale) possono contenere significative concentrazioni di radionuclidi naturali, come effetto delle estrazioni dal sottosuolo e anche attraverso il veicolamento delle acque dagli strati profondi.”Nei campioni solidi si rivela radioattività superiore alla sensibilità strumentale ma notevolmente inferiore ai “livelli di allontanamento” indicati nelle direttive comunitarie. Nei campioni liquidi, arriva il lupus in fabula: “Per i campioni liquidi della tipologia in esame (acqua di deiezione) non si dispone dei corrispondenti livelli di riferimento. In tali campioni, tuttavia, sono state riscontrate concentrazioni di radioattività, soprattutto di “alfa totale”, solitamente non rilevate nelle matrici analizzate da questo Ufficio (essenzialmente matrici ambientali e acqua potabile). A titolo meramente esemplificativo, per l’acqua potabile il livello di riferimento fissato dalla direttiva UE per la concentrazione alfa totale è pari a 0.1 Bq/L e i valori misurati nei campioni prelevati nel caso in oggetto risultano circa nove volte superiori. Pertanto, in via cautelativa si ritiene opportuno che venga verificato lo stato radiologico ambientale con campionamenti e analisi periodiche delle matrici più rappresentative, quali acque di scarico, acque di falda e acque superficiali, a valle e a monte dell’Impianto.”
arpab-dorsogna
E poi ci sono delle tabelle, in cui -piccoli piccoli – compaiono i valori: 0,879 Bq/L e 0,945 Bq/L. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ne fissa i limiti a 0,1 Bq/L.
Dopo qualche giorno, sul sito dell’ARPAB compare un sunto della relazione con opportuni tagli. Mancano paragrafi in cui si ricorda che è inusuale per l’Arpab rilevare concentrazioni di radioattività in zona, e che i valori misurati sono di nove volte superiori a quanto fissato dalle direttive correnti:
Nei campioni liquidi (acque di deiezione contenute nelle autobotti) analizzati, le concentrazioni dei radionuclidi naturali, in particolare quelli della serie U-238, sono risultate comprese tra 0,1 e 1 Bq/litro. In aggiunta, sono state misurate le concentrazioni “alfa” e “beta” totali, i cui valori sono risultati rispettivamente dell’ordine di 1 Bq/L e di 10 Bq/L. Tuttavia per dette “acque di deiezione” non sono disponibili livelli di riferimento specifici. In via cautelativa, al fine di controllare eventuali contaminazioni dell’ambiente, si ritiene opportuno verificare periodicamente lo stato radiologico delle principali matrici ambientali, quali le acque superficiali e le acque di falda, con campionamenti a valle e a monte dell’impianto. Inoltre si suggerisce di analizzare periodicamente anche le acque di scarico.”
Cosa vuol dire “non sono disponibili livelli di riferimento specifici”? Possibile che l’Arpab non sappia dare un contesto a questi dati?  Dire 1 o 10 o 100 Bq/Litro non significa niente se non c’è un punto di riferimento. Secondo l’Arpab, tutti questi becquerel per litro sono tanti? Sono pochi? Sono normali? Cos’è alfa, cos’è beta? Cosa deve capire la persona comune, le cui tasse finanziano l’Arpab e per il quale l’Arpab dovrebbe essere a servizio?  E perché l’Arpan ha cancellato quei paragrafi? Mistero.
Il 26 Novembre 2014 arriva il colpo di scena, ed il “tutt’a posto”, questa volta dal Giornale della Protezione Civile. Secondo l’Arpab, i reflui non sono radioattivi e non c’è nessun rischio. Anzi, la radioattività è bassissima, entro i limiti e senza rischi per la salute e l’ambiente. Il tutto è stato decretato da un “nutrito” gruppo di tecnici fra cui rappresentanti dell’azienda petrolifera. E così l’assessore all’Ambiente di Basilicata, Aldo Berlinguer serenamente conclude che queste analisi consentiranno ai “cittadini di essere più tranquilli e alla Basilicata di diventare un modello virtuoso da seguire”.
Forse i lucani sono ora più tranquilli – ma la domanda resta: che ne facciamo dei dati della Fortunato, elaborati come rappresentante Arpab? Come li dobbiamo interpretare? Erano sbagliati? E quali sono quelli giusti?  O era radioattività che è decaduta invece che in millenni, dopo due settimane?
Le immagini e i dati relativi alla radioattività vera o presunta di Tecnoparco sono raccolti qui http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/11/30/radioattivita-in-basilicata-giallo-dei-dati-tecnoparco/1241664/

Ilva, Renzi: “Non escludo l’intervento pubblico per non perdere l’acciaieria”

Il premier parla anche degli scontri interni al Movimento 5 Stelle: "Abbiamo rottamato il grillismo". Poi torna sulle ultime parole di Berlusconi che, prima di approvare la legge elettorale, vuole votare il nuovo Presidente della Repubblica: "Non esiste. Abbiamo un patto: Italicum entro gennaio" Intervento pubblico sull’Ilva, rottamazione definitiva del “grillismo” e una risposta dura a Berlusconi. Sono i punti fondamentali dell’intervista che Matteo Renzi ha rilasciato aRepubblica per dettare la linea del Governo nei prossimi mesi. E il punto da cui ripartire è proprio il problema lavoro, in un momento di tensione tra Stato e sindacati, soprattutto la Cgil di Susanna Camusso. “Non sono contro il sindacato – precisa il presidente del Consiglio – sono contro chi frena. Si devono affrontare crisi come quelle di Taranto, Terni e quella dell’Irisbus. Si deve dare nuove tutele a chi lavora e non alimentare la polemica ideologica. L’Ilva? possibile intervento dello Stato”.
Proprio sulla questione delle acciaierie di Taranto, il premier rivela che il Governo ha in mente un piano d’intervento statale temporaneo per garantire il posto di lavoro ai dipendenti, rilanciare l’azienda e, poi, rimetterla sul mercato risanata. Una scelta che va contro la sua linea di privatizzazioni, ma “se devo far saltare Taranto, preferisco intervenire direttamente per qualche anno e poi rimetterlo sul mercato”. Una scelta che prevede uno sforzo economico per il Governo che dovrebbe protrarsi per 2 o 3 anni: “Rimettere in sesto l’azienda per due o tre anni, difendere l’occupazione, tutelare l’ambiente e poi rilanciarla sul mercato”. Per risanare l’Ilva, dice, “ci sono tre ipotesi: l’acquisizione da parte di gruppi esteri, da parte di italiani e poi l’intervento pubblico. Non tutto ciò che è pubblico va escluso. Io sono perché l’acciaio sia gestito da privati”, ma non a costo di perdere le acciaierie di Taranto. A livello nazionale, però, i dati relativi alladisoccupazione sono i più alti dal 1977. A questo il premier risponde che il dato deve essere letto come un aumento di fiducia da parte delle persone senza un lavoro. “Col decreto Polettiabbiamo creato 100mila nuovi posti di lavoro, mentre nei sei anni precedenti se ne sono persi 1 milione. Un segnale incoraggiante. I dati sulla disoccupazione dipendono dal fatto che un sacco di gente è tornata a iscriversi alle liste di disoccupazione perché adesso avvertono la speranza di trovare un lavoro”. http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/11/30/ilva-renzi-non-escludo-lintervento-pubblico-per-non-perdere-lacciaieria/1241625/

Le vittime dell’ecocidio di Spinetta Marengo: De Laguiche, Cogliati e compagnia bella di Solvay, sapete dove dovete mettervela la vostra “solidale umana pietà”?

Le vittime dell’ecocidio di Spinetta Marengo: De Laguiche, Cogliati e compagnia bella di Solvay, sapete dove dovete mettervela la vostra “solidale umana pietà”? In Corte d'Assise di Alessandria , il difensore dell'amministratore delegato di Solvay dà lezioni morali alle parti civili, si rivolge direttamente alle vittime, lavoratori e cittadini, ammalati ed eredi dei defunti: Umana solidale pietà, ma non posso non esprimere tutto il mio disagio morale nei vostri confronti per le vostre (immorali) richieste di risarcimento, trascinati come siete stati da burattinai (immorali avvocati, immorale PM), qui in quest’aula a mettere in scena (immorali) teatrini del dolore, sceneggiate di vedove e orfani, recital di lacrime e sofferenze, per morti e malattie attribuite a Solvay per inesistenti esposizioni da ipotetiche acque avvelenate, malattie e morti inesistenti e inventate, attribuibili a cause naturali. Continua 
Lettera ai Caraibi. All'egregio mica tanto monsieur De Laguiche. Al processo Solvay in Corte di Assise di Alessandria l’avvocato Domenico Pulitanò in una epica arringa di otto ore mi ha degnato, per quantità e intensità di citazioni, quale nemico numero due, dopo il pubblico ministero Riccardo Ghio. In effetti, nella mia altrettanto lunga testimonianza, avevo dimostrato che il suo assistito, lei Bernard de Laguiche, non era imputato solo per la carica di amministratore delegato né per il teorema “non poteva non sapere”, degli arcinoti archivi “segreti” ad esempio, o delle denunce penali per i muri che trasudavano cromo dal suolo ad esempio, bensì per la sua conoscenza diretta e documentata dell’inquinamento dello stabilimento di Spinetta Marengo, in particolare della falda acquifera sottostante: cocktail di 21 veleni tossici e cancerogeni. Infatti, nel dicembre 2002 in occasione della discesa in pompa magna del magnate belga (sempre lei) alla Confindustria di Alessandria, pasticcini e champagne, le avevo inviato tramite fax alla sede di Bollate una lettera di denuncia ambientalepubblicata da tutti i giornali... Continua..
Clicca quiJ'accuse. La testimonianza di Lino Balza al processo.
Clicca quiIl video della testimonianza
Clicca quila lettera aperta a De Laguiche del 2002.

E' tutta colpa dei giornali. Sta succedendo per l'Eternit e per la Solvay. Quando i colpevoli sentono odore di condanna se la prendono con l'opinione pubblica, i giornali, le vittime che ci sono lamentate troppo. Dopo la condanna se la prenderanno con i giudici. Gli avvocati sono pagati per questo.
Una voce fuori dal coro giornalistico: Medicina democratica sull'alluvione ad Alessandria. Le responsabilità, nomi e cognomi. Nel ventennale delle celebrazioni in corso. Clicca qui l'inchiesta pubblicata sulla nostra Rivista
Alluvioni, fenomeni metereologici inconsueti che stanno diventando la norma. Mentre si contano morti e danni per le alluvioni, spendete milioni per opere inutili come Tav Terzo Valico e ponte Meier. È vero che assistiamo a fenomeni metereologici inconsueti che stanno diventando la norma. Tutto ciò dovuto al cambiamento climatico che sta coinvolgendo il nostro Pianeta che è conseguenza di politiche economiche globali inadeguate e scorrette. Questo mese è entrato in vigore il Decreto Legge denominato Sblocca ItaliaContinua a leggere...»
Messaggio di pace e salute inviato a 12.195 destinatari da Lino Balza
Via Dante 86 15121 Alessandria Tel. 3470182679 linobalzamedicinadem@gmail.com - medicinademocraticalinobalza@hotmail.com
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Sezione provinciale: movimentodilottaperlasalute@medicinademocraticaalessandria.it   

arresti e sequestri discarica di Borgo Montello gruppo Indeco e Green Holding Gli inquinatori di prove A fine agosto volevano accendere polizze per i vecchi siti

DETTAGLI
ESCAMOTAGE GRAVISSIMI
QUANDO LA REGIONE
STAVA PER DARE L’AIA
E NUOVE VOLUMETRIE
DI GRAZIELLA DI MAMBRO
La cricchetta dei rifiuti di
Montello poteva reiterare
i reati e inquinare
le prove, di qui l’esigenza di
procedere ai nuovi arresti e
questa volta anche con l’ac -
cusa di truffa in danno degli
enti locali e frode in pubbliche
forniture. Oltre che imporre
ai Comuni un prezzo
maggiorato rispetto a quello
effettivo. La Indeco avrebbe
messo in piedi una sequenza
di escamotage gravissimi. E il
tutto dopo la «pressante attività
finalizzata a simulare il
raggiungimento dei limiti di
capienza al solo fine di ottenere
autorizzazione all’am -
pliamento degli invasi», un
ampliamento «perseguito al
fine di ottenere nuove risorse
finanziarie derivanti dai nuovi
invasi e colmare in tal modo
le lacune dei milioni di euro
post mortem non accantonati
e distratti nel corso degli anni
». In particolare in una conversazione
intercettata Andrea
Grossi fa capire che «la
nuova realizzazione serve anche
a sistemare
il
p o s t
mortem
pregresso». C’è un passaggio
n e ll ’ordinanza del giudice
delle indagini preliminari che
sottolinea la capacità di Indeco
di inquinare le prove (dopo
aver inquinato l’area di Montello).
A fine agosto Ernesto
D’Aprano si lascia sfuggire
che ci si stava attivando al fine
di «regolarizzare la situazione
» e in specie per «stipulare
oggi le fidejussioni non fatte
in passato», dunque «fidejussioni
ora per allora». Ecco la
sequenza di ciò che accade
a fine agosto: la
Reg i o n e
La zio
sta
per rilasciare l’autorizzazione
per nuove volumetrie (cosa
che poi avverrà il 9 settembre);
Indeco viene a sapere di
questa autorizzazione e sa pure
che avrà «90 giorni di
tempo per presentare le garanzie
finanziarie» e così
quando Vittorio Cimini si accorge
di quel passaggio «realizza
subito che in tale arco
temporale può sistemare anche
la questione della fidejussione
mancante per il bacino
S4... circostanza
che viene
subito avallata
da Vincenzo D’Aprano...». A
proposito degli uomini di Indeco
il gip parla
chiaramente di
«spiccato pericolo
di reiterazione
criminosa
ed inquinam
e n t o
p r o b a t o r i o ,
ben attestato
da tentativi di
disporre ora
per allora fidejussioni
o polizze
assicurative
». La possib
i l i t à d i
«protrarre le conseguenze
del reato o agevolare
la commissione di altri» è
anche il motivo per cui è stato
disposto il sequestro delle
quote societarie di Indeco.

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