Il cane
può
aiutare il bambino a
crescere
bene, gli può insegnare
il
rispetto per gli
altri.
Possono giocare insieme.
Ma
è un rapporto
che
non si improvvisa, va
costruito.
È fondamentale
che
i genitori conoscano le regole base
dell’educazione
cinofila. Questo previene
morsi
e abbandoni”. Giorgio Campagnoli
è
l’istruttore di riferimento del centro
EducaDog
di Modena, è docente presso la
scuola
di formazione “Il Biancospino” di
Casteggio,
nel pavese, e viene spesso chiamato
per
aiutare le famiglie che scelgono
di
adottare un cane in un rifugio.
Campagnoli,
come fare a scegliere il cane
giusto?
Cominciamo
col dire che i migliori cani,
i
cani da ‘famiglia’, vengono proprio dai
canili.
Perché sono cani forti, temprati,
abituati
al branco e alle sue regole. Ma
proprio
per questo bisogna stare attenti.
A
cosa?
A
non innamorarsi del ‘primo che capita’.
Alle
caratteristiche fisiche, che certo
sono
importanti,
vanno
affiancate
quelle
comportamen
-
tali.
Per questo è
determinante
conoscere
la
storia
del cane
che
ci piace: se è
un
cucciolo, bisognerebbe
sapere
a che età è stato tolto
alla
madre – potrebbe non aver socializzato
o
non avere l’inibizione del morso,
per
esempio –. Se è un cane adulto, tanto
meglio:
la sua storia spesso si sta consumando
in
canile, quindi lo si conosce
bene.
I volontari ci devono aiutare in
questo
percorso.
E
se è un colpo di fulmine?
È
meglio evitare di portarsi a casa un cane
la
prima volta che lo si vede. Sarebbe
meglio,
se possibile, tornare più volte,
magari
riuscire ad osservarlo in ambienti
e
in circostanze diverse.
Diciamo
che ho fatto tutto questo e, alla
fine,
l’ho portato a casa. Come mi devo
comportare?
Per
i primi 15/20 giorni lo si deve lasciare
in
pace il più possibile. So che sembra
una
cattiveria, soprattutto se si hanno
dei
bimbi, ma si sta contribuendo a costruire
il
rapporto con lui. Il cane si deve
ambientare
e abituare a nuovi odori, stimoli,
persone.
Da solo deve prendersi i
suoi
spazi, iniziare a esplorare la casa.
Per
i primi giorni non lavarlo, anche se
ha
il cattivo odore tipico dei canili. Ma è
il
‘suo’ odore e lavarlo sarebbe togliergli
una
certezza.
E
se è un cucciolo e fa i suoi bisogni dentro
casa?
Bisogna
avere pazienza e non punirlo.
Piuttosto
portatevi un bocconcino
quando
uscite con lui e dateglielo quando
fa
la pipì, in modo da premiare e rinforzare
il
suo comportamento positivo.
Se
lo sorprendete a sporcare dentro casa
e
lo sgridate o lo punite, gli state solo insegnando
a
non sporcare davanti a voi.
Non
a farla fuori.
Ha
mai assistito adozioni “difficili”?
Tante
volte. Mi ricordo di Tristano. Era
stato
chiamato così non per allusioni letterarie,
ma
perché era un cane molto triste.
Era
impaurito, aveva serie difficoltà a
socializzare.
Un uomo si è lo stesso innamorato
di
lui. Ci abbiamo messo mesi
per
farglielo portare a casa, è venuto in
canile
tante volte. Oggi quei due sono inseparabili.
La
morale? Quella che si sente
ripetere
sempre: un cane non è un gioco,
e
i cani del canile hanno già sofferto abbastanza.
Se
siete davvero convinti, affidatevi
a
una buona struttura, fatevi seguire.
Ragionate
con la testa, e non solo
d’istinto.
Quello che investite nella fase
dell’adozione
vi sarà restituito con gli interessi.
Si.
D’O. il fatto quotidiano 27 ottobre 2014
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