Il
presidente del cda di Indeco ieri è comparso davanti al gip Giuseppe
Cairo per l’interrogatorio di garanzia
GLI
ALTRI INDAGATI
IN
CINQUE
SONO
STATI
INTERROGATI
A
MILANO
PER
ROGATORIA
DI
ANDREA RANALDI
Ernesto
D’Aprano ha risposto
alle
domande del giudice
per
le indagini preliminari
Giuseppe
Cario respingendo
l’accusa
di perculato che la Procura
ha
formulato sulla base delle
indagini
svolte dalla Squadra Mobile
di
Latina. Si è svolto ieri in
Tribunale
l’interrogatorio di garanzia
del
presidente del cda di
Indeco,
la società che gestisce una
parte
della discarica di Borgo
Montello,
finito agli arresti domiciliari
nell’ambito
dell’operazio -
ne
«Evergreen».
Assistito
dal proprio avvocato di
fiducia,
Alessandro Paletta, il dirigente
pontino
ha negato che la
società
da lui presieduta intendesse
far
sparire i soldi accantonati,
come
prevede la legge, per la
bonifica
post mortem degli invasi.
D’Aprano
infatti ha detto che i 34
milioni
di euro spariti dai conti
della
Indeco erano confluiti alla
società
madre Green Holding
nell’ambito
di un’operazione programmata
a
tavolino e che sarebbero
tornati
al loro posto a tempo
debito,
tant’è vero che erano ancora
regolarmente
in bilancio. Il
presidente
del cda ha spiegato al
giudice
che quella manovra serviva
per
evitare la svalutazione delle
somme
accantonate a cui sarebbe
andata
incontro la Indeco se avesse
lasciato
per trent’anni quei soldi
nei
condi correnti normali.
Su
precisa domanda del gip,
D’Aprano
ha sottolineato anche
che
non fosse al corrente delle
successive
manovre con cui la
Green
Holding aveva spostato
buona
parte dei fondi, soldi versati
dai
contribuenti, nei conti lussemburghesi
di
tre società anonime.
Sulle
procedure di bonifica della
discarica
D’Aprano ha poi voluto
precisare
che la Indeco non intendeva
sottrarsi
agli obblighi di legge,
anzi
a suo dire sarebbe ancora
in
corso i trattamenti di uno degli
invasi
chiusi.
Come
il presidente del cda di
indeco,
anche gli altri arrestati
dell’operazione
«Evergreen» ieri
sono
stati ascoltati per gli interrogatori
di
convalida celebrati con
rogatoria
direttamente dai Tribunali
di
competenza, visto che tutti
e
cinque gli indagati risiedono
nell’hinterland
milanese. Parliamo
di
Andrea Grossi, 32enne
consigliere
d’amminist razione
della
Green Holding e figlio di
Giuseppe,
fondatore di quello che
può
essere definito l’impero dei
rifiuti;
Stefano Lazzari, bresciano
di
51 anni, e Antonio Romei,
milanese
di 58 anni, entrambi
consiglieri
di amministrazione
della
Indeco; Vincenzo Cimini,
47enne
pontino trapiantato a Milano,
consigliere
di amministrazione
della
Green Holding spa;
Paolo
Titta, bergamasco di 47
anni
amministratore di fatto della
Green
Holding spa. Nei prossimi
giorni
dovranno pervenire all’uf -
ficio
gip del Tribunale di Latina i
verbali
dei loro interrogatori. Di
certo
per ora si sa che nessuno
degli
avvocati difensori ha presentato
richiesta
per la revoca degli
arresti
domiciliari.
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IL
QUOTIDIANO - Venerdì 24 Ottobre 2014
Latina
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