venerdì 30 novembre 2012

Pontinia abbattimento platani Migliara 53 risponde la Provincia con sospensione lavori

questa la mia lettera che fa seguito alla risposta della Provincia di Latina
Gentile Dirigente Ciro Ambrosino La ringrazio per la risposta velocissima oltre che competente e attenta segno di un cambiamento, finalmente, del rapporto con i cittadini. Altre volte, pur scrivendo ai vari Enti, la Provincia di Latina si è rivelata spesso una delle poche Istituzioni che rispondono e sopratutto, anche se solo in materia di sicurezza stradale, intervengono come è stato altre volte. Infatti altre volte, in seguito alle mie richieste, avete modificato o sostituito la segnaletica stradale pericolosa o scarsa. Spero che anche altre istituzioni, come il Comune di Pontinia, segua il Vostro esempio anzichè rispondere solo sui giornali spesso in modo improprio ed errato. La prossima settimana senz'altro la passerò a trovare e La ringrazio per la disponibilità. Ho girato la Sua mail al Signor Antonio Aumenta che oltre a me, come leggerà nella pagina di Pontinia, si è rivolto al quotidiano Latina Oggi. Non dubitavo certo che l'iter burocratico - amministrativo fosse corretto e completo, nè, per quanto a mia conoscenza, lo pensava il Signor Aumenta. Spero che anche il Signor Aumenta voglia cogliere il Suo invito e disponibilità a rivedere l'intervento nell'interesse della pubblica incolumità (1.a prerogativa) e degli alberi. In ogni caso passerò comunque da Lei, anche nel caso il Signor Aumenta non intenda proseguire nella sua proposta.
Grazie ancora dell'attenzione.
Cordiali saluti
Giorgio Libralato Pontinia

questa la lettera della Provincia di Latina
Gentile Signor Libralato,
riscontro la sua mail ed approfitto per avanzare alcune riflessioni, che spero possano essere costruttive.
Il taglio degli alberi è l'ultima opzione che questo Settore applica per garantire la sicurezza degli utenti della strada, e solo quando potature e manutenzione non appaiono più sufficienti.
Nel caso di specie, abbiamo preso in considerazione l'intervento dopo attenta analisi, sopralluoghi e dopo aver ottenuto tutte le autorizzazioni necessarie.
Purtroppo i tratti di strada interessati, per le particolari caratteristiche non si prestano ad una messa in sicurezza tramite barriere per una serie di motivazioni tecniche e logistiche che sarebbe troppo lungo spiegare in questa sede ma che potrò illustrarle a voce se lo desidera.
Come sa la Provincia prende in considerazioni istanze formali, informali o anche semplici mail, come quella alla quale sto rispondendo. Ad oggi non risulta pervenuta nessuna comunicazione da parte del "noto vivaista" che evidentemente ha preferito rivolgersi a Lei, tuttavia, nello spirito di collaborazione e nell'interesse superiore della collettività le comunico, di modo che possa riferirlo al "noto vivaista", la disponibilità a sospendere per dieci giorni i lavori ed incontrarci al fine di valutare la possibilità di porre in essere l'intervento alternativo proposto, che come certamente comprenderà potrà essere autorizzato, valutando preventivamente gli effetti su strada e pertinenze dell’attività di asportazione (dell’apparato radicale) e di conseguenza prevedendo idonei ripristini concordati e fissati in un disciplinare autorizzativo che preveda, a garanzia del bene della provincia (la strada) e della collettività, tutta una serie di prescrizioni, non da ultimo il luogo ove porre a dimora i preziosi alberi, che dovranno necessariamente, come sempre accade in tali situazioni, essere concordate ed accettate dalle parti.
In attesa di un suo/vostro riscontro si resta in attesa di una data per l'incontro, provvedendo al contempo a sospendere i lavori per i prossimi dieci giorni.
Cordiali saluti 
Ambrosino Ciro, Dirigente Settore Viabilità.

Ilva Taranto conferenza stampa Bonelli verdi


llva, Bonelli: "Il decreto del governo è un golpe all’ordinamento giuridico"


giovedì 29 novembre 2012 di Redazione Ambiente


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Roma - (Adnkronos) - Il presidente dei Verdi ospite ai ’Dibattiti Adnkronos’: ’Provvedimento di una gravità inaudita, una sorta di libertà di inquinare’’. E annuncia: ’’Presenterò un esposto perché la procura di Taranto deve valutare se ci sono gli estremi per un sequestro conservativo e cautelativo dei beni del gruppo della famiglia Riva Roma, 29 nov. (Adnkronos) - "Il decreto del governo sull’Ilva previsto per domani è un golpe all’ordinamento giuridico del Paese". Così il presidente dei Verdi, Angelo Bonelli, intervenendo ai ’Dibattiti Adnkronos’. E attacca: ’’Siamo alla vigilia di un provvedimento di una gravità inaudita, una sorta di libertà di inquinare’’.
Provvedimento con cui, tra le altre cose, ’’i custodi giudiziari saranno sostituiti dal titolare dell’Ilva che dovrà controllare le emissioni dello stabilimento’’; quindi, si chiede Bonelli, come è possibile che ’’chi ha commesso la responsabilità del reato, nel senso della figura di riferimento, in quanto il nuovo titolare è subentrato da poco, possa essere colui che controlla se stesso?’’.
E’ "qualcosa di grave imporre per decreto la sospensione dei diritti dei cittadini’’ sottolinea Bonelli, per il quale ’’se il decreto sarà approvato, un nostro pool di legali interverrà’’.
’’Bisogna applicare il principio che chi inquina paga" dice. Per questo, annuncia Bonelli, "domani presenterò un esposto perché ritengo che la procura di Taranto debba valutare il sequestro conservativo e cautelativo dei beni del gruppo della famiglia Riva".
’’Il decreto che trasforma l’Aia (autorizzazione integrata ambientale) in legge sospende di fatto l’efficacia di alcune norme del codice di procedura penale e consentirà per 24 mesi una libertà di inquinare. Si tratta - precisa - di una sorta di commisariamento che incide su 4 articoli della Costituzione: il 3, il 9, il 32 e il 112 dove si parla di obbligatorietà dell’azione penale’’.
’’Sono passati oltre due mesi e non si sa chi deve fare il commissario per fare le bonifiche: se c’è un’emergenza - si chiede il leader dei Verdi - il commissario non deve essere nominato subito?".
’’Quella dell’Ilva è una questione drammatica per Taranto, che offre un segnale dell’importanza della conversione ecologica in Italia’’ aggiunge, presentando alcuni dati: ’’Il 26 luglio la procura ha sequestrato il polo siderurgico dove si produce acciaio perché a Taranto l’inquinamento provoca malattie e morte’’.
’’L’indice di mortalità della città è fra i più elevati d’Italia e il livello di aspettativa di vita è minore che nel resto del Paese’’ sottolinea Bonelli, che parla di un ’’+75% di mortalità infantile per alcune malattie, cioè dell’insorgenza di tumori infantili rispetto alla media del Paese, e +406% per il mesotelioma’’.
E prosegue: ’’Nella zona c’è il divieto di pascolo e di coltivazione per la presenza della diossina. Sono stati anche abbattuti 300 capi di bestiame e molti mitilicoltori hanno perso il lavoro’’.
’’Se avessimo responsabilità di governo - illustra Bonelli - i Verdi presenterebbero prima di tutto un decreto di ’area no tax’ per Taranto perché la città è svantaggiata economicamente per la crisi ambientale; e questo provvedimento - aggiunge - potrebbe portare nuove imprese’’. E ancora: ’’Faremmo bonifiche, che portano anche dei posti di lavoro’’. Ma, dice il presidente, "chi inquina deve pagare".
’’Non vogliamo chiudere tutto - sottolinea - l’area a freddo che determina la laminazione dell’acciaio è un centro di innovazione e può rimanere; anche perché il 98% delle diossine prodotte proviene dall’area a caldo’’ Insomma, ’’l’acciaio serve, non dico che non deve essere prodotto’’ ma ’’sono anche schierato dalla parte della salute e non vedo sponde politiche che possano difendere i diritti dei cittadini in quella zona’’. E conclude: l’Italia è un paese "pieno di aree da bonificare. Sono oltre 50 i siti di interesse nazionale. Siti che sono stati dimenticati". (AdnKronos)



Pontinia 101 bonus bebè, Sabaudia i problemi del lago di Sabaudia

dal quotidiano on line de la Provincia di Latina:
Pontinia bonus bebè per 101 bambini - il consiglio comunale il nuovo gruppo udc che non conosce le regole democratiche e lo statuto comunale
http://ww7.virtualnewspaper.it/quotidiano/books/121130latina/index.html#/24/
Sabaudia salute del lago questione di paratie, l'intervento del geologo ex sindaco di Sabaudia e assessore provinciale Nello Ialongo a proposito del lago di Paola
http://ww7.virtualnewspaper.it/quotidiano/books/121130latina/index.html#/28/
Acqualatina e consorzi di bonifica caso ancora aperto http://ww7.virtualnewspaper.it/quotidiano/books/121130latina/index.html#/6/
Cusani fa ricorso in cassazione per realizzare l'inceneritore contro il progetto di Ecoambiente l'ultima battaglia    
http://ww7.virtualnewspaper.it/quotidiano/books/121130latina/index.html#/8/

giovedì 29 novembre 2012

Sabaudia grave omissione ai danni del lago di Paola


Comunicato Stampa

GRAVE OMISSIONE A DANNO DEL LAGO

La forte mareggiata di questi giorni invia nel canale Caterattino alti e veloci treni di onde che potrebbero portare al lago una enorme quantità di acqua ricca di ossigeno, ma le paratoie del Consorzio di Bonifica dell’Agro Pontino sono incredibilmente abbassate.
Faccio rilevare che durante le più violente tempeste la forza di entrata dell’acqua marina contribuisce a produrre il dissabbiamento del canale, che il Consorzio omette di eseguire, e a potenziare la portata di acqua verso il lago.
Ormai non vi è più alcun dubbio! La pessima manutenzione del canale immissario, il mancato sollevamento delle paratoie nel periodo autunnale e invernale e lo scarso funzionamento della pompa durante l’estate, sono state una delle cause della micidiale moria di pesce del settembre 2011 e quella più lieve dell’estate 2012.; ma soprattutto del crescente degrado idrobiologico e igienico-sanitario del lago di Sabaudia. Sollevare le paratoie a Caterattino è opera che si può compiere in poche ore, e non ha costi aggiuntivi perché viene eseguita con personale dipendente; pertanto risulta molto grave l’omissione del Consorzio.
Rivolgo un appello accorato all’ARPA LAZIO, al Comune di Sabaudia, all’Ente Parco Nazionale del Circeo, alla Comunità degli Eredi Scalfati, agli albergatori della zona, alle società remiere che operano nel bacino lacustre, affinché singolarmente o congiuntamente si preoccupino di formalizzare una richiesta ufficiale al Consorzio affinché durante la stagione autunno-invernale non vi siano nel canale immissario sbarramenti o ingombri che impediscano, o decrementino, le immissioni nel lago di acqua marina, ricca di ossigeno, condotta dai marosi.
E’ ovvio che perdurando un tale comportamento omissivo si configura un danno ambientale del quale il Consorzio potrebbe essere chiamato a rispondere.
29/11/12 Nello Ialongo

Gas serra e protocollo di Kyoto, a Doha si discute sul clima


Via alla conferenza annuale. I paesi più ricchi si sono impegnati a mobilitare risorse per un totale di 100 miliardi di dollari l'anno entro il 2020 e parte di questi fondi andranno diretti al Fondo verde per il clima. Il ministro dell'ambiente Corrado Clini: "Il problema non riguarda solo i paesi in via di sviluppo". Greenpeace: "Fatti, non parole" http://www.repubblica.it/ambiente/2012/11/26/news/conferenza_doha_clima-47473137/

COMBATTERE i cambiamenti climatici e tagliare le emissioni di gas serra. Gli obiettivi sono gli stessi, da anni a questa parte. Quelli con sui si sono aperti a Doha(Qatar) i lavori della 18esima conferenza mondialedelle parti della Convenzione quadro sui cambiamenti climatici che segna una nuova partenza per i negoziati internazionali. A distanza di vent'anni dal summit della terra di Rio, che nel 1992 tracciò le linee guida di questi appuntamenti sul clima, il compito di Doha è quello di guardare al regime post 2012. A partecipare sono i delegati di oltre 190 nazioni, che dovranno preparare il lavoro per la sessione ministeriale, prevista dal 4 al 7 dicembre. La conferenza di Doha, la prima in un Paese del Golfo, è l'occasione per discutere delle modalità della fase due del protocollo di Kyoto. Ma la partita si apre con una presa di posizione netta dei Paesi del blocco BASIC (Brasile, Cina, India e Sud Africa), secondo cui la responsabilità dei risultati del round di negoziati è nelle mani dei Paesi "ricchi". Gli obiettivi della conferenza sono importanti: porre le basi di un nuovo accordo globale per combattere i cambiamenti climatici da adottare entro il 2015 e che entri in vigore nel 2020; identificare i modi per ottenere ulteriori tagli delle emissioni di gas serra entro il 2020 per contenere il riscaldamento della terra entro i due gradi centigradi; finalizzare le regole e adottare il secondo periodo di impegno del protocollo di Kyoto; decidere come procedere sui finanziamenti salva-clima per i paesi in via di sviluppo. 

Alla riunione ministeriale si deciderà, in particolare, come le parti contribuiranno all'obiettivo del limite di riscaldamento entro i due gradi. Tutta da valutare la forma dell'accordo da negoziare entro il 2015 e adottare nel 2020: l'Ue preme per un'intesa legalmente vincolante. Sulla fase due del protocollo di Kyoto, la conferenza dovrà definire la durata del secondo periodo di impegno del protocollo (cinque oppure otto anni). L'Ue punta ad otto anni, per coprire l'intervallo di tempo necessario fino al 2020, quando è previsto che entri in vigore il nuovo accordo globale dopo Kyoto. Per quanto riguarda i finanziamenti, finora Ue e Stati membri hanno fornito per i fondi "fast start", cioè soldi a sostegno degli sforzi contro i cambiamenti climatici dei paesi in via di sviluppo, 7,14 miliardi di euro, che arriveranno a 7,2 miliardi nel 2013.  L'Ue, principale contribuente mondiale di questi finanziamenti, continuerà a dare fondi anche dopo il 2012. Nel complesso, i paesi ricchi si sono impegnati a mobilitare risorse per un totale di 100 miliardi di dollari l'anno entro il 2020 e parte di questi fondi andranno diretti al Fondo verde per il clima, le cui regole non saranno definite prima del 2013. 

Che si tratti di una corsa all'ultimo minuto lo conferma l'ultimo rapporto Unep, il programma Onu per l'ambiente, che lancia un nuovo monito: "Senza interventi rapidi anti-CO2, gli impegni attuali di riduzione delle emissioni di gas serra dei governi porteranno ad un riscaldamento del Pianeta fra i 3 e i 5 gradi centigradi entro questo secolo". 

"È un problema che non riguarda solo i paesi in via di sviluppo" - ha sottolineato il ministro dell'ambiente Corrado Clini  -  "Il fatto è che si avranno crescenti danni ai territori, soprattutto nelle città più ricche e lo dimostrano il caso di New York, ma anche di Genova, della Toscana e di Roma". "Per questo - ha aggiunto il ministro - stiamo presentando al Cipe il programma di adattamento ai cambiamenti climatici che prevede interventi nei prossimi 15 anni con un costo medio di 2,5 miliardi all'anno per mettere in sicurezza il territorio".

A Doha, quest'anno non ci saranno gli attivisti di Greenpeace: "Costi troppo alti", hanno spiegato gli organizzatori che hanno comunque lanciato un monito: "Da questa conferenza devono uscire fatti non parole  -  ha dichiarato Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia - È ora che i governi, compreso quello italiano che promuove il carbone e le trivellazioni in mare, si diano da fare per rappresentare concretamente gli interessi delle popolazioni, sempre più vittime del cambiamento climatico, e non quelli delle imprese fossili, dai petrolieri a chi costruisce centrali a carbone, che di tutto questo sono responsabili".

Accordo ambizioso e giusto per Legambiente: "Si chiude una fase storica dei negoziati sul clima, quella in cui ci si era illusi che per superare la crisi climatica fosse sufficiente l'impegno legalmente vincolante di riduzione delle emissioni da parte dei soli paesi industrializzati. Si sta avviando la transizione verso un nuovo accordo globale con un arco d'impegni vincolanti per tutti i paesi nel pieno rispetto dell'equità, secondo il principio di responsabilità comuni ma differenziate tra paesi ricchi e poveri". 

 
(26 novembre 2012)© RIPRODUZIONE RISERVATA

Amianto, 40mila siti contaminati Clini: "Servono soldi per bonifiche"


Il ministro dell'Ambiente è intervenuto alla conferenza governativa sull'asbesto che si è aperta a Venezia: "Ci sono due aspetti da tenere in considerazione: il primo riguarda le persone che si sono ammalate, l'altro l'eredità sul territorio". Il ministro della Salute Balduzzi: "Possibilità di un picco di malati a cavallo del 2020" http://www.repubblica.it/ambiente/2012/11/22/news/clini_amianto-47187422/

"SONO quasi 40.000 i siti censiti con rilevanti tracce di amianto presenti in Italia. E 400 di questi sono importanti per la loro contaminazione". A ricordarlo è il ministro dell'Ambiente Corrado Clini, alla Conferenza governativa sull'amianto che si è aperta questa mattina a Venezia. "Si tratta complessivamente - ha detto il ministro - di una realtà di 2 miliardi e mezzo di metri quadri di coperture di cemento-amianto. Molti siti sono identificati. Se, per esempio a Casale Monferrato si sa come bisogna interventire, ce ne sono decine di migliaia che necessitano di procedure diverse". Molto lavoro da fare, dunque, per il ministro Clini che ricorda, anche, il problema delle risorse finanziarie: "I piani di bonifica stanno andando avanti, sono approvati e le regioni hanno gran parte della responsabilità nella pianificazione. C'è, comunque, un grande problema di soldi". 

Per quanto riguarda l'amianto, il ministro ha dichiarato che "ci sono due aspetti da prendere in considerazione: il primo riguarda le persone che si sono ammalate, per le quali la legge, per fortuna, ha assicurato diritti e tutele che in qualche modo, non dico che rimborsino ma assicurano almeno che ci sia un livello di assistenza adeguato. Dall'altro abbiamo l'eredità ambientale: dei siti censiti ce ne sono almeno 400 importanti dal punto di vista della contaminazione". Il problema dell'amianto non è, tuttavia, solo italiano. "Noi stiamo operando sul fronte delle bonifiche - ha denunciato Clini - altri Paesi sono ancora indietro. Una delle grandi economie emergenti, il Brasile, ha ancora nelle sue norme l'impiego dell'amianto, con alcune limitazioni. Quello delle bonifiche è uno dei problemi da affrontare in vista delle prossime Olimpiadi di Rio".

Alla conferenza anche il ministro della Salute, Renato Balduzzi che ha definito l'amianto "una brutta bestia, una delle minacce più serie alla sostenibilità ambientale e alla salute, proprio per le sue caratteristiche di incorruttibilità e inestinguibilità che stanno alla radice del problema". "E il lungo intervallo - ha aggiunto il ministro della Salute - di latenza tra l'aspirazione delle fibre e il percorso epidemiologico ci spiega la possibilità di un picco di malati a cavallo del 2020". Sulla ricerca Balduzzi ha dichiarato che è "una delle questioni più dolenti, perché non si sono registrati miglioramenti apprezzabili della risposta terapeutica negli ultimi vent'anni". "Probabilmente - ha concluso- si tratta di continuare ancora di più su questa strada ed è questa la ragione per cui l'Italia ha posto il problema in sede europea".


 
(22 novembre 2012)© RIPRODUZIONE RISERVATA

inquinamento da amianto la bonifica che non c'è


Ambiente

Amianto, la bonifica che non c'è

di Francesca Sironi
A trent'anni dal varo della legge che ne mette al bando la lavorazione e l'utilizzo, quasi nulla è stato fatto sul fronte del censimento e del risanamento dei siti inquinati. Mentre di questo veleno si continua a morire
(29 novembre 2012)
Lastre di fibre di amianto nel mare tra l Arsenale e il Parco di CapreraLastre di fibre di amianto nel mare
tra l'Arsenale e il Parco di Caprera
Amianto. Lo abbiamo messo al bando vent'anni fa. Da allora ogni anno bonifichiamo sì e no l'1% delle 32 milioni di tonnellate ancora presenti in Italia. Con questo ritmo ci metteremo ancora 85 anni a sbarazzarcene. Considerando che da qui al 2020 moriranno mille persone all'anno, a causa dell'asbesto, forse sarebbe il caso di darsi una mossa. Di tutto questo si è parlato nella conferenza governativa indetta dal ministro Balduzzi e tenutasi nei giorni scorsi a Venezia. L'obiettivo era raccogliere gli elementi per dare all'Italia un nuovo piano nazionale dell'amianto. Prima di ripartire però, bisognerebbe guardare a cosa si è fatto dal 1992 ad oggi.

Se n'è occupato il generale comandante dei Nas Cosimo Piccinno, insieme a un gruppo di studio composto da carabinieri e rappresentanti del ministero dell'Ambiente, dell'Istituto Superiore della Sanità e dell'Inail. Il risultato non è confortante. Mostrando le informazioni che 71 Asl in tutto il territorio nazionale hanno inviato alla commissione, il comandante Piccinno disegna un quadro desolante. «Non commento, le immagini parlano da sole», dice, mentre illumina la mappa di un Paese in cui la legge non è uguale per tutti, perché ognuno la applica a modo suo. E spesso, non la applica proprio.

La legge 257 del '92 partiva da un presupposto: bisognava censire la presenza dell'amianto su tutto il territorio nazionale per quantificare i danni alla salute e all'ambiente oltre ai costi di bonifica. Per questo chiedeva alle aziende che utilizzavano asbesto, direttamente o indirettamente (anche per lo smaltimento), di inviare ogni anno alle regioni un rapporto, in cui avrebbero dovuto illustrare nel dettaglio la loro attività. Ovviamente con la massima urgenza. Bene, nei primi tre anni dall'entrata in vigore della legge solo cinque regioni avevano ricevuto le relazioni richieste. In Calabria, Sicilia, Sardegna e Valle d'Aosta sono arrivate solo tra il 2002 e il 2007. In alcune regioni non è ancora successo: in Lombardia e Puglia tutte le informazioni rimangono in mano alle Asl, senza un coordinamento regionale e in Lazio, addirittura, non c'è stato ad oggi alcun invio da parte delle imprese del territorio. Nessuna azienda, insomma, è stata mai costretta a dichiarare cosa se ne fa dell'amianto che produce o bonifica. 


Non sono solo gli imprenditori a dover redigere un rapporto annuale. Anche le Asl dovrebbero farlo, per permettere alle regioni di conoscere le condizioni dei lavoratori esposti all'amianto. Su 71 aziende sanitarie locali interrogate, 30 non lo hanno mai fatto. Nessuna in Basilicata, ad esempio, solo tre in Lombardia, mentre in regioni come la Campania si fa a metà: due Asl lo hanno mandato e due no, «Nonostante ci sia un solo assessorato», ricorda il generale. Non che le regioni si siano mostrate più pronte ad adottare una direttiva le cui ricadute sono sulla salute di tutti: Calabria, Molise e Abruzzo ad oggi non hanno ancora un piano regionale dell'amianto. La legge lo richiedeva entro dieci giorni, da quel lontano 27 marzo del 1992. Si continua così. In Sicilia, ad esempio, nessuna Asl ha ancora provveduto ad analizzare i rivestimenti degli edifici. Nel Lazio lo ha fatto solo quella della capitale, in Puglia se ne son dimenticate quattro su sei, in Toscana soltanto un'azienda sanitaria se n'è occupata.

E il registro per la localizzazione dell'amianto fioccato o friabile? In Sicilia, Puglia e Umbria non si trova da nessuna parte. Si potrebbe continuare all'infinito, ricordando forse solo l'eccezione Emilia Romagna che ha applicato la direttiva del '92, in tutti i dettagli. Una vergogna, se si pensa che quella legge era stata salutata come un atto coraggioso, in anticipo sui tempi. «E' un problema totalmente politico», conclude il comandante dei Nas Piccinno, «Servono risorse e personale formato». Forse però anche un cambiamento di mentalità, visto che dopo l'indagine dei carabinieri sembra che le Asl abbiano tempestato di telefonate l'Inail e il ministero per capire cosa avrebbero dovuto fare. Dopo vent'anni. http://espresso.repubblica.it/dettaglio/amianto-la-bonifica-che-non-ce/2195421

dibattito Ilva di Taranto con Bonelli

giovedì 29 novembre, alle ore 14:30, Angelo Bonelli sarà ospite dello spazio 'Dibattiti Adnkronos'. Argomento: l'Ilva di Taranto. Sarà possibile seguire il dibattito in streaming sul sito http://www.adnkronos.com/IGN/Tv/

ora mi candido io: l'ecologia ha bisogno di partecipazione


MICANDIDOIOlogologhive
L'ecologia ha bisogno di partecipazione.
Cerchiamo giovani dai 18 ai 35 anni.
Cerchiamo facce nuove, facce pulite, che possano dar vita a un nuovo corso della politica.
ORA MI CANDIDO IO
Siamo convinti che oggi la politica in Italia abbia bisogno di un rinnovamento che parta dal basso, dai giovani e dalle donne.
Il nostro Paese necessita di idee nuove e di una forte conversione ecologica sotto tutti i punti di vista sociale, economico e ambientale che faccia uscire l'Italia dalla crisi, tracciando una via che porti ad un futuro più equo, sostenibile e giusto.
La volontà è quella di dare spazio alle idee e ai volti nuovi, con una selezione che avverrà in forma pubblica attraverso la rete e si baserà sui curriculum, sulle competenze e specialmente su cinque proposte per la conversione ecologica del nostro Paese unita a una visione del futuro. Abbiamo deciso ciò per due motivi. Il primo è quello che siamo consapevoli del fatto che sia necessario mettere in campo forze nuove nella buona politica dando cittadinanza e possibilità a chi vuole impegnarsi personalmente, mentre il secondo è relativo al fatto che siamo convinti che si debbano valorizzare le persone attraverso il "merito dei contenuti" ossia non attraverso un filtro burocratico fatto di anzianità d'iscrizione, attivismo sui generis e metodologie fittizie, come sta facendo tutta la politica oggi, ma valutando le idee innovative, le buone pratiche possibili e le soluzioni, di cui moltissime persone sono portatrici.
L'Italia è piena di persone, specialmente giovani e donne, che praticano l'ecologia nei fatti, producendo esperienze straordinarie. La nostra sfida è questa: far si che queste esperienze possano moltiplicarsi e diffondersi attraverso l'amministrazione della cosa pubblica, non solo come azioni singole e spot, ma come vere e proprie politiche organiche e strutturali in grado di contaminare in positivo tutti gli strati della società.
Lavoriamo insieme per regalare alle prossime generazioni un futuro migliore!
http://www.verdi.it/oramicandidoio.html