il
contenuto inquietante della relazione di Tommaso Munari consegnata
ieri
PERIZIA
CHIESTA
NELL’AMBITO
DEL
PROCEDIMENTO
PER
INQUINAMENTO
DI
GRAZIELLA DI
MAMBRO
Le
opere di bonifica messe in campo
nei
siti S1,S2 e S3 di Borgo Montello
«non
sono state né correttamente
realizzate,
né idoneamente collaudate, né
dotate
di presidi funzionali al monitoraggio
ambientale
delle stesse». E’ scritto nelle
conclusioni
della relazione tecnica di Tommaso
Munari,
il perito incaricato dal gip
Marcelli
nell’ambito del processo per inquinamento
delle
falde a carico dei vertici di
Ecoambiente
che riprende domani in Tribunale
a
Latina. La redazione della consulenza
tecnica
non è stata semplice e ha richiesto
più
tempo del previsto per una serie di
«ostacoli»
tra cui il fatto che Arpa Lazio,
originariamente
chiamata a far parte della
squadra
tecnica, si è tirata indietro per
motivi
organizzativi ed è stato quindi necessario
appoggiarsi
ad un laboratorio privato.
Ci
sono due punti nodali nella ricostruzione
del
dottor Munari. Il primo riguarda la
realizzazione
del cosiddetto polder, ossia la
cintura
che doveva impermeabilizzare i siti.
E’
emerso che questo non è stato costruito
in
modo corretto e c’è stato un sostanziale
cambio
in corsa su cui non esistono autorizzazioni
né
collaudi e non è certa la sua
efficacia
anzi forse ci sono le prove del
contrario.
Il secondo buco nero dell’opera -
zione
di bonifica è rappresentato dai pozzi.
Si
legge nella relazione: «...sebbene le modalità
realizzative
dei pozzi e piezometri di
monitoraggio
ostacolino l’accertamento del
reale
contributo alla contaminazione della
falda
acquifera da parte delle discariche
S1,S2
e S3, è possibile ritenere che esista un
loro
contributo effettivo al deterioramento
dello
stato generale delle acque sotterranee...
l’accertata
rimozione di acque sotterranee
dai
pozzi spia interni al cosiddetto
polder
indica che vi sia contezza di un
effetto
negativo sull’ambiente delle discariche
».
In pratica durante i sopralluoghi tecnici
è
risultato che gli operatori di Ecoambiente
captino
acque sotterranee con il preciso
e
consapevole intento di diluire il
percolato
e questo abbassa i valori che
risultano
dalle analisi. In questo senso si può
affermare
che c’è «contezza» di ciò che sta
avvenendo
a Borgo Montello. Va ricordato
per
la cronaca che il processo ai vertici di
Ecoambiente
si tiene in totale assenza dai
banchi
della parte civile degli enti locali
deputati
al controllo e alle autorizzazioni,
ossia
Comune di Latina (peraltro socio
indiretto
della Ecoambiente), Provincia di
Latina,
che ha sbagliato gli atti di costituzione
ma
non li ha neppure mai ripetuti,
Regione
Lazio che giusto in queste settimane
si
accinge a dare una nuova autorizzazione
all’ampliamento
di siti in uso alla stessa
società
«imputata».
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RISERVATA
IL
QUOTIDIANO - Martedì 28 Ottobre 2014
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