giovedì 20 ottobre 2011

rifiuti dopo Malagrotta il Lazio si ribella alla dittatura di Cerroni

Rifiuti, il Lazio si ribella alla dittatura di Cerroni quotidiano “Terra” 20 ottobre 2011
Ieri, il proprietario di Malagrotta è stato protagonista di una discussa audizione in commissione ecomafie
Michele Fiorito

Dentro la Pisana, il consiglio straordinario sulla crisi dell’immondizia nel Lazio chiesto dall’opposizione.
Fuori, la manifestazione indetta dal coordinamento “Rifiuti zero” a cui hanno preso parte centinaia di residenti di Riano, Corcolle e Fiumicino, per ribadire la loro opposizione ad ospitare sul proprio territorio discariche o inceneritori, temporanei o definitivi che siano. Fin da ieri mattina gli abitanti dei siti “a rischio” sono scesi in piazza davanti alla sede del Consiglio regionale del Lazio. Ricoperti da sacchi neri dell’immondizia («perché siamo considerati rifiuti umani») e armati soltanto di trombette, tamburi, cartelli contro Giuseppe Pecoraro, prefetto di Roma nonché commissario straordinario, e bandiere di comitati, associazioni ambientaliste e sindacati. Nemmeno una di partito, su richiesta esplicita degli organizzatori. I manifestanti chiedono il superamento di vecchie logiche nella gestione della spazzatura che la città produce: 661,3 chilogrammi l’anno procapite, una quantità tra le più elevate d’Italia. Un numero che però non tiene conto del milione e 300mila pendolari, militari, studenti fuori sede e parlamentari che ogni giorno vivono la Capitale non essendo residenti e per tanto sfuggono alle statistiche. Il coordinamento mira all’approvazione da parte del Consiglio di una mozione che impegni la Regione a varare un Piano rifiuti che punti tutto sulla differenziata, il riciclo, il riuso e gli impianti di compostaggio, evitando la creazione in qualsiasi zona del Lazio di una nuova Malagrotta.
«I residenti per ora non vedono la luce all’uscita del tunnel, per questo non accettano imposizioni dall’alto», denuncia Nando Bonessio, presidente dei Verdi nel Lazio. «Solo se vedono cambiare il modello di gestione, forse si siederanno a un tavolo per ospitare una discarica». Il gruppo più nutrito di manifestanti proviene da Riano Flaminio, comune in provincia di Roma che sulla base del programma di interventi annunciato dal commissario Pecoraro dovrebbe ospitare una discarica da 3 milioni di metri cubi (nelle cave di Quadro Alto). «L’impianto verrà realizzato a meno di 200 metri in linea d’aria da abitazioni e realtà economiche - attacca il coordinatore del comitato antidiscarica di Riano, il geologo Giorgio Coppola - e dato che, a differenza di quanto chiede l’Europa, ospiterà immondizia tal quale, inquinerà irrimediabilmente l’aria e le falde acquifere». I residenti temono inoltre che a gestire gli impianti verrà chiamato ancora una volta Manlio Cerroni, proprietario con la sua Colari della discarica di Malagrotta. Un’ipotesi per nulla campata in aria, visto che stranamente già il 9 ottobre 2009, ben due anni prima che Pecoraio annunciasse la scelta di quelle cave, viene depositato in Regione, Provincia e Comune, uno studio di impatto ambientale per un discarica da 4,5 ettari proprio a Quadro Alto. A firmarlo, nemmeno a dirlo, è la Colari di Cerroni, protagonista proprio ieri di un’audizione in Commissione ecomafie che, secondo Alessandro Bratti capogruppo Pd alla commissione Bicamerale d’inchiesta sugli illeciti connessi al ciclo dei rifiuti «mette in seria difficolta’ l’operato del prefetto Pecoraro.
E’ quantomeno strano che oggi in commissione il prefetto Pecoraro ci abbia fatto pervenire un documento, tra l’altro datato 13 ottobre, dove viene indicato che la proprieta’ del sito di Riano risulterebbe la Soc. Agricola “Procoio Vecchio srl”».
Da un documento dell’Agenzia del Territorio risulta che, alla data del 14 ottobre, tale sito è di proprietà appunto dell’avv. Cerroni.

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