La fantasia devastatrice dell'agricoltura, del paesaggio rurale, della bonifica pontina non conosce limiti, nè confini. Dopo la mucca pazza, i vitelli agli estrogeni, l'abbandono di rifiuti di ogni tipo: tossici, nocivi, chimici, diossina, i progetti peggiori che la mente può partorire come l'inceneritore, centrali a biomasse e a turbogas incompatibili con il territorio, oltre 200 ha di terrano fertile convertiti ai campi fotovoltaici arriva il campo da golf. Come sempre quando si tratta di affari e progetti l'opposizione diventa maggioranza e approva. Il mondo berlusconizzato ha corroso anche quello che una volta era il centro sinistra. Cioè quelle forze attente al sociale e al territorio, alla cultura, alla tradizione alla forza economica delle attività semplici, artigianali, agricole. "Giò mò mica sarai contro pure i campi da golf?" mi chiede l'ennesimo amministratore di Pontinia talmente attento da non essersi accorto dell'emergenza ambientale, di non sapere delle discariche abusive, dei problemi della Sep, dei continui roghi, degli alberi che cadono. Così attento che ti chiedi se viene da un viaggio ultradecennale da Marte o dal Pd. Basta aprire gli occhi, osservare, capire. Cioè quello che non sempre amministratori e politici fanno altrimenti l'Italia non sarebbe in questa farsa che può diventare tragedia da un attimo all'altro. Certo spiegare cosa era il nostro paesaggio, la cultura e la storia ad uno che te lo chiede pur avendoci vissuto inutilmente per 50 anni e più è un'impresa ardua. Provo invece a spiegare quali danni, impatto ambientale possono portare i campi da golf.
Giorgio Libralato
Quanta acqua consuma un campo da golf?
Per il prof.Vittorio Gallerani dell’Università di Bologna “Il campo da golf necessita’ di una notevole mole d’acqua irrigua per mantenere un’adeguata crescita della vegetazione nelle aree di gioco”(Agrobusiness Paesaggio Ambiente nn.2-3 1997/1998).
Ogni campo da golf, tipo medio, a 18 buche, secondo stime dell’Associazione Europea del Golf, consuma in media 2.000 metri cubi di acqua al giorno. Ovvero ogni 24 ore un percorso si “beve” la stessa quantità d’acqua consumata da un paese da 8.000 persone.Sono leggermente più ottimistiche le stime della giornalista Marina Forti,
http://www.dweb.repubblica.it/archivio_d/2002/12/14/attualita/attualita/205ver329205.html
70/80 metri cubi di acqua al giorno, se in un campo di 60 ettari se ne irrigano solo 20, i percorsi delle buche, arriviamo a 1400-15000 metri cubi d’acqua al giorno per ogni singolo campo. Più’ o meno analoghi sono i calcoli del mensile italiano La Nuova Ecologia del numero di novembre 1993 che parla di 1.600 metri cubi di acqua al giorno.
“Gli impatti generali connessi alla realizzazione e al mantenimenti dei campi da golf sono: grandi movimenti terra, sottrazione di terreno agricolo e forestale, distruzione del paesaggio naturale, bonifica di aree umide per creare campi da gioco, laghi artificiali ,ecc.: interruzioni nelle vie idrologiche esistenti ;di conseguenza si possono verificare erosione e inondazioni. Nei climi umidi, l’uso di pesticidi per la manutenzione del green può comportare il rischio di inquinamento idrico; non si dovrebbero adibire a campi da golf le aree interessate da sorgenti, i terreni sabbiosi, le aree con falda idrica fluttuante..>> http://www.arpa.piemonte.it./statoambiente/dpsir/turismo4.htm. In una procedura d’infrazione del diritto comunitario contro l’Italia, riguardante un campo da golf in Sardegna (di cui parleremo dopo specificatamente), e’ direttamente l’Unione Europea nel 2001 che mette in guardia a proposito del possibile impatto ambientale del green. Nel documento d’accusa si legge <<..la Commissione Europea ritiene che il campo da golf abbia un impatto significativo sul sito. Questo impatto e’ idoneo a mettere in pericolo il mantenimento del sito in uno stato favorevole di conservazione, e pertanto, dato che il sito in questione contiene habitat prioritari (che risultano alterati in modo sostanziale)…>>.
In merito ai pesticidi interessante e dettagliato a proposito dei rischi sanitari da pesticidi, il rapporto del Procuratore generale di New York Elliot Sptizer a proposito del campi di Long Island. http://www.oag.state.ny.us/environment/golf95.html . Per il settimanale New Scientist un campo da golf in Giappone su un campo si impiegano mediamente una tonnellata e mezzo di prodotti chimici all’anno una quantità superiore di 8 volte quella utilizzata per i campi da riso. Stima inferiore viene fatta dal Journal of Pesticides Reform che si ferma a 750 chili per anno in un campo standard negli Usa. Uno studio del Sport Turf Research Institute lancia l’allarme sul sovradosaggio dei fertilizzanti a base di fosfati tanto da scrivere <>.
Campi da Golf, loro impatto ambientale
di Andrea Atzori
Crescono in maniera esponenziale i terreni del “green” ma anche un movimento internazionale antigolf
CAMPI DA GOLF? NO, GRAZIE!
REFERENDUM COMUNALI, PRONUNCIAMENTI DEL TAR E RICORSI ALLA COMMISSIONE EUROPEA PER FERMARE LA MODA DEI PRATI VERDI IN ITALIA
Le proteste contro i campi da golf crescono in tutto il mondo e ora arrivano anche in Italia. Dopo la realizzazione di un numero enorme di strutture golfistiche : oltre 18.000 sono i campi nel mondo esistenti, 5.900 in Europa e 262 in Italia, i progetti di privati spesso sponsorizzati dal finanziamento pubblico, (soprattutto in Emila Romagna e Sardegna) non accennano a diminuire.
La crescita dei tappeti erbosi negli ultimi 20 anni e’ stata davvero enorme e incontrollabile: nel 1985 i campi nei paesi della European Golf Association erano 2900, adesso (dato 2002) sono 5.900. Il numero di appassionati e’ stimato oggi in 70 milioni, dei quali 5.6 milioni di persone in Europa e 3 milioni e mezzo di questi iscritti regolarmente ad un club.
Ogni campo si porta via in media cinquanta ettari, solo nel vecchio continente, stiamo parlando, di oltre 300.000 gli ettari di terreno adibiti a percorsi colorati di verde e pieni di buche. Con l’aumento esponenziale dei campi se ne vanno dunque spazio, terre e acqua, ma la valutazione dell’impatto ambientale rimane ancora un optional ecco spiegato come le opposizioni crescano e si organizzino.
I cittadini cominciano a riunirsi in comitati, con (o senza) l’aiuto di associazioni e raramente di qualche esponente politico locale e iniziano cosi’ a far sentire la loro opposizione al boom dei “green”. I motivi di dissenso e preoccupazione non mancano. Le prime storiche opposizione alle strutture de golf sono nate in centro-america nel Messico e soprattutto in Asia, dove e’ sorto addirittura un movimento mondiale contro i nuovi campi da golf (GAM, Global Antigolf Mouvement)su impulso di un giapponese ex golfista, Gen Morita.
Ma come mai i campi da golf fanno paura ? Per quali motivi in tutti i continenti dei cittadini arrivano ad opporsi, anche duramente, alla diffusione esponenziale di questi nuovi terreni da gioco?
Le risposte sono varie e differenti a seconde dei continenti e dei siti, ma ritrovano notevoli punti in comune e similitudini. Tra queste sicuramente il legame intrinseco di tutti i progetti con operazioni immobiliari (spesso speculative), le problematiche riguardanti l’utilizzo d’acqua, eccessivo consumo necessario alla manutenzione della struttura (molte volte proposte in zone siccitose), rischio di salinizzazione della falda nelle zone costiere e possibile inquinamento da pesticidi. Altri motivi di forte opposizione sono il potenziale pericolo per le aree di alto valore naturalistico (boschi, foreste, laghi e zone umide) e il conflitto con le attività economiche preesistenti (agricoltura e allevamento in particolare).
CONSUMO D’ACQUA
Ma quanto consuma un campo da golf?
Per il prof.Vittorio Gallerani dell’Università di Bologna “Il campo da golf necessita’ di una notevole mole d’acqua irrigua per mantenere un’adeguata crescita della vegetazione nelle aree di gioco”(Agrobusiness Paesaggio Ambiente nn.2-3 1997/1998).
Ogni campo da golf, tipo medio, a 18 buche, secondo stime dell’Associazione Europea del Golf, consuma in media 2.000 metri cubi di acqua al giorno. Ovvero ogni 24 ore un percorso si “beve” la stessa quantità d’acqua consumata da un paese da 8.000 persone.Sono leggermente più ottimistiche le stime della giornalista Marina Forti,
http://www.dweb.repubblica.it/archivio_d/2002/12/14/attualita/attualita/205ver329205.html
70/80 metri cubi di acqua al giorno, se in un campo di 60 ettari se ne irrigano solo 20, i percorsi delle buche, arriviamo a 1400-15000 metri cubi d’acqua al giorno per ogni singolo campo. Più’ o meno analoghi sono i calcoli del mensile italiano La Nuova Ecologia del numero di novembre 1993 che parla di 1.600 metri cubi di acqua al giorno.
Comunque la si metta si tratta indubbiamente di una quantità’ non trascurabile: un dato che diventa uno schiaffo, al 1 miliardo e 400 mila persone nel mondo che non hanno accesso all’acqua potabile,s econdo le stime di Riccardo Petrella, studioso e autore della proposta per un Contratto e un Parlamento Mondiale sull’acqua. Ma in tempi di emergenza idrica anche per l’occidente si può parlare tranquillamente di uno spreco oggettivo. Nella stessa Italia in non poche zone, come Sicilia, Sardegna e Puglia i cittadini sono costretti a fare i conti tutti i giorni con i razionamenti dell’oro bianco.
L’uso dell’acqua per il golf dunque oltre ad essere considerato una sorta di lusso insopportabile tra i consumatori, anche per alcune norme legislative sembrerebbe essere non ammesso:
<> (art.28 Legge nazionale n.36 del 5 gennaio 1994)
Un uso ludico, quello dell’innaffiamento per il mantenimento del golf, che inoltre contraddice il principio di sostenibilita’ dell’uso delle risorse naturali propugnato dall’Agenda 21, il decalogo stilato dalla Conferenza delle Nazioni Unite svoltasi a Rio De Janeiro nel 1992.
Coste
Per quel che riguarda i siti di percorsi golfistici costieri o in prossimità del vi e’ un ulteriore potenziale secondo rischio ambientale. Quando non viene utilizzata l’acqua di acquedotti, dighe o condotte spesso i promotori del golf si vantano di essere autosufficienti per l’approvvigionamento idrico attraverso l’utilizzo di propri pozzi .In questo caso viene ignorato o quantomeno trascurato che le trivellazioni per pozzi sono causa diretta e inequivocabile di un’aumento della percentuale di sale nell’acqua nelle falde idriche preesistenti. Si tratta del cosiddetto fenomeno di salinizzazione delle acque potabile e per uso civile, situazione ben conosciuto in tutte le aree predesertiche- mediterranee , studiato ampiamente nelle sedi universitarie.
Come accennato inoltre, il golf non arriva quasi mai da solo dunque nei siti in prossimità del mare l’impatto va valutato globalmente, non solo per il singolo percorso, ma anche per ciò che riguarda i suoi annessi (dichiarati o meno) di strutture urbane: villette, opere di urbanizzazione e quant’altro.
Montagne
Delle problematiche relative ai campi da golf realizzati in montagne vi e’ uno studio della CIPRA (Commissione Internazionale per la protezione delle Alpi).
“Si può evidenziare come le grandi movimentazioni di terra, richieste per creare i campi, siano in montagna più pericolose con l’aumentare della quota, in quanto compromettono maggiormente il potenziale naturale e la capacita’ di rigenerazione delle specie vegetali(dai 700/800 m sul versante nord e dai 1000 m sul versante sud delle Alpi).
http://www.arpa.piemonte.it/statoambiente/dpsir/turismo4.htm
I COSTI : REALIZZAZIONE, GESTIONE DEI CAMPI
Anche questo e’ un aspetto volutamente trascurato dai proponenti una nuova struttura. L’investimento necessario per la realizzazione di un nuovo campo da golf si aggira intono agli 8-10 miliardi di vecchie lire e molto spesso la gestione da sola non e’ in grado di coprire le spese di manutenzione. In tempi di magra economica comunque i circoli e le società’ proponenti un progetto sono comunque alla ricerca o dei grimaldelli giusti per poter attingere da un finanziamento pubblico a fondo perduto. Leggi regionali, nazionali e fondi europei sono già state usate in molti casi a questo scopo. Iperattive due regioni su tutte: l’ Emilia Romagna e la Sardegna.
La prima ha regalato per legge negli anni ’90 4 miliardi di vecchie lire a “costruttori” del golf e la seconda quest’anno e’ andata a concedere, sempre per legge, più di 900.000 euro a due gestori (vedi paragrafo dedicato alla Sardegna).
Ogni progetto di percorso da golf e’ quasi sempre accompagnato, prima o dopo, dalla realizzazione di residence e villini.. Questa realizzazione si rende necessaria quando l’impianto viene realizzato quando viene proposto in località’ distanti dai grossi centri (ovvero quasi sempre)e la motivazione economica e’ quella di garantire un ritorno economico dei notevoli investimenti necessari alla realizzazione delle stesse strutture.
Negli Usa il 40% dei circoli sono passati dalla gestione privata a quella pubblica per problemi economici. Il rapporto tra numero di iscritti e circoli indica in generale un dato elevato di numero di campi per giocatori.
In Italia i golfisti tesserati sono 56.000 per 262 campi con una media di 214 giocatore per campo contro i 2.000 giocatori per campo degli USA e i meno di 1.000 per Olanda e Giappone.
Dunque ciò spiega il perché numerosi club sono minacciati di fallimento. Come esempio può essere citato il fallimento del club di Schladming in Austria con 21 milioni di vecchi scellini di debiti.
Per cercare di smentire la convinzione comune che lo considera per eccellenza lo sport d’élite, e’ in corso uno sforzo da parte delle federazioni golfistiche e loro fiancheggiatori. Probabilmente allo scopo di poter attingere ancora di più soldi dai fondi pubblici, per ripianare gli alti costi di realizzazione e gestione, si cerca di presentare il golf come disciplina aperta e alla portata di tutti .Ma quando si vanno a vedere i costi di iscrizioni ai circoli i prezzi di una mazza una risulta davvero difficile sostenerne la sua accessibilità popolare.
Contemporaneamente la Federazione Internazionale del Golf si batte invano per cercare di inserirsi all’interno dei Giochi Olimpici. Fin ora il CIO, Comitato Olimpico Internazionale e’ riuscito a respingere le forti pressioni e il golf rimane ancora oggi fuori dalle Olimpiadi.
IMPATTO AMBIENTALE
Purtroppo oggi in Italia non esiste alcuna obbligatorietà di Valutazione d’Impatto Ambientale sui progetti di nuovi campi da golf che al contrario, come dimostrato da molti studi producono di per se un notevole impatto sull’ambiente che andrebbe valutato prima di poter realizzare la struttura.
A sottolineare la necessita’ d’inclusione nella lista di progetti da sottoporre a VIA (Valutazione d’Impatto Ambientale) vi e’ la stessa CIPRA, la Commissione Internazionale per la protezione delle Alpi.
“Gli impatti generali connessi alla realizzazione e al mantenimenti dei campi da golf sono: grandi movimenti terra, sottrazione di terreno agricolo e forestale, distruzione del paesaggio naturale, bonifica di aree umide per creare campi da gioco, laghi artificiali ,ecc.: interruzioni nelle vie idrologiche esistenti ;di conseguenza si possono verificare erosione e inondazioni. Nei climi umidi, l’uso di pesticidi per la manutenzione del green può comportare il rischio di inquinamento idrico; non si dovrebbero adibire a campi da golf le aree interessate da sorgenti, i terreni sabbiosi, le aree con falda idrica fluttuante..>>
http://www.arpa.piemonte.it./statoambiente/dpsir/turismo4.htm
In una procedura d’infrazione del diritto comunitario contro l’Italia, riguardante un campo da golf in Sardegna (di cui parleremo dopo specificatamente), e’ direttamente l’Unione Europea nel 2001 che mette in guardia a proposito del possibile impatto ambientale del green. Nel documento d’accusa si legge <<..la Commissione Europea ritiene che il campo da golf abbia un impatto significativo sul sito. Questo impatto e’ idoneo a mettere in pericolo il mantenimento del sito in uno stato favorevole di conservazione, e pertanto, dato che il sito in questione contiene habitat prioritari (che risultano alterati in modo sostanziale)…>>
Andrebbe quindi sicuramente introdotta l’obbligatorietà di sottoporre i percorsi golfisti di più’ di 9 buche alla procedura amministrativa di Valutazione d’Impatto Ambientale.
PESTICIDI
Anche in questo delicato settore non mancano i tentativi di mascherare i possibili pericoli dell’utilizzo di diserbanti e pesticidi per la manutenzione dei greens. Gli sforzi propagandistici, bisogna riconoscerlo, delle varie Federazioni golfistici sono notevoli e hanno cercato di coinvolgere in questi anche alcune associazioni ambientaliste, enti e istituzioni. Il tutto per cercare di fugare i pesanti dubbi sui rischi di inquinamento di risorse idriche, faunistiche e vegetali in prossimità dei percorsi sportivi.
Interessante e dettagliato a proposito dei rischi sanitari da pesticidi, il rapporto del Procuratore generale di New York Elliot Sptizer a proposito del campi di Long Island.
http://www.oag.state.ny.us/environment/golf95.html
Per il settimanale New Scientist un campo da golf in Giappone su un campo si impiegano mediamente una tonnellata e mezzo di prodotti chimici all’anno una quantità superiore di 8 volte quella utilizzata per i campi da riso. Stima inferiore viene fatta dal Journal of Pesticides Reform che si ferma a 750 chili per anno in un campo standard negli Usa.
Uno studio del Sport Turf Research Institute lancia l’allarme sul sovradosaggio dei fertilizzanti a base di fosfati tanto da scrivere <>.
Ancora negli Usa l’Audubon Society ha tentato di individuare i criteri di classificazione dei campi da golf in base al grado di ecologicita’. Una strada che non convince del tutto le altre associazioni ambientaliste e in particolare il Sierra Club altro storico e combattivo movimento statunitense.
La tattica seguita ora da club e società golfistico-immobiliari anche in Europa e’ quella dotarsi di codici volontari per poter vantare patenti pseudo-ecologiste. Lo scopo dichiarato e’da una parte di cercare di rifare il trucco ad un’immagine non positiva del golf e dall’altra, più concretamente, accelerare autorizzazioni degli enti pubblici e cercare di superare le opposizioni locali.
Una sorta di decalogo delle buone intenzioni e’ stato redatto nel 1997 dall’Associazione Europea del Golf insieme ad Audubon International , arrivato poi alla sigla di una dichiarazione comune: Valderrama del 1999. Pura e semplice operazione d’immagine tanto e’ vero che mai si parla di inserire i campi da golf nell’elenco di opere da sottoporre obbligatoriamente alla Valutazione d’Impatto Ambientale.
In Danimarca i 135 campi da golf (il 40% del totale) che sorgono su terreni statali o comunali entro quest’anno (2003)dovranno adeguarsi ad un bando completo dei residui di pesticidi previsti che possono inquinare le acque di falda .Ciò’ e’ prescritto dalla normativa nazionale riguardante di questo paese, segno evidente di un problema esistente.
Sempre dagli Stati Uniti per cercare di ovviare alle critiche sull’uso eccessivo di pesticidi nel golf, arrivano ora anche i prati biotech, a promuoverli, ma le proteste non si fiaccano. Anzi. la Società’ americana del paesaggio, insieme all’economista new global Jeremy Rifkin, ritengo no che si cada a dalla padella alla brace e ha chiesto al Ministero dell’Agricoltura di ordinare la sospensione dei test condotti dalle note multinazionali leader (fra le quali la Monsanto) delle coltivazioni geneticamente modificate.
http://www.ecsinc.com/uw/inter_uw/exp/golf.htm
I PARERI DI UN’ AGENZIA ONU E DEGLI AGRICOLTORI ITALIANI
Persino un’agenzia specializzata delle Nazioni Unite che persegue la promozione della giustizia sociale e il riconoscimento dei diritti umani nel lavoro, l’OIL (l’Organizzazione Mondiale del Lavoro), si esprime in maniera molto critica: “La realizzazione di percorsi golfistici e’ stata un disastro in molti paesi (Filippine, Indonesia, etc) accentuando la penuria d’acqua, attraverso l’espropriazione di terre e la deforestazione , al punto di suscitare la nascita di un movimento internazionale di resistenza, il Global Antigolf Network”(n.39 giugno 2001, magazine OIL, dedicato al turismo socialmente responsabile). http://www.ilo.org/public/french/bureau/inf/magazine/39/tourism.htm
A esprime preoccupazione in prima linea sono anche gli agricoltori italiani. Su un notiziario della Confederazione Italiana Agricoltori (CIA), una delle maggiori organizzazioni del settore, (Mondo Agricolo Veneto n.29 del 2001)si legge infatti che <>
Dunque malgrado apparenze e costose propagande patinate di verde, il golf si e’ rivelato nei fatti una disciplina ecologicamente insostenibile.
ANTIGOLF MONDO
Il Global Antigolf Movement (http://www.verdinrete.it/oristano/antigolf.htm) movimento mondiale antigolf, nasce ufficialmente in Asia negli anni ‘80 per merito del giapponese Gen Morita, golfista pentito e convertito all’ambientalismo tanto da considerare questa disciplina << il più serio problema ambientale del pianeta essendo responsabile di deforestazioni , uso sconsiderato di pesticidi, diserbanti e acqua e propagazione di disparità sociale>>.
Il 29 aprile di ogni anno si celebra la giornata mondiale antigolf, dopo un raduno tenuto nella stessa data del 1993 in Malesia che aveva riunito gli antigolfisti di tutto il mondo.
Oggi la rete internazionale antigolf ha spostato il suo baricentro dall’ Asia, all’ Europa (in particolare nell’area mediterranea) dove le lotte di comitati locali antigolf fanno parte dell’attualità.
ASIA
- Filippine
La lotte tra contadini e società pro golf in Filippine e’ diventata drammatica e anche soggetto di alcuni film.
Due contadini che si opponevano al progetto di Nasugbu sono stati uccisi proprio a causa della loro protesta contro il progetto della Hartbortown golf, a 80 chilometri da Manila, erano Terry Sevilla e Roger Alla.
Ecco i siti dove e’ possibile attingere alcune interessanti notizie.
- http://www.geocities.com/RainForest/Wetlands/8780/strug/looc/n000305.html
- http://www.geocities.com/kmp_ph/reso
- http://www.golfwar.org/score.htm
- Giappone
La deforestazione avvenuta in Giappone causate da un grande sviluppo dei percorsi golfisti sono studiate in maniera seria e approfondita nel sito http://www.american.edu/projects/mandala/TED/jpgolf.htm
AMERICA
- Messico
E’ forse qui che e’ avvenuta la più famosa lotta, finita anche su organi d’informazione prestigiosi (The New York Times, Le Monde e Il Manifesto)che si riferisce al progetto del Consorzio finanziario multinazionale KS: struttura turistica con annesso golf. Dal 1995 in poi l’opposizione arrivo’ ad occupare il palazzo municipale di Tepoztlan , nello stato del Morelos, con ben 4.000 persone.
Nel sito Internet http://www.ipsnet.it/CHIAPAS/1tepoz.htm
si possono trovare tutti i particolari.
- USA
In un comunicato stampa l’EPA, l’Agenzia per l’ambiente degli USA parla della distruzione delle zone umide nell’area di Filadelfia.
http://www.epa.gov/region03/r3press/pr98-17.htm
Un’azione dell’associazione Sierra Club contro un campo da golf nel Parco di Occoneechee la lsi puo’ trovare nel sito Internet
http://virginia.sierraclubaction.org/showalert.asp?aaid=32
- Hawai
Nella costa est dell’isola, distretto di Kona sud, dopo lunga battaglia e’ stato realizzato un progetto, nonostante la raccolta di firme contrarie di diverse migliaia di persone. La storia nel sito
http://www.earthisland.org/journal/golf.html
- Canada
Un appello per salvare il Parco di Joseph Davis da un progetto golfistico e’ contenuto nel sito
http://www.nfwhc.org/current/josephdavis.htm
La Federazione dei naturalisti dell’Ontario ha preparato un suo manifesto contro il golf nel parco provinciale di Bronte Creek .
http://www.geocities.com/RainForest/Vines/7336/reasons.htm
- Australia
La storia del rigetto da parte del Consiglio Comunale della città di Brisbane (Queensland) si può’ leggere nel sito
http://www.rag.org.au/minnippi/default.htm
EUROPA
- Spagna
Anche qui il golf ha conosciuto un grandissimo sviluppo e ora sta incontrando notevoli opposizioni. e’ stato una delle cause del prosciugamento del Coto Donana, una delle aree umide e delle riserve naturali più conosciute in Europa.
Nel sito Internet
http://viaverda.dhs.org/golf_index.html
sono raccolte le principali lotte, in prevalenza portate avanti da comitati e associazioni della Catalogna (Cerdanyola a Collserola,Torrebonica).Manifestazioni, biciclettate sono state fatte nell’ultimo anno con discreto successo, anche con oltre 5.000 partecipanti.
http://www.greenpeace.es/costas/home2.asp?PagePosition=2
Greenpeace, anch’essa in prima linea, evidenzia il legame tra il Piano Idrologico Nazionale della Spagna (PHN) e i campi da golf che attingeranno dal trasversamento del fiume Ebro.
http://www.agroterra.com/noticias/resultados_noticias.asp?IdNoticia=3955
- Gran Bretagna
Un agricoltore inglese esprime tutta la sua protesta contro un progetto che metterebbe sul lastrico la propria azienda.
http://www.savearnold.co.uk
ALTRI PAESI
Anche in Croazia sembra essere scoppiato un vero e proprio boom golfistico e le associazioni ambientaliste locali sono intervenute esprimendo preoccupazione.
Complessivamente la Giunta regionale istriana aveva promosso l’apertura di ben 13 campi, ma opposizioni e mancanza d’acqua hanno fermato il progetto. A Cittanova ed Albona l’iter amministrativo appariva più semplice, ma anche qui tutto al momento(2003) risulta fermo. Vedioamo quali sono i gli altri progetti.
. Un’impresa americana la G-Squae Inc vorrebbe realizzare 4 campi da golf insieme a tre villaggi turistici e annessi nelle municipalità’ di Orsera e San Lorenzo nello splendido Canale di Lemme.(Il Piccolo 10 novembre 2000)
Un secondo progetto riguarda la zona chiamata Valica, nel Pinguentino a poca distanza dal lago di Bottonego. Stavolta le polemiche sono legate al fatto che il terreno dove e’ previsto il golf e’ un sito dove abitualmente si reccolgono i tartufi.Per Bruno Poropat, presidente del Comitato Regionale istriano per la biodiversita’ e pure il piu’ noto micologo croato prof.Romano Bazac, estirpare gli alberi per far posto al golf sarebbe un delitto ambientale.(Il Piccolo 19 settembre 2000).
Terzo polo golfistico proposto quello della penisola di Merlera, nel meridione dell’ Istria.(Il Piccolo 6 ottobre 2000)
Un altro progetto, non lontano dalla Croazia, ma in territorio italiano, e’ quello di Muggia nel bosco di Punta Ronco. Oppositori dichiarati e uniti tutti gli ambientalisti locali
(Il Piccolo 3 ottobre 2000)
- Malta
Formato da 19 ONG e dal partito dei Verdi di Malta, il fronte antigolf e’ anche adesso molto attivo e mette assieme diverse associazioni, anche di contadini locali. Infatti circa 100 agricoltori rischiano di perdere la loro terre a causa dello sviluppo di un percorso golfistico. Vanta al suo attivo anche diverse manifestazioni pubbliche.
Un sito Internet, in inglese e maltese, ricco di foto e documenti, ne riassume la sua attività’. Nel luglio scorso a La Valletta si e’ svolta una grossa manifestazione.
http://nogolfmalta.cjb.net
Notizie di contestazioni e presenze antigolf giungono anche da altri paesi mediterranei come Cipro e in Grecia (da parte del WWF).
http://www.hri.org/news/cyprus/cmnews/1999/99-04-24.cmnews.html
GLI ANTIGOLF IN ITALIA:
Sparse qua e la, da nord a sud dello stivale cominciano ad organizzarsi anche in Italia i nemici del golf. Le prime denunce alla magistratura risalgono agli anni’90 in Lombardia, contro il progetti del Golf Club di Tolcinasco , nel parco agricolo sud di Milano, e di Besate nel Parco della Valle del Ticino. Per difendere le colline bolognesi sorse il comitato di Ozzano in opposizione al Golf Club Abbadessa, ma dopo la realizzazioni di tanti, troppi campi, la situazione sembra diventare esplosiva. Raccolte firme, lettere e ancora azioni giudiziarie stanno portando anche i primi concreti risultati.
Un referendum voluto dai cittadini sull’opportunità o meno di realizzare il campo di Tenno in provincia di Trento e una denuncia della Commissione Europea all’Italia per i danni ambientali sul campo da golf di Is Arenas in Sardegna. Ma vediamoli uno per uno dove sono gli antigolfisti in tricolore.
-Tenno (Trento)
Il referendum sembra essere in Trentino lo strumento piu’ diffuso ed efficace. Dopo la vittoria popolare degli antigolf contro il campo di Marocche , località presso Dro a 5 Km da Riva del Garda, ora ci prova il comune di Tenno, sempre in Trentino. Nel primo caso la consultazione era stata indetta dai consiglieri comunali contrari al progetto, mentre stavolta sono stati direttamente i cittadini a raccogliere le firme necessarie, a termini di Statuto comunale, per dare la possibilità’ a tutti di esprimersi
Sara’ dunque Tenno il secondo comune italiano a effettuare un referendum comunale proprio sull’opportunità di realizzare o meno un percorso golfistico. La data della consultazione popolare, sarà fissata dal comune, ma dovrebbe essere prevista per il prossimo aprile 2003.Il progetto e’ difeso dal comune trentino che lo ritiene, anche questa non e’ una novità, “opera di pubblico interesse”.
-Spoleto
Contro il progetto della Spoleto International Golf e’ intervenuta direttamente la Legambiente di Spoleto con un comunicato stampa del 22 giugno 2002, secondo la quale ancora una volta ”il verde del green sarebbe in realtà una sorta di cavallo di Troia per far passare vere e proprie speculazioni edilizie scavalcando i vincoli urbanistici con la scusa di realizzare un ecologissimo campo da golf circondato da ville, club house, albergo, piscine, campi da tennis, maneggio. Tutti accessori che con la pratica di questo sport hanno ben poco da spartire”.
http://web.tiscali.it/no-redirect-tiscali/spoletambiente/news/news_013.htm
-Toritto (Bari)
Un gruppo di imprenditori ha presentato un progetto mediante lo strumento degli accordi di programma; assieme al golf, 250 ville, torre panoramica, albergo da 300 posto, sala conferenze da 600 posto, ristorante, piscine, beauty farm, campi da calcio , tennis, ecc Il tutto nel Parco Nazionale dell’Alta Murgia, Sito d’Interesse Comunitario e Zona di protezione speciale. Attualmente il progetto e’ al vaglio della Regione. Voci contro si riscontrano nelle tv e stampa locale.Intanto un primo risultato e’ stato raggiunto dalla bocciatura da parte del TAR del vicino campo da golf in agro di Santeramo.
http://www.altamura2001.com/html/modules.php?name=News&file=article&sid=213
-Peschiera e Castelnuovo del Garda (Verona)
La denuncia alla magistratura in questo caso e’ partita direttamente dai Verdi Europei, a farla e’ stata la coopresidente del gruppo parlamentare italiana ed eletta in Belgio, Monica Frassoni. Promotrice del progetto che prevede ancora una volta anche volumetrie residenziali, la società Di Canossa Matilde srl all’interno del piano di lottizzazione comunale Golf Club Villa Paradiso.
-Cortina d’Ampezzo
Il caso e’ finito persino anche sulle pagine del settimanale nazionale Panorama (n.12 del 21/3/2002): in pericolo il bosco di Fraina a pochi centinaia di metri dal centro di Cortina d’Ampezzo. Il progetto e’ stato approvato dal comune, ma incontra fra le altre le opposizioni dei proprietari dei terreni su cui dovrebbe sorgere.
http://www.mondadori.com/panorama/area-2/10052_1.html
-Is Arenas (Oristano)
Si tratta del primo campo per il quale la Commissione Europea ha aperto una denuncia (procedura d’infrazione) contro l’Italia per danni ambientali. Per realizzare il percorso in un SIC , sito d’interesse comunitario protetto dalla Direttiva Habitat, sono stati abbattuti circa 10.000 alberi di una foresta costiera per la sua realizzazione. Nel Parere Motivato la Commissione Europea (9/2/2001) spiega che <>.L’intero parere motivato che costituisce un precedente per la giurisprudenza europea può essere letto, cosi’ come l’intero dossier sulla vicenda, per intero al sito
http://www.verdinrete.it/oristano/dossier.htm
GOLF SARDEGNA
Una citazione particolare la merita la Sardegna. In perenne emergenza siccità con razionamenti continui per l’approvvigionamento: 10 strutture golfistiche sono già’ realizzate e almeno altre 9 attendono di esserlo.
IL REPERIMENTO DEI FINANZIAMENTI PUBBLICI
In perfetta simbiosi amministratori (locali e regionali) e circoli golfistici battono tutte le piste alla ricerca di finanziamenti per le società immobiliari privati. Diversi sono gli strumenti di finanziamento a fondo perduto,
Si tratta della legge nazionale 488 del 1992, delle leggi regionali. 11 marzo 1998 N.9 (Incentivi per la riqualificazione e l’adeguamento delle strutture alberghiere) E L.R. 14 settembre 1993 N.40 (Interventi creditivi a favore dell’industria alberghiera).
A spiegarne i meccanismi sono gli stessi amanti del golf: lo Stato concede sovvenzioni a fondo perduto per l’adeguamento, la valorizzazione e l’ammodernamento dell’offerta turistico alberghiera. Dunque e’ sufficiente par passare all’interno delle normative nazionali e regionali che i campi da golf sono strettamente connessi (praticamente va sostenuto che uno non puo’ fare a meno dell’altro )e i soldi pubblici piovono a gogo In un comunicato diffuso dall’ Ansa il 21 novembre 2000 la Giunta Regionale Sarda parla di “strutture complementari agli impianti golfistici”.
Attraverso il Primo Bando della legge citata legge regionale n.9, approvato venerdì 19 luglio 2002; la Giunta Regionale Sarda, presieduta dal forzista Mauro Pili, su proposta dell’assessore regionale al Turismo Roberto Frongia , ha cosi’ di fatto regalato, alla faccia della siccita’e delle ristrettezze di bilancio, la bella cifra di 904.419 euro.
Due sono i fortunatissimi beneficiari:
la Is Arenas Golf di Narbolia (lo stesso campo per il quale la Commissione Europea ha messo in mora lo stato italiano) per 417.503 euro e il Pevero Golf di Arzachena, nella notissima Costa Smeralda, per 486.915 euro.
Già nel 2.000 la Giunta Regionale si era data da fare con una richiesta di 4.000 miliardi di vecchie lire dalla Sardegna all’Unione Europea da attingere attraverso il POR (Piano Operativo Plurifondo) 2.000-2.006.
(Unione Sarda dell’1 novembre 2000)
IL GOLF NELLA REGIONE SARDEGNA
TOTALE REALIZZATI : 10
TOTALE PROGETTATI : 9
Totale progettati +realizzati= 20
CAGLIARI:
1)Pula (realizzato Is Molas);
2)Castiadas (progetto Rocco Forte );
3Settimo San Pietro (realizzato Meirana Golf Club);
4Villanovaforru (progetto Sa Corona Arrubia);
5Olbia (progetto Sergio Zuncheddu);
6Quartu S.Elena (realizzato Sa Tanca Golf Club, localita’ Flumini);
7 Sinnai (frazione di Solanas, progetto Santa Barbara);
8Villasimius (realizzato Villasimius golf Club)..;
9Iglesias (progetto Nebida)
ORISTANO:
Narbolia (realizzato Is Arenas); Oristano (Torregrande, progetto SIPSA); Cabras (progetto Su Bardoni);Nurachi (progetto Minigolf Kalim Famiglia Tiana)
SASSARI:
Stintino (realizzato Bagaglino -Country Village);
Arzachena e Olbia (progetto Starwood);
Pevero (realizzato, golf club Costa Smeralda);
Porto Cervo (realizzato, Il Ruscello );
Alghero (progetto Valverde)
NUORO: Arbatax (realizzato, Villaggi club), Puntaldia (realizzato, S.Teodoro)
CONTRIBUTI PUBBLICI CONCESSI DELLA REGIONE SARDEGNA
totale contributi campi da golf 904.419 euro
1)Is Arenas Golf (Narbolia)417.503 euro
2)Pevero Golf ( Arzachena) 486.915 euro
fonte: quotidiano L’Unione Sarda del 24 luglio 2002
Autore dell'articolo:
Andrea Atzori, giornalista pubblicista, esperto in questioni ambientali, laureato in Scienze Politiche, con una tesi di laurea in politica dell’ambiente.
(e-mail: aatzor@tin.it tel.0783/71583)
articolo redatto nel gennaio 2003
http://www.cfa-monferrato.it/approfondimenti_dettaglio.php?ID=17
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