Incendi, bombe, buste con pallottole
La malavita all'attacco del Circeo
Pressioni e minacce contro chi è chiamato alla tutela dei 22 chilometri di costa laziale praticamente intatta. L'abusivismo le prova tutte in attesa delle sanatorie. La difesa di un modello economico che ha al centro i valori della natura che possono essere messi a fruttoUn ordigno incendiario con 8 inneschi davanti alla sede del parco del Circeo. Due pallottole inviate al presidente del parco del Pollino. Migliaia di richieste di sanatoria pendenti nei territori sotto tutela. Villette travestite da serra che spuntano fidando nel prossimo condono. E' dura la vita degli ambientalisti nell'era delle norme edilizie fluttuanti e dei piani casa che suggeriscono allargamenti fino a ieri proibiti. Ed è dura in particolare nelle regioni in cui gli interessi della criminalità organizzata sono in espansione.
"In alcune zone la crescita della tensione è palpabile", spiega Giampiero Sammuri, presidente di Federparchi. "Penso al Cilento, dove Angelo Vassallo, il sindaco che si opponeva alla speculazione edilizia che premeva sul parco, è stato assassinato. Al Pollino delle intimidazioni contro il presidente, che ha ricevuto una busta con due pallottole. Ai roghi usati come arma di pressione. E a molti altri casi in rispettare la legge diventa pericoloso" L'ultimo e più evidente di questi casi è il Circeo, un parco pioniere che rischia di essere travolto dalla pressione di chi vuole mettere le mani su quei 22 chilometri di costa quasi intatta. Nato nel 1933, terzo dopo il Gran Paradiso e il parco d'Abruzzo, il Circeo ha resistito - sia pure con qualche fatica - all'assalto alla baionetta degli anni Sessanta: ha perso il tratto più settentrionale, divorato dalle case, ma la controffensiva di metà degli anni Settanta gli ha fatto guadagnare tre piccoli laghi nell'entroterra.
E' una storia che si può leggere anche senza un libro. Basta arrampicarsi sul promontorio della maga Circe per ottenere un colpo d'occhio più eloquente di un trattato. Il paesaggio è disegnato con precisione: la sagoma regolare della grande foresta planiziale, 3.500 ettari che costituiscono l'ultimo retaggio delle selve di pianura che coprivano l'Italia; il centro urbano di Sabaudia, un agglomerato senza sbavature; la linea delle dune, che si estende per 22 chilometri, spezzata solo da rarissime costruzioni. E poi, appena lo sguardo esce da questo mondo ordinato, si comprende il significato del termine "area protetta". Nei luoghi non tutelati lo sviluppo degli ultimi decenni non ha concesso quartiere: l'assedio del cemento, dell'asfalto, delle serre balza agli occhi. Il confine tra questi due mondi è netto, un tratto che segue i contorni del parco circoscrivendolo con precisione.
"Da queste parti la storia dell'abusivismo è lunga", racconta Sergio Zerunian, responsabile dell'ufficio territoriale per la biodiversità che la Forestale mantiene a Fogliano, accanto al giardino botanico creato dai Caetani alla fine dell'Ottocento. "Si è cominciato con gli interventi in aree molto delicate, con tracce di storia millenaria, si è andati avanti con la proliferazione dei posti barca e delle villette che alle volte vengono nascoste, durante i lavori, dietro gabbie di granturco o pareti di una finta serra".
E si va avanti ancora oggi con la moltiplicazione dei roghi nelle aree più pregiate del promontorio - che come ricorda il direttore del parco del Circeo Giuliano Tallone - hanno messo in pericolo anche le case vicine; con la pressione che ha portato a 3.500 domande di condono all'interno del parco; con l'attentato in pieno giorno che ha distrutto i materiali didattici davanti alla sede del parco. Tanto che il presidente della commissione urbanistica del Comune di Sabaudia, Francesco Sanna, parla di "piano preordinato". Chi sono i nemici del parco?
"Il proliferare di incendi e l'attentato vanno letti come un sintomo, un malessere. Un malessere che però è di pochi e nasce da un cambio di prospettiva non accettato", risponde Gaetano Benedetto, il presidente del parco del Circeo. "Proprio perché questo territorio si è salvato vale di più e gli investimenti hanno una redditività maggiore. Ma per passare da un modello usa e getta a un modello di valorizzazione bisogna rispettare le regole. A qualcuno dà fastidio? Noi riteniamo di fare gli interessi di chi vive nel parco arginando il nuovo cemento non previsto dai piani regolatori".
La scommessa - continua Benedetto - è costruire un sistema in cui la bellezza crea valore al di là dei vecchi modelli economici: "Il piano casa della Regione Lazio agisce in deroga al piano paesaggistico e blocca la legge salva coste, consentendo di aumentare le cubature. Ma qui non è applicabile perché una legge nazionale di salvaguardia non può essere vanificata da una legge regionale".
Da una parte il tentativo di realizzare un modello economico capace di far fruttare nel lungo periodo le risorse della natura, dall'altra un coagulo di interessi in cui trovano spazio anche i clan. "La malavita organizzata, come dimostrano le inchieste sui Casalesi e sulla 'ndrangheta, ha deciso che questo territorio deve diventare uno dei centri di riciclaggio del denaro sporco", precisa Marco Omizzolo, di Legambiente. "Pressioni di tutti i tipi sono in aumento nel Lazio: molti parchi vivono una fase di asfissia economica voluta, altri sono commissariati, altri sono coinvolti nelle inchieste sul ciclo illegale dei rifiuti. Anche Ventotene, nell'arcipelago di fronte al Circeo, un'isola con straordinarie potenzialità, da anni è oggetto di speculazioni e di progetti proposti dalle amministrazioni locali che vanno in senso contrario alla tutela sbandierata: l'ultimo è il costosissimo tunnel che dovrebbe devastare l'isola per far più posto alle macchine".
Parliamo di un'area in cui è stato costituito un "vero sistema criminale che Libera, l'associazione antimafia presieduta da don Ciotti, non ha esitato a chiamare la Quinta mafia", aggiunge il deputato Pd Ermete Realacci in un'interrogazione parlamentare in cui si elencano molti episodi di intimidazioni e aggressioni contro funzionari di polizia e dirigenti del Comune di San felice Circeo e di Sabaudia. "Una mafia che ha soprattutto nel ciclo del cemento la sua manifestazione più eclatante. Basti pensare che stando ai dati delle forze dell'ordine nel parco nazionale del Circeo sono 1 milione e 200.000 i metri cubi fuori legge, 2 abusi edili per ogni ettaro. Secondo gli investigatori una parte è imputabile, direttamente o indirettamente, a esponenti della malavita organizzata e a quel sottobosco politico-economico che sta suscitando grande attenzione negli inquirenti".
21 ottobre 2011© Riproduzione riservata
http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2011/10/21/news/nel_mirino_della_mafia-23623474/?inchiesta=%2Fit%2Frepubblica%2Frep-it%2F2011%2F10%2F21%2Fnews%2Fil_parco_e_cosa_nostra-23623655%2F
Circeo, nel mirino della speculazione
Un attentato fallito e diversi incendi negli ultimi mesi. Qualcuno ha interesse a intimorire i responsabili di uno dei parchi più belli del nostro Paese. Parla il presidente Gaetano Benedetto: "Un malessere di pochi che puntano a un territorio tra i più pregiati anche perché è stato salvaguardato". E Legambiente denuncia esplicitamente la presenza di organizzazioni mafiose che vorrebbero usare queste aree anche per riciclare ingenti somme di denaro
per vedere e scaricare il video
http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2011/10/21/video/il_parco_del_criceo-23642578/1/?inchiesta=%2Fit%2Frepubblica%2Frep-it%2F2011%2F10%2F21%2Fnews%2Fil_parco_e_cosa_nostra-23623655%2F
Ottanta chilometri di territorio
Le meraviglie del terzo parco d'Italia
Quattro laghi, un promontorio, un'isola, una lingua di sabbia e 3000 ettari di foresta. L'area protetta è preceduta per dimensione soltanto dal Gran Paradiso dal Parco Nazionale dell'Abruzzo. E una storia che parte dai versi dell'OdisseaNato nel 1934, nell'area risparmiata dal piano di bonifiche realizzato nella regione pontina da Benito Mussolini, il Parco nazionale del Circeo tutela ottanta chilometri quadrati di territorio che comprendono il promontorio del Circeo, i 3000 ettari della foresta di Sabaudia, le dune costiere, i quattro laghi salmastri e l'isola di Zannone.
Istituito allo scopo di "conservare, tutelare e valorizzare il patrimonio naturalistico e per la promozione e lo sviluppo del turismo e delle attività compatibili", il parco, il terzo per dimensione in Italia dopo il Gran Paradiso e quello dell'Abruzzo, si trova lungo la costa tirrenica del Lazio meridionale, circa 100 chilometri a sud di Roma, nel tratto di litorale compreso tra Anzio e Terracina e si sviluppa interamente in provincia di Latina (nell’ambito dei territori comunali di Latina, Sabaudia, San Felice Circeo e Ponza). All'interno sono circa un centinaio le presenze archeologiche certificate, abbastanza per ricostruire con discreta precisione gli insediamenti di età romana attorno al promontorio di Circe.
La Selva di Circe
E' la più grande foresta naturale di pianura presente in Italia e si estende per 3300 ettari mantenendo le caratteristiche dell'antica foresta che, prima della bonifica pontina, era di circa 11mila ettari. Tra le caratteristiche principali dell'area protetta, ci sono le "piscine", aree paludose formate spontaneamente con l'accumulo di acqua piovana e l'affioramento della falda, e le "lestre", gli spazi che ospitavano i villaggi degli abitanti stagionali prima della realizzazione della bonifica.
Il promontorio del Circeo
E' un massiccio calcareo lungo circa sei chilometri e largo in alcuni punti fino a due, caratterizzato da una vegetazione mediterranea e la cui vetta, il Picco di Circeo, raggiunge i 541 metri. Sul mare, il promontorio presenta diverse grotte accessibili dall'acqua, la più importnate, quella della Maga Circe, resa celebre dai versi dell'Odisseea. Lungo la costa sono poi presenti diverse torri medievali, costruite per difendersi dagli attacchi dei pirati saraceni.
I laghi
Sono quattro i laghi salmastri costieri presenti all'interno del parco e costituiscono il più importante ecosistema palustre del Lazio. Inseriti all'interno dell'area tutelata dal 1978, oggi ospitano una ricchissima fauna con decine di specie di uccelli. Il Lago di Caprolace, il Lago Monaci, il lago Paola e quello di Fogliano, il più grande.
L'isola di Zannone
Entrata a far parte del parco nel 1975, l'isola di Zannone si trova a 15 km da capo Circeo. Da sempre disabitata a causa della costa scoscesa e inaccessibile, vide stabilirsi per brevi periodi gruppi di monaci benedettini e cistercensi tra il VI e il XVI secolo, una condizione che ha permesso la conservazione di un patrimonio faunistico e floristico particolarmente ricco e raro. Dal 1922 è popolata da una colonia di mufloni, introdotti a scopo venatorio.
Le dune costiere
Una striscia di sabbia lunga 23 Km, ricca di vegetazione e caratterizzata dalla presenza di grandi dune che separano la costa dai laghi e che raggiungono anche l'altezza di 27 metri. La lingua parte dalla scogliera calcarea del promontorio del Circeo, sotto torre Paola, e arriva a Capo Portiere.
21 ottobre 2011© Riproduzione riservata
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Ventotene, l'isola del birdwatching
minacciata dal tunnel di Cala Rossano
Cala Rossano, a Ventotene, teatro della tragedia del 2010
Il gioiello delle Pontine è un'area protetta ad altissimo valore avifaunistico e archeologico. Un territorio fragile e franoso. Ora il Comune vuol costruire un tunnel di 295 metri che aumenterebbe la circolazione delle auto. La protesta di Wwf, Lipu e Legambiente
di GABRIELE SALARIA un'ora di aliscafo da Formia, Ventotene è un gioiello delle Isole Pontine, naturalistico e archeologico. Poco più di 1 chilometro quadrato e mezzo di estensione, ospita una ricca avifauna durante le migrazioni e splendidi fondali che hanno consentito la creazione di un'area marina protetta. Potrebbe essere un modello per il turismo sostenibile e infatti naturalisti e birdwatchers, sub e amanti della vela di tutta Italia sono innamorati di quest'isola.
Bella e fragile. Un anno fa morirono qui due ragazze per la frana di un costone di tufo e proprio in quell'area, Cala Rossano, dove anche una settimana fa si sono registrati nuovi crolli, il Comune vuole realizzare un tunnel lungo 259 metri. Alcune ditte hanno già risposto al bando pubblicato due mesi fa, attratte dalla "grande opera" del valore di circa 5 milioni di euro.
Per gli isolani più sensibili e per le associazioni ambientaliste Wwf, Lipu e Legambiente si tratta invece di un'opera pericolosa, inutile e costosa dal punto di vista ambientale per un territorio già provato dall'abusivismo, dalla cementificazione selvaggia e dal dissesto idrogeologico.
Appare incredibile che un Comune che ha ricevuto finanziamenti pubblici per sviluppare la mobilità alternativa e l'impiego di mezzi elettrici, dove è stato realizzato anche un punto di ricarica di questi mezzi con pannelli solari, si ingegni per agevolare il passaggio delle auto su un'isola che ha uno sviluppo stradale di 3 chilometri appena.
Ma i 700 abitanti sono in rivolta anche per la piazza principale dell'isola che prima era arricchita da bei giardini dove giocavano i bambini e si poteva sedere all'ombra mentre ora è stata per metà lastricata. "Al tempo dei Borboni l'isola era una lecceta straordinaria, perché ora non si pianta più neanche un albero e quei pochi che ci sono vengono eliminati?" si domanda un operatore turistico che punta il dito anche sugli incendi che colpiscono Ventotene.
Perché non realizzare ad esempio un sentiero naturalistico? L'attrattiva delle piccole isole è legata proprio alla pace che si respira e il turismo naturalistico, uno dei pochi segmenti turistici in crescita, cerca questo. Che è anche la vocazione di Ventotene, un'isola sostenibile già al tempo dei Romani, che avevano escogitato un sistema per approvvigionarsi di acqua potabile e distribuirla sull'isola (e le cisterne sono una delle attrattive archeologiche ancora visitabili).
L'acqua oggi, invece, arriva con una nave cisterna da Napoli con notevoli costi economici e ambientali mentre si parla da tempo di realizzare un dissalatore.
21 ottobre 2011© Riproduzione riservata
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