sabato 5 aprile 2014

SCHIAVI DEL VENTO LA FAMIGLIA PRIGIONIERA DELLE PALE EOLICHE

L’INCUBO
“Q UA N D O
CHIEDIAMO DI
CO N T RO L L A R E
IL RUMORE LORO
SPENGONO. E
DICONO: TUTTO
A POSTO”
La casa di Rosa e Gerardo può volare.
Ha così tante pale ai suoi lati, e sui tetti
che potrebbe schizzare da un momento all’altro
dagli Alburni, la catena montuosa
che apre le porte del Cilento, e atterrare
nella piana del Sele, che si allunga fino ai
suoi piedi. Sono i nuovi schiavi del vento.
Gerardo ha cinquant’anni e fa il minatore,
Rosa lo aspetta in casa. Hanno due figli:
Stefano e Giuseppe. “Quando venne l’impresa
che costruiva pale e si diresse davanti
la nostra abitazione capimmo che qualcosa
non andava. Ma ci rassicurarono: signora,
le pale sono silenziose e non succederà nulla.
Ci fidammo, che altro puoi fare? Non
abbiamo studiato e tante cose non le sappiamo.
Poi questi mostri hanno iniziato a
girare e la nostra vita se n’è andata”. Il
parco eolico cinge la casa, posta nel comune
di Sicignano degli Alburni, da ogni
lato e la rende invivibile, inutilizzabile.
Siamo in carcere e vogliamo scappare, chi
ci viene a liberare?”, chiede Gerardo. Nessuno,
finora nessuno. La storia ha dell’incredibile
perchè l’evidenza mostra, oltre
ogni ragionevole dubbio, che è impossibile
e impensabile lasciar vivere questa famiglia
quassù. E la cosa più disumana, più grave
ancora è l’abuso che si è fatto della semplicità
di queste persone
che non hanno forza sociale,
legami, soldi da investire.
Abbiamo chiesto
al sindaco, ma non ci
ha risposto. Abbiamo fatto
scrivere dall’avvocato
alla società proprietaria
del parco (l’Acea) ma
nemmeno ci ha risposto.
Il rumore è continuo, implacabile,
e la vista se ne
va perchè le pale, roteando,
formano continue incessanti
zone d’ombra.
Al mattino nel salone, poi si sposta sul televisore,
poi in cucina”. Un bianco/nero
sistematico, con danni fisici all’equilibrio,
all’umore, al sonno. Gerardo, Rosa e i loro
due figli, Stefano e Giuseppe, sono i nuovi
schiavi del vento, gente sepolta nelle sue
case, colpita da questi pali d’acciaio che
puntano al cielo, intrusi inaspettati. Non
esiste scampo e non esiste ragione. Se sei
debole patisci. “Io sono minatore e non ho
soldi da spendere, però è umiliante quello
che mi stanno facendo. Quando chiediamo
di controllare il rumore, questo wroon,
wroon continuo, fermano le pale. Ma come
si fa? Certo che non c’è rumore se tu non fai
girare queste pale, io dico. Ma loro dicono:
è tutto a posto”.
IL SUD È FLAGGELLATO da questa intromissione,
il paesaggio sporcato dalle continue
presenze di questi uccelli d’acciaio.
Terra di conquista per le multinazionali che
finora hanno fatto soldi con i robusti incentivi
che il governo elargiva (facendo pagare
agli italiani nella bolletta elettrica). Cos’è
una veduta, uno spuntone di roccia, un
orizzonte? Il paesaggio, che pure è tutelato
dalla Costituzione, semplicemente non esiste.
Sicilia, Calabria, Campania, Puglia e
Molise sono state saccheggiate:
il vento nelle
tasche di chi ha le pale,
qualche spicciolo al comune
che le ospita, una
elemosina ai contadini
che mettono a disposizione
il terreno e basta
così. Tutto intorno la resa
dei disperati. “Voglia -
mo fuggire da qui, cambiare
posto. Permetteteci
di andarcene. Solo
questo chiediamo”.
A. Cap.
il fatto quotidiano 5 aprile 2014


Nessun commento: