“Q UA N D O
CHIEDIAMO DI
CO N T RO L L A R E
IL RUMORE LORO
SPENGONO. E
DICONO: TUTTO
A POSTO”
La
casa di Rosa e Gerardo può volare.
Ha
così tante pale ai suoi lati, e sui tetti
che
potrebbe schizzare da un momento all’altro
dagli
Alburni, la catena montuosa
che
apre le porte del Cilento, e atterrare
nella
piana del Sele, che si allunga fino ai
suoi
piedi. Sono i nuovi schiavi del vento.
Gerardo
ha cinquant’anni e fa il minatore,
Rosa
lo aspetta in casa. Hanno due figli:
Stefano
e Giuseppe. “Quando venne l’impresa
che
costruiva pale e si diresse davanti
la
nostra abitazione capimmo che qualcosa
non
andava. Ma ci rassicurarono: signora,
le
pale sono silenziose e non succederà nulla.
Ci
fidammo, che altro puoi fare? Non
abbiamo
studiato e tante cose non le sappiamo.
Poi
questi mostri hanno iniziato a
girare
e la nostra vita se n’è andata”. Il
parco
eolico cinge la casa, posta nel comune
di
Sicignano degli Alburni, da ogni
lato e
la rende invivibile, inutilizzabile.
“Siamo
in carcere e vogliamo scappare, chi
ci
viene a liberare?”, chiede Gerardo. Nessuno,
finora
nessuno. La storia ha dell’incredibile
perchè
l’evidenza mostra, oltre
ogni
ragionevole dubbio, che è impossibile
e
impensabile lasciar vivere questa famiglia
quassù.
E la cosa più disumana, più grave
ancora
è l’abuso che si è fatto della semplicità
di
queste persone
che
non hanno forza sociale,
legami,
soldi da investire.
“Abbiamo
chiesto
al
sindaco, ma non ci
ha
risposto. Abbiamo fatto
scrivere
dall’avvocato
alla
società proprietaria
del
parco (l’Acea) ma
nemmeno
ci ha risposto.
Il
rumore è continuo, implacabile,
e la
vista se ne
va
perchè le pale, roteando,
formano
continue incessanti
zone
d’ombra.
Al
mattino nel salone, poi si sposta sul televisore,
poi in
cucina”. Un bianco/nero
sistematico,
con danni fisici all’equilibrio,
all’umore,
al sonno. Gerardo, Rosa e i loro
due
figli, Stefano e Giuseppe, sono i nuovi
schiavi
del vento, gente sepolta nelle sue
case,
colpita da questi pali d’acciaio che
puntano
al cielo, intrusi inaspettati. Non
esiste
scampo e non esiste ragione. Se sei
debole
patisci. “Io sono minatore e non ho
soldi
da spendere, però è umiliante quello
che mi
stanno facendo. Quando chiediamo
di
controllare il rumore, questo wroon,
wroon
continuo, fermano le pale. Ma come
si fa?
Certo che non c’è rumore se tu non fai
girare
queste pale, io dico. Ma loro dicono:
è
tutto a posto”.
IL
SUD È FLAGGELLATO da
questa intromissione,
il
paesaggio sporcato dalle continue
presenze
di questi uccelli d’acciaio.
Terra
di conquista per le multinazionali che
finora
hanno fatto soldi con i robusti incentivi
che il
governo elargiva (facendo pagare
agli
italiani nella bolletta elettrica). Cos’è
una
veduta, uno spuntone di roccia, un
orizzonte?
Il paesaggio, che pure è tutelato
dalla
Costituzione, semplicemente non esiste.
Sicilia,
Calabria, Campania, Puglia e
Molise
sono state saccheggiate:
il
vento nelle
tasche
di chi ha le pale,
qualche
spicciolo al comune
che le
ospita, una
elemosina
ai contadini
che
mettono a disposizione
il
terreno e basta
così.
Tutto intorno la resa
dei
disperati. “Voglia -
mo
fuggire da qui, cambiare
posto.
Permetteteci
di
andarcene. Solo
questo
chiediamo”.
A.
Cap.
il fatto quotidiano 5 aprile 2014
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