Il film “Polmoni d’acciaio” racconta la lotta di tre popolazioni vittime in Brasile e in Italia di una siderurgia che in nome del profitto a tutti i costi ha provocato incalcolabili danni ambientali e umani.
La regia del documentario è di Paolo Annechini e Andrea Sperotti, con la supervisione del missionario comboniano padre Dario Bossi e di Marco Ratti. Le storie raccontate sono tre, ma si intrecciano l’una con l’altra con un impressionante dinamismo, come se si trattasse di una sola storia.
La prima nasce nell’Amazzonia brasiliana ed è quella di Piquiá de Baixo, la zona industriale della città brasiliana di Açailândia (Stato del Maranhão). Lì si estrae in minerale di ferro, sventrando la foresta. La popolazione è circondata da altoforni e vive immersa nella polvere e nei fumi della ghisa.
Le scene assomigliano drammaticamente a quelle della seconda storia ambientata nel quartiere Tamburi di Taranto, su cui non a caso si sposta la telecamera. Lì il filmato prosegue con la storia della presa di coscienza della popolazione tarantina raccontata da un ex operaio, una mamma, una pediatra e alcuni ambientalisti. La devastazione raccontata non riguarda solo l’inquinamento dell’aria (da cui il titolo “Polmoni d’acciaio”) ma anche quello dell’acqua. E qui la storia di Taranto e del suo Mar Piccolo inquinato si intreccia con quella dei pescatori della stupenda Baia di Sepetiba - un tempo area marina protetta della costa brasiliana – che non riescono più a pescare per via dell’inquinamento dell’acciaieria di Rio de Janeiro, dove viene trasformato in acciaio il minerale di ferro estratto nell’Amazzonia.
Lì 8mila pescatori hanno perso il lavoro per colpa dell’inquinamento della baia e questo assomiglia molto alla storia dei mitilicoltori di Taranto, che hanno visto compromesse le loro attività per l’inquinamento da diossina.
Questa della lotta dei pescatori brasiliani di Rio de Janeiro è la terza storia raccontata nel documentario. Storie diverse ma così simili da consentire agli autori del documentario di saltare in pochi secondi da una realtà all’altra senza che l’argomento cambi: cambia solo il luogo.
Il filo conduttore del filmato è la multinazionale Vale che alimenta con il suo minerale di ferro il ciclo siderurgico con una politica posta sotto accusa dai missionari comboniani e da una rete di associazioni, comitati e movimenti che si daranno appuntamento in Brasile da 5 al 9 maggio a São Luis (Maranhão). PeaceLink parteciperà con una propria delegazione. E’ la “Missione Amazzonia” per raccordare le lotte separate dall’Oceano Atlantico ma così vicine per contenuti e situazioni.
Sarà l’occasione per cominciare a tessere un’alleanza internazionale fra tutte le vittime della siderurgia selvaggia. Una nuova eco internazionale dei lavoratori e dei cittadini in lotta per la salute e un lavoro pulito. http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/04/28/film-polmoni-dacciaio-la-storia-italo-brasiliana-di-denuncia-ambientale/966166/
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