Al largo di Fiumefreddo due pescatori amatoriali a settembre scorso hanno catturato alcuni tonnetti malformati. Dalle analisi risulta che erano contaminati
Pesci con malformazioni alla colonna vertebrale e contaminati. Non è un film horror ma quello che è stato scoperto a mare lungo il Tirreno cosentino. Due pescatori amatoriali, durante una battuta al largo di Fiumefreddo Bruzio, nel settembre scorso, hanno catturato alcuni esemplari di tonnetti alletterati (una specie di tonno molto diffusa nel Mediterraneo e caratterizzata dalla colorazione azzurro-bluastra del dorso screziato) che, si è scoperto in seguito, presentavano anomalie scheletriche. Da qui l’allarme generato soprattutto dalla circostanza che su dieci animali catturati ben quattro presentavano una strana malformazione: la spina dorsale bifida. Un allarme che ha portato a far analizzare i resti di due degli esemplari pescati e a scoprire che nella lisca erano presenti dei contaminanti. Il valore più elevato riguarda gli Idrocarburi policiclici aromatici (Ipa), ritenuti da molti ricercatori tra i responsabili di mutamenti genetici negli animali. Ma anche pericoloso per la stessa salute dell’uomo visto che è stato accertato il suo effetto cancerogeno. Inoltre, dalle analisi effettuate da un laboratorio privato, nella spina dorsale dei due animali sono emersi parametri al di sopra della norma di tre policlorobifenili (Pcb), composti organici considerati altamente nocivi per la salute dell’uomo. Un caso – allo stato attuale isolato in Calabria – che, però, solleva non pochi timori sulla qualità della salute dei mari italiani e che ricorda quanto sta avvenendo in altre parti del Mediterraneo. Infatti, nel corso degli anni, in altre parti del Paese sono stati trovati esemplari malformati simili a quelli catturati a Fiumefreddo. Episodi verificatisi in particolare nella rada di Augusta. Da tempo al largo della costa siracusana – soprattutto dopo le operazioni di pulizia del porto che nel 1989 avrebbero comportato lo sversamento in mare di sostanze, molte delle quali tossiche, presenti nell’infrastruttura – si registrano, da parte di pescatori, di ristoratori ma anche di semplici cittadini della zona, decine di segnalazioni di esemplari di varie specie ittiche con anomalie scheletriche. Soprattutto alla colonna vertebrale. Una circostanza che porterebbe a far ritenere che proprio da quella parte del Tirreno meridionale provenissero anche i tonnetti catturati al largo di Fiumefreddo Bruzio. Vista la relativa distanza dalla Sicilia e soprattutto perché gli animali catturati nel Cosentino fanno parte di una specie definita pelagica e cioè capace di percorrere anche centinaia di chilometri dal loro luogo di nascita. Inoltre, essendo animali predatori, presentano livelli di concentrazione di sostanze chimiche elevati. Il tonnetto, infatti, cibandosi di altri pesci funge da bioaccumulatore delle sostanze contenute negli animali di cui si ciba. Un aspetto che ripropone con forza la necessità di monitorare attentamente l’intero bacino del Mediterraneo.
IL RACCONTO
«Siamo andati come al solito, a pescare molto presto. Intorno alle 6 del mattino e per diverse ore non abbiamo catturato nessun pesce. Fino a quando, intorno alle 11, uno dopo l’altro i tonnetti hanno abboccato alle nostre esche». Valerio Beatino, un 23enne di Amantea, studente di ingegneria ambientale, racconta quella che in seguito diventerà più di una semplice battuta di pesca. Al largo di Fiumefreddo Bruzio Valerio, assieme allo zio, nel settembre scorso cattura dieci tonnetti alletterati, con una peculiarità: quattro di questi esemplari presentano una strana malformazione. «Ce ne siamo resi conto a casa – spiega – solo dopo averli cucinati. Mentre stavamo per mangiarli, e dopo averli ripuliti, ho notato qualcosa di strano: la spina dorsale del pesce presentava una forma diversa dalle altre». Una sorta di biforcazione che dalla coda procedeva lungo il dorso dell’esemplare. «Dapprima avevo pensato a una protuberanza della carne – dice il 23enne che è anche attivista del Comitato “Natale De Grazia” di Amantea – ma pulendo meglio la lisca ho visto che si trattava di una vera e propria malformazione». Così Valerio passa ad esaminare l’esemplare che stava mangiando la sorella e si accorge che anche questo tonnetto presenta la stessa anomalia. Come gli altri due pesci che erano stati congelati per essere mangiati nei giorni successivi. «Abbiamo cotto gli altri esemplari – spiega – per procedere poi alla pulizia e capire se anche gli altri due avevano questa malformazione. Ebbene, anche questi tonnetti avevano la stessa identica anomalia scheletrica: la spina dorsale bifida». Un’anomalia che, a questo punto, porta il giovane laureando in ingegneria ambientale a consegnare le lische degli ultimi due esemplari esaminati a un esperto del campo. E dopo aver affidato a un laboratorio privato i reperti, è emerso il responso: nelle lische è stata rinvenuta la presenza di Ipa e Pcb al di sopra della norma.
Questo servizio è stato pubblicato sull'edizione n. 141 del Corriere della Calabria distribuita in edicola fino al 13 marzo del 2014
IL RACCONTO
«Siamo andati come al solito, a pescare molto presto. Intorno alle 6 del mattino e per diverse ore non abbiamo catturato nessun pesce. Fino a quando, intorno alle 11, uno dopo l’altro i tonnetti hanno abboccato alle nostre esche». Valerio Beatino, un 23enne di Amantea, studente di ingegneria ambientale, racconta quella che in seguito diventerà più di una semplice battuta di pesca. Al largo di Fiumefreddo Bruzio Valerio, assieme allo zio, nel settembre scorso cattura dieci tonnetti alletterati, con una peculiarità: quattro di questi esemplari presentano una strana malformazione. «Ce ne siamo resi conto a casa – spiega – solo dopo averli cucinati. Mentre stavamo per mangiarli, e dopo averli ripuliti, ho notato qualcosa di strano: la spina dorsale del pesce presentava una forma diversa dalle altre». Una sorta di biforcazione che dalla coda procedeva lungo il dorso dell’esemplare. «Dapprima avevo pensato a una protuberanza della carne – dice il 23enne che è anche attivista del Comitato “Natale De Grazia” di Amantea – ma pulendo meglio la lisca ho visto che si trattava di una vera e propria malformazione». Così Valerio passa ad esaminare l’esemplare che stava mangiando la sorella e si accorge che anche questo tonnetto presenta la stessa anomalia. Come gli altri due pesci che erano stati congelati per essere mangiati nei giorni successivi. «Abbiamo cotto gli altri esemplari – spiega – per procedere poi alla pulizia e capire se anche gli altri due avevano questa malformazione. Ebbene, anche questi tonnetti avevano la stessa identica anomalia scheletrica: la spina dorsale bifida». Un’anomalia che, a questo punto, porta il giovane laureando in ingegneria ambientale a consegnare le lische degli ultimi due esemplari esaminati a un esperto del campo. E dopo aver affidato a un laboratorio privato i reperti, è emerso il responso: nelle lische è stata rinvenuta la presenza di Ipa e Pcb al di sopra della norma.
Questo servizio è stato pubblicato sull'edizione n. 141 del Corriere della Calabria distribuita in edicola fino al 13 marzo del 2014
Roberto De Santo http://www.corrieredellacalabria.it/stories/cronaca/22880_pesci_deformi_nel_tirreno_cosentino/#.U1keSIOc2SE.facebook
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