la
colpevolezza degli
imputati
è definitiva
Si
dovranno ridefinire
le
pene: che potranno
addirittura
essere più alte
Il
problema, piuttosto,
è
la durata dei processi
di
Andrea
Giambartolomei
Torino
Iresponsabili
delle morti
sul
lavoro resteranno
impuniti?
Per Raffaele
Guariniello
la risposta è
negativa.
Secondo il sostituto
procuratore
della Repubblica
di
Torino il verdetto della Cassazione
dà
fiducia e speranza.
La
decisione della Cassazione
può
avere degli effetti positivi.
Giovedì
notte i giudici della
Suprema
corte hanno stabilito
che si
deve rifare il secondo
grado
del processo Thyssen-
Krupp,
quello contro sei manager
e
dirigenti ritenuti responsabili
della
morte di sette
operai
nel rogo del 6 dicembre
2007.
I familiari delle vittime
sono
rimasti davanti al “Palazzaccio”
fino a
notte fonda per
protestare
contro una decisione
all’apparenza
negativa, che
però
lascia molti spiragli.
Può
dare una sua opinione sulla
sentenza?
È
un’ottima sentenza perché
convalida
una serie di nostre
impostazioni
che potranno essere
utilizzate
anche in altri
processi
per le morti sul lavoro.
Ancora
una volta la Cassazione
è
stata molto efficace.
Quali
impostazioni sono state
convalidate?
Ce n’è
più di una. La prima
riguarda
i soggetti responsabili.
Nei
processi alla Thyssen-
Krupp
e poi all’Eternit, i miei
colleghi
e io ci siamo posti un
problema:
questi infortuni e
morti
sono un evento episodico
o sono
il frutto di una
scelta?
Se la risposta è la seconda,
come
noi riteniamo, la
conseguenza
è che non possiamo
prendercela
con le ultime
ruote
del carro, ma dobbiamo
individuare
i responsabili nelle
stanze
dei consigli di amministrazione
dove
si decide
la
politica aziendale sulla sicurezza.
La
Cassazione su questo
è
chiara e lo convalida dicendo
che
sono irrevocabili le responsabilità
degli
imputati.
Sono
loro i responsabili e si
dovrà
solo rideterminare la
pena.
Quali
altre impostazioni sono
state
confermate?
Quello
sulla responsabilità
della
società.
Noi
abbiamo applicato la legge
e la
Cassazione ha respinto
il
ricorso della ThyssenKrupp
che ne
chiedeva l’annullamento.
Inoltre
c’è una cosa che mi pare
sia
stata fraintesa.
Che
cosa?
Nel
dispositivo si legge che
un’aggravante
viene annullata
senza
rinvio della Corte d’assise
d’appello.
I magistrati
hanno
deciso così accogliendo
il
nostro ricorso: i giudici del
secondo
grado avevano assorbito
il
reato di disastro nell’omissione
dolosa
di cautele antinfortunistiche
e
quindi diventava
un
solo reato. La Suprema
corte
dice che sono due
reati
distinti e questo potrebbe
indurci
a chiedere una pena
ancora
più alta.
Però
la vostra impostazione
iniziale,
l’omicidio volontario,
non
è stata accolta.
Rimane
questo punto sul “dolo
eventuale”,
ma i giudici dicono
che i
reati commessi sono
aggravati
dalla
“colpa cosciente”,
cioè
quando
l’imputato
prevede
dei
rischi
provocati
dalla
sua azione
e ciò
nonostante
la
realizza comunque.
Ora
dovrà esserci
il
nuovo
processo
davanti
a
una sezione
diversa
della
Corte
d’appello.
Come
avverrà?
La
questione
potrebbe
essere
risolta
in una
giornata
perché
si
tratta solo di
rideterminare
le
pene. Io spero
di
rappresentare
ancora
la pubblica accusa.
C’è
il rischio della prescrizione?
No,
perché i giudici della Cassazione
scrivono
che le responsabilità
sono
irrevocabili.
Ormai
sono passate in giudicato.
Resta
però un problema
di
natura generale di cui dobbiamo
tenere
conto. Quando
succedono
questi eventi le vittime
chiedono
giustizia, ma
l’accertamento
non deve essere
troppo
in là. Le risposte devono
essere
più rapide. Sei anni
per
una sentenza sono troppo.
In
questo caso noi abbiamo
avuto
un vantaggio: grazie
alla
specializzazione della nostra
procura
le indagini sono
state
fatte in tre mesi. In altre
parti
del paese ai sei o più anni
di
processo si aggiungono gli
anni
impiegati per le indagini.
Questo
è il pretesto affinché il
governo
si faccia carico di
questo
problema.
Quali
soluzioni propone?
Per
quanto riguarda le indagini,
io ho
già proposto da
tempo
una procura nazionale
che si
occupi degli infortuni
sul
lavoro in modo da avere un
organo
specialistico. Per avere
giudizi
più rapidi bisogna trovare
un
sistema che incentivi
una
maggiore rapidità dei
processi.
Bisogna ripensare la
prescrizione:
incentiva anche
appelli
e ricorsi alla Cassazione
che
intasano le corti. È un
problema
non solo italiano,
ma
internazionale.
In
che senso?
Le
esperienze di Torino con la
ThyssenKrupp
e l’Eternit sono
viste
al mondo come esempi.
Mi
hanno chiamato a Bruxelles
la
scorsa settimana per
fare
una conferenza sul diritto
dei
popoli e dei cittadini ad
avere
un ambiente di lavoro e
di
vita sicuro e sano. C’erano
persone
da tutte le parti del
mondo
e ovunque si sente
questa
esigenza di giustizia
che
però non è soddisfatta.
Noi
dobbiamo dare delle risposte
sennò
c’è un senso di
impunità
tra i responsabili e di
ingiustizia
tra le vittime. Dobbiamo
combattere
questi due
sentimenti
contrastanti.
Twitter:
@AGiambartolomei
il fatto quotidiano 26 aprile 2014
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