lunedì 14 aprile 2014

La Mestre - Orte L’Italia spaccata in due da una colata di asfalto lunga 396 chilometri

PER REALIZZARE
IL PERCORSO
SONO PREVISTI 139
PONTI E VIADOTTI,
147 SOVRAPPASSI,
268 SOTTOVIE,
17 SVINCOLI. COSTO:
9.8 MILIARDI.
D’ACCORDO TUTTI I
PARTITI TRANNE M5S

di Ferruccio Sansa
La vuole Giorgio Napolitano. La
vogliono Pd, Pdl e Nuovo Centro.
Da Pierluigi Bersani al ministro
delle Infrastrutture Maurizio Lupi.
Per non dire dei governatori delle
regioni, di destra e sinistra. E poi le
cooperative e le banche. Ma soprattutto
la vuole Vito Bonsignore, europarlamentare
Pdl e imprenditore
dell’asfalto.
Non la vogliono il M5S, ma ancora
prima decine di migliaia di abitanti,
riuniti in associazioni e comitati.
Secondo voi chi la spunterà?
Parliamo dell’autostrada Mestre-
Orte (nel primo tratto chiamata
Nuova Romea”), probabilmente
la più grande opera pubblica prevista
in Italia: 5 regioni attraversate,
396 chilometri di percorso (di cui
139 su ponti e viadotti), 147 sovrappassi,
268 sottovie, 17 nuovi svincoli.
Costo: 9.8 miliardi, di cui 1,8 a
carico dello Stato in termini di sgravi
fiscali (senza contare la concessione
ai privati per 49 anni). Quattro
miliardi più del Ponte sullo
Stretto. Un paio più del Tav. Un’opera
che cambierà
il paesaggio
del Centro Italia.
Provate a immaginare
concretamente
l’impatto
su alcuni dei paesaggi
più belli
d’Italia: si parte
dal Veneto, sfiorando
zone delicatissime
dal
punto di vista
ambientale come
la Laguna di Venezia
e la Riviera
del Brenta, quell’angolo
di pianura
dove Tiziano
cercava i suoi
colori e dove oggi
si sono già riversati
milioni di
metri cubi di cemento e asfalto. Poi
giù a due passi dal Delta del Po,
attraversando le Valli del Mezzano
in Emilia Romagna, toccando Marche
e Toscana, in alcune tra le zone
più belle del Paese. Siamo a una
manciata di chilometri dalla Valmarecchia
cantata dal poeta Tonino
Guerra. Quindi l'Umbria. Qui,
secondo uno studio del Wwf, 37 siti
archeologici sarebbero a meno di
mezzo chilometro dall'autostrada.
Tanto che il Wwf sostiene: "Il progetto,
almeno nel tratto umbro,
non pare conforme alla legge Galasso".
UNIRÀ L’I TA L I A” , è la versione dei
sostenitori dell’opera. Secondo i
critici rischia di tagliarla in due.
Sembrava che tutto si fosse arenato,
poi ecco che nei mesi sonnacchiosi
del governo Letta è arrivata la delibera
del Cipe (Comitato Interministeriale
per la Programmazione
Economica). Le promesse: i lavori
partiranno tra due anni e finiranno
entro il 2021. Pochi ci credono davvero.
Ma in questo progetto più dell’am -
biente naturale pare contare quello
politico e finanziario. E qui i sostenitori
dell’opera contano su un
sostegno ai massimi livelli. Durante
una visita a Venezia nel 2007 il presidente
Napolitano disse: "Pare anche
a me incontestabile l'importanza
del corridoio autostradale Civitavecchia-
Venezia come naturale
integrazione del corridoio europeo
numero 5 da Lisbona a Kiev. Il progetto,
anche come project financing,
che è stato apprestato, merita
una tempestiva valutazione di impatto
ambientale, cui consegua senza
indugio un avvio dei lavori".
Strano passaggio: si faccia la valutazione
di impatto ambientale, ma
ad essa deve seguire la realizzazione
dell’opera. Addirittura il Capo dello
Stato sponsorizzava l’estensione
dell’opera fino a Civitavecchia, altri
cento e passa chilometri attraverso
la splendida campagna laziale. Ma
quello nemmeno più i signori dell’asfalto
osano sperarlo. Troppa
grazia.
L’INTERVENTO DEL QUIRINALE
ottenne applausi bipartisan. A cominciare
ovviamente dal centrodestra
che da sempre è favorevole alle
autostrade. Ma che in questo caso
vedrebbe come realizzatore dell’opera
direttamente un suo europarlamentare:
Vito Bonsignore. Che,
però, vantava buoni agganci anche
con il centrosinistra, basti ricordare
le intercettazioni delle inchieste sui
furbetti del quartierino. Diceva
Massimo D’Alema parlando al telefono
con Giovanni
Consorte:
Ho parlato con
Bonsignore, che
dice cosa deve
fare, uscire o restare
un anno...
Se vi serve, resta...
Evidentemente
è interessato
a latere in
un tavolo politico”.
E Consorte:
Chiaro, nessuno
fa niente per
niente”. Chissà
che cosa intendevano
D’Alema
e Consorte.
Di sicuro l’affare
della vita per
Bonsignore è la
Mestre-Orte. Avendo presentato
per primo un progetto avrà diritto a
una prelazione che vale oro al momento
della gara europea.
Del resto nessuno sembra volerlo
ostacolare, a parte M5S, qualche raro
leghista e i comitati. Il centrosinistra
spinge per la mega-autostrada:
Pierluigi Bersani, per dire,
ha guidato l'Associazione Nuova
Romea che ha come scopo la realizzazione
dell’opera. Di più: il 28
ottobre 2008 ha presentato un'interrogazione
alla Camera. A un occhio
maligno non sfugge che diversi
punti paiono presi con il "taglia incolla"
dal documento elaborato dalla
Fondazione Nord-Est di Confindustria
(potrebbe anche essere avvenuto
il contrario). Ecco la versione
di Bersani: "La vecchia Romea
ha un tasso di mortalità di 97,22
morti ogni mille incidenti. In cinque
anni si contano 5.950 feriti e 37
persone che hanno perso la vita. È la
strada più pericolosa d'Italia". Mattia
Dona del del comitato Opzione
Zero , replica: "Vero, ma perché costruire
un'autostrada invece di rendere
più sicuro il percorso esistente?
E poi con quei 10 miliardi si
potrebbe risolvere il problema della
sicurezza stradale in tutta Italia".
Secondo gli oppositori dell’opera
l’autostrada, nel solo tratto emiliano-
veneto, consumerà 3.800.000
metri quadrati di suolo. Senza contare
che l’asfalto si porta sempre
dietro cemento. Milioni di metri
cubi pronti a crescere accanto al

percorso dell’autostrada. il fatto quotidiano 14 aprile 2014 

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