giovedì 24 aprile 2014

Da Schiavone ad Alpi, misteri intrecciati a proposito della desecretazione degli atti

di Andrea Tornago 22 aprile 2014 tutto è comin­ciato con le dichia­ra­zioni di Car­mine Schia­vone. Quel ver­bale reso ai com­mis­sari par­la­men­tari nel ’97 dall’ex boss dei casa­lesi, dese­cre­tato nell’ottobre scorso dalla pre­si­dente della Camera Laura Bol­drini, non con­te­neva — forse — rive­la­zioni scon­vol­genti. Ma era la prova che sul traf­fico di rifiuti tra nord e sud Ita­lia le isti­tu­zioni sape­vano da almeno vent’anni. Nomi, luo­ghi, veleni e con­ni­venze, tenute sotto chiave a Mon­te­ci­to­rio con il tim­bro segreto. Ben prima di Roberto Saviano e del suo Gomorra, nelle aule del Par­la­mento emer­ge­vano i con­torni di ‘O Sistema, la mafia che si fa isti­tu­zione. Il col­la­bo­ra­tore di giu­sti­zia Schia­vone con­fon­deva le casse del clan con le casse dello Stato: «È lo stesso, più o meno», assi­cu­rava agli ono­re­voli sor­presi. È comin­ciato così, da un sin­golo atto della pre­si­denza della Camera, la dese­cre­ta­zione dei docu­menti riser­vati rela­tivi ad alcuni dei misteri della Repub­blica. Un gesto che non poteva restare iso­lato e avrebbe com­por­tato nuove richie­ste, più estese, di tra­spa­renza e verità. Pochi mesi prima, nel feb­braio 2013, l’ultima com­mis­sione par­la­men­tare sui rifiuti pre­sie­duta da Gae­tano Peco­rella aveva aggiunto un tas­sello impor­tante a uno dei più inquie­tanti misteri ita­liani: il capi­tano Natale De Gra­zia, inve­sti­ga­tore che inda­gava sulle “navi a per­dere” — scri­veva la com­mis­sione nelle sue con­clu­sioni — non morì di morte natu­rale ma per l’azione di «causa tos­sica» men­tre svol­geva la sua mis­sione su delega della pro­cura di Reg­gio Cala­bria. Il caso, con­clu­de­vano all’unanimità depu­tati e sena­tori, «si inscrive tra i misteri irri­solti del nostro Paese». Misteri ita­liani che non tro­ve­ranno mai una verità, sem­brava con­clu­dere la com­mis­sione Peco­rella, quasi a voler get­tare la spu­gna di fronte a un caso sem­pli­ce­mente impos­si­bile. Ma le con­clu­sioni della com­mis­sione non hanno con­vinto Green­peace: con una let­tera inviata alla pre­si­dente della Camera, Laura Bol­drini, e del Senato Pie­tro Grasso, Green­peace ha chie­sto la dese­cre­ta­zione di tutti gli atti sul traf­fico dei rifiuti, sulle navi a per­dere e sulla morte del capi­tano: «Ono­re­vole Pre­si­dente, di misteri irri­solti ita­liani ce ne sono fin troppi — scri­ve­vano il pre­si­dente di Green­peace Ivan Novelli e il diret­tore Giu­seppe Onu­frio nel novem­bre scorso — La Com­mis­sione ha reso una luci­dis­sima testi­mo­nianza di due decenni di lavoro che hanno in pra­tica accom­pa­gnato nume­rose inda­gini giu­di­zia­rie sul traf­fico inter­na­zio­nale di rifiuti. Cre­diamo sia giunto il momento che final­mente si per­metta ai cit­ta­dini ita­liani di meglio cono­scere un capi­tolo impor­tante della loro sto­ria». La cam­pa­gna, lan­ciata e rac­con­tata subito dal mani­fe­sto, ha dato i primi frutti lo scorso marzo: tra i «segreti tos­sici» da dese­cre­tare c’è anche il caso di Ila­ria Alpi e Miran Hro­va­tin. La com­mis­sione Peco­rella aveva agli atti più di 600 dos­sier sot­to­po­sti a segreto, giu­di­cati poco rile­vanti dal pre­si­dente e dai depu­tati: «Nulla di inte­res­sante». Ma nem­meno depu­tati e sena­tori hanno mai potuto con­sul­tare la mag­gior parte di quei fasci­coli. L’elenco è stato pub­bli­cato il 19 marzo da Green­peace. Per qual­che tempo è sem­brato che sol­tanto un cen­ti­naio di docu­menti sulle migliaia sareb­bero stati resi pub­blici. Ma una peti­zione lan­ciata da Arti­colo 21, che ha rac­colto in pochi giorni più di 70 mila firme con­se­gnate — ancora — alla pre­si­dente Bol­drini, ha spa­ri­gliato le carte ed è stata subito accolta dal governo Renzi.http://ilmanifesto.it/da-schiavone-ad-alpi-misteri-intrecciati/

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