lunedì 14 aprile 2014

Centrale nucleare, di Borgo Sabotino, a Latina il deposito temporaneo dei rifiuti

Sarà presentato oggi il deposito temporaneo di rifiuti a Latina. Il nuovo ad di Sogin, Riccardo Casale, lo presenterà a una delegazione di deputati e senatori delle commissioni Ambiente e Attività Produttive. Una struttura che servirà a custodire i materiali necessari allo smantellamento della centrale che va avanti da anni. Sogin ha rinnovato recentemente piano industriale e vertici: amministratore delegato Riccardo Casale, al posto di Giuseppe Nucci.
Ora l’azienda di Stato nata nel 1989 per bonificare i siti nucleari e mettere in sicurezza i rifiuti radioattivi vuole arrivare al 50% di smantellamento delle centrali atomiche in Italia nel 2016. E Latina è uno degli obiettivi primari.
L’investimento previsto (rimborsato dallo Stato) è di 428 milioni nel 2013-2016, cioè 62,2 milioni a preconsuntivo per il 2013, più altri 366 milioni nel 2014-2016: 68 quest’anno, 137 nel 2015, 161 nel 2016.
L’impresa è complessa, anche perché si smontano le centrali, ma paradossalmente non si sa ancora dove mettere i detriti (ora sono custoditi provvisoriamente in ciascun sito). Manca infatti ancora la più piccola indicazione sul Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. È previsto da una legge del 2010, ma non si è ancora deciso né dove sorgerà, né come sarà. Se la prima pietra verrà messa fra cinque anni è un buon risultato. Spesa prevista: 2,5 miliardi. «La nuova Sogin poggerà su tre pilastri», dice Casale. «Il primo è il decommissioning, lo smantellamento delle centrali e degli impianti di ricerca: potremmo completarlo in Italia fra quindici anni. Il secondo è il Deposito nazionale: i criteri potrebbero essere rilasciati dall’Ispra entro il prossimo mese, vedremo. Il terzo è internazionalizzare: c’è un mercato estero dello smantellamento di centrali che vale, si stima, fra i 600 e gli 800 miliardi di dollari nei prossimi vent’anni. Noi, come ci è stato chiesto anche durante le audizioni parlamentari, vogliamo lavorarvi per aumentare il giro d’affari, promuovere la competenza italiana all’estero e avere ricadute positive sull’occupazione». Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Iaea) ci sono 147 reattori in chiusura nel mondo, 438 in esercizio, 17 in costruzione (la vita operativa di una centrale nucleare è sui 40 anni). Il numero d’impianti può raddoppiare con i centri di ricerca e rifiuti radioattivi degli ospedali. «Avere spento le centrali per primi può diventare un asset competitivo», dice Casale al Corriere della Sera.
L’obbiettivo immediato è un deposito nazionale per evitare gli i depositi locali, come quello di Latina, da provvisori diventino definitivi.
FOTOGALLERY CENTRALE DI LATINA

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