lunedì 14 aprile 2014

Scorie radioattive nella centrale nucleare di Borgo Sabotino Latina, ecco il deposito temporaneo (meno di 20 mila anni... tranquilli poi lo tolgono). E Sogin vuol esportare il know-how

Presentato lo stato dei lavori durante la visita dei rappresentanti delle commissioni parlamentari ambiente e attività produttive Nelle prossime settimane capiremo. L’amministratore delegato di Sogin, Riccardo Casale, a margine della visita all’interno della centrale nucleare di Borgo Sabotino con una delegazione di parlamentari (in rappresentanza delle commissioni ambiente e attività produttive) parla dell’imminente scelta dei criteri per l’individuazione del deposito nazionale di rifiuti radioattivi. “Entro poche settimane sapremo quali saranno i criteri di esclusione, ci aiuteranno a capire le località da escludere a priori. Dopodiché si aprirà un confronto sereno, trasparente, affinché si possano ipotizzare cinque o sei, ma io spero anche dieci siti eventualmente idonei alla realizzazione del deposito nazionale di scorie”. Dove peraltro verranno stoccati definitivamente soltanto i 75mila metri cubi di rifiuti con media e bassa radioattività. I quindicimila metri cubi altamente radioattivi invece non si sa ancora che fine faranno, visto che l’Italia non ha l’obbligo di realizzare un deposito geologico per via della quantità esigua di materiale. Parliamo di circa quindicimila metri cubi di rifiuti, e per l’Italia potrebbe diventare conveniente consorziarsi con altri Paesi, cercare una strategia comune per allocare materiale radioattivo che perderà la sua pericolosità solo tra trenta generazioni. Accanto al deposito nazionale sorgerà anche il parco tecnologico che avrà il compito di valorizzare il know-how, i risultati delle ricerche e delle tecnologie adottate in questi anni. “Perché una cosa è indubbia – ha detto Casale – aver spento prima le centrali ci pone anche nelle condizioni migliori per eccellere nello smantellamento, esportare competenze, avere ricadute positive sulla nostra economia”. Il mercato del decommissioning in giro per il mondo è stato stimato in cifre vicine ai 600 miliardi di euro, ci sono già 147 centrali in chiusura. Ecco allora che può rivelarsi fondamentale essere i più bravi.

IL DEPOSITO DI LATINA A Latina intanto il deposito temporaneo è stato realizzato ed è stato presentato a deputati e senatori. Ha una capacità di duemila e cinquecento metri cubi ma è dieci volte più grande: all'interno i lavori di stoccaggio e verifica verranno eseguiti da remoto. Il manager Sogin ha annunciato che la prima fase di decommissioning, quella relativa alla riduzione dell'impianto per il mantenimeno delle condizioni di ssicurezza delle strutture si completerà entro il 2021, mentre la seconda fase in cui si procederà allo smantellamento del reattore è prevista nel quindici anni successivi. Casale non si è sbilanciato sull’eventualità che possa essere anche Latina uno dei siti ipotizzati per ospitare il deposito definitivo. “Non spetta a noi indicare i siti – ha concluso – ma certo stiamo lavorando ai progetti”.
GLI ALTRI RIFIUTI RADIOATTIVI Oltre alle attività delle centrali, in Italia vengono prodotti 500 metri cubi di rifiuti radioattivi dalle quotidiane attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca. Realizzare il Parco Tecnologico e il Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi permetterà di chiudere il ciclo nucleare dei vecchi impianti e consentirà all'Italia di entrare in un business che è già globale. Il nostro Paese, fra i primi ad aver iniziato le attività di decommissioning nucleare, gode infatti oggi di un vantaggio competitivo in un mercato che nei prossimi vent’anni si stima valga 600 miliardi di euro. http://www.corrieredilatina.it/news/ambiente/5356/Scorie-radioattive-a-Sabotino--ecco.html

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