Molte sono le informazioni e i dati importanti, che possono essere riassunte con le parole di uno degli autori italiani, Riccardo Valentini: “Gli orsi polari siamo noi”.
Il rapporto mostra in modo chiaro come gli impatti legati al cambiamento climatico siano già in corso:
- influenze negative sulle rese delle coltivazioni agricole (con conseguente effetto sui prezzi e sui mercati),
- modifiche nelle precipitazioni e alterazioni nei sistemi idrogeologici con effetti sulla qualità e la disponibilità di acqua,
- elevata vulnerabilità della società e degli ecosistemi nei confronti degli eventi estremi,
- influenza sulla sicurezza alimentare
- incrementi dei flussi migratori.
Area Mediterranea a rischio - Il Rapporto, nella parte sui focus regionali mette in evidenza come la regione mediterranea sia quella più esposta in Europa al rischio dei cambiamenti climatici per la molteplicità di settori soggetti a impatto: turismo, agricoltura, attività forestali, infrastrutture, energia e salute della popolazione. In Europa meridionale appare molto probabile un influenza negativa sulla produttività dei cereali.
In molte zone europee potrà aumentare il rischio di inondazioni costiere e fluviali a causa dell’aumento del livello del mare e l’aumento degli eventi di intensa precipitazione.
Gli impatti influenzeranno anche la produzione di energia termoelettrica durante le estati europee, dove si potrà verificare un incremento di domanda dovuta a una maggiore necessità di raffreddamento superiore a quella di riscaldamento che è invece prevista in calo.
Adattamento necessità per limitare i danni - L’implementazione di azioni di adattamento su scala regionale appare quindi urgente: l’assenza di misure di adattamento ha un effetto negativo sui danni derivanti dagli impatti climatici.
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Gli eventi estremi meteorologici hanno provocato significativi impatti in Europa in molti settori economici innescando effetti indotti anche sui sistemi sociali: il tema climatico non è quindi solo una questione ambientale ma anche, e forse soprattutto, una sfida sociale ed economica.
Nel lungo periodo sarà imperativo e doveroso operare in sinergia tra misure e azioni di adattamento e impegni di mitigazione, ovvero riduzione delle emissioni.
Gli effetti delle misure di adattamento infatti possono essere visibili e percepite anche nel breve periodo mentre per avere dei benefici nel lungo periodo è necessario implementare efficaci e stabili azioni di riduzione delle emissioni di gas climalteranti.
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Gli incrementi futuri di temperatura, legati all’incremento di concentrazione di CO2, sono strettamente correlati con l’aumento del rischio legato ad esempio alla salute degli ecosistemi, agli effetti degli eventi estremi e alla disuguaglianza sociale.
Come espresso in questo video realizzato dal CMCC (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici), da cui sono tratte le immagini riportate nel post: il futuro è già iniziato.
Per ulteriori approfondimenti si veda la scheda tecnica pubblicata al Focal Point dell’Ipcc per l’Italia http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/03/31/gli-orsi-polari-siamo-noi/932978/
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