CLINI L’AFRICANO Il fatto quotidiano 26 novembre 2011
Un appalto milionario per una discarica in Kenya
Il neoministro sponsor di un’azienda senza requisiti di Gianni Barbacetto
Al centro di tutto la società Eurafrica: 10 mila euro di capitale, sede legale a Napoli e zero dipendenti
Corrado Clini l’Africano.
L’appellativo se l’è conquistato sul campo. Non era ancora il ministro dell’Ambiente che, fresco di nomina, corre a Rai Radio 2 a esternare la sua fede pro-nucleare e pro-Ogm. Era ancora direttore generale del ministero, a fianco di Alfonso Pecoraro Scanio (governo Prodi), prima di essere riconfermato anche da Stefania Prestigiacomo (governo Berlusconi).
Era il 2007 e Clini si era fatto notare come sostenitore e sponsor di una azienda che si era candidata a fare in Kenya, a spese del governo italiano, un lavoro per cui non aveva né gli uomini, né le capacità tecniche.
LA VICENDA nasce alla periferia di Nairobi. Qui sorge la discarica di Dandora, la più grande del Kenya. Un’immensa e maleodorante distesa di rifiuti che occupa 30 ettari e a cui arrivano le tonnellate di immondizia prodotta dai 4 milioni e mezzo di abitanti della città. Accanto a Dandora è cresciuto lo slum di Korogocho (“Ciò che non ha più alcun valore ”, in lingua kikuyu), dove abitano migliaia di persone che cercano di sopravvivere rovistando nella discarica. Il comboniano padre Alex Zanotelli ha abitato tra loro, in una baracca di Korogocho, e si è impegnato a chiedere alle autorità locali la bonifica dell’area. Sono stati proposti diversi progetti di bonifica.
Uno di questi, firmato dall’azienda italiana Jacorossi, prevede la chiusura della discarica e la nascita di una società partecipata dal Comune di Nairobi per gestire la raccolta dei rifiuti della città, con l’assunzione di almeno una parte di coloro che vivono rovistando nell’immondizia. È un progetto industriale, che prevede ricavi per chi vi s’impegna e non chiede aiuti di Stato. Si materializza però anche un altro progetto, presentato da una società sconosciuta, Eurafrica, con soli 10 mila euro di capitale, sede legale a Napoli, sede operativa a Roma e zero dipendenti.
TANTO PER cominciare, Eurafrica si appresta a incassare, per il solo studio di fattibilità, oltre 700 mila euro, erogati dal ministero italiano dell’Ambiente nell’ambito degli impegni internazionali legati al protocollo di Kyoto. In seguito, sarebbe arrivata la parte più consistente del business, del valore di oltre 30 milioni di dollari. A fare concretamente i lavori di bonifica sarebbero state due società proposte da Eurafrica, la britannica Atkins e la keniota Howard Hamprey.
Chi accredita Eurafrica presso i governi di Roma e di Nairobi è Clini. Ma chi c’è dietro la società che tanto sta a cuore al direttore generale? La sede di Napoli è in realtà l’abitazione dell’amministratore unico, Tiziana Perroni.
La sede operativa di Roma è intestata al socio di Eurafrica, Bruno Calzia. I due sono marito e moglie. Altro socio è Vittorio Travaglini. Direttore generale è Renzo Bernardi, che di mestiere fa il mercante d’armi, rappresentante di aziende italiane come la Beretta e la Oto Melara e internazionali come British Aerospace e la francese Sagem. Alex Zanotelli e i comboniani non ci stanno. Da dove spunta Eurafrica? Perché deve incassare dallo Stato oltre 700 mila euro per il solo progetto, quando la Jacorossi era disposta a impegnarsi senza chiedere un soldo? Perché deve guadagnare intermediando lavori fatti da altri? E perché Clini l’ha tanto a cuore? Padre Zanotelli queste domande le pone pubblicamente in una conferenza stampa, a Roma, il 12 ottobre 2007. Le stesse questioni vengono riproposte sul numero di novembre di Nigrizia, in un articolo firmato da padre Daniele Moschetti, che ha sostituito Zanotelli nella missione di Korogocho. Anche un giornalista italiano sempre molto attento alle vicende africane, Massimo Alberizzi del Corriere della Sera, scrive un articolo sull’affare Dandora che viene pubblicato sull’edizione online del quotidiano.
IL MINISTRO Pecoraro Scanio blocca l’operazione. Ma Corrado Clini e i responsabili di Eurafrica fanno partire una tripla querela per diffamazione: contro padre Zanotelli, contro padre Moschetti e contro Alberizzi. I giudici hanno già archiviato le accuse a Moschetti e Alberizzi. Nel primo decreto di archiviazione, il giudice scrive che anche “se alcune delle espressioni usate sono obiettivamente forti – perché sostanzialmente descrivono Eurafrica come società di speculatori che cercano di fare affari sulla pelle dei poveri – tuttavia non sono inutilmente sovrabbondanti o gratuitamente aggressive e offensive, descrivendo esattamente il motivo dei sospetti al tempo ritenuti gravare sulla società Eurafrica, all’epoca evidentemente sospettata di volersi accaparrare il coordinamento del progetto, pur se priva dei necessari requisiti di affidabilità e trasparenza”.
Prosciolto anche Alberizzi, “essendosi limitato a esprimere critiche argomentate e circostanziate e a riportare l’esito dei suoi accertamenti sulla vicenda”. Resta ancora aperto il procedimento contro padre Zanotelli. Alle sue domande, Clini l’Africano non ha mai risposto, ma intanto è diventato ministro della Repubblica
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