Mercoledì 23 Novembre 2011|Edizione: LATINA|Pagina 45
di CLAUDIA PAOLETTI
Il messaggero
Non se la prendono con gli ispettori dell’Inps e non intendono sovvertire le regole. Gli agricoltori di Cisterna denunciano, a nervi tesi, la difficoltà a sostenere i costi previdenziali Inps, tra i più elevati della provincia di Latina, e le modalità con cui vengono effettuati i controlli nei campi da parte dell’ispettorato del lavoro. Una platea esasperata quella di lunedì pomeriggio, nell’aula consiliare del Comune, dove centinaia di agricoltori si sono riuniti per manifestare ai funzionari dell’Inps e del ministero del Lavoro l’impossibilità a sostenere il peso economico delle tariffe assicurative e contributive. «I costi sono insostenibili – spiega Renato Campoli del comitato spontaneo degli agricoltori – perché le tabelle tariffarie sono inadeguate, risalgono agli anni ‘80 quando i nostri territori erano molto più redditizi. Oggi i territori sono radicalmente cambiati per effetto della crisi ma le tariffe sono rimaste le stesse».
A Cori la media giornaliera degli oneri contributivi da versare a un raccoglitore di kiwi è di 9 euro, a Velletri 11, a Cisterna, Aprilia e Sabaudia è di 23 euro. Altra tabella contestata è quella dell’ettaro-coltura, ovvero il fabbisogno di ore di lavoro per ettaro. Secondo le normative UE, per ottenere un prodotto di qualità non si devono produrre più di 300 quintali di kiwi per ettaro. Se il prodotto viene pagato mediamente 30 centesimi al chilo, il guadagno è di 9.000 euro, mentre lavorare un ettaro di kiwi con 80 giornate lavorative (dalla potatura alla raccolta) costa oltre 10.000 euro. Stessa cosa per l’uva da vino. I viticoltori, per produrre un vino di qualità, non possono raccogliere più di 180 quintali per ettaro. L’uva però viene pagata a 17-18 euro al quintale, per un guadagno lordo di circa 3.000 euro, mentre lavorare nella regolarità un ettaro di uva da vino costa mediamente 5.000 euro. Nel mirino delle contestazioni anche i cosiddetti «voucher», o buoni lavoro, per l’utilizzazione del lavoro occasionale di tipo accessorio. Uno strumento dell’Inps, nato per agevolare l’agricoltore dal punto di vista assicurativo, rivelatosi un flop perché è burocraticamente farraginoso ed esclude gli extracomunitari. Infine i severi controlli degli ispettori da Roma che mettono le aziende sotto torchio: «Non siamo banditi – ha parlato per tutti l’agricoltore Massimo Nardini – chiediamo un po’ di buonsenso». L’incontro è stato aggiornato a martedì prossimo, alle 10 in aula consiliare, per redigere un documento da sottoporre alla Regione e al ministero per trovare una soluzione capace di conciliare le diverse esigenze.
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mercoledì 23 novembre 2011
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