Michele Fiorito
AMBIENTE. Fedagri denuncia che oltre il 50% delle nostre foreste versa nel degrado. In aumento il rischio d’incendi e di dissesto idrogeologico.
La superficie boschiva italiana è in costante aumento. Ormai siamo a quota 10,6 milioni di ettari, con un crescita negli ultimi 25 anni del 19 per cento. Peccato che «oltre la metà dei boschi e delle foreste del nostro Paese è abbandonato e versa in uno stato di degrado che espone il territorio al forte rischio di sviluppare incendi, i cui effetti sono amplificati dalla mancanza di manutenzione, e di gravi dissesti idrogeologici», ha denunciato ieri Fedagri-Confcooperative, la maggiore federazione delle coop agricole e agroalimentari italiane, all’assemblea annuale del settore Forestazione e Multifunzionalità che si è tenuta ieri a Orsara di Puglia (Fg). L’obiettivo dell’incontro era chiedere alle istituzioni l’avvio di «una nuova politica forestale per la sostenibilità economica, sociale, ambientale dei territori montani». Perché questo patrimonio, se utilizzato al meglio e in modo corretto, potrebbe rappresentare una grande opportunità. Maurizio Gardini, presidente di Fedagri, parte dai numeri: «La superficie boschiva italiana copre ben il 34,7% del territorio nazionale, una percentuale superiore a quelle di Paesi tradizionalmente considerati “verdi” come la Germania (31%) o la Francia (28,6%)».
Il problema semmai è che «attualmente versa in uno stato di conservazione insoddisfacente e inadeguato». Gli addetti ai lavori puntano il dito contro l’abbandono, «poiché risultano irriperebili i proprietari dei terreni e manca la manutenzione», e le Regioni che troppo spesso non spendono i fondi comunitari messi sul piatto da Bruxelles. L’Unione europea stanzia regolarmente risorse destinate ai Piani di sviluppo rurale (Psr) gestiti proprio da questi enti: dal 2007 al 2013 ben 1,9 miliardi di euro soltanto per le misure forestali. In questi tempi colpiti da una devastante crisi economica non può che fare scalpore che dal 2007 ad oggi siano stati spesi appena 386,1 milioni di euro, pari in media al 19,39% del totale. Col rischio di dover restituire il resto a Bruxelles. Male soprattutto il Centro-Sud dove la percentuale di fondi Psr utilizzati non supera il 10%, le più virtuose sono invece Lombardia, Veneto, Piemonte, Friuli e Toscana.
Un vero e proprio scandalo, visto che negli ultimi 25 anni la cooperazione forestale ha sostenuto la nascita di un’imprenditoria, soprattutto giovanile (età media 36 anni), diffusa in tutta l’Italia ma particolarmente radicata proprio nelle aree montane più svantaggiate del Paese, dove risultano attive circa 400 cooperative. «La gestione forestale pianificata è disomogenea e perseguita in maniera episodica e frammentata, in particolare per la proprietà privata, che rappresenta il 63,5% del totale, ma anche in quella pubblica», denuncia Gasper Rino Talucci, presidente del settore Forestazione e Multifunzionalità di Fedagri. Colpa di una «normativa ormai generalmente inadeguata alla nuova situazione e di prassi amministrative lunghe, farraginose e costose».
La conseguenza è che «le nostre imprese sono in difficoltà di fronte a quelle di altri Paesi, come la Slovenia, che ormai aggrediscono anche il mercato italiano», continua Talucci. Il primo esempio che porta il presidente Forestazione e Multifunzionalità di Fedagri è quello della legna da ardere: «È paradossale che l’Italia ne sia diventata il maggior importatore europeo». C’è poi l’industria italiana del mobile che, secondo Fedagri, «pur pontendo contare sull’81% della superficie boschiva disponibile al prelievo del legname, senza intaccare il patrimonio vegetale e di biodiversità, importa per il 90% il legno dell’estero». Infine le centrali a biomasse che «acquistano legna da Canada, Brasile e da tutto il sud del mondo, col paradosso che incentivi per la riduzione della CO2, pagati dagli utenti italiani, vengono usati per produrne altra con i viaggi transoceanici». Proprio per questi motivi, il presidente di Fedagri Gardini ritiene che la cooperazione sia un «soggetto importante per realizzare e gestire un grande progetto di manutenzione del territorio che può rappresentare non solo un grande momento di tutela dell’ambiente ma anche una grande possibilità di sviluppo».
http://www.terranews.it/news/2011/10/%C2%ABla-meta-dei-boschi-italiani-e-abbandonata%C2%BB
domenica 16 ottobre 2011
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