martedì 27 settembre 2011

il disastro ambientale di Malagrotta, la denuncia dei verdi

Chiude la discarica di Malagrotta
Resta lo spettro del disastro ambientale A novanta giorni dallo stop, gioco delle parti tra Alemanno, Polverini e il proprietario Cerroni su ciò che diventerà la zona. I verdi hanno presentato un dossier sull'inquinamento nell'area circostante e la procura ha aperto un'inchiesta per omicidio colposo dopo la morte di quattro persone che vivevano lì vicinoLa discarica romana di Malagrotta Lui ha ‘consigliato’, loro non lo smentiscono, ma valutano. Sulla gestione dei rifiuti a Roma e nel Lazio, la partita è aperta. Da una parte Manlio Cerroni, signore dei rifiuti, e dall’altra Renata Polverini e Gianni Alemanno. Un fatto sembra certo: nel prossimo dicembre Malagrotta chiude e proprio oggi i Verdi hanno presentato un dossier sull’inquinamento dell’area intorno alla discarica. Sul dopo Malagrotta è a lavoro il commissario-prefetto Giuseppe Pecoraro, ma Cerroni ha già messo in campo le sue proposte.

Alemanno, sindaco della Capitale, non prende le distanze: “Si farà la migliore scelta ambientale e tecnica. Ci sono delle indicazioni precise della Regione ed è il prefetto che deve scegliere. Quindi il campo è aperto ad ogni soluzione”. Anche a quelle di Cerroni, del suo scacchiere di imprese, discariche e triangolazioni societarie. Il patron di Malagrotta era stato chiaro: “Ho tutto pronto, anche i prossimi siti” . Un’ipoteca sul futuro dopo 30 anni di dominio assoluto nel settore. I Verdi, proprio oggi, hanno manifestato davanti alla regione Lazio esponendo uno striscone: “Mai più Malagrotta” e presentato un dossier dell’Ispra, rimasto riservato, che evidenzia l’inquinamento dell’area che ospita anche la discarica.

Nei giorni scorsi la Procura di Roma, dopo diversi esposti, ha aperto un’indagine per omicidio colposo con l’obiettivo di fare luce sulla morte di 4 persone, tra il 2008 e il 2010 e se i decessi sono causati dalle esalazioni del sito. Manlio Cerroni ha sempre ribadito correttezza di operato ed eslcuso ogni possibile inquinamento prodotto dalla discarica che gestisce. Ma rispondendo al dossier presentato dai Verdi, Renata Polverini ha confermato il dato: “L’inquinamento di Malagrotta lo certifica l’Ue, con la quale noi stiamo lavorando e con il contributo del prefetto procederemo alla sua chiusura. L’Ue ci ha già sanzionato grazie al lavoro che non è stato fatto da governi sostenuti anche dai Verdi”.

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http://www.slideshare.net/ilfattoquotidiano/ispra-malagrotta-report-monitoraggio-preliminare-acque-malagrotta-finaldraft

Il problema, denunciano proprio i Verdi, è che il lavoro dell’Ispra, l’istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale, sarebbe stato di fatto occultato. “La governatrice dice che i dati erano già noti – sottolinea Angelo Bonelli, il presidente nazionale del Sole che ride - , ma perché non ha reso pubblico questo studio dal quale emerge l’inquinamento delle falde acquifere da metalli pesanti, mercurio e da un’altra sostanza la N-burtilbenzenesolfinammide?”. L’area di Malagrotta ospita anche un inceneritore per rifiuti sanitari e una raffineria oltre alla ‘discussa’ discarica. I Verdi temono che il previsto stop alla chiusura del prossimo dicembre sia un bluff e ci possa essere un possibile ampliamento. « Bisogna evidenziare – conclude Bonelli – che il piano rifiuti non è stato ancora approvato dal consiglio regionale. Prevede la differenziata porta a porta mentre l’Ama, la società comunale, punta il suo piano industriale sulla raccolta con cassonetti». I risultati si vedono, la differenziata a Roma è sotto il 25%, gli stessi dati di Napoli. Napoli: l’incubo che il Lazio non riesce a scongiurare.
Studio ambientale sull'area di malagrotta 19 ottobre 2010
http://www.slideshare.net/ilfattoquotidiano/studio-ambientale-sullarea-di-malagrotta-19-ottobre-2010
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/09/27/la-discarica-di-malagrotta-chiude-a-dicembre-ma-la-partita-sul-futuro-del-sito-e-gia-aperta/160364/
Studio ambientale sull'area di malagrotta 19 ottobre 2010


http://www.terranews.it/news/2011/09/il-disastro-ambientale-dell%E2%80%99area-di-malagrotta
Alessandro De Pascale
DOSSIER. I Verdi rendono pubblica un’indagine dell’Ispra sull’inquinamento causato dalla discarica della Capitale, la più grande d’Europa: «Il mercurio è in tutte le matrici analizzate».

La tabella forse più esemplificativa, quella che rende meglio l’idea del “disastro Malagrotta”, si chiama «indicatore di pressione ambientale». È soltanto una delle decine di centinaia di tavole contenute nelle oltre 700 pagine dello studio condotto nel 2010 dall’Ispra (l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), per conto del ministero dell’Ambiente. È l’indagine più completa mai realizzata. Se ne erano perse le tracce fino a ieri. Giorno in cui i Verdi si sono recati alla Regione Lazio per consegnare simbolicamente il lavoro al governatore Renata Polverini, che però non ha voluto ricevere la delegazione. Ma grazie a questa iniziativa, il dossier Ispra è finalmente diventato pubblico. L’obiettivo dell’indagine era «accertare la natura, la composizione e i livelli di inquinamento nell’atmosfera e nella falda acquifera nell’area industriale di Malagrotta-Valle Galeria».

La zona periferica della Capitale, dove si trova la discarica più grande d’Europa, un inceneritore per rifiuti ospedalieri anche pericolosi, un gassificatore Cdr, due impianti per il trattamento meccanico-biologico della spazzatura e una raffineria dell’Eni. I dati riportati nella tabella di cui parlavamo prima, risalgono al 2005. Prendono in considerazione le emissioni pro capite nell’area, dalle quali «emerge una situazione critica», con valori «nettamente superiori a quelli di riferimento nazionale per quasi per tutti gli inquinanti considerati». I livelli di inquinamento dell’area in questione (appena 10 chilometri quadri), sono comparabili a quelli dell’intera città di Taranto. Superano infatti anche quelli di città come Venezia, Genova, Brindisi, Livorno e Brescia. Perché a Malagrotta c’è «una diffusa contaminazione da metalli e composti organici: il mercurio è presente in tutte le matrici ambientali analizzate».

Per non parlare dei «possibili effetti di miscelamento tra le acque sotterranee e il percolato della discarica». In pratica l’invaso di Malagrotta starebbe portando in falda il suo micidiale carico di composti tossici: «Maggiormente diffusi sono metalli e metalloidi, quali arsenico, ferro, manganese e nichel, altre sostanze inorganiche quali il boro, e idrocarburi aromatici, principalmente benzene, composti clorurati cancerogeni, clorobenzeni, fenoli e idrocarburi». C’è poi la raffineria Eni che, a causa di «perdite accertate di idrocarburi dagli impianti», ha contaminato le acque con «concentrazioni particolarmente elevate». Tra la documentazione raccolta dai Verdi c’è una lettera, scritta lo scorso 7 luglio dal direttore generale del ministero dell’Ambiente, Marco Lupo, e indirizzata a tutti i soggetti pubblici e privati coinvolti.

«La missiva fa un sunto dei risultati dell’indagine ma non fa riferimento ad allegati», fa subito notare Nando Bonessio, presidente dei Verdi del Lazio. «Lo studio sembra quindi non essere stato inviato. Eppure i risultati sono chiari. La situazione è grave e impone stop e bonifica immediati». Il Sole che ride aveva portato in Consiglio regionale, nel dicembre 2010, un ordine del giorno che impegnava la giunta «a predisporre entro 6 mesi uno studio propedeutico finalizzato alla dichiarazione di area ad elevato rischio di crisi ambientale per l’area di Malagrotta». La richiesta è stata approvata dal Consiglio «ma non dalla giunta Polverini», ricorda Bonessio. «La dichiarazione è importante, perché renderebbe impossibile aggiungere qualsiasi altro impianto inquinante, compresa una discarica.

Malagrotta ha già dato, ora basta, bisogna tutelare la salute di decine di migliaia di cittadini». Per chiudere l’invaso e trovare siti alternativi, il Consiglio dei ministri ha nominato il prefetto Giuseppe Pecoraro commissario straordinario. «Gli hanno dato 45 giorni di tempo, ne sono già trascorsi una ventina. Chiediamo al commissario di tenere conto di questo studio, perché temiamo che qualcuno gli abbia prospettato che c’è una via breve per risolvere il problema rifiuti: costruire nuovi inceneritori e discariche. Una strada che rischia di provocare forti scontri sociali. Il commissario deve convincere le istituzioni a cambiare radicalmente la gestione dei rifiuti. Cosa che purtroppo non sta accadendo», conclude Bonessio.

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