Alice Morrosini
ECONOMIA. Crescono poco i prezzi dei prodotti finali mentre i costi per le aziende lievitano. Dai dati diffusi dall’Istat il settore agricolo è in stallo. Le associazioni: «Servono politiche mirate».
Il settore agricolo arranca. Se crescono, ma a ritmi lenti, i prezzi dei prodotti agricoli, i costi per i produttori lievitano velocemente. Secondo la periodica rilevazione dell’Istat, nel secondo trimestre dell’anno l’indice dei prezzi dei prodotti venduti dagli agricoltori è aumentato soltanto dello 0,4 per cento rispetto allo stesso trimestre del 2010. Il dato, che pesa sulle tasche dei consumatori, risulta insufficiente a coprire i costi delle aziende agricole. Il Pil complessivo è salito dello 0,3 per cento con risultati di segno positivo soltanto per l’industria (+0,9%) e per i servizi (+0,1%); l’agricoltura, invece, ha registrato una flessione del 2,4 per cento del valore aggiunto ed è il settore che va peggio, anche rispetto al quello delle costruzioni (-0,9%).
Le associazioni di produttori agricoli hanno manifestato sconcerto per l’incancrenirsi di una situazione di stallo nota da tempo. Ad avviso di Confagricoltura «le aziende stanno pagando una congiuntura negativa derivante dagli infimi prezzi all’origine, assolutamente non remunerativi», e dalle «forti sperequazioni nelle filiere produttive tra le imprese agricole e quelle della trasformazione e distribuzione».
I produttori sono in ginocchio, schicciati dai capitoli di spesa. Nella comunicazione statistica di ieri, l’Istat ha infatti sottolineato che «la dinamica tendenziale degli indici mensili dei prezzi dei prodotti acquistati dagli agricoltori ha registrato un’accelerazione a giugno, raggiungendo un tasso di crescita del 7,1 per cento». A pesare maggiormente, i concimi e ammendanti (+17 per cento), i mangimi (+12,3) e la spesa per energia e lubrificanti (+12,2).
«Per ridare fiato ai redditi degli agricoltori (fermi al -3 per cento nel 2010 contro il +14 per cento della media Ue)», ha fatto sapere la Confederazione italiana agricoltori (Cia) per bocca del suo presidente Giuseppe Politi, «occorrono interventi mirati per ridurre oneri e gravami che penalizzano la competitività». Invece, «il governo non ha compreso la gravità della situazione in cui versa l’agricoltura italiana. Negli ultimi anni non si è vista alcuna misura valida a sostegno della loro attività imprenditoriale. L’ultima manovra - ha concluso - ne è purtroppo la prova tangibile». Il presidente della Copagri, Franco Verrascina, è di simile avviso quando, commentando i dati Istat, definisce «pura miopia non sostenere le fondamenta del settore agroalimentare che è riconosciuto nel mondo quale cardine del made in Italy e, quindi, delle possibilità di nuovo sviluppo del nostro sistema economico».
Mancano redditività, risorse e investimenti. «Servono politiche mirate e urgenti per migliorare la competitivita’ delle nostre produzioni e rendere più equilibrati i mercati», ha rimarcato Confagricoltura. «Bisogna convincersi che il Paese non cresce senza l’agricoltura».
http://www.terranews.it/news/2011/09/l%E2%80%99agricoltura-e-ginocchio-dal-governo-solo-silenzio
mercoledì 14 settembre 2011
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