martedì 6 settembre 2011

la deforestazione selvaggia uccide l'Amazzonia

Marco De Vidi Terra 5 settembre 2011
BRASILE. Il sistema di immagini satellitari documenta la diminuzione di superficie boschiva. Un rapporto Unep indica come la gestione delle foreste sia una risorsa per la green economy.

La deforestazione nell’Amazzonia brasiliana prosegue a ritmi elevati. Nonostante gli impegni assunti dal governo Lula alla Conferenza sui cambiamenti climatici svoltasi a Copenaghen nel 2009, anche quest’anno un’ampia superficie di foresta è andata perduta. L’Inep (Istituto nazionale di ricerche spaziali) ha mostrato come, sulla base delle immagini satellitari, tra l’estate del 2010 e quella del 2011 sia stata disboscata una superficie di 2.654 chilometri quadrati, utilizzata come pascolo per l’allevamento dei bovini o come suolo agricolo, per coltivare la soia. Il dato è in aumento rispetto a quello dello scorso anno, infatti tra le estati 2009-2010 la superficie di foresta perduta è stata di 2.295 chilometri quadrati. Va notato, tuttavia, che i dati sono in calo rispetto alla punta negativa del periodo 2003-2004, anno in cui dal sistema di monitoraggio satellitare è stata documentata la deforestazione di 27mila chilometri quadrati.

Il record per il disboscamento, anche se non è attestato dalle immagini del centro spaziale, risale al 1994, ben 30mila chilometri quadrati di foresta perduti. Dagli anni ‘60 a oggi l’area amazzonica è diminuita del 17 per cento per colpa della deforestazione. È anche per questo che nel 2004 è nato il progetto Deter, sistema d’avanguardia con cui mensilmente l’Inep misura il tasso di disboscamento. Si tratta di misure che sono state introdotte anche con l’appoggio del precedente governo, che ha dimostrato una notevole attenzione verso le tematiche ambientali. L’esecutivo della presidente Roussef sta affrontando in questi giorni il nuovo Codice forestale, già approvato dalla Camera dei deputati e ora in discussione al Senato. L’obiettivo dichiarato è quello di proteggere i piccoli proprietari terrieri.

Ma ci sono state finora molte proteste verso una norma che prevede l’amnistia per chi ha disboscato illegalmente fino al 2008: a beneficiarne sarebbero proprio i grandi fazendeiros, principali responsabili della deforestazione di ampie zone utilizzate per la coltivazione di monoculture o per grandi allevamenti. La diminuzione della aree di foresta pluviale, tuttavia, è un fenomeno che non riguarda solo l’Amazzonia, ma molti altri Paesi della fascia intertropicale presentano fenomeni analoghi. In un rapporto dello scorso 5 agosto l’Unep (l’organo delle Nazioni unite che si occupa di ambiente) nota come le foreste possono essere un’importante fonte di ricchezza se gestite nel modo giusto. Invece di puntare ai risultati economici più immediati dati dallo sfruttamento agricolo, la manutenzione delle foreste può portare, nel lungo periodo, alla produzione di molti beni come legno, alimenti, biomasse. A ciò va aggiunto il valore intrinseco della foresta per il suo ruolo fondamentale nella riduzione di anidride carbonica e come elemento regolatore del clima.

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