“Rubati oltre 10.000 /diecimila) alberi dalla Sila in provincia di Cosenza. Si sospetta siano finiti ad alimentare le centrali a biomasse.
IL MISTERO DEI PINI SOMPARSI
Purtroppo non e’ il titolo di un inedito di Agatha Christie, ma quanto sta realmente accadendo in Calabria e che dovrebbe far riflettere tutti coloro, politici compresi che continuano ad affermare che il futuro ,lo sviluppo e l’occupazione passa dalle “ecologiche ecocompatibili” centrali a biomassa.
Sono decine di migliaia gli alberi tagliati spariti nel nulla, sette gli indagati, cinque le ditte sospese, e soprattutto un affare ancora tutto ad scoprire. La Procura della Repubblica di Cosenza e il Corpo forestale dello Stato non mollano l’inchiesta aperta da mesi sulle tracce dei camion carichi di tronchi che partono ogni giorno dall’altopiano della Sila diretti chissà dove, guidati da chissà chi , che spogliano ettari e ettari di montagna, lasciando un territorio pericolosamente vulnerabile dal punto di vista ambientale.
La magistratura inquirente e gli investigatori del Corpo Forestale lavorano soprattutto per appurare il coinvolgimento nel business illegale d’imprese impegnate nel taglio e nella commercializzazione della legna.
Cinque le aziende segnalate e che sono state sospese dalla Regione e quindi almeno per adesso non potranno partecipare alle aste pubbliche. Le quantità enormi di pino laricio e d’altri alberi ad alto fusto abbattuti convince gli inquirenti che il giro non può essere gestito da dilettanti, magari per procurarsi qualche quintale di buona legna da ardere nel caminetto in inverno. Anzitutto perché il pino non garantisce legna buona per essere bruciata nei camini. È decisamente più adatta per finire nei forni delle centrali a biomasse.
Grande attenzione è dedicata anche alla tecnica utilizzata per nascondere la silenziosa barbarie: le ceppaie vengono sepolte sotto mucchi composti di terra e arbusti per nascondere le tracce.
Stessa sorte tocchera’ anche ai nostri boschi tutelati, patrimonio delle nostre belle colline ????
Quanto sta accadendo in Calabria non fa che confermare quanto abbiamo affermato fin dall’inizio sull’inceneritore ex Eridania di Russi e non solo: non vi e’ materia prima sufficiente per “sfamare” con una corretta “filiera corta ” che ora e’ diventata chissa’ perche’ solo “tracciabile” le centinaia di impianti a biomasse gia’ presenti in Italia, autorizzati o in procinto di esserlo da una politica stolta e da politicanti di serie C che in maniera bipartisan sembrano sempre piu’ pericolosamente ostaggio dei poteri forti di una economia drogata.
Per Ravenna Virtuosa
Roberta Babini e Cinzia Pasi
lunedì 12 settembre 2011
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