lunedì 19 luglio 2010

c'era una volta il mare, protesta per le spiagge libere

Domani il sindacato italiano balneari ha proclamato lo sciopero e le spiagge saranno libere e gratuiti per tutti gli stabilimenti che aderiscono all'iniziativa.
In provincia di Latina sembra non interessare più il recupero dei diritti sociali e civili riappropriandosi non solo dell'accesso al mare privatizzato da alcuni con il consenso tacito delle amministrazioni locali dopo le iniziative dello scorso anno.
Continuano a questo proposito le denunce dei verdi.
Ma in provincia di Latina scomparsa l'opposizione scompare pure la rivendicazione dei diritti?
Giorgio Libralato


Il 20 luglio 2010, ci sarà l’ iniziativa “spiaggia gratis”, in cui i bagnanti per una giornata avranno accesso ai servizi balneari di ombrellone , sdraio e altro in maniera totalmente gratuita, con il solo limite della disponibilità dei posti. Si tratta di una forma di protesta – dichiara Domizio Scilli, presidente provinciale del Sib (Sindacato Italiano Balneari) – per richiamare l’attenzione del Governo e del Parlamento sulle problematiche che mettono in serio pericolo 30.000 piccole imprese familiari con oltre 600.000 addetti. Attualmente solo le tariffe per i servizi balneari in Abruzzo sono ferme al 2008, quando ci fu rialzo improvviso a causa dell’incremento della tassa demaniale del 1.200%, poi dopo il terremoto, la situazione non è cambiata.
Andando in giro per le spiagge italiane, per fare un esempio, il prezzo giornaliero per una prima fila in uno degli stabilimenti balneari si aggira intorno ai 6 euro contro un’altra località più alla moda che arriva anche a costare circa 15 euro. Se pensiamo ad un abbonamento annuale (105 giorni), nel primo stabilimento che abbiamo preso per esempio in considerazione, il costo è di 655,50. Nel secondo stabilimento la tariffa annuale è più alta per un periodo anche più breve: 1.014 euro per 69 giorni.
http://www.prestitoblog.it/2010/07/20-luglio-2010-spiaggia-gratis-per-tutti/

C´era una volta il mare

I Verdi denunciano: cemento ovunque, canoni demaniali ridicoli per incassi notevoli. Spiagge inaccessibili se non a pagamento: tutto a discapito dei cittadini (e della legge). Un salasso che diventa business

Cemento ovunque, canoni demaniali ridicoli, spesso non incassati, e spiagge libere sempre più rare e inaccessibili. Il mare e le spiagge sono un bene che scarseggia e che diventa sempre più prezioso, mentre l´affitto in concessione delle aree di balneazione è un business che rende più di qualsiasi altro investimento. A fronte infatti dei 103 milioni corrisposti al Demanio, i gestori degli stabilimenti hanno fatturano nel 2007 circa 15 miliardi di euro. È la fotografia che emerge dal dossier dei Verdi `Il mare in gabbia´ presentato ieri durante un a manifestazione a Ostia. Nell´afa gli ecologisti hanno dato vita ad un´azione imostrativa: sdraio sull´asfalto, costumi da bagno, piscine per bambini, ombrelloni. E il mare? «è inaccessibile. Siamo a pochi metri e riusciamo solo a sentirne l´odore, oltre muri ed inferriate » ci dice Nando Bonessio, Presidente dei Verdi di Roma. La proprietaria di uno stabilimento protesta per una bandiera issata su un muro di recinzione. «Questa è proprietà privata» dice ai manifestanti che le ricordano che, invece, quel tratto di costa «appartiene al demanio marittimo»In particolare, i numeri del dossier sulle spiagge italiane indicano che sono 6.100 gli stabilimenti balneari che insistono sul demanio marittimo lungo 7.500 chilometri di costa. Per i canoni di concessione lo Stato incassa al massimo un centinaio di milioni di euro l´anno, mentre per i gestori si parla di un giro d´affari, secondo omisma, di oltre 15 miliardi di euro. E allora? Secondo i Verdi è scandaloso che a subire una situazione che va solo a vantaggio dei gestori siano i cittadini che da un lato devono pagare «tariffe altissime» anche solo per vedere il mare e dall´altro non possono godere del diritto i accesso alla battigia come previsto dalla legge. È inaccettabile, spiegano gli ambientalisti, che le tariffe per la concessione demaniale applicate da dallo Stato siano le più basse, ossia quelle per le aree a «a bassa valenza turistica». «Se la legge fosse applicata correttamente l´introito dello Stato italiano - si legge nel rapporto - per l´affitto delle sue coste e spiagge sarebbe molto maggiore (almeno 280 milioni di euro) rispetto ai 103 milioni di euro effettivamente incassati nel 2008. In pratica le attività balneari pagano una percentuale irrisoria per le concessioni demaniali di un bene pubblico rispetto al loro fatturato ufficiale».

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SPIAGGE: BONELLI (VERDI): PRESENTEREMO DENUNCE PER ESTORSIONE PRONTI ANCHE ESPOSTO A UNIONE EUROPEA E A REFERENDUM PER LIBERO ACCESSO A SPIAGGE A OSTIA MANIFESTAZIONE NAZIONALE DEL 'SOLE CHE RIDE' CONTRO MARE IN GABBIA
"Presenteremo denunce per estorsione nei confronti di chi impedisce ai cittadini italiani il libero accesso alle spiagge e al mare". Lo dichiara il Presidente nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli, che insieme a un gruppo di militanti del 'Sole che ride' ha partecipato alla manifestazione nazionale "Il mare in gabbia" promossa a Ostia (Roma) dai Verdi ed altri comitati e movimenti, contro l'occupazione e la privatizzazione delle spiagge italiane.
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«Una vera estorsione»
«Presenteremo un esposto a tutte le Procure». A colloquio con Angelo Bonelli, presidente dei Verdi. «Far pagare l´accesso alle spiagge è un reato. C´è una lobby trasversale che fa affari enormi»


Reduce dalla manifestazione di sabato mattina a Ostia, lungomare romano, il leader del Sole che ride avverte: «Domani faremo un esposto a tutte le Procure italiane per estorsione. Far pagare l´accesso alle spiagge è un reato». Perché la legge che sancisce la balneazione libera ai cittadini non viene rispettata? C´è un partito trasversale che vuole tutelare le grandi lobby. Il giro d´affari intorno al turismo balneare è di 5miliardi di euro. Negli anni si è creata un´anomalia tut-ta italiana, non esiste nessun altro Paese in Europa con una così alta concentrazione di spiagge accessibili solo a pagamento. Eppure i propietari degli stabilimenti balneari piangono miseria, tanto da aver minacciato uno sciopero contro l´aumento dei canoni. I canoni demaniali sono fissi da anni, con la legge del 2006 proposta fdai Verdi abbiamo imposto, ad esempio, ad un esercizio commerciale sulla spiaggia, che insiste sul demanio pubblico, di pagare un canone pari al valore di mercato, ovvero uguale ad un esercizio commerciale prospiciente che si trova sulla strada.

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