C’è un problema, però. Anche se questo gasdotto piace – e molto – ad Emiliano, che per la presentazione ha messo a disposizione della società molisana la sede della Regione Puglia a Roma e ha affermato che “Eagle porta la stessa quantità di gas di Tap con costi più bassi, 660 milioni invece di 45 miliardi, e un minor impatto ambientale”. Perché Burns spiega di aver “studiato con il ministero dell’Ambiente l’approdo del gasdotto in Puglia e il suo percorso via terra in zone non turistiche e poco abitate, lungo una provinciale” e che “attende le autorizzazioni definitive in Italia dai ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico“.
Tuttavia la società è ancora in una fase di “pre” Valutazione d’impatto ambientale da parte del ministero e soprattutto l’approdo che dice di aver individuato non è nuovo a chi ha seguito le vicende del Trans Adriatic Pipeline. Il Tap infatti è stato per anni in ballo tra la zona poi scelta, quella di Melendugno, e i territori a sud di Brindisi. Erano i cosiddetti ‘corridoi alternativi’. Ne erano stati individuati tre. E uno di questi, il ‘C’, comprendeva la stessa area che oggi è stata scelta da Burns.
Venne ritenuta “non idonea” dopo aver analizzato cinque indicatori. Nella zona, infatti, si legge nei documenti dell’epoca vi sono aree protette e sul fondale è presente la Posidonia oceanica, alga ritenuta indispensabile per l’ecosistema marino. Erano stati giudicati “idonei con limitazioni” anche i parametri legati al rischio idrologico e ai vincoli per il patrimonio culturale e ambientale. di F. Q. | 6 luglio 2017 http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/07/06/puglia-nuovo-progetto-per-un-gasdotto-approdo-a-brindisi-in-unarea-scartata-da-tap-per-la-presenza-dellalga-posidonia/3712579/
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