di Giovanni Del Giaccio
«Buonasera, patente e libretto». Quante volte ce lo siamo sentiti dire dalle pattuglie delle forze dell'ordine, durante i controlli stradali? Una cosa di routine, una verifica come tante. L'indagine che ha portato alle misure di ieri è nata proprio così, da un normale posto di blocco. Quel camion, di sera, che ci faceva in quella strada? Così una pattuglia di servizio lo ha fermato. Ha controllato il veicolo, non c'erano bolle né altro, ma un cattivo odore proveniva dal cassone posteriore. Odore di sterco che ha incuriosito gli agenti. Di sera, come se avesse appena scaricato qualcosa, ma lì non ci sono impianti e quel conducente un po' nervoso non sapeva spiegare molto. Così la pattuglia ha contestato una serie di violazioni e fatto il verbale, ma una volta in caserma ha cominciato ad approfondire. Il dirigente della sezione di Aprilia, Massimiliano Corradini, un passato alla squadra mobile della Questura di Latina, il fiuto da investigatore non l'ha certo perso. Così ha deciso, insieme alla squadra di polizia giudiziaria, che andava fatto un approfondimento. Il mezzo era di una delle società coinvolte nell'operazione scattata ieri, ma altri ne sarebbero passati intorno alla cava dismessa nel corso dell'anno di verifiche, appostamenti, riprese, che gli agenti hanno portato avanti.
Sembravano normali posti di controllo, a volte, lontano dalla zona dove sarebbero andati a scaricare. Sono capitati nel giro anche conducenti con patenti e carte cronotachigrafiche personali - quelle che registrano tutte le attività di un autista - scadute, ritirate o sospese. Per un viaggio erano cento euro garantiti ed esentasse, come emerso dall'inchiesta.
LO SVILUPPO
A un certo punto gli indagati capiscono che qualcosa non quadra, nelle telefonate intercettate si chiede di sbrigarsi a chiudere la cava perché c'era stato un mezzo controllato dalla polizia stradale. Uno di loro riferisce che anche lui aveva subito un controllo della documentazione. Sono più guardinghi ma vanno avanti, mentre gli investigatori mettono insieme una mole di documentazione più che sufficiente per la richiesta e l'ottenimento delle misure cautelari. L'attività del gruppo è andata avanti fino a qualche giorno fa, l'affare era talmente grosso che pur avendo capito che c'erano dei controlli hanno preferito continuare. Quando sono andati a notificargli i provvedimenti hanno capito che dietro a quel «patente e libretto» c'era ben altro. Il giro era stato scoperto.
LO SVILUPPO
A un certo punto gli indagati capiscono che qualcosa non quadra, nelle telefonate intercettate si chiede di sbrigarsi a chiudere la cava perché c'era stato un mezzo controllato dalla polizia stradale. Uno di loro riferisce che anche lui aveva subito un controllo della documentazione. Sono più guardinghi ma vanno avanti, mentre gli investigatori mettono insieme una mole di documentazione più che sufficiente per la richiesta e l'ottenimento delle misure cautelari. L'attività del gruppo è andata avanti fino a qualche giorno fa, l'affare era talmente grosso che pur avendo capito che c'erano dei controlli hanno preferito continuare. Quando sono andati a notificargli i provvedimenti hanno capito che dietro a quel «patente e libretto» c'era ben altro. Il giro era stato scoperto.
Venerdì 28 Luglio 2017 - Ultimo aggiornamento: 15:11
© RIPRODUZIONE RISERVATA http://www.ilmessaggero.it/latina/rifiuti_tossici_ad_aprilia_l_indagine_nata_da_un_normale_controllo_stradale-2588147.html
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