Maxi discarica abusiva di rifiuti tossici, cominciano a delinearsi ruoli e responsabilità. «I servizi di osservazione, effettuati grazie al sistema di videosorveglianza, e le intercettazioni telefoniche ed ambientali hanno consentito di delineare, sin dalla fase iniziale delle indagini, che a gestire la discarica abusiva fosse Antonino Piattella» hanno spiegato gli investigatori del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, della Squadra Mobile di Latina e della Polizia Stradale di Latina. L'indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, ha portato all'arresto di 21 persone.
Era Antonino Piattella dunque il vero «dominus dell’intera filiera illecita», insieme al figlio, Riccardo Piattella, «gestore della cava a tutto tondo» che «oltre a ricevere gli appuntamenti per gli sversamenti dai singoli conferitori», a «manovrare personalmente escavatori e trattori stradali per provvedere allo scarico e all’interramento di enormi quantitativi di rifiuti». Collaborava con i due anche Roberta Lanari, moglie di Antonino, «che provvedeva sovente ad incassare i compensi per gli “scarichi” illeciti» spiegano ancora gli inquirenti.
Le intercettazioni hanno consentito di individuare le aziende di provenienza dei rifiuti, ubicate nelle provincie di Roma e Latina, i mezzi utilizzati nonché le persone che, a vario titolo, partecipavano al traffico illecito di rifiuti. «Ognuno con un ruolo ben determinato». Così è stato possibile «ricostruire la rete di imprenditori coinvolti in qualità di conferitori, molti dei quali operanti proprio nel settore del recupero e dello smaltimento di rifiuti che, in luogo di rivolgersi a canali di smaltimento ufficiali e leciti, si servivano del sito gestito dai Piattella».
Giovedì 27 Luglio 2017 - Ultimo aggiornamento: 12:56
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