L'acqua della salamoia prodotta dal dissalatore e scaricata in mare potrebbe in serio pericolo l'ecosistema dell'Area Marina Protetta di Ventotene e Santo Stefano. Un timore del quale se ne parla da sempre, ovvero si da quando si è fatta avanti l'idea di realizzare i dissalatori sulle isole dell'arcipelago pontino. Una parte dei ventotenesi però non crede totalmente alle rassicurazioni della società che dovrà realizzare gli Skid. Primo fra tutti il sindaco, Gerardo Santomauro, il quale sta combattendo una vera propria battaglia a colpi di ricorsi al Tar perchè tale opera non venga realizzata, almeno nei modi che attualmente si vogliono mettere in atto. Dopo la terza bocciatura da parte dei giudici amministrativisti, i quali hanno dato ragione ad Acqualatina, il primo cittadino isolano ha deciso di scrivere alle istituzioni, al Ministro dell'ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Gian Luca Galletti, alla sottosegretaria all'Ambiente Silvia Velo, al Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, all'Assessore alle Infrastrutture della Regione Lazio, Fabio Refrigeri, Alla Presidente della Provincia di Latina, Eleonora Della Penna, alla Soprintendenza per i Beni Architettonici ed Ambientali del Lazio, alla Capitaneria di Porto di Gaeta, alla Conferenza dei sindaci di ATO 4 Latina, alla società Acqualatina. A parte le irregolarità di tipo amministrativo/urbanistico (attualmente mancanza di titolo concessorio, etc.), evidenzia Santomauro, «il dato rilevante della nostra contrarietà è rappresentato dallo scarico della salamoia nell'Area marina protetta». Lo scarico della salamoia dovrebbe avvenire nella zona C dell'AMP, a meno di 250 metri dalle praterie di Posidonia comprese tra Ventotene e Santo Stefano. Le valutazioni sulle conseguenze dello smaltimento sui fondali, sarebbero state fatte in via teorica senza tenere in alcun conto quello che avviene realmente in mare secondo gli effetti delle correnti e dei venti. «Non siamo contrari per principio all'impiego dei dissalatori ma abbiamo tutto il diritto (e anche il dovere) di tutelare i nostri fondali e l'ecosistema marino, ritenendo che lo smaltimento di qualsiasi inquinante (anche prodotti chimici) non possa nè debba avvenire necessariamente in mare, né tanto meno nell'Area Marina Protetta. L'Ente Gestore Acqualatina ha sempre sostenuto che il processo della dissalazione è di tipo meccanico e dunque non bisognevole di valutazione di impatto ambientale ma è innegabile che il prodotto finale, la salamoia (ma anche detergenti acidi ed alcalini per la manutenzione delle membrane), abbia effetti negativi di tipo chimicobiologico sui fondali e l'ecosistema marino. La stessa Provincia di Latina ha concesso il nulla osta per 4 anni di esercizio specificando che tale autorizzazione potrà essere revocata in caso di danno ambientale. Chi controllerà l'eventuale danno? Chi oggi certifica da dove e da cosa si parte?». Il sindaco chiede quindi di riconsiderare lo scarico di salamoia (ed altre sostanze chimiche) così come previsto in progetto. Resta il fatto che se l'Ente Gestore porta via i reflui o ne garantisce lo smaltimento senza il benchè minimo danno all'ecosistema marino della Area Protetta, non ci sarebbe alcuno ostacolo all'installazione e al funzionamento del dissalatore. «D'altra parte resta incomprensibile la ragione per la quale si è voluto riconoscere l'inopportunità di sversare salamoia concentrata presso il porto di Formia mentre si tenta ostinatamente di sversarne nell'Area di Riserva Marina Protetta di Ventotene e Santo Stefano». http://www.latinaoggi.eu/news/attualita/54749/ecco-percha-il-dissalatore-potrebbe-danneggiare-le-praterie-di-posidonia-e-i-fondali