martedì 11 luglio 2017

amianto e asbetosi Dal Cin: “Io, finanziere, condannato a morte”.

In esclusiva, per il Notiziario dell’Osservatorio Nazionale Amianto, il Finanziere in congedo, Antonio Dal Cin, condannato a morte perchè malato di asbestosi, all’età di 47 anni racconta la sua storia, le sue emozioni e  le sue preoccupazioni per i figli minorenni, Anna di 10 e Matteo di 4 anni, destinati purtroppo a rimanere orfani in giovane età.
Antonio Dal Cin
Parla Antonio Dal Cin, condannato a morte con le fibre di amianto. Non doveva andare così per il giovane finanziere: una vita dedita al servizio, messa nelle mani dello Stato, donato alla collettività, per la difesa dei valori etici e civili. E’ stato esposto ad amianto per motivi professionali, senza protezioni, senza mascherine e si è ammalato di asbestosi.
Ha aderito all’Osservatorio Nazionale Amianto, è un eroe civile, che continua ad onorare il suo giuramento, chiedendo che altri militari e anche tutto il personale civile dello Stato non sia esposto a cancerogeni. Sono le richieste dell’ONA e dell’Avv. Ezio Bonanni, pioniere nella battaglia contro l’amianto che ha incrociato il percorso di Antonio Dal Cin ed in parte lo ha condiviso, per le pesanti ripercussioni che questa scelta personale e professionale hanno determinato e sulle quali egli ha sempre mantenuto il riserbo.
Il finanziere Dal Cin, invece, rende pubblico lo stato di isolamento che le Istituzioni e la Guardia di Finanza hanno determinato, con l’immediato congedo non appena si sono scoperte le gravi condizioni di salute determinate dai problemi di servizio, peraltro certificato e riconosciuto, però ancora oggi questo eroe civile attende il riconoscimento dell’equiparazione alle vittime del dovere.
Perché tuta questa attesa? Perchè questi ritardi? Perché questo limbo?
E’una storia che riguarda tutte le vittime dell’amianto che spesso ottengono il risarcimento, quando lo ottengono dopo la loro morte, ma qui ci sono due minori,cosa attende l’amministrazione?
Avendo riconosciuto la causa di servizio perché l’amministrazione non accredita quanto dovuto a questo finanziere e alla sua famiglia, di cui la moglie è gravemente malata di sclerosi multipla e i figli sono ancora in tenera età?
Manca forse anche il senso di pietà, che pure Omero ebbe ad esprimere nell’Iliade , in quella storia cruenta di sangue e di morte che per un momento lasciò il campo al rispetto di un padre nei confronti del figlio, in questo caso di due minori che sono destinati purtroppo a rimanere orfani, un timer già in corso che scandisce la fine inesorabile di questo eroe in divisa.
“Che fossimo in guerra in tempo di pace non avremmo mai potuto saperlo, anche perché nessuno ce lo aveva mai detto. Del resto, non ci era stata fornita alcuna informazione sull’esistenza di un nemico subdolo, invisibile e purtroppo invincibile, che uccide peggio di un cecchino, e senza alcuna pietà.  Questo nemico si chiama amianto killer, un silicato che uccide nel tempo. Ogni giorno le fibre di amianto “perciano” i polmoni e la pleura, e uccidono.
C’è stata inflitta una sofferenza da chi ha omesso di informarci sul rischio morbigeno per esposizione all’amianto, senza poi provvedere a quella doverosa azione di tutela della salute, attraverso l’utilizzo di idonei mezzi e strumenti, e comunque, con quanto di meglio messo a disposizione dalla scienza e dalla migliore tecnologia.
Siamo stati messi in fila per morire, davanti il plotone di esecuzione che usa le fibre di amianto come delle pallottole, che però provocano un’agonia che dura 10, 20, 30 anni. Il condannato a morte spera di ricevere il colpo di grazia. Era un atto di pietà inferto ad un combattente ferito sul campo di battaglia, gli evitava le sofferenze di una lenta agonia. Era, allo stesso tempo, il “colpo finale” per i condannati. Il colpo di grazia veniva di solito inferto con una daga, chiamata per questo misericordia, da un prelato, a volte un vescovo, a fine battaglia, poi comminato con un colpo di pistola alla nuca dall’ufficiale che comanda l’esecuzione.
Non è così per le vittime dell’amianto, vengono lasciate morire, spesso prive di diagnosi e di cure e soprattutto senza giustizia.
Gli orfani e le vedove debbono quindi affrontare questa condizione inaccettabile dopo che per anni sono stati vicino al loro congiunto, che giorno dopo giorno vedeva esaurire la sua vita, come lo stoppino della candela. Per i carnefici dell’amianto la vita umana vale meno di una candela.
Ci si chiede come sia stato possibile tutto ciò e, soprattutto, per quale motivo non ci sia giustizia, ci sia denegata giustizia, perché nessuno di questi carnefici, che ha determinato l’esposizione ad amianto di milioni di lavoratori e cittadini e la morte di decine di migliaia di loro e di almeno 6 mila solo in Italia, risulta sia stato condannato.
Ci si chiede come tutto questo sia stato possibile, considerato che il rispetto del diritto alla Vita, non ha bisogno di trovare fondamento nelle norme giuridiche, perché ogni essere umano che ha il diritto di vivere in condizioni ecologiche, sociali, psicologiche, tecnologiche, che ne consentano lo sviluppo di tutte le potenzialità, senza mai lederlo.
Ma torniamo all’amianto nel comparto Difesa dove è stato in assoluto, una verità per molto troppo tempo sottaciuta ed in parte lo è ancora oggi nonostante non può essere revocato in dubbio il fatto che ci troviamo davanti ad una strage di innocenti che è tuttora in corso. Appare del tutto evidente che alcune Amministrazioni dello Stato non hanno effettivamente esperito periodiche verifiche sulla salubrità dell’ambiente lavorativo, nel rispetto dei principi di tutela del lavoro e della salute (artt. 3, 4, 32, 35 e 36 Cost.), quale bene primario che assurge a diritto fondamentale della persona ed impone una piena ed esaustiva tutela delle condizioni di vita, di ambiente e di lavoro. Diversamente, quanto sta accadendo non sarebbe mai accaduto. Ma altrettanto grave è il fatto che davanti ad una strage annunciata, si continua a dimostrare di non voler porre rimedio all’errore dell’uomo ed è inoppugnabile che la flotta della Marina Militare italiana non è stata completamente bonificata e tuttora tantissimi militari risultano esposti all’amianto, e questa condizione, inevitabilmente, determinerà nel tempo altra morte e sofferenza. Occorre che si dia seguito alla conta dei morti e degli ammalati, in quanto i numeri forniti dal Ministero della Difesa, non possono assolutamente essere considerati attendibili, anche alla luce dei processi che sono stati avviati e solo per la Marina Militare hanno accertato oltre seicento decessi per patologie asbesto correlate. E’ evidente che la tragedia è di più ampie proporzioni se si vanno a considerare tutte le Forze Armate, ma anche i Corpi di Polizia ad ordinamento civile e militare. E’ necessario dunque dare un volto e un nome a queste vittime dell’amianto, riconoscere ai familiari quei diritti che la legge prevede, oltre a punire i colpevoli di questa immane tragedia. Contestualmente, è doveroso e necessario assistere coloro che hanno contratto patologie da amianto ed oggi risultano abbandonati a se stessi, quasi la malattia sia una colpa, un peso, un problema da dover gestire, un qualcosa da nascondere, un numero di matricola da cancellare, affinché tutto possa continuare nell’indifferenza e il silenzio sia e resti la sola regola da osservare, comunque e sempre. E’ giunto il momento in cui, ognuno deve prendersi le proprie responsabilità.
L’Osservatorio Nazionale Amianto, io stesso al pari dell’Avv. Ezio Bonanni, non possiamo non ribadire la necessità di un’efficace sorveglianza sanitaria, ai fini di una diagnosi precoce, che si deve legare poi a terapie efficaci, in grado quindi di dare una speranza di sopravvivenza a condizioni di salute dignitose.
Ci sono vite umane, esseri umani, che giorno dopo giorno si consumano come una candela, per via dell’amianto, che uccide in modo cruento, non con il fuoco ma con il contrario, con la sua indistruttibilità, con quegli aghetti che bucano i polmoni e la pleura, infiammano ed avviano la cancerogenesi.
Il mio senso di appartenenza allo Stato, fondato su principi e valori indissolubili che mi accompagneranno per tutta la vita e non potranno mai essere dimenticati o accantonati, come ho più volte ribadito anche nella mia qualità di coordinatore nazionale ONA, secondo il pensiero del nostro Presidente, Avv. Ezio Bonanni, difensore delle vittime dell’amianto e degli altri cancerogeni.
Sin dal principio, ho preso coscienza di dover morire per via dell’amianto e quindi di essere già sul patibolo, e mi sono state già inferte le fibre di amianto che mi uccideranno perché, naturalmente non posso né voglio chiedere il colpo di grazia, e cioè quella pallottola alla nuca che mi libererebbe di questa sofferenza, fisica e morale.
Ho infatti una seconda moglie e altri due figli minorenni in tenera età, che purtroppo rimarranno orfani del loro padre, ucciso dall’amianto, e quindi resisto anche per loro. Affronto tutte le sofferenze che queste fibre di amianto mi provocano, perché ho l’asbestosi con le complicazioni cardiache, e quindi ho difficoltà a respirare, dolori al petto e dolori di ogni tipo. Questa vita così non può essere considerata vita, però debbo vivere per lottare, perché altri non debbano subire questa sorte e vivo per i miei figli, tra i quali Anna di 10 anni e Matteo di 4 anni, quest’ultimo è nato quando già avevo l’asbestosi.
Dobbiamo lottare per la bonifica, in modo che si evitino altre esposizioni e quindi altre malattie e morti, una scia di lutti che dobbiamo bloccare.
Ho capito che l’unica fibra di amianto non pericolosa per la salute è quella che non respiriamo e le bonifiche costituiscono l’unica soluzione in grado di poter garantire una soglia di rischio pari a “Zero”. Per questo ho deciso di impegnarmi giorno e notte, disteso sul mio letto di sofferenze, per ottenere la punizione dei colpevoli di questi crimini e, soprattutto, la bonifica. Dobbiamo essere in molti, chiedo, in qualità di coordinatore dell’Osservatorio Nazionale Amianto, che l’appello rivolto dal Presidente, Avv. Ezio Bonanni, ad iscriversi all’Associazione venga raccolto da tutti gli uomini liberi e onesti, che non tollerano la prosecuzione di questo genocidio, nascosto e dimenticato.
Nel nostro Paese l’amianto è stato utilizzato in modo indiscriminato ed è entrato nella composizione di oltre 3.000 prodotti di uso comune a diretto impatto con la popolazione. Oggi la situazione è drammatica, perché sono circa 42.000 siti contaminati, che si aggiungono a più di 1.000.000 di micrositi e 40.000.000 di tonnellate di materiale contenente amianto e purtroppo il fenomeno epidemico ha raggiunto circa 6.000 morti l’anno per patologie asbesto correlate, che risultano fortemente in aumento, mentre si riduce l’età in cui si riscontra l’insorgenza delle stesse. Ciò che più mi rattrista e mi addolora è che sono circa 2.400 le scuole in Italia, dove è stata riscontrata la presenza di amianto e risultano quotidianamente esposti al micidiale cancerogeno circa 350.000 tra studenti, docenti e personale scolastico. L’ennesimo fallimento di Stato, davanti al quale non possiamo assolutamente arrenderci davanti a chi ci impone il silenzio a qualunque costo. Non possiamo accettare che davanti a tutto quanto sta accadendo, la risposta dello Stato sia quella di guadagnare il tempo necessario, affinché il fuoco della Vita si spenga e resti solo cenere. Non è questa la soluzione per quella che al momento risulta essere una strage senza fine. Ringrazio l’Avv. Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale sull’Amianto ONA Onlus, per avermi dato la possibilità di donare al prossimo il mio tempo, e spero che il nostro operato, di uomini e donne di coscienza, possa contribuire fattivamente alla realizzazione di un mondo migliore, senza amianto, senza cancerogeni, senza cancro.
 https://www.onanotiziarioamianto.it/wp/ona/dal-cin-condannato-morte/

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