domenica 18 dicembre 2011

Pontinia, la follia dell'agricoltura verso l'energia

Dopo le proteste degli agricoltori contro la Regione Lazio per il divieto di coltivazione del mais http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/12/agricoltura-divieto-di-coltivazione.html, dopo le ripetute proteste dei contadini della provincia di Latina contro Equitalia che oltre a far suicidare decine di persone (sono quasi un centinaio dal 2008 a oggi solo nel nord -est gli imprenditori) in Italia sta distruggendo le aziende agricole locali http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/12/pontinia-le-serre-vuote-e-le-aziende.html, questa sera a Report su Rai3 si torna a parlare dei problemi agricoli. E della corsa assurda verso i campi fotovoltaici che devastano il comune di Pontinia con oltre 200 ha di terreno fertile abbandonato per oltre 20 anni (circa il 3% del terreno disponibile per l'agricoltura). Il servizio è della pianura padana ma somiglia molto al comune di Pontinia, all'Agro Pontino. L'assurdo è che in consiglio comunale si vota la difesa e la valorizzazione dei prodotti agricoli locali e poi si perdono altre decine di terreni per l'ennesimo progetto del campo da golf (il 4. della pianura pontina) con tutti i danni dell'inquinamento e del folle e assurdo consumo di acqua. Giorgio Libralato

La pianura padana, con le sue fertili terre, rappresentava il luogo dove si produceva gran parte del nostro cibo. Ora invece il cibo lo importiamo e le terre agricole le stiamo abbandonando. Ogni giorno che passa in Veneto e in Lombardia perdiamo terreno coltivabile equivalente a 7 volte piazza del Duomo. Per farne cosa? Cementarlo o asfaltarlo. Ormai coltivare non conviene più. E i nostri agricoltori vanno a produrre all’estero, dove costa meno. Ma la concorrenza per accaparrarsi la terra è spietata. Perché? Che c'entra per esempio il fallimento di Lehman Brothers con la sorte di qualche centinaio di contadini di un villaggio sperduto del Mali? O ancora, cosa lega la direttiva europea sui biocarburanti con la morte di tre pastori nel nord del Senegal? In un viaggio che va dagli uffici di Washington della Banca Mondiale fino a una rivolta contadina nel cuore dell'Africa Occidentale, la puntata di domenica 18 dicembre cerca di percorrere i fili intrecciati di finanza, politica e modelli di sviluppo economico che stanno muovendo una corsa globale all'accaparramento di terra. Il termine inglese è land grabbing e i principali “accaparratori” sono europei, cinesi, indiani, americani. Il terreno di conquista più propizio è l'Africa dove governi compiacenti aprono le porte a investitori intenzionati a fare profitto nel più breve tempo possibile. Poco importa se milioni di contadini verranno espropriati delle loro terre come lo furono gli indiani d'America ai tempi del conquista del West. Per la Banca Mondiale, così come per molti investitori, si tratta del prezzo da pagare per ottenere il tanto agognato sviluppo. Ma per altri autorevoli osservatori questo è soltanto il preludio di una nuova strategia di conquista della risorsa più preziosa: l'acqua. www.report.rai.it http://www.report.rai.it/dl/Report/puntata/ContentItem-f5e627d7-77b3-44f5-a0d4-8cc3e2333c95.html

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