martedì 1 novembre 2011

nucleare Fukushima, 30 anni per la bonifica e smantellare reattori

Fukushima, l'ipoteca su futuro
"Trent'anni per bonificare"
Tempi lunghissimi per smantellare i reattori dell'incidente dell'undici marzo scorso,. Ancora polemiche sui dati forniti dal governo
di DANIELE MASTROGIACOMO
(reuters)
CI vorranno 30 anni per smantellare e bonificare i quattro reattori l'impianto nucleare di Fukushima. L'amara verità, la prima dopo tante omissioni e sottovalutazioni, è contenuta in un rapporto ufficiale della Commissione per l'atomica del Giappone reso noto in queste ore. Lo stesso dossier spiega che la rimozione dei detriti e del combustibile contenuto negli impianti dovrebbe iniziare entro la fine del 2021. "Ci siamo prefissi degli obiettivi", si legge nel rapporto. "Il primo è quello di raccogliere tutti i detriti nell'arco di dieci anni. Ma stimiamo che ci vorranno oltre 30 anni, dopo l'arresto dei reattori a freddo, per completare lo smantellamento". Un mese fa il gestore della centrale, la Tepco, aveva sostenuto che i suoi ingegneri potevano essere in grado di raffreddare i reattori danneggiati dallo tsunami dell'11 marzo scorso entro la fine dell'anno. Ma si tratta di intenzioni. Bisognerà vedere se le condizioni generali lo consentiranno.

Le previsioni dello studio della Commissione per l'atomica si basano sui confronti con altri incidenti nucleari avvenuti sul pianeta. Nel caso di Three Miles Island, la centrale statunitense che registrò una importante emissione di cesio radioattivo nel 1979, ci sono voluti dieci anni per mettere in sicurezza l'impianto e bonificare l'area interessata. "A Fukushima", osserva sempre il rapporto, "l'emissione è stata molto più ampia e occorrerà molto più tempo".

Secondo uno studio, pubblicato sulla rivista online Chemistry and Physics, la quantità di radiazioni emessa dall'impianto di Fukushima Daiichi sarebbe il doppio di quello accertato e dichiarato ufficialmente dal governo giapponese: 3,5 X 1016 bequerel di cesio-137, circa il doppio di quello rilasciato a Chernobyl. L'analisi ritiene che, contrariamente a quanto sostenuto dall'esecutivo di Tokyo, le piscine utilizzate per lo stoccaggio del combustibile nucleare esaurito hanno rivestito un ruolo decisivo nel rilascio del cesio-137, l'isotopo più nocivo per la salute dell'uomo e la contaminazione dell'ambiente. La ricostruzione si basa sui dati raccolti da decine di stazioni di monitoraggio della radiazione in Giappone e in tutto il mondo. Nonostante raccolga dati ancora imperfetti, lo studio viene considerato il più approfondito sforzo finora compiuto per capire quanta radiazione sia stata rilasciata da Fukushima Daiichi.

Non ci sono validi motivi per giustificare l'atteggiamento fin troppo prudente e spesso omertoso del governo giapponese. Gli scienziati che hanno realizzato il nuovo studio ritengono che la discrepanza sui valori è dovuta al più ampio set di dati utilizzato. Le stime giapponesi si erano basate sui dati dei siti di monitoraggio all'interno del paese; non consideravano, perché non le hanno mai misurate, le radiazioni disperse nel Pacifico che hanno poi raggiunto il Nord America e l'Europa. Ma di fondo, convengono gli stessi studiosi, il governo giapponese aveva bisogno soprattutto di fornire rapide risposte ad una popolazione allarmata e confusa. Di qui l'inevitabile approssimazione.

L'esigenza di normalità e la necessità di chiudere in fretta una catastrofe che continua a pesare sull'economia del Giappone spingono il governo a continue vere prove di coraggio. Il portavoce Yasuhiro Sonoda si è presentato davanti ai giornalisti con un bicchiere colmo d'acqua. Ha spiegato che si trattava di liquido raccolto vicino all'impianto di Fukushima e lo ha bevuto. Ma non è stata una passeggiata. Lo stesso funzionario ha indugiato a lungo; mentre ingollava il liquido aveva le mani che gli tremavano. L'imperativo del nuovo governo è trasmettere sicurezza e tranquillità. Tanto che per la prima volta dall'incidente è stata programmata una visita all'impianto di Fukushima il prossimo 12 novembre. Ma anche questa tappa della lunga strada verso la ripresa potrebbe essere rinviata.
(01 novembre 2011)
http://www.repubblica.it/esteri/2011/11/01/news/fukushima_l_ipoteca_su_futuro_trent_anni_per_bonificare-24244864/?ref=HREC1-7

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