lunedì 26 novembre 2012
Ilva, arresti e sequestri in corso a Taranto. Coinvolti Ferrante e famiglia Riva
Associazione a delinquere, disastro ambientale, concussione. Sette persone destinatarie di misure in carcere, quattro ai domiciliari e tre in carcere. Indagato anche Bruno Ferrante e Fabio Riva, vicepresidente di Riva Group, destinatario di un'ordinanza di custodia cautelare. "Coinvolti i politici per omesso controllo"
di Francesco Casula | 26 novembre 2012Commenti (104)
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/11/26/ilva-arresti-e-sequestri-in-corso-a-taranto/426535/
Il nucleo operativo della Guardia di finanza di Taranto ha dato il via alle 6 di questa mattina all’esecuzione di tre ordinanze di custodia cautelare emesse dal Tribunale ionico nell’ambito dell’indagine denominata “Ambiente svenduto”. Quattro persone sono finite ai domiciliari e tre in carcere. Tra loro Fabio Riva,vicepresidente di Riva Group, che è tra i destinatari delle sette ordinanze di custodia cautelare emesse. Il provvedimento nei confronti del figlio del patron dell’Ilva Emilio ai domiciliari dal 26 luglio, non è stato ancora eseguito. Anche il presidente dell’azienda Bruno Ferrante e il direttore generale dell’azienda, Adolfo Buffo, hanno ricevuto altrettanti avvisi di garanzia.
Nel mirino delle fiamme gialle, guidate dal capitano Giuseppe Di Noi, è finito il “sistema Archinà”, ex consulente dell’Ilva, e i suoi contatti con le istituzioni locali e nazionali per garantire immunità allo stabilimento siderurgico ionico e “tenere tutto sotto coperta”. Tanti gli indagati a piede libero tra i quali anche le autorità politiche di ogni livello che in questi anni non avrebbero controllato i danni arrecati dall’inquinamento prodotto dalla fabbrica tarantina. Ci sono anche politici locali come l’ex assessore provinciale all’ambiente Michele Conserva (dimessosi alcuni mesi fa proprio per questa vicenda come anticipato da ilfattoquotidiano.it). E poi funzionari amministrativi e imprenditori operanti nel settore dei rifiuti. Tre i provvedimenti emessi: il primo dal gip Patrizia Todisco riguarderebbe i vertici Ilva e il sistema di relazioni gestito da Girolamo Archinà, pizzicato dalla guardia di finanza il 26 marzo 2010 mentre incontrava l’allora perito della procura in un’indagine sull’Ilva per consegnargli, secondo la procura, una tangente di diecimila euro, per ammorbidire una perizia. Dalle intercettazioni telefoniche, oltre diecimila conversazioni, il nucleo operativo delle fiamme gialle avrebbe ricostruito il modus operandi dell’ex addetto alle relazioni istituzionali. C’è anche Lorenzo Liberti, ex consulente della procura. Giornalisti compiacenti, funzionari amici e politici sottomessi avrebbero contribuito ad occultare il disastro ambientale oggi contestato ai vertici dello stabilimento.
Il secondo invece, emesso, dal gip Vilma Gilli, riguarderebbe la concessione da parte dell’amministrazione provinciale guidata da Gianni Florido delle autorizzazioni alle discariche, tra le quali anche la Mater gratiae che si trova all’interno dell’Ilva. In questo provvedimento sarebbe stato coinvolto anche Gianpiero Santoro, tecnico scelto dall’ente provinciale come rappresentante nella commissione che ha appena rilasciato l’Autorizzazione integrata ambientale. Il terzo provvedimento, secondo le prime indiscrezioni, riguarda il sequestro della produzione dell’Ilva che le autorità potrebbero ‘commissarriare’ e sarebbe finalizzato alle operazioni di risanamento.
L’indagine inizialmente è stata condotta dal sostituto procuratore Remo Epifani ed è in parte confluita nell’inchiesta per sisastro ambientale coordinata dal pool formato dal procuratore Franco Sebastio, dall’aggiunto Pietro Argentino e dai sostituti Mariano Buccoliero e Giovanna Cannarile. Alla base di questi nuovi provvedimenti ci sarebbe il lavoro svolto dagli uomini del capitano Di Noi raccolto in una informativa di pltre 700 pagine.
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