Egregio Ministro,
ho letto il suo intervento sul Manifesto di oggi. Mi permetto di risponderle da cittadino qualunque ma forse credo più informato di Lei, essendo ormai con la testa nell’acqua privatizzata ormai dal 2003.
Almeno su 3 punti, credo Lei faccia pura demagogia lasciando credere che la panacea per la risoluzione dei problemi siano: gare, standard di servizio, authority.
Innanzitutto credo che le vere infrazioni in Italia non sono state le gare, fatte o non fatte, ma il fatto che in ogni caso dopo l’assegnazione del servizio le condizioni contrattuali siano tutte subito cambiate, viziando ed alterando pesantemente (ex post) le gare stesse (dove sono state fatte). Su questo scandalo forse ci sarebbe voluto una robusta inchiesta nazionale, come fu quella sui rifiuti. Emblematico è il caso che viviamo noi con Acqualatina spa, presieduta in palese incompatibilità di ruolo, dal Sen. PDL Claudio FAZZONE, sicuramente a Lei noto. Il contratto di servizio messo a gara, già cambiato rispetto a quello di legge, appena prima della stipula, ha subito ulteriori “adattamenti benevoli” nel corso degli anni. Nel 2004-2005 (riconoscimenti di mancati incassi del gestore come debiti garantiti dai comuni dell’Ambito per oltre 10 milioni), nel 2006 (quota investimenti per 146 milioni “procrastinata” per altri 3 anni e contemporaneamente “bloccate” fino al 2012 le penali che il gestore deve pagare per lo standard di servizio non reso, oltre 23 milioni per il periodo 2006-2009), poi ancora nel 2009 (canone da pagare ai consorzi di bonifica, oltre 6 milioni, “traslato” da obbligo assunto dal gestore in fase di gara, ad impegno da onorare da parte dei comuni con la fiscalità generale). Per non parlare poi del costo annuo di circa 1 milione di euro, per il trasporto d’acqua con navi-cisterna alle isole Pontine (Ponza e Ventotene), che il gestore avrebbe dovuto pagare e che invece è stato assicurato con il bilancio della Regione Lazio. Mi creda per ora solo sulla parola, ma sono pronto a dimostraLe quanto sostengo, ed ampiamente documentato alle stampe locali, in ogni tribunale d’Italia. Le ho reso solo uno spaccato “tipo” dell’acqua già privatizzata ed inviterò gli amici di Arezzo, di Roma, di Frosinone, di Palermo etc, etc, a metterla al corrente delle loro situazioni tutte simili alla nostra.
Dovunque con la gara e con la demagogia che il privato e bello e funziona, è stato promesso che pagando le tariffe avremmo avuto a disposizione una Ferrari del sistema idrico. In effetti, dovunque, è stata assicurata la Panda , con tutto il rispetto per la macchina del popolo! Eppure continuiamo ad assicurare ai gestori le tariffe, quelle sì, previste (ed aumentate) come nei piani di gara. Sono stati messi in piedi sistemi contrattuali “adattabili” alle esigenze di sopravvivenza dei gestori. Come dire all’atleta: non riesci a saltare? Allora abbassiamo l’asticella! .. ed il gioco è fatto! E qui voglio tralasciare i mancati passaggi amministrativi chiariti con varie sentenze TAR e consiglio di stato (contratto di servizio non conforme a quello tipo previsto per legge e comunque sottoscritto senza prodomica approvazione dei consigli comunali del’ambito).
Sfatiamo poi la storia degli obblighi europei. Il problema delle infrazioni per gli affidamenti diretti a società di capitali contestato dall’Europa, sussiste solo per mancanza di chiarezza tutta italica. Infatti, se l’Italia non avesse deciso ambiguamente (legge Galli, metodo normalizzato- Decreto di Di Pietro 1/8/96-, codice ambiente 152/2006, … insomma un poco da ogni parte…) di riconoscere un profitto garantito del 7% sulle tariffe idriche, ed avesse invece scelto che il servizio idrico fosse fuori dal mercato e dal profitto (ossia di non rilevanza economica), l’Europa non avrebbe potuto parlare di necessità di gara, in virtù del fatto che dove non c’è profitto, non c’è concorrenza da garantire e quindi niente gara. L’Europa ( … e su questo per favore non bariamo più…) obbliga i paesi membri ad essere chiari ed a fare scelte senza celarle: se il nostro paese vuole consegnare la gestione idrica al profitto è libero di farlo, ma poi scattano le gare, altrimenti è altrettanto libero di NON FARLO, ed affidare la gestione ad enti pubblici dei comuni dell’ambito idrico.
Eliminiamo anche la demagogia sulle garanzie che darebbero le “forti” authority, sia perché spesso sono esse stesso luogo di “poltrone politiche”, sia perché le loro decisioni non sono “conclusive” ma passano al vaglio di tribunali amministrativi e civili. Studi inglesi ci dicono anche che le forti authority britanniche di fronte alle lobby economiche-finanzia rie delle grandi multinazionali ( … e sull’acqua sono in attesa dell’ultimo boccone…) si comportano “timidamente” perché hanno paura di dare scossoni al mercato.
Insomma questi organismi di garanzia sono spesso un costoso passaggio in più, che poteva essere eliminato lasciando un controllo serio ed efficace nelle mani dei cittadini, con una vera e robusta “class action”. Le assicuro che quando un cittadino caparbio decide, nella rivendicazione della legge e dei diritti, di non pagare la bolletta, allora si che sono guai per i potentati economici! Il cittadino non mangia con il mercato dell’acqua, anzi lo subisce! Ancor meglio però si può fare se il controllo non è successivo, ma preventivo, inserendo il cittadino come attore diretto nelle scelte e nella gestione, fatta con gli amministratori locali ed i lavoratori idrici. Un nuovo modo di intendere la gestione “comune”.
Egregio Ministro guardi che il futuro che Lei difende è già tra noi e come ho cercato d’illustraLe è già fallito.
Ne prenda atto senza demagogia, senza ostinarsi a ripeterlo. Perché non mettersi di buona lena a pensare intorno alla questione dell’acqua ad un nuovo pubblico? Capace, efficiente, non invaso dalle sistemazioni politiche (che certo non sono dei cittadini ma dai partiti che anche Lei rappresenta) . Un modello che possa rispondere alle vere esigenze dei cittadini, attrezzandosi con nuove e millenarie tecnologie per consentire di trattare “sorella acqua” con la delicatezza e l’accortezza che merita come madre di tutte le specie viventi. Sono convinto che spogliandoSi da ministro è d’accordo con me, come stanno dimostrando le miglia di cittadine e cittadini che ci assalgono per firmare i Referendum per la nuova acqua pubblica, voluto dal basso, attraverso il Forum dei movimenti per l’acqua.
Arrivederci al voto referendario, che vinca la nuova democrazia dell’acqua!
Alberto De Monaco, comitato acqua pubblica Aprilia
Aderente al Forum italiano movimenti per l’acqua.
venerdì 30 aprile 2010
referendum acqua pubblica raccolta firme a Pontinia
Oggi venerdi e domenica mattina dalla 10 alle 12.30 appuntamento a Pontinia in Piazza Indipendenza
giovedì 29 aprile 2010
venerdi e domenica raccolta firme referendum acqua pubblica
Venerdi 30 aprile e domenica 2 maggio dalle 9.30 alle 12.30 è in programma a Pontinia in Piazza Indipendenza la raccolta delle firme per i 3 quesiti referendari per il ritorno all'acqua pubblica.
Il comune di Pontinia è tra i pochi che non ha mai aderito ad Acqualatina, anche se la precedente giunta di destra aveva ceduto le reti senza mai passare in consiglio comunale, come invece avrebbe dovuto.
Questo aveva comportato, sempre durante la giunta di destra, procurato alcuni distacchi del servizio di acqua potabile ad alcune famiglie bisognose.
L’attuale amministrazione si era quindi presentata agli elettori proponendo di tornare alla gestione pubblica evitando le contestazioni e i ricorsi verso l’attuale gestione. Ha poi approvato, l’attuale amministrazione, due delibere in consiglio comunale per tornare alla gestione pubblica in favore dei cittadini. Le uniche mai impugnate dalla società, né dall’amministrazione provinciale che si è spesso costituita per difendere la stessa società.
Il comune di Pontinia è tra i pochi che non ha mai aderito ad Acqualatina, anche se la precedente giunta di destra aveva ceduto le reti senza mai passare in consiglio comunale, come invece avrebbe dovuto.
Questo aveva comportato, sempre durante la giunta di destra, procurato alcuni distacchi del servizio di acqua potabile ad alcune famiglie bisognose.
L’attuale amministrazione si era quindi presentata agli elettori proponendo di tornare alla gestione pubblica evitando le contestazioni e i ricorsi verso l’attuale gestione. Ha poi approvato, l’attuale amministrazione, due delibere in consiglio comunale per tornare alla gestione pubblica in favore dei cittadini. Le uniche mai impugnate dalla società, né dall’amministrazione provinciale che si è spesso costituita per difendere la stessa società.
in aula lite del partito dell'amore
http://tv.repubblica.it/copertina/in-aula-lite-tra-uomini-del-pdl/46306?video=&pagefrom=1
In aula lite tra uomini del Pdl
(28 aprile 2010)
Assenteismo tra i banchi del Pdl, e così passa un emendamento del Pd al ddl Lavoro. A Radio Capital la delusione di Gianfranco Lehner: "Non si può andare avanti così"
In aula lite tra uomini del Pdl
(28 aprile 2010)
Assenteismo tra i banchi del Pdl, e così passa un emendamento del Pd al ddl Lavoro. A Radio Capital la delusione di Gianfranco Lehner: "Non si può andare avanti così"
mercoledì 28 aprile 2010
turbogas ricorso al consiglio di stato sentenza TAR RIR
Il comune di Pontinia ha presentato il ricorso al Consiglio di Stato per l’annullamento e la riforma, in parte qua, previa sospensiva della Sentenza n. 1350/2009 del 03 dicembre 2009 del Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio, Sezione Staccata di Latina, depositata il 28 dicembre 2009. L'argomento è l'annullamento della delibera del consiglio comunale di Pontinia contenente la regolamentazione in materia di impianti a rischio di incidente rilevante (R.I.R.).
Il ricorso è stato presentato contro: AceaElectrabel Produzione SpA, nonché: Ministero Interno, Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, direzione centrale per la prevenzione e la sicurezza, Ministero Interno, Corpo nazionale vigili del fuoco, Direzione regionale del Lazio, Comitato Tecnico regionale per il Lazio, Ministro Interno, in persona del ministro p.t. (con l’ Avvocatura dello Stato); Ministero dello Sviluppo Economico, in persona del Ministro p.t.; Agrob Italiana s.rl.. Le motivazioni rappresentate dallo studio legale che difende il comune di Pontinia contro la costruzione della centrale a turbogas di Mazzocchio, sono:
1.inammissibilita’, improponibilita’, improcedibilita’ del ricorso per violazione e falsa applicazione della legge n. 55/2002 e del d.lgs n. 59/2005 nonche’ per violazione e falsa applicazione del d.m. n. 301 del 20.04.2009. perplessita’ della motivazione.
2.violazione e falsa applicazione di legge: d.lgs n. 59/2005; d.lgs n. 334/1999. violazione e falsa applicazione del d.m. del 09.05.2001. insufficienza e perplessita’ della motivazione. in relazione ai motivi accolti in sentenza.
Pontinia 28 aprile 2010 Ecologia e territorio Giorgio Libralato
Il ricorso è stato presentato contro: AceaElectrabel Produzione SpA, nonché: Ministero Interno, Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, direzione centrale per la prevenzione e la sicurezza, Ministero Interno, Corpo nazionale vigili del fuoco, Direzione regionale del Lazio, Comitato Tecnico regionale per il Lazio, Ministro Interno, in persona del ministro p.t. (con l’ Avvocatura dello Stato); Ministero dello Sviluppo Economico, in persona del Ministro p.t.; Agrob Italiana s.rl.. Le motivazioni rappresentate dallo studio legale che difende il comune di Pontinia contro la costruzione della centrale a turbogas di Mazzocchio, sono:
1.inammissibilita’, improponibilita’, improcedibilita’ del ricorso per violazione e falsa applicazione della legge n. 55/2002 e del d.lgs n. 59/2005 nonche’ per violazione e falsa applicazione del d.m. n. 301 del 20.04.2009. perplessita’ della motivazione.
2.violazione e falsa applicazione di legge: d.lgs n. 59/2005; d.lgs n. 334/1999. violazione e falsa applicazione del d.m. del 09.05.2001. insufficienza e perplessita’ della motivazione. in relazione ai motivi accolti in sentenza.
Pontinia 28 aprile 2010 Ecologia e territorio Giorgio Libralato
martedì 27 aprile 2010
turbogas, forse non ci credono nemmeno loro
La ditta proponente la centrale a turbogas a Mazzocchio forse alla realizzazione non ci crede.
Difatti tra le varie autorizzazioni, permessi, nulla osta da richiedere vi è anche la richiesta di assegnazione dell'area da parte del consorzio per lo sviluppo industriale dell'area Roma – Latina. Chi vuole costruire uno stabilimento deve dimostrare al consorzio industriale una serie di parametri per averne l'assegnazione e poter quindi, dopo l'assegnazione del lotto, presentare il progetto per costruire lo stesso stabilimento. La società in questione, che è subentrata nel progetto incompatibile nel corso degli anni a quello presentato nel 2002, quindi 8 anni fa, solo il primo dicembre 2008 con prot. 6988. Quindi ben 6 anni dopo l'inizio dell'iter. Ma non pare abbia nemmeno presentato tutta la documentazione necessaria (come era già successo varie volte nel corso delle varie conferenze e commissioni) visto che l'integrazione alla stessa domanda del 2008 la ditta proponente la consegnata solo il 15 febbraio 2010 con prot. 663, quindi dopo ben 14 mesi dalla presentazione dell'istanza di assegnazione. Non pare dunque questa ditta abbia una fretta particolare. Ma era già successo nel corso della procedura AIA-IPPC che le venisse richiesto documentazione, dandole 3 mesi di tempo, nel maggio 2008 e che questa documentazione venisse poi presentata invece 8 mesi dopo (fine gennaio 2009). Magari poi questa ditta se qualche ente le chiedesse, applicando norme e regolamenti, che strani gli enti da queste parti!, altra documentazione e questo ritardasse l'iter la stessa ditta chiederebbe i danni per la ritardata autorizzazione dopo che tale ditta di tempo se ne prende a suo piacimento. Senza fretta alcuna. Questa ditta poi arriva, nonostante pare che di fretta, come abbiamo visto, non ne abbia alcuna, ad ottenere il 23 marzo (quindi dopo soli 36 giorni solari a dimostrazione che gli enti a volte funzionano molto meglio di certe ditte) 2010 la deliberazione per l'uso dell'area industriale distinta dalle particelle 53 di mq 28.942, 49 parte di mq 4.978, 119 parte di mq 4.270, 155 parte di mq 1.762 per un totale di mq 39.952. Questa volta la somma fatta dall'ente è corretta. Non come quella fatta dalla ditta proponente che rivolgendosi al TAR contro il comune di Pontinia, per la famosa richiesta di risarcimento danni, si sbaglia pure (guarda caso a proprio favore) anche a fare la somma delle voci di richiesta. Ma come abbiamo detto dalle nostre parti capita che gli enti pubblici funzionino meglio di certe ditte venute da chissà dove. Adesso questa ditta efficiente e precisa ha 6 mesi di tempo (uno è già passato quindi ne rimangono 5) per presentare una serie di documenti se volesse costruire questa molto sgradita centrale elettrica. Tra questi documenti serve dimostrare che è proprietaria dell'area, l'atto d'obbligo a favore del consorzio per lo sviluppo industriale, il progetto. Qualora il progetto venisse approvato nel termine assegnato, dovrà iniziare i lavori entro 24 mesi (ma ne rimangono 23) pena la decadenza dell'assegnazione dell'area.
Difatti tra le varie autorizzazioni, permessi, nulla osta da richiedere vi è anche la richiesta di assegnazione dell'area da parte del consorzio per lo sviluppo industriale dell'area Roma – Latina. Chi vuole costruire uno stabilimento deve dimostrare al consorzio industriale una serie di parametri per averne l'assegnazione e poter quindi, dopo l'assegnazione del lotto, presentare il progetto per costruire lo stesso stabilimento. La società in questione, che è subentrata nel progetto incompatibile nel corso degli anni a quello presentato nel 2002, quindi 8 anni fa, solo il primo dicembre 2008 con prot. 6988. Quindi ben 6 anni dopo l'inizio dell'iter. Ma non pare abbia nemmeno presentato tutta la documentazione necessaria (come era già successo varie volte nel corso delle varie conferenze e commissioni) visto che l'integrazione alla stessa domanda del 2008 la ditta proponente la consegnata solo il 15 febbraio 2010 con prot. 663, quindi dopo ben 14 mesi dalla presentazione dell'istanza di assegnazione. Non pare dunque questa ditta abbia una fretta particolare. Ma era già successo nel corso della procedura AIA-IPPC che le venisse richiesto documentazione, dandole 3 mesi di tempo, nel maggio 2008 e che questa documentazione venisse poi presentata invece 8 mesi dopo (fine gennaio 2009). Magari poi questa ditta se qualche ente le chiedesse, applicando norme e regolamenti, che strani gli enti da queste parti!, altra documentazione e questo ritardasse l'iter la stessa ditta chiederebbe i danni per la ritardata autorizzazione dopo che tale ditta di tempo se ne prende a suo piacimento. Senza fretta alcuna. Questa ditta poi arriva, nonostante pare che di fretta, come abbiamo visto, non ne abbia alcuna, ad ottenere il 23 marzo (quindi dopo soli 36 giorni solari a dimostrazione che gli enti a volte funzionano molto meglio di certe ditte) 2010 la deliberazione per l'uso dell'area industriale distinta dalle particelle 53 di mq 28.942, 49 parte di mq 4.978, 119 parte di mq 4.270, 155 parte di mq 1.762 per un totale di mq 39.952. Questa volta la somma fatta dall'ente è corretta. Non come quella fatta dalla ditta proponente che rivolgendosi al TAR contro il comune di Pontinia, per la famosa richiesta di risarcimento danni, si sbaglia pure (guarda caso a proprio favore) anche a fare la somma delle voci di richiesta. Ma come abbiamo detto dalle nostre parti capita che gli enti pubblici funzionino meglio di certe ditte venute da chissà dove. Adesso questa ditta efficiente e precisa ha 6 mesi di tempo (uno è già passato quindi ne rimangono 5) per presentare una serie di documenti se volesse costruire questa molto sgradita centrale elettrica. Tra questi documenti serve dimostrare che è proprietaria dell'area, l'atto d'obbligo a favore del consorzio per lo sviluppo industriale, il progetto. Qualora il progetto venisse approvato nel termine assegnato, dovrà iniziare i lavori entro 24 mesi (ma ne rimangono 23) pena la decadenza dell'assegnazione dell'area.
lunedì 26 aprile 2010
chernobyl il governo non dimentichi
CERNOBYL: IL GOVERNO NON DIMENTICHI!
26 Aprile 2010Stampa Invia
Manifestazione di Greenpeace a Montecitorio in occasione del ventiquattresimo anniversario di Cernobyl. Foto di Stefano Montesi. Ingrandisci
ROMA, Italia — Oggi è il ventiquattresimo anniversario del disastro di Cernobyl. Dieci attivisti con tute bianche e maschere antigas hanno portato una mostra fotografica a Montecitorio, per sottolineare le conseguenze dell'incidente.
Il 26 aprile 1986 a Cernobyl si verificò il più grave incidente nucleare della storia, con una violenta esplosione che rilasciò in atmosfera cento volte la radioattività sprigionata dalle bombe atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki. La nube radioattiva arrivò fino in Europa Centrale e in Italia.
A ventiquattro anni da Cernobyl, la propaganda filo-nucleare continua a sottostimare gli effetti della tragedia di Cernobyl e il numero dei morti causati dall'incidente: parla di soli 65 morti, riferendosi a malapena al numero dei lavoratori e soccorritori morti in seguito all'esplosione.
L'Accademia Russa delle Scienze dimostra, però, che anche le stime del Cernobyl Forum - che indicavano novemila morti - erano state troppo caute e che i morti dovuti all'incidente di Cernobyl sono oltre duecentomila.
Nel 1987, l'anno dopo Cernobyl, oltre l'80% dei cittadini italiani ha votato contro il nucleare. In seguito all'esito dei tre referendum proposti, tutte le centrali nucleari in Italia furono chiuse.
Oggi il Governo intende imporre all'Italia il nucleare e si prepara a una campagna di disinformazione sui rischi e i costi di questa pericolosa tecnologia. Così, non solo dimostra di non curarsi della volontà espressa dai cittadini, ma anche di non avere imparato nulla dagli errori passati.
Le centrali francesi EPR che il governo vorrebbe far costruire in Italia sono state dichiarate carenti nel sistema di controllo dalle autorità di sicurezza francese, britannica e finlandese. Inoltre, secondo i documenti resi noti dall'associazione francese "Sortir du nucleaire", potrebbero essere pericolose quanto quella di Cernobyl, perché sottoposte al rischio di analoghi incidenti
http://www.greenpeace.org/italy/news/cernobyl-anniversario-24
26 Aprile 2010Stampa Invia
Manifestazione di Greenpeace a Montecitorio in occasione del ventiquattresimo anniversario di Cernobyl. Foto di Stefano Montesi. Ingrandisci
ROMA, Italia — Oggi è il ventiquattresimo anniversario del disastro di Cernobyl. Dieci attivisti con tute bianche e maschere antigas hanno portato una mostra fotografica a Montecitorio, per sottolineare le conseguenze dell'incidente.
Il 26 aprile 1986 a Cernobyl si verificò il più grave incidente nucleare della storia, con una violenta esplosione che rilasciò in atmosfera cento volte la radioattività sprigionata dalle bombe atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki. La nube radioattiva arrivò fino in Europa Centrale e in Italia.
A ventiquattro anni da Cernobyl, la propaganda filo-nucleare continua a sottostimare gli effetti della tragedia di Cernobyl e il numero dei morti causati dall'incidente: parla di soli 65 morti, riferendosi a malapena al numero dei lavoratori e soccorritori morti in seguito all'esplosione.
L'Accademia Russa delle Scienze dimostra, però, che anche le stime del Cernobyl Forum - che indicavano novemila morti - erano state troppo caute e che i morti dovuti all'incidente di Cernobyl sono oltre duecentomila.
Nel 1987, l'anno dopo Cernobyl, oltre l'80% dei cittadini italiani ha votato contro il nucleare. In seguito all'esito dei tre referendum proposti, tutte le centrali nucleari in Italia furono chiuse.
Oggi il Governo intende imporre all'Italia il nucleare e si prepara a una campagna di disinformazione sui rischi e i costi di questa pericolosa tecnologia. Così, non solo dimostra di non curarsi della volontà espressa dai cittadini, ma anche di non avere imparato nulla dagli errori passati.
Le centrali francesi EPR che il governo vorrebbe far costruire in Italia sono state dichiarate carenti nel sistema di controllo dalle autorità di sicurezza francese, britannica e finlandese. Inoltre, secondo i documenti resi noti dall'associazione francese "Sortir du nucleaire", potrebbero essere pericolose quanto quella di Cernobyl, perché sottoposte al rischio di analoghi incidenti
http://www.greenpeace.org/italy/news/cernobyl-anniversario-24
domenica 25 aprile 2010
24 anni dopo l'incidente di Chernobyl
Sono passati solo 24 anni dopo la tragedia di Chernobyl e come spesso succede la storia non insegna molto all'uomo che spesso torna a ripetere gli stessi errori mettendo in crisi sè stesso solo per il potere e il guadagno sfrenato con progetti inutili e pericolosi. Sappiamo che il nucleare sicuro non esiste, che anche le nuove generazioni sono troppo costose e pericolose. Che l'energia
nucleare non è nè la meno costosa, nè la più sicura. Che non è l'energia del futuro visto che l'uranio durerà forse 40 o 70 più o meno come il petrolio.
Conosciamo migliaia di incidenti nucleari (
http://www.progettohumus.it/public/forum/index.php?topic=430.0), gli effetti devastanti sulla salute umana anche in provincia di Latina con la presenza di 2 siti mai bonificati e messi in sicurezza con l'aumento di leucemia e di altre malattie collegate al nucleare. Ma tutto questo non basta a fermare la voracità di poche persone senza scrupoli grazie a tanti senza memoria. Sappiamo di circa 80 incidenti accaduti in Francia nell'anno 2008 agli impianti nucleari, dove scuole e centri sociali sono stati costruiti in vicinanza di esposizioni radioattive altissime. Dopo 24 anni ci sono ancora effetti devastanti per la presenza di radiazioni nei pascoli della Gran Bretagna, della Francia, della
Scandinavia. Lo scorso anno lo scandalo del pellet radioattivo proveniente sempre dalle emissioni di Chernobyl che alimentano camini e centrali a biomasse anche in Italia. Non possiamo lasciare il mondo agli stupidi. Giorgio Libralato
www.progettohumus.it Dossier Chernobyl: L’incidente di Chernobyl
Pagina 1 di 3
L’INCIDENTE DEL 26 APRILE 1986.
Nella notte tra il 25 ed il 26 aprile 1986 il quarto reattore della centrale nucleare di Cernobyl, in Ucraina, esplose. Il disastro , causato dall’immissione di una eccessiva quantità di materiale radioattivo, provocò una dispersione di
combustibile alla unità 4 dell’impianto con conseguente esplosione di vapore: in pochi secondi la produzione di energia nel nocciolo del reattore , un RBMK da 1000 MW , superò di 100 volte il livello massimo normale con un aumento enorme della temperatura. La lastra di metallo da 2.000 tonnellate che sigillava la sommità del reattore fu squarciata
da due esplosioni che determinarono la diffusione in atmosfera di centinaia di tonnellate di grafite presenti nel nocciolo;
l’incendio e la fuoriuscita di materiale radioattivo continuarono nel corso dei 10 giorni successivi.
Durante l’esplosione morirono due persone, ma subito dopo altre 187 manifestarono sintomi acuti da irraggiamento e
di queste 31 morirono nei giorni seguite . Gran parte di queste vittime erano i primi soccorritori, i pompieri che
tentarono di domare l’incendio.
Le stime quantitative dell’esplosione di Cernobyl indicavano che al di là dei muri della centrale fu rilasciata il 3.5%
della radioattività’ totale.
Ma secondo dati più recenti tale cifra rispecchia solo la quantità dei radionuclidi “pesanti” scaricati in atmosfera (
Uranio,Transuranio, Cesio).
Infatti la fuoriuscita di isotopi volatili come lo Iodio 131, il Cesio 134-137 ha raggiunto il 50- 60%, mentre il rilascio di
gas rari quali lo Xenon ed il Kripton è stato del 100%.
La quantità totale di isotopi liberati è stata valutata pari ad una attività di 11 Ebq (un miliardo di miliardi di Bequerel).
Il fall- out di materiale radioattivo fuoriuscito dal reattore esploso ha interessato dapprima le regioni più prossime alla
centrale, causando una significativa contaminazione dei territori della Ucraina, della Bielorussia e della Russia, e
l’irraggiamento della popolazione che abitava nelle immediate vicinanze della centrale ( 120.000 persone); il 27 e 28
aprile masse di aria radioattiva raggiunsero anche i Paesi Scandinavi.
Il 28-29 aprile, la nube radioattiva fu divisa in due parti da una corrente d’aria fredda che andava da ovest ad est,
parte si diresse quindi a nord-est e l’altra verso i territori della Polonia e della Germania.
Dal 30 aprile al 1 maggio la nube radioattiva arrivò nel nord della Grecia ed in Italia, Svizzera, Austria occidentale e
Cecoslovacchia dove fu registrato un notevole incremento del livello radioattivo. I giorni successivi si diffuse a nordovest
e sud-est dell’Europa.
Contemporaneamente fu registrato un aumento del livello di radioattività di fondo in Gran Bretagna , Belgio, Irlanda e
nelle regioni a sud-ovest della Francia.
Nell’Europa sud - orientale l’impatto dell’esplosione di Cernobyl si sentì maggiormente tra il 3 e il 5 maggio; il fall-out
radioattivo massimo in quel periodo si registrò in Grecia,Jugoslavia, Italia , Turchia, Albania.
Tra il 6 e l’8 maggio il fall-out si spostò anche molto lontano dal luogo dell’incidente, si registrarono infatti aumenti dei
livelli della radioattività di fondo anche in Cina, Giappone,India,Canada,USA.
Ma nonostante il fall-out radioattivo abbia interessato anche regioni geograficamente molto lontane da Cernobyl, il
70% della radioattività rilasciata dallo scoppio del reattore si è abbattuta sulla Bielorussia.
Gli interventi messi in atto per contenere il disastro causato dall’incidente e per l’evacuazione della popolazione ad alto
rischio - che hanno coinvolto circa 800.000 persone fra cui il personale della centrale e numerose squadre di
soccorritori - subirono un pesante ritardo derivato sia dalle difficoltà organizzative che dalla cinica decisione del
governo sovietico di censurare la notizia, anche nelle aree a maggior rischio.
Nei giorni successivi all’incidente, infatti, vennero divulgate poche notizie ufficiali , se non messaggi tesi a minimizzare
l’accaduto.
Le unità di intervento erano costituite ognuna da un ingegnere, a capo di gruppi di 10 ingegneri ciascuno dei quali
coordinava 100 operai. Sulla sorte di queste persone, i cosiddetti “ liquidatori”, i dati sono estremamente discordanti;
secondo il Cernobyl Committee of the Repubblic of Belarus, ne sarebbero decaduti 10.000 e 400.000 risulterebbero
affetti da varie patologie, secondo quanto emerso dal congresso internazionale EC/CIS svoltosi a Minsk nel 1996, ne
sarebbero deceduti 43 e 134 risulterebbero colpiti da patologie da irraggiamento.
L’ingegnere che ha raccontato a Legambiente come erano organizzati i gruppi di intervento, lui stesso a capo di una di
queste squadre di mille persone, ne è l’unico superstite.
Ricerche condotte da scienziati ucraini e israeliani, evidenziano che un terzo dei liquidatori, in prevalenza giovani, è
stato colpito da malattie dell’apparato riproduttivo; in un altro studio clinico condotto da un gruppo di ricerca ucraino
coordinato da S.Komisarenko, ha rilevato una diffusa tendenza tra questi soggetti, direttamente impegnati nelle prime
fasi di soccorso, ad ammalarsi di patologie varie, riconducibili tutte ad una sofferenza del sistema immunitario, non più
in grado di svolgere l’azione di protezione dell’organismo da agenti esterni.
A pochi mesi dall’incidente nel meeting IAEA di Vienna dell’agosto 1986, i sovietici mostrarono un inedito
atteggiamento di disponibilità’ a fornire dati sull’incidente - era in atto la glasnost di Gorbaciov - ma la relativamente
ampia quantità di dati su quanto era avvenuto e sulla entità dei rilasci radioattivi che erano stati riscontrati nel
territorio, era comunque sempre molto lontana dalle cifre reali.
Fu lanciato l’allarme delle conseguenze radiologiche ed enfatizzato l’immenso sforzo organizzativo dell’apparato
sovietico, costellato da numerosi episodi di eroismo da parte di coloro che erano intervenuti nelle prime ore e venne
imputata all’errore umano la causa dell’incidente.
La tesi dell’errore umano, sostenuta con forza dal governo sovietico per tutelare il proprio prestigio tecnologico, venne
ben accolta e largamente propagandata dall’Occidente, che aveva conosciuto od intuito altri eventi meno gravi, ma
potenzialmente tanto devastanti , e che aveva quindi forte interesse a dimostrare la sicurezza “intrinseca” della
tecnologia nucleare.
Alla gran parte dell’opinione pubblica questa tesi parve condivisibile e coerente con l’immagine di uno staff demotivato
ed incompetente dell’Est.
A diversi anni di distanza risulta evidente da numerosi studi, come si debba almeno parlare di concorso di
responsabilità tra gestori e progettisti dell’impianto: A.R Sich del MIT ha pubblicato i risultati di una ricerca sulla
gestione dell’incidente di Cernobyl , evidenziando le conseguenze sia degli errori dello staff tecnico della centrale, sia
l’assoluta mancanza di preparazione da parte del personale ad intervenire in caso di eventi del genere.
A questo si sono sempre appellati i responsabili della centrale, successivamente scaricati dal regime ed incarcerati
come capo espiatorio , nella battaglia che hanno sostenuto per dimostrare l’assenza di nozioni indispensabili per far
fronte a situazioni di emergenza.
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Ancora oggi nell’ambiente tecnico-scientifico occidentale, ma anche in parte di quello dell’Est, si valuta che buona parte
dei segreti sulla dinamica e sulle conseguenze dell’incidente non siano stati resi pubblici, da ciò deriva anche la
difficoltà di trovare la giusta correlazione tra cause ed effetti.
Il reattore nucleare del quarto blocco della centrale di Cernobyl era di tipo RBMK-1000, un adattamento di un reattore
militare, destinato quindi in origine a produrre materiale fissile a scopo bellico e privo di strutture di contenimento
rinforzate per poter contenere gli effetti di un eventuale incidente.
Venne quasi totalmente distrutto dall’esplosione del 26 aprile 1986.
Il tetto superiore (Helena) di circa 2.700 tonnellate che costituiva la struttura di protezione e di collegamento di tutte le
varie parti del reattore, si è come afflosciato su se stesso e, con il resto della struttura in cemento armato, è rimasto
appeso in posizione quasi verticale, provocando lo sprofondamento della base del reattore di 4 metri rispetto alla sua
posizione iniziale.
Tutto questo a determinato la distruzione delle strutture di supporto e di conseguenza il crollo delle parti sottostanti
con il perforamento del tetto della sala comandi.
La parte del reattore che è andata distrutta, essendo l’area in cui maggiore era l’irraggiamento, è divenuto
immediatamente inaccessibile per le elevate temperature che si sono sviluppate e per l’enorme quantità di radiazioni
che si sono sprigionate essendo anche saltato il sistema di isolamento ermetico.
Il magma incandescente costituito da materiali ferrosi, cemento armato, combustibile nucleare e gas è stato quindi
eruttato in atmosfera andandosi a depositare su tutti i locali della centrale e sul territorio circostante.
Per tutte le prime settimane il livello di radiazione dell’area intorno al reattore si è mantenuto nell’ordine delle migliaia
di Roengten ( 100.000 Roengten / h ), mentre nell’area di estensione della centrale raggiungeva le decine di migliaia
di Cu/Km2 ed il muro di elementi radioattivi, che si è alzato fino a quasi 2 Km di altezza, si è disperso in un raggio di
1.200 Km.
L’emergenza era rappresentata dall’isolamento del reattore distrutto, così da bloccare la fuoriuscita di radioattività e
proteggere quindi l’ambiente e la popolazione delle aree circostanti.
Vennero proposti ben 18 progetti di protezione, fra questi venne scelto il progetto “ Sarcofago”, una specie di piramide
a copertura delle macerie.
Per la ricostruzione del primo strato del sarcofago furono utilizzate le parti del reattore esploso, determinando di fatto
un aumento del rischio di contaminazione.
Per la costruzione degli strati successivi e per due cinta di mura sono stati impiegati 300.000 tonnellate di cemento e
oltre 100.000 tonnellate di strutture metalliche.
Questa mastodontica struttura di contenzione ha fatto crescere di dieci volte il peso sulle fondamenta dalle 20 t/mq alle
200, provocando un progressivo abbassamento del terreno - che poggia su uno strato argilloso - che ha raggiunto 4
metri .
Il lento processo di sprofondamento ha determinato il cedimento in più parti del sarcofago, che a gennaio 1996
presentava in superficie circa 1000 metri quadrati di crepe e buchi, dai quali fuoriescono polveri, acqua e gas
radioattivi.
Il pericolo imminente che si presenta ad oggi è il crollo del tetto all’interno del sarcofago che determinerebbe l’ulteriore
depressione del terreno con il conseguente pericolo di cedimento del reattore vicino, ma fondamentalmente
metterebbe allo scoperto 180 tonnellate di combustibile nucleare ormai ridotto a pulviscolo radioattivo, 11mila metri
cubi di acqua e 740.000 metri cubi di macerie altamente contaminate. Gli scienziati ucraini hanno valutato che la
radioattività totale delle sostanze custodite all’interno del sarcofago potrebbe superare i 20 milioni di Curie.
Nella centrale nucleare di Cernobyl, dove sono tuttora in funzione due reattori (il terzo è stato chiuso dopo l’incendio
nel 1992), logorano 5000 persone, 100 delle quali incaricate del monitoraggio del sarcofago che in caso di cedimento
sarebbero sottoposti a dosi di radiazioni dell’ordine degli 800 R/h con picchi fino ai 2.400.
Il sarcofago era stato progettato per garantire una sicurezza di 20-30 anni, ma oggi si valuta che non potrà reggere
nemmeno fino al 2.000.
Nel 1994 in seguito ad un concorso internazionale è stato prescelto un progetto - tra sei selezionati - per la
costruzione di un nuovo schermo di contenimento , un sarcofago, che possa avere una vita garantita almeno di 100
anni.
I costi previsti per la costruzione di questo nuovo schermo di protezione ammontano a oltre 300 milioni di dollari e
richiederà un lavoro di circa 5 anni.
I dati resi noti da scienziati quali il Prof. Beliavsky - menbro dell’Accademia Internazionale delle Scienze e dei Sistemi
d’Informatizzazione in Ucraina - confermato che esiste attualmente un pericolo enorme, incalcolabile, sia per le aree
direttamente interessate che per l’Europa intera .
Tra l’altro non è da sottovalutare che nella ipotesi di un nuovo incidente, nemmeno troppo peregrina date le condizioni
fatiscenti dei reattori ancora in funzione, le conseguenze potrebbero essere ancora più drammatiche rispetto a dieci
anni fa.
Il governo Ucraino ammette la propria incapacità’ di provvedere alla messa in sicurezza del reattore, sia per carenze
tecniche, ma soprattutto per la mancanza dei fondi economici necessari.
Per le riparazioni del sarcofago, il trattamento delle scorie e la definitiva chiusura dei reattori ancora funzionanti con la
conseguente riconversione professionale degli addetti e la creazione di centrali alternative, che garantiscano la
produzione della stessa quota di energia, è stata chiesta alla comunità mondiale una cifra di 4 miliardi di dollari .
Lo stato dell’area.
Sono oltre 260.000 i Km quadrati di territorio distribuiti tra l’Ucraina , la Bielorussia e la Russia che presentano a dieci
anni dell’incidente, livelli di contaminazione da Cesio137 superiori a 1Curie per Km quadrato.
In Ucraina sono oltre 35.000 Km quadrati ad avere questi livelli di radioattività ( più del 5% dell’intero territorio) e la
maggior parte ( 26.000 Kmq) è costituito da terreno agricolo. Quest’area comprende 13 regioni, 1.300 fra città e
villaggi in cui vivono 2,6 milioni di persone.
L’area compresa in un raggio di 30Km dalla centrale di Cernobyl è pressoché disattivata e 60 insediamenti abitativi,
per un totale di 167.000 persone, all’esterno di essa sono stati evacuati.
Nel raggio dei 30 Km intorno al reattore vi sono circa 800 siti di seppellimento di scorie e macerie, allestiti in totale
stato di emergenza, senza quindi particolari sistemi di protezione se non uno strato di argilla.
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Queste discariche radioattive potrebbero essere responsabili degli elevati livelli di contaminazione dei sedimenti del
fiume Dnepr e del suo affluente Prjpiat, che forniscono acqua a 30 milioni di persone.
La Bielorussia in cui si è riversato il 70% del fall-out radioattivo, è divisa in 6 regioni ( Minsk, Gomel, Mogilev,
Grodno,Brest, Vitebsk); dei 236.000 Kmq dell’intera superficie il 23% presentano livelli di contaminazione superiori a 1
Cu/Kmq e fra questi , 16.000 sopra 5 Cu/Kmq ; 6.400 Kmq sopra 15 Cu/Kmq; 2.200 sopra i 40 Cu/Kmq.
Dell’intera popolazione costituita da oltre 10 milioni di persone, 24.700 persone da 107 località dei distretti di Bragin,
Narovlia e Khoiniki nella regione di Gomel vennero evacuate dopo l’incidente e circa un quinto vive tuttora nelle aree
contaminate: in pratica sola la regione di Vitebsk ha zone immuni da radioattività .
La ricerca del livello e della natura della contaminazione radioattiva in Bielorussia evidenzia che il pericolo della
contaminazione non è dovuto solo alla quantità dei radioisotopi rilasciati dal fall-out, ma dipende considerevolmente
dalla struttura chimica e quindi dalla capacità di penetrazione di tali isotopi negli strati superficiali del suolo.
Ciò determina conseguentemente la loro mobilità e capacità di ridistribuzione nel terreno, nelle acque superficiali e
profonde, nelle piante e quindi nell’intera catena biologica.
Il 20% del territorio boschivo ( 1,3 milioni di ettari) della Bielorussia risulta contaminato; 257.000 ettari di terreno
agricolo delle regioni di Gomel e di Mogilev sono inutilizzabili per l’agricoltura ed una quota analoga di territorio entro il
raggio di 30 Km dalla zona del disastro, risulta inabitabile.
La produttività agricola e l’allevamento del bestiame hanno subito danni ingenti e risultano tuttora deficitari per il
fabbisogno interno.
Il danno economico è stato in oltre 200 miliardi di dollari ( più di 300 miliardi di lire italiane).
I dati ufficiali da fonti governative tendono a minimizzare la situazione attuale, ma esistono evidenti incongruenze,
tanto che risulta difficile fare una stima reale dei danni sia all’ambiente che alla popolazione .
Così come appaiono gonfiati rispetto alla realtà , tutti i dati relativi alle misure di bonifica, controllo e ripristino della
situazione generale. Tutto ciò che riguarda l’ incidente di Cernobyl è stato per anni sotto la massima segretezza e dai
pochi documenti TOP - SECRET trapelati risulta che tutti i dati ufficiali sono stati elaborati in modo tale da descrivere
una situazione si preoccupante, ma comunque sotto controllo.
nucleare non è nè la meno costosa, nè la più sicura. Che non è l'energia del futuro visto che l'uranio durerà forse 40 o 70 più o meno come il petrolio.
Conosciamo migliaia di incidenti nucleari (
http://www.progettohumus.it/public/forum/index.php?topic=430.0), gli effetti devastanti sulla salute umana anche in provincia di Latina con la presenza di 2 siti mai bonificati e messi in sicurezza con l'aumento di leucemia e di altre malattie collegate al nucleare. Ma tutto questo non basta a fermare la voracità di poche persone senza scrupoli grazie a tanti senza memoria. Sappiamo di circa 80 incidenti accaduti in Francia nell'anno 2008 agli impianti nucleari, dove scuole e centri sociali sono stati costruiti in vicinanza di esposizioni radioattive altissime. Dopo 24 anni ci sono ancora effetti devastanti per la presenza di radiazioni nei pascoli della Gran Bretagna, della Francia, della
Scandinavia. Lo scorso anno lo scandalo del pellet radioattivo proveniente sempre dalle emissioni di Chernobyl che alimentano camini e centrali a biomasse anche in Italia. Non possiamo lasciare il mondo agli stupidi. Giorgio Libralato
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L’INCIDENTE DEL 26 APRILE 1986.
Nella notte tra il 25 ed il 26 aprile 1986 il quarto reattore della centrale nucleare di Cernobyl, in Ucraina, esplose. Il disastro , causato dall’immissione di una eccessiva quantità di materiale radioattivo, provocò una dispersione di
combustibile alla unità 4 dell’impianto con conseguente esplosione di vapore: in pochi secondi la produzione di energia nel nocciolo del reattore , un RBMK da 1000 MW , superò di 100 volte il livello massimo normale con un aumento enorme della temperatura. La lastra di metallo da 2.000 tonnellate che sigillava la sommità del reattore fu squarciata
da due esplosioni che determinarono la diffusione in atmosfera di centinaia di tonnellate di grafite presenti nel nocciolo;
l’incendio e la fuoriuscita di materiale radioattivo continuarono nel corso dei 10 giorni successivi.
Durante l’esplosione morirono due persone, ma subito dopo altre 187 manifestarono sintomi acuti da irraggiamento e
di queste 31 morirono nei giorni seguite . Gran parte di queste vittime erano i primi soccorritori, i pompieri che
tentarono di domare l’incendio.
Le stime quantitative dell’esplosione di Cernobyl indicavano che al di là dei muri della centrale fu rilasciata il 3.5%
della radioattività’ totale.
Ma secondo dati più recenti tale cifra rispecchia solo la quantità dei radionuclidi “pesanti” scaricati in atmosfera (
Uranio,Transuranio, Cesio).
Infatti la fuoriuscita di isotopi volatili come lo Iodio 131, il Cesio 134-137 ha raggiunto il 50- 60%, mentre il rilascio di
gas rari quali lo Xenon ed il Kripton è stato del 100%.
La quantità totale di isotopi liberati è stata valutata pari ad una attività di 11 Ebq (un miliardo di miliardi di Bequerel).
Il fall- out di materiale radioattivo fuoriuscito dal reattore esploso ha interessato dapprima le regioni più prossime alla
centrale, causando una significativa contaminazione dei territori della Ucraina, della Bielorussia e della Russia, e
l’irraggiamento della popolazione che abitava nelle immediate vicinanze della centrale ( 120.000 persone); il 27 e 28
aprile masse di aria radioattiva raggiunsero anche i Paesi Scandinavi.
Il 28-29 aprile, la nube radioattiva fu divisa in due parti da una corrente d’aria fredda che andava da ovest ad est,
parte si diresse quindi a nord-est e l’altra verso i territori della Polonia e della Germania.
Dal 30 aprile al 1 maggio la nube radioattiva arrivò nel nord della Grecia ed in Italia, Svizzera, Austria occidentale e
Cecoslovacchia dove fu registrato un notevole incremento del livello radioattivo. I giorni successivi si diffuse a nordovest
e sud-est dell’Europa.
Contemporaneamente fu registrato un aumento del livello di radioattività di fondo in Gran Bretagna , Belgio, Irlanda e
nelle regioni a sud-ovest della Francia.
Nell’Europa sud - orientale l’impatto dell’esplosione di Cernobyl si sentì maggiormente tra il 3 e il 5 maggio; il fall-out
radioattivo massimo in quel periodo si registrò in Grecia,Jugoslavia, Italia , Turchia, Albania.
Tra il 6 e l’8 maggio il fall-out si spostò anche molto lontano dal luogo dell’incidente, si registrarono infatti aumenti dei
livelli della radioattività di fondo anche in Cina, Giappone,India,Canada,USA.
Ma nonostante il fall-out radioattivo abbia interessato anche regioni geograficamente molto lontane da Cernobyl, il
70% della radioattività rilasciata dallo scoppio del reattore si è abbattuta sulla Bielorussia.
Gli interventi messi in atto per contenere il disastro causato dall’incidente e per l’evacuazione della popolazione ad alto
rischio - che hanno coinvolto circa 800.000 persone fra cui il personale della centrale e numerose squadre di
soccorritori - subirono un pesante ritardo derivato sia dalle difficoltà organizzative che dalla cinica decisione del
governo sovietico di censurare la notizia, anche nelle aree a maggior rischio.
Nei giorni successivi all’incidente, infatti, vennero divulgate poche notizie ufficiali , se non messaggi tesi a minimizzare
l’accaduto.
Le unità di intervento erano costituite ognuna da un ingegnere, a capo di gruppi di 10 ingegneri ciascuno dei quali
coordinava 100 operai. Sulla sorte di queste persone, i cosiddetti “ liquidatori”, i dati sono estremamente discordanti;
secondo il Cernobyl Committee of the Repubblic of Belarus, ne sarebbero decaduti 10.000 e 400.000 risulterebbero
affetti da varie patologie, secondo quanto emerso dal congresso internazionale EC/CIS svoltosi a Minsk nel 1996, ne
sarebbero deceduti 43 e 134 risulterebbero colpiti da patologie da irraggiamento.
L’ingegnere che ha raccontato a Legambiente come erano organizzati i gruppi di intervento, lui stesso a capo di una di
queste squadre di mille persone, ne è l’unico superstite.
Ricerche condotte da scienziati ucraini e israeliani, evidenziano che un terzo dei liquidatori, in prevalenza giovani, è
stato colpito da malattie dell’apparato riproduttivo; in un altro studio clinico condotto da un gruppo di ricerca ucraino
coordinato da S.Komisarenko, ha rilevato una diffusa tendenza tra questi soggetti, direttamente impegnati nelle prime
fasi di soccorso, ad ammalarsi di patologie varie, riconducibili tutte ad una sofferenza del sistema immunitario, non più
in grado di svolgere l’azione di protezione dell’organismo da agenti esterni.
A pochi mesi dall’incidente nel meeting IAEA di Vienna dell’agosto 1986, i sovietici mostrarono un inedito
atteggiamento di disponibilità’ a fornire dati sull’incidente - era in atto la glasnost di Gorbaciov - ma la relativamente
ampia quantità di dati su quanto era avvenuto e sulla entità dei rilasci radioattivi che erano stati riscontrati nel
territorio, era comunque sempre molto lontana dalle cifre reali.
Fu lanciato l’allarme delle conseguenze radiologiche ed enfatizzato l’immenso sforzo organizzativo dell’apparato
sovietico, costellato da numerosi episodi di eroismo da parte di coloro che erano intervenuti nelle prime ore e venne
imputata all’errore umano la causa dell’incidente.
La tesi dell’errore umano, sostenuta con forza dal governo sovietico per tutelare il proprio prestigio tecnologico, venne
ben accolta e largamente propagandata dall’Occidente, che aveva conosciuto od intuito altri eventi meno gravi, ma
potenzialmente tanto devastanti , e che aveva quindi forte interesse a dimostrare la sicurezza “intrinseca” della
tecnologia nucleare.
Alla gran parte dell’opinione pubblica questa tesi parve condivisibile e coerente con l’immagine di uno staff demotivato
ed incompetente dell’Est.
A diversi anni di distanza risulta evidente da numerosi studi, come si debba almeno parlare di concorso di
responsabilità tra gestori e progettisti dell’impianto: A.R Sich del MIT ha pubblicato i risultati di una ricerca sulla
gestione dell’incidente di Cernobyl , evidenziando le conseguenze sia degli errori dello staff tecnico della centrale, sia
l’assoluta mancanza di preparazione da parte del personale ad intervenire in caso di eventi del genere.
A questo si sono sempre appellati i responsabili della centrale, successivamente scaricati dal regime ed incarcerati
come capo espiatorio , nella battaglia che hanno sostenuto per dimostrare l’assenza di nozioni indispensabili per far
fronte a situazioni di emergenza.
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Ancora oggi nell’ambiente tecnico-scientifico occidentale, ma anche in parte di quello dell’Est, si valuta che buona parte
dei segreti sulla dinamica e sulle conseguenze dell’incidente non siano stati resi pubblici, da ciò deriva anche la
difficoltà di trovare la giusta correlazione tra cause ed effetti.
Il reattore nucleare del quarto blocco della centrale di Cernobyl era di tipo RBMK-1000, un adattamento di un reattore
militare, destinato quindi in origine a produrre materiale fissile a scopo bellico e privo di strutture di contenimento
rinforzate per poter contenere gli effetti di un eventuale incidente.
Venne quasi totalmente distrutto dall’esplosione del 26 aprile 1986.
Il tetto superiore (Helena) di circa 2.700 tonnellate che costituiva la struttura di protezione e di collegamento di tutte le
varie parti del reattore, si è come afflosciato su se stesso e, con il resto della struttura in cemento armato, è rimasto
appeso in posizione quasi verticale, provocando lo sprofondamento della base del reattore di 4 metri rispetto alla sua
posizione iniziale.
Tutto questo a determinato la distruzione delle strutture di supporto e di conseguenza il crollo delle parti sottostanti
con il perforamento del tetto della sala comandi.
La parte del reattore che è andata distrutta, essendo l’area in cui maggiore era l’irraggiamento, è divenuto
immediatamente inaccessibile per le elevate temperature che si sono sviluppate e per l’enorme quantità di radiazioni
che si sono sprigionate essendo anche saltato il sistema di isolamento ermetico.
Il magma incandescente costituito da materiali ferrosi, cemento armato, combustibile nucleare e gas è stato quindi
eruttato in atmosfera andandosi a depositare su tutti i locali della centrale e sul territorio circostante.
Per tutte le prime settimane il livello di radiazione dell’area intorno al reattore si è mantenuto nell’ordine delle migliaia
di Roengten ( 100.000 Roengten / h ), mentre nell’area di estensione della centrale raggiungeva le decine di migliaia
di Cu/Km2 ed il muro di elementi radioattivi, che si è alzato fino a quasi 2 Km di altezza, si è disperso in un raggio di
1.200 Km.
L’emergenza era rappresentata dall’isolamento del reattore distrutto, così da bloccare la fuoriuscita di radioattività e
proteggere quindi l’ambiente e la popolazione delle aree circostanti.
Vennero proposti ben 18 progetti di protezione, fra questi venne scelto il progetto “ Sarcofago”, una specie di piramide
a copertura delle macerie.
Per la ricostruzione del primo strato del sarcofago furono utilizzate le parti del reattore esploso, determinando di fatto
un aumento del rischio di contaminazione.
Per la costruzione degli strati successivi e per due cinta di mura sono stati impiegati 300.000 tonnellate di cemento e
oltre 100.000 tonnellate di strutture metalliche.
Questa mastodontica struttura di contenzione ha fatto crescere di dieci volte il peso sulle fondamenta dalle 20 t/mq alle
200, provocando un progressivo abbassamento del terreno - che poggia su uno strato argilloso - che ha raggiunto 4
metri .
Il lento processo di sprofondamento ha determinato il cedimento in più parti del sarcofago, che a gennaio 1996
presentava in superficie circa 1000 metri quadrati di crepe e buchi, dai quali fuoriescono polveri, acqua e gas
radioattivi.
Il pericolo imminente che si presenta ad oggi è il crollo del tetto all’interno del sarcofago che determinerebbe l’ulteriore
depressione del terreno con il conseguente pericolo di cedimento del reattore vicino, ma fondamentalmente
metterebbe allo scoperto 180 tonnellate di combustibile nucleare ormai ridotto a pulviscolo radioattivo, 11mila metri
cubi di acqua e 740.000 metri cubi di macerie altamente contaminate. Gli scienziati ucraini hanno valutato che la
radioattività totale delle sostanze custodite all’interno del sarcofago potrebbe superare i 20 milioni di Curie.
Nella centrale nucleare di Cernobyl, dove sono tuttora in funzione due reattori (il terzo è stato chiuso dopo l’incendio
nel 1992), logorano 5000 persone, 100 delle quali incaricate del monitoraggio del sarcofago che in caso di cedimento
sarebbero sottoposti a dosi di radiazioni dell’ordine degli 800 R/h con picchi fino ai 2.400.
Il sarcofago era stato progettato per garantire una sicurezza di 20-30 anni, ma oggi si valuta che non potrà reggere
nemmeno fino al 2.000.
Nel 1994 in seguito ad un concorso internazionale è stato prescelto un progetto - tra sei selezionati - per la
costruzione di un nuovo schermo di contenimento , un sarcofago, che possa avere una vita garantita almeno di 100
anni.
I costi previsti per la costruzione di questo nuovo schermo di protezione ammontano a oltre 300 milioni di dollari e
richiederà un lavoro di circa 5 anni.
I dati resi noti da scienziati quali il Prof. Beliavsky - menbro dell’Accademia Internazionale delle Scienze e dei Sistemi
d’Informatizzazione in Ucraina - confermato che esiste attualmente un pericolo enorme, incalcolabile, sia per le aree
direttamente interessate che per l’Europa intera .
Tra l’altro non è da sottovalutare che nella ipotesi di un nuovo incidente, nemmeno troppo peregrina date le condizioni
fatiscenti dei reattori ancora in funzione, le conseguenze potrebbero essere ancora più drammatiche rispetto a dieci
anni fa.
Il governo Ucraino ammette la propria incapacità’ di provvedere alla messa in sicurezza del reattore, sia per carenze
tecniche, ma soprattutto per la mancanza dei fondi economici necessari.
Per le riparazioni del sarcofago, il trattamento delle scorie e la definitiva chiusura dei reattori ancora funzionanti con la
conseguente riconversione professionale degli addetti e la creazione di centrali alternative, che garantiscano la
produzione della stessa quota di energia, è stata chiesta alla comunità mondiale una cifra di 4 miliardi di dollari .
Lo stato dell’area.
Sono oltre 260.000 i Km quadrati di territorio distribuiti tra l’Ucraina , la Bielorussia e la Russia che presentano a dieci
anni dell’incidente, livelli di contaminazione da Cesio137 superiori a 1Curie per Km quadrato.
In Ucraina sono oltre 35.000 Km quadrati ad avere questi livelli di radioattività ( più del 5% dell’intero territorio) e la
maggior parte ( 26.000 Kmq) è costituito da terreno agricolo. Quest’area comprende 13 regioni, 1.300 fra città e
villaggi in cui vivono 2,6 milioni di persone.
L’area compresa in un raggio di 30Km dalla centrale di Cernobyl è pressoché disattivata e 60 insediamenti abitativi,
per un totale di 167.000 persone, all’esterno di essa sono stati evacuati.
Nel raggio dei 30 Km intorno al reattore vi sono circa 800 siti di seppellimento di scorie e macerie, allestiti in totale
stato di emergenza, senza quindi particolari sistemi di protezione se non uno strato di argilla.
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Queste discariche radioattive potrebbero essere responsabili degli elevati livelli di contaminazione dei sedimenti del
fiume Dnepr e del suo affluente Prjpiat, che forniscono acqua a 30 milioni di persone.
La Bielorussia in cui si è riversato il 70% del fall-out radioattivo, è divisa in 6 regioni ( Minsk, Gomel, Mogilev,
Grodno,Brest, Vitebsk); dei 236.000 Kmq dell’intera superficie il 23% presentano livelli di contaminazione superiori a 1
Cu/Kmq e fra questi , 16.000 sopra 5 Cu/Kmq ; 6.400 Kmq sopra 15 Cu/Kmq; 2.200 sopra i 40 Cu/Kmq.
Dell’intera popolazione costituita da oltre 10 milioni di persone, 24.700 persone da 107 località dei distretti di Bragin,
Narovlia e Khoiniki nella regione di Gomel vennero evacuate dopo l’incidente e circa un quinto vive tuttora nelle aree
contaminate: in pratica sola la regione di Vitebsk ha zone immuni da radioattività .
La ricerca del livello e della natura della contaminazione radioattiva in Bielorussia evidenzia che il pericolo della
contaminazione non è dovuto solo alla quantità dei radioisotopi rilasciati dal fall-out, ma dipende considerevolmente
dalla struttura chimica e quindi dalla capacità di penetrazione di tali isotopi negli strati superficiali del suolo.
Ciò determina conseguentemente la loro mobilità e capacità di ridistribuzione nel terreno, nelle acque superficiali e
profonde, nelle piante e quindi nell’intera catena biologica.
Il 20% del territorio boschivo ( 1,3 milioni di ettari) della Bielorussia risulta contaminato; 257.000 ettari di terreno
agricolo delle regioni di Gomel e di Mogilev sono inutilizzabili per l’agricoltura ed una quota analoga di territorio entro il
raggio di 30 Km dalla zona del disastro, risulta inabitabile.
La produttività agricola e l’allevamento del bestiame hanno subito danni ingenti e risultano tuttora deficitari per il
fabbisogno interno.
Il danno economico è stato in oltre 200 miliardi di dollari ( più di 300 miliardi di lire italiane).
I dati ufficiali da fonti governative tendono a minimizzare la situazione attuale, ma esistono evidenti incongruenze,
tanto che risulta difficile fare una stima reale dei danni sia all’ambiente che alla popolazione .
Così come appaiono gonfiati rispetto alla realtà , tutti i dati relativi alle misure di bonifica, controllo e ripristino della
situazione generale. Tutto ciò che riguarda l’ incidente di Cernobyl è stato per anni sotto la massima segretezza e dai
pochi documenti TOP - SECRET trapelati risulta che tutti i dati ufficiali sono stati elaborati in modo tale da descrivere
una situazione si preoccupante, ma comunque sotto controllo.
c'è bisogno di una nuova resistenza
C'è bisogno di una una nuova resistenza in Italia come in provincia di Latina. A livello nazionale bisogna resistere per avere l'indipendenza della giustizia, dell'informazione, della cultura, della salute, del lavoro e dell'economia dall'occupazione di chi non si accontenta del suo potere, come dei suoi privilegi di qualsiasi genere. Della casta. Di qualsiasi casta o lobby. Questa resistenza, il ritorno alla democrazia, alla libertà, conquistata il 25 aprile del 1945, va riconquistata oggi. Allora c'era stato il bisogno dell'aiuto esterno perchè gli italiani si erano incamminati su un percorso distruttivo e senza vie di uscita che non potevano riconquistare se non con la democrazia che allora era impedita dal regime in atto. Oggi non si sa bene su chi e su cosa contare per tornare a questi valori democratici e di libertà. Per gli italiani nel 1945 c'era stato il bisogno e la partecipazione di tutte le forze politiche sane dai cattolici ai comunisti, passando ai liberali, socialistici, monarchici e anarchici, come scrive wikipedia (ho scelto questo per evitare influenze politiche). Oggi c'è la necessità di riunire tutte le forze sane sia politiche che sociali, per risollevarsi e tornare alla libertà e alla democrazia. Oggi, a differenza di allora, questa resistenza va attuata con il rispetto dei diritti civili e sociali. Difficile capire se un partito, un esponente politico, un giornale, un personaggio pubblico possano essere il catalizzatore e l'esponente che riunisca le forze sane per attuare la resistenza, vista la mancanza di un'opposizione valida in parlamento, di una forza politica che difenda la costituzione, cioè la libertà, quindi la democrazia. Difficile prevedere se sarà la rete internet a dare questa modo di unire le parti sane della società. A livello locale, provinciale, bisogna resistere ogni giorno nella sanità, come nella scuola, per difendere i propri diritti. Basta vedere le iniziative di resistenza per la gestione pubblica dell'acqua, per contrastare progetti inutili e devastanti, incompatibili con l'ambiente, la salute, l'economia, l'agricoltura di qualità. Per prevenire i danni dell'inquinamento e delle emissioni di questi progetti inutili che vanno contro il protocollo di Kyoto, la direttiva europea 20 - 20 - 20, economisti, oltre che scienziati ci impongono per sopravvivere e per dare un futuro ai nostri figli e nipoti. Ma che vanno anche contro l'intelligenza, il buon senso, il risparmio energetico, delle risorse, i posti di lavoro, decine di migliaia che potrebbero derivare ogni anno per l'energia naturale e rinnovabile, per la raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani. Dobbiamo resistere perchè non possiamo lasciare che gli stupidi abbiano il sopravvento. Giorgio Libralato
www.wikipedia.it, Per Resistenza italiana (chiamata anche Resistenza partigiana o più semplicemente Resistenza) si intende l'opposizione, militare o anche soltanto politica, condotta nell'ambito della seconda guerra mondiale contro l'invasione d'Italia da parte della Germania nazista e nei confronti degli occupanti e della Repubblica Sociale Italiana da parte di liberi individui, partiti e movimenti organizzati in formazioni partigiane, nonché delle ricostituite forze armate del Regno del Sud che combatterono a fianco degli Alleati.
Il movimento resistenziale - inquadrabile storicamente nel più ampio fenomeno europeo della resistenza all'occupazione nazista - fu caratterizzato in Italia dall'impegno unitario di molteplici e talora opposti orientamenti politici (cattolici, comunisti, liberali, socialisti, azionisti, monarchici, anarchici). I partiti animatori della Resistenza, riuniti nel Comitato di Liberazione Nazionale, avrebbero più tardi costituito insieme i primi governi del dopoguerra.
La Resistenza costituisce il fenomeno storico nel quale vanno individuate le origini stesse della Repubblica italiana. Infatti, l'Assemblea costituente fu in massima parte composta da esponenti dei partiti che avevano dato vita al CLN, i quali scrissero la Costituzione fondandola sulla sintesi tra le rispettive tradizioni politiche e ispirandola ai princìpi della Democrazia e dell'Antifascismo.
Il periodo storico individuato comunemente come Resistenza italiana inizia, per convenzione storiografica ormai consolidata, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943e termina alla fine del mese di aprile 1945. La scelta di celebrare la fine di quel periodo con il 25 aprile 1945 fu riferito dal CLNAI con la data dell'appello per l'insurrezione armata della città di Milano, sede del comando partigiano. La Resistenza italiana fu solo la prima parte del cosiddetto periodo costituzionale transitorio. In termini politici questo periodo si concluse con la nomina del primo governo Parri del 21 giugno 1945. La seconda parte terminerà il 1º gennaio 1948, giorno dell'applicazione della nuova Costituzione Italiana.
www.wikipedia.it, Per Resistenza italiana (chiamata anche Resistenza partigiana o più semplicemente Resistenza) si intende l'opposizione, militare o anche soltanto politica, condotta nell'ambito della seconda guerra mondiale contro l'invasione d'Italia da parte della Germania nazista e nei confronti degli occupanti e della Repubblica Sociale Italiana da parte di liberi individui, partiti e movimenti organizzati in formazioni partigiane, nonché delle ricostituite forze armate del Regno del Sud che combatterono a fianco degli Alleati.
Il movimento resistenziale - inquadrabile storicamente nel più ampio fenomeno europeo della resistenza all'occupazione nazista - fu caratterizzato in Italia dall'impegno unitario di molteplici e talora opposti orientamenti politici (cattolici, comunisti, liberali, socialisti, azionisti, monarchici, anarchici). I partiti animatori della Resistenza, riuniti nel Comitato di Liberazione Nazionale, avrebbero più tardi costituito insieme i primi governi del dopoguerra.
La Resistenza costituisce il fenomeno storico nel quale vanno individuate le origini stesse della Repubblica italiana. Infatti, l'Assemblea costituente fu in massima parte composta da esponenti dei partiti che avevano dato vita al CLN, i quali scrissero la Costituzione fondandola sulla sintesi tra le rispettive tradizioni politiche e ispirandola ai princìpi della Democrazia e dell'Antifascismo.
Il periodo storico individuato comunemente come Resistenza italiana inizia, per convenzione storiografica ormai consolidata, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943e termina alla fine del mese di aprile 1945. La scelta di celebrare la fine di quel periodo con il 25 aprile 1945 fu riferito dal CLNAI con la data dell'appello per l'insurrezione armata della città di Milano, sede del comando partigiano. La Resistenza italiana fu solo la prima parte del cosiddetto periodo costituzionale transitorio. In termini politici questo periodo si concluse con la nomina del primo governo Parri del 21 giugno 1945. La seconda parte terminerà il 1º gennaio 1948, giorno dell'applicazione della nuova Costituzione Italiana.
Saviano e Al Gore contro mafia e censura politica
http://tv.repubblica.it/copertina/al-gore-saviano-e-l-informazione-indipendente/46103?video
Al Gore, Saviano e l'informazione indipendente
(24 aprile 2010)
A Perugia l'incontro dedicato al tema dell'indipendenza dell'informazione, tra il premio Nobel e lo scrittore. La serata si svolge nell'ambito della IV edizione del Festival internazionale del giornalismo di Perugia
SAVIANO REPLICA A BERLUSCONI
(6m 42s)
Al Gore elogia Santoro, Biagi e Gabanelli
(3m 58s)
INFORMAZIONE INDIPENDENTE
TUTTO L'INCONTRO:
Maria Latella introduce Roberto Saviano
(7m 38s)
L'intervento di Roberto Saviano
(23m 55s)
L'intervento di Al Gore
(33m 08s)
Il faccia a faccia Saviano-Al Gore
(54m 30s)
Al Gore, Saviano e l'informazione indipendente
(24 aprile 2010)
A Perugia l'incontro dedicato al tema dell'indipendenza dell'informazione, tra il premio Nobel e lo scrittore. La serata si svolge nell'ambito della IV edizione del Festival internazionale del giornalismo di Perugia
SAVIANO REPLICA A BERLUSCONI
(6m 42s)
Al Gore elogia Santoro, Biagi e Gabanelli
(3m 58s)
INFORMAZIONE INDIPENDENTE
TUTTO L'INCONTRO:
Maria Latella introduce Roberto Saviano
(7m 38s)
L'intervento di Roberto Saviano
(23m 55s)
L'intervento di Al Gore
(33m 08s)
Il faccia a faccia Saviano-Al Gore
(54m 30s)
bella ciao
http://www.youtube.com/watch#!v=tU6t-CmF8l4&feature=related
Una mattina mi son svegliato
O bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao
una mattina mi son svegliato
e ho trovato l'invasor.
O partigiano portami via
O bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao
o partigiano portami via
che mi sento di morir.
E se io muoio da partigiano
O bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao
e se io muoio da partigiano
tu mi devi seppellir
Seppellire lassù in montagna
O bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao
Seppellire lassù in montagna
sotto l'ombra di un bel fior
E le genti che passeranno
O bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao
e le genti che passeranno
mi diranno che bel fior
Questo è il fiore del partigiano
O bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao
questo è il fiore del partigiano
morto per la libertà
Una mattina mi son svegliato
O bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao
una mattina mi son svegliato
e ho trovato l'invasor.
O partigiano portami via
O bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao
o partigiano portami via
che mi sento di morir.
E se io muoio da partigiano
O bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao
e se io muoio da partigiano
tu mi devi seppellir
Seppellire lassù in montagna
O bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao
Seppellire lassù in montagna
sotto l'ombra di un bel fior
E le genti che passeranno
O bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao
e le genti che passeranno
mi diranno che bel fior
Questo è il fiore del partigiano
O bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao
questo è il fiore del partigiano
morto per la libertà
sabato 24 aprile 2010
25 aprile festa della liberazione a Latina
ricevo dall'Arci Latina e pubblico
Domenica 25 Aprile
Festa della Liberazione
ore 9,30
Giardini Pubblici di Latina
LATINA (LT) Oggi più che mai occorre ricordare il 25 aprile, Festa della Liberazione dellItalia dal nazifascismo, la festa della Resistenza e della nostra Carta Costituzionale. Domenica mattina dunque, appuntamento presso i Giardini Pubblici di Latina con l A.R.C.I. Comitato Provinciale pontino e lassociazione culturale Adolfo Mena per celebrare lanniversario della festa. Hanno aderito alliniziativa tutti i partiti del centrosinistra ed altre associazioni socio-culturali del territorio.
Un appuntamento che si ripete ormai da 4 anni in un capoluogo, quello pontino, dove la più importante delle feste nazionali laiche non è mai celebrata ufficialmente dalle istituzioni locali. Anche per questo i promotori chiedono una larga e massiccia partecipazione ad un evento breve ma intenso, il cui momento centrale sarà la deposizione di una corona di fiori al Monumento ai Caduti presente al centro del parco cittadino. Gli intermezzi musicali live saranno curati da un duo acustico che eseguirà alcuni brani della tradizione popolare italiana tra i quali si inseriranno gli interventi liberi dei cittadini per riflettere, ricordare, approfondire e tenere vivo il ricordo della nostra storia recente.
In un momento difficile per la nostra democrazia è necessario moltiplicare le occasioni per parlare alle persone di cittadinanza, libertà e partecipazione. Ed è necessario partecipare in prima persona.
Altre INFO: latina@arci.it 329-6137722 o 333-7155214
Domenica 25 Aprile
Festa della Liberazione
ore 9,30
Giardini Pubblici di Latina
LATINA (LT) Oggi più che mai occorre ricordare il 25 aprile, Festa della Liberazione dellItalia dal nazifascismo, la festa della Resistenza e della nostra Carta Costituzionale. Domenica mattina dunque, appuntamento presso i Giardini Pubblici di Latina con l A.R.C.I. Comitato Provinciale pontino e lassociazione culturale Adolfo Mena per celebrare lanniversario della festa. Hanno aderito alliniziativa tutti i partiti del centrosinistra ed altre associazioni socio-culturali del territorio.
Un appuntamento che si ripete ormai da 4 anni in un capoluogo, quello pontino, dove la più importante delle feste nazionali laiche non è mai celebrata ufficialmente dalle istituzioni locali. Anche per questo i promotori chiedono una larga e massiccia partecipazione ad un evento breve ma intenso, il cui momento centrale sarà la deposizione di una corona di fiori al Monumento ai Caduti presente al centro del parco cittadino. Gli intermezzi musicali live saranno curati da un duo acustico che eseguirà alcuni brani della tradizione popolare italiana tra i quali si inseriranno gli interventi liberi dei cittadini per riflettere, ricordare, approfondire e tenere vivo il ricordo della nostra storia recente.
In un momento difficile per la nostra democrazia è necessario moltiplicare le occasioni per parlare alle persone di cittadinanza, libertà e partecipazione. Ed è necessario partecipare in prima persona.
Altre INFO: latina@arci.it 329-6137722 o 333-7155214
delibera consorzio ASI utilizzazione area Acea
Prosegue l'attività del gruppo di lavoro di Pontinia che sta cercando di resistere contro i progetti incompatibili con il territorio nel nucleo industriale di Mazzocchio, verso le energie naturali e rinnovabili.
Intanto si è appreso che la società proponente la centrale a turbogas, sempre a Mazzocchio, ha ottenuto in data 23 marzo dal consorzio per lo sviluppo industriale dell'Area Roma Latina la delibera n. 38 per l'utilizzazione di area industriale.
Intanto si è appreso che la società proponente la centrale a turbogas, sempre a Mazzocchio, ha ottenuto in data 23 marzo dal consorzio per lo sviluppo industriale dell'Area Roma Latina la delibera n. 38 per l'utilizzazione di area industriale.
la nostra provincia ama il rischio?
Ogni tanto accadono incidenti o mancati incidenti più o meno eclatanti, più o meno temuti o annunciati. A volte anche con segnalazione ai vari enti e autorità competenti che per motivi diversi (troppo lavoro, le emergenze di turno, il volere e l’umore dei politici potenti di turno) trascurano o ignorano sperando nella buona sorte. Che il più delle volte ci assiste, per una fortuna non sempre meritata. Ma quando si presentano progetti con evidenti carenze, soprattutto dal punto di vista della sicurezza e della pubblica incolumità, quando altri enti o cittadini o associazioni o esperti fanno notare e questi progetti non si variano e non si prendono le contro misure necessarie non si può parlare di caso. Come per l’incidente di Viareggio, http://www.vigilfuoco.it/notiziario/notizia.asp?codnews=8288, per esempio. Come per chi è rimasto sotto la casa dello studente di L’Aquila nonostante le segnalazioni, http://www.corriereuniv.it/cms/2009/04/l%E2%80%99aquila-crolla-la-casa-dello-studente/ . Come per la centrale a gas centrale della Kleen Energy di Middletwon, in Connecticut, negli Usa http://www.corriere.it/esteri/10_febbraio_07/connecticut-esplode-centrale_9e86aa06-140d-11df-8835-00144f02aabe.shtml.
Nell’area industriale di Mazzocchio si ricorda l’incendio della Sep (http://iltempo.ilsole24ore.com/latina/2007/07/23/80874-antonio_subiaco_pontinia_dopo_quaranta_duro_lavoro_vigili_fuoco_latina_priverno.shtml, 21 luglio 2007, http://www.latina24ore.it/latina/622-pontinia-incendio-alla-sep-paura-per-nube-tossica.html.
Martedì scorso un altro incidente nell’area di Mazzocchio con il ribaltamento di un’autocisterna carica di 230 quintali di gpl.
Sempre nell’area di Mazzocchio (distante qualche centinaio di metri dalla ferrovia Roma-Napoli) vicina ad importanti corsi d’acqua (il fiume Amaseno, Ufente) a pochi km dai Laghi del Vescovo o Gricilli, in prossimità dei confini comunali di Sonnino e Priverno, a meno di 10 km dal Parco Nazionale del Circeo, insistono da oltre 10 anni due aziende soggette alla direttiva Seveso, per i grandi rischi di incidente industriale.
Tale normativa deriva dal nome di uno dei grandi incidenti industriali italiani che ne hanno cambiato giustamente la legislazione.
Siccome, non contenti di tanti avvenimenti pericolosi, la provincia di Latina e il comune di Pontinia rischiano la presenza ulteriore di altre 2 industrie soggette a rischio di incidente rilevante, altre 2 centrali elettriche. Una che potrebbe esplodere come quella di Middletown. Per entrambe negli incontri pubblici, conferenze e commissioni mancano le informazioni in materia di sicurezza e di grandi rischi industriali con la confusione di dati, notizie addirittura risalenti agli anni 70 o di un decennio fa. Oppure relative a Latina (a oltre 25 km da Mazzocchio in linea d’aria), Latina Scalo (ancora più lontano), non fanno riferimento alla normativa attuale in materia di sicurezza. Non sarebbe il caso che Prefettura (che coordina la protezione civile in caso di emergenza, il comando provinciale dei vigili del fuoco, l’amministrazione provinciale di Latina, i comuni interessati, oltre a Pontinia quelli limitrofi) chiedessero maggiori garanzie senza aspettare che accada l’ennesimo incidente?
Giorgio Libralato
RIPRODUZIONE RISERVATA Htp://carta.ilmessaggero.it/view.php?data=20100421&ediz=05_LATINA&npag=39&file=B_2140.xml&type=STANDARD
Mercoledì 21 Aprile 2010 Il Messaggero di SANDRO PAGLIA
Uno spettacolare quanto temibile incidente si è verificato nella tarda mattinata di ieri sull’asse industriale di “Mazzocchio” nei pressi dello scalo ferroviario di Priverno-Fossanova. Un’autocisterna carica di 230 quintali di gpl (gas propano liquido) dopo un’improvvisa sbandata si è rovesciata nel bel mezzo dell’arteria industriale principale a seguito dell’oscillazione della cisterna provocata quasi certamente dall’abbordaggio anomalo probabilmente dovuto alla velocità eccessiva da parte dell’autista del pesante mezzo, della curva posta all’ingresso del rettilineo che immette al nucleo del “Mazzocchio”. L’incidente ha tenuto con il fiato sospeso l’intera area in cui insistono numerosi stabilimenti industriali oltreché aziende agro-zootecniche e case coloniche. Il conducente è rimasto ferito, ma è riuscito, con l’aiuto di alcuni automobilisti, comunque ad allertare i soccorsi. Sul posto sono giunte squadre dei Vigili del Fuoco del capoluogo pontino e dal distaccamento di Terracina, al comando dell’ingegner Giulio Benedetti e del caposquadra Gennaro Antonelli, oltre all’ambulanza del 118 che ha preso a bordo il ferito trasportandolo al pronto soccorso del “Fiorini”. L’incidente si è verificato intorno alle ore 10 di ieri mattina quando l’autoarticolato “Iveco” turbo “Eurostar” della ditta napoletana Ferrini, carico di gpl da consegnare alla vicina “Sudgas” e condotto dal cinquantanovenne Giovanni Petrini, residente a Casoria (Napoli) dopo aver abbordato la curva che immette sull’asse industriale, sbandava paurosamente capovolgendosi sulla carreggiata ponendosi poi di taglio tra la strada e un canale di scolo delle acque. Dalla cabina di guida, ridotta in un rottame, l’uomo riusciva a richiamare l’attenzione di alcuni camionisti in transito con i loro Tir carichi di merce per le industrie della zona, che riuscivano ad estrarre il malcapitato che successivamente veniva assistito dal personale del “118” e trasferito in ospedale per alcune fratture alle gambe. Fortunatamente il caso ha voluto che la cisterna piena di gas non sia esplosa, tant’è che i vigili del fuoco hanno provveduto al “travaso” del gas liquido in altre autocisterne.
Nell’area industriale di Mazzocchio si ricorda l’incendio della Sep (http://iltempo.ilsole24ore.com/latina/2007/07/23/80874-antonio_subiaco_pontinia_dopo_quaranta_duro_lavoro_vigili_fuoco_latina_priverno.shtml, 21 luglio 2007, http://www.latina24ore.it/latina/622-pontinia-incendio-alla-sep-paura-per-nube-tossica.html.
Martedì scorso un altro incidente nell’area di Mazzocchio con il ribaltamento di un’autocisterna carica di 230 quintali di gpl.
Sempre nell’area di Mazzocchio (distante qualche centinaio di metri dalla ferrovia Roma-Napoli) vicina ad importanti corsi d’acqua (il fiume Amaseno, Ufente) a pochi km dai Laghi del Vescovo o Gricilli, in prossimità dei confini comunali di Sonnino e Priverno, a meno di 10 km dal Parco Nazionale del Circeo, insistono da oltre 10 anni due aziende soggette alla direttiva Seveso, per i grandi rischi di incidente industriale.
Tale normativa deriva dal nome di uno dei grandi incidenti industriali italiani che ne hanno cambiato giustamente la legislazione.
Siccome, non contenti di tanti avvenimenti pericolosi, la provincia di Latina e il comune di Pontinia rischiano la presenza ulteriore di altre 2 industrie soggette a rischio di incidente rilevante, altre 2 centrali elettriche. Una che potrebbe esplodere come quella di Middletown. Per entrambe negli incontri pubblici, conferenze e commissioni mancano le informazioni in materia di sicurezza e di grandi rischi industriali con la confusione di dati, notizie addirittura risalenti agli anni 70 o di un decennio fa. Oppure relative a Latina (a oltre 25 km da Mazzocchio in linea d’aria), Latina Scalo (ancora più lontano), non fanno riferimento alla normativa attuale in materia di sicurezza. Non sarebbe il caso che Prefettura (che coordina la protezione civile in caso di emergenza, il comando provinciale dei vigili del fuoco, l’amministrazione provinciale di Latina, i comuni interessati, oltre a Pontinia quelli limitrofi) chiedessero maggiori garanzie senza aspettare che accada l’ennesimo incidente?
Giorgio Libralato
RIPRODUZIONE RISERVATA Htp://carta.ilmessaggero.it/view.php?data=20100421&ediz=05_LATINA&npag=39&file=B_2140.xml&type=STANDARD
Mercoledì 21 Aprile 2010 Il Messaggero di SANDRO PAGLIA
Uno spettacolare quanto temibile incidente si è verificato nella tarda mattinata di ieri sull’asse industriale di “Mazzocchio” nei pressi dello scalo ferroviario di Priverno-Fossanova. Un’autocisterna carica di 230 quintali di gpl (gas propano liquido) dopo un’improvvisa sbandata si è rovesciata nel bel mezzo dell’arteria industriale principale a seguito dell’oscillazione della cisterna provocata quasi certamente dall’abbordaggio anomalo probabilmente dovuto alla velocità eccessiva da parte dell’autista del pesante mezzo, della curva posta all’ingresso del rettilineo che immette al nucleo del “Mazzocchio”. L’incidente ha tenuto con il fiato sospeso l’intera area in cui insistono numerosi stabilimenti industriali oltreché aziende agro-zootecniche e case coloniche. Il conducente è rimasto ferito, ma è riuscito, con l’aiuto di alcuni automobilisti, comunque ad allertare i soccorsi. Sul posto sono giunte squadre dei Vigili del Fuoco del capoluogo pontino e dal distaccamento di Terracina, al comando dell’ingegner Giulio Benedetti e del caposquadra Gennaro Antonelli, oltre all’ambulanza del 118 che ha preso a bordo il ferito trasportandolo al pronto soccorso del “Fiorini”. L’incidente si è verificato intorno alle ore 10 di ieri mattina quando l’autoarticolato “Iveco” turbo “Eurostar” della ditta napoletana Ferrini, carico di gpl da consegnare alla vicina “Sudgas” e condotto dal cinquantanovenne Giovanni Petrini, residente a Casoria (Napoli) dopo aver abbordato la curva che immette sull’asse industriale, sbandava paurosamente capovolgendosi sulla carreggiata ponendosi poi di taglio tra la strada e un canale di scolo delle acque. Dalla cabina di guida, ridotta in un rottame, l’uomo riusciva a richiamare l’attenzione di alcuni camionisti in transito con i loro Tir carichi di merce per le industrie della zona, che riuscivano ad estrarre il malcapitato che successivamente veniva assistito dal personale del “118” e trasferito in ospedale per alcune fratture alle gambe. Fortunatamente il caso ha voluto che la cisterna piena di gas non sia esplosa, tant’è che i vigili del fuoco hanno provveduto al “travaso” del gas liquido in altre autocisterne.
giovedì 22 aprile 2010
come litiga il partito dell'amore
E' rissa Fini-Berlusconi -Video -Foto
L'ex leader An: "Il Pdl non funziona"
E il Cavaliere minaccia l'espulsione
Il premier: non può più presiedere la Camera
CRONACA. Il cofondatore del partito in direzione: "Criticare non è tradire". E poi: "Pdl schiacciato sul Carroccio". Immigrazione: "Siamo come i leghisti?". Il premier replica e lo invita a dimettersi. L'altro si alza e risponde. Un'ora dopo: "Non lascio Montecitorio. Finita stagione unanimismo". Voto su documento pro-Cavaliere: non si cita la Lega ma si criticano "ambizioni personali" e si attaccano le correnti. 11 contrari. Il capo del governo: "O si allinea o è fuori" di M. TONELLI Commenta / BLOG Truppe invisibili di M. BRACCONI
Ceccarelli: trionfa la scena sul retroscena / DOSSIER: TUTTI VIDEO
L'ANALISI - Il fallimento di un'illusione di MASSIMO GIANNINI
L'INTERVISTA - 'Dobbiamo prepararci'. Di Pietro vede Bersani di G CASADIO
http://www.repubblica.it/politica/2010/04/22/news/fini-berlusconi-3540161/
L'ex leader An: "Il Pdl non funziona"
E il Cavaliere minaccia l'espulsione
Il premier: non può più presiedere la Camera
CRONACA. Il cofondatore del partito in direzione: "Criticare non è tradire". E poi: "Pdl schiacciato sul Carroccio". Immigrazione: "Siamo come i leghisti?". Il premier replica e lo invita a dimettersi. L'altro si alza e risponde. Un'ora dopo: "Non lascio Montecitorio. Finita stagione unanimismo". Voto su documento pro-Cavaliere: non si cita la Lega ma si criticano "ambizioni personali" e si attaccano le correnti. 11 contrari. Il capo del governo: "O si allinea o è fuori" di M. TONELLI Commenta / BLOG Truppe invisibili di M. BRACCONI
Ceccarelli: trionfa la scena sul retroscena / DOSSIER: TUTTI VIDEO
L'ANALISI - Il fallimento di un'illusione di MASSIMO GIANNINI
L'INTERVISTA - 'Dobbiamo prepararci'. Di Pietro vede Bersani di G CASADIO
http://www.repubblica.it/politica/2010/04/22/news/fini-berlusconi-3540161/
chiusura ufficio postale
Domani e sabato l'ufficio postale di Pontinia dovrebbe essere chiuso per lavori di manutenzione. La prossima settimana dovrebbe essere aperto solo la mattina
contro i signori della guerra
http://www.youtube.com/watch?v=C85YJSs6nks
intervento di Vauro Roma io sto con emergency
intervento di Vauro Roma io sto con emergency
22 aprile giornata della terra
Aria pulita da respirare, cibo da mangiare, acqua da bere, medicine per stare in salute, fibre per i vestiti che ci scaldano, protezione da dissesti idrogeologici e climatici: la vita di tutti noi dipende dalla biodiversità e le specie animali e vegetali, gli ecosistemi in cui vivono e i loro servizi fondamentali ci vengono forniti gratuitamente. Alla vigilia della Giornata della Terra, che si celebra il 22 aprile tutto il mondo e che quest’anno cade nell’Anno dedicato dall’ONU alla Biodiversità, il WWF ricorda come i servizi forniti da questa siano fondamentali per la sopravvivenza umana e rappresentino le basi fondamentali dei nostri sistemi economici e sociali. Il WWF Italia ricorda, ad esempio, che un solo ettaro di foresta tropicale può fornire servizi fondamentali quali cibo, acqua, materie prime, sostanze farmacologiche, mitigazione climatica, purificazione dell’acqua, turismo, per un valore di oltre 16.000 dollari l’anno.
I numeri della biodiversità
I sistemi naturali e gli oceani costituiscono uno straordinario serbatoio di carbonio, ma la loro capacità di assorbimento è declinata dal 60% di 50 anni al 55% degli anni recenti (servizio atmosfera); circa un terzo del nostro cibo proviene da piante impollinate da oltre 100.000 specie di impollinatori selvatici, consumiamo 48 milioni di tonnellate di pesce all’anno e l’80% dei paesi in via di sviluppo vive di prodotti forestali come frutta, noci, erbe e spezie (servizio cibo); l’80% della popolazione mondiale utilizza prodotti medicinali naturali e dei 150 farmaci più prescritti negli Stati Uniti, 118 derivano da fonti naturali (servizio medicine); a ognuno di noi servono almeno 80 litri di acqua al giorno per una buona qualità di vita, e ne occorrono 10 per produrre un foglio di carta, 140 per una tazzina di caffè, 2.000 per una t-shirt e 8.000 per un paio di scarpe (servizio acqua). E' la natura a fornirci tutte le materie prime che sono alla base dello sviluppo economico e industriale , senza contare la capacità degli ecosistemi di contenere eventi catastrofici come uragani, inondazioni e siccità, di regolare i flussi idrologici e gli equilibri biologici del pianeta, e anche di offrire all’uomo quelle occasioni di svago e godimento che favoriscono l’equilibrio psico-fisico della nostra specie.
Per il WWF l’Anno della Biodiversità è un’ottima occasione per comprendere come la perdita di questa comporti inevitabili conseguenze negative su diversi aspetti del benessere umano, dalla salute al cibo, dalla sicurezza rispetto i disastri naturali alla sicurezza energetica e all’accesso all’acqua potabile e le materie prime: un ecosistema vitale e funzionante è una vera e propria “assicurazione” personale, ambientale ed economica attivata gratuitamente per tutti noi.
“Ogni essere umano dipende dalla natura e dai servizi che gli ecosistemi offrono, consentendo condizioni di vita dignitosa, sana e sicura, a vantaggio delle società umane e della sopravvivenza delle altre specie – ha dichiarato Stefano Leoni, Presidente del WWF Italia - Oltre ad esibire la propria bellezza e incredibile varietà, le migliaia di specie animali e vegetali che popolano la Terra operano infatti un lavoro incessante e coordinato, sconosciuto ai più, che garantisce gli equilibri vitali del pianeta e la sopravvivenza stessa di tutte le specie viventi, compresa la nostra. L’urgenza è quella di proteggere la biodiversità a tutti i livelli e di chiedere che le strategie politiche ed economiche dei paesi mettano finalmente in conto anche la natura, partendo dall’inserimento nella contabilità nazionale di parametri adeguati”.
Esistono organismi che hanno già avviato degli studi globali specifici per calcolare il rapporto tra investimento e servizi provenienti dalla biodiversità come il Rapporto TEEB patrocinato dall’UNEP e finanziato dal governo tedesco che verrà reso noto nella sua versione finale ad ottobre 2010, in coincidenza con la 10 Conferenza delle Parti della Convenzione sulla Diversità Biologica che si terrà a Nagoya in Giappone (www.teebweb.org). I primi dati mostrano come l’investimento nella conservazione, nella gestione e nel restauro degli ecosistemi possa generare profitti economici e servizi alla società superiori ai profitti dovuti ad un utilizzo non sostenibile delle risorse naturali, come la distruzione delle foreste o la pesca industriale. I dati sopracitati sulle foreste tropicali derivano da questo studio. E se si prova poi a fare i ‘conti’ su quanto può rendere in termini economici il restauro di alcuni ambienti degradati si scopre che, ad esempio, per ogni ettaro di area costiera ripristinata la comunità avrebbe una ‘rendita’ di circa 73.900 dollari, 14.200 per un ettaro di zone umide, e fino a 129.000 dollari per le barriere coralline. Tra gli ambienti naturali che, una volta ripristinati, rendono di più in termini economici ci sono le praterie (75,1 come rapporto costi/benefici), le foreste tropicali (37,3,), i boschi e la macchia (28,4) e i boschi di mangrovie (26,4).
A livello globale le aree protette potrebbero produrre benefici, in beni e servizi, per un valore da 4400 a 5200 miliardi di dollari all’anno. Con un investimento di 45 miliardi di dollari potremmo garantirci servizi naturali delle aree protette del valore di 5.000 miliardi di dollari in aree protette, con un rapporto costi benefici pari a 1:100!
“La perdita di biodiversità è estremamente costosa, sia in termini di equilibrio ambientale sia in termini economici, ma questo valore non è ancora sufficientemente considerato – ha dichiarato Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF Italia – Alcune ricerche infatti, come la COPI (Cost Of Policy Inaction) curata da validissimi ecologi ed economisti, dicono che in Europa, nel 2050, la distruzione della biodiversità terrestre costerà circa 1.100 miliardi di euro ogni anno, circa il 4% del PIL europeo. Mentre al livello globale sappiamo che tra il 2000 e il 2010, abbiamo perso 50 miliardi di euro ogni anno in termini di servizi ecosistemici e se continua questo trend di distruzione delle risorse, nel 2050 i costi saliranno a 275 miliardi di euro all’anno. D’altro canto, in Europa il 16,6% dei posti di lavoro dipende direttamente (2,6%) o indirettamente dai sistemi naturali (un dato che aumenta considerevolmente nei Paesi in via di sviluppo). Eppure solo lo 0,1% del budget europeo è direttamente dedicato alla conservazione della natura”.
L’Europa da sola sta consumando risorse equivalenti a oltre due pianeti e nasconde il proprio debito ecologico dietro le risorse naturali (come legno, pesci, prodotti agricoli ad alto utilizzo di acqua) che le vengono fornite dai Paesi che ne sono ricchi. Ma i segnali d’allarme del cambiamento climatico e degli ecosistemi marini degradati ci dicono che il pianeta ha raggiunto il limite. Il 25-26 marzo il Consiglio Europeo ha discusso la nuova strategia economica con obiettivi al 2020 che dovrebbe riportarci sulla strada di un recupero economico nei prossimi 10 anni: è stata la necessità di una “crescita intelligente e sostenibile”, ma nella sua attuale formulazione la Strategia ignora completamente il valore della natura e la crescente dipendenza dell’Europa e di tutti i suoi settori economici da risorse naturali in calo.
“La chiave per la creazione di posti di lavoro e per un’economia sostenibile e garantita a lungo termine è quella di fare in modo che le attività economiche rispettino i limiti ecologici – ha concluso Bologna - Per questo il WWF chiede che gli obiettivi europei per il 2020 (20/30% riduzione delle emissioni, 20% energie rinnovabili, 20% efficienza energetica) siano estesi anche alla biodiversità, per fermarne la perdita entro il 2020.”
"Effetto biodiversità, il lavoro costante della natura a servizio di tutti", dossier WWF sui servizi forniti dagli ecosistemi >>
I numeri della biodiversità
I sistemi naturali e gli oceani costituiscono uno straordinario serbatoio di carbonio, ma la loro capacità di assorbimento è declinata dal 60% di 50 anni al 55% degli anni recenti (servizio atmosfera); circa un terzo del nostro cibo proviene da piante impollinate da oltre 100.000 specie di impollinatori selvatici, consumiamo 48 milioni di tonnellate di pesce all’anno e l’80% dei paesi in via di sviluppo vive di prodotti forestali come frutta, noci, erbe e spezie (servizio cibo); l’80% della popolazione mondiale utilizza prodotti medicinali naturali e dei 150 farmaci più prescritti negli Stati Uniti, 118 derivano da fonti naturali (servizio medicine); a ognuno di noi servono almeno 80 litri di acqua al giorno per una buona qualità di vita, e ne occorrono 10 per produrre un foglio di carta, 140 per una tazzina di caffè, 2.000 per una t-shirt e 8.000 per un paio di scarpe (servizio acqua). E' la natura a fornirci tutte le materie prime che sono alla base dello sviluppo economico e industriale , senza contare la capacità degli ecosistemi di contenere eventi catastrofici come uragani, inondazioni e siccità, di regolare i flussi idrologici e gli equilibri biologici del pianeta, e anche di offrire all’uomo quelle occasioni di svago e godimento che favoriscono l’equilibrio psico-fisico della nostra specie.
Per il WWF l’Anno della Biodiversità è un’ottima occasione per comprendere come la perdita di questa comporti inevitabili conseguenze negative su diversi aspetti del benessere umano, dalla salute al cibo, dalla sicurezza rispetto i disastri naturali alla sicurezza energetica e all’accesso all’acqua potabile e le materie prime: un ecosistema vitale e funzionante è una vera e propria “assicurazione” personale, ambientale ed economica attivata gratuitamente per tutti noi.
“Ogni essere umano dipende dalla natura e dai servizi che gli ecosistemi offrono, consentendo condizioni di vita dignitosa, sana e sicura, a vantaggio delle società umane e della sopravvivenza delle altre specie – ha dichiarato Stefano Leoni, Presidente del WWF Italia - Oltre ad esibire la propria bellezza e incredibile varietà, le migliaia di specie animali e vegetali che popolano la Terra operano infatti un lavoro incessante e coordinato, sconosciuto ai più, che garantisce gli equilibri vitali del pianeta e la sopravvivenza stessa di tutte le specie viventi, compresa la nostra. L’urgenza è quella di proteggere la biodiversità a tutti i livelli e di chiedere che le strategie politiche ed economiche dei paesi mettano finalmente in conto anche la natura, partendo dall’inserimento nella contabilità nazionale di parametri adeguati”.
Esistono organismi che hanno già avviato degli studi globali specifici per calcolare il rapporto tra investimento e servizi provenienti dalla biodiversità come il Rapporto TEEB patrocinato dall’UNEP e finanziato dal governo tedesco che verrà reso noto nella sua versione finale ad ottobre 2010, in coincidenza con la 10 Conferenza delle Parti della Convenzione sulla Diversità Biologica che si terrà a Nagoya in Giappone (www.teebweb.org). I primi dati mostrano come l’investimento nella conservazione, nella gestione e nel restauro degli ecosistemi possa generare profitti economici e servizi alla società superiori ai profitti dovuti ad un utilizzo non sostenibile delle risorse naturali, come la distruzione delle foreste o la pesca industriale. I dati sopracitati sulle foreste tropicali derivano da questo studio. E se si prova poi a fare i ‘conti’ su quanto può rendere in termini economici il restauro di alcuni ambienti degradati si scopre che, ad esempio, per ogni ettaro di area costiera ripristinata la comunità avrebbe una ‘rendita’ di circa 73.900 dollari, 14.200 per un ettaro di zone umide, e fino a 129.000 dollari per le barriere coralline. Tra gli ambienti naturali che, una volta ripristinati, rendono di più in termini economici ci sono le praterie (75,1 come rapporto costi/benefici), le foreste tropicali (37,3,), i boschi e la macchia (28,4) e i boschi di mangrovie (26,4).
A livello globale le aree protette potrebbero produrre benefici, in beni e servizi, per un valore da 4400 a 5200 miliardi di dollari all’anno. Con un investimento di 45 miliardi di dollari potremmo garantirci servizi naturali delle aree protette del valore di 5.000 miliardi di dollari in aree protette, con un rapporto costi benefici pari a 1:100!
“La perdita di biodiversità è estremamente costosa, sia in termini di equilibrio ambientale sia in termini economici, ma questo valore non è ancora sufficientemente considerato – ha dichiarato Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF Italia – Alcune ricerche infatti, come la COPI (Cost Of Policy Inaction) curata da validissimi ecologi ed economisti, dicono che in Europa, nel 2050, la distruzione della biodiversità terrestre costerà circa 1.100 miliardi di euro ogni anno, circa il 4% del PIL europeo. Mentre al livello globale sappiamo che tra il 2000 e il 2010, abbiamo perso 50 miliardi di euro ogni anno in termini di servizi ecosistemici e se continua questo trend di distruzione delle risorse, nel 2050 i costi saliranno a 275 miliardi di euro all’anno. D’altro canto, in Europa il 16,6% dei posti di lavoro dipende direttamente (2,6%) o indirettamente dai sistemi naturali (un dato che aumenta considerevolmente nei Paesi in via di sviluppo). Eppure solo lo 0,1% del budget europeo è direttamente dedicato alla conservazione della natura”.
L’Europa da sola sta consumando risorse equivalenti a oltre due pianeti e nasconde il proprio debito ecologico dietro le risorse naturali (come legno, pesci, prodotti agricoli ad alto utilizzo di acqua) che le vengono fornite dai Paesi che ne sono ricchi. Ma i segnali d’allarme del cambiamento climatico e degli ecosistemi marini degradati ci dicono che il pianeta ha raggiunto il limite. Il 25-26 marzo il Consiglio Europeo ha discusso la nuova strategia economica con obiettivi al 2020 che dovrebbe riportarci sulla strada di un recupero economico nei prossimi 10 anni: è stata la necessità di una “crescita intelligente e sostenibile”, ma nella sua attuale formulazione la Strategia ignora completamente il valore della natura e la crescente dipendenza dell’Europa e di tutti i suoi settori economici da risorse naturali in calo.
“La chiave per la creazione di posti di lavoro e per un’economia sostenibile e garantita a lungo termine è quella di fare in modo che le attività economiche rispettino i limiti ecologici – ha concluso Bologna - Per questo il WWF chiede che gli obiettivi europei per il 2020 (20/30% riduzione delle emissioni, 20% energie rinnovabili, 20% efficienza energetica) siano estesi anche alla biodiversità, per fermarne la perdita entro il 2020.”
"Effetto biodiversità, il lavoro costante della natura a servizio di tutti", dossier WWF sui servizi forniti dagli ecosistemi >>
mercoledì 21 aprile 2010
prima vittoria dei piccoli azionisti Acea
VERSO L’ASSEMBLEA di Giovanna Lantini
PRIMA VITTORIA PER I PICCOLI AZIONISTI ACEA
I piccoli azionisti di Acea vincono una prima battaglia. Il Tar del Lazio ha infatti accolto la procedura d’urgenza per decidere sul ricorso dei soci di minoranza sulle nuove norme per la governance del gruppo che affideranno tutte le poltrone in cda ai grandi investitori (Caltagirone, Gdf-Suez accanto al Comune di Roma). Notizia che sembra non essere stata accolta con particolare piacere in Campidoglio dove, da tempo, si sta lavorando a una privatizzazione della concessionaria dei servizi idrici della Capitale in anticipo rispetto ai termini previsti dal decreto Ronchi. Se il Tar dovesse dare ragione ai piccoli soci, infatti, salterebbero le liste dei candidati per il nuovo cda di Acea, la cui nomina è prevista per l'assemblea del 29 aprile e che dovrebbe vedere anche l'insediamento di Francesco Caltagirone junior. Una grana perché proprio questo consiglio dovrebbe occuparsi di operazioni rilevanti come la vendita del 21% del capitale della società. Si prospetta dunque uno scontro frontale in assemblea. Un appuntamento nel quale si discuterà anche del bilancio in rosso (52,5 milioni di perdite contro i 46 milioni di utili attesi) di Acea. Il secondo negativo nella storia del gruppo dopo quello correlato alle pesanti perdite accusate in seguito al fallimento delle società di telefonia Ipse e Atlanet.
Il fatto quotidiano 21 aprile 2010
PRIMA VITTORIA PER I PICCOLI AZIONISTI ACEA
I piccoli azionisti di Acea vincono una prima battaglia. Il Tar del Lazio ha infatti accolto la procedura d’urgenza per decidere sul ricorso dei soci di minoranza sulle nuove norme per la governance del gruppo che affideranno tutte le poltrone in cda ai grandi investitori (Caltagirone, Gdf-Suez accanto al Comune di Roma). Notizia che sembra non essere stata accolta con particolare piacere in Campidoglio dove, da tempo, si sta lavorando a una privatizzazione della concessionaria dei servizi idrici della Capitale in anticipo rispetto ai termini previsti dal decreto Ronchi. Se il Tar dovesse dare ragione ai piccoli soci, infatti, salterebbero le liste dei candidati per il nuovo cda di Acea, la cui nomina è prevista per l'assemblea del 29 aprile e che dovrebbe vedere anche l'insediamento di Francesco Caltagirone junior. Una grana perché proprio questo consiglio dovrebbe occuparsi di operazioni rilevanti come la vendita del 21% del capitale della società. Si prospetta dunque uno scontro frontale in assemblea. Un appuntamento nel quale si discuterà anche del bilancio in rosso (52,5 milioni di perdite contro i 46 milioni di utili attesi) di Acea. Il secondo negativo nella storia del gruppo dopo quello correlato alle pesanti perdite accusate in seguito al fallimento delle società di telefonia Ipse e Atlanet.
Il fatto quotidiano 21 aprile 2010
altro arresto nel pdl, capogruppo a Formia
FORMIA
Estorsione, politico
in manette
Due persone di Formia e Gaeta sono state fermate, nel pomeriggio di ieri, dai carabinieri della compagnia di Formia, in quanto indiziate di estorsione aggravata, e, a conclusione di un interrogatorio protrattosi per circa sei ore, sono state trasferite, nella stessa serata, nel carcere di Latina, in stato di fermo di pg.Si tratta di Salvatore Orsini, noto avvocato, nonché consigliere comunale di Formia e coordinatore cittadino del Pdl, e di Aldo Maione, pregiudicato di origini campane, ma da anni, residente a Gaeta. Pesante l'imputazione di estorsione aggravata, ovviamente, tutta da verificare, a carico dei due, difesi dagli avvocati Vincenzo Macari e Lino Magliuzzi. In pratica, secondo le prime indiscrezioni emerse nel corso dell'interrogatorio, effettuato dal capitano Michele Mancini, comandante la compagnia carabinieri di Formia, l'avvocato Orsini avrebbe vantato una parcella legale di diecimila euro, per consulenza professionale, da un ristoratore, titolare di un locale ubicato nel quartiere medioevale di Castellone a Formia. Di fronte al mancato riconoscimento del presunto credito, lo stesso legale avrebbe sollecitato la «mediazione» del pregiudicato gaetano Aldo Maione. A questo punto, però, il ristoratore, piuttosto che sottostare alle intuibili pressioni, si è rivolto ai carabinieri del capitano Mancini, che hanno monitorato, per qualche giorno, i movimenti e le conversazioni dell'avvocato Orsini e di Maione, fino al fermo giudiziario dei due, avvenuto attorno alle 14.30 di ieri. Il gip del tribunale di Latina dovrà ora interrogare i due e decidere se convalidare o meno il fermo e se emettere misure cautelari.
www.iltempo.it/latina
Sergio Monforte
20/04/2010
Estorsione, politico
in manette
Due persone di Formia e Gaeta sono state fermate, nel pomeriggio di ieri, dai carabinieri della compagnia di Formia, in quanto indiziate di estorsione aggravata, e, a conclusione di un interrogatorio protrattosi per circa sei ore, sono state trasferite, nella stessa serata, nel carcere di Latina, in stato di fermo di pg.Si tratta di Salvatore Orsini, noto avvocato, nonché consigliere comunale di Formia e coordinatore cittadino del Pdl, e di Aldo Maione, pregiudicato di origini campane, ma da anni, residente a Gaeta. Pesante l'imputazione di estorsione aggravata, ovviamente, tutta da verificare, a carico dei due, difesi dagli avvocati Vincenzo Macari e Lino Magliuzzi. In pratica, secondo le prime indiscrezioni emerse nel corso dell'interrogatorio, effettuato dal capitano Michele Mancini, comandante la compagnia carabinieri di Formia, l'avvocato Orsini avrebbe vantato una parcella legale di diecimila euro, per consulenza professionale, da un ristoratore, titolare di un locale ubicato nel quartiere medioevale di Castellone a Formia. Di fronte al mancato riconoscimento del presunto credito, lo stesso legale avrebbe sollecitato la «mediazione» del pregiudicato gaetano Aldo Maione. A questo punto, però, il ristoratore, piuttosto che sottostare alle intuibili pressioni, si è rivolto ai carabinieri del capitano Mancini, che hanno monitorato, per qualche giorno, i movimenti e le conversazioni dell'avvocato Orsini e di Maione, fino al fermo giudiziario dei due, avvenuto attorno alle 14.30 di ieri. Il gip del tribunale di Latina dovrà ora interrogare i due e decidere se convalidare o meno il fermo e se emettere misure cautelari.
www.iltempo.it/latina
Sergio Monforte
20/04/2010
martedì 20 aprile 2010
centrale a biomasse no grazie
Raffaele Pongelli Il Nuovo territorio 20 aprile 2010
Voci su una possibile centrale biomasse a Prossedi, i cittadini di Roccasecca dei Volsci insorgono.
Un gruppo di residenti va condividendo una preoccupazione per le voci di future realizzazioni di impianti ritenuti da loro dannosi per la salute e per l’ambiente.
Nella nota stampa diffusa si legge che «già altre volte abbiamo assistito e combattuto progetti e iniziative poco chiare.
Vorremmo che queste voci fossero smentite da quelle istituzioni che sono preposte a salvaguardare l’interesse del cittadino; prima fra tutte è al comune che chiediamo chiarezza». Non è specificato se la richiesta sia diretta all’ente territoriale di Prossedi o a quello di Roccasecca o a entrambi.
Insomma per loro ci sarebbe una seria possibilità che a Prossedi si faccia la centrale biomasse, anche se il sito preciso non sarebbe stato ancora individuato, si parla solo per ipotesi nell’area tra Prossedi e Pisterzo. «I cittadini si stanno organizzando in un comitato – si legge ancora nella nota - collegandosi con
esperienze simili, vicine nel territorio.
Contro il saccheggio indiscriminato del territorio ma si allo sviluppo per tutti».
Chiunque voglia partecipare e conoscere di più può rivolgersi a Barbara tel. 0773/920088, Carlo tel. 0773/920017 e Olga tel. 347/5809706.
Voci su una possibile centrale biomasse a Prossedi, i cittadini di Roccasecca dei Volsci insorgono.
Un gruppo di residenti va condividendo una preoccupazione per le voci di future realizzazioni di impianti ritenuti da loro dannosi per la salute e per l’ambiente.
Nella nota stampa diffusa si legge che «già altre volte abbiamo assistito e combattuto progetti e iniziative poco chiare.
Vorremmo che queste voci fossero smentite da quelle istituzioni che sono preposte a salvaguardare l’interesse del cittadino; prima fra tutte è al comune che chiediamo chiarezza». Non è specificato se la richiesta sia diretta all’ente territoriale di Prossedi o a quello di Roccasecca o a entrambi.
Insomma per loro ci sarebbe una seria possibilità che a Prossedi si faccia la centrale biomasse, anche se il sito preciso non sarebbe stato ancora individuato, si parla solo per ipotesi nell’area tra Prossedi e Pisterzo. «I cittadini si stanno organizzando in un comitato – si legge ancora nella nota - collegandosi con
esperienze simili, vicine nel territorio.
Contro il saccheggio indiscriminato del territorio ma si allo sviluppo per tutti».
Chiunque voglia partecipare e conoscere di più può rivolgersi a Barbara tel. 0773/920088, Carlo tel. 0773/920017 e Olga tel. 347/5809706.
lunedì 19 aprile 2010
riunione associazioni per attività estive
giovedi 22 aprile ore 19 riunione delle associazioni di Pontinia presso l'aula consiliare, convocata dal Delegato ai servizi sociali e dall'assessore alla cultura di Pontinia per definire il programma delle manifestazioni e attività culturali estive
domenica 18 aprile 2010
l'onestà è un valore da cui non posso prescindere
L’appello di Fiorella Mannoia: ricostruiamo la classe politica
di Sandra Amurri
E se cado una volta una volta cadrò e da terra mi alzerò c’è che ormai che ho imparato a sognare non smetterò” sono le parole di “Ho imparato a sognare ”, il suo ultimo album, che più di altre coniuga il sentire di Fiorella Mannoia.
Una donna che oltre alla voce può contare sulla bellezza che si fa semplicità e forza.
La forza di esserci sempre quando c’è da combattere contro un’ingiustizia comune. “Gino Strada è un medico che ha fatto un giuramento e vive rispettandolo: curare chiunque si presenti alla sua porta. Una testimonianza troppo scomoda per chi ha ben altri interessi da salvaguardare.
Collocare politicamente la sua opera è davvero disonesto”.
Fiorella Mannoia è in tournè, domani ad Ancona poi a Roma, Bologna, Padova, ma ieri era a Piazza San Giovanni con Emergency: “Non siamo stupidi. Sappiamo che non sono missioni di pace.
Sappiamo che in Afghanistan si sta combattendo una guerra in nome di interessi economici. E noi cosa ci stiamo a fare? Ma non possiamo dirlo perché ci rispondono che siamo contro i ‘nostri ragazzi’, come chiamano i soldati italiani. Poi sequestrano tre operatori di Emergency e rinunciano a pronunciare la sola parola chiara: o li liberate subito o ritireremo le nostre truppe”.
E il pensiero va a Teresa Strada, al suo sogno divenuto realtà, difeso con dolcezza e delicatezza, “una donna che ci fa sentire donne a tutto tondo”. Come Fiorella Mannoia, una donna che ci mette la faccia e il cuore, che pesano molto più della sua fama: “Sono una cittadina come gli altri, non un’intellettuale, che resta basita di fronte ad una classe politica che non è più degna di questa definizione, a destra come a sinistra. Questo è il tempo dell’emergenza, in cui anche gli steccati non hanno più senso; siamo disperatamente a caccia di persone oneste che abbiano un’etica morale. Conosco tante persone di destra assetate del mio stesso senso dello Stato, del rispetto per la Costituzione. Ricostruiamo la politica a prescindere dall’appartenenza, poi ognuno combatterà la sua battaglia, difenderà la sua storia di sinistra, che vuol dire avere un’idea precisa di Mondo”. Senza tentennamenti opportunistici? “Ciò che manca all’appello è la pratica del sano confronto democratico come accade nei paesi civili”. Difficile da immaginare senza un’informazione soffocata dal giogo del potere: “Sembrerà assurdo ma io sono una sostenitrice della lottizzazione della Rai come era un tempo: una rete alla Dc, una al Psi, una al Pci, almeno eravamo liberi di scegliere. Ora siamo schiavi di un unico messaggio”. Messaggio unico, donne ridotte alla mercè del sultano di turno: “Abbiamo fatto tanto per avere una dignità ed ora sembra tutto svanito. Mi chiedo quale sia la novità. Le chiamano escort, sono donne che come sempre si prostituiscono al potere. La sola differenza, come dice la Littizzetto, è che prima gli comperavano un monolocale a Piazza di Spagna o una boutique, ora fanno carriera politica legittimando un messaggio scandaloso come normale.
L’anormalità che si fa normalità nel buio più pesto delle coscienze senza un faro neppure in lontananza”.
Senza la forza di “un sogno che come un cannone ne ammazzi metà”. “Senza un sogno che abbia la forza di squarciare le nuvole per liberare il sole”. Sogno, utopia, poesia, sono le parole di Nichi Vendola: che ne pensa?
“Non lo conosco, lo ascolto, lo leggo, mi piace, mi dà l’impressione di una persona onesta e l’onestà è un valore da cui non riesco più a prescindere. Sa comunicare emozioni, si fa capire, ciò che dice resta”. La credibilità della politica, un’altra grande assente di questi tempi: “Penso a Zapatero, che in campagna elettorale ha detto farò questo e quello ha fatto. Lo stesso vale per Obama. Poi certamente con tutte le difficoltà e le mediazioni che comporta; ma questi qui non sai mai che idea hanno sulla scuola, sulla sanità, sulle privatizzazioni, sui diritti civili, sulla laicità dello Stato”. La rabbia che non si spegne nella delusione che la porta spesso a fuggire a Salvador de Bahia, “crocevia di sensazioni antiche tra l’Africa e la spiritualità, il respiro dell’allegria disperata nei contrasti più violenti che resta vita voglia di vivere che conta gia”, per poi tornare ritemprata e sempre pronta a metterci faccia e cuore per una battaglia di civiltà che è di tutti. Il Fatto Quotidiano 18 aprile 2010
di Sandra Amurri
E se cado una volta una volta cadrò e da terra mi alzerò c’è che ormai che ho imparato a sognare non smetterò” sono le parole di “Ho imparato a sognare ”, il suo ultimo album, che più di altre coniuga il sentire di Fiorella Mannoia.
Una donna che oltre alla voce può contare sulla bellezza che si fa semplicità e forza.
La forza di esserci sempre quando c’è da combattere contro un’ingiustizia comune. “Gino Strada è un medico che ha fatto un giuramento e vive rispettandolo: curare chiunque si presenti alla sua porta. Una testimonianza troppo scomoda per chi ha ben altri interessi da salvaguardare.
Collocare politicamente la sua opera è davvero disonesto”.
Fiorella Mannoia è in tournè, domani ad Ancona poi a Roma, Bologna, Padova, ma ieri era a Piazza San Giovanni con Emergency: “Non siamo stupidi. Sappiamo che non sono missioni di pace.
Sappiamo che in Afghanistan si sta combattendo una guerra in nome di interessi economici. E noi cosa ci stiamo a fare? Ma non possiamo dirlo perché ci rispondono che siamo contro i ‘nostri ragazzi’, come chiamano i soldati italiani. Poi sequestrano tre operatori di Emergency e rinunciano a pronunciare la sola parola chiara: o li liberate subito o ritireremo le nostre truppe”.
E il pensiero va a Teresa Strada, al suo sogno divenuto realtà, difeso con dolcezza e delicatezza, “una donna che ci fa sentire donne a tutto tondo”. Come Fiorella Mannoia, una donna che ci mette la faccia e il cuore, che pesano molto più della sua fama: “Sono una cittadina come gli altri, non un’intellettuale, che resta basita di fronte ad una classe politica che non è più degna di questa definizione, a destra come a sinistra. Questo è il tempo dell’emergenza, in cui anche gli steccati non hanno più senso; siamo disperatamente a caccia di persone oneste che abbiano un’etica morale. Conosco tante persone di destra assetate del mio stesso senso dello Stato, del rispetto per la Costituzione. Ricostruiamo la politica a prescindere dall’appartenenza, poi ognuno combatterà la sua battaglia, difenderà la sua storia di sinistra, che vuol dire avere un’idea precisa di Mondo”. Senza tentennamenti opportunistici? “Ciò che manca all’appello è la pratica del sano confronto democratico come accade nei paesi civili”. Difficile da immaginare senza un’informazione soffocata dal giogo del potere: “Sembrerà assurdo ma io sono una sostenitrice della lottizzazione della Rai come era un tempo: una rete alla Dc, una al Psi, una al Pci, almeno eravamo liberi di scegliere. Ora siamo schiavi di un unico messaggio”. Messaggio unico, donne ridotte alla mercè del sultano di turno: “Abbiamo fatto tanto per avere una dignità ed ora sembra tutto svanito. Mi chiedo quale sia la novità. Le chiamano escort, sono donne che come sempre si prostituiscono al potere. La sola differenza, come dice la Littizzetto, è che prima gli comperavano un monolocale a Piazza di Spagna o una boutique, ora fanno carriera politica legittimando un messaggio scandaloso come normale.
L’anormalità che si fa normalità nel buio più pesto delle coscienze senza un faro neppure in lontananza”.
Senza la forza di “un sogno che come un cannone ne ammazzi metà”. “Senza un sogno che abbia la forza di squarciare le nuvole per liberare il sole”. Sogno, utopia, poesia, sono le parole di Nichi Vendola: che ne pensa?
“Non lo conosco, lo ascolto, lo leggo, mi piace, mi dà l’impressione di una persona onesta e l’onestà è un valore da cui non riesco più a prescindere. Sa comunicare emozioni, si fa capire, ciò che dice resta”. La credibilità della politica, un’altra grande assente di questi tempi: “Penso a Zapatero, che in campagna elettorale ha detto farò questo e quello ha fatto. Lo stesso vale per Obama. Poi certamente con tutte le difficoltà e le mediazioni che comporta; ma questi qui non sai mai che idea hanno sulla scuola, sulla sanità, sulle privatizzazioni, sui diritti civili, sulla laicità dello Stato”. La rabbia che non si spegne nella delusione che la porta spesso a fuggire a Salvador de Bahia, “crocevia di sensazioni antiche tra l’Africa e la spiritualità, il respiro dell’allegria disperata nei contrasti più violenti che resta vita voglia di vivere che conta gia”, per poi tornare ritemprata e sempre pronta a metterci faccia e cuore per una battaglia di civiltà che è di tutti. Il Fatto Quotidiano 18 aprile 2010
Emergency, liberi i tre operatori italiani
Emergency, liberi i tre operatori italiani
ROMA - Sono stati rilasciati Marco Garatti, Matteo dall'Aira e Matteo Pagani, i tre operatori di Emergency arrestati l'11 aprile scorso a Lashkar Gah, nel sud dell'Afghanistan, dalle forze di sicurezza afgane, con l'accusa di aver partecipato a un complotto per compiere un attentato contro il governatore della provincia di Helmand. Lo rende noto un comunicato della Farnesina.
(18 aprile 2010) www.repubblica.it
Ieri a San Giovanni anche da Pontinia a manifestare per Emergency. La speranza che pure Pontinia possa cambiare?
ROMA - Sono stati rilasciati Marco Garatti, Matteo dall'Aira e Matteo Pagani, i tre operatori di Emergency arrestati l'11 aprile scorso a Lashkar Gah, nel sud dell'Afghanistan, dalle forze di sicurezza afgane, con l'accusa di aver partecipato a un complotto per compiere un attentato contro il governatore della provincia di Helmand. Lo rende noto un comunicato della Farnesina.
(18 aprile 2010) www.repubblica.it
Ieri a San Giovanni anche da Pontinia a manifestare per Emergency. La speranza che pure Pontinia possa cambiare?
riunione regionale per il bene comune
Fusolab - via Giorgio Pitacco 29 Roma, 19 aprile ore 20
OdG.
- Riflessione sull'esperienza elettorale e sul ruolo di PBC nella Rete dei Cittadini
- Adesione ufficiale di PBC Lazio a Rete dei Cittadini e scelta del rappresentante di PBC nella Rete dei Cittadini
- Rinnovo adesioni a PBC per il 2010
- Prossime iniziative
- Adesione a raccolta firme per il referendum per l'acqua pubblica.
- Proposta di nuova assemblea regionale (fine maggio-inizio giugno)
- Proposta di assemblea nazionale PBC (settembre) a Roma
OdG.
- Riflessione sull'esperienza elettorale e sul ruolo di PBC nella Rete dei Cittadini
- Adesione ufficiale di PBC Lazio a Rete dei Cittadini e scelta del rappresentante di PBC nella Rete dei Cittadini
- Rinnovo adesioni a PBC per il 2010
- Prossime iniziative
- Adesione a raccolta firme per il referendum per l'acqua pubblica.
- Proposta di nuova assemblea regionale (fine maggio-inizio giugno)
- Proposta di assemblea nazionale PBC (settembre) a Roma
lettera aperta ad Acea
Spettabile ACEA spa
chi Vi scrive è un cittadino di un comune (Pontinia - Lt) che tenta di resistere ad un Vostro progetto particolarmente sgradito, perchè incompatibile con il territorio e l'ambiente a causa delle emissioni che andrebbero a mutare il clima, il paesaggio di vari siti SIC e ZPS a pochi km dalla Vostra nefasta centrale e addirittura attraversati dalle opere connesse (gasdotto ed elettrodotto).
Vi è stato chiesto ripetutamente di sostituire (con un impianto per la produzione di energia naturale e rinnovabile, quindi compatibile con il territorio) il Vostro sgradito progetto della centrale a turbogas che anzichè diminuire le emissioni (come chiedono il protocollo di Kyoto, la direttiva europea 20 - 20 - 20 e sopratutto il buon senso e il rispetto dell'ambiente) le aumenta. Anzichè proporre di migliorare la qualità dell'aria con gravi problemi come a Voi noto, diminuire l'impatto sulla salute umana (le più alte percentuali di tumori dell'apparato respiratorio nella popolazione femminile della provincia) le peggiora. Ci avete risposto che il fotovoltaico è utopia. A noi non pare. Ma nemmeno a Voi visto uno dei comunicati sotto riportati con un impianto fotovoltaico di cui Vi faccio i complimenti per l'iniziativa. Leggiamo altresì che avete attuato un'altra nobile iniziativa per la sensibilizzazione sulla biodiversità e per le energie pulite. Questo Vi fa onere. Possiamo sperare quindi che abbandonerete questo nefasto progetto di Pontinia contrario alle Vostre nobili iniziative? Grazie. Saluti. Giorgio Libralato
AMBIENTE:EARTH DAY;CON ACEA 250 STUDENTI GIOVANI ESPLORATORI
(ANSA) - ROMA, 17 APR - Saranno 250 i giovani esploratori delle scuole di Roma, quarte e quinte elementari per 12 classi, ai quali Acea la prossima settimana mostrerà parchi e riserve naturali ricche di acqua, fonte di vita e biodiversità. Il progetto didattico e' promosso da Acea e realizzato dalla società Igeam in occasione della 40/ma edizione dell'Earth Day. Le nuove generazioni potranno conoscere da vicino la flora e la fauna delle acque interne e imparare, col gioco, l'importanza della risorsa idrica, così preziosa per la vita del pianeta. Alla presentazione dell'Earth Day, in Campidoglio, erano presenti Ginevra e Flavio, due piccole mascotte equipaggiate di tutto punto con il Kit delle 'Giovani Marmotte', che sarà regalato da Acea a ciascuno dei 250 alunni, costituito da zaino, bussola, binocolo, cappellino, borraccia, torcia, occhiali da sole e merendina biologica. ''Tra le mille iniziative che attestano il nostro costante impegno nella conservazione dell'ambiente, nel risparmio energetico e nell'utilizzo di tecnologie pulite - ha detto il presidente Acea Giancarlo Cremonesi - questo progetto didattico che in occasione dell'Earth Day guiderà i 250 studenti romani attraverso cinque tour naturalistici a valle del nostro Sistema Idrico Integrato: dal battello sul Tevere, al sentiero dell'acqua del Parco dell'Appia Antica, dalla riserva di Nazzano Tevere-Farfa, al lago di Albano, all'Oasi di Palo. I ragazzi hanno poi l'opportunità di divulgare la loro esperienza naturalistica attraverso un concorso fotografico sul nostro sito www.ambientandoci.it''. Il presidente Acea Cremonesi, ricevuto dal sindaco di Roma in Campidoglio, ha anche regalato lo zaino del giovane esploratore al primo cittadino, la cui passione per la natura e l'alpinismo è nota a tutti. Alemanno ha gradito il dono, indossando subito lo zaino col kit Acea. Le scuole di Roma coinvolte sono: 61/mo circolo 'C. Evangelisti', I.C. 'S. Renoglio', 189/mo circolo 'G. A. Marcati', 74/mo circolo didattico, e I.c. 'Via Pincherle 140'.(ANSA). MON
17/04/2010 18:45
© Copyright ANSA Tutti i diritti riservati
Acea, entro fine anno saranno 40 i megawatt installati nel fotovoltaico
14/04/10 - Sono 14,5 i Megawatt di potenza installata da fotovoltaico, che diventeranno 25 a fine giugno, per giungere entro la fine dell'anno a circa 40 Megawatt. Sono questi i numeri che il Gruppo Acea, che opera nel settore del fotovoltaico attraverso Acea Reti e Servizi Energetici (Arse), ha presentato a Ecopolis, la manifestazione internazionale dedicata ai temi dell'ambiente urbano e della sostenibilità, in programma alla Nuova Fiera di Roma. I dati, spiega il gruppo in una nota, ''confermano che il settore delle energie rinnovabili è un asset su cui l'azienda intende puntare per il futuro''. Arse dedicandosi alle tematiche del risparmio energetico e delle fonti rinnovabili ha inoltre realizzato negli anni campagne di sensibilizzazione al risparmio energetico mirate soprattutto alle scuole medie e superiori di diversi Comuni italiani. Le campagne, spiega Acea, hanno previsto la distribuzione di lampade a basso consumo, kit idrici composti di erogatori per doccia abasso flusso e rompi getto aerati per rubinetti oltre al miglioramento della illuminazione nelle stazioni della metropolitana di Roma e l'introduzione dei Led per l'illuminazione votiva dei cimiteri della Capitale.
chi Vi scrive è un cittadino di un comune (Pontinia - Lt) che tenta di resistere ad un Vostro progetto particolarmente sgradito, perchè incompatibile con il territorio e l'ambiente a causa delle emissioni che andrebbero a mutare il clima, il paesaggio di vari siti SIC e ZPS a pochi km dalla Vostra nefasta centrale e addirittura attraversati dalle opere connesse (gasdotto ed elettrodotto).
Vi è stato chiesto ripetutamente di sostituire (con un impianto per la produzione di energia naturale e rinnovabile, quindi compatibile con il territorio) il Vostro sgradito progetto della centrale a turbogas che anzichè diminuire le emissioni (come chiedono il protocollo di Kyoto, la direttiva europea 20 - 20 - 20 e sopratutto il buon senso e il rispetto dell'ambiente) le aumenta. Anzichè proporre di migliorare la qualità dell'aria con gravi problemi come a Voi noto, diminuire l'impatto sulla salute umana (le più alte percentuali di tumori dell'apparato respiratorio nella popolazione femminile della provincia) le peggiora. Ci avete risposto che il fotovoltaico è utopia. A noi non pare. Ma nemmeno a Voi visto uno dei comunicati sotto riportati con un impianto fotovoltaico di cui Vi faccio i complimenti per l'iniziativa. Leggiamo altresì che avete attuato un'altra nobile iniziativa per la sensibilizzazione sulla biodiversità e per le energie pulite. Questo Vi fa onere. Possiamo sperare quindi che abbandonerete questo nefasto progetto di Pontinia contrario alle Vostre nobili iniziative? Grazie. Saluti. Giorgio Libralato
AMBIENTE:EARTH DAY;CON ACEA 250 STUDENTI GIOVANI ESPLORATORI
(ANSA) - ROMA, 17 APR - Saranno 250 i giovani esploratori delle scuole di Roma, quarte e quinte elementari per 12 classi, ai quali Acea la prossima settimana mostrerà parchi e riserve naturali ricche di acqua, fonte di vita e biodiversità. Il progetto didattico e' promosso da Acea e realizzato dalla società Igeam in occasione della 40/ma edizione dell'Earth Day. Le nuove generazioni potranno conoscere da vicino la flora e la fauna delle acque interne e imparare, col gioco, l'importanza della risorsa idrica, così preziosa per la vita del pianeta. Alla presentazione dell'Earth Day, in Campidoglio, erano presenti Ginevra e Flavio, due piccole mascotte equipaggiate di tutto punto con il Kit delle 'Giovani Marmotte', che sarà regalato da Acea a ciascuno dei 250 alunni, costituito da zaino, bussola, binocolo, cappellino, borraccia, torcia, occhiali da sole e merendina biologica. ''Tra le mille iniziative che attestano il nostro costante impegno nella conservazione dell'ambiente, nel risparmio energetico e nell'utilizzo di tecnologie pulite - ha detto il presidente Acea Giancarlo Cremonesi - questo progetto didattico che in occasione dell'Earth Day guiderà i 250 studenti romani attraverso cinque tour naturalistici a valle del nostro Sistema Idrico Integrato: dal battello sul Tevere, al sentiero dell'acqua del Parco dell'Appia Antica, dalla riserva di Nazzano Tevere-Farfa, al lago di Albano, all'Oasi di Palo. I ragazzi hanno poi l'opportunità di divulgare la loro esperienza naturalistica attraverso un concorso fotografico sul nostro sito www.ambientandoci.it''. Il presidente Acea Cremonesi, ricevuto dal sindaco di Roma in Campidoglio, ha anche regalato lo zaino del giovane esploratore al primo cittadino, la cui passione per la natura e l'alpinismo è nota a tutti. Alemanno ha gradito il dono, indossando subito lo zaino col kit Acea. Le scuole di Roma coinvolte sono: 61/mo circolo 'C. Evangelisti', I.C. 'S. Renoglio', 189/mo circolo 'G. A. Marcati', 74/mo circolo didattico, e I.c. 'Via Pincherle 140'.(ANSA). MON
17/04/2010 18:45
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Acea, entro fine anno saranno 40 i megawatt installati nel fotovoltaico
14/04/10 - Sono 14,5 i Megawatt di potenza installata da fotovoltaico, che diventeranno 25 a fine giugno, per giungere entro la fine dell'anno a circa 40 Megawatt. Sono questi i numeri che il Gruppo Acea, che opera nel settore del fotovoltaico attraverso Acea Reti e Servizi Energetici (Arse), ha presentato a Ecopolis, la manifestazione internazionale dedicata ai temi dell'ambiente urbano e della sostenibilità, in programma alla Nuova Fiera di Roma. I dati, spiega il gruppo in una nota, ''confermano che il settore delle energie rinnovabili è un asset su cui l'azienda intende puntare per il futuro''. Arse dedicandosi alle tematiche del risparmio energetico e delle fonti rinnovabili ha inoltre realizzato negli anni campagne di sensibilizzazione al risparmio energetico mirate soprattutto alle scuole medie e superiori di diversi Comuni italiani. Le campagne, spiega Acea, hanno previsto la distribuzione di lampade a basso consumo, kit idrici composti di erogatori per doccia abasso flusso e rompi getto aerati per rubinetti oltre al miglioramento della illuminazione nelle stazioni della metropolitana di Roma e l'introduzione dei Led per l'illuminazione votiva dei cimiteri della Capitale.
Fini liberaci dal male del berlusconismo
È MICHELE
Torniamo a essere di destra
Finalmente! Era ora di svegliarsi, pensate bene che fino ad oggi questo governo non ha fatto nulla di nulla per lenire le sofferenze del popolo più misero e bisiognoso di aiuto. Torniamo ad essere di destra!
è GIANNI CIPOLLA
Basta compromessi ci vuole dignità On. Fini, Lei e' un uomo ed un politico di grande intelligenza e finezza. Per favore faccia un servizio all'Italia e alla Destra Storica, quella Onesta, Laboriosa e mai scesa a Scellerati Compromessi, il potere non vale la dignità. Si torni da soli, e con Lei a capo di una coalizione seria guidata da un Uomo Serio. Grazie
è VINCENZO
Per votare senza vergognarmi Grande Fini, grande!!! Vorrei tanto accadesse questa rottura per permettermi di continuare a votare destra senza vergognarmene!!!
Difatti la destra attuale non mi piace!!!
è ELIO
Sono di sinistra ma potrei sostenerla Sono un elettore di sinistra, ma se continui con coerenza la strada che hai intrapreso, con senso di giustizia e senso dello stato per dare una svolta alla politica italiana avrai anche il mio vo t o
è MAURO
Il berlusconismo non fa parte di noi ERA ORA!!!! forza FINI riprendiamoci la dignità di essere di destra. Il berlusconismo non c'entra niente con la DESTRA e la Lega nord ha l'idea opposta di nazione unita. Meglio pochi ma buoni.
è GIANLUCA
Liberaci dal male e torno a votare finalmente, presidente Fini.
Liberaci dal "Male" e tornerò a votare.
è LUCA
Noi di An ancora pronti a supportarti Forza Gianfranco, gli AN ci sono ancora e sono pronti a supportarti. Sei sempre stato un uomo che ha avuto un senso di giustizia che va ben al di là degli indulti e delle ingiustizie. L'alleanza nel pdl ha certo reso possibile il governo, ma l'onnipotenza del Cavaliere e l'arroganza del Carroccio ha ora raggiunto livello che vanno in contrasto agli ideali e all'integrità
è CORRADO
Aspetto la svolta del Presidente Fini Adesso basta. Non riesco più a votare, come diceva Montanelli, "turandomi il naso". Alle recenti elezioni comunali e regionali, non ce l'ho fatta ad esprimere il mio voto. Come tanti italiani, anch'io sto aspettando che il Presidente Fini dia una svolta alla politica italiana. Fo r z a ! ! !
web da Il secolo - Il Fatto quotidiano del 18 aprile 2010
Torniamo a essere di destra
Finalmente! Era ora di svegliarsi, pensate bene che fino ad oggi questo governo non ha fatto nulla di nulla per lenire le sofferenze del popolo più misero e bisiognoso di aiuto. Torniamo ad essere di destra!
è GIANNI CIPOLLA
Basta compromessi ci vuole dignità On. Fini, Lei e' un uomo ed un politico di grande intelligenza e finezza. Per favore faccia un servizio all'Italia e alla Destra Storica, quella Onesta, Laboriosa e mai scesa a Scellerati Compromessi, il potere non vale la dignità. Si torni da soli, e con Lei a capo di una coalizione seria guidata da un Uomo Serio. Grazie
è VINCENZO
Per votare senza vergognarmi Grande Fini, grande!!! Vorrei tanto accadesse questa rottura per permettermi di continuare a votare destra senza vergognarmene!!!
Difatti la destra attuale non mi piace!!!
è ELIO
Sono di sinistra ma potrei sostenerla Sono un elettore di sinistra, ma se continui con coerenza la strada che hai intrapreso, con senso di giustizia e senso dello stato per dare una svolta alla politica italiana avrai anche il mio vo t o
è MAURO
Il berlusconismo non fa parte di noi ERA ORA!!!! forza FINI riprendiamoci la dignità di essere di destra. Il berlusconismo non c'entra niente con la DESTRA e la Lega nord ha l'idea opposta di nazione unita. Meglio pochi ma buoni.
è GIANLUCA
Liberaci dal male e torno a votare finalmente, presidente Fini.
Liberaci dal "Male" e tornerò a votare.
è LUCA
Noi di An ancora pronti a supportarti Forza Gianfranco, gli AN ci sono ancora e sono pronti a supportarti. Sei sempre stato un uomo che ha avuto un senso di giustizia che va ben al di là degli indulti e delle ingiustizie. L'alleanza nel pdl ha certo reso possibile il governo, ma l'onnipotenza del Cavaliere e l'arroganza del Carroccio ha ora raggiunto livello che vanno in contrasto agli ideali e all'integrità
è CORRADO
Aspetto la svolta del Presidente Fini Adesso basta. Non riesco più a votare, come diceva Montanelli, "turandomi il naso". Alle recenti elezioni comunali e regionali, non ce l'ho fatta ad esprimere il mio voto. Come tanti italiani, anch'io sto aspettando che il Presidente Fini dia una svolta alla politica italiana. Fo r z a ! ! !
web da Il secolo - Il Fatto quotidiano del 18 aprile 2010
sabato 17 aprile 2010
cerca un posto anche lui
Il Fatto Quotidiano di venerdì 16 aprile 2010, pagina 7
Cerca un posto anche lui
di Fierro Enrico
CERCA UN POSTO ANCE LUI Caos a Latina: si dimette il sindaco pizzicato mentre chiede alla Polverini raccomandazioni per le figlie di Enrico Fierro Alla fine ha vinto lui Claudio Fazzone, ras del Pdl nel sud Pontino, senatore e padrone di Fondi. E riuscito a far dimettere il suo eterno nemico Vincenzo Zaccheo, da sindaco di Latina. Si va tutti a casa da oggi arriva il Commissaric nella città dove la destra ha da sempre maggioranza bulgare. Zaccheo è il sindaco diventato famoso per il duettc con Renata Polverini trasmesso da Striscia la notizia. I baci, gli abbracci, e soprattuttc quelle due richieste. Una col pensiero alla famiglia Renà ricordati delle mie figlie l'altro con [occhio rivolto agli affari e al potere politico. Mi raccomando Fazzone, nun glie dà pi appalti. Scene da regime, un misto di nostalgie fascistoidi e clientelismo di antica marca democristiana. Zaccheo, cx missino, e Fai zone, cx galoppino di Nicola Mancino quando era poliziotto e uomo di scorta dell'allora ministro dellInterno. Entrambi colonne del Pdl pii forte del Lazio, due uomini da anni impegnati in una feroce lotta di potere. A Latina ancora ricordano la scena di tre anni fa, quando Zaccheo riunì i suoi supporter in un albergo per lanciare la sua candidaturae Fazzone non sipre sent . Gli fece il vuoto intor no impedendo anche agli altri notabili di portare una parola di conforto. La manife stazione fu rinviata e quandc il ras di Fondi si decise finalmente ad essere presente per tutta la sera ostent platealmente il suo impegno: disegnare pinocchietti su un f ghetto di carta. Zaccheo - sentenzi quella sera Fazzone con i suoi non pu fare a meno di noi. Noi possiamo tranquillamente fare a meno di lui'.
E per far capire al suo rivale come stavano le cose ordin il voto disgiunto, costringendolo ad un umiliante ballottaggio. Si odiano i due, alpunto che Zaccheo vede la mano del suo nemico' dietro il blitz di Striscia. Io quelle frasi non le ho dette, ascoltate l'au dio, è un falso, hanno sottotitolato in quel modo per sputtanarmi . E poi le lìglie, che anche a Latina so piezz'e core'. Gli amici di Fazzone insistono: Zaccheo ha chiesto proprio una raccomandazione, una consulenza, un incarico. Lui, invece, si difende. La mia prima lìglia si è laureata in Giurisprudenza con 110 e lode e lavora in un affermato studio legale, l'altra si sta laureando alla Luiss e vuole entrare iii magistratura'. Una difesa blanda, imbarazzata, la dimostrazione che a Latina e nel sud Pontino, le cose vanno così. Chi ha potere pu tutto. Ma la gaffe del sindaco è loccasione per Claudio Fazzone di regolare una volta per tutte i conti: Le parole di Zaccheo dimostrano quello che è. Provo solo pena nei suoi confronti, è una cosa vergognosa. O si dimette lui o lo devono dimettere'.
E così il senatore, espertissimo in raccomandazioni, settore privilegiato la sanità pubblica, un recordman che ha lìrmato una sessantina di lettere di segnalazioni per imprese, medici, fornitori e portantini, ora al centro di una inchiesta della procura di Latina, pu vestire i panni dell indignato moralizzatore. Lui, protettore e sponsor degli amministratori di Fondi collusi con la Camorra casa- lese e con la Ndrangheta dei Tripodi, il socio in affari di personaggi in odore per la gestione di un capannone costato qualche miliardo di vecchie lire allo Stato e mai entrato in funzione.
Ma dietro la lotta tra i due ras del Pdl cè altro. Erano giorni che Claudio Fazzone manovrava per far cadere la giunta Zaccheo. Prima con le minacce di crisi, poi con le dimissioni di 16 tra assessori e consiglieri comunali della maggioranza da lui controllati. Il leader del partito è Fazzone è stata la parola d'ordine Zaccheo non pu fare tutto da solo deve parlare con Claudio'. Un bel gruppo al quale si sono aggiunti i consiglieri dell'opposizione lìno a raggiungere la quota di 23 consiglieri, un numero suflìciente per lo scioglimento. Il tutto a Latina, una città devastata dalla crisi economica. Una sola scena: mentre la lotta di potere tra i notabili del Pdl raggiungeva il suo punto piu alto, 800 lavoratori della Bristol', una multinazionale farmaceutica, facevano un sit-in sotto la Prefettura, a pochi passi dal comune. E nella piu' totale solitudine.
Perché a Latina la posta in gioco è unaltra. I piani urbanistici, gli interessi in città e sulla costa, gli appalti e la rivalutazione delle aree. E poi c'è Fazzone che sta giocando una partita tutta sua e non vuole ingombri. Alcune frasi della Polverini rubate da Striscia non gli sono piaciute. Quando Zaccheo ricorda alla nuova governatrice che Fazzone ha perso 9mila voti, e lei risponde in romanesco e che non lo so, Fazzone perde le staffe. Lui si è candidato nuovamente alla Regione per entrare in Giunta, e con un assessorato di rilievo. La Sanità, o un altro settore pesante, oppure il posto piu ambito: vicepresidente della *** casalese Giunta. Per questo ha armato la guerra di Latina, per far capire alla Polverini che a Fondi, Latina e dintorni i conti li deve fare con lui. Zaccheo non è nessuno hanno ripetuto i suoi fedelissimi in questi giorni di visite a Latina dei maggiorenti del Pdl e della destra, da Storace a Gasparri. Una mediazione [avevano pii re tentata offrendo al senatore la poltrona di Presidente del Consiglio regionale. Lui non li ha voluti neppure ascoltare. Non posso tornare indietro di dieci anni, quando alla Pisana c'era Sto- mcc . Dieci anni, il potere dell'ex poliziotto è cresciuto. Ora è un uomo da 2Smila preferenze, il consigliere regionale piu votato del Lazio. A Fondi comanda sii tutto. Neppii re un Prefetto è riuscito ad averla vinta con il padrone dei voti Claudio Fazzone.
Nel sud Ponti no una feroce loil a di potere tra ilrasFazzone egliexAn:
in ballo le nomine in Regione Tino dei fotogrammi trasmesso ieri da Striscia con il colloquio tn la Polverini e Zaccheo RnoA,4 ;1] il senatore e quel comune laziale sciolto per infiltmzioni mafiose;0] uando il prefetto di Latina, Bruno Frattasi, lesse gli atti della Commissione d'accesso al comune di F ,non ebbe dubbi: va proposto lo sciog imento+ Troppe le infiltrazioni della Camorra e della Ndrangheta nell'amministrazione, troppi i legami con settori della burocrazia. E poi il territorio, le indagini de carabinieri, e soprattutto le inchieste della Procura antimafia di Roma, Damasco I e 2 , raccontavano di una città con il mercato ortofrutticolo piu' grande d'Europa, che aveva già superato il livello di guardia delle infiltrazioni maflose. Quel Prefetto venne duramente attaccato dal senatore Claudio Fazzone, i notabili a lui vicini parlarono di corpi deviati dello Stato . Il comune di Fondi non venne sciolto per mafia con uno stratagemma i consiglieri si dimisero spontaneamente evitando il commissariamento che diventato un precedente pericolosissimo. A Fondi si è votato a marzo, hanno vinto gli uomini di Fazzone. Ora governano esattamente quelli di prima. Prima, quando la mafia comandava e aveva suoi pupi al comune.
Cerca un posto anche lui
di Fierro Enrico
CERCA UN POSTO ANCE LUI Caos a Latina: si dimette il sindaco pizzicato mentre chiede alla Polverini raccomandazioni per le figlie di Enrico Fierro Alla fine ha vinto lui Claudio Fazzone, ras del Pdl nel sud Pontino, senatore e padrone di Fondi. E riuscito a far dimettere il suo eterno nemico Vincenzo Zaccheo, da sindaco di Latina. Si va tutti a casa da oggi arriva il Commissaric nella città dove la destra ha da sempre maggioranza bulgare. Zaccheo è il sindaco diventato famoso per il duettc con Renata Polverini trasmesso da Striscia la notizia. I baci, gli abbracci, e soprattuttc quelle due richieste. Una col pensiero alla famiglia Renà ricordati delle mie figlie l'altro con [occhio rivolto agli affari e al potere politico. Mi raccomando Fazzone, nun glie dà pi appalti. Scene da regime, un misto di nostalgie fascistoidi e clientelismo di antica marca democristiana. Zaccheo, cx missino, e Fai zone, cx galoppino di Nicola Mancino quando era poliziotto e uomo di scorta dell'allora ministro dellInterno. Entrambi colonne del Pdl pii forte del Lazio, due uomini da anni impegnati in una feroce lotta di potere. A Latina ancora ricordano la scena di tre anni fa, quando Zaccheo riunì i suoi supporter in un albergo per lanciare la sua candidaturae Fazzone non sipre sent . Gli fece il vuoto intor no impedendo anche agli altri notabili di portare una parola di conforto. La manife stazione fu rinviata e quandc il ras di Fondi si decise finalmente ad essere presente per tutta la sera ostent platealmente il suo impegno: disegnare pinocchietti su un f ghetto di carta. Zaccheo - sentenzi quella sera Fazzone con i suoi non pu fare a meno di noi. Noi possiamo tranquillamente fare a meno di lui'.
E per far capire al suo rivale come stavano le cose ordin il voto disgiunto, costringendolo ad un umiliante ballottaggio. Si odiano i due, alpunto che Zaccheo vede la mano del suo nemico' dietro il blitz di Striscia. Io quelle frasi non le ho dette, ascoltate l'au dio, è un falso, hanno sottotitolato in quel modo per sputtanarmi . E poi le lìglie, che anche a Latina so piezz'e core'. Gli amici di Fazzone insistono: Zaccheo ha chiesto proprio una raccomandazione, una consulenza, un incarico. Lui, invece, si difende. La mia prima lìglia si è laureata in Giurisprudenza con 110 e lode e lavora in un affermato studio legale, l'altra si sta laureando alla Luiss e vuole entrare iii magistratura'. Una difesa blanda, imbarazzata, la dimostrazione che a Latina e nel sud Pontino, le cose vanno così. Chi ha potere pu tutto. Ma la gaffe del sindaco è loccasione per Claudio Fazzone di regolare una volta per tutte i conti: Le parole di Zaccheo dimostrano quello che è. Provo solo pena nei suoi confronti, è una cosa vergognosa. O si dimette lui o lo devono dimettere'.
E così il senatore, espertissimo in raccomandazioni, settore privilegiato la sanità pubblica, un recordman che ha lìrmato una sessantina di lettere di segnalazioni per imprese, medici, fornitori e portantini, ora al centro di una inchiesta della procura di Latina, pu vestire i panni dell indignato moralizzatore. Lui, protettore e sponsor degli amministratori di Fondi collusi con la Camorra casa- lese e con la Ndrangheta dei Tripodi, il socio in affari di personaggi in odore per la gestione di un capannone costato qualche miliardo di vecchie lire allo Stato e mai entrato in funzione.
Ma dietro la lotta tra i due ras del Pdl cè altro. Erano giorni che Claudio Fazzone manovrava per far cadere la giunta Zaccheo. Prima con le minacce di crisi, poi con le dimissioni di 16 tra assessori e consiglieri comunali della maggioranza da lui controllati. Il leader del partito è Fazzone è stata la parola d'ordine Zaccheo non pu fare tutto da solo deve parlare con Claudio'. Un bel gruppo al quale si sono aggiunti i consiglieri dell'opposizione lìno a raggiungere la quota di 23 consiglieri, un numero suflìciente per lo scioglimento. Il tutto a Latina, una città devastata dalla crisi economica. Una sola scena: mentre la lotta di potere tra i notabili del Pdl raggiungeva il suo punto piu alto, 800 lavoratori della Bristol', una multinazionale farmaceutica, facevano un sit-in sotto la Prefettura, a pochi passi dal comune. E nella piu' totale solitudine.
Perché a Latina la posta in gioco è unaltra. I piani urbanistici, gli interessi in città e sulla costa, gli appalti e la rivalutazione delle aree. E poi c'è Fazzone che sta giocando una partita tutta sua e non vuole ingombri. Alcune frasi della Polverini rubate da Striscia non gli sono piaciute. Quando Zaccheo ricorda alla nuova governatrice che Fazzone ha perso 9mila voti, e lei risponde in romanesco e che non lo so, Fazzone perde le staffe. Lui si è candidato nuovamente alla Regione per entrare in Giunta, e con un assessorato di rilievo. La Sanità, o un altro settore pesante, oppure il posto piu ambito: vicepresidente della *** casalese Giunta. Per questo ha armato la guerra di Latina, per far capire alla Polverini che a Fondi, Latina e dintorni i conti li deve fare con lui. Zaccheo non è nessuno hanno ripetuto i suoi fedelissimi in questi giorni di visite a Latina dei maggiorenti del Pdl e della destra, da Storace a Gasparri. Una mediazione [avevano pii re tentata offrendo al senatore la poltrona di Presidente del Consiglio regionale. Lui non li ha voluti neppure ascoltare. Non posso tornare indietro di dieci anni, quando alla Pisana c'era Sto- mcc . Dieci anni, il potere dell'ex poliziotto è cresciuto. Ora è un uomo da 2Smila preferenze, il consigliere regionale piu votato del Lazio. A Fondi comanda sii tutto. Neppii re un Prefetto è riuscito ad averla vinta con il padrone dei voti Claudio Fazzone.
Nel sud Ponti no una feroce loil a di potere tra ilrasFazzone egliexAn:
in ballo le nomine in Regione Tino dei fotogrammi trasmesso ieri da Striscia con il colloquio tn la Polverini e Zaccheo RnoA,4 ;1] il senatore e quel comune laziale sciolto per infiltmzioni mafiose;0] uando il prefetto di Latina, Bruno Frattasi, lesse gli atti della Commissione d'accesso al comune di F ,non ebbe dubbi: va proposto lo sciog imento+ Troppe le infiltrazioni della Camorra e della Ndrangheta nell'amministrazione, troppi i legami con settori della burocrazia. E poi il territorio, le indagini de carabinieri, e soprattutto le inchieste della Procura antimafia di Roma, Damasco I e 2 , raccontavano di una città con il mercato ortofrutticolo piu' grande d'Europa, che aveva già superato il livello di guardia delle infiltrazioni maflose. Quel Prefetto venne duramente attaccato dal senatore Claudio Fazzone, i notabili a lui vicini parlarono di corpi deviati dello Stato . Il comune di Fondi non venne sciolto per mafia con uno stratagemma i consiglieri si dimisero spontaneamente evitando il commissariamento che diventato un precedente pericolosissimo. A Fondi si è votato a marzo, hanno vinto gli uomini di Fazzone. Ora governano esattamente quelli di prima. Prima, quando la mafia comandava e aveva suoi pupi al comune.
risposta di Saviano al premier che lo vuole zittire
LA LETTERA
"Il premier mi vuole zittire
ma sui clan non tacerò mai"
Lo scrittore: "Assurdo preferire il silenzio, Berlusconi si scusi con le vittime". "Non so se Mondadori è ancora adatta a me" di ROBERTO SAVIANO
Presidente Silvio Berlusconi, le scrivo dopo che in una conferenza stampa tenuta da lei a Palazzo Chigi sono stato accusato, anzi il mio libro è stato accusato di essere responsabile di "supporto promozionale alle cosche". Non sono accuse nuove. Mi vengono rivolte da anni: si fermi un momento a pensare a cosa le sue parole significano. A quanti cronisti, operatori sociali, a quanti avvocati, giudici, magistrati, a quanti narratori, registi, ma anche a quanti cittadini che da anni, in certe parti d'Italia, trovano la forza di raccontare, di esporsi, di opporsi, pensi a quanti hanno rischiato e stanno tutt'ora rischiando, eppure vengono accusati di essere fiancheggiatori delle organizzazioni criminali per il solo volerne parlare. Perché per lei è meglio non dire.
è meglio la narrativa del silenzio. Del visto e taciuto. Del lasciar fare alle polizie ai tribunali come se le mafie fossero cosa loro. Affari loro. E le mafie vogliono esattamente che i loro affari siano cosa loro, Cosa nostra appunto è un'espressione ancor prima di divenire il nome di un'organizzazione.
Io credo che solo e unicamente la verità serva a dare dignità a un Paese. Il potere mafioso è determinato da chi racconta il crimine o da chi commette il crimine?
Il ruolo della 'ndrangheta, della camorra, di Cosa nostra è determinato dal suo volume d'affari - cento miliardi di euro all'anno di profitto - un volume d'affari che supera di gran lunga le più granitiche aziende italiane. Questo può non esser detto? Lei stesso ha presentato un dato che parla del sequestro alle mafie per un valore pari a dieci miliardi di euro. Questo significa che sono gli scrittori ad inventare? Ad esagerare? A commettere crimine con la loro parola? Perché? Michele Greco il boss di Cosa Nostra morto in carcere al processo contro di lui si difese dicendo che "era tutta colpa de Il Padrino" se in Sicilia venivano istruiti processi contro la mafia. Nicola Schiavone, il padre dei boss Francesco Schiavone e Walter Schiavone, dinanzi alle telecamere ha ribadito che la camorra era nella testa di chi scriveva di camorra, che il fenomeno era solo legato al crimine di strada e che io stesso ero il vero camorrista che scriveva di queste storie quando raccontava che la camorra era impresa, cemento, rifiuti, politica.
Per i clan che in questi anni si sono visti raccontare, la parola ha rappresentato sempre un affronto perché rendeva di tutti informazioni e comportamenti che volevano restassero di pochi. Perché quando la parola rende cittadinanza universale a quelli che prima erano considerati argomenti particolari, lontani, per pochi, è in quell'istante che sta chiamando un intervento di tutti, un impegno di molti, una decisione che non riguarda più solo addetti ai lavori e cronisti di nera. Le ricordo le parole di Paolo Borsellino in ricordo di Giovanni Falcone pronunciate poco prima che lui stesso fosse ammazzato. "La lotta alla mafia è il primo problema da risolvere ... non deve essere soltanto una distaccata opera di repressione ma un movimento culturale e morale che coinvolga tutti e specialmente le giovani generazioni le spinga a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale della indifferenza della contiguità e quindi della complicità. Ricordo la felicità di Falcone quando in un breve periodo di entusiasmo mi disse: la gente fa il tifo per noi. E con ciò non intendeva riferirsi soltanto al conforto che l'appoggio morale dà al lavoro dei giudici, significava soprattutto che il nostro lavoro stava anche smuovendo le coscienze".
Il silenzio è ciò che vogliono. Vogliono che tutto si riduca a un problema tra guardie e ladri. Ma non è così. E' mostrando, facendo vedere, che si ha la possibilità di avere un contrasto. Lo stesso Piano Caserta che il suo governo ha attuato è partito perché è stata accesa la luce sull'organizzazione dei casalesi prima nota solo agli addetti ai lavori e a chi subiva i suoi ricatti.
Eppure la sua non è un'accusa nuova. Anche molte personalità del centrosinistra campano, quando uscì il libro, dissero che avevo diffamato il rinascimento napoletano, che mi ero fatto pubblicità, che la mia era semplicemente un'insana voglia di apparire. Quando c'è un incendio si lascia fuggire chi ha appiccato le fiamme e si dà la colpa a chi ha dato l'allarme? Guardando a chi ha pagato con la vita la lotta per la verità, trovo assurdo e sconfortante pensare che il silenzio sia l'unica strada raccomandabile. Eppure, Presidente, avrebbe potuto dire molte cose per dimostrare l'impegno antimafia degli italiani. Avrebbe potuto raccontare che l'Italia è il paese con la migliore legislazione antimafia del mondo. Avrebbe potuto ricordare di come noi italiani offriamo il know-how dell'antimafia a mezzo mondo. Le organizzazioni criminali in questa fase di crisi generalizzata si stanno infiltrando nei sistemi finanziari ed economici dell'occidente e oggi gli esperti italiani vengono chiamati a dare informazioni per aiutare i governi a combattere le organizzazioni criminali di ogni genealogia. E' drammatico - e ne siamo consapevoli in molti - essere etichettati mafiosi ogni volta che un italiano supera i confini della sua terra. Certo che lo è. Ma non è con il silenzio che mostriamo di essere diversi e migliori.
Diffondendo il valore della responsabilità, del coraggio del dire, del valore della denuncia, della forza dell'accusa, possiamo cambiare le cose.
Accusare chi racconta il potere della criminalità organizzata di fare cattiva pubblicità al paese non è un modo per migliorare l'immagine italiana quanto piuttosto per isolare chi lo fa. Raccontare è il modo per innescare il cambiamento. Questa è l'unica strada per dimostrare che siamo il paese di Giovanni Falcone, di Don Peppe Diana, e non il paese di Totò Riina e di Schiavone Sandokan. Credo che nella battaglia antimafia non ci sia una destra o una sinistra con cui stare. Credo semplicemente che ci sia un movimento culturale e morale al quale aspirare. Io continuerò a parlare a tutti, qualunque sarà il credo politico, anche e soprattutto ai suoi elettori, Presidente: molti di loro, credo, saranno rimasti sbigottiti ed indignati dalle sue parole. Chiedo ai suoi elettori, chiedo agli elettori del Pdl di aiutarla a smentire le sue parole. E' l'unico modo per ridare la giusta direzione alla lotta alla mafia. Chiederei di porgere le sue scuse non a me - che ormai ci sono abituato - ma ai parenti delle vittime di tutti coloro che sono caduti raccontando. Io sono un autore che ha pubblicato i suoi libri per Mondadori e Einaudi, entrambe case editrici di proprietà della sua famiglia. Ho sempre pensato che la storia partita da molto lontano della Mondadori fosse pienamente in linea per accettare un tipo di narrazione come la mia, pensavo che avesse gli strumenti per convalidare anche posizioni forti, correnti di pensiero diverse. Dopo le sue parole non so se sarà più così. E non so se lo sarà per tutti gli autori che si sono occupati di mafie esponendo loro stessi e che Mondadori e Einaudi in questi anni hanno pubblicato. La cosa che farò sarà incontrare le persone nella casa editrice che in questi anni hanno lavorato con me, donne e uomini che hanno creduto nelle mie parole e sono riuscite a far arrivare le mie storie al grande pubblico. Persone che hanno spesso dovuto difendersi dall'accusa di essere editor, uffici stampa, dirigenti, "comprati". E che invece fino ad ora hanno svolto un grande lavoro. E' da loro che voglio risposte.
Una cosa è certa: io, come molti altri, continueremo a raccontare. Userò la parola come un modo per condividere, per aggiustare il mondo, per capire. Sono nato, caro Presidente, in una terra meravigliosa e purtroppo devastata, la cui bellezza però continua a darmi forza per sognare la possibilità di una Italia diversa. Una Italia che può cambiare solo se il sud può cambiare. Lo giuro Presidente, anche a nome degli italiani che considerano i propri morti tutti coloro che sono caduti combattendo le organizzazioni criminali, che non ci sarà giorno in cui taceremo. Questo lo prometto. A voce alta.
©2010 Roberto Saviano/
Agenzia Santachiara
http://www.repubblica.it/politica/2010/04/17/news/lettera_saviano-3407443/?rss
"Il premier mi vuole zittire
ma sui clan non tacerò mai"
Lo scrittore: "Assurdo preferire il silenzio, Berlusconi si scusi con le vittime". "Non so se Mondadori è ancora adatta a me" di ROBERTO SAVIANO
Presidente Silvio Berlusconi, le scrivo dopo che in una conferenza stampa tenuta da lei a Palazzo Chigi sono stato accusato, anzi il mio libro è stato accusato di essere responsabile di "supporto promozionale alle cosche". Non sono accuse nuove. Mi vengono rivolte da anni: si fermi un momento a pensare a cosa le sue parole significano. A quanti cronisti, operatori sociali, a quanti avvocati, giudici, magistrati, a quanti narratori, registi, ma anche a quanti cittadini che da anni, in certe parti d'Italia, trovano la forza di raccontare, di esporsi, di opporsi, pensi a quanti hanno rischiato e stanno tutt'ora rischiando, eppure vengono accusati di essere fiancheggiatori delle organizzazioni criminali per il solo volerne parlare. Perché per lei è meglio non dire.
è meglio la narrativa del silenzio. Del visto e taciuto. Del lasciar fare alle polizie ai tribunali come se le mafie fossero cosa loro. Affari loro. E le mafie vogliono esattamente che i loro affari siano cosa loro, Cosa nostra appunto è un'espressione ancor prima di divenire il nome di un'organizzazione.
Io credo che solo e unicamente la verità serva a dare dignità a un Paese. Il potere mafioso è determinato da chi racconta il crimine o da chi commette il crimine?
Il ruolo della 'ndrangheta, della camorra, di Cosa nostra è determinato dal suo volume d'affari - cento miliardi di euro all'anno di profitto - un volume d'affari che supera di gran lunga le più granitiche aziende italiane. Questo può non esser detto? Lei stesso ha presentato un dato che parla del sequestro alle mafie per un valore pari a dieci miliardi di euro. Questo significa che sono gli scrittori ad inventare? Ad esagerare? A commettere crimine con la loro parola? Perché? Michele Greco il boss di Cosa Nostra morto in carcere al processo contro di lui si difese dicendo che "era tutta colpa de Il Padrino" se in Sicilia venivano istruiti processi contro la mafia. Nicola Schiavone, il padre dei boss Francesco Schiavone e Walter Schiavone, dinanzi alle telecamere ha ribadito che la camorra era nella testa di chi scriveva di camorra, che il fenomeno era solo legato al crimine di strada e che io stesso ero il vero camorrista che scriveva di queste storie quando raccontava che la camorra era impresa, cemento, rifiuti, politica.
Per i clan che in questi anni si sono visti raccontare, la parola ha rappresentato sempre un affronto perché rendeva di tutti informazioni e comportamenti che volevano restassero di pochi. Perché quando la parola rende cittadinanza universale a quelli che prima erano considerati argomenti particolari, lontani, per pochi, è in quell'istante che sta chiamando un intervento di tutti, un impegno di molti, una decisione che non riguarda più solo addetti ai lavori e cronisti di nera. Le ricordo le parole di Paolo Borsellino in ricordo di Giovanni Falcone pronunciate poco prima che lui stesso fosse ammazzato. "La lotta alla mafia è il primo problema da risolvere ... non deve essere soltanto una distaccata opera di repressione ma un movimento culturale e morale che coinvolga tutti e specialmente le giovani generazioni le spinga a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale della indifferenza della contiguità e quindi della complicità. Ricordo la felicità di Falcone quando in un breve periodo di entusiasmo mi disse: la gente fa il tifo per noi. E con ciò non intendeva riferirsi soltanto al conforto che l'appoggio morale dà al lavoro dei giudici, significava soprattutto che il nostro lavoro stava anche smuovendo le coscienze".
Il silenzio è ciò che vogliono. Vogliono che tutto si riduca a un problema tra guardie e ladri. Ma non è così. E' mostrando, facendo vedere, che si ha la possibilità di avere un contrasto. Lo stesso Piano Caserta che il suo governo ha attuato è partito perché è stata accesa la luce sull'organizzazione dei casalesi prima nota solo agli addetti ai lavori e a chi subiva i suoi ricatti.
Eppure la sua non è un'accusa nuova. Anche molte personalità del centrosinistra campano, quando uscì il libro, dissero che avevo diffamato il rinascimento napoletano, che mi ero fatto pubblicità, che la mia era semplicemente un'insana voglia di apparire. Quando c'è un incendio si lascia fuggire chi ha appiccato le fiamme e si dà la colpa a chi ha dato l'allarme? Guardando a chi ha pagato con la vita la lotta per la verità, trovo assurdo e sconfortante pensare che il silenzio sia l'unica strada raccomandabile. Eppure, Presidente, avrebbe potuto dire molte cose per dimostrare l'impegno antimafia degli italiani. Avrebbe potuto raccontare che l'Italia è il paese con la migliore legislazione antimafia del mondo. Avrebbe potuto ricordare di come noi italiani offriamo il know-how dell'antimafia a mezzo mondo. Le organizzazioni criminali in questa fase di crisi generalizzata si stanno infiltrando nei sistemi finanziari ed economici dell'occidente e oggi gli esperti italiani vengono chiamati a dare informazioni per aiutare i governi a combattere le organizzazioni criminali di ogni genealogia. E' drammatico - e ne siamo consapevoli in molti - essere etichettati mafiosi ogni volta che un italiano supera i confini della sua terra. Certo che lo è. Ma non è con il silenzio che mostriamo di essere diversi e migliori.
Diffondendo il valore della responsabilità, del coraggio del dire, del valore della denuncia, della forza dell'accusa, possiamo cambiare le cose.
Accusare chi racconta il potere della criminalità organizzata di fare cattiva pubblicità al paese non è un modo per migliorare l'immagine italiana quanto piuttosto per isolare chi lo fa. Raccontare è il modo per innescare il cambiamento. Questa è l'unica strada per dimostrare che siamo il paese di Giovanni Falcone, di Don Peppe Diana, e non il paese di Totò Riina e di Schiavone Sandokan. Credo che nella battaglia antimafia non ci sia una destra o una sinistra con cui stare. Credo semplicemente che ci sia un movimento culturale e morale al quale aspirare. Io continuerò a parlare a tutti, qualunque sarà il credo politico, anche e soprattutto ai suoi elettori, Presidente: molti di loro, credo, saranno rimasti sbigottiti ed indignati dalle sue parole. Chiedo ai suoi elettori, chiedo agli elettori del Pdl di aiutarla a smentire le sue parole. E' l'unico modo per ridare la giusta direzione alla lotta alla mafia. Chiederei di porgere le sue scuse non a me - che ormai ci sono abituato - ma ai parenti delle vittime di tutti coloro che sono caduti raccontando. Io sono un autore che ha pubblicato i suoi libri per Mondadori e Einaudi, entrambe case editrici di proprietà della sua famiglia. Ho sempre pensato che la storia partita da molto lontano della Mondadori fosse pienamente in linea per accettare un tipo di narrazione come la mia, pensavo che avesse gli strumenti per convalidare anche posizioni forti, correnti di pensiero diverse. Dopo le sue parole non so se sarà più così. E non so se lo sarà per tutti gli autori che si sono occupati di mafie esponendo loro stessi e che Mondadori e Einaudi in questi anni hanno pubblicato. La cosa che farò sarà incontrare le persone nella casa editrice che in questi anni hanno lavorato con me, donne e uomini che hanno creduto nelle mie parole e sono riuscite a far arrivare le mie storie al grande pubblico. Persone che hanno spesso dovuto difendersi dall'accusa di essere editor, uffici stampa, dirigenti, "comprati". E che invece fino ad ora hanno svolto un grande lavoro. E' da loro che voglio risposte.
Una cosa è certa: io, come molti altri, continueremo a raccontare. Userò la parola come un modo per condividere, per aggiustare il mondo, per capire. Sono nato, caro Presidente, in una terra meravigliosa e purtroppo devastata, la cui bellezza però continua a darmi forza per sognare la possibilità di una Italia diversa. Una Italia che può cambiare solo se il sud può cambiare. Lo giuro Presidente, anche a nome degli italiani che considerano i propri morti tutti coloro che sono caduti combattendo le organizzazioni criminali, che non ci sarà giorno in cui taceremo. Questo lo prometto. A voce alta.
©2010 Roberto Saviano/
Agenzia Santachiara
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