Pontinia, lo smaltimento abusivo di rifiuti scoperto dall’A rp a
Fanghi, caso nazionale
Interrogazione alla Camera sulla discarica lungo l’Ufente
http://www.dagolab.eu/public/LatinaOggi/Archivio/58a282b09fc5d30beccb/pag24sabaudia.pdf
Da Gricilli a Mazzocchio, i casi frequenti di stoccaggio illegali
A FINE maggio un blitz dell’Arpa ha scoperto e sequestrato 272 tonnellate di fanghi
inquinanti in un campo agricolo adiacente al fiume Ufente.
Nonostante il sequestro del terreno, di proprietà di un’azienda di Pontinia, i fanghi, proveniente da un’azienda casearea di Marcianise, ritenuti pericolosi per l’ambiente, non sono stati ancora bonificati. Sono passati tre mesi e, alle denuncie dei cittadini, delle associazioni locali e di Legambiente si aggiunge, ora, anche un’interrogazione parlamentare. A sottoscrivere il documento, rivolto al Ministro
delle politiche agricole, alimentari e forestali, Francesco Saverio Romano, al Ministro dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare, Stefania
Prestigiacomo, al Ministro dell'interno, Roberto Maroni, sono stati alcuni parlamentari del Partito Democratico e precisamente: Elisabetta Beltrandi, Marco Beltrandi, Rita Bernardini, Maria Antonietta Farina Coscioni, Matteo Mecacci e Maurizio Turco. Nell’interrogazione si legge: l’abbandono dei rifiuti pericolosi sul lungo Ufente «non è un episodio isolato, poiché negli anni passati sono stati rinvenuti migliaia di fusti tossici nell'area industriale di Mazzocchio, si sono verificati alcuni incendi (all'azienda Sep 2, al centro di compos t a g g i o e n e i terreni circostanti), nell'area dell'ex Mira Lanza; c'è stato l'abbandono di rifiuti sulla sorgente Fontana di Muro, nell'area dei Gricilli (di proprietà della regione Lazio), nello stesso fiume Ufente, nella discarica abusiva della Migliara 49». Proprio a causa dei ripetuti episodi, i parlamentari del Pd chiedono ai Ministri di riferimento «quali informazioni disponga il Governo in merito ai fatti riferiti in premessa e quali iniziative di competenza intendano adottare a tutela della salute e dell'ambiente dei cittadini rispetto ad un'area che ha
una forte vocazione agricola».
Fino adesso le denuncia agli enti locali non ha sortito alcun risultato. La bonifica della zona ancora non è stata fatta.
Magari un’interrogazione parlamentare sarà in grado di accelerare i tempi dei lavori ed evitare un ulteriore inquinamento dei terreni e delle falde acquifere.
Riccardo A. Colabattista
mercoledì 31 agosto 2011
manovra, rispunta il condono edilizio?
FAI e WWF giudicano grave e irresponsabile che la manovra per il riequilibrio dei conti pubblici, nata per far fronte alla grave crisi economico-finanziaria, possa per alcuni parlamentari essere l’occasione per la presentazione di emendamenti, ripetutamente presentati nel corso della presente Legislatura, in tema di condono edilizio, sospensione delle demolizioni in Campania, che nascono da evidenti finalità clientelari che mal si conciliano con gli obiettivi collettivi propri di una manovra economica.
FAI e WWF, inoltre, esprimono la propria preoccupazione di fronte alla riproposizione del diritto di superficie di durata prolungata su beni demaniali che già il Governo in una recente occasione ha definitivamente abbandonato perché giuridicamente ed economicamente poco praticabile. FAI e WWF si augurano che tali proposte presentate da alcuni parlamentari della maggioranza non vengano in alcun modo fatte proprie dal Governo. http://www.wwf.it/client/ricerca.aspx?root=28935&parent=12269&content=1
Dal dissesto al condono. Manovra anti-ambiente
Diego Carmignani
TERRITORIO Dopo i tagli ai fondi per la prevenzione del rischio idrogeologico, spuntano una sanatoria edilizia generalizzata e la sospensione degli abbattimenti per gli abusi campani.
Circa 3.500 morti in 50 anni. A causarli non è una malattia dalla cura introvabile, ma quella enorme piaga che flagella il Paese e per la quale il governo non sembra voler prendere contromisure: il dissesto idrogeologico. Eppure, la questione è nazionale, essendo interessato al fenomeno il 77 per cento dei comuni, dove sono state costruite abitazioni in aree a rischio, mentre nel 56 per cento dei casi sono i fabbricati industriali a trovarsi in pericolo. La drammatica condizione, che interessa omogeneamente l’intero Paese, ha i suoi picchi più alti nel Nord Italia.
Il paradosso nasce dal fatto che proprio il leader della Lega Umberto Bossi, coartefice insieme a Silvio Berlusconi della cosiddetta “manovra di Ferragosto”, non ha pensato per un secondo che la questione del dissesto meritasse attenzione, per concentrare l’intesa, e il suo personale braccio di ferro, sui provvedimenti pensionistici, più vicini agli interessi del suo elettorato. Il fatto che ieri sia stato fatto un sostanziale dietrofront sulla norma sulle pensioni non ha alterato in alcun modo i 6 miliardi di tagli ai ministeri.
La riduzione dei fondi Fas riguarderà, rispettivamente, per il Ministero dello Sviluppo economico i contributi per la banda larga, e per il Ministero dell’Ambiente i fondi per la prevenzione del dissesto idrogeologico. Obiettivi finanziari che dovranno essere raggiunti entro il 2012, mentre nei due settori il ritardo accumulato dall’Italia è oramai vastissimo. Le misure del governo ci sono valse le critiche dell’Unione europea, che nota «l’Italia non sembra capace di rivolgere lo sguardo al futuro». Sulla questione dissesto, si sono mossi intanto alcuni esponenti politici. Il Pd, su invito dell’assessore regionale all’Ambiente pugliese Fabiano Amati, ha presentato un emendamento alla manovra bis, primo firmatario il senatore Nicola Latorre, per scongiurare i tagli ed escludere la riduzione di risorse per i piani straordinari diretti a rimuovere le situazioni a più elevato rischio idrogeologico.
Ma l’impatto negativo della manovra sul territorio potrebbe crescere qualora si avverasse l’allarme lanciato ieri da Wwf, Legambiente e dai senatori ecodem Della Seta e Ferrante riguardo il condono edilizio. La sanatoria-vergogna promessa da Berlusconi per la Campania durante le ultime elezioni amministrative è rispuntata nella manovra bis. Oltre al nuovo condono (che era approdato sotto forma di decreto in Consiglio dei ministri ma non era mai stata approvato) pare che si studino anche: la sospensione, proprio nella Regione campana, delle sentenze di demolizione di immobili abusivi già decise dalla magistratura; la proposta di diritto di superficie per 90 anni per le aree demaniali e l’allentamento di altri vincoli per la tutela di ambiente e beni comuni.
«Una follia, un’istigazione alla catastrofe - spiega il presidente dei Verdi, Bonelli-. In un Paese che crolla e che conta tante vittime causate dal dissesto, si pensa ai tagli alla prevenzione e ai Piani casa: siamo di fronte alla cronaca di una morte annunciata per tutto il territorio. In quei luoghi, per giunta, che possono rappresentare un volano di crescita e di occupazione».
http://www.terranews.it/news/2011/08/dal-dissesto-al-condono-manovra-anti-ambiente
FAI e WWF, inoltre, esprimono la propria preoccupazione di fronte alla riproposizione del diritto di superficie di durata prolungata su beni demaniali che già il Governo in una recente occasione ha definitivamente abbandonato perché giuridicamente ed economicamente poco praticabile. FAI e WWF si augurano che tali proposte presentate da alcuni parlamentari della maggioranza non vengano in alcun modo fatte proprie dal Governo. http://www.wwf.it/client/ricerca.aspx?root=28935&parent=12269&content=1
Dal dissesto al condono. Manovra anti-ambiente
Diego Carmignani
TERRITORIO Dopo i tagli ai fondi per la prevenzione del rischio idrogeologico, spuntano una sanatoria edilizia generalizzata e la sospensione degli abbattimenti per gli abusi campani.
Circa 3.500 morti in 50 anni. A causarli non è una malattia dalla cura introvabile, ma quella enorme piaga che flagella il Paese e per la quale il governo non sembra voler prendere contromisure: il dissesto idrogeologico. Eppure, la questione è nazionale, essendo interessato al fenomeno il 77 per cento dei comuni, dove sono state costruite abitazioni in aree a rischio, mentre nel 56 per cento dei casi sono i fabbricati industriali a trovarsi in pericolo. La drammatica condizione, che interessa omogeneamente l’intero Paese, ha i suoi picchi più alti nel Nord Italia.
Il paradosso nasce dal fatto che proprio il leader della Lega Umberto Bossi, coartefice insieme a Silvio Berlusconi della cosiddetta “manovra di Ferragosto”, non ha pensato per un secondo che la questione del dissesto meritasse attenzione, per concentrare l’intesa, e il suo personale braccio di ferro, sui provvedimenti pensionistici, più vicini agli interessi del suo elettorato. Il fatto che ieri sia stato fatto un sostanziale dietrofront sulla norma sulle pensioni non ha alterato in alcun modo i 6 miliardi di tagli ai ministeri.
La riduzione dei fondi Fas riguarderà, rispettivamente, per il Ministero dello Sviluppo economico i contributi per la banda larga, e per il Ministero dell’Ambiente i fondi per la prevenzione del dissesto idrogeologico. Obiettivi finanziari che dovranno essere raggiunti entro il 2012, mentre nei due settori il ritardo accumulato dall’Italia è oramai vastissimo. Le misure del governo ci sono valse le critiche dell’Unione europea, che nota «l’Italia non sembra capace di rivolgere lo sguardo al futuro». Sulla questione dissesto, si sono mossi intanto alcuni esponenti politici. Il Pd, su invito dell’assessore regionale all’Ambiente pugliese Fabiano Amati, ha presentato un emendamento alla manovra bis, primo firmatario il senatore Nicola Latorre, per scongiurare i tagli ed escludere la riduzione di risorse per i piani straordinari diretti a rimuovere le situazioni a più elevato rischio idrogeologico.
Ma l’impatto negativo della manovra sul territorio potrebbe crescere qualora si avverasse l’allarme lanciato ieri da Wwf, Legambiente e dai senatori ecodem Della Seta e Ferrante riguardo il condono edilizio. La sanatoria-vergogna promessa da Berlusconi per la Campania durante le ultime elezioni amministrative è rispuntata nella manovra bis. Oltre al nuovo condono (che era approdato sotto forma di decreto in Consiglio dei ministri ma non era mai stata approvato) pare che si studino anche: la sospensione, proprio nella Regione campana, delle sentenze di demolizione di immobili abusivi già decise dalla magistratura; la proposta di diritto di superficie per 90 anni per le aree demaniali e l’allentamento di altri vincoli per la tutela di ambiente e beni comuni.
«Una follia, un’istigazione alla catastrofe - spiega il presidente dei Verdi, Bonelli-. In un Paese che crolla e che conta tante vittime causate dal dissesto, si pensa ai tagli alla prevenzione e ai Piani casa: siamo di fronte alla cronaca di una morte annunciata per tutto il territorio. In quei luoghi, per giunta, che possono rappresentare un volano di crescita e di occupazione».
http://www.terranews.it/news/2011/08/dal-dissesto-al-condono-manovra-anti-ambiente
Pontinia, interrogazione parlamentare sul degrado ambientale
http://www.camera.it/_dati/leg16/lavori/stenografici/sed481/pdfbt41.pdf
XVI LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 6 GIUGNO 2011
ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO.
— Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell’interno. — Per sapere – premesso che:
da un articolo pubblicato sul quotidiano ecologista Terra del 1o giugno 2011, si apprende che a Pontinia, sono stati rinvenuti fanghi sulle sponde del fiume Ufente
che sarebbero provenienti da un’azienda casearia di Marcianise (Caserta) e sarebbero stati depositati sul terreno dell’azienda Fondana Allevamenti. Si tratta di circa 272 tonnellate divise in 8 cumuli;
secondo il rapporto della polizia provinciale e dell’Arpa, l’azienda avrebbe l’autorizzazione a stoccare questo tipo di fanghi ma le operazioni, sarebbero avvenute in difformità dalla stessa autorizzazione sulle sponde del fiume, senza rispettare la distanza minima;
la proprietà della società Fondana Allevamenti comprende una superficie di oltre 50 ettari nelle campagne del comune di Pontinia tra l’Appia, la Migliara 54 e l’Ufente dove sembra siano in corso ulteriori accertamenti;
non si tratta, peraltro, di un episodio isolato, poiché negli anni passati sono stati
rinvenuti migliaia di fusti tossici nell’area industriale di Mazzocchio, si sono verificati alcuni incendi (all’azienda Sep 2, al centro di compostaggio e nei terreni circostanti), nell’area dell’ex Mira Lanza; c’è stato l’abbandono di rifiuti sulla sorgente Fontana di Muro, nell’area dei Gricilli (di proprietà della regione Lazio), nello stesso fiume Ufente, nella discarica abusiva della Migliara 49 –:
di quali informazioni disponga il Governo in merito ai fatti riferiti in premessa
e quali iniziative di competenza intendano adottare a tutela della salute e dell’ambiente dei cittadini rispetto ad un’area che ha una forte vocazione agricola. (4-12187)
* * *
XVI LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 6 GIUGNO 2011
ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO.
— Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell’interno. — Per sapere – premesso che:
da un articolo pubblicato sul quotidiano ecologista Terra del 1o giugno 2011, si apprende che a Pontinia, sono stati rinvenuti fanghi sulle sponde del fiume Ufente
che sarebbero provenienti da un’azienda casearia di Marcianise (Caserta) e sarebbero stati depositati sul terreno dell’azienda Fondana Allevamenti. Si tratta di circa 272 tonnellate divise in 8 cumuli;
secondo il rapporto della polizia provinciale e dell’Arpa, l’azienda avrebbe l’autorizzazione a stoccare questo tipo di fanghi ma le operazioni, sarebbero avvenute in difformità dalla stessa autorizzazione sulle sponde del fiume, senza rispettare la distanza minima;
la proprietà della società Fondana Allevamenti comprende una superficie di oltre 50 ettari nelle campagne del comune di Pontinia tra l’Appia, la Migliara 54 e l’Ufente dove sembra siano in corso ulteriori accertamenti;
non si tratta, peraltro, di un episodio isolato, poiché negli anni passati sono stati
rinvenuti migliaia di fusti tossici nell’area industriale di Mazzocchio, si sono verificati alcuni incendi (all’azienda Sep 2, al centro di compostaggio e nei terreni circostanti), nell’area dell’ex Mira Lanza; c’è stato l’abbandono di rifiuti sulla sorgente Fontana di Muro, nell’area dei Gricilli (di proprietà della regione Lazio), nello stesso fiume Ufente, nella discarica abusiva della Migliara 49 –:
di quali informazioni disponga il Governo in merito ai fatti riferiti in premessa
e quali iniziative di competenza intendano adottare a tutela della salute e dell’ambiente dei cittadini rispetto ad un’area che ha una forte vocazione agricola. (4-12187)
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Pontinia, Pd Magnarelli e Battisti, pubblicità e interrogazione parlamentare
Su La Provincia di oggi oltre alla conferma della direzione organizzativa del teatro alla associazione Arte e Teatro (ricompensata con 25 mila euro secondo il giornale mentre Pernarella costava meno) e/o alla sua presidente, le alte lamentele del redivivo segretario Pd perchè non è stata fatta idonea pubblicità al bando per il censimento. Ma il segretario pd in una giunta Pd non conta proprio nulla?
Sul giornale Latina Oggi viene citata l'interrogazione parlamentare di alcuni deputati pd in merito al rinvenimento dei rifiuti nel comune di Pontinia. Qualcuno dice che segnalo il degrado ambientale a Pontinia per via dell'assessore all'ambiente. Infatti negli anni '80 nemmeno sapeva cosa fossero raccolta differenziata ed energie naturali e rinnovabili....
Sul giornale Latina Oggi viene citata l'interrogazione parlamentare di alcuni deputati pd in merito al rinvenimento dei rifiuti nel comune di Pontinia. Qualcuno dice che segnalo il degrado ambientale a Pontinia per via dell'assessore all'ambiente. Infatti negli anni '80 nemmeno sapeva cosa fossero raccolta differenziata ed energie naturali e rinnovabili....
nucleare, Fukushima a scuola di radioattività
News - 30 agosto, 2011
http://www.greenpeace.org/italy/it/News1/Fukushima-scuole-radioattivita/
Il 1 settembre suoneranno le campanelle in Giappone e i bambini di Fukushima dovrebbero tornare a scuola tra quaderni bianchi e alti livelli di contaminazione radioattiva. Lo rivelano i risultati delle analisi del nostro team di esperti. Chiediamo al nuovo Primo Ministro del Giappone di posticipare l'apertura delle scuole della zona.
zoom
A Fukushima tra il 17 e il 19 agosto scorso abbiamo effettuato misurazioni in una scuola superiore, in un asilo e in un centro di assistenza all'infanzia. Risultati: 1.5 Micro Sievert in un'ora (µSv/h) a un metro dal suolo in una scuola già decontaminata dalle autorità e 2 µSv/h a un metro dal suolo in un parco del centro cittadino.
Questi livelli di radioattività, oltre 15 volte superiori agli standard di sicurezza internazionali, dimostrano che gli sforzi delle autorità per decontaminare l'area non sono sufficienti a garantire la salute dei bambini.
È come chiedere a un genitore di scegliere tra la salute o l’educazione dei propri figli.
Il nuovo piano di decontaminazione arriverà comunque troppo tardi. Il nuovo Primo Ministro, Yoshihiko Noda, deve rinviare subito l'apertura delle scuole, trasferire quelle nelle aree più a rischio e mobilitare i migliaia di lavoratori necessari a portare le dosi radioattive il più possibile al di sotto di 1 mSv/y.
Il nostro team, inoltre, ha scoperto che, mentre i tassi di radioattività media rimangono al di sopra della dose massima consentita di 1mSv/y in molte aree già decontaminate dalle autorità, una diminuzione dei livelli di radiazioni è stata registrata in luoghi dove le comunità locali e le organizzazioni non governative hanno svolto ulteriori attività di pulizia.
Ridurre i livelli di esposizione alle radiazioni per i bambini è possibile, ma si devono mettere in atto misure immediate per evitare qualsiasi pericolo per la loro salute.
http://www.greenpeace.org/italy/it/News1/Fukushima-scuole-radioattivita/
Il 1 settembre suoneranno le campanelle in Giappone e i bambini di Fukushima dovrebbero tornare a scuola tra quaderni bianchi e alti livelli di contaminazione radioattiva. Lo rivelano i risultati delle analisi del nostro team di esperti. Chiediamo al nuovo Primo Ministro del Giappone di posticipare l'apertura delle scuole della zona.
zoom
A Fukushima tra il 17 e il 19 agosto scorso abbiamo effettuato misurazioni in una scuola superiore, in un asilo e in un centro di assistenza all'infanzia. Risultati: 1.5 Micro Sievert in un'ora (µSv/h) a un metro dal suolo in una scuola già decontaminata dalle autorità e 2 µSv/h a un metro dal suolo in un parco del centro cittadino.
Questi livelli di radioattività, oltre 15 volte superiori agli standard di sicurezza internazionali, dimostrano che gli sforzi delle autorità per decontaminare l'area non sono sufficienti a garantire la salute dei bambini.
È come chiedere a un genitore di scegliere tra la salute o l’educazione dei propri figli.
Il nuovo piano di decontaminazione arriverà comunque troppo tardi. Il nuovo Primo Ministro, Yoshihiko Noda, deve rinviare subito l'apertura delle scuole, trasferire quelle nelle aree più a rischio e mobilitare i migliaia di lavoratori necessari a portare le dosi radioattive il più possibile al di sotto di 1 mSv/y.
Il nostro team, inoltre, ha scoperto che, mentre i tassi di radioattività media rimangono al di sopra della dose massima consentita di 1mSv/y in molte aree già decontaminate dalle autorità, una diminuzione dei livelli di radiazioni è stata registrata in luoghi dove le comunità locali e le organizzazioni non governative hanno svolto ulteriori attività di pulizia.
Ridurre i livelli di esposizione alle radiazioni per i bambini è possibile, ma si devono mettere in atto misure immediate per evitare qualsiasi pericolo per la loro salute.
nuove norme sui reati ambientali D.Lgs. 121 / 2011
Reati ambientali, in vigore le nuove norme
Responsabilità estesa a persone giuridiche e imprese, bacchettata la gestione dei rifiuti non autorizzata
di Paola Mammarella
http://www.edilportale.com/news/2011/08/normativa/reati-ambientali-in-vigore-le-nuove-norme_23731_15.html
30/08/2011 - È in vigore dal 16 agosto il Decreto Legislativo 121/2011 (http://www.edilportale.com/normativa/decreto-legislativo/2011/121/attuazione-della-direttiva-2008-99-ce-sulla-tutela-penale-dell-ambiente-nonche-della-direttiva-2009-123-ce_11966.html) che attua le Direttive 2009/123/Ce e 2005/35/Ce sulla tutela dell’ambiente.
La norma estende alle persone giuridiche, quindi anche alle imprese, la responsabilità per i reati previsti dal D.lgs 152/2006 (http://www.edilportale.com/normativa/decreto-legislativo/2006/152/norme-in-materia-ambientale_9502.html), Codice dell’Ambiente, come la gestione dei rifiuti non autorizzata, gli scarichi industriali, il traffico illecito di rifiuti e l’inquinamento causato dalle navi.
Tra i reati compaiono inoltre i danni ad animali e piante protette, nonché quelli agli habitat situati all’interno di siti tutelati.
Tra le pene previste il decreto riporta non solo sanzioni pecuniarie, ma anche misure interdittive.
La disposizione dovrebbe creare una maggiore consapevolezza e attenzione delle imprese nelle scelte, che in questo modo si ripercuotono senz’altro sull’immagine aziendale.
Come rilevato da alcune dichiarazioni di stampa, la norma sostituisce in parte alcune disposizioni previste dalla normativa sul Sistri, abrogata dalla manovra-bis.
(riproduzione riservata)
Responsabilità estesa a persone giuridiche e imprese, bacchettata la gestione dei rifiuti non autorizzata
di Paola Mammarella
http://www.edilportale.com/news/2011/08/normativa/reati-ambientali-in-vigore-le-nuove-norme_23731_15.html
30/08/2011 - È in vigore dal 16 agosto il Decreto Legislativo 121/2011 (http://www.edilportale.com/normativa/decreto-legislativo/2011/121/attuazione-della-direttiva-2008-99-ce-sulla-tutela-penale-dell-ambiente-nonche-della-direttiva-2009-123-ce_11966.html) che attua le Direttive 2009/123/Ce e 2005/35/Ce sulla tutela dell’ambiente.
La norma estende alle persone giuridiche, quindi anche alle imprese, la responsabilità per i reati previsti dal D.lgs 152/2006 (http://www.edilportale.com/normativa/decreto-legislativo/2006/152/norme-in-materia-ambientale_9502.html), Codice dell’Ambiente, come la gestione dei rifiuti non autorizzata, gli scarichi industriali, il traffico illecito di rifiuti e l’inquinamento causato dalle navi.
Tra i reati compaiono inoltre i danni ad animali e piante protette, nonché quelli agli habitat situati all’interno di siti tutelati.
Tra le pene previste il decreto riporta non solo sanzioni pecuniarie, ma anche misure interdittive.
La disposizione dovrebbe creare una maggiore consapevolezza e attenzione delle imprese nelle scelte, che in questo modo si ripercuotono senz’altro sull’immagine aziendale.
Come rilevato da alcune dichiarazioni di stampa, la norma sostituisce in parte alcune disposizioni previste dalla normativa sul Sistri, abrogata dalla manovra-bis.
(riproduzione riservata)
martedì 30 agosto 2011
nucleare, test di sicurezza francesi sono inutili
Susan Dabbous
ENERGIA Il ministro Besson chiederà all’Agenzia atomica internazionale di imporre le verifiche sulla sicurezza come fa Parigi. Sortir du nucleaire: «I controlli sono parziali e inefficaci».
«Chiederò che i test sulla sicurezza delle centrali nucleari che stiamo facendo in Francia, vengano estesi a livello internazionale». Queste le parole rivolte ieri all’Aiea, l’agenzia internazionale per l’energia atomica, dal ministro dell’Industria Eric Besson. L’ex socialista passato nelle fila di Sarkozy ha parlato dalla centrale di Bugey gestita dalla società pubblica Edf. Ma per l’associazione antinuclearista Sortir du nucleaire discutere di sicurezza da quell’impianto «vecchio e insicuro» è un vero paradosso.
Di Besson, poi, non si può certo dire che sia un esperto di nucleare. Fino all’anno scorso era a capo del ministero dell’immigrazione e dell’identità nazionale. Da novembre è invece titolare dell’importante dicastero nel quale rientrano anche i colossi dell’atomo nazionali. Già inviso per la politica dei rimpatri contro i sanspapier e i rom, l’ex socialista ha dimostrato di saper reggere l’impopolarità. Per questo l’Ump ha deciso di rimettere nelle sue mani la patata bollente della sicurezza atomica in vista della campagna presidenziale del 2012.
All’indomani dell’incidente nucleare di Fukushima, infatti, fu Sarkozy in persona a dire: «sul nucleare serve aprire una riflessione attenta», da allora i mesi sono passati tra test sulla sicurezza (che però non includono l’eventualità di un attacco terroristico tipo 11 settembre) e nuove strategie comunicative delle aziende energetiche, che hanno fatto della «trasparenza» la loro nuova parola d’ordine. «Per convincere la comunità internazionale a fare quello che stiamo facendo noi servirà olio di gomito», ha detto testualmente Besson nella centrale sul Reno durante la visita presenziata anche dal premier, François Fillon, e la ministra dell’Ambiente Natalie Kosciusko-Morizet.
L’occasione in cui la Francia chiederà reciprocità è quella della riunione del prossimo 19 settembre dell’Aiea, l’Agenzia dell’energia atomica internazionale. «Ho vergogna per la posizione che assumerà il mio Paese» taglia corto Daniel Roussée, portavoce dell’associazione ambientalista Sortir du nucleaire. «I test intrapresi in Francia sono assolutamente inadeguati-prosegue -. Tanto per iniziare la scadenza del 2011 è troppo ravvicinata per visionare tutti e 58 i reattori che insistono sul territorio nazionale». Le verifiche da parte dell’Autorità nazionale per la sicurezza nucleare, Asn, infatti, sono iniziate a maggio, come chiesto dall’Unione europea a tutti gli Stati membri dotati di centrali atomiche, e finiranno a dicembre.
«Gli stress test non sono altro che il controllo da parte dei funzionari statali della Asn sulla regolarità della documentazione che gli fornisce l’Edf, l’azienda elettrica nazionale» spiega Roussée. In altre parole l’Autorità è sì un organo di controllo che finora ha sempre funzionato bene, ma non è certo in grado di rendere obbligatorie le proprie indicazioni o raccomandazioni. E poi a spaventare è il pericolo sisimico. «Le nostre centrali più vecchie - prosegue l’antinuclearista - sono progettate per resistere ad un terremoto massimo di 5,2 gradi della scala Richter».
Gli stress test attuali, inoltre, non tengono conto dell’errore umano, «alla base dell’80 per cento dei piccoli incidenti che avvengono ogni giorno e di cui non si parla». Per avere dei controlli più efficaci, gli ambientalisti chiedono quindi un organismo di controllo europeo sulla sicurezza nucleare, «affinché sia davvero indipehttp://www.terranews.it/news/2011/08/francia-test-nucleari-tutti-gli-ecologisti-%C2%ABsono-inutili%C2%BBndente».
ENERGIA Il ministro Besson chiederà all’Agenzia atomica internazionale di imporre le verifiche sulla sicurezza come fa Parigi. Sortir du nucleaire: «I controlli sono parziali e inefficaci».
«Chiederò che i test sulla sicurezza delle centrali nucleari che stiamo facendo in Francia, vengano estesi a livello internazionale». Queste le parole rivolte ieri all’Aiea, l’agenzia internazionale per l’energia atomica, dal ministro dell’Industria Eric Besson. L’ex socialista passato nelle fila di Sarkozy ha parlato dalla centrale di Bugey gestita dalla società pubblica Edf. Ma per l’associazione antinuclearista Sortir du nucleaire discutere di sicurezza da quell’impianto «vecchio e insicuro» è un vero paradosso.
Di Besson, poi, non si può certo dire che sia un esperto di nucleare. Fino all’anno scorso era a capo del ministero dell’immigrazione e dell’identità nazionale. Da novembre è invece titolare dell’importante dicastero nel quale rientrano anche i colossi dell’atomo nazionali. Già inviso per la politica dei rimpatri contro i sanspapier e i rom, l’ex socialista ha dimostrato di saper reggere l’impopolarità. Per questo l’Ump ha deciso di rimettere nelle sue mani la patata bollente della sicurezza atomica in vista della campagna presidenziale del 2012.
All’indomani dell’incidente nucleare di Fukushima, infatti, fu Sarkozy in persona a dire: «sul nucleare serve aprire una riflessione attenta», da allora i mesi sono passati tra test sulla sicurezza (che però non includono l’eventualità di un attacco terroristico tipo 11 settembre) e nuove strategie comunicative delle aziende energetiche, che hanno fatto della «trasparenza» la loro nuova parola d’ordine. «Per convincere la comunità internazionale a fare quello che stiamo facendo noi servirà olio di gomito», ha detto testualmente Besson nella centrale sul Reno durante la visita presenziata anche dal premier, François Fillon, e la ministra dell’Ambiente Natalie Kosciusko-Morizet.
L’occasione in cui la Francia chiederà reciprocità è quella della riunione del prossimo 19 settembre dell’Aiea, l’Agenzia dell’energia atomica internazionale. «Ho vergogna per la posizione che assumerà il mio Paese» taglia corto Daniel Roussée, portavoce dell’associazione ambientalista Sortir du nucleaire. «I test intrapresi in Francia sono assolutamente inadeguati-prosegue -. Tanto per iniziare la scadenza del 2011 è troppo ravvicinata per visionare tutti e 58 i reattori che insistono sul territorio nazionale». Le verifiche da parte dell’Autorità nazionale per la sicurezza nucleare, Asn, infatti, sono iniziate a maggio, come chiesto dall’Unione europea a tutti gli Stati membri dotati di centrali atomiche, e finiranno a dicembre.
«Gli stress test non sono altro che il controllo da parte dei funzionari statali della Asn sulla regolarità della documentazione che gli fornisce l’Edf, l’azienda elettrica nazionale» spiega Roussée. In altre parole l’Autorità è sì un organo di controllo che finora ha sempre funzionato bene, ma non è certo in grado di rendere obbligatorie le proprie indicazioni o raccomandazioni. E poi a spaventare è il pericolo sisimico. «Le nostre centrali più vecchie - prosegue l’antinuclearista - sono progettate per resistere ad un terremoto massimo di 5,2 gradi della scala Richter».
Gli stress test attuali, inoltre, non tengono conto dell’errore umano, «alla base dell’80 per cento dei piccoli incidenti che avvengono ogni giorno e di cui non si parla». Per avere dei controlli più efficaci, gli ambientalisti chiedono quindi un organismo di controllo europeo sulla sicurezza nucleare, «affinché sia davvero indipehttp://www.terranews.it/news/2011/08/francia-test-nucleari-tutti-gli-ecologisti-%C2%ABsono-inutili%C2%BBndente».
l'uranio impoverito, il poligono di Quirra, il cancro linfoma Hodgkin
Marco De Vidi
IL CASO Ammalata di cancro dopo aver prestato servizio nella base di Quirra. La lettera-denuncia di una soldatessa di 28 anni
«Mi sto curando un cancro a 28 anni, adesso voglio la verità sul Poligono di Salto di Quirra e sulla mia malattia». Una soldatessa anonima ha scritto una lettera al portale Vittimeuranio.com. Ha denunciato di essersi ammalata con molta probabilità in conseguenza del suo servizio nel poligono interforze sardo. La donna soldato è ora in cura presso l’ospedale oncologico di Cagliari, dopo aver scoperto di avere il linfoma di Hodgkin.
Per due anni e mezzo ha prestato servizio al poligono di Perdasdefogu e ha partecipato a esercitazioni lì e nella base di Teulada (Ca), dove si usavano munizioni all’uranio impoverito. è l’ennesimo caso di una verità che sta emergendo con fatica da alcune sentenze. Ultima delle quali quella emessa pochi giorni fa dal tribunale di Cagliari, che ha condannato il ministero della Difesa a risarcire i familiari del soldato Valery Melis, morto nel 2004 per un linfoma dopo aver partecipato alle missioni del contingente internazionale nei Balcani alla fine degli anni Novanta.
Stando ai dati comunicati dal ministro La Russa in risposta a un’interrogazione parlamentare circa un anno e mezzo fa, i militari italiani affetti da patologie neoplastiche accertati fino al 31 dicembre 2009 sono 2727. Secondo le statistiche ufficiali i morti sono 78, ma esiste una forte discrepanza con i dati forniti dalle associazioni, che parlano di almeno 216 morti. Una spiegazione alla differenza nel conteggio è data dal fatto che molti soldati si ammalano dopo il congedo, in quanto queste malattie hanno tempi di latenza di anni, e quindi escono dalle statistiche militari. Casi di contaminazione sono stati registrati tra chi ha partecipato alle varie missioni all’estero, nei Balcani, in Libano, Somalia, Iraq e Afghanistan. Altri siti sotto accusa sono le basi italiane di Torre Veneri (Le) e quelle di Teulada e Perdasfedogu in Sardegna. In particolare, per la base di cui parla la soldatessa nella lettera si è parlato addirittura di “sindrome di Quirra”, per i moltissimi casi di tumori verificatisi. Le Asl di Lanusei e Cagliari a inizio 2011 hanno presentato un’indagine, secondo la quale il 65 per cento dei pastori che hanno lavorato negli allevamenti presenti nei dintorni della base si è ammalato di leucemia.
Sono moltissimi inoltre i casi di agnelli nati deformi e di animali con gravi malformazioni. Ci sono stati almeno 23 casi di tumore tra i militari e una quarantina tra i civili. L’eccezionale gravità della situazione ha portato la procura di Lanusei (guidata dal procuratore capo Domenico Fiordalisi) a porre sotto sequestro, nel gennaio scorso, alcuni bersagli del poligono di Quirra, con l’ipotesi di omicidio plurimo e di omissione di atti d’ufficio per mancati controlli sanitari. Inoltre lo scorso marzo Fiordalisi ha ordinato la riesumazione di venti allevatori morti tra il 1995 e il 2010 a causa di tumori al sistema linfo-emopoietico. Gli inquirenti di Lanusei hanno inoltre, nel mese di aprile, iscritto nel registro degli indagati l’ex comandante del poligono Tobia Santacroce, originario di Chieti. L’ex colonnello ha ora 66 anni ed è in pensione con il grado di generale. È accusato di disastro ambientale, per aver fatto brillare armi e munizioni a Perdasdefogu con possibili danni all’ambiente e alla salute umana e animale.
Fino ad oggi ci sono state quattro sentenze che hanno condannato il ministero della Difesa a risarcimenti verso le famiglie di militari morti, ma «finora nessuna delle vittime ha preso una lira. Gianbattista Marica ha avviato la causa da vivo, ha ottenuto il risarcimento e ha fatto in tempo a morire prima che gli venisse dato qualcosa», commenta con amarezza Francesco Palese, giornalista di Vittimeuranio.com. Il fatto è che «non si può dimostrare la causa di un cancro, e infatti anche le sentenze che hanno predisposto questi risarcimenti si fondano su un forte legame di probabilità. E il ministero della Difesa cerca con questi cavilli di portare questi processi fino alla Cassazione». «Quello che servirebbe - continua Palese - è una seria legge assistenziale a chi si è ammalato durante il servizio militare. Perché non prevedere un emendamento nella manovra che chiude lunedì che preveda equi risarcimenti alle vittime militari ammalatisi nei poligoni o nelle missioni all’estero? Del resto norme simili esistono per le aziende normali, perché non per l’esercito?».
Quasi in risposta all’auspicio del giornalista è arrivata oggi la notizia che Adriana Poli Bortone, senatrice presidente del partito Io Sud, presenterà un emendamento allo scopo di «Vincolare una parte delle risorse che si stanno recuperando dal taglio dei costi della politica e dalla lotta agli sprechi al risarcimento dei militari italiani gravemente malati e ai familiari di quelli deceduti».
http://www.terranews.it/news/2011/08/%C2%ABvoglio-la-verita-sull%E2%80%99uranio%C2%BB
IL CASO Ammalata di cancro dopo aver prestato servizio nella base di Quirra. La lettera-denuncia di una soldatessa di 28 anni
«Mi sto curando un cancro a 28 anni, adesso voglio la verità sul Poligono di Salto di Quirra e sulla mia malattia». Una soldatessa anonima ha scritto una lettera al portale Vittimeuranio.com. Ha denunciato di essersi ammalata con molta probabilità in conseguenza del suo servizio nel poligono interforze sardo. La donna soldato è ora in cura presso l’ospedale oncologico di Cagliari, dopo aver scoperto di avere il linfoma di Hodgkin.
Per due anni e mezzo ha prestato servizio al poligono di Perdasdefogu e ha partecipato a esercitazioni lì e nella base di Teulada (Ca), dove si usavano munizioni all’uranio impoverito. è l’ennesimo caso di una verità che sta emergendo con fatica da alcune sentenze. Ultima delle quali quella emessa pochi giorni fa dal tribunale di Cagliari, che ha condannato il ministero della Difesa a risarcire i familiari del soldato Valery Melis, morto nel 2004 per un linfoma dopo aver partecipato alle missioni del contingente internazionale nei Balcani alla fine degli anni Novanta.
Stando ai dati comunicati dal ministro La Russa in risposta a un’interrogazione parlamentare circa un anno e mezzo fa, i militari italiani affetti da patologie neoplastiche accertati fino al 31 dicembre 2009 sono 2727. Secondo le statistiche ufficiali i morti sono 78, ma esiste una forte discrepanza con i dati forniti dalle associazioni, che parlano di almeno 216 morti. Una spiegazione alla differenza nel conteggio è data dal fatto che molti soldati si ammalano dopo il congedo, in quanto queste malattie hanno tempi di latenza di anni, e quindi escono dalle statistiche militari. Casi di contaminazione sono stati registrati tra chi ha partecipato alle varie missioni all’estero, nei Balcani, in Libano, Somalia, Iraq e Afghanistan. Altri siti sotto accusa sono le basi italiane di Torre Veneri (Le) e quelle di Teulada e Perdasfedogu in Sardegna. In particolare, per la base di cui parla la soldatessa nella lettera si è parlato addirittura di “sindrome di Quirra”, per i moltissimi casi di tumori verificatisi. Le Asl di Lanusei e Cagliari a inizio 2011 hanno presentato un’indagine, secondo la quale il 65 per cento dei pastori che hanno lavorato negli allevamenti presenti nei dintorni della base si è ammalato di leucemia.
Sono moltissimi inoltre i casi di agnelli nati deformi e di animali con gravi malformazioni. Ci sono stati almeno 23 casi di tumore tra i militari e una quarantina tra i civili. L’eccezionale gravità della situazione ha portato la procura di Lanusei (guidata dal procuratore capo Domenico Fiordalisi) a porre sotto sequestro, nel gennaio scorso, alcuni bersagli del poligono di Quirra, con l’ipotesi di omicidio plurimo e di omissione di atti d’ufficio per mancati controlli sanitari. Inoltre lo scorso marzo Fiordalisi ha ordinato la riesumazione di venti allevatori morti tra il 1995 e il 2010 a causa di tumori al sistema linfo-emopoietico. Gli inquirenti di Lanusei hanno inoltre, nel mese di aprile, iscritto nel registro degli indagati l’ex comandante del poligono Tobia Santacroce, originario di Chieti. L’ex colonnello ha ora 66 anni ed è in pensione con il grado di generale. È accusato di disastro ambientale, per aver fatto brillare armi e munizioni a Perdasdefogu con possibili danni all’ambiente e alla salute umana e animale.
Fino ad oggi ci sono state quattro sentenze che hanno condannato il ministero della Difesa a risarcimenti verso le famiglie di militari morti, ma «finora nessuna delle vittime ha preso una lira. Gianbattista Marica ha avviato la causa da vivo, ha ottenuto il risarcimento e ha fatto in tempo a morire prima che gli venisse dato qualcosa», commenta con amarezza Francesco Palese, giornalista di Vittimeuranio.com. Il fatto è che «non si può dimostrare la causa di un cancro, e infatti anche le sentenze che hanno predisposto questi risarcimenti si fondano su un forte legame di probabilità. E il ministero della Difesa cerca con questi cavilli di portare questi processi fino alla Cassazione». «Quello che servirebbe - continua Palese - è una seria legge assistenziale a chi si è ammalato durante il servizio militare. Perché non prevedere un emendamento nella manovra che chiude lunedì che preveda equi risarcimenti alle vittime militari ammalatisi nei poligoni o nelle missioni all’estero? Del resto norme simili esistono per le aziende normali, perché non per l’esercito?».
Quasi in risposta all’auspicio del giornalista è arrivata oggi la notizia che Adriana Poli Bortone, senatrice presidente del partito Io Sud, presenterà un emendamento allo scopo di «Vincolare una parte delle risorse che si stanno recuperando dal taglio dei costi della politica e dalla lotta agli sprechi al risarcimento dei militari italiani gravemente malati e ai familiari di quelli deceduti».
http://www.terranews.it/news/2011/08/%C2%ABvoglio-la-verita-sull%E2%80%99uranio%C2%BB
lunedì 29 agosto 2011
piano casa Lazio, alcune note tra condoni ed esclusioni
E’ stata pubblicata, sul BURL del 27 agosto 2011, supplemento ordinario n. 160 al Burl n. 32, la legge regionale del Lazio n. 10 “piano casa” avente per oggetto le modifiche alla legge n. 21 dell’11/08/2009.
Comma 2 articolo 2 le disposizioni del presente capo non si applicano agli interventi di cui al comma 1 da effettuarsi su edifici realizzati abusivamente, nonché:
Lettera h) comma 2 art. 2 su casali e complessi rurali, ancorché non vincolati dal PTPR, che siano stati realizzati in epoca anteriore al 1930.
Comma 4 art. 2 I comuni, entro il termine perentorio del 31 gennaio 2012, possono individuare, con deliberazione del consiglio comunale, ambiti del proprio strumento urbanistico ovvero immobili nei quali, in ragione di particolari qualità di carattere storico, artistico, urbanistico e architettonico, limitare o escludere gli interventi previsti nel presente articolo.
Il piano casa viene anche applicato ai fabbricati costruiti con domanda di sanatoria definita per la quale viene rilasciata la concessione a sanatoria entro i termini della presentazione della DIA o del permesso a costruire (dopo il 31 gennaio 2012 ed entro il 31 gennaio 2012).
L’art. 25 definisce la procedura per la definizione di tutte le pratiche edilizie in sanatoria pendenti, per le quali i proprietari possono presentare alternativamente:
a)perizia giurata dell’avvenuta formazione del titolo abilitativo in sanatoria per decorso dei termini stabiliti dall’art. 35 della legge 47/1985, dell’articolo 39 della legge 724/94, nonché dell’art. 6 della legge regionale 12/2004, ove ne ricorrano le condizioni previste;
b)la documentazione integrativa a quella trasmessa al comune, resa in conformità alle relative discipline delle singole sanatorie edilizie.
3. i comuni entro 90 giorni dal ricevimento della documentazione integrativa di cui alla lettera a) verificano la veridicità. Decorso tale termine con silenzio assenso.
4. in alternativa alla lettera a) il proprietario interessato deve presentare entro 12 mesi la documentazione di cui alla lettera b). Il comune dalla data di ricezione della documentazione ha tempo 90 giorni (120 per i comuni oltre 50 mila abitanti) per verificare la documentazione. Decorsi tale termine vale il silenzio assenso.
Decorsi i tempi del silenzio assenso si può procedere con DIA o permesso a costruire per gli ampliamenti del piano casa.
Zona agricola (decreto Ministero Lavori Pubblici 2 aprile 1968 http://www.ambientediritto.it/Legislazione/URBANISTICA/D.M.1968%20n.1444.htm)
Eliminato l’obbligo di essere coltivatori diretti e imprenditori agricoli (ex comma 2 art. 2) per gli ampliamenti fino al 20%. L’ampliamento per l’adeguamento sismico può arrivare fino al 35% per la zona sismica 1 e 2 (vedere classificazione sismica http://www.regione.lazio.it/rl_ambiente/?vw=contenutidettaglio&id=21
http://www.regione.lazio.it/binary/rl_ambiente/tbl_contenuti/D_387_22_05_09.pdf
http://www.regione.lazio.it/binary/rl_ambiente/tbl_contenuti/DGR_Riclassificazione_sismica_766_03.1148408010.pdfhttp://www.regione.lazio.it/binary/rl_ambiente/tbl_contenuti/ALLEGATO1.1148408010.pdfhttp://www.regione.lazio.it/binary/rl_ambiente/tbl_contenuti/ALLEGATO2.1148408010.pdf(come Pontinia) in base all’art. 3bis. Gli ampliamenti del 30% mediante demolizione e ricostruzione, nonché il cambio di destinazione d’uso da non residenziale a residenziale non possono riguardare la zona agricola (art. 3 ter). Gli ampliamenti del 35% (art. 4) mediante demolizione e ricostruzione dei fabbricati in zona agricola possono essere effettuati con ampliamento fino al 20% (il 35% per le altre zone urbanistiche, il 60% per edifici plurifamiliari) a condizione con esclusione dei fabbricati costruiti prima del 1950. Art. 5 cambio uso in residenziale dei volumi accessori e pertinenziali, nonché unità immobiliari destinati ad altro uso, fino al 20% del volume o della superficie, massimo per 70 mq. In zona agricola purchè il cambio d’uso non superi il 50% della parte residenziale preesistente
Escluse sopraelevazioni
Gli interventi di ampliamento sono ammessi in adiacenza, in aderenza al corpo di fabbrica esistente, oppure con un corpo di fabbrica separato di carattere accessorio e pertinenziale.
Obblighi
La destinazione d’uso non può essere cambiata per 10 anni.
L.R. 11 Agosto 2009, n. 21Misure straordinarie per il settore edilizio ed interventi per l'edilizia residenziale sociale (1)
CAPO I DISPOSIZIONI GENERALI
Art. 1 (Oggetto e finalità)
1. La presente legge, nel rispetto dei vincoli relativi ai beni culturali, paesaggistici e ambientali (nonché della normativa sulle zone agricole soppresso), a partire dall’intesa sull’atto concernente misure per il rilancio dell’economia attraverso l’attività edilizia, pubblicata sulla Gazzetta ufficiale del 29 aprile 2009, n. 98, adottata tra Stato, Regioni ed enti locali, ai sensi dell’articolo 8, comma 6, della legge 5 giugno 2003, n. 131 (Disposizioni per l’adeguamento dell’ordinamento della Repubblica alla legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3), disciplina:
a) misure straordinarie ed urgenti nel settore edilizio, finalizzate a contrastare la crisi economica ed a favorire l’adeguamento del patrimonio edilizio esistente alla normativa antisismica, il miglioramento della qualità architettonica e la sostenibilità energetico-ambientale del patrimonio stesso, secondo le tecniche, le disposizioni ed i principi della bioedilizia;
b) misure urgenti per incrementare e sostenere l’offerta di edilizia residenziale sovvenzionata e sociale;
c) modalità di coordinamento e di integrazione delle misure straordinarie ed urgenti di cui alle lettere a) e b), nell’ambito di programmi integrati di riqualificazione urbana, di promozione dell’edilizia residenziale sociale, di ripristino ambientale e di risparmio energetico;
d) lo snellimento delle procedure in materia urbanistica tramite le modifiche ovvero le integrazioni alle leggi regionali 2 luglio 1987, n. 36 (Norme in materia di attività urbanistico-edilizia e snellimento delle procedure) e successive modifiche, 26 giugno 1997, n. 22 (Norme in materia di programmi integrati di intervento per la riqualificazione urbanistica, edilizia ed ambientale del territorio della Regione), 22 dicembre 1999, n. 38 (Norme sul governo del territorio) e successive modifiche e 16 aprile 2009, n. 13 (Disposizioni per il recupero a fini abitativi dei sottotetti esistenti).
CAPO II MISURE STRAORDINARIE PER IL SETTORE EDILIZIO
Art. 2 (Ambito di applicazione)
1.Le disposizioni del presente capo si applicano agli interventi di ampliamento e di sostituzione edilizia, di ristrutturazione e di sostituzione edilizia degli edifici (con demolizione e ricostruzione degli edifici soppresso) di cui agli articoli 3, 4 e 5 per i quali, alla data di entrata in vigore della presente legge, sussista alternativamente una delle seguenti condizioni:
a)siano edifici legittimamente realizzati e ultimati ..
b)siano edifici ultimati per i quali sia stato rilasciato il titolo abilitativo in sanatoria, ….ovvero venga rilasciato entro il termine previsto dall’articolo 6 comma 4 (le DIA e le domande per il rilascio del permesso a costruire sono presentate dopo il 31 gennaio 2012 ed entro il 31 gennaio 2012)
2.Le disposizioni del presente capo non si applicano agli interventi di cui al comma 1 da effettuarsi su edifici realizzati abusivamente nonché:
a)su edifici situati nelle zone individuate come insediamenti urbani storici dal piano territoriale paessagistico regionale (PTPR);
b)
3. sia stata presentata al comune la dichiarazione di ultimazione dei lavori, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380 (Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia) e successive modifiche, ovvero che risultino comunque ultimati ai sensi della normativa previgente, ivi compresi gli edifici per i quali intervenga il rilascio del titolo edilizio abilitativo in sanatoria entro il termine di cui all’articolo 6, comma 4, con esclusione degli edifici abusivi e degli immobili vincolati ai sensi della parte II del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137) e successive modifiche nonché di quelli situati:
a) nelle zone territoriali omogenee A di cui al decreto del Ministro per i lavori pubblici 2 aprile 1968 (Limiti inderogabili di densità edilizia, di altezza, di distanza fra i fabbricati e rapporti massimi tra spazi destinati agli insediamenti residenziali e produttivi e spazi pubblici o riservati alle attività collettive, al verde pubblico o a parcheggi da osservare ai fini della formazione dei nuovi strumenti urbanistici o della revisione di quelli esistenti, ai sensi dell’articolo 17 della legge 6 agosto 1967, n. 765) o, qualora gli strumenti urbanistici generali non individuino le zone A, nei tessuti storici tutelati dalle specifiche norme degli strumenti urbanistici generali o, in mancanza, negli insediamenti urbani storici individuati dal piano territoriale paesaggistico regionale (PTPR);
b) nelle zone territoriali omogenee E di cui al decreto del Ministro per i lavori pubblici 2 aprile 1968 limitatamente agli edifici rurali con caratteri storico-tipologici-tradizionali, quali casali e complessi rurali, che, ancorché non vincolati dal PTPR, siano stati realizzati in epoca anteriore al 1930 e registrati in appositi censimenti dai comuni interessati;
c) nelle aree sottoposte a vincolo di inedificabilità assoluta;
d) nelle aree naturali protette;
e) nelle fasce di rispetto dei territori costieri e dei territori contermini ai laghi di cui, rispettivamente, all’articolo 5, comma 1 e all’articolo 6, comma 1, della legge regionale 6 luglio 1998, n. 24 (Pianificazione paesistica e tutela dei beni e delle aree sottoposti a vincolo paesistico) e successive modifiche nonché nelle fasce di rispetto delle acque interne;
f) nelle zone di rischio molto elevato ed elevato individuate dai piani di bacino o dai piani stralcio di cui alla legge 18 maggio 1989, n. 183 (Norme
Comma 2 articolo 2 le disposizioni del presente capo non si applicano agli interventi di cui al comma 1 da effettuarsi su edifici realizzati abusivamente, nonché:
Lettera h) comma 2 art. 2 su casali e complessi rurali, ancorché non vincolati dal PTPR, che siano stati realizzati in epoca anteriore al 1930.
Comma 4 art. 2 I comuni, entro il termine perentorio del 31 gennaio 2012, possono individuare, con deliberazione del consiglio comunale, ambiti del proprio strumento urbanistico ovvero immobili nei quali, in ragione di particolari qualità di carattere storico, artistico, urbanistico e architettonico, limitare o escludere gli interventi previsti nel presente articolo.
Il piano casa viene anche applicato ai fabbricati costruiti con domanda di sanatoria definita per la quale viene rilasciata la concessione a sanatoria entro i termini della presentazione della DIA o del permesso a costruire (dopo il 31 gennaio 2012 ed entro il 31 gennaio 2012).
L’art. 25 definisce la procedura per la definizione di tutte le pratiche edilizie in sanatoria pendenti, per le quali i proprietari possono presentare alternativamente:
a)perizia giurata dell’avvenuta formazione del titolo abilitativo in sanatoria per decorso dei termini stabiliti dall’art. 35 della legge 47/1985, dell’articolo 39 della legge 724/94, nonché dell’art. 6 della legge regionale 12/2004, ove ne ricorrano le condizioni previste;
b)la documentazione integrativa a quella trasmessa al comune, resa in conformità alle relative discipline delle singole sanatorie edilizie.
3. i comuni entro 90 giorni dal ricevimento della documentazione integrativa di cui alla lettera a) verificano la veridicità. Decorso tale termine con silenzio assenso.
4. in alternativa alla lettera a) il proprietario interessato deve presentare entro 12 mesi la documentazione di cui alla lettera b). Il comune dalla data di ricezione della documentazione ha tempo 90 giorni (120 per i comuni oltre 50 mila abitanti) per verificare la documentazione. Decorsi tale termine vale il silenzio assenso.
Decorsi i tempi del silenzio assenso si può procedere con DIA o permesso a costruire per gli ampliamenti del piano casa.
Zona agricola (decreto Ministero Lavori Pubblici 2 aprile 1968 http://www.ambientediritto.it/Legislazione/URBANISTICA/D.M.1968%20n.1444.htm)
Eliminato l’obbligo di essere coltivatori diretti e imprenditori agricoli (ex comma 2 art. 2) per gli ampliamenti fino al 20%. L’ampliamento per l’adeguamento sismico può arrivare fino al 35% per la zona sismica 1 e 2 (vedere classificazione sismica http://www.regione.lazio.it/rl_ambiente/?vw=contenutidettaglio&id=21
http://www.regione.lazio.it/binary/rl_ambiente/tbl_contenuti/D_387_22_05_09.pdf
http://www.regione.lazio.it/binary/rl_ambiente/tbl_contenuti/DGR_Riclassificazione_sismica_766_03.1148408010.pdfhttp://www.regione.lazio.it/binary/rl_ambiente/tbl_contenuti/ALLEGATO1.1148408010.pdfhttp://www.regione.lazio.it/binary/rl_ambiente/tbl_contenuti/ALLEGATO2.1148408010.pdf(come Pontinia) in base all’art. 3bis. Gli ampliamenti del 30% mediante demolizione e ricostruzione, nonché il cambio di destinazione d’uso da non residenziale a residenziale non possono riguardare la zona agricola (art. 3 ter). Gli ampliamenti del 35% (art. 4) mediante demolizione e ricostruzione dei fabbricati in zona agricola possono essere effettuati con ampliamento fino al 20% (il 35% per le altre zone urbanistiche, il 60% per edifici plurifamiliari) a condizione con esclusione dei fabbricati costruiti prima del 1950. Art. 5 cambio uso in residenziale dei volumi accessori e pertinenziali, nonché unità immobiliari destinati ad altro uso, fino al 20% del volume o della superficie, massimo per 70 mq. In zona agricola purchè il cambio d’uso non superi il 50% della parte residenziale preesistente
Escluse sopraelevazioni
Gli interventi di ampliamento sono ammessi in adiacenza, in aderenza al corpo di fabbrica esistente, oppure con un corpo di fabbrica separato di carattere accessorio e pertinenziale.
Obblighi
La destinazione d’uso non può essere cambiata per 10 anni.
L.R. 11 Agosto 2009, n. 21Misure straordinarie per il settore edilizio ed interventi per l'edilizia residenziale sociale (1)
CAPO I DISPOSIZIONI GENERALI
Art. 1 (Oggetto e finalità)
1. La presente legge, nel rispetto dei vincoli relativi ai beni culturali, paesaggistici e ambientali (nonché della normativa sulle zone agricole soppresso), a partire dall’intesa sull’atto concernente misure per il rilancio dell’economia attraverso l’attività edilizia, pubblicata sulla Gazzetta ufficiale del 29 aprile 2009, n. 98, adottata tra Stato, Regioni ed enti locali, ai sensi dell’articolo 8, comma 6, della legge 5 giugno 2003, n. 131 (Disposizioni per l’adeguamento dell’ordinamento della Repubblica alla legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3), disciplina:
a) misure straordinarie ed urgenti nel settore edilizio, finalizzate a contrastare la crisi economica ed a favorire l’adeguamento del patrimonio edilizio esistente alla normativa antisismica, il miglioramento della qualità architettonica e la sostenibilità energetico-ambientale del patrimonio stesso, secondo le tecniche, le disposizioni ed i principi della bioedilizia;
b) misure urgenti per incrementare e sostenere l’offerta di edilizia residenziale sovvenzionata e sociale;
c) modalità di coordinamento e di integrazione delle misure straordinarie ed urgenti di cui alle lettere a) e b), nell’ambito di programmi integrati di riqualificazione urbana, di promozione dell’edilizia residenziale sociale, di ripristino ambientale e di risparmio energetico;
d) lo snellimento delle procedure in materia urbanistica tramite le modifiche ovvero le integrazioni alle leggi regionali 2 luglio 1987, n. 36 (Norme in materia di attività urbanistico-edilizia e snellimento delle procedure) e successive modifiche, 26 giugno 1997, n. 22 (Norme in materia di programmi integrati di intervento per la riqualificazione urbanistica, edilizia ed ambientale del territorio della Regione), 22 dicembre 1999, n. 38 (Norme sul governo del territorio) e successive modifiche e 16 aprile 2009, n. 13 (Disposizioni per il recupero a fini abitativi dei sottotetti esistenti).
CAPO II MISURE STRAORDINARIE PER IL SETTORE EDILIZIO
Art. 2 (Ambito di applicazione)
1.Le disposizioni del presente capo si applicano agli interventi di ampliamento e di sostituzione edilizia, di ristrutturazione e di sostituzione edilizia degli edifici (con demolizione e ricostruzione degli edifici soppresso) di cui agli articoli 3, 4 e 5 per i quali, alla data di entrata in vigore della presente legge, sussista alternativamente una delle seguenti condizioni:
a)siano edifici legittimamente realizzati e ultimati ..
b)siano edifici ultimati per i quali sia stato rilasciato il titolo abilitativo in sanatoria, ….ovvero venga rilasciato entro il termine previsto dall’articolo 6 comma 4 (le DIA e le domande per il rilascio del permesso a costruire sono presentate dopo il 31 gennaio 2012 ed entro il 31 gennaio 2012)
2.Le disposizioni del presente capo non si applicano agli interventi di cui al comma 1 da effettuarsi su edifici realizzati abusivamente nonché:
a)su edifici situati nelle zone individuate come insediamenti urbani storici dal piano territoriale paessagistico regionale (PTPR);
b)
3. sia stata presentata al comune la dichiarazione di ultimazione dei lavori, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380 (Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia) e successive modifiche, ovvero che risultino comunque ultimati ai sensi della normativa previgente, ivi compresi gli edifici per i quali intervenga il rilascio del titolo edilizio abilitativo in sanatoria entro il termine di cui all’articolo 6, comma 4, con esclusione degli edifici abusivi e degli immobili vincolati ai sensi della parte II del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137) e successive modifiche nonché di quelli situati:
a) nelle zone territoriali omogenee A di cui al decreto del Ministro per i lavori pubblici 2 aprile 1968 (Limiti inderogabili di densità edilizia, di altezza, di distanza fra i fabbricati e rapporti massimi tra spazi destinati agli insediamenti residenziali e produttivi e spazi pubblici o riservati alle attività collettive, al verde pubblico o a parcheggi da osservare ai fini della formazione dei nuovi strumenti urbanistici o della revisione di quelli esistenti, ai sensi dell’articolo 17 della legge 6 agosto 1967, n. 765) o, qualora gli strumenti urbanistici generali non individuino le zone A, nei tessuti storici tutelati dalle specifiche norme degli strumenti urbanistici generali o, in mancanza, negli insediamenti urbani storici individuati dal piano territoriale paesaggistico regionale (PTPR);
b) nelle zone territoriali omogenee E di cui al decreto del Ministro per i lavori pubblici 2 aprile 1968 limitatamente agli edifici rurali con caratteri storico-tipologici-tradizionali, quali casali e complessi rurali, che, ancorché non vincolati dal PTPR, siano stati realizzati in epoca anteriore al 1930 e registrati in appositi censimenti dai comuni interessati;
c) nelle aree sottoposte a vincolo di inedificabilità assoluta;
d) nelle aree naturali protette;
e) nelle fasce di rispetto dei territori costieri e dei territori contermini ai laghi di cui, rispettivamente, all’articolo 5, comma 1 e all’articolo 6, comma 1, della legge regionale 6 luglio 1998, n. 24 (Pianificazione paesistica e tutela dei beni e delle aree sottoposti a vincolo paesistico) e successive modifiche nonché nelle fasce di rispetto delle acque interne;
f) nelle zone di rischio molto elevato ed elevato individuate dai piani di bacino o dai piani stralcio di cui alla legge 18 maggio 1989, n. 183 (Norme
Lazio pubblicato sul BURL il piano casa
Per visualizzarlo e scaricarlo
http://www.lucianociocchetti.com/wp-content/uploads/2011/06/legge10-piano-casa.pdf
http://www.lucianociocchetti.com/wp-content/uploads/2011/06/legge10-piano-casa.pdf
domenica 28 agosto 2011
nuova richiesta prevenzione roghi e discariche
Come si legge nelle mail precedenti, il 20 e il 24 agosto Vi avevo richiesto di intervenire per eliminare le discariche a cielo aperto e prevenire nuovi roghi. Tutto inutile, come sempre, nessuno legge, nessuno ascolta, nessuno interviene. Come si vede nelle immagini al posto delle discariche segnalate oggi ci sono dei roghi http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/08/pontinia-mazzocchio-al-posto-della.html. Altri roghi, con 2 focolai, oggi sulla via Lungobotte nel tratto compreso tra la Migliara 49 e la Migliara 50, subito segnalati al Sindaco affinchè facesse intervenire la Protezione Civile (vedere immagini http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/08/pontinia-lungobotti-roghi-anche-oggi.html) e sulla strada Sant'Isidoro entrando nel comune di Pontinia dal Comune di Sonnino. Si chiede l'intervento per rimuovere l'ennesima discarica nella zona industriale di Mazzocchio (vedere immagini http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/08/pontinia-mazzocchio-nuova-discarica.html) per evitare di trovare anche qui un nuovo rogo tra qualche giorno e conseguente emissioni di sostanze nocive nell'atmosfera (diossina e altre sostanze incompatibili con la vita umana e con l'agricoltura). Comunque nonostante la delusione sempre maggiore verso le Istituzioni che dovrebbero sorvegliare il territorio (anzichè lasciarlo all'iniziativa sostitutiva dei cittadini), fare informazione, divulgazione, qualificare e migliorare il territorio, nemmeno intervengono in seguito alle segnalazioni. Probabilmente si tratta di una coincidenza ma viene da temere che questa situazione di crescente degrado sia l'ennesimo tentativo di creare l'emergenza per poi imporre l'ennesimo progetto incompatibile con il territorio? Intanto sulla Migliara 49 nel tratto compreso la via del Murillo (SP Quartaccio) e la via Lungo Ufente (nel tratto adiacente una azienda agricola che secondo L'espresso fa parte del gruppo sociale appartenente ad un ex sottosegretario e parlamentare del pdl, imparentato con alcune famiglie riconducibili alla malavita per il quale era stato chiesto l'arresto) ancora oggi dai roghi di 5 giorni fa emanava il classico fumaiolo che si riprende sotto la cenere. Ci sono almeno 20 depositi di rifiuti a cielo aperto e altrettanti roghi. Nessuno li rimuove, nessuno interviene. Continuando a costeggiare la stessa azienda agricola sulla via Lungo Ufente (nel tratto compreso tra la Migliara 49 e la Migliara 50) a ridosso anche dei Laghi del Vescovo o Gricilli (zona SIC e ZPS) anche qui si contano 15 depositi di rifiuti di vario genere e 10 roghi da mesi, più volte segnalati. Nemmeno qui non c'è traccia di intervento, a parte lo spegnimento di parte di questi roghi. Nel punto di confluenza tra la via Lungo Ufente e la via Migliara 49 c'è la famosa "discarica della Migliara 49" al di sopra della quale, secondo la nota dell'assessore De Monaco della Provincia di Latina il 20 giugno 2011 (vedere nota https://www.provincia.latina.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/10088) è stata installata una telecamera. Il 1. luglio di quest'anno una donna è stata vista depositare i rifiuti in questa discarica e fotografata (vedere immagini) http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/07/pontinia-discarica-migliara-49.html ma nessuno sa quali provvedimenti siano stati presi nei confronti di questa Signora che ha agito sotto la telecamera e quindi è stata sicuramente individuata. Il 24 agosto 2011 poi i roghi proprio alla stessa discarica (vedere immagini http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/08/fuoco-la-discarica-abusiva-della.html http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/08/pontinia-discarica-migliara-49-dopo-3.html La discarica, scoperta a metà del gennaio del 2008 dalla Rete dei Cittadini di Pontinia è famosa perchè ne ha parlato il quotidiano La Repubblica il 28 gennaio 2008 http://roma.repubblica.it/dettaglio/Rifiuti-scoperta-megadiscarica-abusiva/1418065. A questa scoperta La Rete dei Cittadini ha fatto seguire una denuncia alla Procura di Latina. Del caso sempre nel gennaio 2008 ne ha parlato anche il TG5 nell'edizione nazionale. Il deposito e il degrado della vasca di espansione dei laghi del Vescovo e dei Gricilli sono stati denunciati dai verdi fin dall'agosto del 1990, firmato dal sottoscritto, e se ne erano occupati anche i quotidiani locali. il 20 ottobre 2010 vanno a fuoco i pneumatici depositati nella discarica della Migaliara 49 http://terracinasocialforum.wordpress.com/2010/10/22/pontinia-discarica-in-fiamme-a-fuoco-i-pneumatici-scaricati-sulla-migliara-49/. Il 16 dicembre 2010 sono stati scoperti e denunciati nuovi depositi di materiale addirittura contenenti amianto (vedere immagini http://pontiniaecologia.blogspot.com/2010/12/ancora-discarica-materiali-migliara-49.html). E' arrivata la sola risposta del consorzio di Bonifica (http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/01/discarica-migliara-49-la-risposta-del.html), mentre la Regione Lazio si limita ad un plauso alla segnalazione da parte dei cittadini (http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/01/discarica-di-amianto-risposte-di.html). Altre segnalazioni sul degrado e l'abbandono dei rifiuti sulla discarica 21/02/2011 http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/02/pontinia-aumenta-la-discarica-alla.html 25/06/2011 http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/06/pontinia-discarica-abusiva-migliara-49.html del 2/07/2011 http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/07/pontinia-migliara-49-discarica-distante.htmldell'8/07/2011 http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/07/pontinia-discariche-lungo-ufente_08.html del 10/07/2011 http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/07/pontinia-migliara-49-e-lungo-ufente.html del 22/07/2011 http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/07/segnalazione-devastazione-lungo-ufente.html del 4/08/2011 http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/08/pontinia-roghi-lungo-ufente-e-migliara.html del 18/08/2011 http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/08/migliara-49-ancora-roghi-sulla.html
Insomma forse se qualcuno che non fosse in altre faccende affaccendato poteva intervenire?
Infatti sembra che la Forestale abbia posto sotto sequestro l'area sotto della discarica (sotto la telecamera) non si sa bene da quando e per quanto tempo. Sul posto non sono stati notati cartelli o segnali al proposito. Nè l'area pare circoscritta. Le domande sorgono spontanee:
- è sotto sequestro l'intero territorio della Migliara 49, della via Lungo Ufente, di Mazzocchio?
- oppure il comune o gli altri enti competenti avrebbero e dovuto rimuovere il materiale abbandonato?
- perchè non c'è segnaletica di informazione (sul reato penale e sulle conseguenze in caso di condanna, sul divieto di discarica, mentre sulla presenza della telecamera è forse presente da una settimana dopo specifica richiesta del sottoscritto);
- se è vero che il comune non ha mezzi e capacità per la rimozione dei rifiuti non stipula, per esempio, un'apposita convenzione con ditte specializzate (per esempio con la Sep con la quale è in atto una proficua e vantaggiosa collaborazione per entrambe le parti)?
- perchè a Pontinia non viene attuata una raccolta differenziata che si avvicini ai limiti di legge (60%, mentre stando ai dati della Provincia di Latina è ferma al 20% dopo che prima dell'avvio della campagna porta a porta era già all'8%)?
- perchè il comune di Pontinia non attua apposita informazione magari partendo dalle scuole come già fatto dai volontari e dalle associazioni ambientaliste a cavallo degli anni '80 e '90?
- perchè il comune di Pontinia non accetta la collaborazione, a tale proposito, di cittadini e associazioni?
- se è vero che le competenze sono ampie, confuse, frastagliate il comune di Pontinia non promuove una conferenza unificata, magari coordinata dal Prefetto di Latina per debellare questo degrado, anche con l'aiuto di associazioni e cittadini?
Giorgio Libralato
Il giorno 24 agosto 2011 17:03, giorgio libralato ha scritto:
Buongiorno
sollecito nuovamente la richiesta di intervento per la rimozione delle discariche, dei cumuli di rifiuti presenti nel territorio comunale, precedentemente segnalati, per evitare nuovi roghi, in tutta l'area del consorzio per lo sviluppo industriale di Mazzocchio, sulla via del Murillo (strada Quartaccio), sulla via Migliara 49 sin, sulla via Lungo Ufente e su altre strade e luoghi pubblici ove fossero presenti.
Ringraziando per l'attenzione invio distinti saluti.
Pontinia 24 agosto 2011 Pontinia Ecologia e Territorio Giorgio Libralato telefono e fax 0773/867474
Il giorno 20 agosto 2011 14:07, giorgio libralato ha scritto:
Ho segnalato numerose volte cumuli di rifiuti, discariche a cielo aperto, situazioni di degrado che potevano far temere, come ha scritto 2 mesi fa SE il Prefetto di Latina, ai roghi di origine dolosa. Che poi si sono puntualmente verificati. Il tutto, sembra, nel più assoluto disinteresse o, forse, inattività e nessuna prevenzione degli enti competenti? Nessuna risposta alle segnalazioni e non ho visto nessuna persona o mezzo in azione per prevenire tali reati ambientali. Prevedibili perchè si ripetono ogni anno nello stesso posto e nello stesso periodo. E' sconsolante e avvilente vedere andare tutto in fumo (e non è un modo di dire) senza che istituzioni ed enti da noi pagati a prezzo di sacrifici sempre maggiori nulla sembrano fare per evitare tutto ciò. Nella zona industriale di Mazzocchio dove sono state segnalate discariche nei giorni scorsi ci sono stati decine di roghi (vedere alcune immagini http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/08/pontinia-mazzocchio-i-roghi-dove-cerano.html). Ma ci sono altre discariche più volte segnalate che non vengono rimosse da nessuno. Forse gli enti competenti attendono l'ennesimo rogo così da non doversi sobbarcare il costo della rimozione dei rifiuti? (vedere immagini alcune discariche http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/08/pontinia-mazzocchio-ennesima-discarica.html sempre a Mazzocchio http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/08/borgo-pasubio-e-via-del-murillo.html a Borgo Pasubio all'ingresso di Pontinia e in via del Murillo vicino all'incrocio con la via della Cava). Giorgio Libralato
Il giorno 18 agosto 2011 06:21, giorgio libralato ha scritto:
Sulla Migliara 49, la zona resa famosa tristemente dalla discarica nella zona SIC dei Gricilli, della via Lungo Ufente e della stessa Migliara 49 continua l'illecito abbandono di rifiuti. Nessun cartello di divieto, nessuna recinzione richiesta, solo una telecamera che probabilmente non funziona considerato che non abbiamo avuto nessuna informazione sull'identificazione dei responsabili di abbandono di rifiuti e sulle sanzioni. Oltre all'abbandono dei rifiuti su centinaia di cumuli continua il rogo doloso di plastica e altre sostanze (le ultime immagini http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/08/migliara-49-ancora-roghi-sulla.html). Potete passare decine di volte in orari diversi sulle vie del degrado e non troverete nessuna presenza delle forze dell'ordine o degli enti che per legge dovrebbero sorvegliare, tutelare, valorizzare questi luoghi, tra l'altro, di proprietà pubblica, creando danno erariale. Nonostante le segnalazioni. Siamo al non vedo, non sento, non parlo?
Il giorno 02 agosto 2011 22:15, giorgio libralato ha scritto:
Il Comune di Pontinia, è diventata la campagna Nerone?
Dopo:
1) il rogo doloso segnalato sabato pomeriggio in località Borgo Pasubio, sulla Migliara 47, nella proprietà della Regione Lazio del solito "signore" che bruciava plastica http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/07/lautore-dei-roghi-di-borgo-pasubio.html
senza che nessuno degli enti preposti intervenga, nemmeno a tutela della proprietà pubblica;
2) l'ennesima segnalazione del rogo doloso domenica mattina intorno alle 11 sulla via Lungo Botte tra la Migliara 50 e la Migliara 50 e 1/2 lato sinistro ini direzione Terracina;
3) questo pomeriggio alle ore 18 sempre sulla via Lungo Botte http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/08/pontinia-ancora-roghi-nella-campagna-di.html
l'ennesimo incendio doloso in pieno giorno senza che nessuno (amministratori, Polizia locale) intervenga o segnali la situazione. Ancora a fuoco una decina di alberi di eucaliptus sempre sulla ormai ex fascia frangivento;
4) nuovi roghi dolosi sulla via Lungo botte in prossimità dei Gricilli e poi sulla Migliara 49 proprio nella zona piena di discariche abusive.
Tutto già previsto perfino dal Prefetto.
Ed è l'ennesima segnalazione da quando è iniziata l'estate, ma nessuno risponde.
Il bene comune, la proprietà pubblica è di tutti.
Ma questo non sembra interessare gli enti locali in altre faccende affacendati.
E' veramente scoraggiante questo crescente degrado nel disinteresse di chi è pagato con tasse sempre più pesanti da sostenere e non fa nulla per noi, per l'ambiente, per la salute, per rispettare ciò che è sancito dalla Costituzione.
Lo Stato nelle nostre campagne e nelle nostre strade è assente.
Giorgio Libralato
Basta girare la realtà cittadina di Pontinia (giovedì mattina nuovo intervento della Polizia locale in via Trieste per il traffico abbastanza caotico com'era prevedibile per alcune scelte urbanistiche che, come annunciato, sono incompatibili con il traffico) o delle campagne si scopre una realtà ben diversa da quella entusiastica e virtuosa. Al di là delle parole e delle dichiarazioni sui giornali valgono immagini http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/07/pontinia-battisti-e-ambiente-virtuoso_2162.html
http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/07/pontinia-battisti-e-ambiente-virtuoso_4688.html
e video
http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/07/pontinia-battisti-e-ambiente-virtuoso_30.html
http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/07/pontinia-battisti-e-ambiente-virtuoso.html
Prendere atto delle caratteristiche del proprio territorio, conoscerlo, studiarlo sono la base necessaria per chi questo territorio lo vuole proteggere o valorizzare.
Diciamo che dovrebbe essere un obbligo per chi ha la presunzione di amministrarlo.
Un obbligo doppio per chi si dovesse assumere l'onere delle deleghe alla salute e all'ambiente.
E proprio grazie all'intervento dei cittadini che avvengono bonifiche di siti come la sorgente Fontana di Muro (fatta da chi secondo il segretario del pd non esiste. Ma le immagini sono evidenti anche per i negazionisti del pd) oppure che vengono sostituiti i pericolanti pali telefonici http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/07/pontinia-via-murillo-sostituiti-pali.html
la cui segnalazione è un obbligo per gli amministratori e gli aspiranti tali.
Così come la segnaletica stradale adeguata http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/07/pontinia-migliara-51-segnali-stradali.html
Il giorno 24 luglio 2011 12:33, giorgio libralato ha scritto:
Ormai è una strage giornaliera. Non ci sono parole. Esattamente come manca qualsiasi risposta, scritta, verbale, operativa degli Enti che, come scrive S.E. il Prefetto di Latina sarebbero dovuti intervenire per prevenire questo scempio.
Giusto venerdì avevo illustrato l'ennesimo scempio degli alberi che costituiscono la fascia frangivento sulla via lungobotte a Pontinia nel tratto tra la Migliara 48 e 1/2 e 49 poi tra la Migliara 49 e la Migliara 49 e 1/2 (lato destro in direzione Terracina). Vedere immagini all'indirizzo http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/07/via-lungobotte-altri-roghi-dolosi.htmlhttp://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/07/eucaliptus-lultimo-rimasto-gli-hanno.htmlIeri mattina ero passato nuovamente su quel tratto. Questa mattina (vedere immagine all'indirizzo http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/07/pontinia-fascia-frangivento-continua-la.html)
ho trovato un'altra decina di alberi di eucaliptus bruciati questa volta tra la Migliara 49 e 1/2 e la Migliara 50. E' una strage annunciata e temuta come testimonia la richiesta di un mese fa di S.E. il Prefetto di Latina che aveva chiesto inutilmente agli enti competenti di prevenire questa drammatica strage annuale. Tra l'altro, forse qualcuno lo ha dimenticato, ma si tratta di proprietà pubblica, quindi di danno erariale (oltre che in termini di salute, ambiente, di riduzione della CO2) facilmente quantificabile Perchè nessuno si muove? Incapacità, mancanza di risorse o altro? Giorgio Libralato
Il giorno 21 luglio 2011 23:11, giorgio libralato ha scritto:
Al Ministero dell'Ambiente
Alla Regione Lazio
Alla Provincia di Latina
Al Consorzio della Bonifica di Latina
Al Comune di Pontinia
Al Corpo Forestale dello Stato
Al Gruppo dei verdi e la costituente ecologista alla Regione Lazio
e p.c. A S.E. Il Prefetto di Latina
Come più volte segnalato, ma senza alcuna risposta da parte degli Enti competenti e sopratutto senza nessun intervento, nonostante la richiesta espressa di S.E. il Prefetto di Latina che invitava gli Enti locali a prevenire gli incendi. Roghi che si ripetono ogni anno, nello stesso periodo e negli stessi posti. Il tutto aggravato dal fatto che viene bruciata tutta la vegetazione lungo le strade, i fossati, i corsi d'acqua e a danno della proprietà pubblica, dei servizi, degli alberi sulla pubblica proprietà. Che però non previene e non interviene non dando retta nè ai cittadini nè a S.E. il prefetto. In questo tratto (tra la via Migliara 48 e 1/2 e la via Migliara 49) era rimasto solo un albero degli oltre centinaia originali. Come vedete http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/07/eucaliptus-lultimo-rimasto-gli-hanno.html hanno dato fuoco pure a questo. Eppure solo una settimana fa avevano già dato fuoco alla vegetazione adiacente alla strada, adesso quella oltre il fossato sulla fascia frangivento. Qualcuno mi sa spiegare perchè brucia solo la proprietà pubblica e quella privata rimane intatta?
Nessuno interviene?
Nessuno parla?
L'ambiente e la salute non sono un valore garantito dalla Costituzione?
Pontinia Ecologia e Territorio 21 luglio 2011 Giorgio Libralato
Il giorno 09 luglio 2011 18:06, giorgio libralato ha scritto:
Come da me più volte segnalato del pericolo, l'altro giorno c'è stato l'ennesimo incendio, definito dal giornale Latina Oggi in edicola in data odierna di cui allego l'articolo estratto dal relativo sito, sulla strada Lungobotte nel comune di Pontinia. Ma non ci voleva un esperto per capire che le decine di cumuli di sterpaglie, paglia, rami, depositi di materiale vegetale, addirittura resti di palme tagliate, lungo la strada Lungobotte dalla Migliara 48 alla Migliara 51 potevano diventare dei roghi. Il tutto nonostante la segnalazione e la richiesta di intervento, pare rimasta inascoltata, del Prefetto di Latina per prevenire questi prevedibili atti contro l'ambiente ma anche contro il pubblico patrimonio e l'interesse collettivo. Sarà la volta buona per intervenire?
Secondo quanto dichiarato nel giornale sarà svolta l'indagine per scoprire il responsabile?
Grazie dell'attenzione
Saluti
Pontinia 9 luglio 2011 Giorgio Libralato
http://www.dagolab.eu/public/LatinaOggi/Archivio/58a282b09fc5dc0befc3/pag25sabaudia.pdf
PONTINIA
Centralina
a fuoco,
è doloso
IERI pomeriggio, nelle
ore più calde della giornata, è andata a fuoco la
centralina Telecom situata sulla strada Lungobotte
all'altezza della migliara
48,500. Secondo i testimoni l'incendio si è sviluppato a seguito di un
focolaio acceso da auto in
transito o da qualche residente e alimentato dalla
fitta vegetazione delle fasce frangivento e dal forte
vento che spirava a quell'ora. La centralina è andata completamente distrutta nonostante l'interv e n t o d e l l a s q u a d r a
antincendio della Protezione Civile al comando
del dirigente Alessandro
Galandrini. Questi ha
provveduto a segnalare
l'episodioo alla Centrale
regionale e alla Telecom
che dovrà riattivare i collegamenti telefonici andati in tilt in tutta la zona
circostante. Oggi la stessa
Protezione Civile ricorderà la Giornata Europea
del Volontariato allestendo un apposito gazebo in
Piazza Indipendenza
A.S
Il giorno 07 luglio 2011 21:24, giorgio libralato ha scritto:
Al Ministero dell'Ambiente
Alla Regione Lazio
Alla Provincia di Latina
Al Consorzio della Bonifica di Latina
Al Comune di Pontinia
Al Corpo Forestale dello Stato
e p.c. A S.E. Il Prefetto di Latina
oggetto: ancora roghi, taglio e devastazione di fasce frangivento e vegetazione lungo le strade
Oggi verso le 18 nuovo intervento dell'autobotte (http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/07/pontinia-fasce-frangivento-ancora-roghi.html) per l'ennesimo rogo sulla fascia frangivento in via Lungobotte a Pontinia in corrispondenza dell'incrocio con la Migliara 48 e 1/2. Della prevenzione, richiesta dal Prefetto di Latina nessuna traccia. Costa più la prevenzione (pulizia dei fossi e dei canali, delle banchine e della parte bassa della fascia frangivento) oppure ripiantare gli alberi, o perdere per sempre questa risorsa preziosa? Senza contare il costo delle autobotti, del personale antincendio. Se una persona normale, se un amministratore, un funzionario, un addetto di uno degli enti territoriali competenti transita in via Lungobotte si accorge che si sono cumuli o covoni di paglia, erba secca, rami secchi o vegetazione accatastati lungo la strada, sull'argine dei fossi, sotto la fascia frangivento è facile pensare che gli stessi potrebbero diventare preda dei piromani. Questi mucchi non li crea certo la natura. E per fare questa deduzione non servono ri ROS di Parma. Come mai, nonostante la richiesta del Prefetto, non si attua la prevenzione? Giorgio Libralato
Il giorno 03 luglio 2011 17:23, giorgio libralato ha scritto:
Al Ministero dell'Ambiente
Alla Regione Lazio
Alla Provincia di Latina
Al Consorzio della Bonifica di Latina
Al Comune di Pontinia
Al Corpo Forestale dello Stato
e p.c. A S.E. Il Prefetto di Latina
oggetto: roghi, taglio e devastazione di fasce frangivento e vegetazione lungo le strade
Come si vede dalle immagini di oggi lungo la strada Lungo Botte nel comune di Pontinia tra la Migliara 48 e la Migliara 51 oltre ai roghi si notano decine di alberi della fascia frangivento tagliati.
http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/07/fascia-frangivento-e-cavi-telefonici.html.
Si chiede di sapere se il taglio di queste essenze sia stato programmato e se sia prevista la piantumazione di nuove essenze per sostituire quelle morte e tagliate.
La situazione dei giorni scorsi era ugualmente significativa.
la via Lungobotte (come ogni anno) vedere immagini http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/07/pontinia-fascia-frangivento-i-roghi-in.html. Dalle immagini di questa mattina si vedono diversi focolai che erano ancora accesi. Può essere che nessun amministratore o funzionario o cittadino abbia visto o conosca il problema?
Ma anche altre strade: Migliara 48 (vedere immagini http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/07/pontinia-roghi-fascia-frangivento.html), zona industriale Mazzocchio nel cortile di un'azienda, ingrandendo le immagini http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/07/pontinia-mazzocchio-i-roghi-nel-cortile.html,
via del Murillo (o via Quartaccio) in prossimità dell'incrocio con la Migliara 48 addirittura contro i pali del telefono (vedere immagini http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/07/pontinia-roghi-fascia-frangivento-via.html), via Migliara 49 dove anche questa mattina si espandeva forte l'odore di plastica bruciata (vedere immagini http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/07/pontinia-migliara-49-ancora-roghi.html).
Ringraziando per l'attenzione si inviano distinti saluti.
Pontinia 3 luglio 2011 Giorgio Libralato Pontinia Ecologia e Territorio
Insomma forse se qualcuno che non fosse in altre faccende affaccendato poteva intervenire?
Infatti sembra che la Forestale abbia posto sotto sequestro l'area sotto della discarica (sotto la telecamera) non si sa bene da quando e per quanto tempo. Sul posto non sono stati notati cartelli o segnali al proposito. Nè l'area pare circoscritta. Le domande sorgono spontanee:
- è sotto sequestro l'intero territorio della Migliara 49, della via Lungo Ufente, di Mazzocchio?
- oppure il comune o gli altri enti competenti avrebbero e dovuto rimuovere il materiale abbandonato?
- perchè non c'è segnaletica di informazione (sul reato penale e sulle conseguenze in caso di condanna, sul divieto di discarica, mentre sulla presenza della telecamera è forse presente da una settimana dopo specifica richiesta del sottoscritto);
- se è vero che il comune non ha mezzi e capacità per la rimozione dei rifiuti non stipula, per esempio, un'apposita convenzione con ditte specializzate (per esempio con la Sep con la quale è in atto una proficua e vantaggiosa collaborazione per entrambe le parti)?
- perchè a Pontinia non viene attuata una raccolta differenziata che si avvicini ai limiti di legge (60%, mentre stando ai dati della Provincia di Latina è ferma al 20% dopo che prima dell'avvio della campagna porta a porta era già all'8%)?
- perchè il comune di Pontinia non attua apposita informazione magari partendo dalle scuole come già fatto dai volontari e dalle associazioni ambientaliste a cavallo degli anni '80 e '90?
- perchè il comune di Pontinia non accetta la collaborazione, a tale proposito, di cittadini e associazioni?
- se è vero che le competenze sono ampie, confuse, frastagliate il comune di Pontinia non promuove una conferenza unificata, magari coordinata dal Prefetto di Latina per debellare questo degrado, anche con l'aiuto di associazioni e cittadini?
Giorgio Libralato
Il giorno 24 agosto 2011 17:03, giorgio libralato
Buongiorno
sollecito nuovamente la richiesta di intervento per la rimozione delle discariche, dei cumuli di rifiuti presenti nel territorio comunale, precedentemente segnalati, per evitare nuovi roghi, in tutta l'area del consorzio per lo sviluppo industriale di Mazzocchio, sulla via del Murillo (strada Quartaccio), sulla via Migliara 49 sin, sulla via Lungo Ufente e su altre strade e luoghi pubblici ove fossero presenti.
Ringraziando per l'attenzione invio distinti saluti.
Pontinia 24 agosto 2011 Pontinia Ecologia e Territorio Giorgio Libralato telefono e fax 0773/867474
Il giorno 20 agosto 2011 14:07, giorgio libralato
Ho segnalato numerose volte cumuli di rifiuti, discariche a cielo aperto, situazioni di degrado che potevano far temere, come ha scritto 2 mesi fa SE il Prefetto di Latina, ai roghi di origine dolosa. Che poi si sono puntualmente verificati. Il tutto, sembra, nel più assoluto disinteresse o, forse, inattività e nessuna prevenzione degli enti competenti? Nessuna risposta alle segnalazioni e non ho visto nessuna persona o mezzo in azione per prevenire tali reati ambientali. Prevedibili perchè si ripetono ogni anno nello stesso posto e nello stesso periodo. E' sconsolante e avvilente vedere andare tutto in fumo (e non è un modo di dire) senza che istituzioni ed enti da noi pagati a prezzo di sacrifici sempre maggiori nulla sembrano fare per evitare tutto ciò. Nella zona industriale di Mazzocchio dove sono state segnalate discariche nei giorni scorsi ci sono stati decine di roghi (vedere alcune immagini http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/08/pontinia-mazzocchio-i-roghi-dove-cerano.html). Ma ci sono altre discariche più volte segnalate che non vengono rimosse da nessuno. Forse gli enti competenti attendono l'ennesimo rogo così da non doversi sobbarcare il costo della rimozione dei rifiuti? (vedere immagini alcune discariche http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/08/pontinia-mazzocchio-ennesima-discarica.html sempre a Mazzocchio http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/08/borgo-pasubio-e-via-del-murillo.html a Borgo Pasubio all'ingresso di Pontinia e in via del Murillo vicino all'incrocio con la via della Cava). Giorgio Libralato
Il giorno 18 agosto 2011 06:21, giorgio libralato
Sulla Migliara 49, la zona resa famosa tristemente dalla discarica nella zona SIC dei Gricilli, della via Lungo Ufente e della stessa Migliara 49 continua l'illecito abbandono di rifiuti. Nessun cartello di divieto, nessuna recinzione richiesta, solo una telecamera che probabilmente non funziona considerato che non abbiamo avuto nessuna informazione sull'identificazione dei responsabili di abbandono di rifiuti e sulle sanzioni. Oltre all'abbandono dei rifiuti su centinaia di cumuli continua il rogo doloso di plastica e altre sostanze (le ultime immagini http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/08/migliara-49-ancora-roghi-sulla.html). Potete passare decine di volte in orari diversi sulle vie del degrado e non troverete nessuna presenza delle forze dell'ordine o degli enti che per legge dovrebbero sorvegliare, tutelare, valorizzare questi luoghi, tra l'altro, di proprietà pubblica, creando danno erariale. Nonostante le segnalazioni. Siamo al non vedo, non sento, non parlo?
Il giorno 02 agosto 2011 22:15, giorgio libralato
Il Comune di Pontinia, è diventata la campagna Nerone?
Dopo:
1) il rogo doloso segnalato sabato pomeriggio in località Borgo Pasubio, sulla Migliara 47, nella proprietà della Regione Lazio del solito "signore" che bruciava plastica http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/07/lautore-dei-roghi-di-borgo-pasubio.html
senza che nessuno degli enti preposti intervenga, nemmeno a tutela della proprietà pubblica;
2) l'ennesima segnalazione del rogo doloso domenica mattina intorno alle 11 sulla via Lungo Botte tra la Migliara 50 e la Migliara 50 e 1/2 lato sinistro ini direzione Terracina;
3) questo pomeriggio alle ore 18 sempre sulla via Lungo Botte http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/08/pontinia-ancora-roghi-nella-campagna-di.html
l'ennesimo incendio doloso in pieno giorno senza che nessuno (amministratori, Polizia locale) intervenga o segnali la situazione. Ancora a fuoco una decina di alberi di eucaliptus sempre sulla ormai ex fascia frangivento;
4) nuovi roghi dolosi sulla via Lungo botte in prossimità dei Gricilli e poi sulla Migliara 49 proprio nella zona piena di discariche abusive.
Tutto già previsto perfino dal Prefetto.
Ed è l'ennesima segnalazione da quando è iniziata l'estate, ma nessuno risponde.
Il bene comune, la proprietà pubblica è di tutti.
Ma questo non sembra interessare gli enti locali in altre faccende affacendati.
E' veramente scoraggiante questo crescente degrado nel disinteresse di chi è pagato con tasse sempre più pesanti da sostenere e non fa nulla per noi, per l'ambiente, per la salute, per rispettare ciò che è sancito dalla Costituzione.
Lo Stato nelle nostre campagne e nelle nostre strade è assente.
Giorgio Libralato
Basta girare la realtà cittadina di Pontinia (giovedì mattina nuovo intervento della Polizia locale in via Trieste per il traffico abbastanza caotico com'era prevedibile per alcune scelte urbanistiche che, come annunciato, sono incompatibili con il traffico) o delle campagne si scopre una realtà ben diversa da quella entusiastica e virtuosa. Al di là delle parole e delle dichiarazioni sui giornali valgono immagini http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/07/pontinia-battisti-e-ambiente-virtuoso_2162.html
http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/07/pontinia-battisti-e-ambiente-virtuoso_4688.html
e video
http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/07/pontinia-battisti-e-ambiente-virtuoso_30.html
http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/07/pontinia-battisti-e-ambiente-virtuoso.html
Prendere atto delle caratteristiche del proprio territorio, conoscerlo, studiarlo sono la base necessaria per chi questo territorio lo vuole proteggere o valorizzare.
Diciamo che dovrebbe essere un obbligo per chi ha la presunzione di amministrarlo.
Un obbligo doppio per chi si dovesse assumere l'onere delle deleghe alla salute e all'ambiente.
E proprio grazie all'intervento dei cittadini che avvengono bonifiche di siti come la sorgente Fontana di Muro (fatta da chi secondo il segretario del pd non esiste. Ma le immagini sono evidenti anche per i negazionisti del pd) oppure che vengono sostituiti i pericolanti pali telefonici http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/07/pontinia-via-murillo-sostituiti-pali.html
la cui segnalazione è un obbligo per gli amministratori e gli aspiranti tali.
Così come la segnaletica stradale adeguata http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/07/pontinia-migliara-51-segnali-stradali.html
Il giorno 24 luglio 2011 12:33, giorgio libralato
Ormai è una strage giornaliera. Non ci sono parole. Esattamente come manca qualsiasi risposta, scritta, verbale, operativa degli Enti che, come scrive S.E. il Prefetto di Latina sarebbero dovuti intervenire per prevenire questo scempio.
Giusto venerdì avevo illustrato l'ennesimo scempio degli alberi che costituiscono la fascia frangivento sulla via lungobotte a Pontinia nel tratto tra la Migliara 48 e 1/2 e 49 poi tra la Migliara 49 e la Migliara 49 e 1/2 (lato destro in direzione Terracina). Vedere immagini all'indirizzo http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/07/via-lungobotte-altri-roghi-dolosi.htmlhttp://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/07/eucaliptus-lultimo-rimasto-gli-hanno.htmlIeri mattina ero passato nuovamente su quel tratto. Questa mattina (vedere immagine all'indirizzo http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/07/pontinia-fascia-frangivento-continua-la.html)
ho trovato un'altra decina di alberi di eucaliptus bruciati questa volta tra la Migliara 49 e 1/2 e la Migliara 50. E' una strage annunciata e temuta come testimonia la richiesta di un mese fa di S.E. il Prefetto di Latina che aveva chiesto inutilmente agli enti competenti di prevenire questa drammatica strage annuale. Tra l'altro, forse qualcuno lo ha dimenticato, ma si tratta di proprietà pubblica, quindi di danno erariale (oltre che in termini di salute, ambiente, di riduzione della CO2) facilmente quantificabile Perchè nessuno si muove? Incapacità, mancanza di risorse o altro? Giorgio Libralato
Il giorno 21 luglio 2011 23:11, giorgio libralato
Al Ministero dell'Ambiente
Alla Regione Lazio
Alla Provincia di Latina
Al Consorzio della Bonifica di Latina
Al Comune di Pontinia
Al Corpo Forestale dello Stato
Al Gruppo dei verdi e la costituente ecologista alla Regione Lazio
e p.c. A S.E. Il Prefetto di Latina
Come più volte segnalato, ma senza alcuna risposta da parte degli Enti competenti e sopratutto senza nessun intervento, nonostante la richiesta espressa di S.E. il Prefetto di Latina che invitava gli Enti locali a prevenire gli incendi. Roghi che si ripetono ogni anno, nello stesso periodo e negli stessi posti. Il tutto aggravato dal fatto che viene bruciata tutta la vegetazione lungo le strade, i fossati, i corsi d'acqua e a danno della proprietà pubblica, dei servizi, degli alberi sulla pubblica proprietà. Che però non previene e non interviene non dando retta nè ai cittadini nè a S.E. il prefetto. In questo tratto (tra la via Migliara 48 e 1/2 e la via Migliara 49) era rimasto solo un albero degli oltre centinaia originali. Come vedete http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/07/eucaliptus-lultimo-rimasto-gli-hanno.html hanno dato fuoco pure a questo. Eppure solo una settimana fa avevano già dato fuoco alla vegetazione adiacente alla strada, adesso quella oltre il fossato sulla fascia frangivento. Qualcuno mi sa spiegare perchè brucia solo la proprietà pubblica e quella privata rimane intatta?
Nessuno interviene?
Nessuno parla?
L'ambiente e la salute non sono un valore garantito dalla Costituzione?
Pontinia Ecologia e Territorio 21 luglio 2011 Giorgio Libralato
Il giorno 09 luglio 2011 18:06, giorgio libralato
Come da me più volte segnalato del pericolo, l'altro giorno c'è stato l'ennesimo incendio, definito dal giornale Latina Oggi in edicola in data odierna di cui allego l'articolo estratto dal relativo sito, sulla strada Lungobotte nel comune di Pontinia. Ma non ci voleva un esperto per capire che le decine di cumuli di sterpaglie, paglia, rami, depositi di materiale vegetale, addirittura resti di palme tagliate, lungo la strada Lungobotte dalla Migliara 48 alla Migliara 51 potevano diventare dei roghi. Il tutto nonostante la segnalazione e la richiesta di intervento, pare rimasta inascoltata, del Prefetto di Latina per prevenire questi prevedibili atti contro l'ambiente ma anche contro il pubblico patrimonio e l'interesse collettivo. Sarà la volta buona per intervenire?
Secondo quanto dichiarato nel giornale sarà svolta l'indagine per scoprire il responsabile?
Grazie dell'attenzione
Saluti
Pontinia 9 luglio 2011 Giorgio Libralato
http://www.dagolab.eu/public/LatinaOggi/Archivio/58a282b09fc5dc0befc3/pag25sabaudia.pdf
PONTINIA
Centralina
a fuoco,
è doloso
IERI pomeriggio, nelle
ore più calde della giornata, è andata a fuoco la
centralina Telecom situata sulla strada Lungobotte
all'altezza della migliara
48,500. Secondo i testimoni l'incendio si è sviluppato a seguito di un
focolaio acceso da auto in
transito o da qualche residente e alimentato dalla
fitta vegetazione delle fasce frangivento e dal forte
vento che spirava a quell'ora. La centralina è andata completamente distrutta nonostante l'interv e n t o d e l l a s q u a d r a
antincendio della Protezione Civile al comando
del dirigente Alessandro
Galandrini. Questi ha
provveduto a segnalare
l'episodioo alla Centrale
regionale e alla Telecom
che dovrà riattivare i collegamenti telefonici andati in tilt in tutta la zona
circostante. Oggi la stessa
Protezione Civile ricorderà la Giornata Europea
del Volontariato allestendo un apposito gazebo in
Piazza Indipendenza
A.S
Il giorno 07 luglio 2011 21:24, giorgio libralato
Al Ministero dell'Ambiente
Alla Regione Lazio
Alla Provincia di Latina
Al Consorzio della Bonifica di Latina
Al Comune di Pontinia
Al Corpo Forestale dello Stato
e p.c. A S.E. Il Prefetto di Latina
oggetto: ancora roghi, taglio e devastazione di fasce frangivento e vegetazione lungo le strade
Oggi verso le 18 nuovo intervento dell'autobotte (http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/07/pontinia-fasce-frangivento-ancora-roghi.html) per l'ennesimo rogo sulla fascia frangivento in via Lungobotte a Pontinia in corrispondenza dell'incrocio con la Migliara 48 e 1/2. Della prevenzione, richiesta dal Prefetto di Latina nessuna traccia. Costa più la prevenzione (pulizia dei fossi e dei canali, delle banchine e della parte bassa della fascia frangivento) oppure ripiantare gli alberi, o perdere per sempre questa risorsa preziosa? Senza contare il costo delle autobotti, del personale antincendio. Se una persona normale, se un amministratore, un funzionario, un addetto di uno degli enti territoriali competenti transita in via Lungobotte si accorge che si sono cumuli o covoni di paglia, erba secca, rami secchi o vegetazione accatastati lungo la strada, sull'argine dei fossi, sotto la fascia frangivento è facile pensare che gli stessi potrebbero diventare preda dei piromani. Questi mucchi non li crea certo la natura. E per fare questa deduzione non servono ri ROS di Parma. Come mai, nonostante la richiesta del Prefetto, non si attua la prevenzione? Giorgio Libralato
Il giorno 03 luglio 2011 17:23, giorgio libralato
Al Ministero dell'Ambiente
Alla Regione Lazio
Alla Provincia di Latina
Al Consorzio della Bonifica di Latina
Al Comune di Pontinia
Al Corpo Forestale dello Stato
e p.c. A S.E. Il Prefetto di Latina
oggetto: roghi, taglio e devastazione di fasce frangivento e vegetazione lungo le strade
Come si vede dalle immagini di oggi lungo la strada Lungo Botte nel comune di Pontinia tra la Migliara 48 e la Migliara 51 oltre ai roghi si notano decine di alberi della fascia frangivento tagliati.
http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/07/fascia-frangivento-e-cavi-telefonici.html.
Si chiede di sapere se il taglio di queste essenze sia stato programmato e se sia prevista la piantumazione di nuove essenze per sostituire quelle morte e tagliate.
La situazione dei giorni scorsi era ugualmente significativa.
la via Lungobotte (come ogni anno) vedere immagini http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/07/pontinia-fascia-frangivento-i-roghi-in.html. Dalle immagini di questa mattina si vedono diversi focolai che erano ancora accesi. Può essere che nessun amministratore o funzionario o cittadino abbia visto o conosca il problema?
Ma anche altre strade: Migliara 48 (vedere immagini http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/07/pontinia-roghi-fascia-frangivento.html), zona industriale Mazzocchio nel cortile di un'azienda, ingrandendo le immagini http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/07/pontinia-mazzocchio-i-roghi-nel-cortile.html,
via del Murillo (o via Quartaccio) in prossimità dell'incrocio con la Migliara 48 addirittura contro i pali del telefono (vedere immagini http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/07/pontinia-roghi-fascia-frangivento-via.html), via Migliara 49 dove anche questa mattina si espandeva forte l'odore di plastica bruciata (vedere immagini http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/07/pontinia-migliara-49-ancora-roghi.html).
Ringraziando per l'attenzione si inviano distinti saluti.
Pontinia 3 luglio 2011 Giorgio Libralato Pontinia Ecologia e Territorio
Pontinia, Lungobotte, roghi anche oggi
manovra anticostituzionale contro i referendum acqua pubblica
“Manovra incostituzionale sui servizi pubblici. E non basta tenere fuori l’acqua” Ugo Mattei e Alberto Lucarelli sono giuristi estensori dei quesiti referendari per l’acqua bene comune. Mattei insegna all’università di Torino, Lucarelli a Napoli è professore universitario e assessore ai beni comuni nella giunta di De Magistris. I due esperti di diritto hanno promosso insieme ai colleghi Luca Nivarra e Gaetano Azzariti un appello sull’incostituzionalità della manovra economica. Ecco due brevi interviste che spiegano perché questa manovra contraddice l’esito dei referendum.
Professor Mattei,
perché secondo voi questa manovra cancella la volontà espressa dagli elettori il 12 e 13 giugno?
Il decreto Ronchi prevedeva l’obbligo di privatizzare una quota di servizi entro una certa data. Ora il governo fa una mossa in due tempi: sceglie di tener fuori l’acqua ma obbliga a privatizzare entro metà marzo gli altri servizi. In manovra è previsto un forte incentivo per i comuni che scelgono di vendere quote dei servizi.
Si tratta di un’operazione lecita dal punto di vista legislativo?
Sicuramente la vendita dei servizi o una forzatura in questa direzione va contro il primo referendum, oltre ad essere incostituzionale. Impugneremo i provvedimenti del governo davanti alla Corte costituzionale.
Il governo sostiene che basti tener fuori l’acqua per rispettare gli esiti del voto. E’ così?
Assolutamente no. La stessa Corte costituzionale aveva chiarito e definito bene che la portata del primo quesito era estesa a tutti i servizi pubblici locali, non solo a quello idrico. Il 23 bis abrogato con il referendum non riguardava solo l’acqua.
Professor Lucarelli,
perché questa manovra è incostituzionale?
Lo sono gli articoli 3 e 4. Nel primo c’è una sorta di centralismo governativo che anticipa la riforma costituzionale e impone a Regioni ed enti locali di ispirarsi a un modello di economia mista. L’articolo 4 invece sovverte quanto aveva già detto la Coste costituzionale nel gennaio 2011 sull’ammissibilità dei referendum.
Sulla base del diritto comunitario è possibile scegliere tra il modello pubblico o privato?
Esatto. E’ sbagliato dire che l’Europa obbliga alla privatizzazione forzata, anzi. Proprio il diritto pubblico europeo adotta in economia il principio di neutralità rispetto agli assetti proprietari: i Comuni hanno la facoltà di definire la natura del servizio. Esemplare il caso di Parigi, che ha ripubblicizzato l’acqua.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/08/28/sui-servizi-pubblici-la-manovra-e-incostituzionale-e-non-basta-tenere-fuori-lacqua/154003/
Professor Mattei,
perché secondo voi questa manovra cancella la volontà espressa dagli elettori il 12 e 13 giugno?
Il decreto Ronchi prevedeva l’obbligo di privatizzare una quota di servizi entro una certa data. Ora il governo fa una mossa in due tempi: sceglie di tener fuori l’acqua ma obbliga a privatizzare entro metà marzo gli altri servizi. In manovra è previsto un forte incentivo per i comuni che scelgono di vendere quote dei servizi.
Si tratta di un’operazione lecita dal punto di vista legislativo?
Sicuramente la vendita dei servizi o una forzatura in questa direzione va contro il primo referendum, oltre ad essere incostituzionale. Impugneremo i provvedimenti del governo davanti alla Corte costituzionale.
Il governo sostiene che basti tener fuori l’acqua per rispettare gli esiti del voto. E’ così?
Assolutamente no. La stessa Corte costituzionale aveva chiarito e definito bene che la portata del primo quesito era estesa a tutti i servizi pubblici locali, non solo a quello idrico. Il 23 bis abrogato con il referendum non riguardava solo l’acqua.
Professor Lucarelli,
perché questa manovra è incostituzionale?
Lo sono gli articoli 3 e 4. Nel primo c’è una sorta di centralismo governativo che anticipa la riforma costituzionale e impone a Regioni ed enti locali di ispirarsi a un modello di economia mista. L’articolo 4 invece sovverte quanto aveva già detto la Coste costituzionale nel gennaio 2011 sull’ammissibilità dei referendum.
Sulla base del diritto comunitario è possibile scegliere tra il modello pubblico o privato?
Esatto. E’ sbagliato dire che l’Europa obbliga alla privatizzazione forzata, anzi. Proprio il diritto pubblico europeo adotta in economia il principio di neutralità rispetto agli assetti proprietari: i Comuni hanno la facoltà di definire la natura del servizio. Esemplare il caso di Parigi, che ha ripubblicizzato l’acqua.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/08/28/sui-servizi-pubblici-la-manovra-e-incostituzionale-e-non-basta-tenere-fuori-lacqua/154003/
nucleare, Fukushima bonifica radiazioni costi 130 mld dollari
Fukushima: Tokyo, dimezzare radiazioni in 2 anni
Approvato nuovo piano bonifica, costi fino a 130 mld dollari
26 agosto, 14:48
Fukushima: Tokyo, dimezzare radiazioni in 2 anni
TOKYO - Il Giappone prevede di dimezzare le radiazioni nell'arco dei due anni nei luoghi contaminati dalla crisi nucleare di Fukushima, attraverso la rimozione di terreno, piante e alberi, e la ripulitura dei tetti in un'area stimata in migliaia di chilometri quadrati. L'obiettivo, in base al piano approvato dal consiglio dei ministri, è portare la radioattività a 1 millisievert all'anno se non meno. Il governo, in altri termini, stima che la contaminazione possa scendere naturalmente di circa il 40% in due anni, cui aggiungere un 10% frutto dell'azione umana.
Le misure potrebbero costare decine di miliardi di dollari, mentre appare sicuro che un gran numero di sfollati non sarebbe in grado di tornare a casa per decenni, forse mai. A partire da quelli all'interno dell'area di 3 km dall'impianto nucleare, anche se oggi 152 persone in tutto, hanno avuto la possibilità di tornare brevemente nelle proprie abitazioni dopo quasi 6 mesi. "Puntiamo a ridurre i livelli di radiazione della metà per il prossimo biennio nelle aree colpite, e del 60% per i luoghi utilizzati dai bambini", ha spiegato in conferenza stampa il ministro per l'Emergenza nucleare, Goshi Hosono. Altro obiettivo di base è di portare le radiazioni sotto i 20 millisievert/anno, livello di soglia oltre il quale scatta l' evacuazione, anche se l'ultima mappatura operata dal ministero della Scienza ha mostrato un'espansione considerevole delle aree da dichiara off-limits.
"In definitiva, puntiamo ai target di decontaminazione in un periodo più breve: grazie alla tecnologia che continua ad avanzare e a sufficiente finanziamenti governativi, credo che lo sforzo si possa fare", ha aggiunto Hosono. Il Giappone ha dichiarato la 'no-entry zone' nel raggio di 20 km dalla centrale, devastata dal sisma/tsunami dell'11 marzo, costringendo circa 80.000 persone a lasciare le proprie cose. La superficie totale da ripulire è valutata tra i 1.000 e i 4.000 chilometri quadrati, circa lo 0,3-1% di tutta superficie del Giappone, e potrebbe costare fino a 130 miliardi di dollari. Il governo ha assicurato che avrà la piena responsabilità di terra e detriti rimossi nella pulizia, pur dicendo che mancando una soluzione definitiva per il deposito dei materiali radioattivi, al momento sarebbero stati stoccati all'interno delle comunità locali. La prefettura di Fukushima "non sarà il centro di trattamento delle macerie", ha precisato Hosono.
© Copyright ANSA - Tutti i diritti riservati
Approvato nuovo piano bonifica, costi fino a 130 mld dollari
26 agosto, 14:48
Fukushima: Tokyo, dimezzare radiazioni in 2 anni
TOKYO - Il Giappone prevede di dimezzare le radiazioni nell'arco dei due anni nei luoghi contaminati dalla crisi nucleare di Fukushima, attraverso la rimozione di terreno, piante e alberi, e la ripulitura dei tetti in un'area stimata in migliaia di chilometri quadrati. L'obiettivo, in base al piano approvato dal consiglio dei ministri, è portare la radioattività a 1 millisievert all'anno se non meno. Il governo, in altri termini, stima che la contaminazione possa scendere naturalmente di circa il 40% in due anni, cui aggiungere un 10% frutto dell'azione umana.
Le misure potrebbero costare decine di miliardi di dollari, mentre appare sicuro che un gran numero di sfollati non sarebbe in grado di tornare a casa per decenni, forse mai. A partire da quelli all'interno dell'area di 3 km dall'impianto nucleare, anche se oggi 152 persone in tutto, hanno avuto la possibilità di tornare brevemente nelle proprie abitazioni dopo quasi 6 mesi. "Puntiamo a ridurre i livelli di radiazione della metà per il prossimo biennio nelle aree colpite, e del 60% per i luoghi utilizzati dai bambini", ha spiegato in conferenza stampa il ministro per l'Emergenza nucleare, Goshi Hosono. Altro obiettivo di base è di portare le radiazioni sotto i 20 millisievert/anno, livello di soglia oltre il quale scatta l' evacuazione, anche se l'ultima mappatura operata dal ministero della Scienza ha mostrato un'espansione considerevole delle aree da dichiara off-limits.
"In definitiva, puntiamo ai target di decontaminazione in un periodo più breve: grazie alla tecnologia che continua ad avanzare e a sufficiente finanziamenti governativi, credo che lo sforzo si possa fare", ha aggiunto Hosono. Il Giappone ha dichiarato la 'no-entry zone' nel raggio di 20 km dalla centrale, devastata dal sisma/tsunami dell'11 marzo, costringendo circa 80.000 persone a lasciare le proprie cose. La superficie totale da ripulire è valutata tra i 1.000 e i 4.000 chilometri quadrati, circa lo 0,3-1% di tutta superficie del Giappone, e potrebbe costare fino a 130 miliardi di dollari. Il governo ha assicurato che avrà la piena responsabilità di terra e detriti rimossi nella pulizia, pur dicendo che mancando una soluzione definitiva per il deposito dei materiali radioattivi, al momento sarebbero stati stoccati all'interno delle comunità locali. La prefettura di Fukushima "non sarà il centro di trattamento delle macerie", ha precisato Hosono.
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Giappone energie rinnovabili da sole e vento
Bruno Picozzi
http://www.terranews.it/news/2011/08/l%E2%80%99ultimo-desiderio-di-kan-l%E2%80%99energia-del-sole-e-del-vento
GIAPPONE. Lascia il quinto leader di governo in meno di cinque anni. Dimettendosi ha saputo indirizzare il Paese verso un futuro più sostenibile. L’obiettivo è il 20% di fonti rinnovabili entro il 2020.
Il suo nome resterà legato per sempre sia alla pessima gestione della crisi di Fukushima, sia al grande insegnamento che la sua parte politica ha tratto dal disastro: uscire rapidamente dal nucleare e abbracciare con decisione le energie rinnovabili. Scelta assolutamente impensabile in Giappone fino a sei mesi fa. Indicato a furor di popolo come responsabile dei passi falsi del governo, Kan ha combattuto per lasciare alla sua gente una qualche eredità: se ne sarebbe andato se, e solo se, la Dieta, il Parlamento bicamerale di Tokyo, avesse approvato il finanziamento della ricostruzione e l’inattesa sterzata verso le rinnovabili. Cosa fatta ieri mattina. E così Kan, ha rassegnato ieri le dimissioni. Sia un bene o un male, la fine politica dell’ultrasessantenne premier era nell’aria da tempo. Già qualche mese fa gli analisti del Sol levante lo definivano un goner. Un morto che cammina.
Il suo governo è durato quattordici mesi, comunque più a lungo dei quattro che l’hanno preceduto. Ma il nostro era un predestinato, un vero leader riformista che dopo sessant’anni di clientelismo neoliberale di destra voleva ristrutturare il Paese, modernizzarlo, renderlo nuovamente protagonista sulla scena mondiale. Invece, trovatosi a combattere contro i poteri forti che reggono le fila dello Stato nipponico, contro una crisi epocale dell’economia e contro gli effetti catastrofici del terremoto dell’11 marzo scorso, in breve tempo Kan è precipitato a indici di popolarità ridicoli per un capo di governo. E alla fine se n’è andato. Ma non prima di ottenere un decreto che prevede ampi sussidi particolarmente a eolico, solare e geotermico, istituiti sulla base del riuscito modello tedesco. Della nuova regolamentazione beneficeranno anche idroelettrico e biomasse.
A partire dal 1 luglio 2012 i fornitori di energia avranno l’obbligo di acquistare energia da fonti rinnovabili a prezzi inferiori a quelli di mercato, dando a queste un indiscutibile vantaggio sulle fonti inquinanti e pericolose. Le quantità sono da stabilire in un prossimo futuro ma l’obiettivo dichiarato è elevare la percentuale di approvvigionamento elettrico da fonti rinnovabili dall’attuale 9 per cento fino a un livello capace di non far rimpiangere la potenza dei 54 reattori nucleari presenti sull’arcipelago. 36 dei quali già spenti in seguito allo tsunami di marzo. Sostituire rapidamente i 47 GW di potenza garantiti da uranio e plutonio non sarà però cosa facile perché l’industria del Sol levante si era data anima e corpo all’atomo.
Nel 2011, sostiene Bloomberg New Energy Finance, nonostante una crescita del 35 per cento il fotovoltaico potrà appena superare i 5 GW di potenza cumulativa installata. L’eolico invece, stando ai dati del Global Wind Energy Council, a fine 2010 superava di poco i 2 GW e non si prevedono grossi balzi in avanti per quest’anno. L’idroelettrico già fornisce l’8 per cento del fabbisogno ed è da considerarsi un settore pressoché saturo. Il geotermico sarebbe una miniera d’oro, con un potenziale stimato intorno ai 23,5 GW, ma al momento le 18 centrali geotermiche attive sfruttano solo una minima parte di questa inesauribile ricchezza naturale. Inoltre le lobby industriali stanno puntando i piedi e già hanno ottenuto sconti sulle tariffe per i grandi gruppi energivori fino all’80 per cento.
Mentre, con le nuove regole, una famiglia media vedrà la bolletta elettrica crescere di circa una ventina di euro l’anno, secondo i calcoli dei tecnici del centrosinistra. La crisi politica verrà gestita in tempi rapidissimi, con nipponica efficienza. Una breve corsa a quattro darà già lunedì il nome del nuovo presidente del Partito democratico il quale, in appena ventiquattr’ore, riceverà la nomina a capo del governo. Per la crisi energetica serviranno nel tempo scelte forti e coerenza. Naoto Kan, quinto leader di governo in meno di cinque anni, ha saputo indirizzare la patria verso un futuro più sostenibile. Andato via lui, si faccia avanti il prossimo.
http://www.terranews.it/news/2011/08/l%E2%80%99ultimo-desiderio-di-kan-l%E2%80%99energia-del-sole-e-del-vento
GIAPPONE. Lascia il quinto leader di governo in meno di cinque anni. Dimettendosi ha saputo indirizzare il Paese verso un futuro più sostenibile. L’obiettivo è il 20% di fonti rinnovabili entro il 2020.
Il suo nome resterà legato per sempre sia alla pessima gestione della crisi di Fukushima, sia al grande insegnamento che la sua parte politica ha tratto dal disastro: uscire rapidamente dal nucleare e abbracciare con decisione le energie rinnovabili. Scelta assolutamente impensabile in Giappone fino a sei mesi fa. Indicato a furor di popolo come responsabile dei passi falsi del governo, Kan ha combattuto per lasciare alla sua gente una qualche eredità: se ne sarebbe andato se, e solo se, la Dieta, il Parlamento bicamerale di Tokyo, avesse approvato il finanziamento della ricostruzione e l’inattesa sterzata verso le rinnovabili. Cosa fatta ieri mattina. E così Kan, ha rassegnato ieri le dimissioni. Sia un bene o un male, la fine politica dell’ultrasessantenne premier era nell’aria da tempo. Già qualche mese fa gli analisti del Sol levante lo definivano un goner. Un morto che cammina.
Il suo governo è durato quattordici mesi, comunque più a lungo dei quattro che l’hanno preceduto. Ma il nostro era un predestinato, un vero leader riformista che dopo sessant’anni di clientelismo neoliberale di destra voleva ristrutturare il Paese, modernizzarlo, renderlo nuovamente protagonista sulla scena mondiale. Invece, trovatosi a combattere contro i poteri forti che reggono le fila dello Stato nipponico, contro una crisi epocale dell’economia e contro gli effetti catastrofici del terremoto dell’11 marzo scorso, in breve tempo Kan è precipitato a indici di popolarità ridicoli per un capo di governo. E alla fine se n’è andato. Ma non prima di ottenere un decreto che prevede ampi sussidi particolarmente a eolico, solare e geotermico, istituiti sulla base del riuscito modello tedesco. Della nuova regolamentazione beneficeranno anche idroelettrico e biomasse.
A partire dal 1 luglio 2012 i fornitori di energia avranno l’obbligo di acquistare energia da fonti rinnovabili a prezzi inferiori a quelli di mercato, dando a queste un indiscutibile vantaggio sulle fonti inquinanti e pericolose. Le quantità sono da stabilire in un prossimo futuro ma l’obiettivo dichiarato è elevare la percentuale di approvvigionamento elettrico da fonti rinnovabili dall’attuale 9 per cento fino a un livello capace di non far rimpiangere la potenza dei 54 reattori nucleari presenti sull’arcipelago. 36 dei quali già spenti in seguito allo tsunami di marzo. Sostituire rapidamente i 47 GW di potenza garantiti da uranio e plutonio non sarà però cosa facile perché l’industria del Sol levante si era data anima e corpo all’atomo.
Nel 2011, sostiene Bloomberg New Energy Finance, nonostante una crescita del 35 per cento il fotovoltaico potrà appena superare i 5 GW di potenza cumulativa installata. L’eolico invece, stando ai dati del Global Wind Energy Council, a fine 2010 superava di poco i 2 GW e non si prevedono grossi balzi in avanti per quest’anno. L’idroelettrico già fornisce l’8 per cento del fabbisogno ed è da considerarsi un settore pressoché saturo. Il geotermico sarebbe una miniera d’oro, con un potenziale stimato intorno ai 23,5 GW, ma al momento le 18 centrali geotermiche attive sfruttano solo una minima parte di questa inesauribile ricchezza naturale. Inoltre le lobby industriali stanno puntando i piedi e già hanno ottenuto sconti sulle tariffe per i grandi gruppi energivori fino all’80 per cento.
Mentre, con le nuove regole, una famiglia media vedrà la bolletta elettrica crescere di circa una ventina di euro l’anno, secondo i calcoli dei tecnici del centrosinistra. La crisi politica verrà gestita in tempi rapidissimi, con nipponica efficienza. Una breve corsa a quattro darà già lunedì il nome del nuovo presidente del Partito democratico il quale, in appena ventiquattr’ore, riceverà la nomina a capo del governo. Per la crisi energetica serviranno nel tempo scelte forti e coerenza. Naoto Kan, quinto leader di governo in meno di cinque anni, ha saputo indirizzare la patria verso un futuro più sostenibile. Andato via lui, si faccia avanti il prossimo.
sabato 27 agosto 2011
morire di amianto, in arrivo il picco di decessi
FOCUS. Nel 2015 ci sarà il picco di decessi causati dalla fibra killer: ogni anno sono circa 4mila i morti. Ma tre regioni non hanno ancora il piano di bonifiche e i maxiprocessi rischiano di insabbiarsi.
Eternit, Fibronit, Italcantieri, Montedison. La storia industriale del nostro Paese potrebbe essere scritta sotto forma di necrologio. Oltre a milioni di tonnellate di amianto, Eternit ha prodotto quasi tremila morti, tutti operai, perfettamente distribuiti tra Nord e Sud: Casale Monferrato, Cavagnolo (Piemonte), Rubiera (Emilia Romagna), Bagnoli (Campania) e Siracusa (Sicilia). E altre centinaia di morti ha prodotti la Fibronit a Pavia e e Bari, la Fincantieri, tra Sicilia e Friuli Venezia Giulia. Fabbriche di morte sono state anche la Montedison, il Petrolchimico di Mantova, la Goodyear di Latina, l’Ilva. E l’elenco potrebbe essere lunghissimo. Lungo fino ad apparire banale.
Quasi nessuno morto sul lavoro, la maggior parte dopo aver raggiunto la pensione. Morti invisibili fino al 1992, anno delle prime normative in materia, arrivate con quarant’anni di ritardo. Mansioni diverse, catene di montaggio diverse, produzioni diverse: barche, gomme, acciaio, chimica. Ma in corpo tutti si sono ritrovati la stessa sostanza. Fibre di amianto bianco. Nome scientifico: asbesto, dal greco, fibra d’oro. Non colpisce subito, ha un periodo di latenza tra i venti e i quarant’anni prima di dare vita a malattie dal nome sinistro: mesotelioma della pleura, asbestosi, carcinoma polmonare. Il picco dei decessi per amianto si avrà tra il 2015 e il 2020. La questione è stata rilanciata ieri ancora una volta dalla Federazione italiana di Scienza della Terra. Le morti per amianto saranno infatti al centro della rassegna Geoitalia, cui prenderanno parte oltre 1500 scienziati provenienti da tutto il mondo.
«In quella sede - spiega Silvio Seno, presidente della Federazione italiana Scienze della Terra - proveremo ad avanzare proposte precise e soluzioni». Oggi le fibre di amianto fanno circa 4mila vittime all’anno. Solo il mesotelioma, il tumore dell’apparato respiratorio connesso in modo diretto all’inalazione della fibra, è stato causa di morte per oltre 9mila persone tra il 1993 e il 2004, secondo i dati del Registro nazionale dei tumori. L’esposizione, nel 70 per cento dei casi, è stata di natura professionale. Fino al 2004 (anno a cui risale l’ultimo aggiornamento della banca dati dell’Inail) in Italia sono stati più di 250mila i lavoratori che hanno chiesto assistenza all’ente previdenziale per essere stati a contatto con l’amianto per periodi, nella maggior parte dei casi, superiori a 10 anni.
Ma a morire e ad ammalarsi non sono solo gli operai. Secondo le stime dell’Ispsel, l’istituto di ricerca dell’Inail, in giro per il territorio nazionale ci sono ancora 32 milioni di tonnellate di amianto. L’asbesto è stato utilizzato per le coperture delle abitazioni, per il rivestimento degli edifici, per le condutture idriche. Stando ai dati dell’ultimo rapporto di Legambiente, oltre 50mila edifici, pubblici e privati, devono essere ancora bonificati. Ma per le istituzioni non sembra essere una priorità. Per le bonifiche il Ministero dell’ambiente ha stanziato 9 milioni di euro, una cifra che, secondo le associazioni ambientalisti, è ben al di sotto delle aspettative. I fondi, inoltre, sono ancora bloccate, perché tre regioni (l’Abruzzo, il Molise e la Puglia) non hanno ancora approvato il piano regionale amianto. Secondo la legge, avrebbero dovuto mettersi in regola entro sei mesi dall’entrata in vigore della normativa che ha messo al bando la fibra cancerogena nel lontano 1992. Tuttavia, seppure le bonifiche partissero domani, ci sarebbero problemi enormi su dove mettere l’amianto. Legambiente, infatti, calcola che solo 9 regioni su 20 dispongono di un impianto di smaltimento.
I conti con il passato non sono chiusi nemmeno sul piano giudiziario. Il processo Eternit potrebbe essere invalidato a tre mesi dalla conclusione a causa delle norme contenute nel disegno di legge sul processo lungo. Quasi tremila morti, oltre seimila persone costituitesi parte civile e richieste da parte dei pm di condanne a 20 anni per i vertici dell’industria svizzera. Tutto potrebbe andare in fumo prima della sentenza prevista per dicembre. Il rischio è stato ribadito due settimane fa dal procuratore di Torino Raffaele Guariniello: «Se la norma dovesse essere applicata così com’è, potrebbe andare in funo tutto il maxi processo». Ma non c’è solo Eternit. I processi sulle morti per amianto si chiudono spesso con assoluzioni (è il caso di Fincantieri a Palermo o del fratello di Amintore Fanfani, Vittorio, assolto al maxiprocesso di Italicantieri a Triste), o quando va bene, con sentenze in chiaroscuro: risarcimenti e nessuna condanna. A vent’anni dalla messa al bando, l’amianto incide ancora nella storia pubblica e privata italiana.
http://www.costituentecologista.it/notizie/terra-news/item/5678-morire-di-amianto-tra-burocrazia-e-ingiustizia.html
Eternit, Fibronit, Italcantieri, Montedison. La storia industriale del nostro Paese potrebbe essere scritta sotto forma di necrologio. Oltre a milioni di tonnellate di amianto, Eternit ha prodotto quasi tremila morti, tutti operai, perfettamente distribuiti tra Nord e Sud: Casale Monferrato, Cavagnolo (Piemonte), Rubiera (Emilia Romagna), Bagnoli (Campania) e Siracusa (Sicilia). E altre centinaia di morti ha prodotti la Fibronit a Pavia e e Bari, la Fincantieri, tra Sicilia e Friuli Venezia Giulia. Fabbriche di morte sono state anche la Montedison, il Petrolchimico di Mantova, la Goodyear di Latina, l’Ilva. E l’elenco potrebbe essere lunghissimo. Lungo fino ad apparire banale.
Quasi nessuno morto sul lavoro, la maggior parte dopo aver raggiunto la pensione. Morti invisibili fino al 1992, anno delle prime normative in materia, arrivate con quarant’anni di ritardo. Mansioni diverse, catene di montaggio diverse, produzioni diverse: barche, gomme, acciaio, chimica. Ma in corpo tutti si sono ritrovati la stessa sostanza. Fibre di amianto bianco. Nome scientifico: asbesto, dal greco, fibra d’oro. Non colpisce subito, ha un periodo di latenza tra i venti e i quarant’anni prima di dare vita a malattie dal nome sinistro: mesotelioma della pleura, asbestosi, carcinoma polmonare. Il picco dei decessi per amianto si avrà tra il 2015 e il 2020. La questione è stata rilanciata ieri ancora una volta dalla Federazione italiana di Scienza della Terra. Le morti per amianto saranno infatti al centro della rassegna Geoitalia, cui prenderanno parte oltre 1500 scienziati provenienti da tutto il mondo.
«In quella sede - spiega Silvio Seno, presidente della Federazione italiana Scienze della Terra - proveremo ad avanzare proposte precise e soluzioni». Oggi le fibre di amianto fanno circa 4mila vittime all’anno. Solo il mesotelioma, il tumore dell’apparato respiratorio connesso in modo diretto all’inalazione della fibra, è stato causa di morte per oltre 9mila persone tra il 1993 e il 2004, secondo i dati del Registro nazionale dei tumori. L’esposizione, nel 70 per cento dei casi, è stata di natura professionale. Fino al 2004 (anno a cui risale l’ultimo aggiornamento della banca dati dell’Inail) in Italia sono stati più di 250mila i lavoratori che hanno chiesto assistenza all’ente previdenziale per essere stati a contatto con l’amianto per periodi, nella maggior parte dei casi, superiori a 10 anni.
Ma a morire e ad ammalarsi non sono solo gli operai. Secondo le stime dell’Ispsel, l’istituto di ricerca dell’Inail, in giro per il territorio nazionale ci sono ancora 32 milioni di tonnellate di amianto. L’asbesto è stato utilizzato per le coperture delle abitazioni, per il rivestimento degli edifici, per le condutture idriche. Stando ai dati dell’ultimo rapporto di Legambiente, oltre 50mila edifici, pubblici e privati, devono essere ancora bonificati. Ma per le istituzioni non sembra essere una priorità. Per le bonifiche il Ministero dell’ambiente ha stanziato 9 milioni di euro, una cifra che, secondo le associazioni ambientalisti, è ben al di sotto delle aspettative. I fondi, inoltre, sono ancora bloccate, perché tre regioni (l’Abruzzo, il Molise e la Puglia) non hanno ancora approvato il piano regionale amianto. Secondo la legge, avrebbero dovuto mettersi in regola entro sei mesi dall’entrata in vigore della normativa che ha messo al bando la fibra cancerogena nel lontano 1992. Tuttavia, seppure le bonifiche partissero domani, ci sarebbero problemi enormi su dove mettere l’amianto. Legambiente, infatti, calcola che solo 9 regioni su 20 dispongono di un impianto di smaltimento.
I conti con il passato non sono chiusi nemmeno sul piano giudiziario. Il processo Eternit potrebbe essere invalidato a tre mesi dalla conclusione a causa delle norme contenute nel disegno di legge sul processo lungo. Quasi tremila morti, oltre seimila persone costituitesi parte civile e richieste da parte dei pm di condanne a 20 anni per i vertici dell’industria svizzera. Tutto potrebbe andare in fumo prima della sentenza prevista per dicembre. Il rischio è stato ribadito due settimane fa dal procuratore di Torino Raffaele Guariniello: «Se la norma dovesse essere applicata così com’è, potrebbe andare in funo tutto il maxi processo». Ma non c’è solo Eternit. I processi sulle morti per amianto si chiudono spesso con assoluzioni (è il caso di Fincantieri a Palermo o del fratello di Amintore Fanfani, Vittorio, assolto al maxiprocesso di Italicantieri a Triste), o quando va bene, con sentenze in chiaroscuro: risarcimenti e nessuna condanna. A vent’anni dalla messa al bando, l’amianto incide ancora nella storia pubblica e privata italiana.
http://www.costituentecologista.it/notizie/terra-news/item/5678-morire-di-amianto-tra-burocrazia-e-ingiustizia.html
Pontinia, viva la pappa con il pomodoro
A Pontinia sulle questioni e sui progetti più importanti non c'è distinzione tra maggioranza e opposizione. Tutti pronti a correre in soccorso dei potenti e dei progetti. Turbogas, biomasse, mega centro commerciale da 40 milioni di euro proposti da una ditta che ha il capitale sociale di 10 mila €, cambi di destinazione d'uso, interventi con cubatura commerciale a go-go, interventi di urbanistica, abolizione dei vincoli. Tanti interventi che sembrano uno slogan elettorale in questa continua autopromozione. A vari livelli. C'è chi propone progetti e interventi, chi se na fa il fautore portavoce (o progettista), di varia importanza. C'è chi si candida in parlamento, regione, provincia, chi a fare il sindaco, l'assessore, il consigliere. Utilizzando associazioni, enti, sindacati, famiglie, parentele o clienti. Così Pontinia è passata in trenta anni da una fiorente economia contadina, servizi e commercio ad essa collegata, piccole industrie alla ricerca della speculazione in ogni campo, ai progetti più strampalati. Non si intravvede nessun progetto politico. "Un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista guarda alla prossima generazione." diceva De Gasperi che nessuno pensa o spera di trovare certo a Pontinia. Ma un po' di cultura, un programma, un proposito di gestione territoriale, una serie di atti amministrativi conseguenti e coerenti. Il populismo, il berlusconismo, l'opportunismo hanno trovato terreno fertile a Pontinia e amministratori o politici o aspiranti tali pronti a servirsene o ad esserne servi? Quale soluzione? Come invertire la rotta della superficialità, l'autodistruzione economica e sociale in atto? Con la cultura, il confronto, il laboratorio politico, l'officina delle idee e sopratutto con le persone in carne ed ossa. Chi è pronto a cogliere questa sfida prima del burrone o se preferite del degrado, dei roghi e delle discariche di cui è piena la nostra campagna e la nostra estate?
venerdì 26 agosto 2011
acqua l'Italia leader negli sprechi, chiude settimana mondiale
Acqua, petrolio del XXI secolo. Si chiude
a Stoccolma la settimana mondiale Chiude in Svezia l'evento organizzato dallo Stockholm water institute. Esperti di 130 paesi hanno discusso l'approvvigionamento globale delle risorse idriche. In vista di un futuro prossimo in cui il pianeta sarà abitato da 9 miliardi di persone. La situazione italiana non brilla soprattutto per gli sprechi, che arrivano anche al 47% delle risorse erogate Sta per finire la “Settimana mondiale dell’acqua”, evento organizzato come ogni anno dallo Stockholm International Water Institute (SIWI). Esperti provenienti da 130 Paesi e rappresentanti di oltre 200 organizzazioni internazionali si stanno confrontando in questi giorni nella capitale svedese sulle problematiche relative al “petrolio del XXI secolo”. Obiettivo: “Andare oltre la retorica e fornire soluzioni alle sfide globali per l’acqua, l’ambiente e lo sviluppo”. Come? Elaborando proposte operative per combattere gli sprechi di acqua nelle aree urbane dei Paesi sviluppati. Se l’anno scorso il tema è stato quello della qualità dell’acqua, infatti, quest’anno al centro dei dibattiti c’è la crescente urbanizzazione del pianeta. Un fenomeno che di questo passo, entro la metà del secolo, potrà portare due miliardi di persone a non avere accesso all’acqua potabile. Uno spunto di riflessione anche per l’Italia, Paese che spreca fino al 47% delle sue risorse idriche. Complici stili di vita incuranti di questa preziosa risorsa e, soprattutto, una rete idrica ormai “ridotta a un colabrodo”.
Oggi, nel mondo un miliardo e 600mila persone vivono direttamente le conseguenze della siccità: carestie, pestilenze, migrazioni di massa. Una situazione destinata a peggiorare. Secondo le previsioni, infatti, quando nel 2050 la popolazione globale supererà i nove miliardi di individui, per garantire la sicurezza alimentare sarà necessario il doppio dell’acqua già oggi utilizzata. A rivelarlo è un rapporto dell’Unep, il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, presentato proprio questa settimana in occasione dell’evento di Stoccolma.
Primo problema sul quale concentrare gli sforzi, quindi, per gli esperti è la corretta gestione dell’acqua. Un aspetto cruciale, in un pianeta in cui oltre la metà della popolazione vive in aree urbane, ed in cui l’agricoltura è responsabile del 70% dell’utilizzo mondiale di oro blu. “Se non si modificheranno gli attuali regimi alimentari e le correnti pratiche agricole”, avverte l’Unep, “questa percentuale potrebbe salire al 90%”.
Al mondo sono già 830 milioni le persone che, nelle zone urbane, mancano dei servizi di base di approvvigionamento idrico. Lo ha ricordato Gunilla Carlsson, ministro svedese per gli Aiuti internazionali, che nel suo discorso di apertura ha ricordato come la carenza e la cattiva gestione dell’acqua siano nel mondo la seconda causa di morte infantile. Per Carlsson servono quindi “nuove tecnologie e nuove politiche”.
Una necessità anche per il nostro Paese. “In Italia siamo molto indietro sulla gestione sostenibile dei corsi d’acqua”, denuncia Andrea Agapito, responsabile acque di Wwf Italia: “Siamo gli ultimi in Europa nell’applicazione della direttiva quadro Acque 2000/60/CE per la protezione delle acque superficiali e sotterranee”. Non solo, sottolinea Agapito, “Attualmente lo Stato dà concessioni consentendo un prelievo di quantità d’acqua superiore rispetto a quella che i corsi d’acqua sono in grado di fornire”.
Sovrasfruttamento, dunque, ma soprattutto spreco: vera piaga italiana, dovuta in particolare alle pessime condizioni in cui versa la rete idrica nazionale. Secondo dati Istat, infatti, in Italia quasi la metà dell’acqua potabile viene dispersa prima di raggiungere le nostre case. Un fenomeno molto grave, diffuso particolarmente in regioni come Puglia, Sardegna e Abruzzo, in cui per ogni 100 litri di acqua erogata se ne riversano in rete, perdendoli, altri 80.
È proprio per questo che, nel nostro Paese, non mancano attività di sensibilizzazione sul risparmio idrico. A quest’ultimo, ad esempio, la Campagna permanente “Un anno contro lo spreco” ha dedicato l’intero 2011. L’iniziativa, promossa da Last Minute Market, società “spin-off” dell’Università di Bologna nata da un’idea del preside della Facoltà di Agraria, Andrea Segrè, ha infatti lo scopo di “influire sull’opinione pubblica, contribuendo alla diffusione di una nuova cultura dell’utilizzo delle risorse”.
Una sfida raccolta anche dal mondo dell’arte, che con lo spettacolo teatrale “H2Oro – l’acqua, un diritto dell’umanità”, di Ercole Ongaro e Fabrizio De Giovanni, oltre a sostenere il diritto all’acqua per tutti, vuole anche “riflettere sui paradossi e gli sprechi del Belpaese, per passare dalla presa di coscienza a nuovi comportamenti”.
a Stoccolma la settimana mondiale Chiude in Svezia l'evento organizzato dallo Stockholm water institute. Esperti di 130 paesi hanno discusso l'approvvigionamento globale delle risorse idriche. In vista di un futuro prossimo in cui il pianeta sarà abitato da 9 miliardi di persone. La situazione italiana non brilla soprattutto per gli sprechi, che arrivano anche al 47% delle risorse erogate Sta per finire la “Settimana mondiale dell’acqua”, evento organizzato come ogni anno dallo Stockholm International Water Institute (SIWI). Esperti provenienti da 130 Paesi e rappresentanti di oltre 200 organizzazioni internazionali si stanno confrontando in questi giorni nella capitale svedese sulle problematiche relative al “petrolio del XXI secolo”. Obiettivo: “Andare oltre la retorica e fornire soluzioni alle sfide globali per l’acqua, l’ambiente e lo sviluppo”. Come? Elaborando proposte operative per combattere gli sprechi di acqua nelle aree urbane dei Paesi sviluppati. Se l’anno scorso il tema è stato quello della qualità dell’acqua, infatti, quest’anno al centro dei dibattiti c’è la crescente urbanizzazione del pianeta. Un fenomeno che di questo passo, entro la metà del secolo, potrà portare due miliardi di persone a non avere accesso all’acqua potabile. Uno spunto di riflessione anche per l’Italia, Paese che spreca fino al 47% delle sue risorse idriche. Complici stili di vita incuranti di questa preziosa risorsa e, soprattutto, una rete idrica ormai “ridotta a un colabrodo”.
Oggi, nel mondo un miliardo e 600mila persone vivono direttamente le conseguenze della siccità: carestie, pestilenze, migrazioni di massa. Una situazione destinata a peggiorare. Secondo le previsioni, infatti, quando nel 2050 la popolazione globale supererà i nove miliardi di individui, per garantire la sicurezza alimentare sarà necessario il doppio dell’acqua già oggi utilizzata. A rivelarlo è un rapporto dell’Unep, il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, presentato proprio questa settimana in occasione dell’evento di Stoccolma.
Primo problema sul quale concentrare gli sforzi, quindi, per gli esperti è la corretta gestione dell’acqua. Un aspetto cruciale, in un pianeta in cui oltre la metà della popolazione vive in aree urbane, ed in cui l’agricoltura è responsabile del 70% dell’utilizzo mondiale di oro blu. “Se non si modificheranno gli attuali regimi alimentari e le correnti pratiche agricole”, avverte l’Unep, “questa percentuale potrebbe salire al 90%”.
Al mondo sono già 830 milioni le persone che, nelle zone urbane, mancano dei servizi di base di approvvigionamento idrico. Lo ha ricordato Gunilla Carlsson, ministro svedese per gli Aiuti internazionali, che nel suo discorso di apertura ha ricordato come la carenza e la cattiva gestione dell’acqua siano nel mondo la seconda causa di morte infantile. Per Carlsson servono quindi “nuove tecnologie e nuove politiche”.
Una necessità anche per il nostro Paese. “In Italia siamo molto indietro sulla gestione sostenibile dei corsi d’acqua”, denuncia Andrea Agapito, responsabile acque di Wwf Italia: “Siamo gli ultimi in Europa nell’applicazione della direttiva quadro Acque 2000/60/CE per la protezione delle acque superficiali e sotterranee”. Non solo, sottolinea Agapito, “Attualmente lo Stato dà concessioni consentendo un prelievo di quantità d’acqua superiore rispetto a quella che i corsi d’acqua sono in grado di fornire”.
Sovrasfruttamento, dunque, ma soprattutto spreco: vera piaga italiana, dovuta in particolare alle pessime condizioni in cui versa la rete idrica nazionale. Secondo dati Istat, infatti, in Italia quasi la metà dell’acqua potabile viene dispersa prima di raggiungere le nostre case. Un fenomeno molto grave, diffuso particolarmente in regioni come Puglia, Sardegna e Abruzzo, in cui per ogni 100 litri di acqua erogata se ne riversano in rete, perdendoli, altri 80.
È proprio per questo che, nel nostro Paese, non mancano attività di sensibilizzazione sul risparmio idrico. A quest’ultimo, ad esempio, la Campagna permanente “Un anno contro lo spreco” ha dedicato l’intero 2011. L’iniziativa, promossa da Last Minute Market, società “spin-off” dell’Università di Bologna nata da un’idea del preside della Facoltà di Agraria, Andrea Segrè, ha infatti lo scopo di “influire sull’opinione pubblica, contribuendo alla diffusione di una nuova cultura dell’utilizzo delle risorse”.
Una sfida raccolta anche dal mondo dell’arte, che con lo spettacolo teatrale “H2Oro – l’acqua, un diritto dell’umanità”, di Ercole Ongaro e Fabrizio De Giovanni, oltre a sostenere il diritto all’acqua per tutti, vuole anche “riflettere sui paradossi e gli sprechi del Belpaese, per passare dalla presa di coscienza a nuovi comportamenti”.
Pontinia, discarica Migliara 49 dopo 3 giorni brucia ancora
Le cifre della biodiversità. Circa 8,7 milioni di specie
Alessio Nannini
NATURA. Dopo dieci anni di studi, gli scienziati del progetto Census of Marine Life hanno prodotto una stima degli esseri viventi sul nostro pianeta. Un censimento che potrà favorire la tutela dell’ecosistema.
Conoscere se non l’esatto numero delle specie viventi sul pianeta almeno una stima ben approssimata è, oltre che una curiosità per gli amanti dell’aritmetica, un’esigenza paragonabile al censimento della popolazione: come per la vita di una nazione, sapere la totalità degli abitanti del nostro pianeta favorisce le condizioni per la tutela e il benessere dello stesso. Questo dunque è lo spirito che ha condotto gli scienziati di ottanta paesi diversi a collaborare con il progetto Census of Marine Life, lavorando per dieci anni al fine di ottenere una cifra pari a 8.700.000 specie, con uno scarto di 1.300.000. Il risultato dello studio, pubblicato su PLoS Biology e guidato da Camilo Mora dell’Università delle Hawaii e Boris Worm della Dalhousie University di Halifax, è frutto di un rigoroso calcolo condotto su un sistema di tassonomia che raggruppa gli esseri viventi secondo una gerarchia piramidale in base a specie, genere, famiglia, ordine, classe, phylum, regno, e dominio.
Ovviamente i ricercatori non si sono prodigati in un mero conteggio, bensì hanno adoperato un modello con il quale, partendo dai gruppi tassonomici più elevati, è stato possibile calcolare la totalità delle specie. «Conoscere il numero degli esseri che vivono sulla Terra è oggi più importante che mai – ha spiegato Boris Worm –, dal momento che numerose attività umane stanno accelerando notevolmente i tempi di estinzione e noi potremmo trovarci a perdere numerose specie prima ancora di sapere della loro esistenza e del loro potenziale contributo al miglioramento e al benessere umano». Per offrire un’idea della rilevanza del lavoro degli scienziati del progetto Census, basta dire che fino a ieri si supponeva che le specie terrestri oscillassero fra i 3 e i 100 milioni.
Totale che aveva l’estrema debolezza di una forbice molto ampia. Applicato ai cinque regni, questo metodo ha invece permesso di distribuire le specie nel seguente ordine: 7.770.000 di animali; 298.000 di piante; 611.000 di funghi; 36.400 di protozoi; 27.500 di chromista (cioè alghe e stampi d’acqua). A fronte di queste cifre, va segnalato che un’alta percentuale di esse risulta ancora sconosciuta: se nel caso delle piante, per esempio, sono 215.644 quelle note, per i funghi il numero di quelle catalogate è di appena 43.271; oppure, per quanto riguarda gli oceani, la stima si attesta a 2.2 milioni di esseri viventi, mentre le nostre conoscenze si fermano a 250.000 specie. Sommando così i dati relativi ai cinque regni, circa l’86 per cento delle specie che vivono sul pianeta, in mare o in terra, risulta al di fuori della nostra catalogazione. La vita sul pianeta Terra, oltreché da salvaguardare, è ancora in buona parte da scoprire.
http://www.terranews.it/news/2011/08/le-cifre-della-biodiversita-circa-87-milioni-di-specie
NATURA. Dopo dieci anni di studi, gli scienziati del progetto Census of Marine Life hanno prodotto una stima degli esseri viventi sul nostro pianeta. Un censimento che potrà favorire la tutela dell’ecosistema.
Conoscere se non l’esatto numero delle specie viventi sul pianeta almeno una stima ben approssimata è, oltre che una curiosità per gli amanti dell’aritmetica, un’esigenza paragonabile al censimento della popolazione: come per la vita di una nazione, sapere la totalità degli abitanti del nostro pianeta favorisce le condizioni per la tutela e il benessere dello stesso. Questo dunque è lo spirito che ha condotto gli scienziati di ottanta paesi diversi a collaborare con il progetto Census of Marine Life, lavorando per dieci anni al fine di ottenere una cifra pari a 8.700.000 specie, con uno scarto di 1.300.000. Il risultato dello studio, pubblicato su PLoS Biology e guidato da Camilo Mora dell’Università delle Hawaii e Boris Worm della Dalhousie University di Halifax, è frutto di un rigoroso calcolo condotto su un sistema di tassonomia che raggruppa gli esseri viventi secondo una gerarchia piramidale in base a specie, genere, famiglia, ordine, classe, phylum, regno, e dominio.
Ovviamente i ricercatori non si sono prodigati in un mero conteggio, bensì hanno adoperato un modello con il quale, partendo dai gruppi tassonomici più elevati, è stato possibile calcolare la totalità delle specie. «Conoscere il numero degli esseri che vivono sulla Terra è oggi più importante che mai – ha spiegato Boris Worm –, dal momento che numerose attività umane stanno accelerando notevolmente i tempi di estinzione e noi potremmo trovarci a perdere numerose specie prima ancora di sapere della loro esistenza e del loro potenziale contributo al miglioramento e al benessere umano». Per offrire un’idea della rilevanza del lavoro degli scienziati del progetto Census, basta dire che fino a ieri si supponeva che le specie terrestri oscillassero fra i 3 e i 100 milioni.
Totale che aveva l’estrema debolezza di una forbice molto ampia. Applicato ai cinque regni, questo metodo ha invece permesso di distribuire le specie nel seguente ordine: 7.770.000 di animali; 298.000 di piante; 611.000 di funghi; 36.400 di protozoi; 27.500 di chromista (cioè alghe e stampi d’acqua). A fronte di queste cifre, va segnalato che un’alta percentuale di esse risulta ancora sconosciuta: se nel caso delle piante, per esempio, sono 215.644 quelle note, per i funghi il numero di quelle catalogate è di appena 43.271; oppure, per quanto riguarda gli oceani, la stima si attesta a 2.2 milioni di esseri viventi, mentre le nostre conoscenze si fermano a 250.000 specie. Sommando così i dati relativi ai cinque regni, circa l’86 per cento delle specie che vivono sul pianeta, in mare o in terra, risulta al di fuori della nostra catalogazione. La vita sul pianeta Terra, oltreché da salvaguardare, è ancora in buona parte da scoprire.
http://www.terranews.it/news/2011/08/le-cifre-della-biodiversita-circa-87-milioni-di-specie
per favore cacciate la Prestigiacomo
Alessandro Bratti
COMMENTI. La Prestigiacomo, che disastro. E' giunta l’ora che si faccia da parte.
Il Ministro Prestigiacomo si avvia a conquistare il titolo di peggior Ministro dell’Ambiente. Unica attenuante è che l’attuale governo Berlusconi è stato forse il Governo meno attento al tema ambientale, non sapendone cogliere le opportunità anche rispetto alla crisi profonda che stiamo vivendo. Una società che tende a bruciare i tempi e che ci fa sembrare vecchie di anni situazioni capitate qualche settimana indietro, un mondo dei media che sempre di più si concentra sul fatto eclatante, non possono edulcorare i clamorosi insuccessi e le tante promesse mancate del Ministro dell’Ambiente.
Vorrei brevemente ricordarne alcune iniziando cronologicamente da uno dei primi capolavori.
Parlo dello smantellamento dell’Agenzia dell’Ambiente APAT. Con l’obiettivo di creare un Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale, senza soldi e gettando nel caos un sistema, quello delle Agenzie, sicuramente da migliorare ma non da distruggere. E invece il Ministro riesce a commissariare l’Agenzia nazionale, distribuire un pò di incarichi e infine disfare senza ricostruire.
Poi arriva la smania irresistibile di diventare il primo Ministro dell’Ambiente in Europa a proporre una vera rivoluzione energetica per il ventunesimo secolo. Non stiamo parlando delle rinnovabili, lasciate in un dimenticatoio, bensì del nucleare. In giro insieme ad Enel per dar gambe al protocollo con EDF in Francia, fino a cambiare idea nel giro di 24 ore dopo il disastro di Fukushima: noto “il fuori onda” in prossimità delle elezioni amministrative dove il Ministro in un’accesa discussione sosteneva di non voler perdere le elezioni per il nucleare e quindi che era il caso di abbandonare questa pericolosa idea.
Ma una grande battaglia si accingeva a combattere la Prestigiacomo: quella della legalità ambientale, contro le ecomafie. Dapprima inventandosi protocolli, con il Procuratore Grasso, del tutto inutili e propagandistici, poi “sponsorizzando” una pubblicazione sui reati ambientali in Italia coinvolgendo in maniera maldestra le forze dell’ordine che si occupano di illeciti ambientali, con dati assolutamente incomprensibili sbagliati e che spero sia stata divulgata il meno possibile per non alimentare il discredito nei confronti del Ministero.
E infine la realizzazione del piano della Tracciabilità dei rifiuti, progetto ideato da Pecoraro Scanio ma che Lei, concretamente, attraverso il fido capo di gabinetto Pelaggi avrebbe attivato, unico caso nel mondo. Finalmente le ecomafie sarebbero state annientate e le imprese sollevate da tenere complicati registri di carico e scarico: una chiavetta usb e via…
Il risultato è stato fantastico. Dopo sei, sette decreti, rinvii continui e deroghe a ripetizione, scatta un’indagine giudiziaria sulle modalità dell’assegnazione per le dotazioni informatiche e, per evitare altri guai, dopo che centinaia di imprese già si sono dotate della strumentazione necessaria e hanno abbandonato l’attuale sistema cartaceo, spendendo fior di quattrini, nella manovra finanziaria attuale il SISTRI, questo è l’acronimo del sistema di tracciabilità, viene cancellato. Un vero capolavoro di inettitudine!!
E che dire dei rifiuti in Campania. Qui insieme a Bertolaso per qualche mese ci hanno raccontato che tutto era risolto: piani su piani puntualmente disattesi, finanziamenti mai erogati, impianti mal costruiti, cifre snocciolate per dimostrare la grande efficienza del Governo. Addirittura in un recente question time sempre l’attento Ministro si sbilancia: in Campania oltre al 40% di raccolta differenziata. Poi la crisi si fa forte e il Ministro fa approvare un inutile Decreto al Consiglio dei Ministri, si presenta in aula alla Camera decisa di non arretrare di un passo e invece che fa? Lo ritira, perché la sua maggioranza e i suoi colleghi del Governo le fanno capire, durante le votazioni di una mozione sempre sui rifiuti campani, che avrebbero votato contro. Un vero pasticcio, uno dei tanti !!
Ma non è finita qui perché a questo punto il Ministro Prestigiacomo almeno una battaglia l’ha vinta: è riuscita a spuntare sui fondi FAS e, con accordi con le Regioni, i finanziamenti necessari per affrontare il dissesto idrogeologico: un miliardo di euro. Purtroppo diventano novecento milioni perché cento milioni vengono tolti per altro e poi la degna conclusione: centinaia di progetti partono in tutte le regioni e che succede? Con l’attuale manovra scompaiono anche questi finanziamenti. Una vera debacle.
A questo punto volendo anche seguire le preziose indicazioni del Capo dello Stato di un invito a collaborare con il Governo da parte delle opposizioni mi chiedo: con chi bisogna collaborare?
E dopo queste dimostrazioni continue di inaffidabilità e poca credibilità non sarebbe giunto il momento che il Ministro all’Ambiente si facesse da parte?
Capogruppo Pd in Commissione ecomafie
http://www.terranews.it/news/2011/08/%C2%AB-favore-cacciate-la-prestigiacomo%C2%BB
COMMENTI. La Prestigiacomo, che disastro. E' giunta l’ora che si faccia da parte.
Il Ministro Prestigiacomo si avvia a conquistare il titolo di peggior Ministro dell’Ambiente. Unica attenuante è che l’attuale governo Berlusconi è stato forse il Governo meno attento al tema ambientale, non sapendone cogliere le opportunità anche rispetto alla crisi profonda che stiamo vivendo. Una società che tende a bruciare i tempi e che ci fa sembrare vecchie di anni situazioni capitate qualche settimana indietro, un mondo dei media che sempre di più si concentra sul fatto eclatante, non possono edulcorare i clamorosi insuccessi e le tante promesse mancate del Ministro dell’Ambiente.
Vorrei brevemente ricordarne alcune iniziando cronologicamente da uno dei primi capolavori.
Parlo dello smantellamento dell’Agenzia dell’Ambiente APAT. Con l’obiettivo di creare un Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale, senza soldi e gettando nel caos un sistema, quello delle Agenzie, sicuramente da migliorare ma non da distruggere. E invece il Ministro riesce a commissariare l’Agenzia nazionale, distribuire un pò di incarichi e infine disfare senza ricostruire.
Poi arriva la smania irresistibile di diventare il primo Ministro dell’Ambiente in Europa a proporre una vera rivoluzione energetica per il ventunesimo secolo. Non stiamo parlando delle rinnovabili, lasciate in un dimenticatoio, bensì del nucleare. In giro insieme ad Enel per dar gambe al protocollo con EDF in Francia, fino a cambiare idea nel giro di 24 ore dopo il disastro di Fukushima: noto “il fuori onda” in prossimità delle elezioni amministrative dove il Ministro in un’accesa discussione sosteneva di non voler perdere le elezioni per il nucleare e quindi che era il caso di abbandonare questa pericolosa idea.
Ma una grande battaglia si accingeva a combattere la Prestigiacomo: quella della legalità ambientale, contro le ecomafie. Dapprima inventandosi protocolli, con il Procuratore Grasso, del tutto inutili e propagandistici, poi “sponsorizzando” una pubblicazione sui reati ambientali in Italia coinvolgendo in maniera maldestra le forze dell’ordine che si occupano di illeciti ambientali, con dati assolutamente incomprensibili sbagliati e che spero sia stata divulgata il meno possibile per non alimentare il discredito nei confronti del Ministero.
E infine la realizzazione del piano della Tracciabilità dei rifiuti, progetto ideato da Pecoraro Scanio ma che Lei, concretamente, attraverso il fido capo di gabinetto Pelaggi avrebbe attivato, unico caso nel mondo. Finalmente le ecomafie sarebbero state annientate e le imprese sollevate da tenere complicati registri di carico e scarico: una chiavetta usb e via…
Il risultato è stato fantastico. Dopo sei, sette decreti, rinvii continui e deroghe a ripetizione, scatta un’indagine giudiziaria sulle modalità dell’assegnazione per le dotazioni informatiche e, per evitare altri guai, dopo che centinaia di imprese già si sono dotate della strumentazione necessaria e hanno abbandonato l’attuale sistema cartaceo, spendendo fior di quattrini, nella manovra finanziaria attuale il SISTRI, questo è l’acronimo del sistema di tracciabilità, viene cancellato. Un vero capolavoro di inettitudine!!
E che dire dei rifiuti in Campania. Qui insieme a Bertolaso per qualche mese ci hanno raccontato che tutto era risolto: piani su piani puntualmente disattesi, finanziamenti mai erogati, impianti mal costruiti, cifre snocciolate per dimostrare la grande efficienza del Governo. Addirittura in un recente question time sempre l’attento Ministro si sbilancia: in Campania oltre al 40% di raccolta differenziata. Poi la crisi si fa forte e il Ministro fa approvare un inutile Decreto al Consiglio dei Ministri, si presenta in aula alla Camera decisa di non arretrare di un passo e invece che fa? Lo ritira, perché la sua maggioranza e i suoi colleghi del Governo le fanno capire, durante le votazioni di una mozione sempre sui rifiuti campani, che avrebbero votato contro. Un vero pasticcio, uno dei tanti !!
Ma non è finita qui perché a questo punto il Ministro Prestigiacomo almeno una battaglia l’ha vinta: è riuscita a spuntare sui fondi FAS e, con accordi con le Regioni, i finanziamenti necessari per affrontare il dissesto idrogeologico: un miliardo di euro. Purtroppo diventano novecento milioni perché cento milioni vengono tolti per altro e poi la degna conclusione: centinaia di progetti partono in tutte le regioni e che succede? Con l’attuale manovra scompaiono anche questi finanziamenti. Una vera debacle.
A questo punto volendo anche seguire le preziose indicazioni del Capo dello Stato di un invito a collaborare con il Governo da parte delle opposizioni mi chiedo: con chi bisogna collaborare?
E dopo queste dimostrazioni continue di inaffidabilità e poca credibilità non sarebbe giunto il momento che il Ministro all’Ambiente si facesse da parte?
Capogruppo Pd in Commissione ecomafie
http://www.terranews.it/news/2011/08/%C2%AB-favore-cacciate-la-prestigiacomo%C2%BB
le conferme delle tangenti all'udc "io c'entro"
Enav, Di Lernia ritirò 200mila euro a San Marino
GLI INQUIRENTI ROMANI AVREBBERO ACCERTATO IL PRELIEVO POCHI GIORNI PRIMA DELL’INCONTRO CON IL TESORIERE DELL’UDC
L’imprenditore sostiene di aver pagato quella somma al partito per agevolare gli appalti per la sua società
di Rita Di Giovacchino
Gli accertamenti svolti dalla procura di Roma per verificare la fondatezza delle accuse rivolte da Tommaso Di Lernia ad alcuni politici e in particolare al segretario amministrativo dell’Udc Giuseppe Naro, che avrebbe ricevuto nel febbraio 2010 una tangente da 200 mila euro, come raccontato ieri dal Fatto , avrebbero trovato importanti riscontri.
Il “cow boy” degli appalti Enav, titolare della Print Sytem - una società in grado di aggiudicarsi i grandi appalti negli aeroporti di Palermo, Milano e Venezia - ha in effetti prelevato in quel periodo 200mila euro da un istituto di credito di San Marino. Ulteriori indagini sono in corso nella piccola Repubblica. Ma non basta. Quel giorno Di Lernia era certamente nella zona di via due Macelli, dove si trova la sede nazionale dell’Udc: il suo cellulare ha agganciato quella cella nelle ore indicate e la Ztl più vicina ha registrato il passaggio della sua auto. A ciò va aggiunto che l’imprenditore avrebbe riconosciuto in foto il segretario amministrativo .
Come sappiamo Di Lernia aveva raccontato ai pm Ielo e Caperna, titolari dell’indagine, di essere stato accompagnato all’incontro dall’amministratore delegato dell’Enav Guido Pugliese, che nel sistema circolare di appalti e finanziamenti illeciti ai partiti in cambio delle nomine interne al cda, a suo dire, sarebbe stato il referente di quel partito.
INSOMMA sarebbe stato lui a sollecitare il finanziamento all’Udc e ad organizzare l’incontro. Ma su questo sono tuttora in corso accertamenti e se Pugliese è già indagato per corruzione, insieme a un’altra ventina di funzionari Enav e Sèlex compresa l’ad Marina Grossi moglie di Pierfrancesco Guarguaglini, non ha trovato conferma in Procura l’iscrizione nel registro degli indagati, per finanziamento illecito dei partiti, di Giuseppe Naro o di altri politici.
Dal canto suo il segretario amministrativo dell’Udc, in una nota, si è dichiarato “stupito per l’infondatezza delle accuse riportate sul Fatto Quotidiano di oggi e di confidare pienamente nell’operato della magistratura inquirente”. Secondo l'esponente centrista “l’Udc ha sempre dichiarato nei propri bilanci ogni forma di contribuzione, tanto da essere tra i primi partiti politici per ammontare di erogazioni liberali ricevute”. Ma non ha fatto cenno ad eventuali incontri con Di Lernia e Pugliese. Nel suo memoriale Di Lernia aveva anche detto che a chiedergli di finanziare i politici era stato Lorenzo Cola, il “consulente americano” di Guarguaglini, di recente preoccupato che il presidente di Finmeccanica, anche a causa delle inchieste in corso, non venisse confermato nell’incarico.
Motivo per il quale aveva insistito perché l’imprenditore acquistasse la barca di Marco Milanese. E proprio ieri pomeriggio Cola, il grande manovratore di Finmeccanica, è ricomparso negli uffici di piazzale Clodio, visibilmente ingrassato, forse a causa degli arresti domiciliari che lo obbligano all’immobilità.
NEL LUNGO interrogatorio, che il pm Paolo Ielo ha secretato, Cola ha avuto finalmente la possibilità di dire la sua sulle tante pesanti accuse che gli sono piovute addosso negli ultimi due mesi sia da parte di Di Lernia che dello stesso Milanese, il quale lo ha accusato di averlo ricattato per ottenere la conferma della nomina di Guarguaglini da parte di Giulio Tremonti. Proprio quando pensava di aver ricolto i suoi guai patteggiando la pena a 3 anni sull’affare Digint, Cola si ritrova di nuovo accusato per sovraffaturazioni e finanziamento illecito ai partiti. Non si esclude, se la nuova Tangentopoli di cui parla il “cow boy”, trovasse conferma, che sia chiamato a rispondere anche di corruzione o altri più gravi reati.
Il Fatto quotidiano 25 agosto 2011
GLI INQUIRENTI ROMANI AVREBBERO ACCERTATO IL PRELIEVO POCHI GIORNI PRIMA DELL’INCONTRO CON IL TESORIERE DELL’UDC
L’imprenditore sostiene di aver pagato quella somma al partito per agevolare gli appalti per la sua società
di Rita Di Giovacchino
Gli accertamenti svolti dalla procura di Roma per verificare la fondatezza delle accuse rivolte da Tommaso Di Lernia ad alcuni politici e in particolare al segretario amministrativo dell’Udc Giuseppe Naro, che avrebbe ricevuto nel febbraio 2010 una tangente da 200 mila euro, come raccontato ieri dal Fatto , avrebbero trovato importanti riscontri.
Il “cow boy” degli appalti Enav, titolare della Print Sytem - una società in grado di aggiudicarsi i grandi appalti negli aeroporti di Palermo, Milano e Venezia - ha in effetti prelevato in quel periodo 200mila euro da un istituto di credito di San Marino. Ulteriori indagini sono in corso nella piccola Repubblica. Ma non basta. Quel giorno Di Lernia era certamente nella zona di via due Macelli, dove si trova la sede nazionale dell’Udc: il suo cellulare ha agganciato quella cella nelle ore indicate e la Ztl più vicina ha registrato il passaggio della sua auto. A ciò va aggiunto che l’imprenditore avrebbe riconosciuto in foto il segretario amministrativo .
Come sappiamo Di Lernia aveva raccontato ai pm Ielo e Caperna, titolari dell’indagine, di essere stato accompagnato all’incontro dall’amministratore delegato dell’Enav Guido Pugliese, che nel sistema circolare di appalti e finanziamenti illeciti ai partiti in cambio delle nomine interne al cda, a suo dire, sarebbe stato il referente di quel partito.
INSOMMA sarebbe stato lui a sollecitare il finanziamento all’Udc e ad organizzare l’incontro. Ma su questo sono tuttora in corso accertamenti e se Pugliese è già indagato per corruzione, insieme a un’altra ventina di funzionari Enav e Sèlex compresa l’ad Marina Grossi moglie di Pierfrancesco Guarguaglini, non ha trovato conferma in Procura l’iscrizione nel registro degli indagati, per finanziamento illecito dei partiti, di Giuseppe Naro o di altri politici.
Dal canto suo il segretario amministrativo dell’Udc, in una nota, si è dichiarato “stupito per l’infondatezza delle accuse riportate sul Fatto Quotidiano di oggi e di confidare pienamente nell’operato della magistratura inquirente”. Secondo l'esponente centrista “l’Udc ha sempre dichiarato nei propri bilanci ogni forma di contribuzione, tanto da essere tra i primi partiti politici per ammontare di erogazioni liberali ricevute”. Ma non ha fatto cenno ad eventuali incontri con Di Lernia e Pugliese. Nel suo memoriale Di Lernia aveva anche detto che a chiedergli di finanziare i politici era stato Lorenzo Cola, il “consulente americano” di Guarguaglini, di recente preoccupato che il presidente di Finmeccanica, anche a causa delle inchieste in corso, non venisse confermato nell’incarico.
Motivo per il quale aveva insistito perché l’imprenditore acquistasse la barca di Marco Milanese. E proprio ieri pomeriggio Cola, il grande manovratore di Finmeccanica, è ricomparso negli uffici di piazzale Clodio, visibilmente ingrassato, forse a causa degli arresti domiciliari che lo obbligano all’immobilità.
NEL LUNGO interrogatorio, che il pm Paolo Ielo ha secretato, Cola ha avuto finalmente la possibilità di dire la sua sulle tante pesanti accuse che gli sono piovute addosso negli ultimi due mesi sia da parte di Di Lernia che dello stesso Milanese, il quale lo ha accusato di averlo ricattato per ottenere la conferma della nomina di Guarguaglini da parte di Giulio Tremonti. Proprio quando pensava di aver ricolto i suoi guai patteggiando la pena a 3 anni sull’affare Digint, Cola si ritrova di nuovo accusato per sovraffaturazioni e finanziamento illecito ai partiti. Non si esclude, se la nuova Tangentopoli di cui parla il “cow boy”, trovasse conferma, che sia chiamato a rispondere anche di corruzione o altri più gravi reati.
Il Fatto quotidiano 25 agosto 2011
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