DIETRO I KARAOKE, IL FOLKLORE ,
I FUNERALI KITCH SI NASCONODONO
MIGLIAIA DI PERSONE CHE HANNO
STRETTO ALLEANZE CON LE MAFIE
E ORA PUNTANO MOLTO IN ALTO La scheda
CHI SONO
E A COSA
PUNTANO di Andrea PalladinoIl nome Clan
dei
Casamonica
prende
origine dalle
famiglie
Casamonica
e Di Silvio,
famiglie di
sinti stanziali,
originari
dell’Abruzzo
e giunti da
Pescara nella
Capitale negli
anni
Settanta. Il
gruppo è
costituito
principalmente
dai membri di
queste
famiglie, con
occasionali
parentele con
altre dinastie
italo- rom
quali i Cena, i
De Rosa, i Di
Guglielmo, i
De Rocca, i
Laudicino e
gli Spinelli.
Sono attivi a
Roma, Latina,
ma anche in
Calabria,
Abruzzo e
molte altre
regioni del
Sud Italia il fatto quotidiano 31 agosto 2015
lunedì 31 agosto 2015
“Gli zingari e i neri” Rapporti con ultrà e amicizie nei partiti. In città come Latina il controllo è assoluto. Di Silvio, Pasquale Maietta, Ajmone Finestra, Ciarelli, la squadra di calcio. Di Andrea Palladino
Controllo del territorio Da Pescara fino
alla Calabria non sono quello che
vogliono far credere: hanno ville, Ferrari e
molta droga. Alcuni sono accusati di omicidio
INCHIESTE APERTE
Secondo i giudici ci sono
città come Latina dove
il controllo è assoluto:
manovrano la politica,
gestiscono traffici illeciti
Plenipotenziari
Vennero tenuti a
battesimo da Enrico
Nicoletti, il cassiere
della Banda della
Magliana, ma da allora
hanno preso strade
diverse. E autonome
alla Calabria non sono quello che
vogliono far credere: hanno ville, Ferrari e
molta droga. Alcuni sono accusati di omicidio
INCHIESTE APERTE
Secondo i giudici ci sono
città come Latina dove
il controllo è assoluto:
manovrano la politica,
gestiscono traffici illeciti
Plenipotenziari
Vennero tenuti a
battesimo da Enrico
Nicoletti, il cassiere
della Banda della
Magliana, ma da allora
hanno preso strade
diverse. E autonome
“Sono l’Ultimo degli scomodi, ma accetto gli ordini superiori”
ExcomandantedelNoe Ha arrestato Riina, ma anche indagato
Belsito, Orsi, Bisignani, svelato la P4: da pochi giorni è stato demansionato UN CARABINIERE D’ASSALTO
Nel corso della carriera si è
distinto per grandi contrasti
Qualche anno fa gli venne
tolta la scorta, poi riassegnata
SUONA COME UNA PUNIZIONE
A sua difesa oltre ai colleghi,
si è schierata anche Rita Dalla
Chiesa, figlia del generale
assassinato dalla mafia Ho imparato il mio
lavoro nelle stazioni
dei carabinieri e
l’approccio col mondo
esterno è rimasto
quello. Le piccole
caserme sono una
grandissima scuola
Quando arrestammo
il Capo dei Capi fu
la fine di una caccia:
quando uno finisce la
caccia e trova la preda
si sente semplicemente
vuoto perché deve
pensare al dopo
Biografia
SERGIO
DE CAPRIO
Attualmente
è colonnello
dei
carabinieri,
ma resta
conosciuto
come
Capitano
Ultimo.
Classe 1961, è
nato a
Montevarchi.
È stato a capo
del Crimor ed
è noto
soprattutto
per aver
arrestato
Totò Riina nel
1993. Ha
guidato il
Noe il fatto quotidiano 31 agosto 2015
Belsito, Orsi, Bisignani, svelato la P4: da pochi giorni è stato demansionato UN CARABINIERE D’ASSALTO
Nel corso della carriera si è
distinto per grandi contrasti
Qualche anno fa gli venne
tolta la scorta, poi riassegnata
SUONA COME UNA PUNIZIONE
A sua difesa oltre ai colleghi,
si è schierata anche Rita Dalla
Chiesa, figlia del generale
assassinato dalla mafia Ho imparato il mio
lavoro nelle stazioni
dei carabinieri e
l’approccio col mondo
esterno è rimasto
quello. Le piccole
caserme sono una
grandissima scuola
Quando arrestammo
il Capo dei Capi fu
la fine di una caccia:
quando uno finisce la
caccia e trova la preda
si sente semplicemente
vuoto perché deve
pensare al dopo
Biografia
SERGIO
DE CAPRIO
Attualmente
è colonnello
dei
carabinieri,
ma resta
conosciuto
come
Capitano
Ultimo.
Classe 1961, è
nato a
Montevarchi.
È stato a capo
del Crimor ed
è noto
soprattutto
per aver
arrestato
Totò Riina nel
1993. Ha
guidato il
Noe il fatto quotidiano 31 agosto 2015
Eni: la scoperta del giacimento in Egitto ci ricorda un’altra storia
L’ENI ha appena annunciato la scoperta di uno dei più grandi giacimenti al mondo di gas naturale. Si chiama Zohr e si trova al largo dell’Egitto. Giace a circa 1,500 metri di profondità per un area di circa 100 chilometri quadrati.
La notizia è comparsa sui giornali di mezzo mondo. Le stime sono di circa 850 miliardi di metri cubi, l’equivalente di circa dodici anni di fabbisogno nazionale italiano.
A suo tempo era uno dei più grandi giacimenti di gas d’Egitto, pompando circa 4 milioni di metri cubi di gas al giorno. Durante l’estate del 2004 fermano le produzioni di gas per un mesetto ed arriva una trivella di tipo jack-up, con le gambe mobili, chiamata Global Santa Fe Adriatic IV. Non è ben chiaro cosa succede dopo, ma pare che durante le attività di perforazione fughe di fluidi e/o di gas abbiano provocato un incendio. Il jack up affonda, la piattaforma prende fuoco. Lo staff fortunatamente viene evacuato e non si fa male nessuno.
Ma Temsah arde.
L’ENI il giorno 10 Agosto 2004 manda un comunicato stampa dal titolo: ‘Temsah Platform: Situation is under control’. C’è l’incendio ma è tutto sotto controllo. E cioè il tuttapposto ufficiale. Passano non uno, non due, ma la bellezza di tredici giorni, e ci si rende conto che non molto era sotto controllo, le fiamme erano giunte a più di venti metri di altezza e nessuno sapeva cosa fare.
Anzi, la situazione era talmente disperata che il 23 Agosto 2004, appunto quasi due settimane dopo il “Situation is under control” dell’ENI, il ministro del petrolio egiziano Sameh Fahmy ordina la distruzione di Temsah.
Il 24 Settembre 2004 il sito petrolifero Upstream riporta che stanno ancora lavorando per domare le fiamme dopo sette settimane.
Non è ben chiaro quanto tempo ci abbiano messo per sistemare tutto, ma la produzione da Temsah è rincominciata solo un anno dopo.
Come detto, se la vedranno gli Egiziani se vogliono queste trivelle nei loro mari o no. Oltre Temsah, però ricordo anche l’ultima volta che l’ENI parlò di uno dei più grandi giacimenti petroliferi onshore d’Europa.
Si chiamava Basilicata. Ai lucani con l’ENI in casa non è andata poi così tanto bene. Speriamo vada meglio in Egitto.
Intanto qui le immagini delle fiamme di Temsah, 11 anni fa.
La notizia è comparsa sui giornali di mezzo mondo. Le stime sono di circa 850 miliardi di metri cubi, l’equivalente di circa dodici anni di fabbisogno nazionale italiano.
Tutti esultano. L’amministratore delegato Claudio Descalzi: “Scoperta storica, trasforma lo scenario energetico”. Il primo ministro Matteo Renzi: “Risultato straordinario”.
E va bene. Sapranno gli egiziani se vogliono le trivelle nei loro mari o no.
Mi sovviene però quest’altra storia, sempre in Egitto, sempre con l’ENI
fra i protagonisti, sempre di gas. Risale al 2004. La stampa italiana
ne parlò poco a suo tempo ed è passata al dimenticatoio.
La storia si chiama Temsah ed è una piattaforma che sorge nel Mediterraneo -sorgeva!- a 60 chilometri da Port Said, non lontano dal canale di Suez. Era di proprietà della Petrobel, un consorzio misto ENI, BP e General Petroleum of Egypt.A suo tempo era uno dei più grandi giacimenti di gas d’Egitto, pompando circa 4 milioni di metri cubi di gas al giorno. Durante l’estate del 2004 fermano le produzioni di gas per un mesetto ed arriva una trivella di tipo jack-up, con le gambe mobili, chiamata Global Santa Fe Adriatic IV. Non è ben chiaro cosa succede dopo, ma pare che durante le attività di perforazione fughe di fluidi e/o di gas abbiano provocato un incendio. Il jack up affonda, la piattaforma prende fuoco. Lo staff fortunatamente viene evacuato e non si fa male nessuno.
Ma Temsah arde.
L’ENI il giorno 10 Agosto 2004 manda un comunicato stampa dal titolo: ‘Temsah Platform: Situation is under control’. C’è l’incendio ma è tutto sotto controllo. E cioè il tuttapposto ufficiale. Passano non uno, non due, ma la bellezza di tredici giorni, e ci si rende conto che non molto era sotto controllo, le fiamme erano giunte a più di venti metri di altezza e nessuno sapeva cosa fare.
Anzi, la situazione era talmente disperata che il 23 Agosto 2004, appunto quasi due settimane dopo il “Situation is under control” dell’ENI, il ministro del petrolio egiziano Sameh Fahmy ordina la distruzione di Temsah.
Il 24 Settembre 2004 il sito petrolifero Upstream riporta che stanno ancora lavorando per domare le fiamme dopo sette settimane.
Non è ben chiaro quanto tempo ci abbiano messo per sistemare tutto, ma la produzione da Temsah è rincominciata solo un anno dopo.
Come detto, se la vedranno gli Egiziani se vogliono queste trivelle nei loro mari o no. Oltre Temsah, però ricordo anche l’ultima volta che l’ENI parlò di uno dei più grandi giacimenti petroliferi onshore d’Europa.
Si chiamava Basilicata. Ai lucani con l’ENI in casa non è andata poi così tanto bene. Speriamo vada meglio in Egitto.
Intanto qui le immagini delle fiamme di Temsah, 11 anni fa.
di Maria Rita D'Orsogna | 31 agosto 2015 http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/08/31/eni-la-scoperta-del-giacimento-in-egitto-ci-ricorda-unaltra-storia/1995932/
Anomalie congenite a Brindisi: dipendono dall'inquinamento?
L’esposizione materna all’inquinamento
ambientale è sempre più correlabile con il rischio di malformazioni
congenite nel feto e nei neonati. Uno studio descrittivo effettuato a Brindisi e appena pubblicato sulla rivista Environmental Researc ha
rilevato “prove dell’associazione tra l’esposizione materna
all’anidride solforosa (SO2) e difetti cardiaci”. La maggiore prevalenza
di malformazioni congenite emersa sia al livello locale sia rispetto ai
registri EUROCAT riguarda in particolare i disturbi cardiaci e i
difetti del setto ventricolare nei neonati.
“Nonostante i limiti del nostro studio suggeriscano una cauta considerazione dei risultati e sebbene gli effetti sulla salute risultino minori di quelli registrati per altre esposizioni materne, come ad esempio il fumo – scrivono i ricercatori - l’esposizione all’inquinamento interessa una larga parte della popolazione e pertanto è di importante interesse pubblico”.
“Dal punto di vista scientifico questo è un articolo di frontiera per almeno due ragioni” - ci dice Emilio Gianicolo, primo autore della ricerca e ricercatore dell’IFC del CNR di Lecce attualmente impegnato presso l’Istituto di Informatica medica, biometria ed epidemiologia dell’Università di Mainz (Germania). “La prima ragione è che non ci sono evidenze scientifiche chiare a proposito del fatto che l’inquinamento atmosferico possa essere associato ad anomalie congenite. Come rilevato da Martine Vrijheid e colleghi in una meta-analisi del 2011 vi è qualche evidenza di associazione tra alcuni macroinquinanti atmosferici, fra i quali per esempio l’SO2, ed anomalie congenite del cuore. La seconda ragione, di tipo geografico, ha a che fare con la scelta di una città, Brindisi, relativamente piccola [90.000 abitanti ndr], con conseguenti criticità legate alla numerosità del campione. In sostanza con i dati disponibili abbiamo cercato di rispondere a una domanda di conoscenza che proveniva da più parti, ben coscienti però del fatto che il lavoro sia migliorabile sotto molto aspetti, che abbiamo ripreso nelle conclusioni”.
La ricerca è stata curata da ricercatori dell’Istituto di fisiologia clinica (Ifc) e dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (Isac) del CNR. “Brindisi si conferma una città in cui gli effetti dell’inquinamento dell’aria possono essere osservati anche con livelli degli inquinanti inferiori ai limiti di legge – scrivono i ricercatori, che aggiungono - una possibile spiegazione può essere data dal complesso scenario di emissioni civili e industriali, così che l’anidride solforosa può essere considerata un surrogato del mix d’inquinanti emessi sia dalle industrie sia dalle attività portuali”.
I casi selezionati nello studio - realizzato con la tecnica del caso-controllo - hanno riguardato neonati fino ai 28 giorni di età, con diagnosi per malformazione congenita, nati da madri residenti nella città di Brindisi dal 2001 al 2010. Il confronto caso-controllo è avvenuto tenendo conto del sesso, dello status socio-economico, dell’area di residenza della madre e dell’anno d’inizio della gravidanza. Per ogni caso considerato si sono estratti fino a quattro controlli. Per stimare l’esposizione all’inquinamento si sono utilizzati i dati disponibili dalle stazioni di monitoraggio assegnando a ogni soggetto in studio sia un valore che rappresenta l’esposizione a concentrazioni medie di inquinanti (SO2 e PTS) sia un valore che rappresenta i picchi delle concentrazioni.
Una ricerca scientifica che non produce prove schiaccianti e definitive, che lascia aperto il campo ad approfondimenti, può permettersi raccomandazioni per il miglioramento della qualità delle informazioni disponibili e indicare azioni migliorative? Sì, se non viene meno al rigore del metodo e se emerge una constatazione rilevante per le politiche di salute pubblica.
Il vostro studio avrebbe potuto fornire informazioni più consistenti se aveste potuto disporre del registro delle malformazioni congenite che in Puglia non esisteva? “Indubbiamente sì perché aumentando la numerosità dei casi si migliora la precisione delle stime. Quando abbiamo condotto lo studio non c’era il registro, in seguito finanziato dalla Regione Puglia. Noi pensiamo che il nostro lavoro e la successiva raccolta di firme promossa dal dott. Di Ciaula - Dirigente Medico Asl BAT, Bari, Andria, Trani - abbiano stimolato la decisione politica. Ci sono diversi tipi di registri per le malformazioni congenite [standard europeo EUROCAT ndr]. Ad esempio qui a Mainz tutti i nati nell’area sono esaminati due volte nel corso della prima settimana di vita. I risultati sono raccolti nel registro che riporta anche informazioni su interruzioni volontarie della gravidanza a causa di un’anomalia del feto e i nati morti dopo la sedicesima settimana di gestazione, compresi gli aborti spontanei. Che è ciò che abbiamo raccomandato anche nella nostra ricerca”.
Ora che è stato finanziato, il registro delle malformazioni dovrà essere avviato e gestito. Chi segue il dibattito sulla cittadinanza scientifica - e crede nella necessità che scienza e scienziati agiscano in considerazione della responsabilità che hanno nei confronti della società - rileva la valenza di questo circolo virtuoso in cui gli scienziati contribuiscono all’avanzamento della conoscenza partendo dalle esigenze della società e con risultati robusti. Forse chiedendo al contempo di ripensare la caratteristica di non criticabilità assoluta che siamo soliti attribuire al lavoro scientifico.
La vostra ricerca, come lei dice, risponde a una richiesta di conoscenza che proviene da più parti. Qual è la società che richiede conoscenza?“Anche in una città periferica del Sud come Brindisi, ci sono persone che hanno una grande capacità di leggere i fenomeni sociali e ambientali e che hanno anche consuetudine con la ricerca. A Brindisi tra gli altri c’è Giuseppe Latini – neonatologo dell’ospedale di Brindisi, ispiratore della ricerca e coautore dell’articolo oltre che ricercatore associato dell’Ifc del CNR da poco in pensione - con cui abbiamo riflettuto sulla situazione ambientale locale ipotizzando che potesse avere un’influenza anche sullo stato di salute dei bambini. C’è anche un notevole movimento di cittadini che nel tempo ha acquisito maggiore consapevolezza e si è attivato rispetto ai temi ambientali e della salute”.
Avete rilevato carenze riferibili sia alla qualità dei dati rilevati sia allo spettro degli inquinanti considerati? “La nostra osservazione è iniziata nel 2001 quando era disponibile la sola rete di monitoraggio di Enel, Arpa infatti ha avviato la propria rete di monitoraggio solo nel 2005. Per non avere interruzioni della serie storica e non utilizzare dati provenienti da strumenti di rilevazione diversi abbiamo dovuto preferire i dati misurati da Enel. Il nostro auspicio è che nel tempo si possano integrare queste osservazioni anche con l’analisi sugli inquinanti che abbiamo citato”.
L’anidride solforosa e le Polveri Totali Sospese, i due inquinanti considerati nello studio, potrebbero essere attribuiti a una fonte specifica? “Anche da altri lavori è evidente che l’anidride solforosa a Brindisi ha un’origine piuttosto chiara. Abbiamo visto in un lavoro di Cristina Mangia, coautrice della ricerca e ricercatrice dell’Isac-CNR, che la qualità dell’aria peggiora quando la città è sottovento ai venti che soffiano dai quadranti meridionali e orientali, dove si trovano la zona industriale e il porto. In quelle giornate, che fortunatamente non sono frequenti, si verifica un aumento della concentrazione di SO2. Il nostro interesse è da un lato quello di individuare le sorgenti per capire qual è il loro contributo al peggioramento della qualità dell’aria e dall’altro capire quanto queste sorgenti impattino sullo stato di salute della popolazione. La nostra prospettiva di analisi prevede l’integrazione tra i dati delle centraline di rilevamento e i modelli di dispersione, che ci danno l’idea di come l’inquinamento di una certa sorgente si disperda nell’ambiente”.
Nell’ottica di pianificare la riduzione degli inquinanti sarebbe utile identificare più precisamente la fonte dell’inquinamento? “Abbiamo iniziato a valutare il contributo della centrale a carbone di Brindisi Nord (Edipower), una simulazione su cui tuttavia non abbiamo ancora pubblicato nulla. Cristina Mangia ha presentato un lavoro a Madrid che mira a integrare i dati delle centraline e quelli delle emissioni della centrale di Edipower. Da quello studio si evince che in alcune condizioni meteo e in stato di operatività degli impianti la qualità dell’aria peggiora a causa delle emissioni della centrale”.
A questo proposito com’è stata l’esperienza della vostra ricerca? “Se si considera che la nostra ricerca riguardava un territorio in cui non è frequente la collaborazione tra istituzioni, quella con l’ASL è stata preziosa, in particolare con l’equipe del dott. Latini che ha fornito i dati sanitari. Si è poi sviluppata una forte collaborazione tra i due gruppi del CNR, quello dell’Isac composto da Cristina Mangia e Marco Cervino - che si occupa più di aspetti ambientali e dell’aria - e quello dell’Ifc che si è occupato più degli aspetti sanitari. L’integrazione e la collaborazione sono state indispensabili. Nessuno di noi avrebbe potuto svolgere questo lavoro in autonomia e con i mezzi di cui disponevamo non avremmo potuto portare a termine la ricerca.
Ricerca che è stata in parte finanziata dall’Associazione Italiana per lo Studio delle Malformazioni (ASM) di Milano”.
Il dibattito della comunità scientifica sulle supposte incertezze circa la correlazione tra le patologie infantili e l’inquinamento ambientale e sull’opportunità che i ricercatori esprimano commenti e raccomandazioni “politiche” nella pubblicazione dei loro risultati è acceso e attuale (Scienzainrete).
Alla fine del 2013 la IARC ha inserito lo smog tra i fattori cancerogeni certi per l’uomo e alla presentazione del pacchetto europeo per l'"aria pulita" il Commissario europeo responsabile per la salute, Tonio Borg, ha detto chiaramente che le attuali soglie di inquinamento sono del tutto insufficienti a garantire la salute del cittadini e che l'inquinamento provoca, oltre al cancro, malattie respiratorie croniche e cardiovascolari e problemi respiratori per i bambini. Il report dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA 18/2013) suggerisce di “ridurre ulteriormente le emissioni nocive provenienti dall’industria, dal traffico, dagli impianti energetici e dall’agricoltura”
“Ne sappiamo già abbastanza – scrive infine in un breve commento Benedetto Terracini, epidemiologo ed ex direttore della rivista Epi&Prev - oggi la priorità è prevenire ed è sulla prevenzione che si dovrebbe concentrare l’impegno degli epidemiologi e delle associazioni. Come diceva Giulio Maccacaro e come spesso ci ricorda Luigi Mara la prevenzione comincia con l'impiantistica”. Parola di epidemiologo.
4 febbraio, 2014 http://www.scienzainrete.it/contenuto/articolo/daniela-patrucco/anomalie-congenite-brindisi-dipendono-dallinquinamento/febbraio
“Nonostante i limiti del nostro studio suggeriscano una cauta considerazione dei risultati e sebbene gli effetti sulla salute risultino minori di quelli registrati per altre esposizioni materne, come ad esempio il fumo – scrivono i ricercatori - l’esposizione all’inquinamento interessa una larga parte della popolazione e pertanto è di importante interesse pubblico”.
“Dal punto di vista scientifico questo è un articolo di frontiera per almeno due ragioni” - ci dice Emilio Gianicolo, primo autore della ricerca e ricercatore dell’IFC del CNR di Lecce attualmente impegnato presso l’Istituto di Informatica medica, biometria ed epidemiologia dell’Università di Mainz (Germania). “La prima ragione è che non ci sono evidenze scientifiche chiare a proposito del fatto che l’inquinamento atmosferico possa essere associato ad anomalie congenite. Come rilevato da Martine Vrijheid e colleghi in una meta-analisi del 2011 vi è qualche evidenza di associazione tra alcuni macroinquinanti atmosferici, fra i quali per esempio l’SO2, ed anomalie congenite del cuore. La seconda ragione, di tipo geografico, ha a che fare con la scelta di una città, Brindisi, relativamente piccola [90.000 abitanti ndr], con conseguenti criticità legate alla numerosità del campione. In sostanza con i dati disponibili abbiamo cercato di rispondere a una domanda di conoscenza che proveniva da più parti, ben coscienti però del fatto che il lavoro sia migliorabile sotto molto aspetti, che abbiamo ripreso nelle conclusioni”.
La ricerca è stata curata da ricercatori dell’Istituto di fisiologia clinica (Ifc) e dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (Isac) del CNR. “Brindisi si conferma una città in cui gli effetti dell’inquinamento dell’aria possono essere osservati anche con livelli degli inquinanti inferiori ai limiti di legge – scrivono i ricercatori, che aggiungono - una possibile spiegazione può essere data dal complesso scenario di emissioni civili e industriali, così che l’anidride solforosa può essere considerata un surrogato del mix d’inquinanti emessi sia dalle industrie sia dalle attività portuali”.
I casi selezionati nello studio - realizzato con la tecnica del caso-controllo - hanno riguardato neonati fino ai 28 giorni di età, con diagnosi per malformazione congenita, nati da madri residenti nella città di Brindisi dal 2001 al 2010. Il confronto caso-controllo è avvenuto tenendo conto del sesso, dello status socio-economico, dell’area di residenza della madre e dell’anno d’inizio della gravidanza. Per ogni caso considerato si sono estratti fino a quattro controlli. Per stimare l’esposizione all’inquinamento si sono utilizzati i dati disponibili dalle stazioni di monitoraggio assegnando a ogni soggetto in studio sia un valore che rappresenta l’esposizione a concentrazioni medie di inquinanti (SO2 e PTS) sia un valore che rappresenta i picchi delle concentrazioni.
Una ricerca scientifica che non produce prove schiaccianti e definitive, che lascia aperto il campo ad approfondimenti, può permettersi raccomandazioni per il miglioramento della qualità delle informazioni disponibili e indicare azioni migliorative? Sì, se non viene meno al rigore del metodo e se emerge una constatazione rilevante per le politiche di salute pubblica.
Raccomandazioni per la sorveglianza sanitaria
Si legge nelle conclusioni dello studio che “i risultati suggeriscono
la necessità di una sorveglianza epidemiologica nell’area e ulteriori
ricerche circa gli effetti dell’inquinamento sulla salute [mediante] la registrazione sistematica delle anomalie congenite nell’area” Il vostro studio avrebbe potuto fornire informazioni più consistenti se aveste potuto disporre del registro delle malformazioni congenite che in Puglia non esisteva? “Indubbiamente sì perché aumentando la numerosità dei casi si migliora la precisione delle stime. Quando abbiamo condotto lo studio non c’era il registro, in seguito finanziato dalla Regione Puglia. Noi pensiamo che il nostro lavoro e la successiva raccolta di firme promossa dal dott. Di Ciaula - Dirigente Medico Asl BAT, Bari, Andria, Trani - abbiano stimolato la decisione politica. Ci sono diversi tipi di registri per le malformazioni congenite [standard europeo EUROCAT ndr]. Ad esempio qui a Mainz tutti i nati nell’area sono esaminati due volte nel corso della prima settimana di vita. I risultati sono raccolti nel registro che riporta anche informazioni su interruzioni volontarie della gravidanza a causa di un’anomalia del feto e i nati morti dopo la sedicesima settimana di gestazione, compresi gli aborti spontanei. Che è ciò che abbiamo raccomandato anche nella nostra ricerca”.
Ora che è stato finanziato, il registro delle malformazioni dovrà essere avviato e gestito. Chi segue il dibattito sulla cittadinanza scientifica - e crede nella necessità che scienza e scienziati agiscano in considerazione della responsabilità che hanno nei confronti della società - rileva la valenza di questo circolo virtuoso in cui gli scienziati contribuiscono all’avanzamento della conoscenza partendo dalle esigenze della società e con risultati robusti. Forse chiedendo al contempo di ripensare la caratteristica di non criticabilità assoluta che siamo soliti attribuire al lavoro scientifico.
La vostra ricerca, come lei dice, risponde a una richiesta di conoscenza che proviene da più parti. Qual è la società che richiede conoscenza?“Anche in una città periferica del Sud come Brindisi, ci sono persone che hanno una grande capacità di leggere i fenomeni sociali e ambientali e che hanno anche consuetudine con la ricerca. A Brindisi tra gli altri c’è Giuseppe Latini – neonatologo dell’ospedale di Brindisi, ispiratore della ricerca e coautore dell’articolo oltre che ricercatore associato dell’Ifc del CNR da poco in pensione - con cui abbiamo riflettuto sulla situazione ambientale locale ipotizzando che potesse avere un’influenza anche sullo stato di salute dei bambini. C’è anche un notevole movimento di cittadini che nel tempo ha acquisito maggiore consapevolezza e si è attivato rispetto ai temi ambientali e della salute”.
Raccomandazioni per la valutazione dell'esposizione
Brindisi appartiene a un'area ad alto rischio di crisi ambientale ed è
sede di un sito d’interesse nazionale per le bonifiche. I ricercatori
raccomandano “miglioramenti nella valutazione dell’esposizione mediante
l’integrazione tra i dati di monitoraggio e i modelli di dispersione
degli inquinanti, e l’approfondimento degli effetti degli altri
inquinanti quali NO2, CO2, PM10 e O3”. Avete rilevato carenze riferibili sia alla qualità dei dati rilevati sia allo spettro degli inquinanti considerati? “La nostra osservazione è iniziata nel 2001 quando era disponibile la sola rete di monitoraggio di Enel, Arpa infatti ha avviato la propria rete di monitoraggio solo nel 2005. Per non avere interruzioni della serie storica e non utilizzare dati provenienti da strumenti di rilevazione diversi abbiamo dovuto preferire i dati misurati da Enel. Il nostro auspicio è che nel tempo si possano integrare queste osservazioni anche con l’analisi sugli inquinanti che abbiamo citato”.
L’anidride solforosa e le Polveri Totali Sospese, i due inquinanti considerati nello studio, potrebbero essere attribuiti a una fonte specifica? “Anche da altri lavori è evidente che l’anidride solforosa a Brindisi ha un’origine piuttosto chiara. Abbiamo visto in un lavoro di Cristina Mangia, coautrice della ricerca e ricercatrice dell’Isac-CNR, che la qualità dell’aria peggiora quando la città è sottovento ai venti che soffiano dai quadranti meridionali e orientali, dove si trovano la zona industriale e il porto. In quelle giornate, che fortunatamente non sono frequenti, si verifica un aumento della concentrazione di SO2. Il nostro interesse è da un lato quello di individuare le sorgenti per capire qual è il loro contributo al peggioramento della qualità dell’aria e dall’altro capire quanto queste sorgenti impattino sullo stato di salute della popolazione. La nostra prospettiva di analisi prevede l’integrazione tra i dati delle centraline di rilevamento e i modelli di dispersione, che ci danno l’idea di come l’inquinamento di una certa sorgente si disperda nell’ambiente”.
Nell’ottica di pianificare la riduzione degli inquinanti sarebbe utile identificare più precisamente la fonte dell’inquinamento? “Abbiamo iniziato a valutare il contributo della centrale a carbone di Brindisi Nord (Edipower), una simulazione su cui tuttavia non abbiamo ancora pubblicato nulla. Cristina Mangia ha presentato un lavoro a Madrid che mira a integrare i dati delle centraline e quelli delle emissioni della centrale di Edipower. Da quello studio si evince che in alcune condizioni meteo e in stato di operatività degli impianti la qualità dell’aria peggiora a causa delle emissioni della centrale”.
Ne sappiamo abbastanza?
Secondo Emilio Gianicolo se si vogliono dare risposte in termini di
conoscenza e se si vuole provare ad affrontare determinati argomenti,
per illuminarli un po’, allora “bisogna lavorare con ciò che si ha a
disposizione”. Abbiamo ragionato della disponibilità e dell’accesso ai
dati in un precedente articolo (Scienzainrete) ravvisando la maggiore facilità di accesso ai dati quando si agisce su mandato di una Procura. A questo proposito com’è stata l’esperienza della vostra ricerca? “Se si considera che la nostra ricerca riguardava un territorio in cui non è frequente la collaborazione tra istituzioni, quella con l’ASL è stata preziosa, in particolare con l’equipe del dott. Latini che ha fornito i dati sanitari. Si è poi sviluppata una forte collaborazione tra i due gruppi del CNR, quello dell’Isac composto da Cristina Mangia e Marco Cervino - che si occupa più di aspetti ambientali e dell’aria - e quello dell’Ifc che si è occupato più degli aspetti sanitari. L’integrazione e la collaborazione sono state indispensabili. Nessuno di noi avrebbe potuto svolgere questo lavoro in autonomia e con i mezzi di cui disponevamo non avremmo potuto portare a termine la ricerca.
Ricerca che è stata in parte finanziata dall’Associazione Italiana per lo Studio delle Malformazioni (ASM) di Milano”.
Il dibattito della comunità scientifica sulle supposte incertezze circa la correlazione tra le patologie infantili e l’inquinamento ambientale e sull’opportunità che i ricercatori esprimano commenti e raccomandazioni “politiche” nella pubblicazione dei loro risultati è acceso e attuale (Scienzainrete).
Alla fine del 2013 la IARC ha inserito lo smog tra i fattori cancerogeni certi per l’uomo e alla presentazione del pacchetto europeo per l'"aria pulita" il Commissario europeo responsabile per la salute, Tonio Borg, ha detto chiaramente che le attuali soglie di inquinamento sono del tutto insufficienti a garantire la salute del cittadini e che l'inquinamento provoca, oltre al cancro, malattie respiratorie croniche e cardiovascolari e problemi respiratori per i bambini. Il report dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA 18/2013) suggerisce di “ridurre ulteriormente le emissioni nocive provenienti dall’industria, dal traffico, dagli impianti energetici e dall’agricoltura”
“Ne sappiamo già abbastanza – scrive infine in un breve commento Benedetto Terracini, epidemiologo ed ex direttore della rivista Epi&Prev - oggi la priorità è prevenire ed è sulla prevenzione che si dovrebbe concentrare l’impegno degli epidemiologi e delle associazioni. Come diceva Giulio Maccacaro e come spesso ci ricorda Luigi Mara la prevenzione comincia con l'impiantistica”. Parola di epidemiologo.
4 febbraio, 2014 http://www.scienzainrete.it/contenuto/articolo/daniela-patrucco/anomalie-congenite-brindisi-dipendono-dallinquinamento/febbraio
Casamonica d’Italia Non solo re di Roma - Il capitano Ultimo: “Combatto sempre ”
da www.ilfattoquotidiano.it
STORIA DI COPERTINA L’altra geografia Casamonica d’It a l i a Non solo re di Roma
Hanno legami con la grande criminalità organizzata e la ‘ndrangheta, ma soprattutto controllano estorsioni, droga e racket in molte regioni. Non si chiamano mafia, ma l’attività è molto simile a quella delle cosche. E puntano molto in alto
FRONTIERE CHIUSE Divieto anche per chi viene dalla Ue Immigrati, il Muro di Londra: “Entra solo chi ha già un lavoro”
Indagava sui potenti Gli hanno tolto i poteri Il capitano Ultimo: “Combatto sempre ” p È il carabiniere che ha arrestato Riina, inquisito Orsi e Bisignani, aperto il fascicolo sulle Coop e intercettato Renzi col generale Adinolfi. Senza troppa reverenza nei confronti del Palazzo. E l’hanno punito. “Gli ordini li rispetto
“FLESSIBILITÀ DA 17 MILIARDI” L’annuncio Deficit, Renzi si fa lo sconto A Bruxelles nessuno lo sa
Mafia Capitale, il senatore pd Esposito alla festa del Fatto: “A Roma si voterà solo nel 2018”. Marino sta sereno. La c ittà invece non si sente tanto bene
ADDIO AL GRANDE NEUROLOGO Autore di “R i s ve g l i ”, era malato IL CERVELLO ERETICO DEL DOTT. SACKS
R E P O RTAG E La post-Cuba che aspetta papa Francesco
INSEMINAZIONE Nati in provetta L’i nva s i o n e dei gemelli
Commissariato di Polizia di Formia: minacce di morte. Il futuro segnato delle terme di Fogliano, impossibili altre azioni legali per il debito del comune di Latina verso Condotte, ennesimo flop della politica fallimentare della destra. Il caso dello stadio Francioni della squadra di serie B, sopralluogo del Gos, Ancora violenza e incidenti. Latina i commercianti dichiarano guerra all'isola pedonale. Sabaudia strafalcioni: depositi di matti e sospenzioni
https://www.facebook.com/latinaoggieditoriale/photos/a.137264413146362.1073741829.136411303231673/464491837090283/?type=1&theater La prima pagina di oggi
domenica 30 agosto 2015
Pontinia roghi dolosi anche sulla Migliara 45 e 1/2 (località Casal Traiano) che danneggiano le abitazioni vicine con puzze, fumo e che ha reso nulla la visibilità della strada. La segnalazione alle Istituzioni, tanto per cambiare, non ha sortito effetto, forse per la parentale che lega il responsabile dei roghi con un dipendente pubblico?
Pontinia via Lungo Botte nuovi roghi dolosi sulla fascia frangivento lato sinistro (in direzione Terracina) dopo incrocio con via Migliara 48 e 1/2 ieri pomeriggio alle ore 16 è intervenuta la Protezione Civile a spegnere le fiamme. Continua in pieno in giorno, indisturbato l'azione dei delinquenti ancora a rischio visibilità e circolazione stradale
Pontinia i rifiuti abbandonati lungo le strade e vicino ai cassonetti provenienti da altri comuni con furgoni e camion. Alcuni comuni della provincia hanno adottato misure di repressione, a Pontinia invece nulla. Così il costo dello smaltimento dei rifiuti, della pulizia ricade sui cittadini pontiniani che pagano, oltre alle spese elevate per la mancata raccolta differenziata spinta, anche i rifiuti di altri comuni. Almeno fino a quando anzichè pagare i cittadini non pagherà la classe dirigente inefficiente. Basterebbe, intanto, togliere i cassonetti e fare la raccolta porta a porta, come è avvenuto con successo dove i cittadini hanno protestato e denunciato i colpevoli dello scempio. Amministratori ci siete? farete qualcosa per il buon senso, la salute pubblica, il risparmio delle casse pubbliche e ridurre i costi ai tartassati cittadini? migliorerete l'aspetto del territorio? forse non lo amate?
Pontinia roghi dolosi lungo le strade che riducono a zero la visibilità aumentando il rischio di incidente: il 26 agosto su via Lungobotte (dall'incrocio con via Migliara 48 lato destro direzione Terracina), in pieno giorno a meno di un km dal centro abitato, eppure i delinquenti sembra continuino nella loro attività indisturbati, nessuna denuncia viene resa nota, nessuna iniziativa delle istituzioni per prevenire il fenomeno che si ripete ogni anno con le stesse modalità stessi luoghi, stesso periodo. Sempre a rischio la proprietà pubblica, emissioni cancerogene e di diossina con la distruzione continua della fascia frangivento, riduzione del verde, dell'ossigeno e con l'aumento degli effetti dei fenomeni atmosferici sempre peggiori. Amministratori ci siete? cosa fate per il bene comune? e per prevenire danni e incidenti?
questo il comunicato su https://www.facebook.com/groups/185313304887849/?fref=ts
Buon giorno a tutti ....vorrei fare un comunicato ...sono appena passata sulla migliara 48 lungo botte subito dopo il semaforo sta bruciando di brutto x poco uscivamo fuori strada xke' la visibilita' e' zero fate qualcosa prima che si verifichi un incidente ....... maledetto quello che lo ha provocato senza coscienza e mettete le telecamere sui pali della luce cosi li beccate
inquinamento "Polveri fini dannose anche per i feti,"
07 ottobre 2008
2008/10/08 "Polveri fini dannose anche per i feti,"
07.10.08
Tratto da ticinonews.it
Polveri fini dannose anche per i feti, studio Uni Berna
Una concentrazione eccessiva di polveri fini nell'aria è dannosa anche per i feti nel grembo materno. Questa la conclusione di uno studio effettuato all'Inselspital di Berna, i cui risultati sono stati presentati oggi ad un congresso in corso a Berlino.
Finora i ricercatori ritenevano che l'inquinamento dell'aria potesse creare problemi ai bambini, ma soltanto a partire dall'età scolastica. Lo studio condotto dell'istituto di pneumologia dell'ospedale bernese, sotto la direzione di Philipp Latzin, ha preso in esame 241 neonati.
I ricercatori hanno misurato la qualità dell'aria - ossia le concentrazioni di ozono, diossido d'azoto e polveri fini - respirata dalle gestanti ed ha in seguito controllato, cinque settimane dopo il parto, le funzioni respiratorie dei neonati mentre dormivano.
Risultato: ai neonati le cui madri sono state esposte a forti concentrazioni di polveri sottili e che abitano nella vicinanze di strade con forte traffico è stata misurata una frequenza respiratoria di 48 respiri al minuto, contro i 42 respiri al minuto in media per gli altri neonati. I bambini le cui madri sono state esposte a forte concentrazioni di particolato negli ultimi tre mesi di gravidanza hanno inoltre sviluppano con maggior frequenza delle infiammazioni alle vie respiratorie.
Gli autori della ricerca non sono ancora riusciti a spiegare fino in fondo le cause. Secondo Philipp Latzin, si può ipotizzare che l'inquinamento dell'aria attacchi i polmoni delle madri e di conseguenza anche l'irrigazione sanguigna del feto attraverso la placenta. Meno afflusso di sangue può in questo caso significare che il feto riceve meno sostanze nutritive.
Un'altra ipotesi è che le particelle inquinanti penetrino nel sangue del bambino non ancora nato, influenzandone il ritmo respiratorio. Sia in un caso che nell'altro, lo studio evidenza la necessità di migliorare la qualità dell'aria, osserva Latzin.
Borgo Montello con le discariche piene si preparano all'ennesimo scempio? non bastano inquinamento delle falde e dell'aria, le malattie e la perdita di valore degli immobili? non bastano ancora i pareri contrari della Asl, dell'ArpaLazio, del comune e della provincia di Latina e del principio di precauzione invocato dalla regione Lazio?
Borgo Montello, discariche piene entro due settimane, se la regione Lazio non autorizza gli ampliamenti i rifiuti dove andranno? in altre regioni? ricordiamo che chi tentava di fare la voce grossa e creare allarme ed emergenza prima annunciava che le discariche sarebbero state piene a giugno, poi a luglio, poi agosto, adesso a settembre, continuano i giochetti sulla pelle dei cittadini e a danno delle casse pubbliche?
la discarica di Borgo Montello attende l'ennesimo parere della Regione Lazio in merito alla compatibilità e alla valutazione ambientale di altre centinaia di migliaia di mc cubi per continuare il disastro ambientale. Rimane ferma e decisa l'opposizione del comitato dei cittadini residenti in via Monfalcone
Velletri addio Lazzaria discarica da incubi: la regione Lazio boccia il progetto da due milioni di metri cubi, salve le falde acquifere di Carano. Se valesse lo stesso principio, considerato che le falde acquifere sono certificate inquinate da 10 anni, visto il processo in corso e la costituzione di parte civile la discarica di Borgo Montello la dovevano avere già chiusa da quel dì. Oppure, come al solito, si fanno differenze tra le varie situazioni? e perchè?
segnalazioni emissioni odorigene moleste notte 29-30 agosto provenienti dalla discarica di Borgo Montello
Si segnala che anche ieri sera, 29 agosto, dalle ore 22 sono riprese le forti emissioni odorigene moleste. Le stesse sono riprese con forte intensità dalle ore 2 di questa mattina, 30 agosto.
Inviato a sezione.latina@arpalazio.legalmailpa.it, direzionegenerale@ausl.latina.it, direzionesanitaria@ausl.latina.it, segreteria.sindaco@pec.comune.latina.it, servizio.ambiente@pec.comune.latina.it, nicolettavalle@provincia.latina.it, urp@provincia.latina.it, VIcommissione-cons@regione.lazio.it, ftosini@regione.lazio.it, gpernarella@regione.lazio.it, mtoccacieli@regione.lazio.it, urp@regione.lazio.it, urp@pec.corpoforestale.it, SO.ROMA@CORPOFORESTALE.IT
Si ribadisce la necessità di un controllo da parte degli Enti che dovrebbero tutelare la salute pubblica, la vivibilità, il rispetto delle norme e anche delle prescrizioni con monitoraggi in continuo.
Si richiede che tali segnalazioni, insieme ad un monitoraggio in continuo, vengano acquisiti nelle procedure di VIA in corso presso la Regione Lazio, nonché per le varie richieste di autorizzazioni, per impianti presso la discarica di Borgo Montello delle società Indeco ed Ecoambiente.
Si richiede a tal proposito l'esito del monitoraggio annunciato da Arpalazio il 24 aprile:
Per Arpalazio, ha preso atto della documentazione prodotta da Ecoambiente per Esssezero, posa in opera parziale teli di copertura con urgenza per la regimazione delle acque. Entro il mese di maggio sarà effettuata la ricognizione dei piezometri e verificati i report delle attività di bonifica con introduzione del reagente che provoca la reazione nelle falde. Sarà verificate quindi la bontà dell'operazione di bonifica. Secondo il parere personale si sono verificati fenomeni di rebounding. Per Arpalazio la priorità è mantenere in sicurezza il sito della discarica di Borgo Montello. Saranno effettuati controlli sulla posa in opera del capping su essezero e verificata la rispondenza delle iniezioni. Le procedure di VIA non possono essere esaminate in assenza dell'analisi di rischio specifica del sito. Tale analisi potrebbe comportare la modifica della documentazione e addirittura dell'istanza delle VIA in corso. L'analisi di rischio e le valutazioni conseguenti deve essere unica per il sita sommando gli effetti delle attività di Indeco e di Ecoambiente. “
Si ricorda a questo proposito il principio di precauzione invocato dal Dottor Monaco della Regione Lazio nello stesso incontro del 24 aprile:
“Per Monaco (Regione) è importante verificare l'effettivo risultato ottenuto dalle attività che dovevano portare alla bonifica. In base all'art.246 l'analisi di rischio del sito non è attuale e va rifatto. In assenza di certezze scientifiche vale il principio della precauzione. L'inquinamento è accertato ma non è nota quale sia la fonte di inquinamento primaria. Non sono noti i danni sulla salute. Quindi vanno scongiurati ampliamenti. Dove ci hanno portato gli interventi finora svolti che dovevano portare alla bonifica del sito. E' obbligatoria e urgente la messa in sicurezza operativa permanente del sito (art. 242). Se è certo che le procedure e le normative sono da rispettare l'attendibilità e la rispondenza delle tecnologie adottate sono controverse e non certe. La regione è preoccupata per i tempi di bonifica non rispettati. “
Anche le perplessità espresse dall'Ing. Tosini della Regione Lazio nel tavolo tecnico del 24 aprile sono da tenere presenti:
“Per Tosini (Regione) ci sono 3 situazioni in atto. 1. La VIA per l'ampliamento dei bacini (discarica) con 1 milione di tonnellate per Ecoambiente, 650 mila per Indeco. La valutazione della VIA è ferma e prevede l'impianto di Tmb per Indeco mentre quello di Ecoambiente sarebbe già approvato. L'esame delle VIA va sospeso in quanto le analisi di rischio non sono più attuali. 2. la bonifica. 3. L'accordo di programma (art. 246) presentato lo scorso anno a comune di Latina e regione da Ecoambiente. In merito all'accordo di programma va rivisto in quanto l'analisi di rischio del sito di Borgpo Montello vale sei mesi e quindi è scaduto non essendo più attuale.
Va fatta una riflessione sul sito di Borgo Montello che dovrebbe ospitare i rifiuti per il 90% provenienti dal ciclo urbano dell'ATO della provincia di Latina.
C'è l'ipotesi di svuotamento delle discariche (landfill mining).
Il progetto di bonifica non prevedeva la copertura delle discariche effettuata per circa 12 mila mq (circa ¼) dell'intero. I quantitativi di rifiuti previsti dai vari impianti (1.650.000 tonnellate) non sono attuali e vanno senz'altro modificate con netta diminuzione delle quantità. Inoltre il progetto del Tmb approvato di Ecoambiente è anacronistico per quantitativi e per la tecnologia oggi superata. Non c'è la certezza della regolarità urbanistica. La variante c'è oppure no? Va certamente svolta una nuova campagna di valutazione dei rischi ed effettuata l'indagine sulla matrice del suolo finora ignorata.”
Da ultimo si chiede di dare una risposta alle perplessità e osservazioni della Dottoressa Valle (provincia di Latina) espresse nel tavolo tecnico del 24 aprile:
“Per la dottoressa Valle (provincia) in base all'art.242 delle attività di bonifica si è chiesta la protezione dell'invaso essezero per il pericolo che lo scoticamento potesse agevolare la permeabilità a causa del riscontrato ritardo sul cronoprogramma (si tratta quindi di una variante al progetto di bonifica approvato). Si chiede se si apre un altro scenario diverso dal progetto del 2008. Vorrei capire dove stiamo andando. La normativa non può prevedere tutto. I progetti presentati per il sito di Borgo Montello non sono conformi al piano regionale dei rifiuti. La provincia contesta il mancato rispetto del cronoprogramma degli interventi di bonifica che è parte integrante dell'accordo. Non si può parlare in questo tavolo tecnico di modifiche della discarica. Non si può separare la messa in sicurezza e la bonifica. Nessuno sbloccherà la polizza fideiussoria presentata da Ecoambiente per le attività di bonifica in assenza di chiarezza sul progetto e sugli obiettivi. “
Grazie dell'attenzione e della sensibilità:
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Il giorno 30/08/2015 alle ore 10:00:48 (+0200) il messaggio con Oggetto
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Lotta ai tumori Troppi interventi, dicono nuovi studi Usa Cancro al seno, il metodo Veronesi finisce sotto accusa
tratto da www.ilfattoquotidiano.it
Alla Festa del Fat to tre attori hanno letto le intercettazioni di Mafia Capitale che spaventano il potere romano. Ma il ministro A l fa no continua a ignorarle
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MASSIMO FINI “Berlusconi ha corrotto gli italiani con le leggi per sé”
Latina: il caso infinito dell'urbanistica, ne esce ogni giorno una nuova: contratti di quartiere con il buco. Il comune rischia di perdere altri dieci milioni di €, il flop dei progetti. Ztl un disastro lungo un anno. fratelli coltelli d'Italia: Calandrini lancia la sfida a Maietta per le elezioni comunali a Latina.
IL GIORNALE DI LATINA
EDIZIONE DEL 30 AGOSTO
IN EDICOLA IN ABBINAMENTO CON IL TEMPO https://www.facebook.com/www.ilgiornaledilatina.it/photos/a.603383373072304.1073741828.602561603154481/852396174837688/?type=1&theater
la cattiva scuola di Renzi e la regione Lazio che finanzia le sagre ma non l'istruzione: paralisi per gli asili nido, tagli confermati. La baraccopoli in via dei Volsci a Latina, sul terreno del comune occupato da anni, è una lottizzazione. Anche a causa delle crisi e della ztl il centro di Latina muore, oltre all'incapacità della classe dirigente. Sermoneta ennesimo rogo doloso divora la collina e provoca una notte di panico. Formia scarichi abusivi alla Intergroup
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La prima pagina di oggi
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altro che Buona Scuola, asili con 10mila maestre in meno
Martedì riapertura a rischio: i precari non sono prorogabili per via di una sentenza Ue e senza insegnanti si rischia il caos. Di Marco Palombi
VINCERE, E VINCEREMO! L’editoriale di Marco Travaglio“Se il marziano Kunt, quello di Ennio Flaiano, atterrasse di nuovo a Roma e desse un’occhiata ai principali giornali italiani, scoprirebbe che: a) nel caso in cui leggesse la stampa governativa, cioè quasi tutta, la biblica migrazione di persone in fuga dall’Africa e dall’Asia verso le coste e le frontiere italiane sta per essere risolta una volta per tutte da un epocale intervento della mitica “Europa” che, convinta a viva forza dal giovane ed energico, ginnico e scattante premier Matteo Renzi, si accinge a farsi carico “pro quota” delle centinaia di migliaia di profughi e clandestini che si affacciano sul nostro territorio, insomma il Piano B della fase 2 del secondo tempo funziona alla grande…”
L’INTERVISTA – LUIGI DI MAIO “RENZI E I SUOI NON ANDRANNO MAI AL VOTO E SARÀ LA LORO TOMBA”Luca de Carolis ha intervistato il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio (M5S), ospite alla festa del Fatto Quotidiano.
ANTIBERLUSCONISMO – MASSIMO FINI “B. HA FATTO MOLTO, IN PEGGIO. E RENZI FINGE CHE NON C’ERA”Dopo l’intervento di Matteo Renzi al meeting di Rimini in cui il premier ha attribuito le cause dei ritardi dell’Italia a berlusconismo e antiberlusconismo, Silvia Truzzi ha intervistato il giornalista Massimo Fini che ha chiosato: “La vera colpa di Silvio, e della sinistra con lui, è stata aver tolto agli italiani quel poco di senso di legalità che era rimasto”
CROLLO CINESE – BORSE, DIETRO IL PANICO IL VUOTO DI IDEE DI PECHINODopo la svalutazione dello yuan, risposte contraddittorie dai leader comunisti. L’analisi di Alessia Amighini, senior Associate Research Fellow all’Ispi
EMERGENZA IMMIGRATI – BIMBI MORTI E PATATITE, LA SOLITUDINE DI FACEBOOK“Nel tempo in cui si va globalizzando tutto, compresa la disperazione dei migranti che ci parlano attraverso il loro corpo, la loro allarmante invadenza fisica, il re della più grande rivoluzione immateriale e antisociale, Mark Zuckerberg festeggia con un miliardo di persone connesse in un solo giorno il rumore di fondo che ci avvolge (ci scalda, ci illude) e che noi chiamiamo comunicazione interattiva, equivocandone il suo sostanziale silenzio passivo. Perché credendo di parlare agli altri, stiamo in realtà parlando con noi stessi”. Di Pino Corrias
L’INCHIESTA – TROPPI INTERVENTI AL SENO: VERONESI, IL GRANDE SEDUTTORE, SOTTO ACCUSAIl luminare canadese Steve Narod guida il fronte medico contrario all’eccesso di cure: anche persone sane diventano malati di cancro, troppe mammelle asportate inutilmente. Di Gianni Barbacetto
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L’INCHIESTA – LA CHIESA È SOLO MASCHIO: LA GRANDE FUGA DELLE DONNELe ragazze vanno in parrocchia meno delle loro madri e molto meno delle loro nonne. Ma su questo il Papa tace. Quarta puntata del viaggio del sociologo Marco Marzano tra i cattolici italiani nell’era di papa Francesco
IL COMPLEANNO – COME TI VENDO MUBARAK: 20 ANNI DI ASTE ASSURDE SU EBAYIl sito di e-Commerce celebra il suo ventesimo anno di attività tra scherzi, aspettative e la minaccia della concorrenza. Di Virginia della Sala
QUELLO DEI MIGRANTI È UN OLOCAUSTOIl commento di Furio Colombo
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L’INTERVISTA – FRANCESCA NERI “MI MANCA BIGAS LUNA, ALMODOVAR ERA UN AMICO, POI È DIVENTATO UN MOSTRO”Malcolm Pagani ha intervistato l’attrice Francesca Neri, la quale, parlando del cinema italiano ha detto “Il futuro del cinema italiano? Onestamente non lo vedo”
IL RICORDO – L’ULTIMA LUNA DEL FASCIOCOMUNISTALo scrittore Antonio Pennacchi ricorda Dario Evangelista, ispiratore del personaggio Serse nel suo romanzo “Il fasciocomunista”
I DISEGNI DI DISEGNICome ogni domenica la pagina dedicata alle strisce del vignettistaStefano Disegni http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/08/29/sul-fatto-del-30-agosto-altro-che-buona-scuola-asili-con-10mila-maestre-in-meno/1993874/
di F. Q. | 29 agosto 2015
sabato 29 agosto 2015
Roma, il FattoTv scopre discarica in area protetta. Ente parco: “Quei rifiuti rimarranno lì”
29 agosto 2015 | di Luca Teolato
Roma, il FattoTv scopre discarica in area protetta. Ente parco: “Quei rifiuti rimarranno lì”
Una discarica a cielo aperto a ridosso della riserva naturale Laurentino-Acqua Acetosa di Roma. Rifiuti edili, pneumatici, elettrodomestici e materassi sono stati buttati nel fosso dell’Acqua Acetosa il cui corso d’acqua prosegue nell’area protetta. Secondo alcuni dipendenti di RomaNatura, l’ente regionale per la gestione delle aree protette delComune di Roma, in questi casi la rimozione non è immediata. “Noi abbiamo segnalato la cosa ai vigili – spiegano – che dovranno verificare e poi presentare una denuncia penalee in seguito ci sarà un iter burocratico per il quale passeranno mesi”. Operazione ancora più complessa, anzi impossibile secondo RomaNatura, quando si tratta dei fossi perché “sono demaniali e in questo caso i rifiuti non li leveranno mai, lo Stato non li spende i soldi per pulire” di Luca Teolato
Una discarica a cielo aperto a ridosso della riserva naturale Laurentino-Acqua Acetosa di Roma. Rifiuti edili,...
TV.ILFATTOQUOTIDIANO.IT
Elettrosmog, una sentenza sancisce l’invalidità civile
O perbacco: la notizia ha sconfinato le Alpi, approdando persino sul Tg1. E allora, apriti cielo, se ne sta parlando da alcuni giorni: il Tribunale di Tolosa ha sancito il riconoscimento di invalidità civile (più l’accompagnamento) ad una donna francese affetta da Elettrosensibilità, nuova malattia da società occidentale informatizzata (il lato oscuro del Digital divide e della Banda Ultra Larga! Una sorta di ‘allergia’ alle radiazioni da Wi-Fi, cellulari, Pc, ripetitori-antenne di telefonia mobile, che costringe a scappare, ritirandosi dalla società, per scongiurare violente e dolorose reazioni infiammatorie del corpo in rivolta) che l’establishment medico-scientifico-istituzionale fatica a riconoscere, nonostante l’evidenza di casi in esponenziale crescita e studi indipendenti come il lavoro della Commissione Internazionale per la Sicurezza dei Campi Elettromagnetici (ICEMS).
Ma l’ultimo verdetto è un dato di fatto col quale bisogna per forza misurarsi, e che fa il paio con la sentenza d’appello del Tribunale di Brescia, confermata in Cassazione, che in nome del popolo italiano nel 2012 ha decretato l’esistenza del nesso causale tra l’uso prolungato del telefonino e l’insorgenza di masse tumorali.
Imbarazza che, ancora una volta, il monito arrivi quindi dai togati e non dall’OMS, dallo IARC o da politiche governative di precauzione, vocati alla tutela della salute pubblica dall’indiscriminato utilizzo di apparecchiature a emissione di onde elettromagnetiche, in dote persino ai bambini come fossero giocattoli. Ma a dire il vero, la cosa non mi sorprende più di tanto se, al netto di astruse tesi complottistiche, penso ai continui richiami su trasparenza e assenza di conflitti di interesse degli operatori decisionali oppure al fatto che nelle casse dello Stato piovono proventi delle concessioni d’uso delle frequenze cedute ai gestori delle compagnie telefoniche. In ballo ci sono business vertiginosi, ma pure l’interesse del benessere della cittadinanza. Questo il punto: come coniugare progresso tecnologico con la prevenzioneverso nuove patologie altamente invalidanti.
Fin dove si continuerà ad avere la spregiudicata ostinazione di negare l’evidenza? Quando ci si deciderà a demarcare un punto di non ritorno (Renzi è pronto ad innalzare la soglia d’esposizione a 61 V/m?) visto che molteplici segnali cumulativi (Tolosa non è un indizio, ma un precedente!) ci dicono chiaramente che il filo s’è spezzato da tempo? E che non c’è poi tanto altro tempo da attendere? L’ubiquitaria e tutt’altro che precauzionale presenza di campi elettromagnetici artificiali e nocivi per l’umanità (e non solo!), rappresenta un grosso limite alla personale libertà di scelta sulla gestione della propria vita e della propria salute. Come la vicenda della giovane francese in fuga sulle montagne dei Pirenei ci insegna, anche in Italia c’è un mondo sommerso di elettrosensibili che tra l’indifferenza generale fugge dall’elettrosmog, attendendo il riconoscimento dei più elementari diritti del malato (per altro, disattesi proprio dagli stessi soggetti ‘inquinanti’). E’ ora di fare chiarezza, senza ambiguità: anche gli elettroscettici dovranno farsene una ragione, visto che in ballo c’è la salute di tutti (e non solo di quanti, ad oggi, sono già finiti dentro la ragnatela del male). Ma perché devono essere sempre i giudici a ricordarcelo? http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/08/29/elettrosmog-una-sentenza-sancisce-linvalidita-civile/1992608/
di Maurizio Martucci | 29 agosto 2015
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