Latina – il caso canile: Emergenza continua http://www.dagolab.eu/public/LatinaOggi/Archivio/58a282b09fc4db0beccb/pag06latina.pdf
Presto i lavori di ampliamento, ma la vecchia struttura va adeguata Il Comune garantisce 0,40 euro al giorno per cane
Determinante l’apporto dei volontari per la gestione degli 850 ospiti a quattro zampe
NEL giro di qualche giorno inizieranno i lavori per l’adeguamento di una parte del canile comunale, ma il futuro appare tutt’altro che roseo.
Utilizzando i 138mila euro finanziati dalla Regione Lazio nel 2009 saranno realizzati ventuno nuov i b o x i n un’area già utilizzata per ospitare cani. Una sorta di ampliamento, che purtroppo non servirà a risolvere l’emergenza. Un po’ come se si volesse spegnere un incendio con un secchio d’acqua.
Dopo una lunga attesa - i classici ritardi che caratterizzano la burocrazia nostrana – mercoledì scorso il Comune ha formalmente affidato i lavori all’impresa edile che si è aggiudicata l’appalto: la Edil 2004 di Artena. Utilizzando i 138mila euro messi a disposizione dalla Regione saranno realizzati ventuno box della dimensione di 5,8 metri per 5,35 suddivisibili in tre parti e dotati di sgambatoio a ll ’aperto. Progetto curato dall’architetto Adolfo AntonelliProgetto curato dall’architetto Adolfo Antonelli, incaricato pure della direzione dei lavori. Per realizzare i nuovi box sarà occupata un’area di mille e 700 metri quadrati localizzati tra il canile ed il vicino canale della Acque Medie. Un’area che in realtà era già stata recintata in passato ed utilizzata per contenere un numero sempre crescente di cani. E pensare che di terreni pubblici, in quella zona, ce ne sono abbastanza per realizzare un canile adeguato.
Parliamo di emergenza perchè gli ospiti a quattro zampe hanno raggiunto quota 850. Tanti, troppi per una struttura tirata su quando le norme di sicurezza non erano restrittive come ora.
E figuriamoci che, senza volontari, il Comune non riuscirebbe a contenere l’emergenza canile. Il perchè è presto detto: l’amministrazione locale sborsa 40 centesimi di euro al giorno per ogni cane, spiccioli rispetto a molte altri capoluoghi di provincia. In alcuni Comuni, addirittura, il canile pubblico rappresenta un business: realizzato da privati, in project financing, che possono contare su finanziamenti sostanziosi, gli enti locali arrivano a sborsare anche due euro per ciascun cane ogni giorno. È possibile che non si riesca a trovare una via di mezzo?
Sui lavori che stanno per cominciare poi incombono i rischi che caratterizzano tutti i cantieri pubblici, in modo p a r t i c o l a r e quelli finanziati dalla Regione.
È noto a tutti, infatti, il ritardo che la Pisana impiega ne ll ’erogare i contanti, costringendo le imprese edili a veri e propri salti mortali per portare a compimento i lavori e pagare fornitori e operai.
Sempre che i tecnici del Comune spediscano per tempo in Regione la richiesta di pagamento. Altrimenti, i soldi, rischiano di non arrivare mai nel capoluogo.
Dopo tutto siamo in Italia.
A.R.
lunedì 31 ottobre 2011
Pontinia, progetto museo e torre idrica a 2 velocità in fase di ultimazione
Pontinia, cresce in città l’attesa per la consegna delle opere Latina Oggi 31 ottobre 2011
Progetti a due velocità
Fissata l’inaugurazione del museo, tempi incerti per la torre
L’apertura del nuovo polo culturale di piazza Kennedy è stata già fissata per il 18 dicembre
PONTINIA, dopo un iter
durato più di qualche consiliatura, si appresta ad abbracciare i suoi due grandi progetti: il museo del Territorio e della bonifica di piazza Kennedy e la Torre idrica. Per quanto riguarda la prima opera è certo che la sua inaugurazione avverrà il 18 dicembre in occasione dell’ann i v e r s a r i o della fondazione di Ponti n i a . P e r quanto riguarda il museo, infatti, i lavori di allestimento delle bacheche sono terminati ed il comune di Pontinia si è impegnato a liquidare il comitato scientifico, composto dal dottore Alessandro Cocchieri, direttore Tecnico Scientifico del Museo di Piazza Kennedy e dall’architetto Tommaso Agnoni, direttore dei lavori di Allestimento, per il secondo acconto stabilito. Se per il Museo di piazza Kennedy si sta iniziando a vedere la fine di un iter complesso, per la Torre Idrica il futuro appare più incerto. Infatti, il finanziamento per la ristrutturazione dell’opera presente in piazza Roma è arrivato nel 2007. I lavori di ristrutturazione sarebbero dovuti terminare, come da cartello, il 6 luglio 2010, più di un anno fa. Ad oggi la sua data d’inaugurazione sembra piuttosto lontana e i lavori ancora in esecuzione. I quasi 600mila euro serviti per i lavori faticano a coinvolgere i cittadini e ad apprezzare un’opera in cui l’amministrazione ha creduto molto.
Già qualche mese fa si parlava di lavori quasi ultimati, con gli ultimi ritocchi da fare solo per quanto riguarda gli allacci e l’organizzazione interna. Il 18 dicembre si sta avvicinando e per il Museo di piazza Kennedy sarà una data importante, come lo sarà per i festeggiamenti dell’anniversario di Pontinia. Sarebbe davvero bello se questo giorno di metà dicembre potesse essere ricordato anche per l’apertura al pubblico della vecchia Torre Idrica di piazza Roma.
Riccardo A. Colabattista
Progetti a due velocità
Fissata l’inaugurazione del museo, tempi incerti per la torre
L’apertura del nuovo polo culturale di piazza Kennedy è stata già fissata per il 18 dicembre
PONTINIA, dopo un iter
durato più di qualche consiliatura, si appresta ad abbracciare i suoi due grandi progetti: il museo del Territorio e della bonifica di piazza Kennedy e la Torre idrica. Per quanto riguarda la prima opera è certo che la sua inaugurazione avverrà il 18 dicembre in occasione dell’ann i v e r s a r i o della fondazione di Ponti n i a . P e r quanto riguarda il museo, infatti, i lavori di allestimento delle bacheche sono terminati ed il comune di Pontinia si è impegnato a liquidare il comitato scientifico, composto dal dottore Alessandro Cocchieri, direttore Tecnico Scientifico del Museo di Piazza Kennedy e dall’architetto Tommaso Agnoni, direttore dei lavori di Allestimento, per il secondo acconto stabilito. Se per il Museo di piazza Kennedy si sta iniziando a vedere la fine di un iter complesso, per la Torre Idrica il futuro appare più incerto. Infatti, il finanziamento per la ristrutturazione dell’opera presente in piazza Roma è arrivato nel 2007. I lavori di ristrutturazione sarebbero dovuti terminare, come da cartello, il 6 luglio 2010, più di un anno fa. Ad oggi la sua data d’inaugurazione sembra piuttosto lontana e i lavori ancora in esecuzione. I quasi 600mila euro serviti per i lavori faticano a coinvolgere i cittadini e ad apprezzare un’opera in cui l’amministrazione ha creduto molto.
Già qualche mese fa si parlava di lavori quasi ultimati, con gli ultimi ritocchi da fare solo per quanto riguarda gli allacci e l’organizzazione interna. Il 18 dicembre si sta avvicinando e per il Museo di piazza Kennedy sarà una data importante, come lo sarà per i festeggiamenti dell’anniversario di Pontinia. Sarebbe davvero bello se questo giorno di metà dicembre potesse essere ricordato anche per l’apertura al pubblico della vecchia Torre Idrica di piazza Roma.
Riccardo A. Colabattista
Pontinia, le elezioni della protezione civile, candidature
PONTINIA Latina Oggi 31 ottobre 2011
Protezione civile, le elezioni
PER domenica 6 novembre è stata convocata l'assemblea dei volontari iscritti alla protezione civile per eleggere gli otto componenti del nuovo comitato direttivo che resterà in carica per il prossimo triennio.
Come ha spiegato il delegato Paolo Sellacci, hanno diritto al voto i volontari che al momento delle elezioni, risultano iscritti da almeno sei mesi al Gruppo, fino ad oggi coordinato da Alessandro Galandrini e con riferimento per le attività operative al comandante della Polizia urbana, Giovanna Boschetto. Sellacci precisa che chi desidera candidarsi a componente del nuovo Comitato deve presentare domanda al Comando Vigili su apposito modulo entro le ore 13 del 4 novembre prossimo.
L'elenco dei candidati sarà affisso all'Albo pretorioL'elenco dei candidati sarà affisso all'Albo pretorio on line. Le operazioni di voto si svolgeranno presso la sede della Protezione Civile, in via Montegrappa numero 48, dalle ore 9 alle 12 del 6 novembre.
A.S.
Protezione civile, le elezioni
PER domenica 6 novembre è stata convocata l'assemblea dei volontari iscritti alla protezione civile per eleggere gli otto componenti del nuovo comitato direttivo che resterà in carica per il prossimo triennio.
Come ha spiegato il delegato Paolo Sellacci, hanno diritto al voto i volontari che al momento delle elezioni, risultano iscritti da almeno sei mesi al Gruppo, fino ad oggi coordinato da Alessandro Galandrini e con riferimento per le attività operative al comandante della Polizia urbana, Giovanna Boschetto. Sellacci precisa che chi desidera candidarsi a componente del nuovo Comitato deve presentare domanda al Comando Vigili su apposito modulo entro le ore 13 del 4 novembre prossimo.
L'elenco dei candidati sarà affisso all'Albo pretorioL'elenco dei candidati sarà affisso all'Albo pretorio on line. Le operazioni di voto si svolgeranno presso la sede della Protezione Civile, in via Montegrappa numero 48, dalle ore 9 alle 12 del 6 novembre.
A.S.
nucleare, Fukushima il governo latita, i cittadini informano
La verità su Fukushima, il governo latita
I giapponesi fanno da soli e partono dal web Associazioni spontanee hanno iniziato le rilevazioni radioattive in alcune zone di Tokyo. In 22 aree della capitale (su 132 esaminate) la radioattività è simile ai livelli di di Chernobyl. I giapponesi hanno deciso di fare da sé. A Tokyo, alcuni cittadini non più disposti ad aspettare le rassicurazioni di governo ed enti locali sui possibili effetti dell’incidente nucleare di Fukushima, hanno attivato via facebook un progetto per misurare autonomamente il livello di radioattività in alcune zone della città. I risultati ottenuti sono scioccanti: in 22 aree della capitale (su 132 esaminate) la radioattività supera, e di molto, i 37mila becquerel al metro quadrato, il livello dei luoghi contaminati dal disastro di Chernobyl. Cifre allarmanti, che si uniscono a quelle ottenute da altri studi indipendenti condotti in questi mesi, secondo cui cesio radioattivo potenzialmente pericoloso può essersi spinto e accumulato in luoghi ben più distanti da Fukushima della stessa Tokyo. Ma soprattutto in aree che il governo nemmeno considera di controllare.
I leader giapponesi sin dall’11 marzo hanno insistito molto sul fatto che le fughe radioattive di Fukushima Daiichi non si siano diffuse in zone lontane dalla centrale, non minacciando così il resto del Paese. Addirittura per Kaoru Noguchi, responsabile della salute e della sicurezza della città di Tokyo, non solo i test già condotti sono più che sufficienti, ma le sostanze radioattive arrivate fino alla capitale si sarebbero depositate più che altro sul cemento, essendo la metropoli estremamente urbanizzata, per poi essere portate via dalla pioggia. Anche le possibili esposizioni, per la Noguchi, sono state molto limitate, perché “nessuno sta nello stesso punto tutto il giorno”.
Il problema è che, come rivela il New York Times, “le fonti ufficiali sono state ripetutamente smentite da esperti indipendenti e da gruppi di cittadini che hanno condotto rilevazioni per proprio conto”. Per il quotidiano newyorkese, “il fallimento del governo nell’agire prontamente, come afferma un crescente coro di scienziati, potrebbe esporre molte più persone di quante si fosse originariamente pensato a radiazioni potenzialmente nocive”.
Una tesi confermata da Kiyoshi Toda, medico ed esperto in radioattività presso la facoltà di Studi ambientali dell’Università di Nagasaki. “Le sostanze radioattive entrano nei corpi delle persone dall’aria, dal cibo, e sono ovunque”, avverte il dottore: “Ma il governo non prova nemmeno a informare il pubblico sulla quantità di radiazioni a cui è esposto”. Accuse pesanti, che però sembra condividere una crescente porzione della popolazione nipponica.
Complice di questa diffusione del dissenso è la rete, di cui i giapponesi sono fra i maggiori utilizzatori mondiali, che ha portato svariati gruppi di cittadini ad unirsi nella “ricerca della verità sull’incidente nucleare di Fukushima”. Un esempio su tutti è quello del Radiation Defense Project, gruppo di persone nato dalla pagina facebook Fukushima Daiichi Genpatsu wo Kangaemasu che, munitosi di dosimetri e forte della collaborazione dell’Istituto per la ricerca sugli isotopi di Yokohama, ha raccolto nella capitale campioni di suolo risultati più radioattivi delle zone contaminate intorno a Chernobyl.
Alcuni di questi campioni sono stati raccolti sotto arbusti molto vicini ai campi da baseball in cui si allenano dei bambini, dove si sono rilevati 138mila becquerel per metro quadrato ed importanti quantità di cesio-137, un sottoprodotto della fissione nucleare dell’uranio altamente tossico e cancerogeno. Ma in alcune zone si è arrivati a misurare più di 1,5 milioni di becquerel al metro quadro.
Risultati che hanno portato Takeo Hayashida, volontario del gruppo autore di queste ricerche e soprattutto padre di un ragazzino undicenne che si allenava in uno di quei campi, a decidere di trasferirsi ad Okoyama, quasi 600 km a sud-est della capitale: “Forse saremmo potuti restare a Tokyo senza problemi”, ha affermato Hayashida: “Ma scelgo un futuro senza paura delle radiazioni”.
In realtà il governo giapponese non sta ignorando del tutto le preoccupazioni della cittadinanza. Recentemente sono stati condotti controlli aerei su tutto il Giappone orientale, inclusa appunto Tokyo. Secondo molti esperti ed attivisti, però, verifiche di questo tipo non possono essere utili e precise come quelle condotte localmente da questi gruppi di cittadini, nati spontaneamente dal web.
Quando si parla di radioattività, “Chiunque vuole credere che questo sia un problema solamente di Fukushima”, dice Kota Kinoshita, membro del Radiation Defense Project ed ex giornalista televisivo: “Ma se il governo non prende seriamente il problema, come possiamo credergli?”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/10/31/la-verita-su-fukushima-il-governo-latita-i-giapponesi-fanno-da-soli-e-partono-dal-web/167498/
I giapponesi fanno da soli e partono dal web Associazioni spontanee hanno iniziato le rilevazioni radioattive in alcune zone di Tokyo. In 22 aree della capitale (su 132 esaminate) la radioattività è simile ai livelli di di Chernobyl. I giapponesi hanno deciso di fare da sé. A Tokyo, alcuni cittadini non più disposti ad aspettare le rassicurazioni di governo ed enti locali sui possibili effetti dell’incidente nucleare di Fukushima, hanno attivato via facebook un progetto per misurare autonomamente il livello di radioattività in alcune zone della città. I risultati ottenuti sono scioccanti: in 22 aree della capitale (su 132 esaminate) la radioattività supera, e di molto, i 37mila becquerel al metro quadrato, il livello dei luoghi contaminati dal disastro di Chernobyl. Cifre allarmanti, che si uniscono a quelle ottenute da altri studi indipendenti condotti in questi mesi, secondo cui cesio radioattivo potenzialmente pericoloso può essersi spinto e accumulato in luoghi ben più distanti da Fukushima della stessa Tokyo. Ma soprattutto in aree che il governo nemmeno considera di controllare.
I leader giapponesi sin dall’11 marzo hanno insistito molto sul fatto che le fughe radioattive di Fukushima Daiichi non si siano diffuse in zone lontane dalla centrale, non minacciando così il resto del Paese. Addirittura per Kaoru Noguchi, responsabile della salute e della sicurezza della città di Tokyo, non solo i test già condotti sono più che sufficienti, ma le sostanze radioattive arrivate fino alla capitale si sarebbero depositate più che altro sul cemento, essendo la metropoli estremamente urbanizzata, per poi essere portate via dalla pioggia. Anche le possibili esposizioni, per la Noguchi, sono state molto limitate, perché “nessuno sta nello stesso punto tutto il giorno”.
Il problema è che, come rivela il New York Times, “le fonti ufficiali sono state ripetutamente smentite da esperti indipendenti e da gruppi di cittadini che hanno condotto rilevazioni per proprio conto”. Per il quotidiano newyorkese, “il fallimento del governo nell’agire prontamente, come afferma un crescente coro di scienziati, potrebbe esporre molte più persone di quante si fosse originariamente pensato a radiazioni potenzialmente nocive”.
Una tesi confermata da Kiyoshi Toda, medico ed esperto in radioattività presso la facoltà di Studi ambientali dell’Università di Nagasaki. “Le sostanze radioattive entrano nei corpi delle persone dall’aria, dal cibo, e sono ovunque”, avverte il dottore: “Ma il governo non prova nemmeno a informare il pubblico sulla quantità di radiazioni a cui è esposto”. Accuse pesanti, che però sembra condividere una crescente porzione della popolazione nipponica.
Complice di questa diffusione del dissenso è la rete, di cui i giapponesi sono fra i maggiori utilizzatori mondiali, che ha portato svariati gruppi di cittadini ad unirsi nella “ricerca della verità sull’incidente nucleare di Fukushima”. Un esempio su tutti è quello del Radiation Defense Project, gruppo di persone nato dalla pagina facebook Fukushima Daiichi Genpatsu wo Kangaemasu che, munitosi di dosimetri e forte della collaborazione dell’Istituto per la ricerca sugli isotopi di Yokohama, ha raccolto nella capitale campioni di suolo risultati più radioattivi delle zone contaminate intorno a Chernobyl.
Alcuni di questi campioni sono stati raccolti sotto arbusti molto vicini ai campi da baseball in cui si allenano dei bambini, dove si sono rilevati 138mila becquerel per metro quadrato ed importanti quantità di cesio-137, un sottoprodotto della fissione nucleare dell’uranio altamente tossico e cancerogeno. Ma in alcune zone si è arrivati a misurare più di 1,5 milioni di becquerel al metro quadro.
Risultati che hanno portato Takeo Hayashida, volontario del gruppo autore di queste ricerche e soprattutto padre di un ragazzino undicenne che si allenava in uno di quei campi, a decidere di trasferirsi ad Okoyama, quasi 600 km a sud-est della capitale: “Forse saremmo potuti restare a Tokyo senza problemi”, ha affermato Hayashida: “Ma scelgo un futuro senza paura delle radiazioni”.
In realtà il governo giapponese non sta ignorando del tutto le preoccupazioni della cittadinanza. Recentemente sono stati condotti controlli aerei su tutto il Giappone orientale, inclusa appunto Tokyo. Secondo molti esperti ed attivisti, però, verifiche di questo tipo non possono essere utili e precise come quelle condotte localmente da questi gruppi di cittadini, nati spontaneamente dal web.
Quando si parla di radioattività, “Chiunque vuole credere che questo sia un problema solamente di Fukushima”, dice Kota Kinoshita, membro del Radiation Defense Project ed ex giornalista televisivo: “Ma se il governo non prende seriamente il problema, come possiamo credergli?”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/10/31/la-verita-su-fukushima-il-governo-latita-i-giapponesi-fanno-da-soli-e-partono-dal-web/167498/
nucleare: Fukushima ha rilasciato il doppio delle radiazioni previste
Nuovo rapporto: Fukushima ha rilasciato il doppio delle radiazioni di quelle previste dalle stime del governo.
Traduzione di ProgettoHumus da http://www.washingtonpost.com
Secondo un rapporto preliminare, Il disastro nucleare di Fukushima avrebbe rilasciato il doppio delle sostanze radioattive nell’atmosfera rispetto a quelle stimate dalle autorità giapponesi, raggiungendo il 40% di quelle totali di Chernobyl.
La stima dei livelli elevati di Cesio-137 radioattivo arriva da una rete mondiale di sensori. L’autore dello studio, Andreas Stohl, del Norwegian Institute for Air Research, dice che il governo giapponese avrebbe basato le sue stime solo su dati provenienti dal Giappone e che non avrebbe considerato tutte le emissioni radioattive propagatesi verso i mari.
Lo studio non considera le implicazioni sanitarie della radioattività. Il Cesio 137 è pericoloso in quanto può persistere per decenni nell’ambiente, rilasciando radiazioni che causano il cancro. Attualmente non sono ben chiari gli effetti a lungo termine dell’incidente nucleare di Fukushima a causa delle difficoltà nella misurazione della quantità di radiazioni ricevute dalle persone.
In un’intervista telefonica, Stohl dice che le stime delle emissioni sono state talmente imprecise che trovare il doppio della quantità di cesio rilasciata non è stata considerata una grande differenza.
La rivista Atmospheric Chemistry and Physics ha diffuso online lo studio per affinchè possa essere oggetto di commenti. Lo studio non ha ancora completato una revisione formale da parte di esperti del settore per avallarne la pubblicazione.
La scorsa estate, il governo giapponese aveva stimato che l’incidente dell’11 marzo a Fukushima aveva rilasciato 15.000 terabecquerels di cesio. Il nuovo rapporto di Stohl e co-autori stima il rilascio di radioattività, al 20 aprile, pari a 36.000 terabecquerels. Si tratta di circa il 42% del fallout radioattivo di Chernobyl, dice il rapporto.
Un funzionario presso l’Agenzia sulla Sicurezza Nucleare ed Industriale, un ramo del governo giapponese, ha detto che l’ente non ha potuto commentare i risultati di questo nuovo studio.
Sempre secondo il documento, un quinto del cesio rilasciato è caduto sul suolo giapponese, mentre la restante parte è precipitate nell’Oceano Pacifico. Solo il 2% del fallout ha toccato altri paesi diversi dal Giappone, conclude il rapporto.
Gli esperti non hanno una proiezione ferma su quante tipologie di cancro il fallout radioattivo di Fukushima potrebbe provocare in quanto stanno ancora cercando di scoprire la quantità di esposizione alle radiazioni della popolazione. Radioattività è stata anche rilevata a Tokyo e negli Stati Uniti, ma per ciò non ci si aspettano conseguenze sanitarie importanti.
Eppure la preoccupazione per le radiazioni è forte in Giappone. Molti genitori di bambini piccoli a Tokyo sono in allerta per la scoperta di luoghi radiaottivi anche nella città, nonostante i funzionari tranquilizzino sui rischi che questi possono comportare.
L’ex primo ministro Naoto Kan ha detto che le aree contaminate, all’interno della zona di evacuazione intorno all’impianto distrutto, resteranno inabitate per decenni.
Stohl ha sottolineato che il suo studio ha rilevato emissioni di Cesio-137 fuoriuscite nel momento in cui i lavoratori riversavano acqua sulla piscina del combustibile esaurito da uno dei reattori. Ciò cambierebbe la precedente ipotesi che non fosse la piscina ad emettere cesio.
http://www.progettohumus.it/public/forum/index.php?topic=1957
Traduzione di ProgettoHumus da http://www.washingtonpost.com
Secondo un rapporto preliminare, Il disastro nucleare di Fukushima avrebbe rilasciato il doppio delle sostanze radioattive nell’atmosfera rispetto a quelle stimate dalle autorità giapponesi, raggiungendo il 40% di quelle totali di Chernobyl.
La stima dei livelli elevati di Cesio-137 radioattivo arriva da una rete mondiale di sensori. L’autore dello studio, Andreas Stohl, del Norwegian Institute for Air Research, dice che il governo giapponese avrebbe basato le sue stime solo su dati provenienti dal Giappone e che non avrebbe considerato tutte le emissioni radioattive propagatesi verso i mari.
Lo studio non considera le implicazioni sanitarie della radioattività. Il Cesio 137 è pericoloso in quanto può persistere per decenni nell’ambiente, rilasciando radiazioni che causano il cancro. Attualmente non sono ben chiari gli effetti a lungo termine dell’incidente nucleare di Fukushima a causa delle difficoltà nella misurazione della quantità di radiazioni ricevute dalle persone.
In un’intervista telefonica, Stohl dice che le stime delle emissioni sono state talmente imprecise che trovare il doppio della quantità di cesio rilasciata non è stata considerata una grande differenza.
La rivista Atmospheric Chemistry and Physics ha diffuso online lo studio per affinchè possa essere oggetto di commenti. Lo studio non ha ancora completato una revisione formale da parte di esperti del settore per avallarne la pubblicazione.
La scorsa estate, il governo giapponese aveva stimato che l’incidente dell’11 marzo a Fukushima aveva rilasciato 15.000 terabecquerels di cesio. Il nuovo rapporto di Stohl e co-autori stima il rilascio di radioattività, al 20 aprile, pari a 36.000 terabecquerels. Si tratta di circa il 42% del fallout radioattivo di Chernobyl, dice il rapporto.
Un funzionario presso l’Agenzia sulla Sicurezza Nucleare ed Industriale, un ramo del governo giapponese, ha detto che l’ente non ha potuto commentare i risultati di questo nuovo studio.
Sempre secondo il documento, un quinto del cesio rilasciato è caduto sul suolo giapponese, mentre la restante parte è precipitate nell’Oceano Pacifico. Solo il 2% del fallout ha toccato altri paesi diversi dal Giappone, conclude il rapporto.
Gli esperti non hanno una proiezione ferma su quante tipologie di cancro il fallout radioattivo di Fukushima potrebbe provocare in quanto stanno ancora cercando di scoprire la quantità di esposizione alle radiazioni della popolazione. Radioattività è stata anche rilevata a Tokyo e negli Stati Uniti, ma per ciò non ci si aspettano conseguenze sanitarie importanti.
Eppure la preoccupazione per le radiazioni è forte in Giappone. Molti genitori di bambini piccoli a Tokyo sono in allerta per la scoperta di luoghi radiaottivi anche nella città, nonostante i funzionari tranquilizzino sui rischi che questi possono comportare.
L’ex primo ministro Naoto Kan ha detto che le aree contaminate, all’interno della zona di evacuazione intorno all’impianto distrutto, resteranno inabitate per decenni.
Stohl ha sottolineato che il suo studio ha rilevato emissioni di Cesio-137 fuoriuscite nel momento in cui i lavoratori riversavano acqua sulla piscina del combustibile esaurito da uno dei reattori. Ciò cambierebbe la precedente ipotesi che non fosse la piscina ad emettere cesio.
http://www.progettohumus.it/public/forum/index.php?topic=1957
fermato il gasdotto Brindisi-Minerbio pericoloso e insicuro
Agli Organi di Informazione
La Commissione Ambiente della Camera dei Deputati approva all'unanimità la risoluzione anti-gasdotto
ORA LA SNAM SI FERMI
Ieri, con voto unanime, la Commissione Ambiente della Camera dei Deputati ha approvato la risoluzione con cui si impegna il Governo a disporre la modifica del tracciato del mega gasdotto Brindisi-Minerbio di 687 km e ad "escludere la fascia appenninica al fine di evitare sia gli alti costi ambientali che deriverebbero, sia l'elevato pericolo per la sicurezza dei cittadini dovuto al rischio sismico che metterebbe a dura prova la vulnerabilità della condotta”.
L'approvazione della risoluzione, presentata dai Deputati del PD Mariani, Lolli,Vannucci e Verini, costituisce un fondamentale punto di svolta nell'annoso problema del contestatissimo metanodotto della Snam.
Dopo i Comuni, le Province e il Consiglio Regionale d'Abruzzo è la volta del massimo organo elettivo dello Stato italiano : il Parlamento. Tutti dicono che il progetto della Snam non può essere realizzato e che va quindi cambiato.
A questo punto, se la Snam è per il rispetto dei principi su cui si fonda il nostro Stato democratico , ha una sola scelta : fermarsi. La Snam ritiri il suo progetto e insieme a tutti gli Enti e i soggetti interessati accetti di sedersi ad un tavolo per individuare una ragionevole alternativa.
Glielo chiede la Repubblica Italiana, attraverso le sue Istituzioni. Il secondo comma dell'art. 1 della Costituzione così recita : " La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione".
Ebbene, il popolo sovrano ha detto di no all'eco-mostro della Snam, attraverso tutte le articolazioni del nostro sistema democratico, dalla più piccola, il Comune, alla più importante, il Parlamento.
Se la Snam dovesse testardamente insistere nel portare avanti il suo devastante progetto ciò rappresenterebbe una grave forzatura delle regole della nostra democrazia e della stessa convivenza civile.
Ci auguriamo che la Snam (Eni) si renda consapevole di questo, tanto più che in passato ha più volte affermato di voler procedere tenendo conto della volontà delle popolazioni coinvolte.
Ma la risoluzione della Camera dei Deputati, oltre che avere ripercussioni sulla Snam, è diretta in primo luogo a tutti gli organi decisionali, da quelli nazionali a quelli regionali.
Il Governo nazionale, in particolare il Ministero dello Sviluppo Economico, è chiamato prioritariamente a darne attuazione, fermando il procedimento in atto.
Così come, alla luce della volontà espressa a livello parlamentare, il Presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, ha una importantissima motivazione in più per attuare subito la risoluzione del Consiglio Regionale del 18 ottobre che lo impegna a richiedere il tavolo per la individuazione del tracciato alternativo alla dorsale appenninica.
Infine le strutture della Regione Abruzzo non possono ignorare la chiara volontà espressa da tutti gli Organi Elettivi. Perciò, dopo il voto unanime della Commissione Ambiente della Camera, il Settore Energia della nostra Regione ha una ulteriore ragione, la più importante, per fermare il procedimento relativo alla centrale di compressione che la Snam vorrebbe imporre a tutti i costi al nostro territorio.
Sulmona, 27 ottobre 2011
Comitati cittadini per l'ambiente
Info: Mario 3339698792 – Antonio 3407066402 – Giovanna 3284776001
Email: giomargi54@gmail.com – http://sulmonambiente.wordpress.com/
Atto Camera
Risoluzione in Commissione 7-00518
presentata da
RAFFAELLA MARIANI
martedì 15 marzo 2011, seduta n.449
La VIII Commissione,
premesso che:
la Snam Rete Gas Spa ha presentato nel marzo 2004 un progetto volto alla realizzazione di un metanodotto denominato «Rete Adriatica» della lunghezza complessiva di 687 chilometri, lungo un unico tracciato che va da Massafra (provincia di Taranto) fino a Minerbio, (provincia di Bologna), attraversando dieci regioni, tre parchi nazionali, uno regionale ed oltre venti siti di rilevanza comunitaria;
l'opera è stata concepita riferendosi ad un ampio quadro programmatico volto a potenziare la capacità di trasporto lungo le dorsali, nella previsione di nuovi approvvigionamenti di gas dal Caucaso, dal Mar Caspio e in genere dal Medio Oriente con i gasdotti ITGI o Poseidon (Interconnessione Turchia-Grecia-Italia) dell'Edison, con il TAP (trans adriatic pipeline) della Svizzera Elg e con il South Stream della joint venture Eni-Gazprom al fine di rafforzare il ruolo di hub della società e dell'Eni, come rivenditore di gas a Paesi terzi del centro Europa;
attualmente il fabbisogno di gas in Italia è di circa 85 miliardi di metri cubi l'anno, mentre le infrastrutture esistenti hanno una capacità di 107 miliardi di metri cubi annui;
la costruzione del metanodotto, secondo i documenti prodotti dalla società Snam per gli studi di impatto ambientale, si sviluppa in cinque lotti funzionali: il metanodotto Massafra-Biccari, il metanodotto Biccari-Campochiaro, il metanodotto Sulmona-Foligno, il metanodotto Foligno-Sestino e il metanodotto Sestino-Minerbio;
il tratto compreso tra Foligno e Sestino lungo 113,7 chilometri, che è in fase autorizzativa, secondo quanto disposto dal Ministero dello sviluppo economico con decreto ministeriale del 21 ottobre 2010, al 1o gennaio 2011, prevede il passaggio attraverso il territorio di numerosi comuni umbri e marchigiani compresi nella fascia appenninica: Foligno, Nocera Umbra, Gualdo Tadino, Gubbio, Pietralunga, Città di Castello, Apecchio, Mercatello sul Metauro e Borgo Pace;
la direttiva n. 85/337/CEE e n. 97/11/CE e la giurisprudenza comunitaria (Corte di giustizia CE, sezione II, 28 febbraio 2008, causa C-2/07) sanciscono l'obbligo di una valutazione di impatto ambientale (VIA) di tipo complessivo, che tenga conto dell'effetto cumulativo dei progetti frazionati;
il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 agli articoli 4 e seguenti stabilisce che i piani o programmi che possono avere effetti sensibili sull'ambiente devono essere sottoposti a preventivo e vincolante procedimento di valutazione ambientale strategica (VAS) in applicazione della direttiva n. 42/2001/CE, che disciplina l'obbligo di applicazione della procedura e della direttiva n. 92/43/CEE, che riguarda la salvaguardia degli habitat naturali;
la Snam Rete Gas Spa ha presentato cinque VIA parziali anziché un unico procedimento di valutazione di impatto ambientale - qualora l'impianto sia considerato quale «opera» unitaria - ovvero un preventivo e vincolante procedimento di valutazione ambientale strategica (VAS) - qualora lo stesso sia preso in considerazione quale «piano» o «programma»;
alla luce delle caratteristiche del progetto e della sua rilevanza, appare irragionevole la decisione di procedere attraverso una serie di procedure di valutazione di impatto ambientale (VIA) parziali e minimali;
la strada seguita da Snam Rete Gas Spa sino ad ora, sembra essere il tentativo ad evitare la valutazione ambientale strategica e la valutazione di impatto ambientale unica, in palese violazione delle disposizioni comunitarie e nazionali che impongono la valutazione complessiva degli interventi proposti come interpretato dalla giurisprudenza comunitaria e da quella amministrativa nazionale;
in data 7 ottobre 2010 la Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale VIA e VAS del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha espresso parere favorevole riguardo alla compatibilità ambientale di un solo troncone progettuale, il tratto di metanodotto Sulmona-Foligno e la centrale di compressione di Sulmona, parere richiesto dal proponente Snam Rete Gas S.p.A;
nello stesso, la commissione pone come condizione che si ottemperi a numerose prescrizioni che appaiono contraddittorie rispetto alla stessa espressione del parere favorevole, e rileva che l'impianto si troverebbe ad attraversare territori ad elevata pericolosità sismica, «sia dal punto di vista della frequenza di eventi che dei valori di magnitudo»;
in data 7 marzo 2011 il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha pubblicato il decreto VIA del tratto Sulmona-Foligno sopra citato;
diversi enti territoriali interessati hanno altresì espresso il loro parere negativo in proposito;
è grave l'assenza di una valutazione sull'impatto complessivo di una struttura che interessa dieci regioni del Paese e che ha una indubbia valenza strategica;
avverso tale progetto, in data 25 giugno 2010 è stato presentato ricorso ex articolo 226 trattato CE alla Commissione europea da amministrazioni pubbliche (province di Pesaro-Urbino e di Perugia, comunità montana Catria e Nerone, comune di Gubbio, comune di Città di Castello e comune dell'Aquila), associazioni ecologiste, e oltre un migliaio di cittadini di varie parti d'Italia (in particolare delle regioni maggiormente colpite Marche, Umbria e Abruzzo) che si sono preoccupati della rischiosità del progetto; la Commissione europea ha già aperto una procedura di accertamento;
le ragioni del passaggio sull'asse appenninico sembrano essere dettate solo da interessi economici della società poiché le spese di servitù del passaggio sono più basse rispetto la costa;
la grande opera poterà guadagni alla Snam e profitti ai privati, i costi ambientali ed economici delle ambizioni della Snam invece, li sosterranno le comunità dell'Appennino;
un'azienda privata, la British Gas, si occuperà della distribuzione del metano, senza alcuna apparente ricaduta né contropartita per i territori interessati dal passaggio del condotto,
impegna il Governo
ad assumere tutte le iniziative di competenza, anche dopo un necessario approfondimento attraverso un tavolo tecnico, ed in accordo con le amministrazioni interessate, per disporre la modifica del tracciato ed escludere la fascia appenninica al fine di evitare, sia gli alti costi ambientali che deriverebbero, sia l'elevato pericolo per la sicurezza dei cittadini dovuto al rischio sismico che metterebbe a dura prova la vulnerabilità del metanodotto.
(7-00518)
«Mariani, Lolli, Vannucci, Verini».
La Commissione Ambiente della Camera dei Deputati approva all'unanimità la risoluzione anti-gasdotto
ORA LA SNAM SI FERMI
Ieri, con voto unanime, la Commissione Ambiente della Camera dei Deputati ha approvato la risoluzione con cui si impegna il Governo a disporre la modifica del tracciato del mega gasdotto Brindisi-Minerbio di 687 km e ad "escludere la fascia appenninica al fine di evitare sia gli alti costi ambientali che deriverebbero, sia l'elevato pericolo per la sicurezza dei cittadini dovuto al rischio sismico che metterebbe a dura prova la vulnerabilità della condotta”.
L'approvazione della risoluzione, presentata dai Deputati del PD Mariani, Lolli,Vannucci e Verini, costituisce un fondamentale punto di svolta nell'annoso problema del contestatissimo metanodotto della Snam.
Dopo i Comuni, le Province e il Consiglio Regionale d'Abruzzo è la volta del massimo organo elettivo dello Stato italiano : il Parlamento. Tutti dicono che il progetto della Snam non può essere realizzato e che va quindi cambiato.
A questo punto, se la Snam è per il rispetto dei principi su cui si fonda il nostro Stato democratico , ha una sola scelta : fermarsi. La Snam ritiri il suo progetto e insieme a tutti gli Enti e i soggetti interessati accetti di sedersi ad un tavolo per individuare una ragionevole alternativa.
Glielo chiede la Repubblica Italiana, attraverso le sue Istituzioni. Il secondo comma dell'art. 1 della Costituzione così recita : " La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione".
Ebbene, il popolo sovrano ha detto di no all'eco-mostro della Snam, attraverso tutte le articolazioni del nostro sistema democratico, dalla più piccola, il Comune, alla più importante, il Parlamento.
Se la Snam dovesse testardamente insistere nel portare avanti il suo devastante progetto ciò rappresenterebbe una grave forzatura delle regole della nostra democrazia e della stessa convivenza civile.
Ci auguriamo che la Snam (Eni) si renda consapevole di questo, tanto più che in passato ha più volte affermato di voler procedere tenendo conto della volontà delle popolazioni coinvolte.
Ma la risoluzione della Camera dei Deputati, oltre che avere ripercussioni sulla Snam, è diretta in primo luogo a tutti gli organi decisionali, da quelli nazionali a quelli regionali.
Il Governo nazionale, in particolare il Ministero dello Sviluppo Economico, è chiamato prioritariamente a darne attuazione, fermando il procedimento in atto.
Così come, alla luce della volontà espressa a livello parlamentare, il Presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, ha una importantissima motivazione in più per attuare subito la risoluzione del Consiglio Regionale del 18 ottobre che lo impegna a richiedere il tavolo per la individuazione del tracciato alternativo alla dorsale appenninica.
Infine le strutture della Regione Abruzzo non possono ignorare la chiara volontà espressa da tutti gli Organi Elettivi. Perciò, dopo il voto unanime della Commissione Ambiente della Camera, il Settore Energia della nostra Regione ha una ulteriore ragione, la più importante, per fermare il procedimento relativo alla centrale di compressione che la Snam vorrebbe imporre a tutti i costi al nostro territorio.
Sulmona, 27 ottobre 2011
Comitati cittadini per l'ambiente
Info: Mario 3339698792 – Antonio 3407066402 – Giovanna 3284776001
Email: giomargi54@gmail.com – http://sulmonambiente.wordpress.com/
Atto Camera
Risoluzione in Commissione 7-00518
presentata da
RAFFAELLA MARIANI
martedì 15 marzo 2011, seduta n.449
La VIII Commissione,
premesso che:
la Snam Rete Gas Spa ha presentato nel marzo 2004 un progetto volto alla realizzazione di un metanodotto denominato «Rete Adriatica» della lunghezza complessiva di 687 chilometri, lungo un unico tracciato che va da Massafra (provincia di Taranto) fino a Minerbio, (provincia di Bologna), attraversando dieci regioni, tre parchi nazionali, uno regionale ed oltre venti siti di rilevanza comunitaria;
l'opera è stata concepita riferendosi ad un ampio quadro programmatico volto a potenziare la capacità di trasporto lungo le dorsali, nella previsione di nuovi approvvigionamenti di gas dal Caucaso, dal Mar Caspio e in genere dal Medio Oriente con i gasdotti ITGI o Poseidon (Interconnessione Turchia-Grecia-Italia) dell'Edison, con il TAP (trans adriatic pipeline) della Svizzera Elg e con il South Stream della joint venture Eni-Gazprom al fine di rafforzare il ruolo di hub della società e dell'Eni, come rivenditore di gas a Paesi terzi del centro Europa;
attualmente il fabbisogno di gas in Italia è di circa 85 miliardi di metri cubi l'anno, mentre le infrastrutture esistenti hanno una capacità di 107 miliardi di metri cubi annui;
la costruzione del metanodotto, secondo i documenti prodotti dalla società Snam per gli studi di impatto ambientale, si sviluppa in cinque lotti funzionali: il metanodotto Massafra-Biccari, il metanodotto Biccari-Campochiaro, il metanodotto Sulmona-Foligno, il metanodotto Foligno-Sestino e il metanodotto Sestino-Minerbio;
il tratto compreso tra Foligno e Sestino lungo 113,7 chilometri, che è in fase autorizzativa, secondo quanto disposto dal Ministero dello sviluppo economico con decreto ministeriale del 21 ottobre 2010, al 1o gennaio 2011, prevede il passaggio attraverso il territorio di numerosi comuni umbri e marchigiani compresi nella fascia appenninica: Foligno, Nocera Umbra, Gualdo Tadino, Gubbio, Pietralunga, Città di Castello, Apecchio, Mercatello sul Metauro e Borgo Pace;
la direttiva n. 85/337/CEE e n. 97/11/CE e la giurisprudenza comunitaria (Corte di giustizia CE, sezione II, 28 febbraio 2008, causa C-2/07) sanciscono l'obbligo di una valutazione di impatto ambientale (VIA) di tipo complessivo, che tenga conto dell'effetto cumulativo dei progetti frazionati;
il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 agli articoli 4 e seguenti stabilisce che i piani o programmi che possono avere effetti sensibili sull'ambiente devono essere sottoposti a preventivo e vincolante procedimento di valutazione ambientale strategica (VAS) in applicazione della direttiva n. 42/2001/CE, che disciplina l'obbligo di applicazione della procedura e della direttiva n. 92/43/CEE, che riguarda la salvaguardia degli habitat naturali;
la Snam Rete Gas Spa ha presentato cinque VIA parziali anziché un unico procedimento di valutazione di impatto ambientale - qualora l'impianto sia considerato quale «opera» unitaria - ovvero un preventivo e vincolante procedimento di valutazione ambientale strategica (VAS) - qualora lo stesso sia preso in considerazione quale «piano» o «programma»;
alla luce delle caratteristiche del progetto e della sua rilevanza, appare irragionevole la decisione di procedere attraverso una serie di procedure di valutazione di impatto ambientale (VIA) parziali e minimali;
la strada seguita da Snam Rete Gas Spa sino ad ora, sembra essere il tentativo ad evitare la valutazione ambientale strategica e la valutazione di impatto ambientale unica, in palese violazione delle disposizioni comunitarie e nazionali che impongono la valutazione complessiva degli interventi proposti come interpretato dalla giurisprudenza comunitaria e da quella amministrativa nazionale;
in data 7 ottobre 2010 la Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale VIA e VAS del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha espresso parere favorevole riguardo alla compatibilità ambientale di un solo troncone progettuale, il tratto di metanodotto Sulmona-Foligno e la centrale di compressione di Sulmona, parere richiesto dal proponente Snam Rete Gas S.p.A;
nello stesso, la commissione pone come condizione che si ottemperi a numerose prescrizioni che appaiono contraddittorie rispetto alla stessa espressione del parere favorevole, e rileva che l'impianto si troverebbe ad attraversare territori ad elevata pericolosità sismica, «sia dal punto di vista della frequenza di eventi che dei valori di magnitudo»;
in data 7 marzo 2011 il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha pubblicato il decreto VIA del tratto Sulmona-Foligno sopra citato;
diversi enti territoriali interessati hanno altresì espresso il loro parere negativo in proposito;
è grave l'assenza di una valutazione sull'impatto complessivo di una struttura che interessa dieci regioni del Paese e che ha una indubbia valenza strategica;
avverso tale progetto, in data 25 giugno 2010 è stato presentato ricorso ex articolo 226 trattato CE alla Commissione europea da amministrazioni pubbliche (province di Pesaro-Urbino e di Perugia, comunità montana Catria e Nerone, comune di Gubbio, comune di Città di Castello e comune dell'Aquila), associazioni ecologiste, e oltre un migliaio di cittadini di varie parti d'Italia (in particolare delle regioni maggiormente colpite Marche, Umbria e Abruzzo) che si sono preoccupati della rischiosità del progetto; la Commissione europea ha già aperto una procedura di accertamento;
le ragioni del passaggio sull'asse appenninico sembrano essere dettate solo da interessi economici della società poiché le spese di servitù del passaggio sono più basse rispetto la costa;
la grande opera poterà guadagni alla Snam e profitti ai privati, i costi ambientali ed economici delle ambizioni della Snam invece, li sosterranno le comunità dell'Appennino;
un'azienda privata, la British Gas, si occuperà della distribuzione del metano, senza alcuna apparente ricaduta né contropartita per i territori interessati dal passaggio del condotto,
impegna il Governo
ad assumere tutte le iniziative di competenza, anche dopo un necessario approfondimento attraverso un tavolo tecnico, ed in accordo con le amministrazioni interessate, per disporre la modifica del tracciato ed escludere la fascia appenninica al fine di evitare, sia gli alti costi ambientali che deriverebbero, sia l'elevato pericolo per la sicurezza dei cittadini dovuto al rischio sismico che metterebbe a dura prova la vulnerabilità del metanodotto.
(7-00518)
«Mariani, Lolli, Vannucci, Verini».
seminario sul tema "il diritto al cibo sostenibile" Roma 12/11/11
Seminario sul tema
“IL DIRITTO AL CIBO SOSTENIBILE
Roma 12 Novembre 2011
Aula Magna dell’Università la Sapienza - Dipartimento di Sociologia – via Salaria 113
organizzato dal Comitato Amigos Sem Terra e da ALTRAMENTE
Programma
9.30
Apertura: Patrizia Sentinelli - ALTRAMENTE
9.50
Introduzione di Antonio Lupo- Presidente del Comitato Amig@s Sem terra Italia
10.10
La sostenibilità del modello agro-industriale - Riccardo Rifici- esperto di sostenibilità ambientale
10.30
Fluttuazioni finanziarie e sovranità alimentare - prof. Tonino Perna
10.50
la Politica Agricola Europea (PAC) -Andrea Ferrante del Coordinamento Europeo di Via Campesina
11.10
Il diritto al cibo come diritto fondamentale. Riflessioni sul diritto internazionale - Prof. Luigi Ferrajoli -
11.30
Strumenti per misurare e comunicare la sostenibilità ambientale dei prodotti agricoli - Eva Alessi WWF,
- Paolo Masoni - ENEA)
12.00
La costruzione locale di modelli alimentari sostenibili - Adanella Rossi Università di Pisa
12.20
Presentazione del GAS di ALTRAMENTE - Maria Cristina Perugia
12.30
TAVOLA ROTONDA esperienze e idee a confronto Coordina Silvano Falocco partecipano: Francesco Russo (COOP), Stefano Masini (Coldiretti), Ivan Nardone (CIA)), Un rappresentante del Forum Movimenti dell’Acqua, Monica di Sisto (vicepresidente Fair)
13.30
Conclusione
“IL DIRITTO AL CIBO SOSTENIBILE
Roma 12 Novembre 2011
Aula Magna dell’Università la Sapienza - Dipartimento di Sociologia – via Salaria 113
organizzato dal Comitato Amigos Sem Terra e da ALTRAMENTE
Programma
9.30
Apertura: Patrizia Sentinelli - ALTRAMENTE
9.50
Introduzione di Antonio Lupo- Presidente del Comitato Amig@s Sem terra Italia
10.10
La sostenibilità del modello agro-industriale - Riccardo Rifici- esperto di sostenibilità ambientale
10.30
Fluttuazioni finanziarie e sovranità alimentare - prof. Tonino Perna
10.50
la Politica Agricola Europea (PAC) -Andrea Ferrante del Coordinamento Europeo di Via Campesina
11.10
Il diritto al cibo come diritto fondamentale. Riflessioni sul diritto internazionale - Prof. Luigi Ferrajoli -
11.30
Strumenti per misurare e comunicare la sostenibilità ambientale dei prodotti agricoli - Eva Alessi WWF,
- Paolo Masoni - ENEA)
12.00
La costruzione locale di modelli alimentari sostenibili - Adanella Rossi Università di Pisa
12.20
Presentazione del GAS di ALTRAMENTE - Maria Cristina Perugia
12.30
TAVOLA ROTONDA esperienze e idee a confronto Coordina Silvano Falocco partecipano: Francesco Russo (COOP), Stefano Masini (Coldiretti), Ivan Nardone (CIA)), Un rappresentante del Forum Movimenti dell’Acqua, Monica di Sisto (vicepresidente Fair)
13.30
Conclusione
bonus 55 e 36% rischio riduzione rimborsi dopo 30/09/2011
Bonus 55% e 36%, rischio di decurtazione per le rate in corso
La risposta del Governo conferma la possibilità di tagli retroattivi a partire dal 30 settembre 2012
di Paola Mammarella
28/10/2011 - Potrebbero essere retroattive le decurtazioni alle detrazioni del 36% e 55% su ristrutturazioni e riqualificazioni energetiche degli edifici, introdotte con la manovra finanziaria di luglio e anticipate al 2012 dalla manovra di ferragosto.
Ad affermarlo è stato il sottosegretario all’Economia Bruno Cesario, che ha risposto a un’interrogazione proposta dai deputati Lo Monte e Zeller.
Il "taglio" dei Bonus
Le manovre finanziarie varate tra luglio e agosto hanno introdotto un "rischio-taglio" di tutte le detrazioni fiscali attualmente a vantaggio dei contribuenti.
Il Governo ha già messo su carta questa ipotesi: nel caso in cui lo Stato non sia in grado di predisporre una riforma fiscale efficace entro il 30 settembre 2012, i capitali mancanti saranno ricavati decurtando del 5% nel 2012 e del 20% dal 2013 in poi tutti i cosidetti "bonus" fiscali, compresi quindi anche quelli su ristrutturazioni e riqualificazioni energetiche.
Nella fase di conversione in legge del Dl 138/2011 - manovra di ferragosto, era stato già chiesto di chiarire se le decurtazioni fossero da considerare applicabili alle spese dichiarate dai contribuenti dopo il 30 settembre 2012. A detta degli interroganti, in caso contrario si sarebbe verificata una retroattività lesiva dei diritti già acquisiti da coloro che avevano intrapreso i lavori facendo affidamento sulle detrazioni garantite dalla normativa in corso.
Retroattività sì, retroattività no
Edilportale già nei mesi scorsi aveva però ipotizzato il rischio di una retroattività delle decurtazioni, estesa anche ai rimborsi per lavori realizzati negli anni precedenti. Il taglio dei bonus fiscali è motivato infatti da necessità di rientro economico. Considerare solo le decurtazioni alle spese sostenute dopo il 30 settembre 2012 significherebbe un alleggerimento per le casse dello Stato molto esiguo, visto che gli incentivi allo stato attuale non sono per nulla confermati (nel caso delle abitazioni il 55% scade a fine 2011 ed il 36% a fine 2012).
Senza retroattività il taglio opererebbe solo sulle richieste di rimborso presentate negli ultimi tre mesi di validità del 36%, un ritorno economico dalla misura davvero risibile. Ma anche in caso di conferma degli incentivi (materia del Decreto Sviluppo di questi giorni) i benifici sul gettito senza retrottività risulterebbero esigui, e questo rende l'ipotesi di retroattività praticamente certa.
La risposta del Governo
Il sottosegretario all’Economia Bruno Cesario - chiamato in causa da una interrogazione dei parlamentari Lo Monte e Zeller - ha confermato questi dubbi, ricordando che “le detrazioni sono riconosciute in sede di dichiarazione dei redditi e hanno effetto sulle entrate a partire dal periodo di imposta successivo a quello in cui le spese sono state sostenute, riducendo i corrispondenti versamenti erariali”. Come dire che i tagli sono applicabili a tutta la rata precedentemente maturata, senza alcun distinguo rispetto alla data delle spese sostenute.
Indipendentemente da queste ipotesi, ricordiamo che scenario non è ancora per nulla definito. Il Governo, potrebbe varare le riforme fiscali richieste per migliorare la situazione del gettito entro settembre 2012. In questo caso la riduzione dei bonus prospettate dalla manovra non sarebbero più necessari. Tutta la materia di bonus fiscali è inoltre proprio in questi giorni oggetto di riordino ad opera del Decreto Sviluppo. (riproduzione riservata)
http://www.edilportale.com/news/2011/10/normativa/bonus-55-e-36-rischio-di-decurtazione-per-le-rate-in-corso_24567_15.html
La risposta del Governo conferma la possibilità di tagli retroattivi a partire dal 30 settembre 2012
di Paola Mammarella
28/10/2011 - Potrebbero essere retroattive le decurtazioni alle detrazioni del 36% e 55% su ristrutturazioni e riqualificazioni energetiche degli edifici, introdotte con la manovra finanziaria di luglio e anticipate al 2012 dalla manovra di ferragosto.
Ad affermarlo è stato il sottosegretario all’Economia Bruno Cesario, che ha risposto a un’interrogazione proposta dai deputati Lo Monte e Zeller.
Il "taglio" dei Bonus
Le manovre finanziarie varate tra luglio e agosto hanno introdotto un "rischio-taglio" di tutte le detrazioni fiscali attualmente a vantaggio dei contribuenti.
Il Governo ha già messo su carta questa ipotesi: nel caso in cui lo Stato non sia in grado di predisporre una riforma fiscale efficace entro il 30 settembre 2012, i capitali mancanti saranno ricavati decurtando del 5% nel 2012 e del 20% dal 2013 in poi tutti i cosidetti "bonus" fiscali, compresi quindi anche quelli su ristrutturazioni e riqualificazioni energetiche.
Nella fase di conversione in legge del Dl 138/2011 - manovra di ferragosto, era stato già chiesto di chiarire se le decurtazioni fossero da considerare applicabili alle spese dichiarate dai contribuenti dopo il 30 settembre 2012. A detta degli interroganti, in caso contrario si sarebbe verificata una retroattività lesiva dei diritti già acquisiti da coloro che avevano intrapreso i lavori facendo affidamento sulle detrazioni garantite dalla normativa in corso.
Retroattività sì, retroattività no
Edilportale già nei mesi scorsi aveva però ipotizzato il rischio di una retroattività delle decurtazioni, estesa anche ai rimborsi per lavori realizzati negli anni precedenti. Il taglio dei bonus fiscali è motivato infatti da necessità di rientro economico. Considerare solo le decurtazioni alle spese sostenute dopo il 30 settembre 2012 significherebbe un alleggerimento per le casse dello Stato molto esiguo, visto che gli incentivi allo stato attuale non sono per nulla confermati (nel caso delle abitazioni il 55% scade a fine 2011 ed il 36% a fine 2012).
Senza retroattività il taglio opererebbe solo sulle richieste di rimborso presentate negli ultimi tre mesi di validità del 36%, un ritorno economico dalla misura davvero risibile. Ma anche in caso di conferma degli incentivi (materia del Decreto Sviluppo di questi giorni) i benifici sul gettito senza retrottività risulterebbero esigui, e questo rende l'ipotesi di retroattività praticamente certa.
La risposta del Governo
Il sottosegretario all’Economia Bruno Cesario - chiamato in causa da una interrogazione dei parlamentari Lo Monte e Zeller - ha confermato questi dubbi, ricordando che “le detrazioni sono riconosciute in sede di dichiarazione dei redditi e hanno effetto sulle entrate a partire dal periodo di imposta successivo a quello in cui le spese sono state sostenute, riducendo i corrispondenti versamenti erariali”. Come dire che i tagli sono applicabili a tutta la rata precedentemente maturata, senza alcun distinguo rispetto alla data delle spese sostenute.
Indipendentemente da queste ipotesi, ricordiamo che scenario non è ancora per nulla definito. Il Governo, potrebbe varare le riforme fiscali richieste per migliorare la situazione del gettito entro settembre 2012. In questo caso la riduzione dei bonus prospettate dalla manovra non sarebbero più necessari. Tutta la materia di bonus fiscali è inoltre proprio in questi giorni oggetto di riordino ad opera del Decreto Sviluppo. (riproduzione riservata)
http://www.edilportale.com/news/2011/10/normativa/bonus-55-e-36-rischio-di-decurtazione-per-le-rate-in-corso_24567_15.html
Felix 13 anni ha piantato un milione di alberi
GREENACCORD
Felix, 13 anni, ce l'ha fatta
"Piantati 1 milione di alberi"
Il giovanissimo ambientalista è oggi presidente di "Plant for planet", associazione con rappresentanze in 70 nazioni, che coinvolge 132 ragazzi, 23 dei quali "dipendenti". A Cuneo premiata anche "Radio Africa N°1", per l'impegno a favore dell'indipendenza e contro la desertificazione
di SARA FICOCELLI
Felix Finkbeiner
Aveva 9 anni quando, dopo una lezione sulla fotosintesi clorofilliana, decise di piantare un primo alberello nella propria scuola. L'esperienza gli piacque al punto che quel giorno Felix Finkbeiner promise che si sarebbe impegnato per piantare un milione di alberi in Germania. Quattro anni dopo, la sua promessa è stata mantenuta. A soli 13 anni, Felix è oggi presidente di "Plant for planet", associazione con rappresentanze in 70 nazioni, che coinvolge 132 ragazzi, 23 dei quali "dipendenti". "A tutti piace parlare della crisi climatica - ha detto al IX Forum internazionale di Greenaccord 1 - ma il parlarne solamente non può arrestare lo scioglimento dei ghiacciai, o la scomparsa della foresta pluviale. E ogni qualvolta gli adulti semplicemente ne parlano e non agiscono, spetta ai ragazzi prendere in mano la questione". Un messaggio chiaro e diretto, destinato agli oltre 400 studenti cuneesi intervenuti al Cinema Monviso e al Centro Incontri della Provincia di Cuneo in occasione del forum.
Felix e gli altri membri dell'associazione hanno come obiettivo principale l'eliminazione delle emissioni di anidride carbonica. E della povertà. Il loro discorso è molto semplice: bandite le emissioni di carbonio a livello globale, chiunque sia responsabile del superamento della cifra di una tonnellata e mezzo di CO2 dovrà pagare per l'eccesso. Secondo punto: la riforestazione. L'obiettivo di "Plant for planet" è quello di riuscire a piantare 500 miliardi di alberi, per arrivare a un trilione in dieci anni.
Ispirato dal lavoro di Wangari Maathai, attivista keniota e Premio Nobel per la Pace, scomparsa qualche settimana fa, Felix ha creato una rete internazionale di "accademie" dove ai ragazzi si insegna come entrare in azione nei propri Paesi, cominciando dai banchi di scuola, con l'intenzione - utopistica ma, come dimostra il traguardo da lui raggiunto in pochi anni, possibile - di cambiare il mondo. "All'inizio - ricorda - volevamo salvare gli orsi polari. Ora abbiamo capito che dobbiamo salvare il nostro futuro".
Felix ha alle spalle una famiglia forte che crede nell'ambiente e che gli ha saputo trasmettere la capacità di sognare, trascinare e coinvolgere. E' convincente, carismatico, contagioso, insomma ha tutte quelle doti che sono indispensabili per trasmettere agli altri entusiasmo e idee nuove. "Abbiamo capito - ha spiegato a Cuneo - che negli adulti c'è un errore di percezione. Voi fate del futuro una questione accademica, ma per noi bambini è una questione di sopravvivenza. Gli adulti a volte sono come scimmie, che preferiscono scegliere una banana oggi piuttosto di averne un casco intero domani".
Durante il forum sono tante le storie straordinarie come questa che sono state presentate direttamente dai loro protagonisti. Il Greenaccord Media Award, il premio che l'associazione assegna ogni anno alla testate che si sono distinte nella divulgazione dei temi ambientali, è stato ad esempio consegnato a Guy Kalenda Mutelwa, direttore di "Radio Africa N°1", la principale radio dell'Africa francofona (trasmette da Libreville, capitale del Gabon, e da Parigi, con le due redazioni collegate via satellite ed una vasta rete di corrispondenti in tutto il mondo). Nata nel 1981, è stata la prima radio francofona africana e vanta oggi trenta milioni di ascoltatori, raggiungendo anche, tramite streaming, gli emigrati africani in tutto il mondo.
"Per parlare di democrazia - ha detto Mutelwa - abbiamo bisogno di indipendenza: in Africa molte reti sono sotto il controllo di governi autoritari. Noi invece, essendo una radio transnazionale, possiamo permetterci di portare informazione corretta su quello che sta succedendo in tutta la regione. Non possiamo sottovalutare l'importanza di portare alla gente notizie e dati corretti. Informazione, informazione, informazione".
E l'informazione ambientale, per Kalenda Mutelwa, è strategica. "Le priorità della nostra rete sono quattro: ambiente, democrazia, salute, informazione. Da dieci anni lavoriamo per diffondere tra gli africani l'importanza della lotta contro la desertificazione. Per questo sono stato contento oggi di incontrare Felix Finkbeiner, un ragazzo di soli 13 anni che pianta alberi in tutto il mondo".
Due esperienze completamente diverse a confronto, che testimoniano come sia possibile cambiare in positivo il corso degli eventi anche nelle situazioni più paradossali e difficili.
(22 ottobre 2011) © RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.repubblica.it/ambiente/2011/10/22/news/felix_13_anni_ce_l_ha_fatta_piantati_1_milione_di_alberi-23698489/
Felix, 13 anni, ce l'ha fatta
"Piantati 1 milione di alberi"
Il giovanissimo ambientalista è oggi presidente di "Plant for planet", associazione con rappresentanze in 70 nazioni, che coinvolge 132 ragazzi, 23 dei quali "dipendenti". A Cuneo premiata anche "Radio Africa N°1", per l'impegno a favore dell'indipendenza e contro la desertificazione
di SARA FICOCELLI
Felix Finkbeiner
Aveva 9 anni quando, dopo una lezione sulla fotosintesi clorofilliana, decise di piantare un primo alberello nella propria scuola. L'esperienza gli piacque al punto che quel giorno Felix Finkbeiner promise che si sarebbe impegnato per piantare un milione di alberi in Germania. Quattro anni dopo, la sua promessa è stata mantenuta. A soli 13 anni, Felix è oggi presidente di "Plant for planet", associazione con rappresentanze in 70 nazioni, che coinvolge 132 ragazzi, 23 dei quali "dipendenti". "A tutti piace parlare della crisi climatica - ha detto al IX Forum internazionale di Greenaccord 1 - ma il parlarne solamente non può arrestare lo scioglimento dei ghiacciai, o la scomparsa della foresta pluviale. E ogni qualvolta gli adulti semplicemente ne parlano e non agiscono, spetta ai ragazzi prendere in mano la questione". Un messaggio chiaro e diretto, destinato agli oltre 400 studenti cuneesi intervenuti al Cinema Monviso e al Centro Incontri della Provincia di Cuneo in occasione del forum.
Felix e gli altri membri dell'associazione hanno come obiettivo principale l'eliminazione delle emissioni di anidride carbonica. E della povertà. Il loro discorso è molto semplice: bandite le emissioni di carbonio a livello globale, chiunque sia responsabile del superamento della cifra di una tonnellata e mezzo di CO2 dovrà pagare per l'eccesso. Secondo punto: la riforestazione. L'obiettivo di "Plant for planet" è quello di riuscire a piantare 500 miliardi di alberi, per arrivare a un trilione in dieci anni.
Ispirato dal lavoro di Wangari Maathai, attivista keniota e Premio Nobel per la Pace, scomparsa qualche settimana fa, Felix ha creato una rete internazionale di "accademie" dove ai ragazzi si insegna come entrare in azione nei propri Paesi, cominciando dai banchi di scuola, con l'intenzione - utopistica ma, come dimostra il traguardo da lui raggiunto in pochi anni, possibile - di cambiare il mondo. "All'inizio - ricorda - volevamo salvare gli orsi polari. Ora abbiamo capito che dobbiamo salvare il nostro futuro".
Felix ha alle spalle una famiglia forte che crede nell'ambiente e che gli ha saputo trasmettere la capacità di sognare, trascinare e coinvolgere. E' convincente, carismatico, contagioso, insomma ha tutte quelle doti che sono indispensabili per trasmettere agli altri entusiasmo e idee nuove. "Abbiamo capito - ha spiegato a Cuneo - che negli adulti c'è un errore di percezione. Voi fate del futuro una questione accademica, ma per noi bambini è una questione di sopravvivenza. Gli adulti a volte sono come scimmie, che preferiscono scegliere una banana oggi piuttosto di averne un casco intero domani".
Durante il forum sono tante le storie straordinarie come questa che sono state presentate direttamente dai loro protagonisti. Il Greenaccord Media Award, il premio che l'associazione assegna ogni anno alla testate che si sono distinte nella divulgazione dei temi ambientali, è stato ad esempio consegnato a Guy Kalenda Mutelwa, direttore di "Radio Africa N°1", la principale radio dell'Africa francofona (trasmette da Libreville, capitale del Gabon, e da Parigi, con le due redazioni collegate via satellite ed una vasta rete di corrispondenti in tutto il mondo). Nata nel 1981, è stata la prima radio francofona africana e vanta oggi trenta milioni di ascoltatori, raggiungendo anche, tramite streaming, gli emigrati africani in tutto il mondo.
"Per parlare di democrazia - ha detto Mutelwa - abbiamo bisogno di indipendenza: in Africa molte reti sono sotto il controllo di governi autoritari. Noi invece, essendo una radio transnazionale, possiamo permetterci di portare informazione corretta su quello che sta succedendo in tutta la regione. Non possiamo sottovalutare l'importanza di portare alla gente notizie e dati corretti. Informazione, informazione, informazione".
E l'informazione ambientale, per Kalenda Mutelwa, è strategica. "Le priorità della nostra rete sono quattro: ambiente, democrazia, salute, informazione. Da dieci anni lavoriamo per diffondere tra gli africani l'importanza della lotta contro la desertificazione. Per questo sono stato contento oggi di incontrare Felix Finkbeiner, un ragazzo di soli 13 anni che pianta alberi in tutto il mondo".
Due esperienze completamente diverse a confronto, che testimoniano come sia possibile cambiare in positivo il corso degli eventi anche nelle situazioni più paradossali e difficili.
(22 ottobre 2011) © RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.repubblica.it/ambiente/2011/10/22/news/felix_13_anni_ce_l_ha_fatta_piantati_1_milione_di_alberi-23698489/
centrale a biomasse di Vasto, rifondazione ricorre al TAR
Continua il braccio di ferro a Vasto sulla costruzione della centrale a biomasse a Punta Penna. Dopo il ritiro in consiglio comunale da parte di Rifondazione Comunista, su richiesta del sindaco Luciano Lapenna, del documento anti-centrale, il partito dell’assessore Marra non si ferma qui. Il capogruppo in consiglio, Paola Cianci, e il circolo “Sante Petrocelli” hanno annunciato l’intenzione del partito di presentare il ricorso al Tar, contro la costruzione della centrale, insieme alle altre forze politiche e associative che lo vorranno. Il partito di estrema sinistra si augura anche l’appoggio della giunta Lapenna nel ricorso al Tar. Per sabato 5 novembre –ha annunciato Lapenna- ci sarà un convegno sulle centrali a biomasse. Nei giorni scorsi non erano mancati i cori di no dai Cobas al partito di Alternativa Comunista. Critiche anche dall’ambientalista Ivo Menna, leader della lista civica La Nuova Terra, che ha annunciato un comizio di fuoco domenica, in piazza Diomede, alle ore 18.30. “La difesa e la protezione ambientale – tuona Menna- non potevano subire una umiliazione peggiore in Consiglio comunale da parte di Sel, Rifondazione e IdV, tre componenti essenziali di centrosinistra. Ambientalisti che predicano solo a parole la tutela dell’ambiente”.
http://www.vasto24.it/?p=5294
http://www.vasto24.it/?p=5294
domenica 30 ottobre 2011
fotovoltaico: nasce il 1. sistema di recupero pannelli solari
La nuova iniziativa del consorzio Ecolight: 'Mai più smaltimenti all'estero'
Rotti, esausti o semplicemente non più funzionanti. Sono più di 50mila i pannelli solari che nell'ultimo anno sono stati buttati via. Un volume che nei prossimi anni è destinato a crescere esponenzialmente: sono oltre 52 milioni, infatti, i pannelli solari attivi Italia e, nonostante ciò, fino ad oggi l'unico impianto di riciclaggio è in Germania. Da oggi entra in gioco Ecolight, consorzio nazionale per la gestione dei RAEE (rifiuti elettrici ed elettronici), che in anteprima ad Ecomondo a Rimini, 9-12 novembre) presenta il primo sistema integrato per la raccolta e lo smaltimento dei pannelli solari.
"Si tratta del primo servizio svolto interamente sul territorio italiano che vuole offrire una nuova risposta all'ambiente e che anticipa, di fatto, le prescrizioni normative contenute nel decreto del 5 maggio 2011", annuncia il direttore di Ecolight, Giancarlo Dezio. "La maggior parte dei pannelli solari non più funzionanti è interamente recuperabile. Opportunamente trattati, infatti, è possibile ottenere silicio, vetro, alluminio e plastica: tutte materie prime seconde, che possono essere reimmesse nei cicli produttivi facendo risparmiare energia e contribuendo a salvaguardare l'ambiente".
Il Consorzio spiega che pensare oggi a come smaltire i pannelli solari è già una necessità, se vogliamo evitare di trovarci a parlare di emergenza in un prossimo futuro. Calcolando che i moduli hanno una vita media stimata in 20-25 anni e che la diffusione in Italia ha preso corpo negli anni Novanta, "stiamo registrando una crescita esponenziale nella generazione di questi rifiuti - continua Dezio - pur non essendo pericolosi, tranne quelli che contengono telloruro di cadmio, sostanza inquinante, richiedono un trattamento particolare affinché sia possibile ottenere materie prime seconde".
Ecolight lancia il suo sistema integrato con la collaborazione di Se.Val Divisione Ecologia e di CSR Centro Servizi Raee, società specializzate nello smaltimento e nella logistica dei rifiuti elettronici, e basandosi sull'esperienza maturata negli ultimi anni nella gestione dei RAEE. In particolare, verrà garantito il ritiro dei pannelli solari rotti e vecchi in tutto il territorio nazionale e il loro corretto trattamento, con il recupero e il riciclaggio delle materie prime seconde contenute nei pannelli solari e lo smaltimento delle sostanze non riutilizzabili.
Fonte: Ecolight
24 ottobre 2011
Rotti, esausti o semplicemente non più funzionanti. Sono più di 50mila i pannelli solari che nell'ultimo anno sono stati buttati via. Un volume che nei prossimi anni è destinato a crescere esponenzialmente: sono oltre 52 milioni, infatti, i pannelli solari attivi Italia e, nonostante ciò, fino ad oggi l'unico impianto di riciclaggio è in Germania. Da oggi entra in gioco Ecolight, consorzio nazionale per la gestione dei RAEE (rifiuti elettrici ed elettronici), che in anteprima ad Ecomondo a Rimini, 9-12 novembre) presenta il primo sistema integrato per la raccolta e lo smaltimento dei pannelli solari.
"Si tratta del primo servizio svolto interamente sul territorio italiano che vuole offrire una nuova risposta all'ambiente e che anticipa, di fatto, le prescrizioni normative contenute nel decreto del 5 maggio 2011", annuncia il direttore di Ecolight, Giancarlo Dezio. "La maggior parte dei pannelli solari non più funzionanti è interamente recuperabile. Opportunamente trattati, infatti, è possibile ottenere silicio, vetro, alluminio e plastica: tutte materie prime seconde, che possono essere reimmesse nei cicli produttivi facendo risparmiare energia e contribuendo a salvaguardare l'ambiente".
Il Consorzio spiega che pensare oggi a come smaltire i pannelli solari è già una necessità, se vogliamo evitare di trovarci a parlare di emergenza in un prossimo futuro. Calcolando che i moduli hanno una vita media stimata in 20-25 anni e che la diffusione in Italia ha preso corpo negli anni Novanta, "stiamo registrando una crescita esponenziale nella generazione di questi rifiuti - continua Dezio - pur non essendo pericolosi, tranne quelli che contengono telloruro di cadmio, sostanza inquinante, richiedono un trattamento particolare affinché sia possibile ottenere materie prime seconde".
Ecolight lancia il suo sistema integrato con la collaborazione di Se.Val Divisione Ecologia e di CSR Centro Servizi Raee, società specializzate nello smaltimento e nella logistica dei rifiuti elettronici, e basandosi sull'esperienza maturata negli ultimi anni nella gestione dei RAEE. In particolare, verrà garantito il ritiro dei pannelli solari rotti e vecchi in tutto il territorio nazionale e il loro corretto trattamento, con il recupero e il riciclaggio delle materie prime seconde contenute nei pannelli solari e lo smaltimento delle sostanze non riutilizzabili.
Fonte: Ecolight
24 ottobre 2011
Pontinia, campo da golf tutto da rifare, maggioranza si corregge
Pontinia, la maggioranza fa un passo indietro dopo le osservazioni di Mochi Latina Oggi 30 ottobre 2011 http://www.dagolab.eu/public/LatinaOggi/Archivio/58a282b09fc4db0becca/pag27sabaudia.pdf
Campo da golf, tutto da rifare
Revocata la deliberazione per l’approvazione del progetto
Comune indeciso sul progetto del campo da golf a Quartaccio. L’intoppo nel Prg
IL progetto relativo alla realizzazione di un campo da golf nella contrada Quartaccio è tornato all'esame del consiglio comunale dell'altro ieri per essere rivisto e corretto in base alle norme edilizie vigenti. Infatti, la precedente deliberazione approvata in aula il 20 ottobre scorso è stata revocata, perchè inficiata dall'introduzione di un emendamento in contrasto con la destinazione urbanistica e con la variante al Prg. Con l'emendamento «incriminato» venivano alterati alcuni parametri riferiti alle strutture esistenti e in progetto, come ha eccepito il responsabile dell'Ufficio Tecnico ing. Corradi. Da qui la decisione della maggioranza di revocare e ripresentare il progetto progetto finalizzato alla realizzazione di un campo da golf in località Quartaccio, con annessi servizi di supporto, su una superficie di circa 26 ettari. Come si ricorderà, già nel corso el consiglio del 20 ottobre, il progetto fu al centro di polemiche e più di un consigliere (Mochi, Torelli) sollevarono dubbi e riserve fino a parlare di manovra di aggiramento dei vincoli imposti del PRG. In apertura di seduta, i consiglieri di opposizione sollevano una serie di accuse circa il disservizio di alcuni uffici ad iniziare da quello incaricato di assegnare il gasolio agricolo (UMA). Il consigliere Belli (La Destra) se la prende direttamente con il Sindaco Tombolillo e con l'assessore all'agricoltura Ramati responsabili, a suo avviso, dell'attuale caos nella gestione del servizio destinato ad aggravarsi con l'arrivo del freddo invernale. Sindaco e assessore replicano che l'ufficio sta recuperando velocemente i ritardi e presto tutto tornerà alla normalità.
Antonella Subiaco
Campo da golf, tutto da rifare
Revocata la deliberazione per l’approvazione del progetto
Comune indeciso sul progetto del campo da golf a Quartaccio. L’intoppo nel Prg
IL progetto relativo alla realizzazione di un campo da golf nella contrada Quartaccio è tornato all'esame del consiglio comunale dell'altro ieri per essere rivisto e corretto in base alle norme edilizie vigenti. Infatti, la precedente deliberazione approvata in aula il 20 ottobre scorso è stata revocata, perchè inficiata dall'introduzione di un emendamento in contrasto con la destinazione urbanistica e con la variante al Prg. Con l'emendamento «incriminato» venivano alterati alcuni parametri riferiti alle strutture esistenti e in progetto, come ha eccepito il responsabile dell'Ufficio Tecnico ing. Corradi. Da qui la decisione della maggioranza di revocare e ripresentare il progetto progetto finalizzato alla realizzazione di un campo da golf in località Quartaccio, con annessi servizi di supporto, su una superficie di circa 26 ettari. Come si ricorderà, già nel corso el consiglio del 20 ottobre, il progetto fu al centro di polemiche e più di un consigliere (Mochi, Torelli) sollevarono dubbi e riserve fino a parlare di manovra di aggiramento dei vincoli imposti del PRG. In apertura di seduta, i consiglieri di opposizione sollevano una serie di accuse circa il disservizio di alcuni uffici ad iniziare da quello incaricato di assegnare il gasolio agricolo (UMA). Il consigliere Belli (La Destra) se la prende direttamente con il Sindaco Tombolillo e con l'assessore all'agricoltura Ramati responsabili, a suo avviso, dell'attuale caos nella gestione del servizio destinato ad aggravarsi con l'arrivo del freddo invernale. Sindaco e assessore replicano che l'ufficio sta recuperando velocemente i ritardi e presto tutto tornerà alla normalità.
Antonella Subiaco
Pontinia, il servizio di raccolta indumenti
PONTINIA Latina Oggi 30 ottobre 2011 http://www.dagolab.eu/public/LatinaOggi/Archivio/58a282b09fc4db0becca/pag26sabaudia.pdf
Raccolta indumenti, il servizio
IL Comune di Pontinia, rappresentato dal capo settore urbanistica ing. Corradi, ha sottoscritto un contratto con l'Azienda Imentex srl di Napoli incaricata di installare otto contenitore per la raccolta differenziata di indumenti, scarpe ed accessori.
«Questa iniziativa - dichiara l'Assessore all'Ambiente Valterino Battisti - è finalizzata ad incentivare la raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani, riducendo del 2%-3% la percentuale dei rifiuti prodotti.
Gli otto cassonetti saranno così posizionati: via Trieste (incrocio via Tortona- via Montegrappa), Viale Europa (tra scuola media e materna), Via Leone X, Via Aldo Moro, Via Leonardo da Vinci, Via Migliara 54, località Quartaccio, località Cotarda.
Per l'occupazione del suolo pubblico, in relazione ai contenitori posizionati, la soc. Imentex si impegna a versare al Comune un contributo pari a 100 euro all'anno per ogni contenitore.
A.S
Raccolta indumenti, il servizio
IL Comune di Pontinia, rappresentato dal capo settore urbanistica ing. Corradi, ha sottoscritto un contratto con l'Azienda Imentex srl di Napoli incaricata di installare otto contenitore per la raccolta differenziata di indumenti, scarpe ed accessori.
«Questa iniziativa - dichiara l'Assessore all'Ambiente Valterino Battisti - è finalizzata ad incentivare la raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani, riducendo del 2%-3% la percentuale dei rifiuti prodotti.
Gli otto cassonetti saranno così posizionati: via Trieste (incrocio via Tortona- via Montegrappa), Viale Europa (tra scuola media e materna), Via Leone X, Via Aldo Moro, Via Leonardo da Vinci, Via Migliara 54, località Quartaccio, località Cotarda.
Per l'occupazione del suolo pubblico, in relazione ai contenitori posizionati, la soc. Imentex si impegna a versare al Comune un contributo pari a 100 euro all'anno per ogni contenitore.
A.S
Antonio Turri ispettore anti mazzette Libera Latina
L’ispettore anti- mazzette Il fatto quotidiano 30 ottobre 2011
di Nando Dalla Chiesa
Antonio Turri, dopo trent’anni di impegno come poliziotto antimafia, si è dedicato all’impegno con Libera nelle zone del basso Lazio ad alta concentrazione criminale
Sempre in servizio, come i veri poliziotti. Anche se è in pensione. Antonio Turri ha lasciato l’anno scorso il suo incarico di sostituto commissario alla questura di Latina. Ma non ha mollato l’osso. Così se oggi l’offensiva dei clan sul basso Lazio sta trovando una risposta lo si deve anche a lui, che i suoi ventinove anni di servizio li ha trascorsi tutti tra Roma e Latina e quindi la zona la conosce bene. Un padre poliziotto e palermitano, fra l’altro ; dunque figlio d’arte che la mafia ha iniziato a capirla sin da bambino.
Provate a immaginare un pezzo d’Italia che nel giro di trent’anni diventa un autentico bengodi per i clan di mafia, camorra e ‘ndrangheta. Dove ci sono coste indifese e mete del turismo d’élite. Dove o c’è troppo movimento perché si possa controllare a vista il territorio o ce n’è troppo poco perché chi controlla non sia costretto a esporsi personalmente.
Dove c’è uno dei più grandi mercati ortofrutticoli d’Europa, quello di Fondi. Dove sono arrivati i boss al soggiorno obbligato a far da ambasciatori e a preparar la pappa per tutti. Dove si arriva in un’ora o due dalle terre di camorra.
E dove un bel gruzzolo di amministratori gozzovigliano corrotti.
E dove vi trovate un cocktail di storia criminale da tremare: Franck Coppola a Pomezia, Bardellino a Formia, gli Alvaro ad Aprilia, i Mallardo a Terracina. E un prete, don Cesare Boschin, ucciso e incaprettato per essersi battuto contro le discariche abusive.
E avrete davanti a voi un quadro impressionante di affari e impunità.
Dove il consiglio comunale di Nettuno viene sciolto ma di quello di Fondi non se ne parla nemmeno, neppure se lo chiede il ministro dell’Interno. E poi ci mettete questo poliziotto in pensione, niente fisico da Rambo ma solido, saggio, coraggioso con le decine di giovani e meno giovani che imparano da lui e ormai fanno catena civile in proprio. Quand’era in servizio all’anti-crimine un po’ di sorci verdi ai clan glieli ha fatti vedere. “Arrivai alla fine degli anni ottanta, primi anni novanta.
E già allora fiutai il pericolo che rappresentavano, che con i soldi contaminassero questa parte del Lazio, con l’aiuto logistico di quelli spediti qui con le misure di prevenzione. Fra l’altro le amministrazioni locali spesso non erano delle dighe morali. Io stesso, dedicandomi ai reati contro la pubblica amministrazione, arrestai diversi politici locali negli anni ’94-’95. Mi soprannominarono l’ispettore anti-mazzette. No, non arrestai consiglieri comunali, ma il presidente della provincia di Latina e alcuni sindaci. Poi quando Carmine Schiavone, primo pentito dei casalesi, mise a verbale quel che sapeva mi preoccupai ancor di più. Raccontò degli appalti sulle autostrade, dell’arrivo delle ‘ndrine dei Tripodo, dei traffici di cocaina, dei rifiuti tossici, delle alleanze con imprenditori del posto.
Ci disse, pensi le cifre, che lui pagava trenta ‘soldati di mafia’ dal Garigliano a Sabaudia e altrettanti da Sabaudia a Roma. Furono bravi il prefetto Frattasi e anche il comandante dei carabinieri di Latina, ma questi sono protetti. E pretendono il pieno controllo su tutta l’area. A me nel ’95 misero una bomba davanti casa; mi fecero saltare di notte l’inferriata del villino.
Adesso lavoro con Libera. In realtà l’ho fatto per tanti anni anche quando ero in servizio. Noi poliziotti dell’antimafia ci trovavamo, ci scambiavamo idee ed esperienze incontrandoci. Sa, le indagini, le scorte, lo stesso sindacato, io ero del Siulp e poi ero passato al Silp Cgil, scrivevo sul giornale sindacale. Poi conobbi Saveria Antiochia, la mamma di Roberto, il nostro collega ucciso a Palermo nell’85 mentre faceva la scorta al commissario Cassarà.
Una donna stupenda. Con lei ci battemmo tutta Roma per raccogliere le firme di sostegno alla legge approvata nel ’96, quella per la destinazione sociale dei beni confiscati alle mafie. Ora, vede un po’ il destino, sono io l’assegnatario di una tenuta confiscata per abusivismo edilizio. È a Borgo Sabatino, Latina, ai bordi del canale Mussolini e al confine con la centrale nucleare. Un villaggio turistico tutto abusivo, pensi per loro che smacco. Ci abbiamo fatto un campo della legalità dedicato a una vittima catanese della mafia, Serafino Famà.” La saggezza e il coraggio del poliziotto di razza sono stati messi nuovamente alla prova. “La settimana scorsa ce l’hanno vandalizzato tutto. E non è stata la prima volta. È un continuo.
Pali divelti, acqua avvelenata.
Ma non siamo soli. Ci siamo impegnati nel villaggio con una trentina di associazioni, quelle classiche nazionali come Legambiente, Agesci o Arci, e altre locali.
Don Ciotti è venuto un sacco di volte a sostenerci. E lo sa che sono da aprile scorso, quando lo abbiamo preso in gestione, sono venuti qui migliaia di giovani, anche da Verona? Facciamo musica, corse campestri, rifacciamo un’idea di società, con Luigi, Maria Sole, Lello e molti altri. Mio figlio stesso lavora con Libera, coordina i beni confiscati nel centro Italia. Vede, per capire il valore di quello che stiamo facendo bisogna solo ricordare la loro impunità. E soprattutto immaginare che cosa hanno sepolto sotto queste terre, dove vengono segnalate masse ferrose a profondità variabili e hanno trovato sacchi e sacchi di monete da 500 lire. Bisogna pensare che quanto a beni confiscati, dopo Roma, nel Lazio, c’è Latina. Certo, lo credo che stanno un po’ incazzati. Diciamo che un po’ di confusione la stiamo facendo”.
di Nando Dalla Chiesa
Antonio Turri, dopo trent’anni di impegno come poliziotto antimafia, si è dedicato all’impegno con Libera nelle zone del basso Lazio ad alta concentrazione criminale
Sempre in servizio, come i veri poliziotti. Anche se è in pensione. Antonio Turri ha lasciato l’anno scorso il suo incarico di sostituto commissario alla questura di Latina. Ma non ha mollato l’osso. Così se oggi l’offensiva dei clan sul basso Lazio sta trovando una risposta lo si deve anche a lui, che i suoi ventinove anni di servizio li ha trascorsi tutti tra Roma e Latina e quindi la zona la conosce bene. Un padre poliziotto e palermitano, fra l’altro ; dunque figlio d’arte che la mafia ha iniziato a capirla sin da bambino.
Provate a immaginare un pezzo d’Italia che nel giro di trent’anni diventa un autentico bengodi per i clan di mafia, camorra e ‘ndrangheta. Dove ci sono coste indifese e mete del turismo d’élite. Dove o c’è troppo movimento perché si possa controllare a vista il territorio o ce n’è troppo poco perché chi controlla non sia costretto a esporsi personalmente.
Dove c’è uno dei più grandi mercati ortofrutticoli d’Europa, quello di Fondi. Dove sono arrivati i boss al soggiorno obbligato a far da ambasciatori e a preparar la pappa per tutti. Dove si arriva in un’ora o due dalle terre di camorra.
E dove un bel gruzzolo di amministratori gozzovigliano corrotti.
E dove vi trovate un cocktail di storia criminale da tremare: Franck Coppola a Pomezia, Bardellino a Formia, gli Alvaro ad Aprilia, i Mallardo a Terracina. E un prete, don Cesare Boschin, ucciso e incaprettato per essersi battuto contro le discariche abusive.
E avrete davanti a voi un quadro impressionante di affari e impunità.
Dove il consiglio comunale di Nettuno viene sciolto ma di quello di Fondi non se ne parla nemmeno, neppure se lo chiede il ministro dell’Interno. E poi ci mettete questo poliziotto in pensione, niente fisico da Rambo ma solido, saggio, coraggioso con le decine di giovani e meno giovani che imparano da lui e ormai fanno catena civile in proprio. Quand’era in servizio all’anti-crimine un po’ di sorci verdi ai clan glieli ha fatti vedere. “Arrivai alla fine degli anni ottanta, primi anni novanta.
E già allora fiutai il pericolo che rappresentavano, che con i soldi contaminassero questa parte del Lazio, con l’aiuto logistico di quelli spediti qui con le misure di prevenzione. Fra l’altro le amministrazioni locali spesso non erano delle dighe morali. Io stesso, dedicandomi ai reati contro la pubblica amministrazione, arrestai diversi politici locali negli anni ’94-’95. Mi soprannominarono l’ispettore anti-mazzette. No, non arrestai consiglieri comunali, ma il presidente della provincia di Latina e alcuni sindaci. Poi quando Carmine Schiavone, primo pentito dei casalesi, mise a verbale quel che sapeva mi preoccupai ancor di più. Raccontò degli appalti sulle autostrade, dell’arrivo delle ‘ndrine dei Tripodo, dei traffici di cocaina, dei rifiuti tossici, delle alleanze con imprenditori del posto.
Ci disse, pensi le cifre, che lui pagava trenta ‘soldati di mafia’ dal Garigliano a Sabaudia e altrettanti da Sabaudia a Roma. Furono bravi il prefetto Frattasi e anche il comandante dei carabinieri di Latina, ma questi sono protetti. E pretendono il pieno controllo su tutta l’area. A me nel ’95 misero una bomba davanti casa; mi fecero saltare di notte l’inferriata del villino.
Adesso lavoro con Libera. In realtà l’ho fatto per tanti anni anche quando ero in servizio. Noi poliziotti dell’antimafia ci trovavamo, ci scambiavamo idee ed esperienze incontrandoci. Sa, le indagini, le scorte, lo stesso sindacato, io ero del Siulp e poi ero passato al Silp Cgil, scrivevo sul giornale sindacale. Poi conobbi Saveria Antiochia, la mamma di Roberto, il nostro collega ucciso a Palermo nell’85 mentre faceva la scorta al commissario Cassarà.
Una donna stupenda. Con lei ci battemmo tutta Roma per raccogliere le firme di sostegno alla legge approvata nel ’96, quella per la destinazione sociale dei beni confiscati alle mafie. Ora, vede un po’ il destino, sono io l’assegnatario di una tenuta confiscata per abusivismo edilizio. È a Borgo Sabatino, Latina, ai bordi del canale Mussolini e al confine con la centrale nucleare. Un villaggio turistico tutto abusivo, pensi per loro che smacco. Ci abbiamo fatto un campo della legalità dedicato a una vittima catanese della mafia, Serafino Famà.” La saggezza e il coraggio del poliziotto di razza sono stati messi nuovamente alla prova. “La settimana scorsa ce l’hanno vandalizzato tutto. E non è stata la prima volta. È un continuo.
Pali divelti, acqua avvelenata.
Ma non siamo soli. Ci siamo impegnati nel villaggio con una trentina di associazioni, quelle classiche nazionali come Legambiente, Agesci o Arci, e altre locali.
Don Ciotti è venuto un sacco di volte a sostenerci. E lo sa che sono da aprile scorso, quando lo abbiamo preso in gestione, sono venuti qui migliaia di giovani, anche da Verona? Facciamo musica, corse campestri, rifacciamo un’idea di società, con Luigi, Maria Sole, Lello e molti altri. Mio figlio stesso lavora con Libera, coordina i beni confiscati nel centro Italia. Vede, per capire il valore di quello che stiamo facendo bisogna solo ricordare la loro impunità. E soprattutto immaginare che cosa hanno sepolto sotto queste terre, dove vengono segnalate masse ferrose a profondità variabili e hanno trovato sacchi e sacchi di monete da 500 lire. Bisogna pensare che quanto a beni confiscati, dopo Roma, nel Lazio, c’è Latina. Certo, lo credo che stanno un po’ incazzati. Diciamo che un po’ di confusione la stiamo facendo”.
Sezze la centrale a biomasse
Dal: 27.10.2011
Al: 11.11.2011 2011/89363 Autorizzazione Unica, ai sensi dell’art.12 del D. Lgs. 387/03, rilasciata alla Società SD Import S.r.l. per la costruzione ed esercizio di un impianto per la produzione di energia elettrica, alimentato a Biomasse, di potenza pari a 980 Kw, da realizzarsi in Sezze (LT), S.S. 156 dei Monti Lepini (N.C.T. F. 69 p.lle 71 Sub Cat D/1), nonchè delle relative opere accessorie e di connessione alla rete elettrica nazionale. Autorizzazioni e Concessioni Ecologia ed Ambiente A.U. Soc. SD Import S.r.l Sezze.pdf
https://www.provincia.latina.it/flex/FixedPages/IT/PubblicazioneAtti.php/L/IT/P/1
Al: 11.11.2011 2011/89363 Autorizzazione Unica, ai sensi dell’art.12 del D. Lgs. 387/03, rilasciata alla Società SD Import S.r.l. per la costruzione ed esercizio di un impianto per la produzione di energia elettrica, alimentato a Biomasse, di potenza pari a 980 Kw, da realizzarsi in Sezze (LT), S.S. 156 dei Monti Lepini (N.C.T. F. 69 p.lle 71 Sub Cat D/1), nonchè delle relative opere accessorie e di connessione alla rete elettrica nazionale. Autorizzazioni e Concessioni Ecologia ed Ambiente A.U. Soc. SD Import S.r.l Sezze.pdf
https://www.provincia.latina.it/flex/FixedPages/IT/PubblicazioneAtti.php/L/IT/P/1
Tozzi e Mercalli contro governo alluvione e Tav per sicurezza territorio
Tozzi e Mercalli contro il governo: “Al posto del Tav metta in sicurezza il territorio” I due conduttori televisivi: "L'esecutivo fa finta che il cambiamento climatico non esista". Al posto delle mega-opere chiedono mille piccoli cantieri per fermare il dissesto idrogeologico. Ma non sono fiduciosi: "Tornerà il sole e ancora una volta ci si dimenticherà di tutto fino alla prossima tragedia"“L’unica grande opera infrastrutturale della quale l’Italia ha bisogno non è il Tav o il ponte sullo Stretto, ma è un piano per la messa in sicurezza del territorio”. I due volti televisivi del pensiero ambientalista italiano, Mario Tozzi e Luca Mercalli parlano a una voce sola per commentare quanto accaduto in Liguria e Toscana, dove il maltempo ha messo in ginocchio le regioni provocando morti, dispersi e interi paesi evacuati.
Secondo i due esperti, sul banco degli imputati ci sono cinquant’anni di edilizia selvaggia, nessun piano serio per prevenire il dissesto idrogeologico né tantomeno uno straccio di programma per informare la popolazione sui rischi connessi a questo tipo di fenomeni. “Sono nato il 4 novembre del 1966, il giorno dell’alluvione di Firenze – dice Mercalli – Anche allora ci si fece trovare impreparati. Quarantacinque anni dopo non è cambiato niente. Si piange e si contano i morti quando piove e si fa finta di niente quando torna il sole”.
Negli ultimi 45 anni non solo non è andati avanti a cementificare il territorio come se niente fosse, ma il clima impazzito ha aggredito quei terreni resi negli anni fragili e impermeabili alle bordate d’acqua sempre più forti che piovono dal cielo. Un fenomeno che in molti paesi rappresenta una realtà con cui fare i conti, mentre in Italia viene derubricato a superstizione di qualche cassandra travestita da scienziato.
“La quantità d’acqua che prima cadeva in un mese, oggi cade in un’ora. E questo è uno dei principali effetti dell’innalzamento della temperatura terrestre, perché l’aria è più calda e l’energia termica che viene sprigionata è maggiore. E questo è un fatto, non un’opinione”, sostiene Tozzi.
Parole che dovrebbero fare fischiare le orecchie ai vari Marcello Dell’Utri, Adriana Poli Bortone, Antonio D’Alì e alla pattuglia di senatori della maggioranza protagonisti, poco più di un anno fa, di una serie di mozioni che negavano l’esistenza del cambiamento climatico come conseguenza dell’azione umana. Secondo loro, il climate change è figlio di non meglio precisati fenomeni astronomici e, nel caso esista realmente, porterà “maggiori benefici” che danni. Come gli scenari apocalittici descritti dagli scienziati dell’Ipcc, l’International panel on climate change delle Nazioni unite. Il loro corposo dossier, considerato dal centrodestra italiano come una iattura anti-sviluppista, valse agli esperti dell’Onu il premio Nobel per la Pace nel 2007.
“Eppure la tropicalizzazione del clima ci sta presentando il conto – sostiene Tozzi – A iniziare dalle flash flood (le bombe d’acqua, alluvioni istantanee, ndr) che sono figlie del clima che si surriscalda e si estremizza. Basti pensare alla Liguria dove nei giorni scorsi sono caduti metà dei centimetri d’acqua che in quel territorio cadono in un anno”.
Una posizione condivisa da Mercalli che ricorda quando durante una recente puntata di Che tempo che fa descriveva in diretta i contenuti del dossier sugli scenari climatici messo a punto dalla Svizzera: “Il governo elvetico ha messo in conto al primo punto gli eventi alluvionali intensi e improvvisi che sono scatenati dall’aumento della temperatura, da noi invece si fanno spallucce e scongiuri per poi dichiarare lo stato di calamità naturale”.
Infatti a differenza di Berna in Italia si preferisce costruire gigantesche opere infrastruturali, giudicate inutili dagli esperti e invise alle popolazioni locali, invece che mettere a punto un piano organico per fronteggiare il dissesto idrogeologico. Un settore che “a partire dal 2006 ha visto i fondi dimezzati, mentre si trovano, o si dice di trovare, i soldi per la Torino-Lione o per il ponte sullo Stretto di Messina”, fa notare Tozzi. “Ma la prevenzione – continua il geologo – non solo salva le vite umane – conviene anche dal punto di vista economico: per un euro speso oggi se ne risparmiano sette in futuro”. Al posto di faraonici ponti e gigantesche gallerie, secondo i due conduttori, bisognerebbe aprire mille piccoli cantieri che mettano in sicurezza colline, paesi e letti di fiumi. “Invece noi siamo il paese delle grandi opere che non vedranno mai la luce del sole, degli sciagurati piani casi, della cementificazione selvaggia e soprattutto dei condoni”, sottolinea amareggiato Tozzi.
A fianco della prevenzione l’altro grande assente dal dibattito è l’informazione, che “è morta” secondo Mercalli per lasciare il campo alla semplice emotività nel commentare emergenze e catastrofi. Il meteorologo cita il caso di New York, quando a fine agosto si è trovata a dover fronteggiare la tempesta Irene. Il piano di evacuazione e le informazioni date alla cittadinanza da parte dell’amministrazione Bloomberg hanno fatto sì che in città non si registrasse nessuna vittima. “Quello che sarebbe successo nel Levante ligure si sapeva con 48 ore di anticipo – attacca Mercalli – Se si fosse messo a punto un serio piano di educazione-informazione per i cittadini, come nella Grande Mela, magari non si sarebbero salvati gli edifici, ma di sicuro le vite umane”.
Tuttavia i due conduttori televisivi guardano al futuro con disillusione e quasi all’unisono dicono: “Dopo la tragedia tornerà il sole e anche questa volta ci si dimenticherà di tutto”. In attesa della prossima alluvione o frana accompagnata dalla solita litania giustificatoria. “Che suonerà ancora più grottesca perché eventi di questa portata non sono più né eccezionali né tantomeno imprevedibili”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/10/26/tozzi-e-mercalli-contro-il-governo-%E2%80%9Cal-posto-del-tav-metta-in-sicurezza-il-territorio%E2%80%9D/166551/
Secondo i due esperti, sul banco degli imputati ci sono cinquant’anni di edilizia selvaggia, nessun piano serio per prevenire il dissesto idrogeologico né tantomeno uno straccio di programma per informare la popolazione sui rischi connessi a questo tipo di fenomeni. “Sono nato il 4 novembre del 1966, il giorno dell’alluvione di Firenze – dice Mercalli – Anche allora ci si fece trovare impreparati. Quarantacinque anni dopo non è cambiato niente. Si piange e si contano i morti quando piove e si fa finta di niente quando torna il sole”.
Negli ultimi 45 anni non solo non è andati avanti a cementificare il territorio come se niente fosse, ma il clima impazzito ha aggredito quei terreni resi negli anni fragili e impermeabili alle bordate d’acqua sempre più forti che piovono dal cielo. Un fenomeno che in molti paesi rappresenta una realtà con cui fare i conti, mentre in Italia viene derubricato a superstizione di qualche cassandra travestita da scienziato.
“La quantità d’acqua che prima cadeva in un mese, oggi cade in un’ora. E questo è uno dei principali effetti dell’innalzamento della temperatura terrestre, perché l’aria è più calda e l’energia termica che viene sprigionata è maggiore. E questo è un fatto, non un’opinione”, sostiene Tozzi.
Parole che dovrebbero fare fischiare le orecchie ai vari Marcello Dell’Utri, Adriana Poli Bortone, Antonio D’Alì e alla pattuglia di senatori della maggioranza protagonisti, poco più di un anno fa, di una serie di mozioni che negavano l’esistenza del cambiamento climatico come conseguenza dell’azione umana. Secondo loro, il climate change è figlio di non meglio precisati fenomeni astronomici e, nel caso esista realmente, porterà “maggiori benefici” che danni. Come gli scenari apocalittici descritti dagli scienziati dell’Ipcc, l’International panel on climate change delle Nazioni unite. Il loro corposo dossier, considerato dal centrodestra italiano come una iattura anti-sviluppista, valse agli esperti dell’Onu il premio Nobel per la Pace nel 2007.
“Eppure la tropicalizzazione del clima ci sta presentando il conto – sostiene Tozzi – A iniziare dalle flash flood (le bombe d’acqua, alluvioni istantanee, ndr) che sono figlie del clima che si surriscalda e si estremizza. Basti pensare alla Liguria dove nei giorni scorsi sono caduti metà dei centimetri d’acqua che in quel territorio cadono in un anno”.
Una posizione condivisa da Mercalli che ricorda quando durante una recente puntata di Che tempo che fa descriveva in diretta i contenuti del dossier sugli scenari climatici messo a punto dalla Svizzera: “Il governo elvetico ha messo in conto al primo punto gli eventi alluvionali intensi e improvvisi che sono scatenati dall’aumento della temperatura, da noi invece si fanno spallucce e scongiuri per poi dichiarare lo stato di calamità naturale”.
Infatti a differenza di Berna in Italia si preferisce costruire gigantesche opere infrastruturali, giudicate inutili dagli esperti e invise alle popolazioni locali, invece che mettere a punto un piano organico per fronteggiare il dissesto idrogeologico. Un settore che “a partire dal 2006 ha visto i fondi dimezzati, mentre si trovano, o si dice di trovare, i soldi per la Torino-Lione o per il ponte sullo Stretto di Messina”, fa notare Tozzi. “Ma la prevenzione – continua il geologo – non solo salva le vite umane – conviene anche dal punto di vista economico: per un euro speso oggi se ne risparmiano sette in futuro”. Al posto di faraonici ponti e gigantesche gallerie, secondo i due conduttori, bisognerebbe aprire mille piccoli cantieri che mettano in sicurezza colline, paesi e letti di fiumi. “Invece noi siamo il paese delle grandi opere che non vedranno mai la luce del sole, degli sciagurati piani casi, della cementificazione selvaggia e soprattutto dei condoni”, sottolinea amareggiato Tozzi.
A fianco della prevenzione l’altro grande assente dal dibattito è l’informazione, che “è morta” secondo Mercalli per lasciare il campo alla semplice emotività nel commentare emergenze e catastrofi. Il meteorologo cita il caso di New York, quando a fine agosto si è trovata a dover fronteggiare la tempesta Irene. Il piano di evacuazione e le informazioni date alla cittadinanza da parte dell’amministrazione Bloomberg hanno fatto sì che in città non si registrasse nessuna vittima. “Quello che sarebbe successo nel Levante ligure si sapeva con 48 ore di anticipo – attacca Mercalli – Se si fosse messo a punto un serio piano di educazione-informazione per i cittadini, come nella Grande Mela, magari non si sarebbero salvati gli edifici, ma di sicuro le vite umane”.
Tuttavia i due conduttori televisivi guardano al futuro con disillusione e quasi all’unisono dicono: “Dopo la tragedia tornerà il sole e anche questa volta ci si dimenticherà di tutto”. In attesa della prossima alluvione o frana accompagnata dalla solita litania giustificatoria. “Che suonerà ancora più grottesca perché eventi di questa portata non sono più né eccezionali né tantomeno imprevedibili”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/10/26/tozzi-e-mercalli-contro-il-governo-%E2%80%9Cal-posto-del-tav-metta-in-sicurezza-il-territorio%E2%80%9D/166551/
2 mila contro il carbone a Porto Tolle
per vedere il video della manifestazione http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/10/29/adria-sfilano-in-2mila-contro-il-carbone-coro-di-no-alla-centrale-di-porto-tolle-video/167264/
Sfilano in 2mila contro il carbone. Coro di no alla centrale di Porto Tolle (video) Legambiente, Wwf, Movimento 5 Stelle, Rifondazione, Verdi e Sel: "Con il carbone torniamo agli anni cinquanta. Puntiamo ad un nuovo modello di società dalle fonti energetiche rinnovabili"Fermiamo il carbone, il Delta del Po è un bene comune. Lo slogan è scandito ripetutamente dal lungo corteo che si snoda dalla stazione al piazzale della Chiesa di Adria (Rovigo). Millecinquecento, duemila persone, che provengono da ogni parte del Veneto e dalla bassa padana emiliana ad aggiungersi minuto dopo minuto all’eterogeneo serpentone pieno di bambini, donne e anziani.
In gioco il futuro del Parco del Delta del Po dal momento che Enel ha deciso la conversione della centrale di Porto Tolle, che va ad olio combustibile, in una a carbone della potenza di 2000 megawatt nel mezzo del parco. Una manovra che comporterebbe l’emissione di oltre 10 milioni di tonnellate l’anno di CO2, cioè l’equivalente di oltre 4 volte le emissioni annuali di una città come Milano.
Anche se la piccola Adria, una ventina di chilometri da Porto Tolle, un po’ di timore rispetto ad un corteo di protesta ce l’ha. Molte serrande abbassate, nasi che sbucano dalle finestre accostate, fino a quando la manifestazione comincia, procede placida, si fa sventolio di bandiere e in tanti capiscono che oltre a qualche maschera pronta per Halloween non c’è nessun incappucciato pronto a sfasciare vetrine o perlopiù biciclette di pensionati adriesi.
L’eterogeneità di questo corteo ha comunque del sorprendente: dagli anziani signori in giacca e cravatta ai boyscout della parrocchia, dal gruppo padovano di solidarietà ai NoTav fino alle signore di mezza età con foulard firmato.
La salute è una cosa seria e non si scherza. Per le stradine di Adria si ricompone un gruppo esteticamente variopinto e parecchio coeso a livello di obiettivi politici. Lo dicono tutti, lo dicono in tanti, questo è il popolo del referendum, quello che ha costruito la vittoria contro il nucleare. Così oltre alle associazioni ambientaliste come Legambiente (il corteo è giallo-verde, sicuro), Wwf e Greenpeace, si accodano il Movimento 5 Stelle di Rovigo, Rifondazione Comunista, Sel, gli Ecologisti Democratici area Pd di Realacci e perfino una folta rappresentanza Fiom-Cgil.
Che sull’ambiente ci si giochi il futuro della politica e dell’economia è fuor di dubbio; che in pieno uggioso autunno centinaia di persone si spostino dal divano di casa per dire no al carbone non era prevedibile. “Penso che una manifestazione del genere sia la cosa più naturale dopo anni di protesta, raccolta informazioni e adesioni”, spiega Laura del Movimento 5 Stelle, “siamo qui perché vogliamo creare un modello di sviluppo diverso da quello attuale, fatto di fonti rinnovabili”.
“Il carbone pulito? Ma per piacere!”, spiega un cittadino di Adria fermo ai lati della strada mentre passa il corteo, “l’Enel ci aveva già illuso con il gassificatore che non voleva nessuno e ora ci riprova”. Inquinamento ambientale che, come sostengono molti ambientalisti presenti ad Adria, non si limiterebbe all’aria con l’emissione di polveri sottili, ma comporterebbe un flusso continuo di nefaste navi cariche di carbone per tenere in funzione la centrale.
“Dopo che gli italiani hanno detto no al nucleare lo scorso giugno, diranno di nuovo no al carbone”, afferma Raniero Maggin, vice presidente nazionale del Wwf, “puntiamo ad una green economy che non metta la salute a rischio e porti al risparmio e all’efficienza energetica”.
Vola alto lo spirito della giornata mondiale contro il carbone che ha visto affiancarsi alla protesta di Adria manifestazioni anche a Civitavecchia, Brindisi, Monfalcone. Perché grazie alle nuove direttive del governo Berlusconi screziate di nero carbone sono previste le riconversioni di vecchie centrali come Rossano Calabro e la realizzazione di nuovi gruppi come a Vado Ligure e Porto Torres o addirittura la costruzione di nuovi impianti come Saline Joniche.
“La nostra non è soltanto una posizione contro qualcosa”, spiega il portavoce di Legambiente presente ad Adria, “abbiamo raccolto migliaia di firme per un progetto di legge sulle energie rinnovabili che giace depositato alla Camera. Qui non stiamo parlando in politichese, pro o contro qualcuno; qui stiamo costruendo un nuovo modello di società, al di là di qualsiasi colorazione partitica”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/10/29/adria-sfilano-in-2mila-contro-il-carbone-coro-di-no-alla-centrale-di-porto-tolle-video/167264/
Sfilano in 2mila contro il carbone. Coro di no alla centrale di Porto Tolle (video) Legambiente, Wwf, Movimento 5 Stelle, Rifondazione, Verdi e Sel: "Con il carbone torniamo agli anni cinquanta. Puntiamo ad un nuovo modello di società dalle fonti energetiche rinnovabili"Fermiamo il carbone, il Delta del Po è un bene comune. Lo slogan è scandito ripetutamente dal lungo corteo che si snoda dalla stazione al piazzale della Chiesa di Adria (Rovigo). Millecinquecento, duemila persone, che provengono da ogni parte del Veneto e dalla bassa padana emiliana ad aggiungersi minuto dopo minuto all’eterogeneo serpentone pieno di bambini, donne e anziani.
In gioco il futuro del Parco del Delta del Po dal momento che Enel ha deciso la conversione della centrale di Porto Tolle, che va ad olio combustibile, in una a carbone della potenza di 2000 megawatt nel mezzo del parco. Una manovra che comporterebbe l’emissione di oltre 10 milioni di tonnellate l’anno di CO2, cioè l’equivalente di oltre 4 volte le emissioni annuali di una città come Milano.
Anche se la piccola Adria, una ventina di chilometri da Porto Tolle, un po’ di timore rispetto ad un corteo di protesta ce l’ha. Molte serrande abbassate, nasi che sbucano dalle finestre accostate, fino a quando la manifestazione comincia, procede placida, si fa sventolio di bandiere e in tanti capiscono che oltre a qualche maschera pronta per Halloween non c’è nessun incappucciato pronto a sfasciare vetrine o perlopiù biciclette di pensionati adriesi.
L’eterogeneità di questo corteo ha comunque del sorprendente: dagli anziani signori in giacca e cravatta ai boyscout della parrocchia, dal gruppo padovano di solidarietà ai NoTav fino alle signore di mezza età con foulard firmato.
La salute è una cosa seria e non si scherza. Per le stradine di Adria si ricompone un gruppo esteticamente variopinto e parecchio coeso a livello di obiettivi politici. Lo dicono tutti, lo dicono in tanti, questo è il popolo del referendum, quello che ha costruito la vittoria contro il nucleare. Così oltre alle associazioni ambientaliste come Legambiente (il corteo è giallo-verde, sicuro), Wwf e Greenpeace, si accodano il Movimento 5 Stelle di Rovigo, Rifondazione Comunista, Sel, gli Ecologisti Democratici area Pd di Realacci e perfino una folta rappresentanza Fiom-Cgil.
Che sull’ambiente ci si giochi il futuro della politica e dell’economia è fuor di dubbio; che in pieno uggioso autunno centinaia di persone si spostino dal divano di casa per dire no al carbone non era prevedibile. “Penso che una manifestazione del genere sia la cosa più naturale dopo anni di protesta, raccolta informazioni e adesioni”, spiega Laura del Movimento 5 Stelle, “siamo qui perché vogliamo creare un modello di sviluppo diverso da quello attuale, fatto di fonti rinnovabili”.
“Il carbone pulito? Ma per piacere!”, spiega un cittadino di Adria fermo ai lati della strada mentre passa il corteo, “l’Enel ci aveva già illuso con il gassificatore che non voleva nessuno e ora ci riprova”. Inquinamento ambientale che, come sostengono molti ambientalisti presenti ad Adria, non si limiterebbe all’aria con l’emissione di polveri sottili, ma comporterebbe un flusso continuo di nefaste navi cariche di carbone per tenere in funzione la centrale.
“Dopo che gli italiani hanno detto no al nucleare lo scorso giugno, diranno di nuovo no al carbone”, afferma Raniero Maggin, vice presidente nazionale del Wwf, “puntiamo ad una green economy che non metta la salute a rischio e porti al risparmio e all’efficienza energetica”.
Vola alto lo spirito della giornata mondiale contro il carbone che ha visto affiancarsi alla protesta di Adria manifestazioni anche a Civitavecchia, Brindisi, Monfalcone. Perché grazie alle nuove direttive del governo Berlusconi screziate di nero carbone sono previste le riconversioni di vecchie centrali come Rossano Calabro e la realizzazione di nuovi gruppi come a Vado Ligure e Porto Torres o addirittura la costruzione di nuovi impianti come Saline Joniche.
“La nostra non è soltanto una posizione contro qualcosa”, spiega il portavoce di Legambiente presente ad Adria, “abbiamo raccolto migliaia di firme per un progetto di legge sulle energie rinnovabili che giace depositato alla Camera. Qui non stiamo parlando in politichese, pro o contro qualcuno; qui stiamo costruendo un nuovo modello di società, al di là di qualsiasi colorazione partitica”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/10/29/adria-sfilano-in-2mila-contro-il-carbone-coro-di-no-alla-centrale-di-porto-tolle-video/167264/
sit-in contro fotovoltaico aree verdi Roma 12/11/11
Comitato Nazionale contro Fotovoltaico ed Eolico nelle Aree Verdi
Care amiche ed amici,
siamo lieti di annunciarvi che il Comitato Nazionale contro Fotovoltaico ed Eolico nelle Aree Verdi si fa promotore di un sit-in a Roma innanzi a Montecitorio, nella mattinata di sabato 12 novembre, dalle ore 9:30 alle 13:00.
Parleranno le immagini di paesaggi stravolti e cancellati da impianti eolici e fotovoltaici industriali. Il Comitato, non intende “manifestare” per offrire una”prova di forza” che oltretutto non servirebbe. Intende, invece, adoperarsi affinché i nostri governanti con il loro impegno politico, il nostro legislatore con l’emanazione di leggi più restrittive e l’Autorità Giudiziaria con la ferrea applicazione di esse, salvino il paesaggio dall’aggressione in corso.
Si chiederà un incontro con il ministro Tremonti ed altri organi istituzionali per il taglio degli incentivi e l’impegno da parte della classe dirigente tutta per la riaffermazione, culturale e giuridica, dell’inviolabilità del Paesaggio, volano della nostra industria turistica, in un’epoca in cui esso rischia di scomparire alla nostra vista assieme alla memoria storica delle nostre popolazioni.
Verrà consegnato un documento che conterrà le analitiche motivazioni di tale nostra iniziativa, nonché le proposte che ci permettiamo di suggerire dopo che centinaia e centinaia di nostri iscritti ci hanno fatto partecipi del cambiamento della loro vita al quotidiano contatto con impianti eolici e campi fotovoltaici in prossimità delle loro proprietà.
Siete invitati tutti a partecipare.
Altre informazioni su Facebook:
> http://www.facebook.com/event.php?eid=273855159304382
> http://www.facebook.com/groups/192311587488270/
Oppure contattando la Signora Nadia Bartoli, cell. 339.7974873
Care amiche ed amici,
siamo lieti di annunciarvi che il Comitato Nazionale contro Fotovoltaico ed Eolico nelle Aree Verdi si fa promotore di un sit-in a Roma innanzi a Montecitorio, nella mattinata di sabato 12 novembre, dalle ore 9:30 alle 13:00.
Parleranno le immagini di paesaggi stravolti e cancellati da impianti eolici e fotovoltaici industriali. Il Comitato, non intende “manifestare” per offrire una”prova di forza” che oltretutto non servirebbe. Intende, invece, adoperarsi affinché i nostri governanti con il loro impegno politico, il nostro legislatore con l’emanazione di leggi più restrittive e l’Autorità Giudiziaria con la ferrea applicazione di esse, salvino il paesaggio dall’aggressione in corso.
Si chiederà un incontro con il ministro Tremonti ed altri organi istituzionali per il taglio degli incentivi e l’impegno da parte della classe dirigente tutta per la riaffermazione, culturale e giuridica, dell’inviolabilità del Paesaggio, volano della nostra industria turistica, in un’epoca in cui esso rischia di scomparire alla nostra vista assieme alla memoria storica delle nostre popolazioni.
Verrà consegnato un documento che conterrà le analitiche motivazioni di tale nostra iniziativa, nonché le proposte che ci permettiamo di suggerire dopo che centinaia e centinaia di nostri iscritti ci hanno fatto partecipi del cambiamento della loro vita al quotidiano contatto con impianti eolici e campi fotovoltaici in prossimità delle loro proprietà.
Siete invitati tutti a partecipare.
Altre informazioni su Facebook:
> http://www.facebook.com/event.php?eid=273855159304382
> http://www.facebook.com/groups/192311587488270/
Oppure contattando la Signora Nadia Bartoli, cell. 339.7974873
Incontro con Nicola Tranfaglia a Frascati 11/11/11
Nicola Tranfaglia è uno dei più grandi storici italiani. La sua ultima opera, appena uscita in questi giorni, si intitola "La colpa" e traccia un quadro nitido ed impietoso della situazione politica e culturale attuale del nostro paese alla luce del corso passato. Il libro ripercorre ed interpreta anche la storia fin dal dopoguerra, analizzando, in particolare, le fasi più oscure del nostro passato, come quella che ha visto le cosidette "stragi di stato", il terrorismo, il sequestro Moro ecc. che ha caratterizzato gli anni settanta fino agli anni ottanta.
VENERDI 11 NOVEMBRE, ore 18:00
Frascati - Scuderie Aldobrandini, Piazza Marconi
Incontro-dibattito con
NICOLA TRANFAGLIA
storico, Università di Torino
in occasione della presentazione del libro:
"La colpa"
"Come e perchè si è arrivati alla notte della Repubblica"
a cura di
ENRICO DEL VESCOVO
ingresso libero
Organizzano: Associazione Culturale Alternativ@Mente, www.alternativamente.info ed ANPI (Associazione nazionale partigiani, sezione Frascati-Grottaferrata).
INFO: 3331135131 Enrico Del Vescovo.
VENERDI 11 NOVEMBRE, ore 18:00
Frascati - Scuderie Aldobrandini, Piazza Marconi
Incontro-dibattito con
NICOLA TRANFAGLIA
storico, Università di Torino
in occasione della presentazione del libro:
"La colpa"
"Come e perchè si è arrivati alla notte della Repubblica"
a cura di
ENRICO DEL VESCOVO
ingresso libero
Organizzano: Associazione Culturale Alternativ@Mente, www.alternativamente.info ed ANPI (Associazione nazionale partigiani, sezione Frascati-Grottaferrata).
INFO: 3331135131 Enrico Del Vescovo.
sabato 29 ottobre 2011
Ecologisti, civici, verdi, ambientalisti: primarie simbolo, politica nuova e partecipata
Il movimento ecologista e civico lancia le primarie per la scelta del simbolo I quattro simboli tra cui scegliere alle primarie ecologiste Sono nati con l’intento di proporre un modo diverso di fare politica e vogliono continuare su questa strada. Ecco perché il movimento ecologista e civico ha deciso di indire per questo weekend delle consultazioni primarie con l’obiettivo di stabilire quale sarà il simbolo che meglio li rappresenta.
“In un momento così difficile per la storia del nostro paese – si legge nell’appello al voto degli Eco -, avvertiamo ancora più forte la responsabilità di concretizzare il nostro sogno di un nuovo soggetto politico ecologista e civico, coerente e credibile, che sappia raccogliere tutte le energie positive e ridare voce alla società civile, per rispondere concretamente alle sfide di oggi, con una visione chiara della società che vorremmo domani”.
Ciascuno dei quattro soggetti promotori della rete federata (Costituente ecologista, Verdi, Sindaci della buona amministrazione e Abbiamo un sogno) ha elaborato un proprio simbolo che presenterà alla consultazione popolare indetta per sabato 29 e domenica 30 ottobre, con una votazione che avverrà sia nei gazebo allestiti nelle piazze, sia online. La consultazione, che è stata battezzata con il nome “scegli il tuo simbolo”, ha già segnato un primato: “È la prima volta nella storia della nostra Repubblica – spiegano con un pizzico di orgoglio gli stessi promotori – che un movimento politico costituente sottopone a deliberazione collettiva anche la questione del nome e del simbolo, di solito posta nelle mani di pochi esperti di comunicazione e marketing politico”. E, continuano: “Questo passaggio ci è parso coerente con lo spirito inclusivo e partecipativo con cui stiamo portando avanti tutto il percorso di creazione del nostro nuovo soggetto politico ecologista e civico. Dopo il Seminario tenuto ai primi di settembre ad Alcatraz (Gubbio) su “Disarmo, diritti umani, immigrazione e cooperazione”, prosegue infatti il percorso di elaborazione partecipata dei contenuti programmatici”.
Alla consultazione partecipata potranno prendere parte le donne e gli uomini, di età superiore ai 16 anni, italiani o stranieri residenti in Italia, che abbiano sottoscritto i due appelli originari “Io cambio” e “Abbiamo un sogno”, o la carta degli intenti degli Ecologisti e Civici. I documenti sono consultabili sul sito internet ecologistiecivici.it, dove nell’apposita sezione “primarie” si possono vedere i quattro simboli concorrenti, assieme al regolamento delle primarie e alla mappa dettagliata dei seggi che verrà aggiornata continuamente. Sul sito è disponibile inoltre la scheda per il voto via fax (sempre per le giornate del 29 e 30 ottobre).
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/10/28/il-movimento-ecologista-e-civico-lancia-le-primarie-per-la-scelta-del-simbolo/167090/
Giulio Finotti
ECOLOGISTI E CIVICI. Oggi e domani è possibile votare per scegliere la rappresentazione grafica del nuovo movimento. Grande mobilitazione con i banchetti in 200 piazze italiane e sul web.
Un percorso durato oltre un anno, due appelli sottoscritti da decine di migliaia di persone attraverso il web, la convergenza delle maggiori associazioni ambientaliste del panorama italiano, il confronto con centinaia di comitati civici per la difesa dei beni comuni, dell’acqua pubblica, dello stop al consumo del suolo, della difesa del paesaggio, su tutto il territorio italiano. è da queste premesse che nascono le “Primarie per il Simbolo” che si svolgeranno oggi sabato 29 e domani domenica 30 ottobre, in oltre 200 piazze italiane e sul sito web www.ecologistiecivici.it. Un’iniziativa promossa dai Verdi, dalla Costituente Ecologista, dall’appello Abbiamo un sogno, e dalla Rete dei Sindaci per la buona amministrazione. Quattro i simboli presentati dai soggetti promotori, che per ora hanno il nome provvisorio “Ecologisti e Civici”. Chiara la mission: costituire una grande forza ecologista, che in questo momento manca nel Paese e al contempo dare voce a tutti quei movimenti civici che negli ultimi anni si sono sempre più allontanati da una politica sempre più politica auto-referenziale e poco attenta ai problemi dei cittadini.
Un progetto che ha trovato la condivisione da parte del mondo accademico, delle associazioni ambientaliste, di artisti, giornalisti, studenti, precari, ricercatori, medici per l’ambiente, scrittori, economisti. Tra i nomi noti il geologo Mario Tozzi, il climatologo Luca Mercalli, l’attore Giobbe Covatta, il fondatore di Life Gate Marco Roveda, l’economista Loretta Napoleoni, il presidente del Wwf Italia Stefano Leoni, il vice-presidente di Italia Nostra Nicola Caracciolo, il sociologo Guido Viale, l’urbanista Paolo Berdini, il direttore politiche ambientali del Wwf Italia Gaetano Benedetto, e gli amministratori dei Comuni Virtuosi Enzo Cenname e Marco Boschini. Garanti di questo percorso sono Carlin Petrini, Riccardo Petrella, Dacia Maraini ed il leader dei Verdi europei Daniel Cohn Bendit: figure importanti che, pur non aderendo organicamente al processo politico, hanno dato la propria disponibilità a monitorarlo e garantirlo attraverso l’autorevolezza delle loro personalità.
Nuova nella sostanza e nelle forme la scelta di svolgere delle Primarie per il nome e il simbolo di un soggetto politico, un fatto questo che non ha precedenti nella storia politica italiana: «E' la prima volta che accade», dice il leader dei Verdi Angelo Bonelli che aggiunge: «La scelta del simbolo non è mai stata affidata a uno strumento di democrazia diretta, è sempre rimasta chiusa nelle stanze dei dirigenti di partito. Noi vogliamo portarla nella società». Un movimento ecologista che nasce dunque nel solco di quella che è l’esperienza politica di Europa Ecologie, il partito ecologista francese che in questo momento è la seconda forza del paese dopo i socialisti, determinante quindi per qualsiasi tornata elettorale. «L’assenza di una forza ecologista in Italia si sente in modo pesante e drammatico: quello che sta accadendo per le piogge nel nord del Paese ne è un esempio, ma noi non ci fermiamo solo alla tutela del territorio - continua a spiegare Bonelli -. Dobbiamo pensare a riconvertire l’industria, come la Fiat ad esempio, che ci preoccupa perché non ha un piano di riconversione delle auto in ibride ed elettriche, e che è quindi destinata a perdere posti di lavoro e restare indietro».
«Questa delle primarie del simbolo non è un’operazione di distribuzione di un marchio in franchising sui territori - specifica Domenico Finiguerra -, sindaco di Cassinetta di Lugagnano, la prima città italiana (alle porte di Milano), ad aver detto stop al consumo del territorio e alla cementificazione, non è un soggetto politico che nasce da una leadership, ma si tratta di primarie per iniziare a darsi un codice simbolico, per cominciare a mettersi insieme. Si tratta di un progetto che unisce le migliori realtà ambientaliste e le migliori esperienze civiche di questo paese, che vogliono mettere a disposizione le proprie competenze in questo progetto unitario. Con queste primarie si comincia un percorso che potrebbe essere la versione italiana di quello che è stato fatto in Francia con Europa Ecologie».
Sulla stessa lunghezza d’onda è anche Michele Dotti, attivista di Mani Tese, numerose volte volontario in Africa, e promotore dell’appello “Abbiamo un Sogno”, sottoscritto da circa cinquemila persone: «Abbiamo unito diverse esperienze, che condividono grandemente valori e obiettivi, una visione della società fondata sui valori della pace, della solidarietà, dell’ecologia e della giustizia. Per realizzare questi obiettivi è necessario costruire una rappresentanza forte, e l’unico modo per farlo è costruire una cornice attraverso le primarie del simbolo, e attraverso i contenuti programmatici cui si sta lavorando da mesi, a partire dai workshop e i seminari tematici di Roma. Dobbiamo costruire una grande casa che riconosca in maniera paritetica il valore di ogni soggetto, e che conservi in maniera chiara l’identità plurale del nostro soggetto. Solo attraverso un’unità plurale potremo raccogliere la forza necessaria a dare risposte ai problemi che vogliamo affrontare».
Una costruzione, quella di questa grande casa comune per gli ecologisti italiani e per i movimenti civici, che parte oggi con i banchetti nelle piazze di circa 200 città, e attraverso il voto sul web che è possibile esprimere tramite posta certificata. «Questo è il tentativo di riunire le grandi esperienze, capacità e idee che esistono abbondantemente nella società italiana, nonostante i modelli che ci vengono proposti dai media siano il “velinismo” e il “coronismo” – dice Giuliano Tallone, della Costituente Ecologista -. Vogliamo superare le paludi della politica, ormai incapace di interpretare i bisogni della società. Provare a costruire una visione del mondo basata su una proposta ecologista, pacifista, solidale, attenta alle questioni globali. L’unica, a mio parere, che possa superare le ideologie del ‘900 ormai incapaci, per quanto riformate, di dare una risposta ai problemi del secolo che si apre, del quale, abbiamo speso già un decennio». E da oggi, si comincia.
http://www.terranews.it/news/2011/10/una-politica-nuova-e-partecipata-al-le-primarie-del-simbolo
“In un momento così difficile per la storia del nostro paese – si legge nell’appello al voto degli Eco -, avvertiamo ancora più forte la responsabilità di concretizzare il nostro sogno di un nuovo soggetto politico ecologista e civico, coerente e credibile, che sappia raccogliere tutte le energie positive e ridare voce alla società civile, per rispondere concretamente alle sfide di oggi, con una visione chiara della società che vorremmo domani”.
Ciascuno dei quattro soggetti promotori della rete federata (Costituente ecologista, Verdi, Sindaci della buona amministrazione e Abbiamo un sogno) ha elaborato un proprio simbolo che presenterà alla consultazione popolare indetta per sabato 29 e domenica 30 ottobre, con una votazione che avverrà sia nei gazebo allestiti nelle piazze, sia online. La consultazione, che è stata battezzata con il nome “scegli il tuo simbolo”, ha già segnato un primato: “È la prima volta nella storia della nostra Repubblica – spiegano con un pizzico di orgoglio gli stessi promotori – che un movimento politico costituente sottopone a deliberazione collettiva anche la questione del nome e del simbolo, di solito posta nelle mani di pochi esperti di comunicazione e marketing politico”. E, continuano: “Questo passaggio ci è parso coerente con lo spirito inclusivo e partecipativo con cui stiamo portando avanti tutto il percorso di creazione del nostro nuovo soggetto politico ecologista e civico. Dopo il Seminario tenuto ai primi di settembre ad Alcatraz (Gubbio) su “Disarmo, diritti umani, immigrazione e cooperazione”, prosegue infatti il percorso di elaborazione partecipata dei contenuti programmatici”.
Alla consultazione partecipata potranno prendere parte le donne e gli uomini, di età superiore ai 16 anni, italiani o stranieri residenti in Italia, che abbiano sottoscritto i due appelli originari “Io cambio” e “Abbiamo un sogno”, o la carta degli intenti degli Ecologisti e Civici. I documenti sono consultabili sul sito internet ecologistiecivici.it, dove nell’apposita sezione “primarie” si possono vedere i quattro simboli concorrenti, assieme al regolamento delle primarie e alla mappa dettagliata dei seggi che verrà aggiornata continuamente. Sul sito è disponibile inoltre la scheda per il voto via fax (sempre per le giornate del 29 e 30 ottobre).
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/10/28/il-movimento-ecologista-e-civico-lancia-le-primarie-per-la-scelta-del-simbolo/167090/
Giulio Finotti
ECOLOGISTI E CIVICI. Oggi e domani è possibile votare per scegliere la rappresentazione grafica del nuovo movimento. Grande mobilitazione con i banchetti in 200 piazze italiane e sul web.
Un percorso durato oltre un anno, due appelli sottoscritti da decine di migliaia di persone attraverso il web, la convergenza delle maggiori associazioni ambientaliste del panorama italiano, il confronto con centinaia di comitati civici per la difesa dei beni comuni, dell’acqua pubblica, dello stop al consumo del suolo, della difesa del paesaggio, su tutto il territorio italiano. è da queste premesse che nascono le “Primarie per il Simbolo” che si svolgeranno oggi sabato 29 e domani domenica 30 ottobre, in oltre 200 piazze italiane e sul sito web www.ecologistiecivici.it. Un’iniziativa promossa dai Verdi, dalla Costituente Ecologista, dall’appello Abbiamo un sogno, e dalla Rete dei Sindaci per la buona amministrazione. Quattro i simboli presentati dai soggetti promotori, che per ora hanno il nome provvisorio “Ecologisti e Civici”. Chiara la mission: costituire una grande forza ecologista, che in questo momento manca nel Paese e al contempo dare voce a tutti quei movimenti civici che negli ultimi anni si sono sempre più allontanati da una politica sempre più politica auto-referenziale e poco attenta ai problemi dei cittadini.
Un progetto che ha trovato la condivisione da parte del mondo accademico, delle associazioni ambientaliste, di artisti, giornalisti, studenti, precari, ricercatori, medici per l’ambiente, scrittori, economisti. Tra i nomi noti il geologo Mario Tozzi, il climatologo Luca Mercalli, l’attore Giobbe Covatta, il fondatore di Life Gate Marco Roveda, l’economista Loretta Napoleoni, il presidente del Wwf Italia Stefano Leoni, il vice-presidente di Italia Nostra Nicola Caracciolo, il sociologo Guido Viale, l’urbanista Paolo Berdini, il direttore politiche ambientali del Wwf Italia Gaetano Benedetto, e gli amministratori dei Comuni Virtuosi Enzo Cenname e Marco Boschini. Garanti di questo percorso sono Carlin Petrini, Riccardo Petrella, Dacia Maraini ed il leader dei Verdi europei Daniel Cohn Bendit: figure importanti che, pur non aderendo organicamente al processo politico, hanno dato la propria disponibilità a monitorarlo e garantirlo attraverso l’autorevolezza delle loro personalità.
Nuova nella sostanza e nelle forme la scelta di svolgere delle Primarie per il nome e il simbolo di un soggetto politico, un fatto questo che non ha precedenti nella storia politica italiana: «E' la prima volta che accade», dice il leader dei Verdi Angelo Bonelli che aggiunge: «La scelta del simbolo non è mai stata affidata a uno strumento di democrazia diretta, è sempre rimasta chiusa nelle stanze dei dirigenti di partito. Noi vogliamo portarla nella società». Un movimento ecologista che nasce dunque nel solco di quella che è l’esperienza politica di Europa Ecologie, il partito ecologista francese che in questo momento è la seconda forza del paese dopo i socialisti, determinante quindi per qualsiasi tornata elettorale. «L’assenza di una forza ecologista in Italia si sente in modo pesante e drammatico: quello che sta accadendo per le piogge nel nord del Paese ne è un esempio, ma noi non ci fermiamo solo alla tutela del territorio - continua a spiegare Bonelli -. Dobbiamo pensare a riconvertire l’industria, come la Fiat ad esempio, che ci preoccupa perché non ha un piano di riconversione delle auto in ibride ed elettriche, e che è quindi destinata a perdere posti di lavoro e restare indietro».
«Questa delle primarie del simbolo non è un’operazione di distribuzione di un marchio in franchising sui territori - specifica Domenico Finiguerra -, sindaco di Cassinetta di Lugagnano, la prima città italiana (alle porte di Milano), ad aver detto stop al consumo del territorio e alla cementificazione, non è un soggetto politico che nasce da una leadership, ma si tratta di primarie per iniziare a darsi un codice simbolico, per cominciare a mettersi insieme. Si tratta di un progetto che unisce le migliori realtà ambientaliste e le migliori esperienze civiche di questo paese, che vogliono mettere a disposizione le proprie competenze in questo progetto unitario. Con queste primarie si comincia un percorso che potrebbe essere la versione italiana di quello che è stato fatto in Francia con Europa Ecologie».
Sulla stessa lunghezza d’onda è anche Michele Dotti, attivista di Mani Tese, numerose volte volontario in Africa, e promotore dell’appello “Abbiamo un Sogno”, sottoscritto da circa cinquemila persone: «Abbiamo unito diverse esperienze, che condividono grandemente valori e obiettivi, una visione della società fondata sui valori della pace, della solidarietà, dell’ecologia e della giustizia. Per realizzare questi obiettivi è necessario costruire una rappresentanza forte, e l’unico modo per farlo è costruire una cornice attraverso le primarie del simbolo, e attraverso i contenuti programmatici cui si sta lavorando da mesi, a partire dai workshop e i seminari tematici di Roma. Dobbiamo costruire una grande casa che riconosca in maniera paritetica il valore di ogni soggetto, e che conservi in maniera chiara l’identità plurale del nostro soggetto. Solo attraverso un’unità plurale potremo raccogliere la forza necessaria a dare risposte ai problemi che vogliamo affrontare».
Una costruzione, quella di questa grande casa comune per gli ecologisti italiani e per i movimenti civici, che parte oggi con i banchetti nelle piazze di circa 200 città, e attraverso il voto sul web che è possibile esprimere tramite posta certificata. «Questo è il tentativo di riunire le grandi esperienze, capacità e idee che esistono abbondantemente nella società italiana, nonostante i modelli che ci vengono proposti dai media siano il “velinismo” e il “coronismo” – dice Giuliano Tallone, della Costituente Ecologista -. Vogliamo superare le paludi della politica, ormai incapace di interpretare i bisogni della società. Provare a costruire una visione del mondo basata su una proposta ecologista, pacifista, solidale, attenta alle questioni globali. L’unica, a mio parere, che possa superare le ideologie del ‘900 ormai incapaci, per quanto riformate, di dare una risposta ai problemi del secolo che si apre, del quale, abbiamo speso già un decennio». E da oggi, si comincia.
http://www.terranews.it/news/2011/10/una-politica-nuova-e-partecipata-al-le-primarie-del-simbolo
solidarietà a Libera dal comune di Pontinia?
AL SIGNOR SINDACO DEL COMUNE DI PONTINIA
Oggetto: solidarietà a Libera
Giovedì sera alla fiaccolata promossa dalla CGIL, in difesa di Libera, contro l'aggressione del campo della legalità di Borgo Sabotino, tra le diverse centinaia di persone presenti, c'erano anche diversi cittadini di Pontinia. Libera ha iniziato nel nostro Comune ufficialmente la sua attività di sensibilizzazione il 18 settembre e proprio uno dei casi evidenziati nell'incontro (le discariche a cielo aperto) solo 3 giorni dopo erano oggetto di notizie di agenzia, giornali e telegiornali nazionali. Insieme all'arresto di 3 persone che operavano nel nostro territorio.
Circa 15 anni fa 9 appartamenti nel comune di Pontinia sono stati sequestrati alla malavita e consegnati al comune.
Giovedì scorso c'erano alcuni sindaci, della provincia alla fiaccolata e il comune di Cori, presente alla manifestazione, ha espresso pubblicamente la solidarietà a Libera contro i fatti di Borgo Sabotino http://www.studio93.it/news/read_news.php?news=47778&category=5
Chiedo quindi che anche il Comune di Pontinia faccia altrettanto difendendo l'attività di informazione e di ricerca della verità che Libera insieme ad altre associazioni svolge.
E' un altro modo di difendere il territorio dagli atti della malavita, ma anche di inquinamento e contro i progetti incompatibili con il territorio che il comune di Pontinia sta contrastando.
Anche contro i progetti di società che hanno capitale di 10 o 20 mila euro che invece vorrebbero imporre finanziamenti di decine di milioni di euro.
Ringraziando per l'attenzione invio distinti saluti.
Giorgio Libralato
Oggetto: solidarietà a Libera
Giovedì sera alla fiaccolata promossa dalla CGIL, in difesa di Libera, contro l'aggressione del campo della legalità di Borgo Sabotino, tra le diverse centinaia di persone presenti, c'erano anche diversi cittadini di Pontinia. Libera ha iniziato nel nostro Comune ufficialmente la sua attività di sensibilizzazione il 18 settembre e proprio uno dei casi evidenziati nell'incontro (le discariche a cielo aperto) solo 3 giorni dopo erano oggetto di notizie di agenzia, giornali e telegiornali nazionali. Insieme all'arresto di 3 persone che operavano nel nostro territorio.
Circa 15 anni fa 9 appartamenti nel comune di Pontinia sono stati sequestrati alla malavita e consegnati al comune.
Giovedì scorso c'erano alcuni sindaci, della provincia alla fiaccolata e il comune di Cori, presente alla manifestazione, ha espresso pubblicamente la solidarietà a Libera contro i fatti di Borgo Sabotino http://www.studio93.it/news/read_news.php?news=47778&category=5
Chiedo quindi che anche il Comune di Pontinia faccia altrettanto difendendo l'attività di informazione e di ricerca della verità che Libera insieme ad altre associazioni svolge.
E' un altro modo di difendere il territorio dagli atti della malavita, ma anche di inquinamento e contro i progetti incompatibili con il territorio che il comune di Pontinia sta contrastando.
Anche contro i progetti di società che hanno capitale di 10 o 20 mila euro che invece vorrebbero imporre finanziamenti di decine di milioni di euro.
Ringraziando per l'attenzione invio distinti saluti.
Giorgio Libralato
Latina, piazza del Popolo si vota il simbolo della Costituente Ecologista
E' iniziata oggi la consultazione in tutta l'Italia per la scelta del
simbolo degli ecologisti e civici o costituente ecologista.
Per consultare le proposte del simbolo http://www.ecologistiecivici.it/primarie/
Anche a Latina il seggio è in Piazza del Popolo e si continuerà a
votare anche domani dalle 10 alle 13 vedere alcune immagini
http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/10/latina-piazza-del-popolo-si-vota-il.html
Alla consultazione si può accedere anche dal web all'indirizzo
http://www.ecologistiecivici.it/primarie/
Il soggetto politico deriva dalle Liste Verdi degli anni 1980, poi
federazione dei verdi, verdi per la pace che, seguendo il percorso dei
maggiori partiti ambientalisti europei, si è federato con associazioni
civiche e ambientaliste.
Dal Direttivo nazionale e la relativa appartenenza si nota la
variegata composizione della Costituente ecologista
Francesco Alemanni (Responsabile Nazionale Organizzazione Verdi)
Gaetano Benedetto (Direttore Wwf Italia)
Paolo Berdini (Urbanista, Università Tor Vergata, Roma)
Claudia Bettiol (Ingegnere, Università Tor Vergata, Roma)
Marco Boato (già deputato Verdi)
Angelo Bonelli (Presidente Nazionale Verdi)
Marco Boschini (Assessore di Colorno, Coord. Associazione Comuni Virtuosi)
Gianluca Carrabs (Tesoriere dei Verdi)
Corrado Carruba (Avvocato)
Enzo Cenname (Sindaco di Camigliano)
Laura Ciacci (Terzo Settore, Esperta di Cooperazione)
Anna Rita D'Aquino (Donne Terremutate)
Pietro del Zanna (Agricoltore - Ecologista)
Barbara Diolaiti (Esecutivo Verdi)
Michele Dotti (Coordinatore Abbiamo un sogno)
Roberto Duraccio (Associazione Jamm)
Gianluca Felicetti (Presidente Lav)
Domenico Finiguerra (Sindaco di Cassinetta di Lugagnano)
Luca Fioretti (Presidente Associazione dei Comuni Virtuosi)
Tiziana Frongia (Medico, Oculistica)
Silvia Galeone (Studenti Universitari)
Francuccio Gesualdi (Coordinatore Centro nuovo Modello di Sviluppo)
Sandra Giorgetti (Ufficio di Presidenza Verdi)
Silvio Greco (Vicepresidente Slowfood Italia)
Renate Holzeisen (Avvocato)
Stefano Leoni (Presidente Wwf Italia)
Mimmo Lomelo (Esecutivo Verdi)
Andrea Masullo (Green Accord)
Bruno Mellano (Presidente Radicali Italiani)
Maria Grazia Midulla (Wwf)
Cristina Morelli (Esecutivo Verdi)
Francesco Muscau (Ricercatore Istituto Mediterraneo)
Anna Oronesu (Comitato Antinucleare Sardo)
Ezio Orzes (Assessore di Ponte nelle Alpi)
Violante Pallavicino (Psicologa, ambientalista Comitato per la Bellezza)
Maria Chiara Petrone (Rete degli Studenti)
Guido Pollice (Presidente Vas)
Fabrizia Pratesi (Presidente Equivita)
Padre Ottavio Raimondo (Missionario Comboniano)
Eliana Rasera (Movimento Ecologista)
Natale Ripamonti (Esecutivo Verdi)
Pino Romano (Movimenti Civici di Sicilia)
Lulù Santarelli (Animalisti italiani)
Massimo Sapienza (Presidente Assoenergia)
Massimo Scalia (Fisico, Università La Sapienza, Roma)
Venere Stanzione (Mamme Vulcaniche)
Giuliano Tallone (già Presidente Lipu, coordinatore Costituente ecologista )
Dario Tamburrano (Cittadino Italiano)
Mariano Turigliatto (Rete Civica Piemontese)
Gaetano Turrini (Consulente d'impresa)
Mao Valpiana (Presidente Movimento Nonviolento)
Luana Zanella (già deputato Verdi)
Irena Sendler una grande Donna contro l'orrore nazista
Irena Sendler - una grande Donna
Poco tempo fa è venuta a mancare una signora di 98 anni di nome Irena.
Durante la seconda guerra mondiale, Irena, ha ottenuto il permesso di lavorare nel ghetto di Varsavia
Aveva un 'ulteriore motivo'.
Era al corrente dei piani che i nazisti avevano per gli ebrei
Irena portò in salvo migliaia di neonati nascondendoli nel fondo della sua cassetta degli attrezzi che portava nel retro di un'ambulanza.
I bambini più grandi li nascondeva un sacco di iuta ...
Teneva anche un cane, che aveva addestrato ad abbaiare quando i soldati nazisti si avvicinavano .
I soldati, naturalmente, temevano il cane e il suo latrato copriva il pianto dei bambini.
Durante tutto questo tempo, è riuscita a salvare circa 2500 tra bambini e neonati.
Fu catturata, e i nazisti , le ruppero entrambe le gambe e le braccia picchiandola selvaggiamente.
Irena tenne un registro dei nomi di tutti i ragazzi che clandestinamente aveva portato fuori dai confini e lo teneva in un barattolo di vetro, sepolto nel suo cortile.
Dopo la guerra, cercò di rintracciare tutti i genitori che potessero essere sopravvissuti per riunire le famiglie.
La maggior parte di loro erano stati gasati. Irena ha continuato a prendersi cura di questi ragazzi, mettendoli in case famiglia o trovando loro famiglie affidatarie o adottive.
Irena è stata proposta per il Premio Nobel della Pace.
Non è stata nominata.
IN MEMORIA - 63 ANNI DOPO
Sono trascorsi ormai più di 60 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale.
Questa mail viene inviata in memoria dei sei milioni di ebrei, 20 milioni di russi, 10 milioni di Cristiani e 1900 preti cattolici che sono stati assassinati, massacrati, violentati, bruciati, morti di stenti e umiliati!
È di importanza fondamentale che il mondo non dimentichi mai, affinchè una tale barbarie non accada mai più.
Poco tempo fa è venuta a mancare una signora di 98 anni di nome Irena.
Durante la seconda guerra mondiale, Irena, ha ottenuto il permesso di lavorare nel ghetto di Varsavia
Aveva un 'ulteriore motivo'.
Era al corrente dei piani che i nazisti avevano per gli ebrei
Irena portò in salvo migliaia di neonati nascondendoli nel fondo della sua cassetta degli attrezzi che portava nel retro di un'ambulanza.
I bambini più grandi li nascondeva un sacco di iuta ...
Teneva anche un cane, che aveva addestrato ad abbaiare quando i soldati nazisti si avvicinavano .
I soldati, naturalmente, temevano il cane e il suo latrato copriva il pianto dei bambini.
Durante tutto questo tempo, è riuscita a salvare circa 2500 tra bambini e neonati.
Fu catturata, e i nazisti , le ruppero entrambe le gambe e le braccia picchiandola selvaggiamente.
Irena tenne un registro dei nomi di tutti i ragazzi che clandestinamente aveva portato fuori dai confini e lo teneva in un barattolo di vetro, sepolto nel suo cortile.
Dopo la guerra, cercò di rintracciare tutti i genitori che potessero essere sopravvissuti per riunire le famiglie.
La maggior parte di loro erano stati gasati. Irena ha continuato a prendersi cura di questi ragazzi, mettendoli in case famiglia o trovando loro famiglie affidatarie o adottive.
Irena è stata proposta per il Premio Nobel della Pace.
Non è stata nominata.
IN MEMORIA - 63 ANNI DOPO
Sono trascorsi ormai più di 60 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale.
Questa mail viene inviata in memoria dei sei milioni di ebrei, 20 milioni di russi, 10 milioni di Cristiani e 1900 preti cattolici che sono stati assassinati, massacrati, violentati, bruciati, morti di stenti e umiliati!
È di importanza fondamentale che il mondo non dimentichi mai, affinchè una tale barbarie non accada mai più.
contro l'inquinamento delle centrali a carbone manifestazione
Vincenzo Mulè
PROTESTA. Oggi alle 14 prende il via a Adria, nel Polesine, la grande manifestazione nazionale contro la fonte fossile più antica. E responsabile del 43 per cento delle emissioni di CO2 nel mondo.
Il carbone come alternativa al nucleare. È contro questa scelta che oggi associazioni, comitati e cittadini scenderanno in piazza contro quello che viene definito «un ritorno al passato». Le 35 associazioni della coalizione Fermiamo il carbone hanno organizzato una manifestazione nel Polesine, ad Adria, per di no alla riconversione della centrale di Porto Tolle. Contemporaneamente, ci saranno poi una serie di presidi a Saline Joniche, La Spezia, Vado Ligure, Civitavecchia e Brindisi. Tutti uniti contro l’uso del carbone, “che inquina, minaccia gravemente la salute dei cittadini, uccide il clima e costringe i lavoratori del comparto energetico ad un futuro fatto solo di precarietà», come affermano gli organizzatori della manifestazione. Secondo i dati forniti dalle associazioni ambientaliste, la conversione della centrale Enel di Porto Tolle da olio combustibile a carbone (la fonte fossile a maggiore emissione specifica di gas serra) comporterebbe, nel mezzo della pianura Padana e del parco del Delta del Po, «l’emissione di oltre 10 milioni di tonnellate l’anno di CO2: l’equivalente di oltre quattro volte le emissioni annuali di una città come Milano».
Dopo la bocciature del ritorno al nucleare, è noto che una delle fonti sulle quali Enel intende puntare è il carbone. La fonte fossile più antica, secondo quanto riportato dal sito internet di Enel che cita studi Ue, già nel 2010 ha raggiunto 6,5 miliardi di tonnellate e segue un trend di crescita che non è destinato a fermarsi soprattutto sotto la spinta della domanda di Paesi come Cina e India. A livello globale il carbone garantisce il 41% dell’energia; in Europa il 26% con Paesi come la Germania (44%) e la Polonia (90%) che guidano la classifica dei carbonivori del Vecchio continente. I nuovi scenari dopo Fukushima, secondo Enel, spingono verso un aumento dell’uso del carbone che entro il 2035 dovrebbe aumentare sino al 50% la sua produzione mondiale. E se oggi, la produzione di energia elettrica dal carbone in Italia si assesta al 4 per cento, l’Enel punta a innalzare la soglia «almeno al 20».
Per questo, Fermiamo il carbone punta il dito anche contro la riconversione di altre centrali, come Rossano Calabro, e la realizzazione di nuovi gruppi, a Vado Ligure e Porto Torres, o interi impianti, come a Saline Joniche. «Una scelta che va contro ogni strategia di riduzione delle emissioni di anidride carbonica, contro la salute, lo sviluppo del territorio dell’agricoltura, del turismo e della pesca e contro l’occupazione, poiché, rispetto al settore innovativo e in crescita delle fonti rinnovabili, rappresenta una scelta energetica ormai obsoleta». Secondo le più recenti statistiche dell’agenzia internazionale per l’energia, relative all’anno 2009, le emissioni globali di CO2 sono attorno ai 29 miliardi di tonnellate.
Di queste, il 43 per cento proviene dalla combustione del carbone, il 37% proviene dal petrolio ed il rimanente 20% dal gas. Non solo, ma secondo un rapporto pubblicato dall’Oecd (Organization for Economic Cooperation and Development), nei 24 paesi industrializzati esaminati per il periodo 2005-2010 i sussidi, che sono elargiti per la produzione e l’uso dei combustibili fossili, ammontano a una cifra compresa fra 45 e 75 miliardi di dollari per anno. In termini assoluti, l’industria petrolifera beneficia di circa metà di questi sussidi e l’altra metà va a beneficio del carbone e dell gas in misura quasi uguale. Con la mobilitazione odierna, i promotori della mobilitazione lanciano anche la sottoscrizione di un appello (www.fermiamoilcarbone.it): «Ci rivolgiamo a tutti, anche a coloro che subiscono il ricatto occupazionale, ovunque in Italia vi siano progetti di ritorno al carbone, per rifiutare tutti insieme la contrapposizione tra lavoro ambiente e salute».
Alla manifestazione, che prenderà il via alle 14, sarà presente anche il presidente dei Verdi Angelo Bonelli: «Domani sarò alla manifestazione di Adria perché una politica energetica pulita, amica dell’ambiente e meno costosa per i cittadini e le imprese è possibile. Duemila MW di energia prodotta da carbone (ossia quelle che verrebbero prodotte nella Centrale Enel di Porto Tolle, nel Parco del Delta del Po) equivalgono ad almeno 10 milioni di tonnellate di anidride carbonica immessa nell’atmosfera oltre che a milioni di tonnellate di polveri sottili, vere e proprie polveri killer che inquinano l’aria e l’agricoltura».
http://www.terranews.it/news/2011/10/dopo-il-nucleare-il-carbone-un-altro-no-contro-il-passato
PROTESTA. Oggi alle 14 prende il via a Adria, nel Polesine, la grande manifestazione nazionale contro la fonte fossile più antica. E responsabile del 43 per cento delle emissioni di CO2 nel mondo.
Il carbone come alternativa al nucleare. È contro questa scelta che oggi associazioni, comitati e cittadini scenderanno in piazza contro quello che viene definito «un ritorno al passato». Le 35 associazioni della coalizione Fermiamo il carbone hanno organizzato una manifestazione nel Polesine, ad Adria, per di no alla riconversione della centrale di Porto Tolle. Contemporaneamente, ci saranno poi una serie di presidi a Saline Joniche, La Spezia, Vado Ligure, Civitavecchia e Brindisi. Tutti uniti contro l’uso del carbone, “che inquina, minaccia gravemente la salute dei cittadini, uccide il clima e costringe i lavoratori del comparto energetico ad un futuro fatto solo di precarietà», come affermano gli organizzatori della manifestazione. Secondo i dati forniti dalle associazioni ambientaliste, la conversione della centrale Enel di Porto Tolle da olio combustibile a carbone (la fonte fossile a maggiore emissione specifica di gas serra) comporterebbe, nel mezzo della pianura Padana e del parco del Delta del Po, «l’emissione di oltre 10 milioni di tonnellate l’anno di CO2: l’equivalente di oltre quattro volte le emissioni annuali di una città come Milano».
Dopo la bocciature del ritorno al nucleare, è noto che una delle fonti sulle quali Enel intende puntare è il carbone. La fonte fossile più antica, secondo quanto riportato dal sito internet di Enel che cita studi Ue, già nel 2010 ha raggiunto 6,5 miliardi di tonnellate e segue un trend di crescita che non è destinato a fermarsi soprattutto sotto la spinta della domanda di Paesi come Cina e India. A livello globale il carbone garantisce il 41% dell’energia; in Europa il 26% con Paesi come la Germania (44%) e la Polonia (90%) che guidano la classifica dei carbonivori del Vecchio continente. I nuovi scenari dopo Fukushima, secondo Enel, spingono verso un aumento dell’uso del carbone che entro il 2035 dovrebbe aumentare sino al 50% la sua produzione mondiale. E se oggi, la produzione di energia elettrica dal carbone in Italia si assesta al 4 per cento, l’Enel punta a innalzare la soglia «almeno al 20».
Per questo, Fermiamo il carbone punta il dito anche contro la riconversione di altre centrali, come Rossano Calabro, e la realizzazione di nuovi gruppi, a Vado Ligure e Porto Torres, o interi impianti, come a Saline Joniche. «Una scelta che va contro ogni strategia di riduzione delle emissioni di anidride carbonica, contro la salute, lo sviluppo del territorio dell’agricoltura, del turismo e della pesca e contro l’occupazione, poiché, rispetto al settore innovativo e in crescita delle fonti rinnovabili, rappresenta una scelta energetica ormai obsoleta». Secondo le più recenti statistiche dell’agenzia internazionale per l’energia, relative all’anno 2009, le emissioni globali di CO2 sono attorno ai 29 miliardi di tonnellate.
Di queste, il 43 per cento proviene dalla combustione del carbone, il 37% proviene dal petrolio ed il rimanente 20% dal gas. Non solo, ma secondo un rapporto pubblicato dall’Oecd (Organization for Economic Cooperation and Development), nei 24 paesi industrializzati esaminati per il periodo 2005-2010 i sussidi, che sono elargiti per la produzione e l’uso dei combustibili fossili, ammontano a una cifra compresa fra 45 e 75 miliardi di dollari per anno. In termini assoluti, l’industria petrolifera beneficia di circa metà di questi sussidi e l’altra metà va a beneficio del carbone e dell gas in misura quasi uguale. Con la mobilitazione odierna, i promotori della mobilitazione lanciano anche la sottoscrizione di un appello (www.fermiamoilcarbone.it): «Ci rivolgiamo a tutti, anche a coloro che subiscono il ricatto occupazionale, ovunque in Italia vi siano progetti di ritorno al carbone, per rifiutare tutti insieme la contrapposizione tra lavoro ambiente e salute».
Alla manifestazione, che prenderà il via alle 14, sarà presente anche il presidente dei Verdi Angelo Bonelli: «Domani sarò alla manifestazione di Adria perché una politica energetica pulita, amica dell’ambiente e meno costosa per i cittadini e le imprese è possibile. Duemila MW di energia prodotta da carbone (ossia quelle che verrebbero prodotte nella Centrale Enel di Porto Tolle, nel Parco del Delta del Po) equivalgono ad almeno 10 milioni di tonnellate di anidride carbonica immessa nell’atmosfera oltre che a milioni di tonnellate di polveri sottili, vere e proprie polveri killer che inquinano l’aria e l’agricoltura».
http://www.terranews.it/news/2011/10/dopo-il-nucleare-il-carbone-un-altro-no-contro-il-passato
Libera domani pedalando verso la legalità al Villaggio della libertà
Biciclettata solidale per i gravi fatti avvenuti al "Villaggio della Legalità" di Borgo Sabotino, gestito dall'associazione Libera.
Nella foto Don Luigi Ciotti, presidente di Libera
"Pedalando verso la Legalità!". Le Associazioni di volontariato di Latina e tutti i cittadini sensibili ai problemi sociali ed ambientali hanno organizzato per domenica prossima, 30 ottobre, una biciclettata solidale per i gravi fatti avvenuti al "Villaggio della Legalità" di Borgo Sabotino, gestito dall'associazione Libera. Domenica prossima, quindi, alle 10 del mattino, partirà una biciclettata da Piazza del Popolo. Si percorrerà via del Lido, fino alla rotatoria della Litoranea, per raggiungere poi Borgo Sabotino. Il gruppo di biciclette sarà accompagnato dalle auto della Protezione Civile.
"Tutti possono partecipare ma NESSUNA BANDIERA e NESSUN SIMBOLO solo Amicizia e Legalità! - dicono gli organizzatori - Durante la giornata verrà sottoscritto un DOCUMENTO CONDIVISO con alcune proposte per migliorare la viabilità e la qualità della vita a Latina".
http://www.studio93.it/news/read_news.php?news=47687&category=6
Nella foto Don Luigi Ciotti, presidente di Libera
"Pedalando verso la Legalità!". Le Associazioni di volontariato di Latina e tutti i cittadini sensibili ai problemi sociali ed ambientali hanno organizzato per domenica prossima, 30 ottobre, una biciclettata solidale per i gravi fatti avvenuti al "Villaggio della Legalità" di Borgo Sabotino, gestito dall'associazione Libera. Domenica prossima, quindi, alle 10 del mattino, partirà una biciclettata da Piazza del Popolo. Si percorrerà via del Lido, fino alla rotatoria della Litoranea, per raggiungere poi Borgo Sabotino. Il gruppo di biciclette sarà accompagnato dalle auto della Protezione Civile.
"Tutti possono partecipare ma NESSUNA BANDIERA e NESSUN SIMBOLO solo Amicizia e Legalità! - dicono gli organizzatori - Durante la giornata verrà sottoscritto un DOCUMENTO CONDIVISO con alcune proposte per migliorare la viabilità e la qualità della vita a Latina".
http://www.studio93.it/news/read_news.php?news=47687&category=6
venerdì 28 ottobre 2011
Pontinia, il premio per la distruzione dei poderi
Il comune di Pontinia, all'unanimità in consiglio comunale, per 2
volte (l'ultima di fine luglio) aveva cancellato il vincolo sui poderi
di fondazione. Una volta scoperti ci sono state dichiarazioni anche
offensive verso chi chiedeva maggior rispetto della storia, della
cultura, del paesaggio rurale e di fondazione. Anzi più volte dagli
"ingegneri" veniva annunciato un elenco di immobili vincolati che non
esiste e infatti non se n'è vista traccia. Davanti alle proteste di
cittadini, associazioni, professionisti, esperti, artisti è
intervenuta la Soprintendenza confermando che aveva torto il consiglio
comunale e avevano ragione i cittadini. Confermava che andava redatto
l'elenco dei poderi da vincolare mediante censimento.
Poi ad agosto (guarda caso la tempestività) la Regione Lazio approva
il piano casa che consente la demolizione dei fabbricati, poderi
compresi, addirittura con l'aumento di cubatura.
Un premio a chi distrugge storia e paesaggio.
Quando si dice la 3. coincidenza appena approvato il piano casa
compare il primo mega manifesto di demolizione e ricostruzione.
Dal 15 settembre è possibile presentare i progetti (mediante DIA
denuncia di inizio attività) con demolizione e ricostruzione, premio
in cubatura e distruzione.
Dal 15 ottobre possono iniziare i lavori.
Il comune aveva tempo fino al 31 gennaio per vietare determinate
costruzioni, quindi anche demolizione e ricostruzione dei poderi.
Perchè aspettare? gli "ingegneri" hanno fretta. Gli impegni anche
elettorali vanno mantenuti.
Così il 20 ottobre si approva la delibera che, di fatto, liberalizza
la demolizione dei poderi e l'ampliamento.
http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/10/pontinia-la-delibera-sul-piano-casa.html
Insomma il partito degli "ingegneri" continua la sua attività sui
poderi e contro l'agricoltura
volte (l'ultima di fine luglio) aveva cancellato il vincolo sui poderi
di fondazione. Una volta scoperti ci sono state dichiarazioni anche
offensive verso chi chiedeva maggior rispetto della storia, della
cultura, del paesaggio rurale e di fondazione. Anzi più volte dagli
"ingegneri" veniva annunciato un elenco di immobili vincolati che non
esiste e infatti non se n'è vista traccia. Davanti alle proteste di
cittadini, associazioni, professionisti, esperti, artisti è
intervenuta la Soprintendenza confermando che aveva torto il consiglio
comunale e avevano ragione i cittadini. Confermava che andava redatto
l'elenco dei poderi da vincolare mediante censimento.
Poi ad agosto (guarda caso la tempestività) la Regione Lazio approva
il piano casa che consente la demolizione dei fabbricati, poderi
compresi, addirittura con l'aumento di cubatura.
Un premio a chi distrugge storia e paesaggio.
Quando si dice la 3. coincidenza appena approvato il piano casa
compare il primo mega manifesto di demolizione e ricostruzione.
Dal 15 settembre è possibile presentare i progetti (mediante DIA
denuncia di inizio attività) con demolizione e ricostruzione, premio
in cubatura e distruzione.
Dal 15 ottobre possono iniziare i lavori.
Il comune aveva tempo fino al 31 gennaio per vietare determinate
costruzioni, quindi anche demolizione e ricostruzione dei poderi.
Perchè aspettare? gli "ingegneri" hanno fretta. Gli impegni anche
elettorali vanno mantenuti.
Così il 20 ottobre si approva la delibera che, di fatto, liberalizza
la demolizione dei poderi e l'ampliamento.
http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/10/pontinia-la-delibera-sul-piano-casa.html
Insomma il partito degli "ingegneri" continua la sua attività sui
poderi e contro l'agricoltura
Pontinia, la delibera sul piano casa
Delibera di consiglio comunale di Pontinia n. 67 del 20 ottobre 2011 avente per oggetto "Ambiti di applicazione della legge regionale n. 21/2009 e s.m.: determinazioni."
Si dà atto che rientra il Consigliere Mantova Massimo Vincenzo, pertanto i consiglieri presenti sono 15.
IL CONSIGLIO COMUNALE
Premesso che la Legge Regionale del 11-08-2009 n. 21 e s.m. (Misure straordinarie per il settore edilizio ed interventi per l’edilizia residenziale sociale) prevede, all’art. 2, che i Comuni, entro il termine del 31-01-2012 possono individuare, con Deliberazione di Consiglio Comunale, ambiti del proprio strumento urbanistico ovvero immobili nei quali limitare o escludere l’applicabilità della stessa Legge Regionale 21/09;
Ritenuto che nel territorio comunale non siano rinvenibili, oltre a quanto già individuato dal Piano Territoriale Paesistico Regionale, ambiti o immobili di particolare qualità di carattere storico, artistico, urbanistico ed architettonico per i quali limitare o escludere l’applicabilità della citata Legge Regionale n. 21/09 e s. m.;
Visto il PRG approvato con D.G.R. n. 783/2000;
Vista la Legge Regionale n. 21/009 e s.m.
Visto il D.L.vo n. 267/2000;
Udita la discussione in aula tra i consiglieri, come da verbale di registrazione, è emerso un emendamento alla proposta di delibera come di seguito si riporta:
“Di stabilire ai sensi dell’art. 3 comma 10 della L.R. 10/2011 che qualora gli interventi di ampliamento degli edifici afferiscano alla prima casa, si applicherà la riduzione del 30% del contributo dovuto in riferimento agli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria”;
Messo ai voti l’emendamento proposto, viene approvato all’unanimità dei 15 consiglieri presenti -
consiglieri assenti : 2 (Boschetto Stefano Maria, Belli Giuseppe Silvio);
Procedutosi a votazione della proposta di delibera, così come emendata, viene approvata con :
Consiglieri favorevoli: unanimità
Consiglieri contrari: //
Astenuti: //
Consiglieri presenti: 15
Consiglieri assenti: 2 (Boschetto Stefano Maria, Belli Giuseppe Silvio)
All’esito della votazione
DELIBERA
1. DI PRENDERE ATTO che non sono rinvenibili, oltre a quanto già individuato dal Piano Territoriale Paesistico Regionale, ambiti o immobili di particolare qualità di carattere storico, artistico, urbanistico ed architettonico per i quali limitare o escludere l’applicabilità della citata Legge Regionale n. 21/09 e s. m. ;
2. DI STABILIRE pertanto che la Legge Regionale n. 21/009 e s. m. è applicabile sull’intero territorio comunale nei limiti, alle condizioni, con le prescrizioni e con le modalità previste dalla medesima Legge Regionale n. 21/09 e s.m.
3. DI STABILIRE ai sensi dell’art. 3 comma 10 della L.R. 10/2011 che qualora gli interventi di ampliamento degli edifici afferiscano alla prima casa, si applicherà la riduzione del 30% del contributo dovuto in riferimento agli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria.
In prosieguo si procede a votazione per la dichiarazione di immediata esecutività dell’atto:
Consiglieri presenti:15
Consiglieri assenti: 2 (Boschetto Stefano Maria, Belli Giuseppe Silvio)
Voti favorevoli: unanimità
Voti contrari:///
All’esito della votazione l’atto viene dichiarato immediatamente esecutivo.
Si dà atto che rientra il Consigliere Mantova Massimo Vincenzo, pertanto i consiglieri presenti sono 15.
IL CONSIGLIO COMUNALE
Premesso che la Legge Regionale del 11-08-2009 n. 21 e s.m. (Misure straordinarie per il settore edilizio ed interventi per l’edilizia residenziale sociale) prevede, all’art. 2, che i Comuni, entro il termine del 31-01-2012 possono individuare, con Deliberazione di Consiglio Comunale, ambiti del proprio strumento urbanistico ovvero immobili nei quali limitare o escludere l’applicabilità della stessa Legge Regionale 21/09;
Ritenuto che nel territorio comunale non siano rinvenibili, oltre a quanto già individuato dal Piano Territoriale Paesistico Regionale, ambiti o immobili di particolare qualità di carattere storico, artistico, urbanistico ed architettonico per i quali limitare o escludere l’applicabilità della citata Legge Regionale n. 21/09 e s. m.;
Visto il PRG approvato con D.G.R. n. 783/2000;
Vista la Legge Regionale n. 21/009 e s.m.
Visto il D.L.vo n. 267/2000;
Udita la discussione in aula tra i consiglieri, come da verbale di registrazione, è emerso un emendamento alla proposta di delibera come di seguito si riporta:
“Di stabilire ai sensi dell’art. 3 comma 10 della L.R. 10/2011 che qualora gli interventi di ampliamento degli edifici afferiscano alla prima casa, si applicherà la riduzione del 30% del contributo dovuto in riferimento agli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria”;
Messo ai voti l’emendamento proposto, viene approvato all’unanimità dei 15 consiglieri presenti -
consiglieri assenti : 2 (Boschetto Stefano Maria, Belli Giuseppe Silvio);
Procedutosi a votazione della proposta di delibera, così come emendata, viene approvata con :
Consiglieri favorevoli: unanimità
Consiglieri contrari: //
Astenuti: //
Consiglieri presenti: 15
Consiglieri assenti: 2 (Boschetto Stefano Maria, Belli Giuseppe Silvio)
All’esito della votazione
DELIBERA
1. DI PRENDERE ATTO che non sono rinvenibili, oltre a quanto già individuato dal Piano Territoriale Paesistico Regionale, ambiti o immobili di particolare qualità di carattere storico, artistico, urbanistico ed architettonico per i quali limitare o escludere l’applicabilità della citata Legge Regionale n. 21/09 e s. m. ;
2. DI STABILIRE pertanto che la Legge Regionale n. 21/009 e s. m. è applicabile sull’intero territorio comunale nei limiti, alle condizioni, con le prescrizioni e con le modalità previste dalla medesima Legge Regionale n. 21/09 e s.m.
3. DI STABILIRE ai sensi dell’art. 3 comma 10 della L.R. 10/2011 che qualora gli interventi di ampliamento degli edifici afferiscano alla prima casa, si applicherà la riduzione del 30% del contributo dovuto in riferimento agli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria.
In prosieguo si procede a votazione per la dichiarazione di immediata esecutività dell’atto:
Consiglieri presenti:15
Consiglieri assenti: 2 (Boschetto Stefano Maria, Belli Giuseppe Silvio)
Voti favorevoli: unanimità
Voti contrari:///
All’esito della votazione l’atto viene dichiarato immediatamente esecutivo.
Pontinia: 2011 l'anno orribile dell'ambiente
Da il settimanale di Latina del 22 ottobre 2011
L'anno 2011 è l'anno orribile per Pontinia. L'amministrazione
1998-2003 condannata dalla Corte dei Conti con una sentenza
incredibile. Poi la grana dei lavoratori “demansionati” con i quali
risulta un procedimento in corso. La sentenza del Tribunale che
reintegra un'altra lavoratrice licenziata dalla giunta Mochi.
L'ambiente ha subito un'aggressione senza pari, tra discariche, roghi,
sequestri. La prossima settimana è prevista l'inaugurazione del Museo
demoetnoantropologico nell'ex mercato coperto più volte annunciata e
rinviata, dopo diverse polemiche sui costi milionari e sulle modalità
di ristrutturazione. Forse quello può essere il punto di partenza per
puntare ad obiettivi ambiziosi. Altra notizia positiva il
finanziamento di 270 mila euro su 300 (gli altri a carico del Comune)
prevede la valorizzazione mediante ripristino dell'intera area dei
Gricilli – laghi del Vescovo. E' prevista la creazione di percorsi
formativi, capanni con tavoli, addobbati con sedie e panche in legno.
E' in corso di redazione il progetto definitivo che dovrà essere
presentato entro la metà di novembre. Non mancano i soliti progetti
balzani: in consiglio comunale è stata attivata la procedura di
variante del PRG per realizzare nella zona agricola di Quartaccio un
campo da golf di 45 ha. Un segno evidente di come all'agricoltura non
ci creda più nessuno. O di come alla tutela dell'assetto idrogeologico
nessuno creda più. Quale sarà l'aggressione alla già scarsa risorsa di
acqua per far divertire i facoltosi ed esclusivi addetti al verde
(vero o artificiale) dei campi da golf? Con tutto l'inquinamento
chimico che ne consegue per i diserbanti che saranno utilizzati per
far crescere solo il mitico “prato”. Dopo aver perso oltre 200 ha di
fertile terreno agricolo per far posto alla produzione di energia
elettrica da orrende distese fotovoltaiche, viene da chiedersi cosa ne
pensino o cosa penserebbe chi ha dato forza, salute e vita per
redimere l'agro pontino. Senza contare le 2 delibere che cancellano i
vincoli sui poderi, Dove va il nostro territorio? È questo che
vogliamo? Progetti estemporanei? Ancora non parte il mega centro
commerciale proposto da una ditta con 10 mila euro di capitale con una
proposta di investimento di decine di milioni di euro. Eppure sui
programmi elettorali si leggono altre idee, proposte, progetti,
ambizioni culturali, sociali, economiche, di lavoro. Ottobre è stato
caratterizzato dall'ennesima emergenza verde pubblico: le fasce
frangivento ancora una volta bruciate da atti criminali di chi lascia
a terra materiale che alimenta il fuoco e devasta gli eucaliptus.
Decine e decine di alberi vengono tagliati e sradicati, perchè
pericolosi. Stavano lì qualcuno dalla fondazione, altri da decine di
anni. Possibile che nessuno aveva pensato o provato a curarli per
evitarne la pericolosità, oppure ubicarli in altre zone? Come era
facilmente prevedibile il conferimento dell'umido per Pontinia, per
diversi comuni della provincia e di altre realtà nel centro di
compostaggio di Mazzocchio, non è più possibile, almeno per qualche
tempo. Ne abbiamo scritto la storia in 4 puntate riepilogando una
serie di criticità evidenti e la chiusura appariva scontata dopo
l'ultimo sopralluogo di giugno
L'anno 2011 è l'anno orribile per Pontinia. L'amministrazione
1998-2003 condannata dalla Corte dei Conti con una sentenza
incredibile. Poi la grana dei lavoratori “demansionati” con i quali
risulta un procedimento in corso. La sentenza del Tribunale che
reintegra un'altra lavoratrice licenziata dalla giunta Mochi.
L'ambiente ha subito un'aggressione senza pari, tra discariche, roghi,
sequestri. La prossima settimana è prevista l'inaugurazione del Museo
demoetnoantropologico nell'ex mercato coperto più volte annunciata e
rinviata, dopo diverse polemiche sui costi milionari e sulle modalità
di ristrutturazione. Forse quello può essere il punto di partenza per
puntare ad obiettivi ambiziosi. Altra notizia positiva il
finanziamento di 270 mila euro su 300 (gli altri a carico del Comune)
prevede la valorizzazione mediante ripristino dell'intera area dei
Gricilli – laghi del Vescovo. E' prevista la creazione di percorsi
formativi, capanni con tavoli, addobbati con sedie e panche in legno.
E' in corso di redazione il progetto definitivo che dovrà essere
presentato entro la metà di novembre. Non mancano i soliti progetti
balzani: in consiglio comunale è stata attivata la procedura di
variante del PRG per realizzare nella zona agricola di Quartaccio un
campo da golf di 45 ha. Un segno evidente di come all'agricoltura non
ci creda più nessuno. O di come alla tutela dell'assetto idrogeologico
nessuno creda più. Quale sarà l'aggressione alla già scarsa risorsa di
acqua per far divertire i facoltosi ed esclusivi addetti al verde
(vero o artificiale) dei campi da golf? Con tutto l'inquinamento
chimico che ne consegue per i diserbanti che saranno utilizzati per
far crescere solo il mitico “prato”. Dopo aver perso oltre 200 ha di
fertile terreno agricolo per far posto alla produzione di energia
elettrica da orrende distese fotovoltaiche, viene da chiedersi cosa ne
pensino o cosa penserebbe chi ha dato forza, salute e vita per
redimere l'agro pontino. Senza contare le 2 delibere che cancellano i
vincoli sui poderi, Dove va il nostro territorio? È questo che
vogliamo? Progetti estemporanei? Ancora non parte il mega centro
commerciale proposto da una ditta con 10 mila euro di capitale con una
proposta di investimento di decine di milioni di euro. Eppure sui
programmi elettorali si leggono altre idee, proposte, progetti,
ambizioni culturali, sociali, economiche, di lavoro. Ottobre è stato
caratterizzato dall'ennesima emergenza verde pubblico: le fasce
frangivento ancora una volta bruciate da atti criminali di chi lascia
a terra materiale che alimenta il fuoco e devasta gli eucaliptus.
Decine e decine di alberi vengono tagliati e sradicati, perchè
pericolosi. Stavano lì qualcuno dalla fondazione, altri da decine di
anni. Possibile che nessuno aveva pensato o provato a curarli per
evitarne la pericolosità, oppure ubicarli in altre zone? Come era
facilmente prevedibile il conferimento dell'umido per Pontinia, per
diversi comuni della provincia e di altre realtà nel centro di
compostaggio di Mazzocchio, non è più possibile, almeno per qualche
tempo. Ne abbiamo scritto la storia in 4 puntate riepilogando una
serie di criticità evidenti e la chiusura appariva scontata dopo
l'ultimo sopralluogo di giugno
Pontinia, la Rete e le sue medaglie. Torna la cultura
Nella pagina di Pontinia: di Donatella Di Maria "successi per l'associazione di volontariato. La Rete e le sue medaglie". Di Gianpaolo Danieli "dalla biblioteca comunale: la cultura torna dalle ferie anche a Pontinia". Poi il mio articolo sul "punto sull'ambiente"
http://www.ilsettimanaledilatina.it/images/stories/copertine/il_settimanale_29.10.jpg
A proposito di antipolitica. Questo il titolo del "Pensiero breve" del Direttore, PIETRO ANTONELLI
Alcuni nostri politici stanno cercando di passare per martiri accusando di antipolitica tutti coloro che li criticano. Quindi dobbiamo cercare di capire cosa loro intendano (i politici) per antipolitica. Se antipolitica è opporsi al penoso e vergognoso spettacolo che loro quotidianamente ci offrono, anche io mi sento antipolitico. Perché, vi assicuro, che non c'è mai limite al peggio ma anche all'assoluta incompetenza culturale e morale di questi parvenu. Una soluzione al problema. Non votare assolutissimamente più costoro, capaci di barattare la propria dignità per un brisiolo di potere.
Continua a leggere su Il Settimanale in edicola oppure acquista un abbonamento on line.
http://www.ilsettimanaledilatina.it/
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A proposito di antipolitica. Questo il titolo del "Pensiero breve" del Direttore, PIETRO ANTONELLI
Alcuni nostri politici stanno cercando di passare per martiri accusando di antipolitica tutti coloro che li criticano. Quindi dobbiamo cercare di capire cosa loro intendano (i politici) per antipolitica. Se antipolitica è opporsi al penoso e vergognoso spettacolo che loro quotidianamente ci offrono, anche io mi sento antipolitico. Perché, vi assicuro, che non c'è mai limite al peggio ma anche all'assoluta incompetenza culturale e morale di questi parvenu. Una soluzione al problema. Non votare assolutissimamente più costoro, capaci di barattare la propria dignità per un brisiolo di potere.
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