L’aria che respiriamo nelle città costiere e nelle aree intorno ai grandi scali aeroportuali è molto meno “pulita” di quanto sembri. Un nuovo briefing dell’Agenzia europea dell’ambiente (EEA), pubblicato il 27 novembre 2025, mette sotto la lente la qualità dell’aria nei pressi di 22 porti e 23 aeroporti europei, confermando che questi nodi della mobilità sono veri e propri hotspot di inquinamento, soprattutto per il biossido di azoto (NO₂) e, in misura più complessa, per le polveri fini PM2,5.
Porti e aeroporti nella nuova direttiva europea sulla qualità dell’aria
La nuova direttiva europea sulla qualità dell’aria ambiente, approvata nel 2024, aggiorna i valori limite da raggiungere entro il 2030, avvicinandoli alle raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità. Per la media annuale, il limite per il biossido di azoto (NO₂) sarà di 20 µg/m³ e quello per il particolato fine PM2,5 di 10 µg/m³.
La direttiva introduce anche il concetto di hotspot di qualità dell’aria: aree con livelli particolarmente elevati di inquinamento, influenzate da fonti concentrate come grandi strade, impianti industriali, riscaldamento residenziale intensivo, ma anche – appunto – porti e aeroporti.
Per queste aree, gli Stati membri dovranno:
- installare almeno un punto di campionamento sottovento rispetto alla fonte principale, nella direzione del vento prevalente e in prossimità delle zone abitate;
- aggiungere, dove necessario, un punto di misura sopravvento per conoscere i livelli di fondo;
- predisporre roadmap per la qualità dell’aria nelle zone che superano i nuovi limiti, con misure specifiche per rientrare nei valori entro il 2030.