Abbiamo avuto nel mese di febbraio l’incidente nella centrale in costruzione a Middletown nel Connicticut in una centrale elettrica, in fase di prova, alimentata a gas naturale.( http://pontiniaecologia.blogspot.com/2010/02/la-sicurezza-delle-centrali-elettriche.html).
Dopo il terremoto annunciato de L’Aquila dello scorso anno, con richieste di intervento e di conseguenti rassicurazioni evidentemente tragicamente sbagliate, continua il dissesto idrogeologico dell’Italia dalla Calabria e dalla Sicilia gli ultimi recenti avvertimenti.
Purtroppo sembra che nessuno prenda sul serio questi segnali e avvertimenti.
Tant’è vero che continua l’iter burocratico del progetto della centrale a turbogas nonostante i pericoli segnalati, le richieste di informazioni avanzate dagli enti competenti (comune e provincia, Regione e Corpo Forestale dello Stato) rimasti inascoltati.
Nonostante il continuo previsto dissesto idrogeologico del terreno dove dovrebbero sorgere i piloni e i tralicci della rete elettrica alimentata dalla centrale a turbogas inibita a qualsiasi costruzione da parte del servizio geologico della Regione Lazio.
Nonostante non sia stata fornita nessuna certezza e spiegazione tecnica sull’eventuale probabile rottura del gasdotto nello stesso inconsistente terreno che potrebbe portare a incidenti come quelli di Viareggio dello scorso anno e di Middletown.
Ma, come dice qualcuno, aspettiamo l’ennesima emergenza ed incidente fa più notizia della prevenzione e, soprattutto, si possono spendere più soldi?
Pontinia 28 febbraio 2010 Ecologia e territorio Giorgio Libralato
AMBIENTE: PIU' PREVENZIONE, SERVE GEOLOGO CONDOTTO /ANSA
(di Cristina Re) (ANSA) - GENOVA, 26 FEB - In Italia vi sono 27 geologi ogni 100.000 abitanti: in Olanda, sono quasi il doppio. Al Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, lavorano 103 dipendenti: uno solo e' un geologo. In 30 anni sono stati spesi in Italia oltre 100 miliardi per le emergenze: ne bastavano 45 per mettere in sicurezza il territorio. I geologi italiani sono preoccupati, arrabbiati e denunciano:''Lo Stato sembra non aver bisogno di noi. Da 50 anni si preferisce rincorrere l'emergenza, chiamare i tecnici ma il giorno dopo: politicamente e' piu' conveniente''. Riuniti a Genova, i presidenti degli ordini regionali dei geologi sono scesi in campo per rivendicare un maggior coinvolgimento nella pubblica amministrazione per prevenire i disastri. ''Da Sarno, a Messina, a Maierato, in 10 anni nel nostro paese non e' cambiato nulla'' afferma il presidente dell'ordine della Liguria Giuliano Antonielli che ha fatto gli onori di casa. Provocatoriamente, al termine dei lavori, e' stato quindi approvato lo stesso documento presentato il 26 novembre scorso a Scaletta Zanclea, in Sicilia. La superficie nazionale interessata da rischi idrogeologici legati a frane e alluvioni e' pari al 7% del totale, si legge nel documento, ovvero oltre 21 mila chilometri. I comuni a rischio di alluvioni e frane sono ben oltre 5.500, il 70% del totale. Vi sono regioni come la Calabria, l'Umbria, la Valle d'Aosta, in cui il 100% dei comuni e' a rischio, ed altre come la Lombardia, la Toscana e le Marche, in cui i comuni a rischio sono compresi tra il 98 e il 99%. Domenico Calcaterra dell'Universita' di Napoli, snocciola dati: ''In Italia sono state censite 480 mila frane. E' un problema che affligge tutte le regioni: in pole position c'e' la Lombardia con 130 mila frane, segue l'Emilia Romagna con 70 mila, a seguire tutte le altre''. Un dato, fra i tanti emersi nel convegno: in 20 anni, dal 1989 al 2009, la Calabria ha avuto come dotazione ordinaria circa 320 milioni di euro. Per un'unica emergenza tra quelle ultime, dallo Stato ne sono stati erogati 420. ''La Calabria e' una regione giovane dal punto di vista geologico e dunque predisposta a tali problematiche ed e' tra le regioni d'Europa a maggiore rischio di dissesto e sismico. Il 100% dei comuni calabresi e' a rischio'' spiega il presidente dell'ordine calabrese Francesco Violo. ''Si continua nella politica dei tagli ai fondi destinati alla difesa del suolo - sottolinea il presidente della Campania Francesco Russo - senza attuare una politica di prevenzione ''. Dalla Sicilia, la richiesta di un'agenzia del territorio. ''Per i rifiuti e' stata creata una struttura di emergenza - afferma il presidente dell'ordine siciliano Graziano Gianvito - perche' non e' possibile avere una struttura per il territorio senza l'emergenza? In Sicilia, chi si occupa della difesa del suolo e' un gruppo di lavoratori precari''. Dal Sud al Nord, la situazione e' la stessa: ''Il dipartimento del suolo ha un solo dipendente di professione geologo e il servizio cave e' stato affidato ad un laureato in scienze politiche'' denuncia il presidente dell'ordine veneto Paolo Spagna. (ANSA). RC
26/02/2010 17:51
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AMBIENTE: GEOLOGI, LO STATO SEMBRA NON AVER BISOGNO DI NOI
(ANSA) - GENOVA, 26 FEB - Piu' geologi nella pubblica amministrazione per prevenire i disastri. E' quanto chiedono i presidenti degli ordini regionali dei geologi, riuniti oggi in conferenza a Genova, che denunciano: ''Oltre 100 miliardi sono stati spesi in Italia negli ultimi 30 anni nelle emergenze quando ne bastavano 45 per mettere in sicurezza il territorio''. ''Lo Stato sembra non aver bisogno di noi. Da 50 anni si preferisce rincorrere l'emergenza, chiamare i tecnici ma solo il giorno dopo perche' politicamente e' piu' conveniente'' afferma il prof. Domenico Calcaterra dell'Universita' di Napoli -. In Italia sono state censite 480 mila frane. Soldi per bonificarle tutte non ci sono. A maggior ragione e' necessaria nella pubblica amministrazione la presenza dei geologi che affianchino i politici e gli amministratori nelle decisioni''. Un dato, fra i tanti emersi nel convegno: in 20 anni, dal 1989 al 2009, la Calabria ha avuto come dotazione ordinaria circa 320 milioni di euro. Per un'unica emergenza tra quelle ultime, dallo Stato ne sono stati erogati 420. E ancora: al Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici lavorano 103 persone: ''Uno solo e' un geologo - denuncia Vittorio D'Oriano, presidente dell'ordine della Toscana -. Tutti gli altri appartengono a professioni che con la scienza della terra non hanno nulla a che fare''.(ANSA). RC
26/02/2010 15:44
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domenica 28 febbraio 2010
galline per ridurre rifiuti solidi urbani
RIFIUTI: BELGIO; COMUNE DONA GALLINE A FAMIGLIE PER RIDURLI
(ANSA) - BRUXELLES, 26 FEB - Un comune del Belgio ha deciso di distribuire una coppia di galline ad ogni famiglia per ridurre la quantita' dei rifiuti solidi urbani. L'idea e' venuta al responsabile dell'ambiente della citta' di Mouscron, un centro di 53 mila abitanti a 110 chilometri a ovest di Bruxelles, nei pressi della frontiera francese. ''E' un doppio vantaggio'', ha spiegato Christophe Deneve, ''non solo si riduce il contenuto dei sacchi della spazzatura nutrendo le galline con i rifiuti quotidiani della cucina, ma le famiglie possono beneficiare anche di uova fresche''. Tutti gli abitanti della citta', che hanno uno spazio adeguato, possono far richiesta per avere una coppia di galline e il comune provvedera' alla distribuzione gratuita. L'amministrazione puo' contare su uno stock di 100.000 animali. Alle famiglie saranno inoltre fornite anche tutte le informazioni necessarie per allevare al meglio le galline. Nel vademecum, l'impegno delle famiglie a non mangiare i polli prima di due anni, a non cederli a terzi, a consentire a personale del comune di fare dei controlli per verificare il benessere degli animali. Si tratta della terza volta che la citta' organizza una simile iniziativa, spiegano al comune, annunciando per il prossimo anno un altro progetto di gestione dei rifiuti dedicato a quelle famiglie che non possono tenere galline: si tratta del lobricompostaggio, ossia l'uso di lombrichi molto voraci in una cassetta di terra. I bachi potranno essere sistemati anche su un piccolo balcone, spiegano gli amministratori locali. (ANSA). PUC
26/02/2010 16:23
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(ANSA) - BRUXELLES, 26 FEB - Un comune del Belgio ha deciso di distribuire una coppia di galline ad ogni famiglia per ridurre la quantita' dei rifiuti solidi urbani. L'idea e' venuta al responsabile dell'ambiente della citta' di Mouscron, un centro di 53 mila abitanti a 110 chilometri a ovest di Bruxelles, nei pressi della frontiera francese. ''E' un doppio vantaggio'', ha spiegato Christophe Deneve, ''non solo si riduce il contenuto dei sacchi della spazzatura nutrendo le galline con i rifiuti quotidiani della cucina, ma le famiglie possono beneficiare anche di uova fresche''. Tutti gli abitanti della citta', che hanno uno spazio adeguato, possono far richiesta per avere una coppia di galline e il comune provvedera' alla distribuzione gratuita. L'amministrazione puo' contare su uno stock di 100.000 animali. Alle famiglie saranno inoltre fornite anche tutte le informazioni necessarie per allevare al meglio le galline. Nel vademecum, l'impegno delle famiglie a non mangiare i polli prima di due anni, a non cederli a terzi, a consentire a personale del comune di fare dei controlli per verificare il benessere degli animali. Si tratta della terza volta che la citta' organizza una simile iniziativa, spiegano al comune, annunciando per il prossimo anno un altro progetto di gestione dei rifiuti dedicato a quelle famiglie che non possono tenere galline: si tratta del lobricompostaggio, ossia l'uso di lombrichi molto voraci in una cassetta di terra. I bachi potranno essere sistemati anche su un piccolo balcone, spiegano gli amministratori locali. (ANSA). PUC
26/02/2010 16:23
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la Polverini e il nucleare, falsi manifesti
26 Febbraio 2010 Finto manifesto della Polverini.
Roma, Italia — Apparsi a Roma manifesti elettorali della Polverini con la scritta: "Sicuramente il nucleare. A Montalto di Castro e Latina (ma dopo le elezioni!)". Servono a svelare l'ipocrisia nucleare della candidata per la carica di governatore del Lazio. Troppo comodo dire Sì al nucleare e poi dichiarare che la propria regione ne può fare a meno.
La Polverini non è l'unica a essere affetta dalla "sindrome dell'ipocrita nucleare" che ha colpito anche Zaia (Veneto) e Formigoni (Lombardia). Nel Lazio la situazione è ancora più grave perché i tecnici dell'EDF hanno già fatto sopralluoghi a Montalto di Castro, che appare un sito certo del ritorno italiano al nucleare.
I cittadini hanno bisogno di risposte chiare sul nucleare e non meritano di essere presi in giro, né ora né dopo le elezioni.
Sul sito www.nuclearlifestyle.it continuano a crsecere le firme contro il nucleare. Siamo quasi a 55mila. Abbiamo attivato anche la Nuclear Hotline un numero verde gratuito - 800.864.884 - tramite cui i cittadini hanno già lasciato più di 400 messaggi contro il nucleare.
L'energia nucleare è il più grande ostacolo per l'uso di energie rinnovabili che sono già disponibili. Lo dimostra quanto avvenuto nei giorni scorsi in Spagna: il 24 febbraio l'energia eolica ha raggiunto un nuovo record, arrivando a 12.902 MW di capacità produttiva, ma ben 800 MW di capacità eolica sono stati "sprecati" fermando gli impianti perché le centrali nucleari non potevano diminuire la loro potenza.
http://www.greenpeace.org/italy/news/polverini-manifesti
Roma, Italia — Apparsi a Roma manifesti elettorali della Polverini con la scritta: "Sicuramente il nucleare. A Montalto di Castro e Latina (ma dopo le elezioni!)". Servono a svelare l'ipocrisia nucleare della candidata per la carica di governatore del Lazio. Troppo comodo dire Sì al nucleare e poi dichiarare che la propria regione ne può fare a meno.
La Polverini non è l'unica a essere affetta dalla "sindrome dell'ipocrita nucleare" che ha colpito anche Zaia (Veneto) e Formigoni (Lombardia). Nel Lazio la situazione è ancora più grave perché i tecnici dell'EDF hanno già fatto sopralluoghi a Montalto di Castro, che appare un sito certo del ritorno italiano al nucleare.
I cittadini hanno bisogno di risposte chiare sul nucleare e non meritano di essere presi in giro, né ora né dopo le elezioni.
Sul sito www.nuclearlifestyle.it continuano a crsecere le firme contro il nucleare. Siamo quasi a 55mila. Abbiamo attivato anche la Nuclear Hotline un numero verde gratuito - 800.864.884 - tramite cui i cittadini hanno già lasciato più di 400 messaggi contro il nucleare.
L'energia nucleare è il più grande ostacolo per l'uso di energie rinnovabili che sono già disponibili. Lo dimostra quanto avvenuto nei giorni scorsi in Spagna: il 24 febbraio l'energia eolica ha raggiunto un nuovo record, arrivando a 12.902 MW di capacità produttiva, ma ben 800 MW di capacità eolica sono stati "sprecati" fermando gli impianti perché le centrali nucleari non potevano diminuire la loro potenza.
http://www.greenpeace.org/italy/news/polverini-manifesti
nuovi scioperi scuola materna
Pare domani lunedì 1 marzo e, forse, martedì 2 marzo ci sarà un nuovo sciopero del personale di pulizia e assistenza della scuola materna a Pontinia che protesta contro i tagli del ministero della pubblica distruzione
sabato 27 febbraio 2010
lo stato della giustizia, presa diretta
La GiustiziaIn onda domenica 28 febbraio 2010 alle 21.30
di Danilo Procaccianti, Elena Stramentinoli e Riccardo Iacona
http://www.presadiretta.rai.it/dl/portali/site/puntata/ContentItem-6e2f3f04-e828-455d-8cf2-41dc09b4cc7c.html
Qual è lo stato della Giustizia?
Un viaggio che attraversa tutta l’Italia fa vedere con quali mezzi, con quali risorse e con quanta fatica in Italia si fanno le indagini e si celebrano i processi.
Siamo andati nei tribunali e nelle procure del Sud dove lo Stato dovrebbe far sentire di più la sua presenza per combattere il crimine organizzato.
A Marano, in provincia di Napoli, una zona ad alta densità camorristica, il palazzo di giustizia è ospitato provvisoriamente in quelli che prima erano gli uffici del Comune: all’ingresso non c’è neanche un metal detector e le aule di giustizia si affacciano direttamente sulla strada. L'unica scala utilizzabile dentro il tribunale è larga poco più di un metro e sono decine gli avvocati che si accalcano ogni mattina nei corridoi perché non ci sono aule a disposizione. A Marano per la sezione civile ci vogliono anni per le sentenze e le pendenze sfiorano i 12mila provvedimenti. La giustizia non è garantita neanche al penale, dove l'organico ha 3 giudici, un cancelliere e sono oltre 3mila i procedimenti pendenti.
Quasi tutti i tribunali e le procure del Sud soffrono per le strutture inadeguate, per i computer inesistenti, per il personale insufficiente.
Il lungo viaggio finisce nel palazzo di giustizia di Milano che soffre come tutti gli altri di carenze di uomini e mezzi: mancano all’appello infatti 35 magistrati, mentre per i cancellieri e il personale amministrativo la scopertura è del 22 per cento; ce ne vorrebbero 150 in più. Nonostante le condizioni difficili e l’enorme mole di lavoro, a Milano sono riusciti ad abbattere i tempi dei processi: il tempo medio di un procedimento penale è di 2 anni e mezzo e si sta lavorando a ridurre al massimo a un anno anche la durata dei procedimenti civili.
Presadiretta rende conto anche del decreto sulla funzionalità del sistema giudiziario appena approvato al Senato con i voti del centrodestra e del centrosinistra, volto proprio a dotare la macchina della Giustizia di più uomini e mezzi.
di Danilo Procaccianti, Elena Stramentinoli e Riccardo Iacona
http://www.presadiretta.rai.it/dl/portali/site/puntata/ContentItem-6e2f3f04-e828-455d-8cf2-41dc09b4cc7c.html
Qual è lo stato della Giustizia?
Un viaggio che attraversa tutta l’Italia fa vedere con quali mezzi, con quali risorse e con quanta fatica in Italia si fanno le indagini e si celebrano i processi.
Siamo andati nei tribunali e nelle procure del Sud dove lo Stato dovrebbe far sentire di più la sua presenza per combattere il crimine organizzato.
A Marano, in provincia di Napoli, una zona ad alta densità camorristica, il palazzo di giustizia è ospitato provvisoriamente in quelli che prima erano gli uffici del Comune: all’ingresso non c’è neanche un metal detector e le aule di giustizia si affacciano direttamente sulla strada. L'unica scala utilizzabile dentro il tribunale è larga poco più di un metro e sono decine gli avvocati che si accalcano ogni mattina nei corridoi perché non ci sono aule a disposizione. A Marano per la sezione civile ci vogliono anni per le sentenze e le pendenze sfiorano i 12mila provvedimenti. La giustizia non è garantita neanche al penale, dove l'organico ha 3 giudici, un cancelliere e sono oltre 3mila i procedimenti pendenti.
Quasi tutti i tribunali e le procure del Sud soffrono per le strutture inadeguate, per i computer inesistenti, per il personale insufficiente.
Il lungo viaggio finisce nel palazzo di giustizia di Milano che soffre come tutti gli altri di carenze di uomini e mezzi: mancano all’appello infatti 35 magistrati, mentre per i cancellieri e il personale amministrativo la scopertura è del 22 per cento; ce ne vorrebbero 150 in più. Nonostante le condizioni difficili e l’enorme mole di lavoro, a Milano sono riusciti ad abbattere i tempi dei processi: il tempo medio di un procedimento penale è di 2 anni e mezzo e si sta lavorando a ridurre al massimo a un anno anche la durata dei procedimenti civili.
Presadiretta rende conto anche del decreto sulla funzionalità del sistema giudiziario appena approvato al Senato con i voti del centrodestra e del centrosinistra, volto proprio a dotare la macchina della Giustizia di più uomini e mezzi.
sapendo che hanno torto
Quando sono nati i verdi davano molto fastidio ai partiti e a tutti coloro che venivano colti con le mani della marmellata di una serie di agevolazioni, vantaggi, nomine, incarichi che potevano essere messi a rischio se emergevano malefatte, fatti e informazioni. La gente veniva ai nostri banchetti, riunioni, iniziative, ci scriveva e telefonava per avere quelle informazioni che non solo i giornali, radio e televisioni cercava di nascondere, ma soprattutto i partiti e i politici di lungo corso negavano fino all’evidenza. E’ il sistema di potere sanguisuga che cerca di perpetuare sé stesso. Tutti filo governativi, passati dal fascismo, ai tedeschi, agli americani, democristiani, socialisti, forza italia e an, tipico del viva la Francia viva la Spagna basta che se magna. Questa è quella parte politica alla quale faccia riferimento. Qui non si tratta di destra, sinistra, centro, Berlusconi, Fini, Casini o D’alema, ma di un modo di fare politica lontano dalla gente, dalle necessità problemi, del bene comune e dell’interesse pubblico. Quello che porta al dissesto inesistente o a tutte le diavolerie inventate continuamente per creare timore, paura, allarme sociale oppure per distogliere l’attenzione con scandali o storielle inventate apposta. Quello degli sciacalli che ridono sul terremoto o si buttano su emergenze, danni, catastrofi per lucrare alle spalle nostre. Questo modo di fare politica è quello della confusione, disinformazione, dell’attacco personale cercando di screditare chi per la gente rappresenta un punto di riferimento contro la speculazione feroce. Questo è il motivo per il quale alcuni commentatori attaccano personalmente, inventando falsità ad ogni piè sospinto, sapendo che hanno torto sanno che la diffamazione è l’unica arma che hanno. Quella dei vigliacchi.
venerdì 26 febbraio 2010
27 febbraio la legge è uguale per tutti
mercoledì 24 febbraio 2010
L'Aquila la Busi al TG1 contro Minzolini
La fronda dei Tg regionali contro Minzolini
LA PROTESTA DOPO LA CONTESTAZIONE ALLA BUSI DEGLI AQUILANI: “NON VOGLIAMO PIÙ CONTRIBUIRE AL TELEGIORNALE”
Di Carlo Tecce il Fatto quotidiano di martedì 23 febbraio 2010
“Ci arrivano segnalazioni dai colleghi – dicono a Saxa Rubra – stanchi per i metodi del direttore”
L’ex “squalo” de la Stampa voleva una sanzione contro la giornalista, poi ha rinunciato
L a protesta parte da lontano.
Dalle sedi periferiche: “Non vogliamo più contribuire al telegiornale di Augusto Minzolini”. Contestata al coro di scondinzolini- scondinzolini degli aquilani, l'inviata Maria Luisa Busi ha aperto la breccia:
“Questo è il mio lavoro, non rispondo per il direttore”.
Anche i giornalisti dei Tg regionali cercano la distanza:
“Ci arrivano segnalazioni dai colleghi – dicono a Saxa Rubra – stanchi per i modi di Minzolini: chiede i pezzi e li cestina oppure li censura senza avvisare”.
I malumori corrono per passaparola e pure via posta, il direttore ha ricevuto numerose lamentele: “Impedisce a chi è giornalista e amministratore del Pd o di un partito diverso da Pdl e Lega, per esempio, di intervenire negli spazi informativi.
Noi, qui a Roma, dobbiamo contenere i potenziali ammutinati sparsi per il paese”.
E' ancora presto per carte bollate, ma s'intravedono le prime crepe. A Milano saranno in sciopero contro l'ufficio di corrispondenza, a Roma chiedono un incontro per la redazione del sito scelta dall'ex squalo della Stampa. Critiche da fuori (l'opposizione e il cda Rai) e dal vicinato (Mario Orfeo del Tg2), eppure Minzolini non aveva ricevuto mai critiche dall'interno: "Quello che io posso dire - ha spiegato la Busi - è che io sono qui all'Aquila per fare il mio lavoro onestamente e non posso rispondere, ovviamente, dell’informazione a livello generale che il Tg1 ha fatto nel corso di questi dieci mesi dal terremoto. Posso solo dire - ha aggiunto – che quello che ho visto all’Aquila, in questi giorni con i miei occhi, è molto più grave di come talvolta è stato rappresentato: migliaia di persone sono ancora in albergo, le case non bastano e la ricostruzione non è partita”.
Il comitato di redazione ha espresso la tradizionale solidarietà alla collega e – sfruttando l'occasione – ha infierito con cautela: “Le critiche sono legittime perché provengono dagli aquilani, direttamente interessati, alla linea editoriale che spesso, anche in occasione del terremoto e del post terremoto, si è rivelata appiattita sulle posizioni del governo”.
Minzolini era furioso: “Ingenerosa.
Qui comando io”.
Sollecitato dai suoi giornalisti più fidati, il direttore chiedeva una sanzione disciplinare per la Busi, ma poi - per evitare altre polemiche - ha ritirato la controffensiva.
E ha servito la rivincita nell'assemblea del Tg1, ventuno giornalisti hanno votato un documento che, tra le righe, va letto contro la Busi e il sindacato (Usigrai): “Nessuno si permetta di infangare il buon nome del Tg1.
Non è tollerabile che si danneggi l'immagine all'esterno”.
Un atto dimostrativo per fare la conta: i ribelli sono i tre del Cdr, e pochi altri.
Ovvero: una minoranza. Innocua per Minzolini che, ceduti Andrea Giubilo e Riccardo Colzi al Tg3, dorme tra due guanciali con i vice Susanna Petruni e Claudio Fico. La difesa di Minzolini si regge sulla compattezza della squadra e i gli ascolti che, seppur in calo, scavano un fossato dal Tg5. Altro dettaglio di rilievo: la pubblicità, a gennaio, era in flessione.
Nessuna paura. Minzolini ha le spalle coperte: Mauro Masi è il suo referente principale in Cda e, oltre il direttore generale, in Rai c’è l’editore di palazzo: la politica, la maggioranza di governo.
Minzolini piace al capo.
L’editoriale contro le intercettazioni, per Silvio Berlusconi, era musica sinfonica.
LA PROTESTA DOPO LA CONTESTAZIONE ALLA BUSI DEGLI AQUILANI: “NON VOGLIAMO PIÙ CONTRIBUIRE AL TELEGIORNALE”
Di Carlo Tecce il Fatto quotidiano di martedì 23 febbraio 2010
“Ci arrivano segnalazioni dai colleghi – dicono a Saxa Rubra – stanchi per i metodi del direttore”
L’ex “squalo” de la Stampa voleva una sanzione contro la giornalista, poi ha rinunciato
L a protesta parte da lontano.
Dalle sedi periferiche: “Non vogliamo più contribuire al telegiornale di Augusto Minzolini”. Contestata al coro di scondinzolini- scondinzolini degli aquilani, l'inviata Maria Luisa Busi ha aperto la breccia:
“Questo è il mio lavoro, non rispondo per il direttore”.
Anche i giornalisti dei Tg regionali cercano la distanza:
“Ci arrivano segnalazioni dai colleghi – dicono a Saxa Rubra – stanchi per i modi di Minzolini: chiede i pezzi e li cestina oppure li censura senza avvisare”.
I malumori corrono per passaparola e pure via posta, il direttore ha ricevuto numerose lamentele: “Impedisce a chi è giornalista e amministratore del Pd o di un partito diverso da Pdl e Lega, per esempio, di intervenire negli spazi informativi.
Noi, qui a Roma, dobbiamo contenere i potenziali ammutinati sparsi per il paese”.
E' ancora presto per carte bollate, ma s'intravedono le prime crepe. A Milano saranno in sciopero contro l'ufficio di corrispondenza, a Roma chiedono un incontro per la redazione del sito scelta dall'ex squalo della Stampa. Critiche da fuori (l'opposizione e il cda Rai) e dal vicinato (Mario Orfeo del Tg2), eppure Minzolini non aveva ricevuto mai critiche dall'interno: "Quello che io posso dire - ha spiegato la Busi - è che io sono qui all'Aquila per fare il mio lavoro onestamente e non posso rispondere, ovviamente, dell’informazione a livello generale che il Tg1 ha fatto nel corso di questi dieci mesi dal terremoto. Posso solo dire - ha aggiunto – che quello che ho visto all’Aquila, in questi giorni con i miei occhi, è molto più grave di come talvolta è stato rappresentato: migliaia di persone sono ancora in albergo, le case non bastano e la ricostruzione non è partita”.
Il comitato di redazione ha espresso la tradizionale solidarietà alla collega e – sfruttando l'occasione – ha infierito con cautela: “Le critiche sono legittime perché provengono dagli aquilani, direttamente interessati, alla linea editoriale che spesso, anche in occasione del terremoto e del post terremoto, si è rivelata appiattita sulle posizioni del governo”.
Minzolini era furioso: “Ingenerosa.
Qui comando io”.
Sollecitato dai suoi giornalisti più fidati, il direttore chiedeva una sanzione disciplinare per la Busi, ma poi - per evitare altre polemiche - ha ritirato la controffensiva.
E ha servito la rivincita nell'assemblea del Tg1, ventuno giornalisti hanno votato un documento che, tra le righe, va letto contro la Busi e il sindacato (Usigrai): “Nessuno si permetta di infangare il buon nome del Tg1.
Non è tollerabile che si danneggi l'immagine all'esterno”.
Un atto dimostrativo per fare la conta: i ribelli sono i tre del Cdr, e pochi altri.
Ovvero: una minoranza. Innocua per Minzolini che, ceduti Andrea Giubilo e Riccardo Colzi al Tg3, dorme tra due guanciali con i vice Susanna Petruni e Claudio Fico. La difesa di Minzolini si regge sulla compattezza della squadra e i gli ascolti che, seppur in calo, scavano un fossato dal Tg5. Altro dettaglio di rilievo: la pubblicità, a gennaio, era in flessione.
Nessuna paura. Minzolini ha le spalle coperte: Mauro Masi è il suo referente principale in Cda e, oltre il direttore generale, in Rai c’è l’editore di palazzo: la politica, la maggioranza di governo.
Minzolini piace al capo.
L’editoriale contro le intercettazioni, per Silvio Berlusconi, era musica sinfonica.
martedì 23 febbraio 2010
richiesta di arresto senatore Di Girolamo
www.ansa.it
Riciclaggio: 56 arresti Operazione Gdf e Ros
Richiesta di arresto per sen.Di Girolamo (PdL) Ordinanza anche per ex ad Fastweb, Scaglia
23 febbraio, 13:38
ROMA - Un maxi riciclaggio di denaro sporco, per un ammontare complessivo di circa due miliardi di euro, è stato scoperto dai carabinieri del Ros e dalla Guardia di Finanza: 56 le ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip di Roma, su richiesta della procura distrettuale antimafia, in corso di esecuzione in varie località italiane ed estere.
L'accusa è quella di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio ed al reimpiego di ingentissimi capitali illecitamente acquisiti attraverso un articolato sistema di frodi fiscali. Alcuni indagati sono stati arrestati negli Usa, in Inghilterra e in Lussemburgo.
L'organizzazione criminale transnazionale individuata dal Ros e dal Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Gdf riciclava centinaia di milioni di euro tramite una rete di società appositamente costituite in Italia e all'estero. Enorme il giro d'affari complessivo, se si pensa che i capitali illeciti provenivano da una serie di operazioni commerciali fittizie di compra-vendita di servizi di interconnessione telefonica internazionale per un valore complessivo di oltre 2 miliardi di euro.
Per realizzare la maxi-operazione di riciclaggio gli arrestati si sono avvalsi di società di comodo di diritto italiano, inglese, panamense, finlandese, lussemburghese ed off-shore, tutte controllate dall'organizzazione stessa.
ORDINANZA ARRESTO PER SEN.DI GIROLAMO(PDL)
ROMA - La magistratura di Roma ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti del senatore Nicola Di Girolamo (Pdl) per violazione della legge elettorale ''con l'aggravante mafiosa''. Lo ha reso noto il procuratore della Dda di Roma Giancarlo Capaldo nel corso di una conferenza stampa a piazzale Clodio, tenuta insieme al procuratore nazionale Antimafia Piero Grasso per illustrare l'operazione Broker contro il riciclaggio. Nel giugno 2008 il gip di Roma aveva chiesto gli arresti domiciliari per Di Girolamo, chiedendo l'autorizzazione all'arresto alla Giunta delle Immunità parlamentari del Senato. Ma il 24 settembre 2008 il Senato ha negato l'autorizzazione e la Giunta per le Elezioni ha avviato una verifica del possesso dei requisiti per l'eleggibilità da parte del Di Girolamo. Al termine della verifica la Giunta ha richiesto al Senato l'annullamento della sua elezione. Il 29 gennaio 2009 il Senato - si è appreso in conferenza stampa - ha deciso di rinviare gli atti alla Giunta delle Elezioni "affinché la prosecuzione dell'attività di verifica fosse subordinata all'esito processuale passato in giudicato". In base alle accuse l'elezione di Di Girolamo doveva servire all'organizzazione criminale per spostarsi, senza problemi nell'ambito delle attività transnazionali di riciclaggio.
COINVOLTI DIRIGENTI SOCIETA' TELECOMUNICAZIONI
ROMA - Nell'inchiesta sul maxiriciclaggio, condotta da carabinieri del Ros e Guardia di Finanza e che ha portato all'emissione di una misura cautelare per 56 persone, sono coinvolti "alti funzionari ed amministratori di primarie società di telecomunicazioni, attraverso società di comodo di diritto italiano, inglese, panamense, finlandese, lussemburghese ed off-shore, controllate dall'organizzazione indagata". Lo si é appreso da fonti investigative.
GRASSO,COINVOLTA ANCHE CRIMINALITA' ORGANIZZATA
ROMA - Nell'operazione 'Phunchard-Broker' - nell'ambito della quale sono state emesse dalla Dda di Roma 56 ordinanze di custodia cautelare - ci sono aspetti nei quali è coinvolta anche la criminalità organizzata. Lo sottolinea il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, esprimendo "grande apprezzamento per il Ros e la Gdf che attivando meccanismi di cooperazione internazionale sono riusciti a ricostruire un complicatissimo giro di capitali e frodi-carosello, di ingentissimo valore. E ci sono anche aspetti che dimostrano il coinvolgimento della criminalità organizzata".
TRA INDAGATI FUNZIONARI FASTWEB E SPARKLE
ROMA - Tra i destinatari delle 56 ordinanze di custodia cautelare emesse dalla Dda di Roma nell'ambito dell'operazione 'Phunchard-Broker' ci sono anche alti funzionari e amministratori di Fastweb e Sparkle indicata come consociata di Telecom. In pratica ai 'colletti bianchi' si contesta di non avere adottato le necessarie cautele per evitare che le società fittizie lucrassero crediti d'imposta per operazioni inesistenti relativi all'acquisto di servizi telefonici per grossi importi. Il giro di soldi è di circa 2 miliardi di euro. L'Iva lucrata veniva incassata su conti esteri e poi i soldi venivano reinvestiti in beni come appartamenti, gioielli e automobili.
VOTI 'NDRANGHETA PER SENATORE COLLEGIO ESTERO
ROMA - La 'Ndrangheta, tramite emissari calabresi mandati in Germania, soprattutto a Stoccarda, avrebbe messo le mani sulle schede bianche per l'elezione dei candidati al Senato votati dagli italiani residenti all'estero e le avrebbero riempite con il nome di Nicola Di Girolamo. 'Sponsor' di questa operazione di supporto nell'elezione del parlamentare, sarebbe stato l'imprenditore romano Mokbell, coinvolto anche lui dell'operazione 'Phunchard-Broker'. Mokbell, in passato, aveva fondato il movimento Alleanza Federalista del Lazio e poi un partito federalista.
RICERCATO SCAGLIA, EX AD FASTWEB
ROMA - Silvio Scaglia, ex amministratore delegato di Fastweb, e' ricercato dal dda di Roma che ha emesso nei suoi confronti un mandato di arresto nell'ambito dell'inchiesta 'Broker'. Tra le 56 misure di custodia cautelare (52 custodie cautelari in carcere e 4 arresti domiciliari) ci sono anche quelle che riguardano, oltre a Scaglia, anche altri alti funzionari ed amministratori della societa' 'Sparkle' (controllata al 100% da Telecom) e 'Fastweb' che sarebbero stati compiacenti nel favorire le operazioni di riciclaggio dell'organizzazione criminale la cui attivita' e' stata fermata stamattina. In particolare il riciclaggio ha provocato un danno allo Stato italiano di oltre 365 milioni di euro derivanti dal mancato versamento dell'iva attraverso l'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per piu' di un miliardo e 800 milioni di euro da parte di ''primarie societa' di telecomunicazioni''. Le operazioni commerciali fittizie hanno riguardato la commercializzazione di schede prepagate che, tramite un codice, avrebbero dovuto consentire l'accesso a un sito internet di contenuti tutelati dal diritto di autore e in realta' inesistenti. La secondo operazione fittizia riguardava la commercializzazioni di servizi (del tipo 'contenuti per adulti'), da realizzare attraverso traffico telematico rivelatosi, anche in questo caso, inesistente.
SCAGLIA ALL'ESTERO, PRONTO PER INTERROGATORIO
MILANO - Silvio Scaglia, ex amministratore delegato di Fastweb, si trova al momento all'estero per lavoro. Ha dato mandato ai suoi difensori di concordare il suo interrogatorio nei tempi piu' brevi per chiarire tutti i profili della vicenda. L'imprenditore, ricercato per riciclaggio, riafferma comunque - in una nota - la sua estraneita' a qualunque reato.
Riciclaggio: 56 arresti Operazione Gdf e Ros
Richiesta di arresto per sen.Di Girolamo (PdL) Ordinanza anche per ex ad Fastweb, Scaglia
23 febbraio, 13:38
ROMA - Un maxi riciclaggio di denaro sporco, per un ammontare complessivo di circa due miliardi di euro, è stato scoperto dai carabinieri del Ros e dalla Guardia di Finanza: 56 le ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip di Roma, su richiesta della procura distrettuale antimafia, in corso di esecuzione in varie località italiane ed estere.
L'accusa è quella di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio ed al reimpiego di ingentissimi capitali illecitamente acquisiti attraverso un articolato sistema di frodi fiscali. Alcuni indagati sono stati arrestati negli Usa, in Inghilterra e in Lussemburgo.
L'organizzazione criminale transnazionale individuata dal Ros e dal Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Gdf riciclava centinaia di milioni di euro tramite una rete di società appositamente costituite in Italia e all'estero. Enorme il giro d'affari complessivo, se si pensa che i capitali illeciti provenivano da una serie di operazioni commerciali fittizie di compra-vendita di servizi di interconnessione telefonica internazionale per un valore complessivo di oltre 2 miliardi di euro.
Per realizzare la maxi-operazione di riciclaggio gli arrestati si sono avvalsi di società di comodo di diritto italiano, inglese, panamense, finlandese, lussemburghese ed off-shore, tutte controllate dall'organizzazione stessa.
ORDINANZA ARRESTO PER SEN.DI GIROLAMO(PDL)
ROMA - La magistratura di Roma ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti del senatore Nicola Di Girolamo (Pdl) per violazione della legge elettorale ''con l'aggravante mafiosa''. Lo ha reso noto il procuratore della Dda di Roma Giancarlo Capaldo nel corso di una conferenza stampa a piazzale Clodio, tenuta insieme al procuratore nazionale Antimafia Piero Grasso per illustrare l'operazione Broker contro il riciclaggio. Nel giugno 2008 il gip di Roma aveva chiesto gli arresti domiciliari per Di Girolamo, chiedendo l'autorizzazione all'arresto alla Giunta delle Immunità parlamentari del Senato. Ma il 24 settembre 2008 il Senato ha negato l'autorizzazione e la Giunta per le Elezioni ha avviato una verifica del possesso dei requisiti per l'eleggibilità da parte del Di Girolamo. Al termine della verifica la Giunta ha richiesto al Senato l'annullamento della sua elezione. Il 29 gennaio 2009 il Senato - si è appreso in conferenza stampa - ha deciso di rinviare gli atti alla Giunta delle Elezioni "affinché la prosecuzione dell'attività di verifica fosse subordinata all'esito processuale passato in giudicato". In base alle accuse l'elezione di Di Girolamo doveva servire all'organizzazione criminale per spostarsi, senza problemi nell'ambito delle attività transnazionali di riciclaggio.
COINVOLTI DIRIGENTI SOCIETA' TELECOMUNICAZIONI
ROMA - Nell'inchiesta sul maxiriciclaggio, condotta da carabinieri del Ros e Guardia di Finanza e che ha portato all'emissione di una misura cautelare per 56 persone, sono coinvolti "alti funzionari ed amministratori di primarie società di telecomunicazioni, attraverso società di comodo di diritto italiano, inglese, panamense, finlandese, lussemburghese ed off-shore, controllate dall'organizzazione indagata". Lo si é appreso da fonti investigative.
GRASSO,COINVOLTA ANCHE CRIMINALITA' ORGANIZZATA
ROMA - Nell'operazione 'Phunchard-Broker' - nell'ambito della quale sono state emesse dalla Dda di Roma 56 ordinanze di custodia cautelare - ci sono aspetti nei quali è coinvolta anche la criminalità organizzata. Lo sottolinea il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, esprimendo "grande apprezzamento per il Ros e la Gdf che attivando meccanismi di cooperazione internazionale sono riusciti a ricostruire un complicatissimo giro di capitali e frodi-carosello, di ingentissimo valore. E ci sono anche aspetti che dimostrano il coinvolgimento della criminalità organizzata".
TRA INDAGATI FUNZIONARI FASTWEB E SPARKLE
ROMA - Tra i destinatari delle 56 ordinanze di custodia cautelare emesse dalla Dda di Roma nell'ambito dell'operazione 'Phunchard-Broker' ci sono anche alti funzionari e amministratori di Fastweb e Sparkle indicata come consociata di Telecom. In pratica ai 'colletti bianchi' si contesta di non avere adottato le necessarie cautele per evitare che le società fittizie lucrassero crediti d'imposta per operazioni inesistenti relativi all'acquisto di servizi telefonici per grossi importi. Il giro di soldi è di circa 2 miliardi di euro. L'Iva lucrata veniva incassata su conti esteri e poi i soldi venivano reinvestiti in beni come appartamenti, gioielli e automobili.
VOTI 'NDRANGHETA PER SENATORE COLLEGIO ESTERO
ROMA - La 'Ndrangheta, tramite emissari calabresi mandati in Germania, soprattutto a Stoccarda, avrebbe messo le mani sulle schede bianche per l'elezione dei candidati al Senato votati dagli italiani residenti all'estero e le avrebbero riempite con il nome di Nicola Di Girolamo. 'Sponsor' di questa operazione di supporto nell'elezione del parlamentare, sarebbe stato l'imprenditore romano Mokbell, coinvolto anche lui dell'operazione 'Phunchard-Broker'. Mokbell, in passato, aveva fondato il movimento Alleanza Federalista del Lazio e poi un partito federalista.
RICERCATO SCAGLIA, EX AD FASTWEB
ROMA - Silvio Scaglia, ex amministratore delegato di Fastweb, e' ricercato dal dda di Roma che ha emesso nei suoi confronti un mandato di arresto nell'ambito dell'inchiesta 'Broker'. Tra le 56 misure di custodia cautelare (52 custodie cautelari in carcere e 4 arresti domiciliari) ci sono anche quelle che riguardano, oltre a Scaglia, anche altri alti funzionari ed amministratori della societa' 'Sparkle' (controllata al 100% da Telecom) e 'Fastweb' che sarebbero stati compiacenti nel favorire le operazioni di riciclaggio dell'organizzazione criminale la cui attivita' e' stata fermata stamattina. In particolare il riciclaggio ha provocato un danno allo Stato italiano di oltre 365 milioni di euro derivanti dal mancato versamento dell'iva attraverso l'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per piu' di un miliardo e 800 milioni di euro da parte di ''primarie societa' di telecomunicazioni''. Le operazioni commerciali fittizie hanno riguardato la commercializzazione di schede prepagate che, tramite un codice, avrebbero dovuto consentire l'accesso a un sito internet di contenuti tutelati dal diritto di autore e in realta' inesistenti. La secondo operazione fittizia riguardava la commercializzazioni di servizi (del tipo 'contenuti per adulti'), da realizzare attraverso traffico telematico rivelatosi, anche in questo caso, inesistente.
SCAGLIA ALL'ESTERO, PRONTO PER INTERROGATORIO
MILANO - Silvio Scaglia, ex amministratore delegato di Fastweb, si trova al momento all'estero per lavoro. Ha dato mandato ai suoi difensori di concordare il suo interrogatorio nei tempi piu' brevi per chiarire tutti i profili della vicenda. L'imprenditore, ricercato per riciclaggio, riafferma comunque - in una nota - la sua estraneita' a qualunque reato.
lunedì 22 febbraio 2010
raccolta firme rete dei cittadini candidatura Regione Lazio
Domani martedì 23 nel pomeriggio e dopodomani mercoledì 24 in mattinata la rete dei cittadini raccoglierà le firme in provincia di Latina per sostenere la candidatura nella competizione elettorale per il rinnovo del consiglio regionale del Lazio.
Chi vuole aderire può contattare Sergio Mazzanti al numero 328/4719996 oppure ricevere ulteriori informazioni dal sito www.retedeicittadini.it
Chi vuole aderire può contattare Sergio Mazzanti al numero 328/4719996 oppure ricevere ulteriori informazioni dal sito www.retedeicittadini.it
ambientalismo e campagna elettorale
Manifesti, slogan, convegni e iniziative per la campagna elettorale regionale sfruttano quasi tutti i temi ambientali. Quasi tutti da una parte politica sono contro l’inquinamento, le malattie, il nucleare, per la difesa dell’ambiente, dell’agricoltura di qualità e del turismo. L’altre parte politica è a giorni alterni (come per le targhe) per l’ambientalismo del fare (che significa sfruttare e deturpare l’ambiente per speculazioni di vario genere) e di quello antinucleare, sempre per la difesa dell’ambiente, dell’agricoltura di qualità e del turismo.
Forse qualcuno di questi aspiranti consiglieri regionali da 10 mila euro al mese, oltre a 350 mila euro l’anno da destinare a chi e come loro vogliono, la pensione da 3 mila euro al mese dopo il primo mandato e il compimento dei 50 anni, pensano o sperano che non abbiamo memoria o che gli elettori non sappiano distinguere tra impianti nocivi. Esperienze di altri comuni, regioni, nazioni evidenziano che le alternative a scempio e distruzione ambientale per favorire le aziende esistono, sono reali, danno decine di migliaia di posti di lavoro. Si chiamano energia naturale e rinnovabile, efficienza energetica, riduzione degli sprechi, miglioramento dell’isolamento, raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani, riciclo, riduzione, riuso. Ma gli ambientalisti da campagna elettorale dovrebbero spiegare, per esempio, perché l’ennesima propaganda non è diventata realtà quando loro stessi o i loro partiti sedevano e siedono nel consiglio regionale uscente. Se fossimo in un paese normale, se ci fosse il rispetto dell’intelligenza, conoscenza e memoria degli elettori questi signori, questi partiti dovrebbero chiederci scusa spiegandoci perché sono stati incapaci di realizzare quello che logica, buon senso, rispetto dei diritti civili e sociali impone loro. Quello che serve lo sappiamo, per fortuna, anche senza la loro propaganda. Fa piacere che alla fine lo hanno capito pure loro. Ma non sarà un merito aver compiuto l’obbligo che la carica impone, ma il rispetto del dovere. Spiegateci per esempio, perché la Regione Lazio non ha attuato il programma elettorale di Marrazzo, perché ha emesso documenti ridicoli, come il parere sulle biomasse, istituendo 3 comuni inesistenti, oppure perché non ha emanato il nuovo piano energetico o non ha previsto e preteso la raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani. Spiegateci perché non è stata data risposta a decine di migliaia di cittadini che hanno protestato contro l’autostrada? Oppure contro la gestione attuale del ciclo dell’acqua con decine di migliaia di ricorsi che non soddisfa né cittadini né amministrazioni? Forse confidano nel fatto che non ci sono alternative?
Pontinia 22 febbraio 2010 Ecologia e territorio Giorgio Libralato
Forse qualcuno di questi aspiranti consiglieri regionali da 10 mila euro al mese, oltre a 350 mila euro l’anno da destinare a chi e come loro vogliono, la pensione da 3 mila euro al mese dopo il primo mandato e il compimento dei 50 anni, pensano o sperano che non abbiamo memoria o che gli elettori non sappiano distinguere tra impianti nocivi. Esperienze di altri comuni, regioni, nazioni evidenziano che le alternative a scempio e distruzione ambientale per favorire le aziende esistono, sono reali, danno decine di migliaia di posti di lavoro. Si chiamano energia naturale e rinnovabile, efficienza energetica, riduzione degli sprechi, miglioramento dell’isolamento, raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani, riciclo, riduzione, riuso. Ma gli ambientalisti da campagna elettorale dovrebbero spiegare, per esempio, perché l’ennesima propaganda non è diventata realtà quando loro stessi o i loro partiti sedevano e siedono nel consiglio regionale uscente. Se fossimo in un paese normale, se ci fosse il rispetto dell’intelligenza, conoscenza e memoria degli elettori questi signori, questi partiti dovrebbero chiederci scusa spiegandoci perché sono stati incapaci di realizzare quello che logica, buon senso, rispetto dei diritti civili e sociali impone loro. Quello che serve lo sappiamo, per fortuna, anche senza la loro propaganda. Fa piacere che alla fine lo hanno capito pure loro. Ma non sarà un merito aver compiuto l’obbligo che la carica impone, ma il rispetto del dovere. Spiegateci per esempio, perché la Regione Lazio non ha attuato il programma elettorale di Marrazzo, perché ha emesso documenti ridicoli, come il parere sulle biomasse, istituendo 3 comuni inesistenti, oppure perché non ha emanato il nuovo piano energetico o non ha previsto e preteso la raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani. Spiegateci perché non è stata data risposta a decine di migliaia di cittadini che hanno protestato contro l’autostrada? Oppure contro la gestione attuale del ciclo dell’acqua con decine di migliaia di ricorsi che non soddisfa né cittadini né amministrazioni? Forse confidano nel fatto che non ci sono alternative?
Pontinia 22 febbraio 2010 Ecologia e territorio Giorgio Libralato
27 marzo ora della terra
Il 27 marzo dalle 20.30 aderisci all’evento globale del WWF – L’ora della Terra.
In tutto il pianeta si spegneranno le luci per un’ora.
Monumenti, palazzi, negozi, appartamenti. Comunità, scuole, singole case.
Un appuntamento planetario che quest’anno ha un significato ancora più forte: è il nostro modo per dire ai potenti che dopo il deludente vertice di Copenhagen noi non molliamo. Continueremo a chiedere un accordo globale sul clima efficace e vero.
Se vivi su questo pianeta, non puoi mancare. Clicca qui http://www.wwf.it/oradellaterra/
Ultime News
18/2/2010
Inizia il tam tam per l'Ora della Terra 2010
Mancano 38 giorni ma per l’Earth Hour è già certo che si spegneranno migliaia di città di 80 paesi in tutto il mondo 16/2/2010
L'Ora della Terra e la tutela dei pipistrelli
Un'importante iniziativa di tutela dei chirotteri ha preso il via anche in Piemonte, attraverso l'impegno della Stazione Teriologica Piemontese. 9/2/2010
Edizione 2009 Earth Hour, il WWF ringrazia
Il WWF ringrazia tutti coloro che hanno partecipato anche in Italia a questa manifestazione: dalle massime cariche dello Stato alle centinaia di amministrazioni locali, dalle migliaia di cittadini ai testimonial, alle aziende
http://www.wwf.it/oradellaterra/
In tutto il pianeta si spegneranno le luci per un’ora.
Monumenti, palazzi, negozi, appartamenti. Comunità, scuole, singole case.
Un appuntamento planetario che quest’anno ha un significato ancora più forte: è il nostro modo per dire ai potenti che dopo il deludente vertice di Copenhagen noi non molliamo. Continueremo a chiedere un accordo globale sul clima efficace e vero.
Se vivi su questo pianeta, non puoi mancare. Clicca qui http://www.wwf.it/oradellaterra/
Ultime News
18/2/2010
Inizia il tam tam per l'Ora della Terra 2010
Mancano 38 giorni ma per l’Earth Hour è già certo che si spegneranno migliaia di città di 80 paesi in tutto il mondo 16/2/2010
L'Ora della Terra e la tutela dei pipistrelli
Un'importante iniziativa di tutela dei chirotteri ha preso il via anche in Piemonte, attraverso l'impegno della Stazione Teriologica Piemontese. 9/2/2010
Edizione 2009 Earth Hour, il WWF ringrazia
Il WWF ringrazia tutti coloro che hanno partecipato anche in Italia a questa manifestazione: dalle massime cariche dello Stato alle centinaia di amministrazioni locali, dalle migliaia di cittadini ai testimonial, alle aziende
http://www.wwf.it/oradellaterra/
domenica 21 febbraio 2010
protesta contro l'emergenza a tutti i costi
LA RABBIA IN PIAZZA:"A NOI STIPENDI DA FAME E LORO PENSANO AGLI AFFARI"
19 febbraio 2010
No Bertolaso day Protesta a Roma dei sindacati di base dei Vigili del fuoco con i comitati contro l'inceneritore di Acerra e le discariche, una delegazione di abruzzesi e di ricercatori pubblici. Sotto accusa il sistema dell'emergenza a tutti i costi
In piazza contro la logica dell'emergenza, fonte di disastri ambientali e occupazionali. Si sono trovati ieri a Roma, davanti a Montecitorio (e poi all'Università) i vigili del fuoco, i comitati contro le discariche, gli abruzzesi vittime del terremoto e i ricercatori pubblici, riuniti dal sindacato di base Rdb per il "No Bertolaso Day", protesta contro il decreto 195, che prevedeva la privatizzazione della Protezione civile. Una "rivoluzione" prevista dall'articolo 15 del provvedimento, stralciato dal governo dopo le inchieste che hanno coinvolto Guido Bertolaso, che non è però l'unico ad essere finito nel mirino dei manifestanti: «Con questo decreto la Protezione civile assorbe una serie di competenze dei Vigili del fuoco - attacca Antonio Iritano, vigile e membro del coordinamento nazionale Rdb - ormai anche un normale incidente ferroviario rientra tra le emergenze, e questo ampliamento dei compiti oggi si spiega alla luce del verminaio che sta emergendo sugli appalti ».
Più interventi da fare, più soldi e meno giustificazioni da dare, insomma. Il danno è anche economico, spiega il sindacalista, infatti «nel decreto Abruzzo erano previsti soldi per l'assunzione di Vigili, 4,8 milioni di euro che ora sono stati stornati per aumentare i dirigenti della Protezione civile», con la conseguenza di «emarginare sempre di più i Vigili del fuoco, che all'Aquila lavorano dal 6 aprile in una situazione di emergenza, con stipendi da fame». Antonio ha infatti una gigantografia della sua busta paga, con un netto di 1300 euro, che diventano 900 senza indennità di rischio.
Un altro tra gli aspetti più contestati del 195, anche questo eliminato, prevedeva la costituzione di commissariati regionali per il dissesto idrogeologico, che avrebbero tolto competenze a istituti di ricerca come Ispra e Ingv, i cui ricercatori (spesso precari) si occupano di questo ed erano ieri in piazza. Lo ha spiegato Claudio Argentini, della segreteria nazionale Usi - Rdb, secondo cui «la decretazione d'urgenza permette di scavalcare le competenze degli esperti ed è paradossale che mentre si denunciano le condizioni ambientali si spendano i soldi nel ponte di Messina o nei grandi eventi».
Chi si considera «tra le prime vittime dell'ideologia dell'emergenza di questi anni» sono i comitati contro la discarica di Chiaiano e l'inceneritore di Acerra, che contestano la stessa idea che l'emergenza rifiuti in Campania sia stata risolta. Di sicuro ha cancellato la trasparenza, spiegano, visto che «è da agosto che i dati degli sforamenti da diossina ad Acerra sono stati tolti dal sito della Protezione civile; nell'ultimo mese registrato c'erano stati 27 superamenti, massimo dovrebbero essere 35 l'anno».
Tanta rabbia, che si è espressa negli slogan ma anche nella contestazione ai politici: Niccolò Ghedini, deputato Pdl e avvocato del premier, è stato costretto a rifugiarsi in una libreria, ma pesanti epiteti sono stati rivolti anche a Massimo D'Alema e ha suscitato malumore la presenza di Antonio Di Pietro, che si è subito allontanato.
Rossana De Rossi da Terra
19 febbraio 2010
No Bertolaso day Protesta a Roma dei sindacati di base dei Vigili del fuoco con i comitati contro l'inceneritore di Acerra e le discariche, una delegazione di abruzzesi e di ricercatori pubblici. Sotto accusa il sistema dell'emergenza a tutti i costi
In piazza contro la logica dell'emergenza, fonte di disastri ambientali e occupazionali. Si sono trovati ieri a Roma, davanti a Montecitorio (e poi all'Università) i vigili del fuoco, i comitati contro le discariche, gli abruzzesi vittime del terremoto e i ricercatori pubblici, riuniti dal sindacato di base Rdb per il "No Bertolaso Day", protesta contro il decreto 195, che prevedeva la privatizzazione della Protezione civile. Una "rivoluzione" prevista dall'articolo 15 del provvedimento, stralciato dal governo dopo le inchieste che hanno coinvolto Guido Bertolaso, che non è però l'unico ad essere finito nel mirino dei manifestanti: «Con questo decreto la Protezione civile assorbe una serie di competenze dei Vigili del fuoco - attacca Antonio Iritano, vigile e membro del coordinamento nazionale Rdb - ormai anche un normale incidente ferroviario rientra tra le emergenze, e questo ampliamento dei compiti oggi si spiega alla luce del verminaio che sta emergendo sugli appalti ».
Più interventi da fare, più soldi e meno giustificazioni da dare, insomma. Il danno è anche economico, spiega il sindacalista, infatti «nel decreto Abruzzo erano previsti soldi per l'assunzione di Vigili, 4,8 milioni di euro che ora sono stati stornati per aumentare i dirigenti della Protezione civile», con la conseguenza di «emarginare sempre di più i Vigili del fuoco, che all'Aquila lavorano dal 6 aprile in una situazione di emergenza, con stipendi da fame». Antonio ha infatti una gigantografia della sua busta paga, con un netto di 1300 euro, che diventano 900 senza indennità di rischio.
Un altro tra gli aspetti più contestati del 195, anche questo eliminato, prevedeva la costituzione di commissariati regionali per il dissesto idrogeologico, che avrebbero tolto competenze a istituti di ricerca come Ispra e Ingv, i cui ricercatori (spesso precari) si occupano di questo ed erano ieri in piazza. Lo ha spiegato Claudio Argentini, della segreteria nazionale Usi - Rdb, secondo cui «la decretazione d'urgenza permette di scavalcare le competenze degli esperti ed è paradossale che mentre si denunciano le condizioni ambientali si spendano i soldi nel ponte di Messina o nei grandi eventi».
Chi si considera «tra le prime vittime dell'ideologia dell'emergenza di questi anni» sono i comitati contro la discarica di Chiaiano e l'inceneritore di Acerra, che contestano la stessa idea che l'emergenza rifiuti in Campania sia stata risolta. Di sicuro ha cancellato la trasparenza, spiegano, visto che «è da agosto che i dati degli sforamenti da diossina ad Acerra sono stati tolti dal sito della Protezione civile; nell'ultimo mese registrato c'erano stati 27 superamenti, massimo dovrebbero essere 35 l'anno».
Tanta rabbia, che si è espressa negli slogan ma anche nella contestazione ai politici: Niccolò Ghedini, deputato Pdl e avvocato del premier, è stato costretto a rifugiarsi in una libreria, ma pesanti epiteti sono stati rivolti anche a Massimo D'Alema e ha suscitato malumore la presenza di Antonio Di Pietro, che si è subito allontanato.
Rossana De Rossi da Terra
il lido e il lago di Sabaudia e spiaggiopoli
Finalmente lo scorso anno, su iniziativa del Parco Nazionale del Circeo, è iniziata, dopo decenni di evidente tollerata appropriazione privata, la restituzione di una parte di una delle spiagge più belle d’Italia (quella di Sabaudia e del Parco stesso) alla gente che ne aveva subito lo scippo.
Continuare con questa azione vorrebbe dire, sicuramente, favorire il turismo, gli operatori del settore, l’economia locale invece in continua recessione.
Ma pare che il governo nazionale, come si legge nel comunicato che segue, voglia invece regredire ulteriormente continuando a togliere alla comunità per darlo a pochi, aumentando le spese per i cittadini e di conseguenza speculatori ed aziende private.
E’ strano osservare come anche questa iniziativa passi sotto il silenzio dell’informazione, probabilmente tollerato dalle amministrazioni locali che invece, per dovere istituzionale, dovrebbero stare dalla parte dell’interesse pubblico.
O forse semplicemente gli enti locali ignorano l’ennesima tegola che sta per calare sul turismo, sui diritti pubblici, sull’economia della nostra provincia che continua a perdere non solo posti di lavoro, ma anche opportunità.
Qualche speranza di inversione di tendenza c’è se gli annunciati candidati assessori regionali all’ambiente sapranno mantenere quanto promesso.
Cioè restituire il ciclo dell’acqua e il diritto a questa necessaria risorsa alla gente, ai cittadini riconoscendone il valore e togliendolo alla speculazione dei privati e di aziende tanto contestate.
Oppure, appunto, mantenere vincoli sui beni che l’intero mondo ci invidia preservandoli dalla speculazione di pochi, dalla navigazione a motore, come qualcuno vorrebbe attuare con il regolamento sul lago di Sabaudia, contrario alle leggi e alle norme in materia.
Ma forse il silenzio sulla speculazione della spiaggia è complice della speculazione che potrebbe arrivare dall’approvazione del regolamento sul Lago di Sabaudia, altro argomento sul quale pare essere sceso il silenzio.
Eppure il regolamento sul Lago dovrebbe essere approvato la prossima settimana.
Mancata informazione come occhio che non vede e cuore che non duole?
Pontinia 21 febbraio 2010 Ecologia e Territorio Giorgio Libralato
SPIAGGE. BONELLI: E' 'SPIAGGIOPOLI', GOVERNO LE RUBA AD ITALIANI 19 febbraio 2010
DEFINITIVAMENTE PRIVATIZZATE A PREZZI RIDICOLI. DENUNCIATO A UE.
(DIRE) Roma, 19 feb. - "Le spiagge italiane sono state definitivamente privatizzate, o meglio, rubate agli italiani". Lo denuncia il presidente dei Verdi, Angelo Bonelli, sottolineando che "il decreto 'Milleproroghe' approvato alcuni giorni fa prevede una norma che elude la direttiva Bolkestein per le spiagge italiane". Il che significa che "la vera e propria monarchia che ha gestito fino ad oggi le spiagge italiane continuera' a gestirle in assoluta assenza di bandi o gare pubbliche e a costi irrisori". Infatti, continua Bonelli, "le concessioni delle spiagge italiane continueranno ad essere date a trattativa privata in assenza di bandi pubblici e a costi irrisori".
La norma approvata, spiega il presidente dei Verdi, prevede il differimento dell'applicazione di questa direttiva fino al 2015, dando, nei prossimi cinque anni, "la facolta' alle Regioni e ai Comuni, in questi cinque anni, di rinnovare le concessioni demaniali per altri 20 anni sempre ai soliti noti".
Per Bonelli "e' importante ricordare che, ad oggi, il costo di una concessione e' un regalo ai privati: un metro quadrato costa infatti da 0,40 a 0,60 centesimi di euro per metro quadro l'anno". E lo Stato "incassa dalle concessioni demaniali ogni anno meno di 90 milioni di euro, a fronte di un fatturato di oltre due miliardi euro l'anno". Per Bonelli tutto questo e' "un vero insulto per l'Italia, che fatica ad arrivare alla fine del mese" e fa sapere che "su questo abbiamo inviato un esposto all'Unione europea".
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Continuare con questa azione vorrebbe dire, sicuramente, favorire il turismo, gli operatori del settore, l’economia locale invece in continua recessione.
Ma pare che il governo nazionale, come si legge nel comunicato che segue, voglia invece regredire ulteriormente continuando a togliere alla comunità per darlo a pochi, aumentando le spese per i cittadini e di conseguenza speculatori ed aziende private.
E’ strano osservare come anche questa iniziativa passi sotto il silenzio dell’informazione, probabilmente tollerato dalle amministrazioni locali che invece, per dovere istituzionale, dovrebbero stare dalla parte dell’interesse pubblico.
O forse semplicemente gli enti locali ignorano l’ennesima tegola che sta per calare sul turismo, sui diritti pubblici, sull’economia della nostra provincia che continua a perdere non solo posti di lavoro, ma anche opportunità.
Qualche speranza di inversione di tendenza c’è se gli annunciati candidati assessori regionali all’ambiente sapranno mantenere quanto promesso.
Cioè restituire il ciclo dell’acqua e il diritto a questa necessaria risorsa alla gente, ai cittadini riconoscendone il valore e togliendolo alla speculazione dei privati e di aziende tanto contestate.
Oppure, appunto, mantenere vincoli sui beni che l’intero mondo ci invidia preservandoli dalla speculazione di pochi, dalla navigazione a motore, come qualcuno vorrebbe attuare con il regolamento sul lago di Sabaudia, contrario alle leggi e alle norme in materia.
Ma forse il silenzio sulla speculazione della spiaggia è complice della speculazione che potrebbe arrivare dall’approvazione del regolamento sul Lago di Sabaudia, altro argomento sul quale pare essere sceso il silenzio.
Eppure il regolamento sul Lago dovrebbe essere approvato la prossima settimana.
Mancata informazione come occhio che non vede e cuore che non duole?
Pontinia 21 febbraio 2010 Ecologia e Territorio Giorgio Libralato
SPIAGGE. BONELLI: E' 'SPIAGGIOPOLI', GOVERNO LE RUBA AD ITALIANI 19 febbraio 2010
DEFINITIVAMENTE PRIVATIZZATE A PREZZI RIDICOLI. DENUNCIATO A UE.
(DIRE) Roma, 19 feb. - "Le spiagge italiane sono state definitivamente privatizzate, o meglio, rubate agli italiani". Lo denuncia il presidente dei Verdi, Angelo Bonelli, sottolineando che "il decreto 'Milleproroghe' approvato alcuni giorni fa prevede una norma che elude la direttiva Bolkestein per le spiagge italiane". Il che significa che "la vera e propria monarchia che ha gestito fino ad oggi le spiagge italiane continuera' a gestirle in assoluta assenza di bandi o gare pubbliche e a costi irrisori". Infatti, continua Bonelli, "le concessioni delle spiagge italiane continueranno ad essere date a trattativa privata in assenza di bandi pubblici e a costi irrisori".
La norma approvata, spiega il presidente dei Verdi, prevede il differimento dell'applicazione di questa direttiva fino al 2015, dando, nei prossimi cinque anni, "la facolta' alle Regioni e ai Comuni, in questi cinque anni, di rinnovare le concessioni demaniali per altri 20 anni sempre ai soliti noti".
Per Bonelli "e' importante ricordare che, ad oggi, il costo di una concessione e' un regalo ai privati: un metro quadrato costa infatti da 0,40 a 0,60 centesimi di euro per metro quadro l'anno". E lo Stato "incassa dalle concessioni demaniali ogni anno meno di 90 milioni di euro, a fronte di un fatturato di oltre due miliardi euro l'anno". Per Bonelli tutto questo e' "un vero insulto per l'Italia, che fatica ad arrivare alla fine del mese" e fa sapere che "su questo abbiamo inviato un esposto all'Unione europea".
13:58 19-02-10 www.verdi.it
sabato 20 febbraio 2010
La Ricostruzione in onda domenica 21 febbraio 2010 alle 21.30
La Ricostruzione In onda domenica 21 febbraio 2010 alle 21.30
di Alessandro Macina, Elena Stramentinoli e Riccardo Iacona
PresaDiretta fa il punto a quasi un anno dal terremoto dell’Aquila.
Sono ancora 28.000 gli aquilani “dispersi”, quelli che vivono negli alberghi della costa, in appartamenti in affitto temporaneo e a casa di parenti.
Ci sono ancora 3 cantieri aperti del progetto C.A.S.E., quello delle cosiddette “case di Berlusconi”, arredate di tutto punto. Ci sono 166 appartamenti da ultimare e 213 appartamenti da assegnare e mancano all’appello centinaia di prefabbricati in legno leggero della Protezione Civile.
La ricostruzione vera e propria segna il passo. Non è stata ancora emanata l’ordinanza per la ricostruzione del Centro Storico, dove, a parte qualche puntellamento, nulla è stato fatto.
Eppure sono centinaia le case che, con poca spesa, avrebbero potuto essere oggi abitabili.
Anche fuori del Centro Storico, per colpa di ordinanze contraddittorie e della burocrazia gran parte dei cittadini aspettano ancora risposta alle richieste di finanziamento per cominciare i lavori.
Infine ad oggi non c’è un piano di sostegno al commercio né alla piccola e media industria.
La battaglia per far rinascere l’Aquila è ancora tutta da combattere.
dal sito Rai della trasmissione "Presa diretta"
di Alessandro Macina, Elena Stramentinoli e Riccardo Iacona
PresaDiretta fa il punto a quasi un anno dal terremoto dell’Aquila.
Sono ancora 28.000 gli aquilani “dispersi”, quelli che vivono negli alberghi della costa, in appartamenti in affitto temporaneo e a casa di parenti.
Ci sono ancora 3 cantieri aperti del progetto C.A.S.E., quello delle cosiddette “case di Berlusconi”, arredate di tutto punto. Ci sono 166 appartamenti da ultimare e 213 appartamenti da assegnare e mancano all’appello centinaia di prefabbricati in legno leggero della Protezione Civile.
La ricostruzione vera e propria segna il passo. Non è stata ancora emanata l’ordinanza per la ricostruzione del Centro Storico, dove, a parte qualche puntellamento, nulla è stato fatto.
Eppure sono centinaia le case che, con poca spesa, avrebbero potuto essere oggi abitabili.
Anche fuori del Centro Storico, per colpa di ordinanze contraddittorie e della burocrazia gran parte dei cittadini aspettano ancora risposta alle richieste di finanziamento per cominciare i lavori.
Infine ad oggi non c’è un piano di sostegno al commercio né alla piccola e media industria.
La battaglia per far rinascere l’Aquila è ancora tutta da combattere.
dal sito Rai della trasmissione "Presa diretta"
Fantapolitica, se fosse un paese normale
Stando ai fatti il dissesto dichiarato il 17/5/2004 sarebbe basato su conteggi sbagliati di circa 17 milioni di euro. Oltre 10 milioni di debiti sono stati cancellati dalla sentenza del Tar di Latina del 17 novembre 2004 e non più riproposti. Secondo il Ministero dell’Interno ci sarebbe un avanzo di amministrazione di oltre 4 milioni. Molti commenti chiedono dov’è l’errore evidente, chi ha sbagliato e perché. Qualcuno scrive che, se fossimo in un paese normale, chi ha sbagliato dovrebbe pagare i danni. Per esempio 300 mila euro per i commissari, ma anche tutte le pompose spese legali, denunce per sentenze contrarie, ma anche la mala amministrazione e il tempo perso per chiarire aspetti che poi si sono rivelati come una parte di cittadini aveva scritto fin dall’inizio. Oppure chi ha avuto e svolto incarichi, dalle risultanze commettendo gli errori di cui sopra, dovrebbe anche restituire i compensi per un lavoro contraddetto dalle attuali risultanze.
Ma se fossimo non un paese normale ma con una certa parvenza di normalità sarebbe stato sufficiente che chi è stato smentito in modo così clamoroso chiedesse almeno scusa, ai cittadini, ai dipendenti e alle aziende.
Se poi ci fossero dei partiti normali questi non avrebbero candidato a piè sospinto alcune delle persone che a vario titolo (forse in buona fede, forse per scarsa conoscenza della materia come scrive il Consiglio di Stato) hanno concorso nell’approvazione dell’errore alle elezioni di ogni ordine e grado. Comunali, provinciali, regionali e parlamento. Magari sarebbe bastato che anziché un manifesto “vota per me” avesse scritto “chiedo scusa dell’errore sul dissesto. Da oggi mi impegno a non sbagliare più”.
Ovviamente nessun riferimento con la realtà e con personaggi reali.
Questa è solo fantapolitica.
Ma se fossimo non un paese normale ma con una certa parvenza di normalità sarebbe stato sufficiente che chi è stato smentito in modo così clamoroso chiedesse almeno scusa, ai cittadini, ai dipendenti e alle aziende.
Se poi ci fossero dei partiti normali questi non avrebbero candidato a piè sospinto alcune delle persone che a vario titolo (forse in buona fede, forse per scarsa conoscenza della materia come scrive il Consiglio di Stato) hanno concorso nell’approvazione dell’errore alle elezioni di ogni ordine e grado. Comunali, provinciali, regionali e parlamento. Magari sarebbe bastato che anziché un manifesto “vota per me” avesse scritto “chiedo scusa dell’errore sul dissesto. Da oggi mi impegno a non sbagliare più”.
Ovviamente nessun riferimento con la realtà e con personaggi reali.
Questa è solo fantapolitica.
Il dissesto delle strade provinciali
La situazione delle strade nella provincia di Latina è critica se non insostenibile per la maggior parte dei tracciati.
Affianco alla pericolosità per la posizione infelice di incroci, della gestione improbabile con semafori che non risolvono né il problema della sicurezza, né, tantomeno della scorrevolezza e dello smaltimento del traffico troppo elevato, alla dimensione inadatta della sede stradale si aggiunge il dissesto della sede stradale con buche di notevoli dimensioni spesso nascoste da pozzanghere d’acqua.
Proprio il mancato deflusso dell’acqua, dovuto sia ad errori di progetto, di realizzazione che di mancata normale amministrazione, con la pulizia degli scoli e canaletti laterali, oltre all’effetto acqua planning, aggiungono, appunto, il pericolo di voragini per le macchine, ma soprattutto per i motorini.
Come si fa a chiedere la realizzazione di nuove strade o infrastrutture (per le quali come spiegano il Cipe e l’associazione dei costruttori mancano i finanziamenti, quindi si perde tempo in progetti irrealizzabili) o a prometterle in campagna elettorale (tranne attendere altri 5 anni per proporne altre sempre irrealizzabili) quando non si riesce a mettere mano ad una semplice manutenzione?
Tra l’altro non si parla di problemi nuovi o sconosciuti ma che si ripetono puntualmente ogni anno se non ad ogni stagione, quindi ampliamenti programmabili e prevedibili.
Come si può accettare che le casse degli enti preposti rimangano attivi con milioni di euro quando poi non vengono realizzate queste manutenzione?
Chi paga i danni degli incidenti dovuti a questa incuria?
Come si può pensare che le nostre aziende siano competitive quando vengono bistrattate nei servizi primari?
Perché, per esempio, non si produce e si attua un piano serio e realizzabile del traffico?
Perché non si potenziano mezzi pubblici riducendo contemporaneamente costi, tempi di percorrenza, inquinamento, incidenti, aumentando la sicurezza?
Basta transitare nei 3 km della via Capograssa (da Borgo San Michele verso Pontinia) si notano buche interrotte solo occasionalmente da tracce di asfalto.
Chiaro che lì non vi abitano o transitano personaggi che contano là dove si prendono le decisioni in merito.
Ma lo stesso si nota sulle varie Migliare.
Giorgio Libralato
Affianco alla pericolosità per la posizione infelice di incroci, della gestione improbabile con semafori che non risolvono né il problema della sicurezza, né, tantomeno della scorrevolezza e dello smaltimento del traffico troppo elevato, alla dimensione inadatta della sede stradale si aggiunge il dissesto della sede stradale con buche di notevoli dimensioni spesso nascoste da pozzanghere d’acqua.
Proprio il mancato deflusso dell’acqua, dovuto sia ad errori di progetto, di realizzazione che di mancata normale amministrazione, con la pulizia degli scoli e canaletti laterali, oltre all’effetto acqua planning, aggiungono, appunto, il pericolo di voragini per le macchine, ma soprattutto per i motorini.
Come si fa a chiedere la realizzazione di nuove strade o infrastrutture (per le quali come spiegano il Cipe e l’associazione dei costruttori mancano i finanziamenti, quindi si perde tempo in progetti irrealizzabili) o a prometterle in campagna elettorale (tranne attendere altri 5 anni per proporne altre sempre irrealizzabili) quando non si riesce a mettere mano ad una semplice manutenzione?
Tra l’altro non si parla di problemi nuovi o sconosciuti ma che si ripetono puntualmente ogni anno se non ad ogni stagione, quindi ampliamenti programmabili e prevedibili.
Come si può accettare che le casse degli enti preposti rimangano attivi con milioni di euro quando poi non vengono realizzate queste manutenzione?
Chi paga i danni degli incidenti dovuti a questa incuria?
Come si può pensare che le nostre aziende siano competitive quando vengono bistrattate nei servizi primari?
Perché, per esempio, non si produce e si attua un piano serio e realizzabile del traffico?
Perché non si potenziano mezzi pubblici riducendo contemporaneamente costi, tempi di percorrenza, inquinamento, incidenti, aumentando la sicurezza?
Basta transitare nei 3 km della via Capograssa (da Borgo San Michele verso Pontinia) si notano buche interrotte solo occasionalmente da tracce di asfalto.
Chiaro che lì non vi abitano o transitano personaggi che contano là dove si prendono le decisioni in merito.
Ma lo stesso si nota sulle varie Migliare.
Giorgio Libralato
venerdì 19 febbraio 2010
caccia da idv una proposta indecente
15/2/2010 - Il WWF ritiene vergognosa la proposta di legge dell’on. Cimadoro di Italia dei Valori dove si vogliono eliminare i reati legati alla caccia
Il WWF ritiene vergognosa la proposta di legge dell’on. Cimadoro di Italia dei Valori dove si vogliono eliminare i reati di caccia per l’uccisione di animali appartenenti alle specie protette più rare e minacciate in Italia e in Europa, come la lontra, la lince, il cervo sardo, il camoscio d'Abruzzo, la cicogna, il fenicottero, tutte le specie di rapaci, il cavaliere d'Italia e molte altre . Questa proposta è davvero indecente, soprattutto se lanciata nell’anno della biodiversità ed in un momento in cui lo scontro tra la fazione più bieca dei cacciatori e gli ambientalisti si sta inasprendo a causa di altre proposte di legge che farebbero tornare l’Italia al medioevo venatorio.
E’ ancora più sorprendente che la proposta di eliminare le sanzioni penali per i reati di bracconaggio (ancora numerosi e gravissimi in Italia ) venga proprio da Italia dei Valori che ha fatto della legalità il proprio vessillo. Il WWF chiede ai parlamentari di Italia dei Valori che hanno presentato questa proposta l’immediato ritiro ed al Presidente Di Pietro di intervenire e sui propri parlamentari per ricondurli alla ragione ed al rispetto della legge.
http://www.wwf.it/client/ricerca.aspx?root=23548&parent=3706&content=1
FERMA CON NOI LA CACCIA SELVAGGIA!
• Diciamo NO alla cancellazione dei limiti della stagione venatoria ed alla liberalizzazione della caccia.
• Diciamo SI alla tutela degli animali ed alla
sicurezza delle persone.
FIRMA la petizione LIPU. Fai sentire la tua Voce.
http://www.lipu.it/tu_petizione_cacciaselvaggia.htm
Il WWF ritiene vergognosa la proposta di legge dell’on. Cimadoro di Italia dei Valori dove si vogliono eliminare i reati di caccia per l’uccisione di animali appartenenti alle specie protette più rare e minacciate in Italia e in Europa, come la lontra, la lince, il cervo sardo, il camoscio d'Abruzzo, la cicogna, il fenicottero, tutte le specie di rapaci, il cavaliere d'Italia e molte altre . Questa proposta è davvero indecente, soprattutto se lanciata nell’anno della biodiversità ed in un momento in cui lo scontro tra la fazione più bieca dei cacciatori e gli ambientalisti si sta inasprendo a causa di altre proposte di legge che farebbero tornare l’Italia al medioevo venatorio.
E’ ancora più sorprendente che la proposta di eliminare le sanzioni penali per i reati di bracconaggio (ancora numerosi e gravissimi in Italia ) venga proprio da Italia dei Valori che ha fatto della legalità il proprio vessillo. Il WWF chiede ai parlamentari di Italia dei Valori che hanno presentato questa proposta l’immediato ritiro ed al Presidente Di Pietro di intervenire e sui propri parlamentari per ricondurli alla ragione ed al rispetto della legge.
http://www.wwf.it/client/ricerca.aspx?root=23548&parent=3706&content=1
FERMA CON NOI LA CACCIA SELVAGGIA!
• Diciamo NO alla cancellazione dei limiti della stagione venatoria ed alla liberalizzazione della caccia.
• Diciamo SI alla tutela degli animali ed alla
sicurezza delle persone.
FIRMA la petizione LIPU. Fai sentire la tua Voce.
http://www.lipu.it/tu_petizione_cacciaselvaggia.htm
giovedì 18 febbraio 2010
dimissioni di Cosentino, il Cipe, l'autostrada e Pontinia
Il senatore Nicola Casentino si è dimesso da sottosegretario e domani si dimetterà anche da coordinatore pdl della Campania, questo perlomeno la notizia Ansa. Cosentino è anche il delegato dal presidente del consiglio dei ministri,tra l’altro, nelle sedute concernenti il Cipe, il comitato che decide, anche in merito alle assegnazioni dei fondi per le grandi opere come per le infrastrutture tra le quali rientra il corridoio tirrenico o autostrada Roma-Latina, il porto di Latina e altre opere che riguardano la nostra provincia. Le anticipazioni non spiegano se si è dimesso anche come delegato Cipe.
Tutte le opere di cui sopra che aspettano un segno dal Cipe, mi pare, finora rimaste senza alcun finanziamento, quindi, di fatto, irrealizzabili. Chissà se Casentino si dovesse dimettere anche da questa carica se ciò potrà significare un fatto nuovo, una speranza per queste opere tanto attese o temute.
Già nel dicembre 2001 il Cipe deliberava la necessità di adeguare, in materia di sicurezza, la SS (oggi SR) 148 Pontina e la SS 7 Appia. Poi è arrivato il “grandioso” progetto del corridoio tirrenico definito inutile e devastante dalla destra (erano contro la Mussolini e Finestra) e dall’intero centro sinistra (quando esisteva), ma anche da tutta una serie di associazioni (comprese quelle cattoliche) e da tutti i sindacati. Anche Marrazzo e la coalizione lo definiva inutile e dannoso.
Le cronache poi ci dicono che Cosentino abbia degli interessi in provincia di Latina e in particolare nel comune di Pontinia.
Giorgio Libralato
Il ricorso di Nicola Cosentino, sottosegretario, contro l’arresto, era stato respinto. Secondo “L’espresso” l'impero Cosentino, il cui gruppo è composto da Aversana gas, Aversana Petroli (ingrosso); Ip Service (distributori di benzina); Immobiliare 6C e Agripont, che ha comprato una fattoria di 180 ettari a Pontinia, in provincia di Latina.
www.ansa.it Cosentino si dimette da sottosegretario e da coordinatore
Dimissioni anche da coordinatore Pdl Campania
18 febbraio, 18:39
ROMA - Nicola Cosentino ha rassegnato le dimissioni anche da sottosegretario all'Economia oltre che da coordinatore regionale del Pdl in Campania. Ha spiegato la portavoce, Paola Picilli, sottolineando che per Cosentino si tratta di "dimissioni irrevocabili".
"Avevamo chiesto mesi fa le dimissioni di Cosentino. Allora la maggioranza le respinse, ora abbiamo chiesto, tramite il capogruppo, che il governo ci spieghi quali novità ci sono e ci spieghi il ripensamento", chiede il segretario del Pd Pier Luigi Bersani.
"Le dimissioni di Cosentino vanno respinte dai vertici del Pdl al fine di garantire un suo contributo in campagna elettorale e per evitare che nella vicenda dell'alleanza con l'Udc appaia che ci sono vincitori e vinti": lo afferma Italo Bocchino, presidente vicario del gruppo del Pdl alla Camera.
"Le dimissioni di Cosentino mettono a nudo le tante difficoltà interne al Pdl ma rappresentano anche una comprensibile ribellione ad un metodo autoritario in voga nel partito del pensiero unico berlusconiano in cui uno a Roma decide e gli altri sui territori obbediscono". Così Marco Di Lello coordinatore della segreteria nazionale del Psi. "Si apre ora un'ulteriore opportunità per il centrosinistra per vincere le elezioni regionali in Campania ed anche le provinciali di Caserta. D'altra parte - conclude Di Lello - De Luca con una rimonta straordinaria ha già quasi colmato il vantaggio del centrodestra e le tante contraddizioni interne al Pdl sono certo penalizzeranno pesantemente il partito di Berlusconi".
"Le dimissioni di Cosentino da sottosegretario e coordinatore del Pdl in Campania sono solo la conclusione di una questione di potere interna al Pdl in Campania, se non una mossa elettorale. E comunque sono tardive ed insufficienti. Cosentino è accusato di reati gravissimi e di collusione col clan dei Casalesi. Se vuole davvero dare un segnale positivo e credibile, si dimetta da deputato e corra a farsi processare". Lo afferma il presidente dei deputati dell'Italia dei Valori Massimo Donadi.
Tutte le opere di cui sopra che aspettano un segno dal Cipe, mi pare, finora rimaste senza alcun finanziamento, quindi, di fatto, irrealizzabili. Chissà se Casentino si dovesse dimettere anche da questa carica se ciò potrà significare un fatto nuovo, una speranza per queste opere tanto attese o temute.
Già nel dicembre 2001 il Cipe deliberava la necessità di adeguare, in materia di sicurezza, la SS (oggi SR) 148 Pontina e la SS 7 Appia. Poi è arrivato il “grandioso” progetto del corridoio tirrenico definito inutile e devastante dalla destra (erano contro la Mussolini e Finestra) e dall’intero centro sinistra (quando esisteva), ma anche da tutta una serie di associazioni (comprese quelle cattoliche) e da tutti i sindacati. Anche Marrazzo e la coalizione lo definiva inutile e dannoso.
Le cronache poi ci dicono che Cosentino abbia degli interessi in provincia di Latina e in particolare nel comune di Pontinia.
Giorgio Libralato
Il ricorso di Nicola Cosentino, sottosegretario, contro l’arresto, era stato respinto. Secondo “L’espresso” l'impero Cosentino, il cui gruppo è composto da Aversana gas, Aversana Petroli (ingrosso); Ip Service (distributori di benzina); Immobiliare 6C e Agripont, che ha comprato una fattoria di 180 ettari a Pontinia, in provincia di Latina.
www.ansa.it Cosentino si dimette da sottosegretario e da coordinatore
Dimissioni anche da coordinatore Pdl Campania
18 febbraio, 18:39
ROMA - Nicola Cosentino ha rassegnato le dimissioni anche da sottosegretario all'Economia oltre che da coordinatore regionale del Pdl in Campania. Ha spiegato la portavoce, Paola Picilli, sottolineando che per Cosentino si tratta di "dimissioni irrevocabili".
"Avevamo chiesto mesi fa le dimissioni di Cosentino. Allora la maggioranza le respinse, ora abbiamo chiesto, tramite il capogruppo, che il governo ci spieghi quali novità ci sono e ci spieghi il ripensamento", chiede il segretario del Pd Pier Luigi Bersani.
"Le dimissioni di Cosentino vanno respinte dai vertici del Pdl al fine di garantire un suo contributo in campagna elettorale e per evitare che nella vicenda dell'alleanza con l'Udc appaia che ci sono vincitori e vinti": lo afferma Italo Bocchino, presidente vicario del gruppo del Pdl alla Camera.
"Le dimissioni di Cosentino mettono a nudo le tante difficoltà interne al Pdl ma rappresentano anche una comprensibile ribellione ad un metodo autoritario in voga nel partito del pensiero unico berlusconiano in cui uno a Roma decide e gli altri sui territori obbediscono". Così Marco Di Lello coordinatore della segreteria nazionale del Psi. "Si apre ora un'ulteriore opportunità per il centrosinistra per vincere le elezioni regionali in Campania ed anche le provinciali di Caserta. D'altra parte - conclude Di Lello - De Luca con una rimonta straordinaria ha già quasi colmato il vantaggio del centrodestra e le tante contraddizioni interne al Pdl sono certo penalizzeranno pesantemente il partito di Berlusconi".
"Le dimissioni di Cosentino da sottosegretario e coordinatore del Pdl in Campania sono solo la conclusione di una questione di potere interna al Pdl in Campania, se non una mossa elettorale. E comunque sono tardive ed insufficienti. Cosentino è accusato di reati gravissimi e di collusione col clan dei Casalesi. Se vuole davvero dare un segnale positivo e credibile, si dimetta da deputato e corra a farsi processare". Lo afferma il presidente dei deputati dell'Italia dei Valori Massimo Donadi.
apertura scuola materna 10.30 domani
Venerdi 19 la scuola materna (di Borgo Pasubio, immagino valga anche per le altre scuole dello stesso grado) apre alle 10.30 per consentire la pulizia e rimane aperta nel consueto orario, cioè fino alle 15.30
Caltagirone dalla A di Acea alla s di Siena
Per capire quali sono le priorità e gli interessi di Francesco Gaetano Caltagirone bisogna partire da una foto
e da una riunione. La foto è quella sul Corriere della Sera di lunedì scorso. Pagina 17, titolo: “La ricetta dei banchieri: grandi opere per la ripresa”. Sotto, le immagini di Alessandro Profumo (Unicredit), Corrado Passera (Intesa Sanpaolo) e Caltagirone che è anche - o forse soprattutto – vicepresidente del Monte de’ Paschi di Siena.
La riunione è quella di oggi, del consiglio di amministrazione di Acea, l’ex municipalizzata romana, dove forse non si arriverà allo scontro con i soci francesi, ma dopo il rinvio in extremis di venerdì scorso, il clima sarà quello dei nemici che si studiano in attesa del duello finale all’arma bianca. Ma i tavoli su cui Caltagirone
sta muovendo le sue pedine sono tanti e così sovrapposti che bisogna analizzarli uno per volta.
POTERE BANCARIO. Da quasi un decennio, Caltagirone si diverte a fare il banchiere. A 70 anni (tra due settimane) il costruttore romano ha approfittato della crisi finanziaria e del crollo delle Borse, il minimo di Piazza Affari è stato lo scorso 9 marzo, per impiegare la sua enorme liquidità in modo da aumentare le sue partecipazioni strategiche. Tra queste c’è il 3,9 per cento del Monte de’ Paschi di Siena che Caltagirone riesce
a sfruttare con un effetto leva tipicamente italiano: entrato nel cda nel 2003, ora il costruttore parla della banca come se fosse cosa sua. E in parte ha ragione. In un’intervista a Claudio Cerasa del Fog l i o , venerdì scorso, ha annunciato di voler “trasformare Mps nella prima banca del centro sud”.
Roma inclusa, dove i costruttori e lo stesso Caltagirone sono rimasti privi di una solida sponda creditizia, dopo che Cesare Geronzi è andato a guidare Mediobanca quando nel 2007 la sua Capitalia si è fusa con Unicredit (l’istituto di Profumo ci ha messo due anni a fare ordine nei bilanci e nei rapporti di Capitalia con gli imprenditori romani). L’influenza di Caltagirone su Mps sta crescendo anche in virtù di una sua scelta tattica ormai esplicita: il sostegno alla candidatura del presidente della banca senese Giuseppe Mussari alla guida dell’Abi, l’Associazione delle banche italiane che oggi è affidata a Corrado Faissola (espressione del mondo delle popolari). I giochi si faranno a luglio, ma già ora Caltagirone sta creando un asse con le altre grandi banche – Intesa e Unicredit – che possono essere interessate a egemonizzare l’Abi in un momento che sarà delicato.
Le sofferenze creditizie sono e saranno ai massimi storici (lo ha detto di recente proprio Faissola) e quindi i rapporti con il governo rischiano di diventare ancora più complicati, vista la frequenza con cui il ministro Giulio Tremonti cerca di trasformare in capri espiatori della crisi le banche “che non fanno il loro mestiere”.
Monte dei Paschi, a differenza di Intesa e Unicredit, ha anche sottoscritto i Tremonti bond, le obbligazioni emesse dal Tesoro per rafforzare le banche in difficoltà.
Mussari ieri ha incontrato Cesare Geronzi, presidente di Mediobanca, per definire la strategia di conquista, visto che oggi, con la nomina da parte del comitato esecutivo Abi dei cinque saggi incaricati di individuare il candidato da sottoporre all’assemblea, è partita la fase finale della scalata alla testa dell’associazione.
POTERE ASSICURATIVO.
L’altra vicenda finanziaria che occupa i pensieri di Caltagirone è quella delle Assicurazioni Generali.
Ad aprile si rinnovano i vertici e potrebbe finire l’era del presidente Antoine Bernheim. “A me non risulta che Bernheim in questo momento si sia ricandidato. Se si ricandiderà ci rifletterò”, ha detto sabato Caltagirone. In un momento in cui contano più le omissioni che le azioni, tutti sanno che Bernheim non ha chiesto di essere riconfermato ma neppure ha detto di essere pronto a farsi da parte. E l’8 febbraio il coordinamento europeo
dei dipendenti del colosso assicurativo di Trieste che molti considerano vicino ai soci francesi ha detto che non c’è ragione di cambiare, così da salvaguardare “l’indispensabile stabilità”. Tradotto: meglio Bernheim di Geronzi, il candidato di cui più si discute per la presidenza in questo periodo.
Caltagirone non esclude l’ipotesi geronziana. Al Fog l i o ha detto: “Ho sentito anche io delle voci circolate di una sua presunta candidatura in Generali e su questo argomento lasciatemi però dire che è ancora decisamente troppo presto per discutere”. Intanto, però, Caltagirone continua a comprare e ha portato la sua quota nel gruppo
assicurativo vicina al 2 per cento.
E il suo potere d’intervento cresce in modo più che proporzionale.
Non solo dentro l’azienda: Generali è uno dei tre azionisti italiani (assieme a Intesa e Mediobanca) di Telco, la holding che controlla Telecom Italia e che dopo le Regionali potrebbe disgregarsi a favore di nuovi equilibri (quasi certamente a favore del partner industriale spagnolo Telefónica, altro socio di Telco).
Quando sarà il momento di decidere il nuovo assetto della compagnia telefonica, Caltagirone avrà diritto di parola.
POTERE ENERGETICO. Se agli osservatori è possibile distinguere una trama nelle mosse finanziarie di Caltagirone, risulta più difficile farlo sull’altro terreno, quello dove si prepara lo scontro decisivo: l’Acea, la colossale ex municipalizzata di Roma che si occupa soprattutto di energia e acqua. Premessa: con il decreto Ronchi varato dal governo a fine anno, gli enti locali che hanno ancora partecipazioni in ex municipalizzate
quotate devono scendere sotto il 40 per cento entro fine 2013 e sotto il 30 entro fine 2015.
Il comune di Roma è ancora al 51 per cento di Acea, ma il sindaco Gianni Alemanno ha annunciato a gennaio che è pronto a vendere il 20 per cento entro fine anno. Poi è diventato più cauto, dopo le polemiche sollevate dalle sue parole (il Pd lo accusa di svendere le quote, visto che il prezzo di Borsa è ai minimi).
Ma le incertezze sul futuro industriale di Acea sono anche maggiori di quelle sul futuro azionario.
Caltagirone ha continuato a comprare quote in Acea fino ad arrivare all’8,9 per cento, appena sotto i soci francesi di Gdf-Suez che hanno il 9,9 per cento (e che l’immobiliarista cerca di contenere da oltre un anno). Il problema è il seguente: se i francesi restano così forti da avere di fatto un potere di veto, nessun imprenditore
sarà interessato a comprare le azioni oggi in mano al comune di Roma. E se queste finiranno ai piccoli azionisti – come sembra ipotizzare Alemanno che non disdegna il modello della public company – allora sarà possibile a pochi soggetti rastrellare azioni a prezzi bassi e, in modo più o meno trasparente, esercitare la propria influenza sulla società. Caltagirone è consapevole di questo: il suo obiettivo non sembra essere farsi carico delle quote in mano al comune, ma rimanere un azionista forte di un’Acea plurale, in cui i francesi vengano emarginati o fatti
fuori. E il confronto finale sarà probabilmente al consiglio di amministrazione di aprile, ma già in quello di oggi il costruttore e Gdf si scambieranno i primi fendenti.
Caltagirone non ha alcun interesse a occuparsi in prima persona di acqua e fognature, ma vuole evitare che nel cuore del potere economico romano ci sia un azionista più forte di lui. Nell’ottica di questo progetto, la vittoria di Renata Polverini, candidata alla presidenza del Lazio, sarà un utile tassello.
Anche per bilanciare eventuali (e non impossibili) slanci di Alemanno che, a corto di risorse, potrebbe anche decidere di vendere davvero il 20 per cento sul mercato in tempi molto brevi. Nonostante Caltagirone.
Stefano Feltri Il Fatto quotidiano mercoledì 17 febbraio 2010
e da una riunione. La foto è quella sul Corriere della Sera di lunedì scorso. Pagina 17, titolo: “La ricetta dei banchieri: grandi opere per la ripresa”. Sotto, le immagini di Alessandro Profumo (Unicredit), Corrado Passera (Intesa Sanpaolo) e Caltagirone che è anche - o forse soprattutto – vicepresidente del Monte de’ Paschi di Siena.
La riunione è quella di oggi, del consiglio di amministrazione di Acea, l’ex municipalizzata romana, dove forse non si arriverà allo scontro con i soci francesi, ma dopo il rinvio in extremis di venerdì scorso, il clima sarà quello dei nemici che si studiano in attesa del duello finale all’arma bianca. Ma i tavoli su cui Caltagirone
sta muovendo le sue pedine sono tanti e così sovrapposti che bisogna analizzarli uno per volta.
POTERE BANCARIO. Da quasi un decennio, Caltagirone si diverte a fare il banchiere. A 70 anni (tra due settimane) il costruttore romano ha approfittato della crisi finanziaria e del crollo delle Borse, il minimo di Piazza Affari è stato lo scorso 9 marzo, per impiegare la sua enorme liquidità in modo da aumentare le sue partecipazioni strategiche. Tra queste c’è il 3,9 per cento del Monte de’ Paschi di Siena che Caltagirone riesce
a sfruttare con un effetto leva tipicamente italiano: entrato nel cda nel 2003, ora il costruttore parla della banca come se fosse cosa sua. E in parte ha ragione. In un’intervista a Claudio Cerasa del Fog l i o , venerdì scorso, ha annunciato di voler “trasformare Mps nella prima banca del centro sud”.
Roma inclusa, dove i costruttori e lo stesso Caltagirone sono rimasti privi di una solida sponda creditizia, dopo che Cesare Geronzi è andato a guidare Mediobanca quando nel 2007 la sua Capitalia si è fusa con Unicredit (l’istituto di Profumo ci ha messo due anni a fare ordine nei bilanci e nei rapporti di Capitalia con gli imprenditori romani). L’influenza di Caltagirone su Mps sta crescendo anche in virtù di una sua scelta tattica ormai esplicita: il sostegno alla candidatura del presidente della banca senese Giuseppe Mussari alla guida dell’Abi, l’Associazione delle banche italiane che oggi è affidata a Corrado Faissola (espressione del mondo delle popolari). I giochi si faranno a luglio, ma già ora Caltagirone sta creando un asse con le altre grandi banche – Intesa e Unicredit – che possono essere interessate a egemonizzare l’Abi in un momento che sarà delicato.
Le sofferenze creditizie sono e saranno ai massimi storici (lo ha detto di recente proprio Faissola) e quindi i rapporti con il governo rischiano di diventare ancora più complicati, vista la frequenza con cui il ministro Giulio Tremonti cerca di trasformare in capri espiatori della crisi le banche “che non fanno il loro mestiere”.
Monte dei Paschi, a differenza di Intesa e Unicredit, ha anche sottoscritto i Tremonti bond, le obbligazioni emesse dal Tesoro per rafforzare le banche in difficoltà.
Mussari ieri ha incontrato Cesare Geronzi, presidente di Mediobanca, per definire la strategia di conquista, visto che oggi, con la nomina da parte del comitato esecutivo Abi dei cinque saggi incaricati di individuare il candidato da sottoporre all’assemblea, è partita la fase finale della scalata alla testa dell’associazione.
POTERE ASSICURATIVO.
L’altra vicenda finanziaria che occupa i pensieri di Caltagirone è quella delle Assicurazioni Generali.
Ad aprile si rinnovano i vertici e potrebbe finire l’era del presidente Antoine Bernheim. “A me non risulta che Bernheim in questo momento si sia ricandidato. Se si ricandiderà ci rifletterò”, ha detto sabato Caltagirone. In un momento in cui contano più le omissioni che le azioni, tutti sanno che Bernheim non ha chiesto di essere riconfermato ma neppure ha detto di essere pronto a farsi da parte. E l’8 febbraio il coordinamento europeo
dei dipendenti del colosso assicurativo di Trieste che molti considerano vicino ai soci francesi ha detto che non c’è ragione di cambiare, così da salvaguardare “l’indispensabile stabilità”. Tradotto: meglio Bernheim di Geronzi, il candidato di cui più si discute per la presidenza in questo periodo.
Caltagirone non esclude l’ipotesi geronziana. Al Fog l i o ha detto: “Ho sentito anche io delle voci circolate di una sua presunta candidatura in Generali e su questo argomento lasciatemi però dire che è ancora decisamente troppo presto per discutere”. Intanto, però, Caltagirone continua a comprare e ha portato la sua quota nel gruppo
assicurativo vicina al 2 per cento.
E il suo potere d’intervento cresce in modo più che proporzionale.
Non solo dentro l’azienda: Generali è uno dei tre azionisti italiani (assieme a Intesa e Mediobanca) di Telco, la holding che controlla Telecom Italia e che dopo le Regionali potrebbe disgregarsi a favore di nuovi equilibri (quasi certamente a favore del partner industriale spagnolo Telefónica, altro socio di Telco).
Quando sarà il momento di decidere il nuovo assetto della compagnia telefonica, Caltagirone avrà diritto di parola.
POTERE ENERGETICO. Se agli osservatori è possibile distinguere una trama nelle mosse finanziarie di Caltagirone, risulta più difficile farlo sull’altro terreno, quello dove si prepara lo scontro decisivo: l’Acea, la colossale ex municipalizzata di Roma che si occupa soprattutto di energia e acqua. Premessa: con il decreto Ronchi varato dal governo a fine anno, gli enti locali che hanno ancora partecipazioni in ex municipalizzate
quotate devono scendere sotto il 40 per cento entro fine 2013 e sotto il 30 entro fine 2015.
Il comune di Roma è ancora al 51 per cento di Acea, ma il sindaco Gianni Alemanno ha annunciato a gennaio che è pronto a vendere il 20 per cento entro fine anno. Poi è diventato più cauto, dopo le polemiche sollevate dalle sue parole (il Pd lo accusa di svendere le quote, visto che il prezzo di Borsa è ai minimi).
Ma le incertezze sul futuro industriale di Acea sono anche maggiori di quelle sul futuro azionario.
Caltagirone ha continuato a comprare quote in Acea fino ad arrivare all’8,9 per cento, appena sotto i soci francesi di Gdf-Suez che hanno il 9,9 per cento (e che l’immobiliarista cerca di contenere da oltre un anno). Il problema è il seguente: se i francesi restano così forti da avere di fatto un potere di veto, nessun imprenditore
sarà interessato a comprare le azioni oggi in mano al comune di Roma. E se queste finiranno ai piccoli azionisti – come sembra ipotizzare Alemanno che non disdegna il modello della public company – allora sarà possibile a pochi soggetti rastrellare azioni a prezzi bassi e, in modo più o meno trasparente, esercitare la propria influenza sulla società. Caltagirone è consapevole di questo: il suo obiettivo non sembra essere farsi carico delle quote in mano al comune, ma rimanere un azionista forte di un’Acea plurale, in cui i francesi vengano emarginati o fatti
fuori. E il confronto finale sarà probabilmente al consiglio di amministrazione di aprile, ma già in quello di oggi il costruttore e Gdf si scambieranno i primi fendenti.
Caltagirone non ha alcun interesse a occuparsi in prima persona di acqua e fognature, ma vuole evitare che nel cuore del potere economico romano ci sia un azionista più forte di lui. Nell’ottica di questo progetto, la vittoria di Renata Polverini, candidata alla presidenza del Lazio, sarà un utile tassello.
Anche per bilanciare eventuali (e non impossibili) slanci di Alemanno che, a corto di risorse, potrebbe anche decidere di vendere davvero il 20 per cento sul mercato in tempi molto brevi. Nonostante Caltagirone.
Stefano Feltri Il Fatto quotidiano mercoledì 17 febbraio 2010
raccomandazioni Asl: Fazzone indagato
RACCOMANDAZIONI ALLA ASL, FAZZONE INDAGATO
MERCOLEDÌ 17 FEBBRAIO 2010 10:31
E' stata aperta un'inchiesta sul ruolo del senatore Claudio Fazzone nella vicenda delle lettere di raccomandazione inviate all'ex manager della Asl Benito Battigaglia. L'inchiesta - secondo quanto riferisce il quotidiano locale Latina Oggi - è stata assegnata al sostituto procuratore Raffaella Falcione.
l giudice Tiziana Coccoluto ha già rinviato a giudizio Benito Battigaglia, ex manager della Asl di Latina, e i quattro componenti della commissione d'esame (Emanuele Monti, Pietro Spanu, Enzo Recchia e Rossana Bellardini) per il concorso di radiologia alla Asl finito sotto inchiesta per le presunte raccomandazioni del senatore. L'inchiesta fu aperta dopo la scoperta di alcune lettere di segnalazione inviate da Claudio Fazzone a Benito Battigaglia. Sotto accusa l’assunzione di cinque tecnici di Radiologia alla Asl di Latina, "segnalati" a Battigaglia.
Il gup Tiziana Coccoluto decise, dopo il rinvio a giudizio, di trasmettere gli atti alla Procura per "valutare la posizione di Claudio Fazzone" nel frattempo diventato senatore del Pdl. La Procura ora ha aperto l'inchiesta.
Già al momento della trasmissione degli atti in Procura, Fazzone parlò di "atteggiamento persecutorio" nei suoi confronti tanto che il giudice Coccoluto annunciò la possibilità di una querela nei confronti del senatore del Pdl.
La reazione di Fazzone: "L'indagine affidata alla dottoressa Falcione è un atto dovuto a seguito della richiesta del gup Coccoluto, richiesta rispetto alla quale confermo il mio giudizio critico e tutti i miei dubbi, ma con l'assoluta serenità di chi non ha nulla da temere dall'accertamento della verità". Lo dichiara il senatore del PdL Claudio Fazzone. "Ricordo infatti - prosegue - che l'inchiesta è partita da un mio esposto, che sulla vicenda la Procura di Latina ha già indagato, e che gli stessi consulenti del pm hanno confermato in sede di udienza preliminare la mia assoluta estraneità a qualsiasi ipotesi di illecito. Sono certo che dall'ulteriore approfondimento di una vicenda già nota non potranno che essere ricavate le medesime conclusioni. E mi sorprendo di tanto zelo a fronte di fatti risalenti al 2003, dal momento che l'ipotesi di reato di cui si parla, comunque infondata nel merito, si prescrive in cinque anni salvo interruzioni possibili solo a seguito di interrogatorio o di avviso di garanzia, circostanze nel mio caso mai verificate. Resta solo il rammarico - conclude Fazzone - che l'ennesima violazione del segreto istruttorio in merito a un atto dovuto, dunque ampiamente prevedibile e pertanto una 'non notizia', presti il fianco, anche per la sua tempistica, alla solita strumentalizzazione politica a orologeria da parte di una sinistra timorosa di perdere le elezioni, e di qualche giornale e gruppo editoriale - per la verità sempre lo stesso, riconducibile a un mio collega senatore - col risultato di creare confusione e alterare la realtà oggettiva dei fatti".
Le reazioni/D'Amato. «Le accuse mosse dalla procura di Latina al senatore Fazzone sono gravi poiché presuppongono una selezione dei primari non sulla base del merito, ma sulla base del suggerimento politico». Lo afferma in una nota Alessio D'Amato, consigliere regionale del Pd. «È proprio questo il modello di sanità che non vogliamo: la politica deve fare un passo indietro, i primari devono essere scelti non per le tessere di partito, ma per la loro professionalità e competenza - aggiunge D'Amato -. A questo proposito è assordante il silenzio della candidata presidente Renata Polverini, che auspico voglia assumere una posizione chiara tenuto conto che il senatore Fazzone è un protagonista della sua campagna elettorale e tra i papabili a guidare la sanità in caso di vittoria del centrodestra, come annunciato da alcuni giornali».
www.latina240re.it
MERCOLEDÌ 17 FEBBRAIO 2010 10:31
E' stata aperta un'inchiesta sul ruolo del senatore Claudio Fazzone nella vicenda delle lettere di raccomandazione inviate all'ex manager della Asl Benito Battigaglia. L'inchiesta - secondo quanto riferisce il quotidiano locale Latina Oggi - è stata assegnata al sostituto procuratore Raffaella Falcione.
l giudice Tiziana Coccoluto ha già rinviato a giudizio Benito Battigaglia, ex manager della Asl di Latina, e i quattro componenti della commissione d'esame (Emanuele Monti, Pietro Spanu, Enzo Recchia e Rossana Bellardini) per il concorso di radiologia alla Asl finito sotto inchiesta per le presunte raccomandazioni del senatore. L'inchiesta fu aperta dopo la scoperta di alcune lettere di segnalazione inviate da Claudio Fazzone a Benito Battigaglia. Sotto accusa l’assunzione di cinque tecnici di Radiologia alla Asl di Latina, "segnalati" a Battigaglia.
Il gup Tiziana Coccoluto decise, dopo il rinvio a giudizio, di trasmettere gli atti alla Procura per "valutare la posizione di Claudio Fazzone" nel frattempo diventato senatore del Pdl. La Procura ora ha aperto l'inchiesta.
Già al momento della trasmissione degli atti in Procura, Fazzone parlò di "atteggiamento persecutorio" nei suoi confronti tanto che il giudice Coccoluto annunciò la possibilità di una querela nei confronti del senatore del Pdl.
La reazione di Fazzone: "L'indagine affidata alla dottoressa Falcione è un atto dovuto a seguito della richiesta del gup Coccoluto, richiesta rispetto alla quale confermo il mio giudizio critico e tutti i miei dubbi, ma con l'assoluta serenità di chi non ha nulla da temere dall'accertamento della verità". Lo dichiara il senatore del PdL Claudio Fazzone. "Ricordo infatti - prosegue - che l'inchiesta è partita da un mio esposto, che sulla vicenda la Procura di Latina ha già indagato, e che gli stessi consulenti del pm hanno confermato in sede di udienza preliminare la mia assoluta estraneità a qualsiasi ipotesi di illecito. Sono certo che dall'ulteriore approfondimento di una vicenda già nota non potranno che essere ricavate le medesime conclusioni. E mi sorprendo di tanto zelo a fronte di fatti risalenti al 2003, dal momento che l'ipotesi di reato di cui si parla, comunque infondata nel merito, si prescrive in cinque anni salvo interruzioni possibili solo a seguito di interrogatorio o di avviso di garanzia, circostanze nel mio caso mai verificate. Resta solo il rammarico - conclude Fazzone - che l'ennesima violazione del segreto istruttorio in merito a un atto dovuto, dunque ampiamente prevedibile e pertanto una 'non notizia', presti il fianco, anche per la sua tempistica, alla solita strumentalizzazione politica a orologeria da parte di una sinistra timorosa di perdere le elezioni, e di qualche giornale e gruppo editoriale - per la verità sempre lo stesso, riconducibile a un mio collega senatore - col risultato di creare confusione e alterare la realtà oggettiva dei fatti".
Le reazioni/D'Amato. «Le accuse mosse dalla procura di Latina al senatore Fazzone sono gravi poiché presuppongono una selezione dei primari non sulla base del merito, ma sulla base del suggerimento politico». Lo afferma in una nota Alessio D'Amato, consigliere regionale del Pd. «È proprio questo il modello di sanità che non vogliamo: la politica deve fare un passo indietro, i primari devono essere scelti non per le tessere di partito, ma per la loro professionalità e competenza - aggiunge D'Amato -. A questo proposito è assordante il silenzio della candidata presidente Renata Polverini, che auspico voglia assumere una posizione chiara tenuto conto che il senatore Fazzone è un protagonista della sua campagna elettorale e tra i papabili a guidare la sanità in caso di vittoria del centrodestra, come annunciato da alcuni giornali».
www.latina240re.it
lavoratori non resta che la protesta sul tetto
Continuano gli attacchi da parte del ministero della pubblica distruzione alle famiglie, alla cultura, all’istruzione, solidarietà, al fiore all’occhiello del comune di Pontinia.
Premesso che sarebbe giusto che venissero rispettate le regole sul preavviso (per evitare che i genitori non a conoscenza della situazione mandino i propri bambini convinti che vi rimangano fino alle 15.30 e conseguenti disagi), credo che la determinazione dei lavoratori sia l’unica possibilità di essere ascoltati.
Certo nessuno si aspetta che questo avvenga a livello nazionale, presi come sono a pensare a fare leggi ad personam per salvare il presidente del consiglio, alcuni ministri, sottosegretari, parlamentari o amici vari dai processi e quindi dalle condanne, oppure ad partecipare ad incontri particolari di cui non mancano i dettagli.
Ma almeno potrebbe far aprire gli occhi a questi concittadini anestetizzati dalla propaganda.
La speranza è l’ultima a morire.
Magari qualche genitore può pensare di voler dare istruzione e informazione che a loro è mancata consegnando il paese all’attuale situazione.
Continua quindi lo sciopero ad oltranza (pare siano in corso continue trattative) per tornare alla normale attività scolastica delle materne ed elementari.
Se queste non avranno l’esito sperato o concordato, magari con altre iniziative, si rischia che le scuole materne rimangano chiuse per alcuni giorni.Altrimenti non rimane che la protesta sul tetto.
L’unica che pare avere ancora qualche efficacia in questo situazione di crisi drammatica che si complica ogni giorno.
Premesso che sarebbe giusto che venissero rispettate le regole sul preavviso (per evitare che i genitori non a conoscenza della situazione mandino i propri bambini convinti che vi rimangano fino alle 15.30 e conseguenti disagi), credo che la determinazione dei lavoratori sia l’unica possibilità di essere ascoltati.
Certo nessuno si aspetta che questo avvenga a livello nazionale, presi come sono a pensare a fare leggi ad personam per salvare il presidente del consiglio, alcuni ministri, sottosegretari, parlamentari o amici vari dai processi e quindi dalle condanne, oppure ad partecipare ad incontri particolari di cui non mancano i dettagli.
Ma almeno potrebbe far aprire gli occhi a questi concittadini anestetizzati dalla propaganda.
La speranza è l’ultima a morire.
Magari qualche genitore può pensare di voler dare istruzione e informazione che a loro è mancata consegnando il paese all’attuale situazione.
Continua quindi lo sciopero ad oltranza (pare siano in corso continue trattative) per tornare alla normale attività scolastica delle materne ed elementari.
Se queste non avranno l’esito sperato o concordato, magari con altre iniziative, si rischia che le scuole materne rimangano chiuse per alcuni giorni.Altrimenti non rimane che la protesta sul tetto.
L’unica che pare avere ancora qualche efficacia in questo situazione di crisi drammatica che si complica ogni giorno.
di dissesto in dissesto
C’è chi dichiara il dissesto al comune di Pontinia, che poi viene smentito dal TAR, dalla Corte dei conti, dal Ministero dell’Interno, dal consiglio di stato e poi viene candidato alla provincia, alla regione, al parlamento e chi il dissesto lo subisce (come Calabria e Sicilia).
E’ il paese del dissesto e del denaro sprecato.
Per attività amministrative, legali che potevano essere risparmiate (bastava non dichiarare un dissesto poi smentito) o per progettazione di un ponte inutile per mille motivi.
Soprattutto geologico.
Quindi non c’è da stupirsi se a Pontinia ci sia qualcuno che voglia impiantare infrastrutture in terreni inadatti alla costruzione.
Giorgio Libralato
UN PONTE SUL DISSESTO 16 febbraio 2010
Maltempo Il paese di San Fratello sta progressivamente sparendo, inghiottito da una gigantesca sabbia mobile. Un destino che accomuna l'84 per cento dei Comuni in provincia di Messina, tutti a elevato rischio idrogeologico
Una gigantesca sabbia mobile sta inghiottendo con estrema lentezza il paese di San Fratello, quasi 5mila anime in provincia di Messina.
L'area è interessata da un fronte franoso esteso circa un chilometro e che interessa un territorio di circa quattro chilometri quadrati. «La situazione è molto allarmante», spiega il responsabile della Protezione Civile provinciale Bruno Manfrè che coordina le operazioni di soccorso. «Stiamo vedendo il paese sparire - aggiunge il sindaco Salvatore Sidoti Pinto - la frana ha coinvolto tutto il versante nord-est di San Fratello, coinvolgendo la parte relativamente più nuova, comprese le scuole elementari e medie. Stiamo qui che guardiamo quello che accade senza potere intervenire per fare qualcosa».
La collina viene giù poco a poco a valle e alle abitazioni viene a mancare il sostengo del terreno. Il fronte della frana è raddoppiato in poche ore raggiungendo i due chilometri. Mentre la mappa del dissesto idrogeologico si allarga. In Calabria, viene aggiornato di ora in ora il bollettino delle strade chiuse o percorribili a senso unico alternato per i cedimenti di terreno causati dalle piogge consistenti delle ultime ore. In molti centri i collegamenti sono garantiti solo grazie all'utilizzo di strade comunali. Decine di migliaia di persone inoltre sono da domenica pomeriggio senz'acqua a Catanzaro e nell'hinterland dopo che la piena del fiume Alli che scorre a monte del capoluogo, dovuta alle forti piogge, ha trascinato un tratto di acquedotto che serve la città e molti centri della fascia ionica.
«Il territorio che si rimodella in questa maniera è opera e costruzione della natura - afferma Riccardo Caniparoli, geologo, esperto di dissesto idrogeologico, membro di un tavolo tecnico del ministero dell'Ambiente e docente di Valutazione di impatto ambientale - e il movimento è dettato solo da leggi naturali. È quindi impensabile un intervento dell'uomo a giochi fatti per risolvere questo tipo di problemi. Se si voleva intervenire lo si doveva fare prima. E coinvolgendo le professionalità più vicine al problema. Il geologo ambientalista è l'unico che conoscendo l'equilibrio ambientale può prevedere e prevenire l'evoluzione del territorio. Programmando anche eventuali interventi umani compatibili. Per questo - aggiunge Caniparoli - sono molto preoccupato per il ritorno del nucleare in Italia. Non mi interessa il dibattito sul sì o no all'atomo. Dico solo che le centrali devono essere costruite in zone che possono garantire elevati standard di sicurezza. E in Italia, questo è possibile solo in alcune zone della Sardegna».
I sindaci dei Comuni dei Nebrodi in un telegramma inviato, tra gli altri, alla presidenze del Consiglio dei ministri e della Regione Siciliana, scrivono che «l'emergenza idrogeologica nel territorio dei Nebrodi in Provincia di Messina continua ad aggravarsi» e «l'incolumità dei cittadini è gravemente minacciata». Alcuni paesi, come Longi, sono isolati e raggiungibili solo percorrendo vecchie mulattiere.
Più di otto comuni su dieci (84 per cento) della provincia di Messina si trovano su un territorio considerato a rischio per frane e alluvioni anche per effetto della progressiva cementificazione del territorio che ha sottratto terreni fertili all'agricoltura. Lo denuncia la Coldiretti, secondo la quale la situazione di Messina con ben 91 comuni a rischio è più grave rispetto alla media nazionale in Italia dove il 70 per cento dei Comuni è a rischio idrogeologico.
Secondo Wwf Italia, «il gioco non vale la candela: è un gioco grottesco assistere alla propaganda governativa sulla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina mentre continua a sgretolarsi il territorio. In questa situazione è indecente congelare 1,3 miliardi di euro, come ha fatto il Governo, quando ancora poi il Governo non trova le ingenti somme necessarie solo per rimarginare le gravi ferite di Giampilieri e di Scaletta».
Vincenzo Mulè da Terra
E’ il paese del dissesto e del denaro sprecato.
Per attività amministrative, legali che potevano essere risparmiate (bastava non dichiarare un dissesto poi smentito) o per progettazione di un ponte inutile per mille motivi.
Soprattutto geologico.
Quindi non c’è da stupirsi se a Pontinia ci sia qualcuno che voglia impiantare infrastrutture in terreni inadatti alla costruzione.
Giorgio Libralato
UN PONTE SUL DISSESTO 16 febbraio 2010
Maltempo Il paese di San Fratello sta progressivamente sparendo, inghiottito da una gigantesca sabbia mobile. Un destino che accomuna l'84 per cento dei Comuni in provincia di Messina, tutti a elevato rischio idrogeologico
Una gigantesca sabbia mobile sta inghiottendo con estrema lentezza il paese di San Fratello, quasi 5mila anime in provincia di Messina.
L'area è interessata da un fronte franoso esteso circa un chilometro e che interessa un territorio di circa quattro chilometri quadrati. «La situazione è molto allarmante», spiega il responsabile della Protezione Civile provinciale Bruno Manfrè che coordina le operazioni di soccorso. «Stiamo vedendo il paese sparire - aggiunge il sindaco Salvatore Sidoti Pinto - la frana ha coinvolto tutto il versante nord-est di San Fratello, coinvolgendo la parte relativamente più nuova, comprese le scuole elementari e medie. Stiamo qui che guardiamo quello che accade senza potere intervenire per fare qualcosa».
La collina viene giù poco a poco a valle e alle abitazioni viene a mancare il sostengo del terreno. Il fronte della frana è raddoppiato in poche ore raggiungendo i due chilometri. Mentre la mappa del dissesto idrogeologico si allarga. In Calabria, viene aggiornato di ora in ora il bollettino delle strade chiuse o percorribili a senso unico alternato per i cedimenti di terreno causati dalle piogge consistenti delle ultime ore. In molti centri i collegamenti sono garantiti solo grazie all'utilizzo di strade comunali. Decine di migliaia di persone inoltre sono da domenica pomeriggio senz'acqua a Catanzaro e nell'hinterland dopo che la piena del fiume Alli che scorre a monte del capoluogo, dovuta alle forti piogge, ha trascinato un tratto di acquedotto che serve la città e molti centri della fascia ionica.
«Il territorio che si rimodella in questa maniera è opera e costruzione della natura - afferma Riccardo Caniparoli, geologo, esperto di dissesto idrogeologico, membro di un tavolo tecnico del ministero dell'Ambiente e docente di Valutazione di impatto ambientale - e il movimento è dettato solo da leggi naturali. È quindi impensabile un intervento dell'uomo a giochi fatti per risolvere questo tipo di problemi. Se si voleva intervenire lo si doveva fare prima. E coinvolgendo le professionalità più vicine al problema. Il geologo ambientalista è l'unico che conoscendo l'equilibrio ambientale può prevedere e prevenire l'evoluzione del territorio. Programmando anche eventuali interventi umani compatibili. Per questo - aggiunge Caniparoli - sono molto preoccupato per il ritorno del nucleare in Italia. Non mi interessa il dibattito sul sì o no all'atomo. Dico solo che le centrali devono essere costruite in zone che possono garantire elevati standard di sicurezza. E in Italia, questo è possibile solo in alcune zone della Sardegna».
I sindaci dei Comuni dei Nebrodi in un telegramma inviato, tra gli altri, alla presidenze del Consiglio dei ministri e della Regione Siciliana, scrivono che «l'emergenza idrogeologica nel territorio dei Nebrodi in Provincia di Messina continua ad aggravarsi» e «l'incolumità dei cittadini è gravemente minacciata». Alcuni paesi, come Longi, sono isolati e raggiungibili solo percorrendo vecchie mulattiere.
Più di otto comuni su dieci (84 per cento) della provincia di Messina si trovano su un territorio considerato a rischio per frane e alluvioni anche per effetto della progressiva cementificazione del territorio che ha sottratto terreni fertili all'agricoltura. Lo denuncia la Coldiretti, secondo la quale la situazione di Messina con ben 91 comuni a rischio è più grave rispetto alla media nazionale in Italia dove il 70 per cento dei Comuni è a rischio idrogeologico.
Secondo Wwf Italia, «il gioco non vale la candela: è un gioco grottesco assistere alla propaganda governativa sulla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina mentre continua a sgretolarsi il territorio. In questa situazione è indecente congelare 1,3 miliardi di euro, come ha fatto il Governo, quando ancora poi il Governo non trova le ingenti somme necessarie solo per rimarginare le gravi ferite di Giampilieri e di Scaletta».
Vincenzo Mulè da Terra
Incidente sull’Appia, le condizioni delle strade
Questa mattina prima delle 7, ennesimo incidente sull’Appia all’altezza dell’incrocio regolato con semaforo con la Migliara 47 (per Borgo Pasubio – Pontinia).
Il semaforo, in genere, la notte diventa lampeggiante per poi essere riattivato alle 7.
Sulla Migliara 47, come più volte evidenziato, la visibilità è scarsa, la sede stradale troppo stretta capita che chi la transita per attraversare l’Appia spesso deve azzardare, maggiormente se, come stamattina, il tempo nuvoloso con pioggerella insistente rende ancora più pericolosa la condizione.
Poi con la chiusura del tratto della SR 156 tra Ceriara e Sezze Scalo il traffico è aumentato notevolmente insieme alla pericolosità.
Ma lo stesso era già successo tutte le volte che i cittadini di Sezze Scalo riuscivano a interdire il traffico pesante che si riversava sullo stesso tratto di strada.
Basta percorrere la Migliara 47 per rendersi conto di quanto e quale traffico pesante vi transiti peggiorando notevolmente le condizioni su una strada che non è adatta a ricevere questa mole di traffico.
Pensare che la messa in sicurezza della strada statale Appia era stata oggetto di una delibera Cipe nel dicembre 2001, insieme alla messa in sicurezza della Pontina, SR 148, per un finanziamento di 1.111 milioni di €. Mentre sul progetto definitivo di modifica della SR 156 dei Monti Lepini vi sono alcuni dubbi, dopo decenni di lavori, progetti e finanziamenti, facendo diventare emergenza e straordinario ciò che in un paese efficiente doveva essere gestito allo stesso modo.
Tornando alla Pontina si chiede la 3. corsia o il corridoio tirrenico, ma a chi la percorre sarebbe sufficiente anche una sola (delle 2 esistenti) corsie asfaltata in modo normale senza buche che con le prime precipitazioni diventano voragini e che nessuno riempie.
Viene da chiedersi con quale coraggio si mettano nei programmi elettorali autostrade come se piovesse e poi non si riesce a programmare gli interventi oppure a fare la manutenzione ordinaria di quelle che esistono.
Giorgio Libralato
Il semaforo, in genere, la notte diventa lampeggiante per poi essere riattivato alle 7.
Sulla Migliara 47, come più volte evidenziato, la visibilità è scarsa, la sede stradale troppo stretta capita che chi la transita per attraversare l’Appia spesso deve azzardare, maggiormente se, come stamattina, il tempo nuvoloso con pioggerella insistente rende ancora più pericolosa la condizione.
Poi con la chiusura del tratto della SR 156 tra Ceriara e Sezze Scalo il traffico è aumentato notevolmente insieme alla pericolosità.
Ma lo stesso era già successo tutte le volte che i cittadini di Sezze Scalo riuscivano a interdire il traffico pesante che si riversava sullo stesso tratto di strada.
Basta percorrere la Migliara 47 per rendersi conto di quanto e quale traffico pesante vi transiti peggiorando notevolmente le condizioni su una strada che non è adatta a ricevere questa mole di traffico.
Pensare che la messa in sicurezza della strada statale Appia era stata oggetto di una delibera Cipe nel dicembre 2001, insieme alla messa in sicurezza della Pontina, SR 148, per un finanziamento di 1.111 milioni di €. Mentre sul progetto definitivo di modifica della SR 156 dei Monti Lepini vi sono alcuni dubbi, dopo decenni di lavori, progetti e finanziamenti, facendo diventare emergenza e straordinario ciò che in un paese efficiente doveva essere gestito allo stesso modo.
Tornando alla Pontina si chiede la 3. corsia o il corridoio tirrenico, ma a chi la percorre sarebbe sufficiente anche una sola (delle 2 esistenti) corsie asfaltata in modo normale senza buche che con le prime precipitazioni diventano voragini e che nessuno riempie.
Viene da chiedersi con quale coraggio si mettano nei programmi elettorali autostrade come se piovesse e poi non si riesce a programmare gli interventi oppure a fare la manutenzione ordinaria di quelle che esistono.
Giorgio Libralato
mercoledì 17 febbraio 2010
altro sciopero della Coop Service
Oggi nuovo sciopero della cooperativa di sorveglianza e pulizia nelle scuole di Pontinia, si fermano nuovamente le materne o dell’infanzia.
Ripeto il mio sostegno ai lavoratori di questa cooperativa e l’invito a continuare la loro e nostra iniziativa e richiesta di attenzione.
Non bisogna far scendere l’interesse, anzi diffondiamola insieme alla richiesta di servizi, efficienza e di rispetto verso le famiglie e la fasce sociali più deboli e i bambini.
Ieri martedì 45 commenti, lunedì 36 a conferma dell’attenzione verso il blog di cui trovo anche maggior riscontro nelle telefonate e negli incontri giornalieri. Qualcuno mi chiede di spiegare argomenti, altri di inserirli forse perché il blog consente dialogo e dibattito al contrario dei giornali e della tv. Ci sono altre motivazioni che i commentatori del blog evidenziano, quali la ricerca il tentativo di annullare le affermazioni. Sarà come dice Grillo che nella rete non puoi mentire? Oppure la rete è diventata più attendibile degli altri organi di informazione? Poi la rete è praticamente gratuita (canone a parte ovviamente) ma serve per ogni tipo di informazione e attività. E soprattutto la rete annulla le distanze e consente una maggiore confidenza e approfondimento come in una chiacchierata tra amici, senza rischi. Dopo le elezioni regionali ho in mente di fare un tentativo per un riscontro reale di questa possibilità e aspettativa di cambiare nel nostro “piccolo mondo di paese”. Dai commenti sembra che chi lo legga sia in maggioranza chi la pensa in modo diverso da me, non solo ambientale quanto politico, forse nel tentativo di annullare o diminuire l’effetto di ciò che scrivo e penso. Da ciò che mi dice la gente penso, invece, sia il contrario. In entrambi i casi credo sia il riconoscimento al mio impegno.
Ripeto il mio sostegno ai lavoratori di questa cooperativa e l’invito a continuare la loro e nostra iniziativa e richiesta di attenzione.
Non bisogna far scendere l’interesse, anzi diffondiamola insieme alla richiesta di servizi, efficienza e di rispetto verso le famiglie e la fasce sociali più deboli e i bambini.
Ieri martedì 45 commenti, lunedì 36 a conferma dell’attenzione verso il blog di cui trovo anche maggior riscontro nelle telefonate e negli incontri giornalieri. Qualcuno mi chiede di spiegare argomenti, altri di inserirli forse perché il blog consente dialogo e dibattito al contrario dei giornali e della tv. Ci sono altre motivazioni che i commentatori del blog evidenziano, quali la ricerca il tentativo di annullare le affermazioni. Sarà come dice Grillo che nella rete non puoi mentire? Oppure la rete è diventata più attendibile degli altri organi di informazione? Poi la rete è praticamente gratuita (canone a parte ovviamente) ma serve per ogni tipo di informazione e attività. E soprattutto la rete annulla le distanze e consente una maggiore confidenza e approfondimento come in una chiacchierata tra amici, senza rischi. Dopo le elezioni regionali ho in mente di fare un tentativo per un riscontro reale di questa possibilità e aspettativa di cambiare nel nostro “piccolo mondo di paese”. Dai commenti sembra che chi lo legga sia in maggioranza chi la pensa in modo diverso da me, non solo ambientale quanto politico, forse nel tentativo di annullare o diminuire l’effetto di ciò che scrivo e penso. Da ciò che mi dice la gente penso, invece, sia il contrario. In entrambi i casi credo sia il riconoscimento al mio impegno.
Cip 6 un vero scandalo italiano
Monica Frassoni:il CIP6 un vero scandalo italiano
16 febbraio 2010
Monica Frassoni, Presidente del Partito Verde européo, ha cosi
commentato la notizia pubblicata il 10 febbraio dalla Reuters secondo
la quale la Commissione ha inviato una lettera di messa in mora
(inizio della procedura di infrazione) inerente ai rimborsi
nell'ambito del sistema "CIP6."
« Sono anni che come Verdi cerchiamo di sensibilizzare la Commissione
su questo vero scandalo italiano, che per anni ha tolto preziosissime
risorse allo sviluppo delle rinnovabili in Italia per darle a
inceneritori e petrolieri. A pochi giorni della probabile riduzione
dei contributi all'energia solare da parte del governo italiano, fa
impressione notare come solo nel 2005 gli incentivi alle rinnovabili
pagate dalle bollette degli italiani sono stati 1,7 miliardi di euro
mentre gli incentivi a inceneritori e petrolieri ammontano a 4
miliardi di euro.
Nella mia precedente funzione di capogruppo dei Verdi al PE nel corso
degli ultimi anni, ho cercato di convincere i Commissari all'ambiente,
all'energia e alla concorrenza dell'abuso che questo contributo a
tecnologie vecchie e inquinanti costituisce per i cittadini italiani
e della violazione patente delle regole europee che rappresenta, non
solo per quanto riguarda la concorrenza ma anche le leggi europee
sullo sviluppo delle energie rinnovabili. Solo la Commissaria alla
Concorrenza la signora Kroes ha reagito alle nostre interrogazioni e
sollecitazioni già nel marzo scorso.
Ma per motivi che non sono molto chiari, è dovuto passare un intero
anno, forse non a caso un anno elettorale, prima che la Commissione si
decidesse a muoversi nei confronti dell'Italia."
"Adesso è molto importante che l'avvio di questa procedura non si
risolva, come già avvenuto in passato, con un negoziato segreto fra le
autorità europee e il governo, alla ricerca di un accordo che salvi
formalmente la lettera della norma avvilendone la sostanza, come già
avvenuto per le procedure sulle autostrade della BRE-BE-Mi o del
Tirreno o per gli appalti alla Maddalena, o per le deroghe alla
legislazione sui rifiuti per la crisi in Campania e per molte altre
procedure contro l'Italia.
Ci appelliamo perciò alla Commissione perché nell'istruzione della
procedura in atto non si basi solo sulle informazioni che provengono
dal governo italiano, ma anche su quelle che i Verdi, le associazioni
ambientaliste e dei consumatori possono portare a sostegno della
situazione di illegalità europea del CIP6. Chiediamo inoltre di
rendere pubbliche le motivazioni della messa in mora e le eventuali
risposte del governo italiano.
Bruxelles, 15 febbraio 2010
Monica.frassoni@europeangreens.org
16 febbraio 2010
Monica Frassoni, Presidente del Partito Verde européo, ha cosi
commentato la notizia pubblicata il 10 febbraio dalla Reuters secondo
la quale la Commissione ha inviato una lettera di messa in mora
(inizio della procedura di infrazione) inerente ai rimborsi
nell'ambito del sistema "CIP6."
« Sono anni che come Verdi cerchiamo di sensibilizzare la Commissione
su questo vero scandalo italiano, che per anni ha tolto preziosissime
risorse allo sviluppo delle rinnovabili in Italia per darle a
inceneritori e petrolieri. A pochi giorni della probabile riduzione
dei contributi all'energia solare da parte del governo italiano, fa
impressione notare come solo nel 2005 gli incentivi alle rinnovabili
pagate dalle bollette degli italiani sono stati 1,7 miliardi di euro
mentre gli incentivi a inceneritori e petrolieri ammontano a 4
miliardi di euro.
Nella mia precedente funzione di capogruppo dei Verdi al PE nel corso
degli ultimi anni, ho cercato di convincere i Commissari all'ambiente,
all'energia e alla concorrenza dell'abuso che questo contributo a
tecnologie vecchie e inquinanti costituisce per i cittadini italiani
e della violazione patente delle regole europee che rappresenta, non
solo per quanto riguarda la concorrenza ma anche le leggi europee
sullo sviluppo delle energie rinnovabili. Solo la Commissaria alla
Concorrenza la signora Kroes ha reagito alle nostre interrogazioni e
sollecitazioni già nel marzo scorso.
Ma per motivi che non sono molto chiari, è dovuto passare un intero
anno, forse non a caso un anno elettorale, prima che la Commissione si
decidesse a muoversi nei confronti dell'Italia."
"Adesso è molto importante che l'avvio di questa procedura non si
risolva, come già avvenuto in passato, con un negoziato segreto fra le
autorità europee e il governo, alla ricerca di un accordo che salvi
formalmente la lettera della norma avvilendone la sostanza, come già
avvenuto per le procedure sulle autostrade della BRE-BE-Mi o del
Tirreno o per gli appalti alla Maddalena, o per le deroghe alla
legislazione sui rifiuti per la crisi in Campania e per molte altre
procedure contro l'Italia.
Ci appelliamo perciò alla Commissione perché nell'istruzione della
procedura in atto non si basi solo sulle informazioni che provengono
dal governo italiano, ma anche su quelle che i Verdi, le associazioni
ambientaliste e dei consumatori possono portare a sostegno della
situazione di illegalità europea del CIP6. Chiediamo inoltre di
rendere pubbliche le motivazioni della messa in mora e le eventuali
risposte del governo italiano.
Bruxelles, 15 febbraio 2010
Monica.frassoni@europeangreens.org
Bertolao meravigliao, Travaglio dopo prostituzione civile
Bertolao meravigliao di Marco Travaglio Il fatto quotidiano del 16 febbraio 2010
Un nuovo genere letterario si afferma sui giornali: il dadaismo informativo. Prendete il Geniale di
Feltri. Delle migliaia di carte e intercettazioni dell’inchiesta giudiziaria se ne frega: ha già deciso, ipse Littorio dixit, che “Bertolaso non c’entra ”.
Chi lo dice? “Una controinchiesta dei nostri eccellenti cronisti investigativi Chiocci e Malpica chiarisce ogni dubbio. Mette il cuore in pace e restituisce fiducia in un uomo diventato simbolo di efficienza e tempestività del gover no”. Le intercettazioni? “Ingannevoli per d e fi n i z i o n e ”. Ciò che conta sono Chiocci e Malpica, mica bruscolini. Ai giudici non resta che “prenderne atto riconoscendo, si spera, di aver agito con troppa disinvoltura ”. Tutte balle anche gli allegri festini al centro benessere sulla Salaria documentati dalle telefonate: nient’altro che “una onesta lavoratrice specialista nella rivitalizzazione di muscolature ingrippate, da molti richiesta per sistemare schiene dolenti”. O meglio: “Una bonazza fu davvero messa a disposizione di Bertolaso (da un imprenditore), ma questi la respinse con perdita, acquisendo il diritto all’assegnazione di una medaglia al valore, giacché rifiutare una brasiliana nel pieno della giovinezza è prova di eroismo”. Siamo tutti più tranquilli e pazienza se le intercettazioni – “ingannevoli per definizione” – dalle quali si desumerebbe tutt’altra storia. Telefonate che
immortalano la memorabile serata del 14 dicembre 2008, mentre il Tevere esondava e San Guido giungeva trafelato e superscortato allo Sporting Village chiuso al pubblico e riservato in esclusiva alla protezione civile della sua muscolatura ingrippata e della sua schiena dolente: un Grande Evento. E’ a questo scopo che Simone Rossetti, il factotum di Anemone, si dava un gran daffare con Regina Profeta, già ballerina del Cacao Meravigliao arboriano, per assicurare la presenza di “due signorine di qualità, non due stelline del cazzo” da agghindare con “bikini di tipo brasiliano un po’ s t re t t o ”. Già, perché ogni rivitalizzazione bertolasa si trasformava in una grande opera da far impallidire due G8, tre campionati di nuoto, tre Expò, mobilitando decine di addetti in assetto antisommossa. Uno accendeva le luci, uno le spegneva, uno chiudeva porte e finestre, uno procacciava le signorine di qualità, uno procurava il bikini, uno attivava la sauna, uno innescava “la talasso”, uno si occupava dell’“a s p i ra z i o n e ”, uno attendeva con ansia di ripulire la scena del relitto da eventuali profilattici dimenticati affondando le mani nei cestini della spazzatura (un esperto di emergenza rifiuti, giunto appositamente dall’Alto commissariato di Napoli), uno aspettava fuori “al parcheggio” intrattenendo la scorta, insomma faceva da palo e comunicava in presa diretta ad Anemone lo stato di avanzamento lavori con apposite walkie-talkie da Emergenza Bikini. Dall’interno giungevano notizie frammentarie, subito commentate e diramate via telefono minuto per minuto: “E’ tutto in atto… da un’o re t t a …l’ho messo subito a suo agio… l’appuntamento sta andando bene… ancora niente... appena esce ti chiamo…”. Ore 23.04 il dado è tratto. San Guido ha finito. Monica rassicura Regina che è rimasto “contento”. L’allegro squadrone addetto alla rivitalizzazione tira un sospiro di sollievo. Anemone esulta: “E’ come se avessimo guadagnato 500 punti”.
Bingo! La famosa patente a punti. Ma c’è un ultimo problema: Bertolao Meravigliao si perde nel dedalo dei corridoi e rimane prigioniero per qualche lungo, interminabile minuto. “Come esco, Simone?”. Con scattante efficientismo Rossetti organizza i soccorsi di pronto intervento: “Sì, allora, guarda, c’è direttamente sulla destra o sulla sinistra. Vicino a una delle porte.
Vicino a una rotella. Hai visto? Gira quella verso sinistra.
Comunque sto venendo giù con la chiave”. Tutto è bene quel che finisce bene. La squadra della Prostituzione civile Spa si allontana in forze a passo di leopardo nella notte, lanciatissima verso nuove mirabolanti emergenze.
Un nuovo genere letterario si afferma sui giornali: il dadaismo informativo. Prendete il Geniale di
Feltri. Delle migliaia di carte e intercettazioni dell’inchiesta giudiziaria se ne frega: ha già deciso, ipse Littorio dixit, che “Bertolaso non c’entra ”.
Chi lo dice? “Una controinchiesta dei nostri eccellenti cronisti investigativi Chiocci e Malpica chiarisce ogni dubbio. Mette il cuore in pace e restituisce fiducia in un uomo diventato simbolo di efficienza e tempestività del gover no”. Le intercettazioni? “Ingannevoli per d e fi n i z i o n e ”. Ciò che conta sono Chiocci e Malpica, mica bruscolini. Ai giudici non resta che “prenderne atto riconoscendo, si spera, di aver agito con troppa disinvoltura ”. Tutte balle anche gli allegri festini al centro benessere sulla Salaria documentati dalle telefonate: nient’altro che “una onesta lavoratrice specialista nella rivitalizzazione di muscolature ingrippate, da molti richiesta per sistemare schiene dolenti”. O meglio: “Una bonazza fu davvero messa a disposizione di Bertolaso (da un imprenditore), ma questi la respinse con perdita, acquisendo il diritto all’assegnazione di una medaglia al valore, giacché rifiutare una brasiliana nel pieno della giovinezza è prova di eroismo”. Siamo tutti più tranquilli e pazienza se le intercettazioni – “ingannevoli per definizione” – dalle quali si desumerebbe tutt’altra storia. Telefonate che
immortalano la memorabile serata del 14 dicembre 2008, mentre il Tevere esondava e San Guido giungeva trafelato e superscortato allo Sporting Village chiuso al pubblico e riservato in esclusiva alla protezione civile della sua muscolatura ingrippata e della sua schiena dolente: un Grande Evento. E’ a questo scopo che Simone Rossetti, il factotum di Anemone, si dava un gran daffare con Regina Profeta, già ballerina del Cacao Meravigliao arboriano, per assicurare la presenza di “due signorine di qualità, non due stelline del cazzo” da agghindare con “bikini di tipo brasiliano un po’ s t re t t o ”. Già, perché ogni rivitalizzazione bertolasa si trasformava in una grande opera da far impallidire due G8, tre campionati di nuoto, tre Expò, mobilitando decine di addetti in assetto antisommossa. Uno accendeva le luci, uno le spegneva, uno chiudeva porte e finestre, uno procacciava le signorine di qualità, uno procurava il bikini, uno attivava la sauna, uno innescava “la talasso”, uno si occupava dell’“a s p i ra z i o n e ”, uno attendeva con ansia di ripulire la scena del relitto da eventuali profilattici dimenticati affondando le mani nei cestini della spazzatura (un esperto di emergenza rifiuti, giunto appositamente dall’Alto commissariato di Napoli), uno aspettava fuori “al parcheggio” intrattenendo la scorta, insomma faceva da palo e comunicava in presa diretta ad Anemone lo stato di avanzamento lavori con apposite walkie-talkie da Emergenza Bikini. Dall’interno giungevano notizie frammentarie, subito commentate e diramate via telefono minuto per minuto: “E’ tutto in atto… da un’o re t t a …l’ho messo subito a suo agio… l’appuntamento sta andando bene… ancora niente... appena esce ti chiamo…”. Ore 23.04 il dado è tratto. San Guido ha finito. Monica rassicura Regina che è rimasto “contento”. L’allegro squadrone addetto alla rivitalizzazione tira un sospiro di sollievo. Anemone esulta: “E’ come se avessimo guadagnato 500 punti”.
Bingo! La famosa patente a punti. Ma c’è un ultimo problema: Bertolao Meravigliao si perde nel dedalo dei corridoi e rimane prigioniero per qualche lungo, interminabile minuto. “Come esco, Simone?”. Con scattante efficientismo Rossetti organizza i soccorsi di pronto intervento: “Sì, allora, guarda, c’è direttamente sulla destra o sulla sinistra. Vicino a una delle porte.
Vicino a una rotella. Hai visto? Gira quella verso sinistra.
Comunque sto venendo giù con la chiave”. Tutto è bene quel che finisce bene. La squadra della Prostituzione civile Spa si allontana in forze a passo di leopardo nella notte, lanciatissima verso nuove mirabolanti emergenze.
i tagli e i furti della scuola fallita
I tagli e i furti di Antonio Padellaro Il Fatto quotidiano 16 febbraio 2010
Guardando domenica sera su RaiTre l’impressionante “Presa diretta” di Riccardo Iacona, dedicata allo sfacelo della scuola italiana ci veniva in mente Tangentopoli.
Ricordavamo, infatti, che una delle scintille che accesero l’incendio fu l’aver costretto una moltitudine di anziani spossati a lunghe file agli sportelli per pagare un balzello sanitario escogitato dall’allora ministro De Lorenzo. Dopo di allora gli arresti di Mani Pulite apparvero a molti come una legge del contrappasso rispetto a un potere intollerabilmente osceno e rapace.
Poiché se alle ruberie della politica (ormai una sorta di tassa fissa) si aggiungono in sovrappiù piccole e grandi vessazioni, o si fanno vivere le persone in uno stato di mortificazione permanente e di abbandono, ecco che allora può succedere tutto. Di esseri umani esasperati Icona ce ne ha mostrati davvero troppi. L’insegnante condannata alla disoccupazione che straccia il diploma di laurea. Il volto di pietra dei colleghi che hanno buttato una vita nei concorsi e nelle attese. La preside della scuola (pubblica) palermitana costretta a raccogliere “contributi volontari” tra le famiglie degli alunni per tirare avanti. Il grottesco pellegrinaggio degli studenti dell’istituto nautico messinese in cerca di aule.
Ma l’immagine che non può essere sopportata è quella dei bimbi di un asilo, imbacuccati e tremanti, stipati dentro uno stanzone privo di riscaldamento. Che razza di gentaglia permette tutto ciò? Vorremmo conoscerli, vedere che faccia hanno questi “amministrator i” della cosa pubblica e i loro degni funzionari. Del ministro della Pubblica istruzione neanche a parlarne. Il portavoce a cui ci siamo rivolti dopo aver attraversato la linea maginot di filtri e centralini vari non ha dato segni di vita. Si sa, costoro usano la televisione solo per pavoneggiarsi o per biascicare inutili comunicati. In un paese civile dopo la messa in onda di “Presa diretta” ci sarebbero state reazioni infuocate in Parlamento (ma l’opposizione è andata al Festival di Sanremo), pressioni sul ministero, e magari qualcuno
avrebbe provveduto a rifornire di gasolio la caldaia bloccata dai tagli indecenti. Ecco appunto:
i tagli. Come si fa a giustificare davanti ai cittadini una politica di risparmi che colpisce una spesa indispensabile come quella scolastica?
Quando dalle inchieste della magistratura si apprende che la stessa cura parsimoniosa non si applica al monte tangenti che, secondo la Corte dei Conti, ci costa 60 miliardi l’anno. A tanto infatti ammonta la “tassa occulta” pagata dai contribuenti come pedaggio della corruzione dilagante.
E con 60 miliardi quante scuole possono essere riscaldate?
Quando lo capiranno che la gente non ne può più dei ladri e dei profittatori?
Guardando domenica sera su RaiTre l’impressionante “Presa diretta” di Riccardo Iacona, dedicata allo sfacelo della scuola italiana ci veniva in mente Tangentopoli.
Ricordavamo, infatti, che una delle scintille che accesero l’incendio fu l’aver costretto una moltitudine di anziani spossati a lunghe file agli sportelli per pagare un balzello sanitario escogitato dall’allora ministro De Lorenzo. Dopo di allora gli arresti di Mani Pulite apparvero a molti come una legge del contrappasso rispetto a un potere intollerabilmente osceno e rapace.
Poiché se alle ruberie della politica (ormai una sorta di tassa fissa) si aggiungono in sovrappiù piccole e grandi vessazioni, o si fanno vivere le persone in uno stato di mortificazione permanente e di abbandono, ecco che allora può succedere tutto. Di esseri umani esasperati Icona ce ne ha mostrati davvero troppi. L’insegnante condannata alla disoccupazione che straccia il diploma di laurea. Il volto di pietra dei colleghi che hanno buttato una vita nei concorsi e nelle attese. La preside della scuola (pubblica) palermitana costretta a raccogliere “contributi volontari” tra le famiglie degli alunni per tirare avanti. Il grottesco pellegrinaggio degli studenti dell’istituto nautico messinese in cerca di aule.
Ma l’immagine che non può essere sopportata è quella dei bimbi di un asilo, imbacuccati e tremanti, stipati dentro uno stanzone privo di riscaldamento. Che razza di gentaglia permette tutto ciò? Vorremmo conoscerli, vedere che faccia hanno questi “amministrator i” della cosa pubblica e i loro degni funzionari. Del ministro della Pubblica istruzione neanche a parlarne. Il portavoce a cui ci siamo rivolti dopo aver attraversato la linea maginot di filtri e centralini vari non ha dato segni di vita. Si sa, costoro usano la televisione solo per pavoneggiarsi o per biascicare inutili comunicati. In un paese civile dopo la messa in onda di “Presa diretta” ci sarebbero state reazioni infuocate in Parlamento (ma l’opposizione è andata al Festival di Sanremo), pressioni sul ministero, e magari qualcuno
avrebbe provveduto a rifornire di gasolio la caldaia bloccata dai tagli indecenti. Ecco appunto:
i tagli. Come si fa a giustificare davanti ai cittadini una politica di risparmi che colpisce una spesa indispensabile come quella scolastica?
Quando dalle inchieste della magistratura si apprende che la stessa cura parsimoniosa non si applica al monte tangenti che, secondo la Corte dei Conti, ci costa 60 miliardi l’anno. A tanto infatti ammonta la “tassa occulta” pagata dai contribuenti come pedaggio della corruzione dilagante.
E con 60 miliardi quante scuole possono essere riscaldate?
Quando lo capiranno che la gente non ne può più dei ladri e dei profittatori?
martedì 16 febbraio 2010
assolto Eligio Tombolillo
assolto Eligio Tombolillo
nella campagna elettorale delle provinciali del 2004 era uscito un volantino che accusava la giunta, allora in maggioranza a Pontinia, di aver voluto, con un atteggiamento definito “spregiudicato” un dissesto inesistente.
Difatti da un conteggio di presunte perdite di circa 13 milioni di €, poi cancellato sia dal Tar di Latina e soprattutto dal Ministero dell’Interno che ha fissato un attivo di 4,7, c’è stato un ribaltamento dei conti pubblici comunali di ben 17,7 milioni di euro.
Un errore talmente clamoroso da essere diventato un caso unico in Italia.
La passata giunta aveva dato incarico all’avvocato, sempre lo stesso per tutte le cause pro dissesto, di denunciare Eligio Tombolillo, allora all’opposizione, per falso e calunnia.
Grazie ai conti consolidati, come sopra, al lavoro amministrativo e contabile e agli ottimi avvocati Lauretti e Verrengia, ancora una volta, Tombolillo smentisce il dissesto e viene assolto perché il fatto non sussiste dalle accuse che, tanto per cambiare, sono gravate inutilmente sui cittadini di Pontinia.
Invece gli stessi cittadini avevano da subito compreso dove era la verità scegliendo Tombolillo, anticipando poi ogni tipo di sentenza.
Tornando al dissesto il consiglio di Stato aveva sentenziato che ci voleva una sentenza penale per eliminare il dissesto, non bastava l’errore contabile (o di metodo) che sempre si ripete.
Che possa essere questa la sentenza penale invocata dal Consiglio di Stato per eliminare definitivamente il dissesto?
nella campagna elettorale delle provinciali del 2004 era uscito un volantino che accusava la giunta, allora in maggioranza a Pontinia, di aver voluto, con un atteggiamento definito “spregiudicato” un dissesto inesistente.
Difatti da un conteggio di presunte perdite di circa 13 milioni di €, poi cancellato sia dal Tar di Latina e soprattutto dal Ministero dell’Interno che ha fissato un attivo di 4,7, c’è stato un ribaltamento dei conti pubblici comunali di ben 17,7 milioni di euro.
Un errore talmente clamoroso da essere diventato un caso unico in Italia.
La passata giunta aveva dato incarico all’avvocato, sempre lo stesso per tutte le cause pro dissesto, di denunciare Eligio Tombolillo, allora all’opposizione, per falso e calunnia.
Grazie ai conti consolidati, come sopra, al lavoro amministrativo e contabile e agli ottimi avvocati Lauretti e Verrengia, ancora una volta, Tombolillo smentisce il dissesto e viene assolto perché il fatto non sussiste dalle accuse che, tanto per cambiare, sono gravate inutilmente sui cittadini di Pontinia.
Invece gli stessi cittadini avevano da subito compreso dove era la verità scegliendo Tombolillo, anticipando poi ogni tipo di sentenza.
Tornando al dissesto il consiglio di Stato aveva sentenziato che ci voleva una sentenza penale per eliminare il dissesto, non bastava l’errore contabile (o di metodo) che sempre si ripete.
Che possa essere questa la sentenza penale invocata dal Consiglio di Stato per eliminare definitivamente il dissesto?
i diritti negati i poteri delle caste
"I diritti negati: i poteri delle caste",
sabato 20 febbraio 2010, ore 15:00
Teatro Nuovo Colosseo Via Capo d'Africa, 29 Roma.
COMUNICATO STAMPA
conferenza “I diritti negati: i poteri delle caste”.
Elio Veltri, Carlo Vulpio, Fernando Rossi, Monia Benini, Francesco Silvestri questi i nomi che parleranno alla conferenza su "I Diritti negati: i poteri delle caste" promossa da RETE DEI CITTADINI, lista civica per le regionali del Lazio, che si svolgerà sabato 20 febbraio 2010 al Teatro Nuovo Colosseo di Roma a partire dalle ore 15:00.
La conferenza si apre con la presentazione della Lista partecipata Rete dei Cittadini, che promuove l'evento a cura della candidata come governatrice del Lazio Marzia Marzoli. Aprirà la discussione Elio Veltri alle ore 15.30 con un intervento sulle infiltrazioni mafiose nell'economia legale, partendo dal suo libro Mafia Pulita. La parola passa poi a Carlo Vulpio per parlare dell'ormai normale anomalia italiana di Taranto e del suo centro siderurgico, analizzato ne La città delle nuvole. Fernando Rossi alle ore 16.30 affronta l'annosa questione del signoraggio e del debito pubblico.
I lavori proseguono alle ore 17.15 con un intervento di Francesco Silvestri "Dal PIL al BIL" sui diversi criteri valutativi del benessere della popolazione; chiude il dibattito Monia Benini, sull'esperienza della democrazia diretta.
Argomenti scomodi e spesso ignorati dal grande pubblico, ma che influenzano in maniera profonda la vita di tutti noi. Al termine degli interventi verranno raccolte le firme per la presentazione alle elezioni regionali della lista civica rete dei cittadini.
Contatti:
Ufficio stampa: TIziana D'Amico, Laura Raduta
Lista civica RETE DEI CITTADINI
info@retedeicittadini.it http://retedeicittadini.it
tel 328/8326581
sabato 20 febbraio 2010, ore 15:00
Teatro Nuovo Colosseo Via Capo d'Africa, 29 Roma.
COMUNICATO STAMPA
conferenza “I diritti negati: i poteri delle caste”.
Elio Veltri, Carlo Vulpio, Fernando Rossi, Monia Benini, Francesco Silvestri questi i nomi che parleranno alla conferenza su "I Diritti negati: i poteri delle caste" promossa da RETE DEI CITTADINI, lista civica per le regionali del Lazio, che si svolgerà sabato 20 febbraio 2010 al Teatro Nuovo Colosseo di Roma a partire dalle ore 15:00.
La conferenza si apre con la presentazione della Lista partecipata Rete dei Cittadini, che promuove l'evento a cura della candidata come governatrice del Lazio Marzia Marzoli. Aprirà la discussione Elio Veltri alle ore 15.30 con un intervento sulle infiltrazioni mafiose nell'economia legale, partendo dal suo libro Mafia Pulita. La parola passa poi a Carlo Vulpio per parlare dell'ormai normale anomalia italiana di Taranto e del suo centro siderurgico, analizzato ne La città delle nuvole. Fernando Rossi alle ore 16.30 affronta l'annosa questione del signoraggio e del debito pubblico.
I lavori proseguono alle ore 17.15 con un intervento di Francesco Silvestri "Dal PIL al BIL" sui diversi criteri valutativi del benessere della popolazione; chiude il dibattito Monia Benini, sull'esperienza della democrazia diretta.
Argomenti scomodi e spesso ignorati dal grande pubblico, ma che influenzano in maniera profonda la vita di tutti noi. Al termine degli interventi verranno raccolte le firme per la presentazione alle elezioni regionali della lista civica rete dei cittadini.
Contatti:
Ufficio stampa: TIziana D'Amico, Laura Raduta
Lista civica RETE DEI CITTADINI
info@retedeicittadini.it http://retedeicittadini.it
tel 328/8326581
lunedì 15 febbraio 2010
il "giallo" del documento sulla turbogas del 30/10
Risolto il “giallo” del documento del 30 ottobre del ministero dell’ambiente (MATTM) sul parere della commissione di revisione della VIA-VAS del progetto della centrale a turbogas di Pontinia.
Il comune non ne sapeva nulla semplicemente perché non risulta indirizzato allo stesso comune, ma solo all’On.le Sig. Ministro per il tramite del Capo gabinetto e alla Direzione generale per la salvaguardia ambientale divisione III dott. Mariano Grillo ed è stata inviata dalla commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale VIA e VAS.
L’oggetto è il parere tecnico, art. 9 comma 6 GAD/DEC7150/07 …. Trasmissione parere n. 377 del 30 ottobre 2009 ed è stato spedito con nota del 6 / 11 /2009.
Il documento, stranamente, nonostante un insieme di note, osservazioni, pareri sia di cittadini, di associazioni, del comune di Pontinia, della provincia di Latina, del Parco Nazionale del Circeo e della Regione Lazio, trascura una molteplicità di osservazioni per concentrarsi su:
a) le opere connesse della centrale in oggetto, e cioè il gasdotto e l’elettrodotto di collegamento alle reti di distribuzione, specificatamente per ciò che riguarda il rischio idrogeologico come ad esempio fenomeni di sub sidenza localizzata;
b) la distanza tra il punto di emissione della centrale in oggetto ed il parco del Circeo.
Secondo tale commissione la criticità di cui al punto a) viene compresa nella prescrizione 20 della VIA e per la b) la stessa commissione nega quanto scritto dal Parco Nazionale del Circeo che la procedura fosse soggetta a relazione di incidenza.
A prescindere dai fatti tecnici sui quali sta lavorando l’apposito tavolo comunale per una risposta che aumenta i tanti troppi dubbi sulla congruenza dell’impianto non si può non notare un atteggiamento di riservatezza strano da parte della commissione o di chi per essa lo doveva rendere pubblico.
Poi, altra anomalia, come mai la società proponente ne è in possesso tanto da esibirlo in sede di giudizio e il comune ne è all’oscuro?
Al di là della legittimità dei comportamenti, la cortesia istituzionale, il tanto sbandierato federalismo non avrebbero suggerito di mandare uno straccio di comunicazione?
Giorgio Libralato
Il comune non ne sapeva nulla semplicemente perché non risulta indirizzato allo stesso comune, ma solo all’On.le Sig. Ministro per il tramite del Capo gabinetto e alla Direzione generale per la salvaguardia ambientale divisione III dott. Mariano Grillo ed è stata inviata dalla commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale VIA e VAS.
L’oggetto è il parere tecnico, art. 9 comma 6 GAD/DEC7150/07 …. Trasmissione parere n. 377 del 30 ottobre 2009 ed è stato spedito con nota del 6 / 11 /2009.
Il documento, stranamente, nonostante un insieme di note, osservazioni, pareri sia di cittadini, di associazioni, del comune di Pontinia, della provincia di Latina, del Parco Nazionale del Circeo e della Regione Lazio, trascura una molteplicità di osservazioni per concentrarsi su:
a) le opere connesse della centrale in oggetto, e cioè il gasdotto e l’elettrodotto di collegamento alle reti di distribuzione, specificatamente per ciò che riguarda il rischio idrogeologico come ad esempio fenomeni di sub sidenza localizzata;
b) la distanza tra il punto di emissione della centrale in oggetto ed il parco del Circeo.
Secondo tale commissione la criticità di cui al punto a) viene compresa nella prescrizione 20 della VIA e per la b) la stessa commissione nega quanto scritto dal Parco Nazionale del Circeo che la procedura fosse soggetta a relazione di incidenza.
A prescindere dai fatti tecnici sui quali sta lavorando l’apposito tavolo comunale per una risposta che aumenta i tanti troppi dubbi sulla congruenza dell’impianto non si può non notare un atteggiamento di riservatezza strano da parte della commissione o di chi per essa lo doveva rendere pubblico.
Poi, altra anomalia, come mai la società proponente ne è in possesso tanto da esibirlo in sede di giudizio e il comune ne è all’oscuro?
Al di là della legittimità dei comportamenti, la cortesia istituzionale, il tanto sbandierato federalismo non avrebbero suggerito di mandare uno straccio di comunicazione?
Giorgio Libralato
ecco la verità sul nucleare che il governo non dice
14 febbraio 2010
Roma, 14 feb.(Adnkronos) - "Il 19 novembre 2009 Enel e Edf, in un incontro romano, hanno chiuso la lista delle proposte dei siti dove realizzare le centrali nucleari in Italia, che presenteranno al governo italiano e all'agenzia nucleare. In base alla legge che reintroduce il nucleare in Italia, sara' l'Enel insieme a Edf a proporre al governo la localizzazione delle centrali nucleari in Italia". Lo ha dichiarato il presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli che aggiunge: "Enel e Edf consegneranno la lista dei siti alcuni giorni dopo l'insediamento dell'agenzia nucleare italiana che avverra' successivamente le elezioni regionali".
"Il rallentamento nell'istituzione dell'agenzia nucleare e' dovuta ad una precisa strategia del governo che vuole assumere le decisioni solo dopo le elezioni regionali per non danneggiarne il risultato. Questa strategia e' stata concordata tra il governo Italiano e l'Enel, dopo il passo falso commesso dall'amministratore delegato dell'Enel Conti che in una trasmissione televisiva del 5 dicembre affermo' che i siti erano stati individuati ma che 'non li avrebbe mai detti nemmeno sotto tortura", prosegue Bonelli.
"Enel-Edf hanno identificato come siti potenziali per i reattori: Monfalcone (Friuli Venezia Giulia), Chioggia (Venezia), Caorso (Emilia Romagna), Fossano e Trino (Piemonte), Scarlino (Toscana), San Benedetto del Tronto (Marche ), Montalto di Castro e Latina (Lazio), Termoli (Molise), Mola di Bari (Puglia) o sito tra Nardo' e Manduria, Scanzano Ionico (Basilicata), Oristano (Sardegna), Palma (Sicilia) - conclude Bonelli -. Noi Verdi italiani attraverso la collaborazione con gli ecologisti francesi continuiamo la nostra operazione verita', perche' i cittadini hanno il diritto di sapere prima delle elezioni dove verranno realizzate le centrali nucleari in Italia", conclude.
14-FEB-10 15:29
Roma, 14 feb.(Adnkronos) - "Il 19 novembre 2009 Enel e Edf, in un incontro romano, hanno chiuso la lista delle proposte dei siti dove realizzare le centrali nucleari in Italia, che presenteranno al governo italiano e all'agenzia nucleare. In base alla legge che reintroduce il nucleare in Italia, sara' l'Enel insieme a Edf a proporre al governo la localizzazione delle centrali nucleari in Italia". Lo ha dichiarato il presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli che aggiunge: "Enel e Edf consegneranno la lista dei siti alcuni giorni dopo l'insediamento dell'agenzia nucleare italiana che avverra' successivamente le elezioni regionali".
"Il rallentamento nell'istituzione dell'agenzia nucleare e' dovuta ad una precisa strategia del governo che vuole assumere le decisioni solo dopo le elezioni regionali per non danneggiarne il risultato. Questa strategia e' stata concordata tra il governo Italiano e l'Enel, dopo il passo falso commesso dall'amministratore delegato dell'Enel Conti che in una trasmissione televisiva del 5 dicembre affermo' che i siti erano stati individuati ma che 'non li avrebbe mai detti nemmeno sotto tortura", prosegue Bonelli.
"Enel-Edf hanno identificato come siti potenziali per i reattori: Monfalcone (Friuli Venezia Giulia), Chioggia (Venezia), Caorso (Emilia Romagna), Fossano e Trino (Piemonte), Scarlino (Toscana), San Benedetto del Tronto (Marche ), Montalto di Castro e Latina (Lazio), Termoli (Molise), Mola di Bari (Puglia) o sito tra Nardo' e Manduria, Scanzano Ionico (Basilicata), Oristano (Sardegna), Palma (Sicilia) - conclude Bonelli -. Noi Verdi italiani attraverso la collaborazione con gli ecologisti francesi continuiamo la nostra operazione verita', perche' i cittadini hanno il diritto di sapere prima delle elezioni dove verranno realizzate le centrali nucleari in Italia", conclude.
14-FEB-10 15:29
il blocco mentale
Il blocco mentale, culturale di alcuni concittadini, dimostrato “brillantemente” anche in alcuni commenti sul blog, dimostra quanto possa essere difficile, nella campagna elettorale per le amministrative comunali del 2011, sperare che la candidatura di una lista che propone un modo nuovo di amministrare possa vincere.
Come si può sperare che concetti come energia naturale e rinnovabile, raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani, riconversione dei fabbricati pubblici, sostituzione degli impianti di illuminazione pubblica, scuola, cultura, aggregazione sociale, risparmio ed efficienza nella pubblica amministrazione possa ottenere i voti di concittadini fans di personaggi che esibiscono sesso, prostituzione, droga come valori per comandare?
Se il livello culturale è quello è evidente che il lavoro per arrivare ad un modo sobrio, virtuoso è difficile e faticoso.
Senza contare chi riesce a distinguere solo il nero dal bianco, preferisce l’interesse privato al bene comune, l’apparenza alla sostanza, si comporta come un tifoso da curva nord sia sulla giustizia, come sulla scuola e su chi deve amministrare allora vuol dire che per arrivare a tanto ci vuole una nuova generazione.
Solo un cretino pensa che la ragione sia solo nel genere, nell’età, nell’appartenenza (in un partito, coalizione, associazione, razza).
Ma di questo genere, sempre a giudicare dai commenti nel blog a Pontinia sembra esserci una discreta quantità. Venerdi intanto, 62 commenti, 29 sabato e 14 ieri.
Come si può sperare che concetti come energia naturale e rinnovabile, raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani, riconversione dei fabbricati pubblici, sostituzione degli impianti di illuminazione pubblica, scuola, cultura, aggregazione sociale, risparmio ed efficienza nella pubblica amministrazione possa ottenere i voti di concittadini fans di personaggi che esibiscono sesso, prostituzione, droga come valori per comandare?
Se il livello culturale è quello è evidente che il lavoro per arrivare ad un modo sobrio, virtuoso è difficile e faticoso.
Senza contare chi riesce a distinguere solo il nero dal bianco, preferisce l’interesse privato al bene comune, l’apparenza alla sostanza, si comporta come un tifoso da curva nord sia sulla giustizia, come sulla scuola e su chi deve amministrare allora vuol dire che per arrivare a tanto ci vuole una nuova generazione.
Solo un cretino pensa che la ragione sia solo nel genere, nell’età, nell’appartenenza (in un partito, coalizione, associazione, razza).
Ma di questo genere, sempre a giudicare dai commenti nel blog a Pontinia sembra esserci una discreta quantità. Venerdi intanto, 62 commenti, 29 sabato e 14 ieri.
domenica 14 febbraio 2010
2011 strategia elettorale anti progetti devastanti
Il prossimo anno alle elezioni comunali si presentano alcune opzioni per contrastare i progetti devastanti e incompatibili con il territorio ma anche per diventare, finalmente, un comune virtuoso.
La prima è quella di una candidatura ed una lista autonoma che però avrebbe scarse possibilità e potrebbe arrivare ad un 5 / 10% che significherebbe portare in consiglio comunale 1 o 2 consiglieri che non sarebbero determinanti in alcun modo.
La seconda è quella di scegliere uno dei 2 schieramenti che potrebbe vincere e sostenerlo dall’interno (con propri candidati) o dall’esterno.
E’ chiaro che bisogna scegliere tra la destra e l’attuale maggioranza.
In ogni caso si potrebbe pensare di arrivare a 1 o 2 o massimo 3 consiglieri che pur non essendo determinanti in amministrazione avrebbe certo una possibilità di incidere in maniera importante nel programma elettorale.
E magari avere anche un assessore.
Questo in teoria la pratica è sempre più difficile (o facile dipende dalla capacità contrattuale e dai voti di clientela) così come è difficile attuare qualsiasi programma sia per problemi interni che per emergenze e aggressioni dall’esterno o tagli dal governo centrale.
Rispetto alle attuali coalizioni poi è necessario avere chiarezza. I resti del centro sinistra e di quella parte della destra anti dissesto che ha costituito l’attuale maggioranza non appare certo omogenea e pare continuare anche per mancanza di alternative. La grande capacità e leadership di Tombolillo insieme ad alcuni componenti della giunta sono stati una certezza per ripartire dopo il disastro del dissesto.
La destra sembra essere divisa tra ex FI ed ex di an, ma anche all’interno dei rispettivi ex partiti pare esserci una divisione tra vecchi e nuovi rampolli.
Senza contare che a livello nazionale i rappresentanti dei rispettivi partiti non esaltano quando non sono alle prese con scandali sempre più gravi e imbarazzanti.
Penso sia evidente che c’è bisogno di un cambio di marcia, di un modo diverso di amministrare.
La necessità di superare vecchie divisioni o, peggio, rivalità accese con infinite cause, denunce, minacce impongono un cambio di mentalità.
Non serve un ricambio generazionale o di età. I “nuovi” avevano dovuto interrompere nella precedente amministrazione per evidenti e insuperabili conflitti interni.
Rimane anche da vedere quanto i cittadini alle prese con crescenti difficoltà della crisi sempre più forte e laceranti siano sensibili ai temi quali cultura, rilancio sociale, programmazione, evoluzione economica e produttiva piuttosto che alla necessità di trovare un posto di lavoro o meglio di difendere il posto di lavoro.
I tagli sempre più forti del governo centrale su scuola, sanità, giustizia provocano una costante sfiducia verso le amministrazioni insieme a scelte spesso incomprensibili in materia di sicurezza sociale e ottengono l’effetto anche dell’allontanamento della politica.
Secondo me è proprio questa la sfida che attende il movimento contrario ai progetti devastanti (i rappresentanti della rete hanno dichiarato, giustamente, più volte che ambiscono alle più alte cariche amministrative) quella di far riavvicinare le persone comuni alla vita sociale e amministrativa.
La percezione della mancanza di una qualsiasi proposta alternativa da parte di quella che doveva essere l’opposizione rende ancora più difficile e lontano questo compito. Nulla si sa, per esempio, di cosa pensi questa opposizione di scuola (materna, elementare e media), di cultura, aggregazione sociale, servizi pubblici, programmazione territoriale, energetica. Tanto che si ha la sensazione (leggendo per esempio i giornali locali) che non solo l’opinione pubblica sembra anestetizzata, ma gli stessi partiti (ammesso che esista un direttivo almeno per ogni singolo partito di riferimento nazionale) non danno segnali all’esterno.
Qualche anno fa le sedi dei partiti, i loro rappresentanti locali si esprimevano e proponevano, coinvolgevano iscritti e “parte civile”, associazioni, sindacati, oggi si ha l’impressione che una persona sia un partito e che ciascuno più che farsi notare ed apprezzare le proprie idee aspetti gli errori degli altri.
Questa sensazione, se fosse vera e reale, espone maggiormente il nostro comune alle aziende, alle speculazioni e all’aggressione dei progetti incompatibili e devastanti.
Anche questa percezione non aiuta certo il nuovo, non ci sono le premesse per abituare a tornare a far pensare, progettare e realizzare.
Ci vuole coraggio, gambe e braccia, oltre alle idee.
Però proviamoci almeno.
E’ finito il tempo della difesa, occorre costruire gli anticorpi necessari per evitare nuovi dissesti e nuovi e peggiori progetti devastanti.
Giorgio Libralato
La prima è quella di una candidatura ed una lista autonoma che però avrebbe scarse possibilità e potrebbe arrivare ad un 5 / 10% che significherebbe portare in consiglio comunale 1 o 2 consiglieri che non sarebbero determinanti in alcun modo.
La seconda è quella di scegliere uno dei 2 schieramenti che potrebbe vincere e sostenerlo dall’interno (con propri candidati) o dall’esterno.
E’ chiaro che bisogna scegliere tra la destra e l’attuale maggioranza.
In ogni caso si potrebbe pensare di arrivare a 1 o 2 o massimo 3 consiglieri che pur non essendo determinanti in amministrazione avrebbe certo una possibilità di incidere in maniera importante nel programma elettorale.
E magari avere anche un assessore.
Questo in teoria la pratica è sempre più difficile (o facile dipende dalla capacità contrattuale e dai voti di clientela) così come è difficile attuare qualsiasi programma sia per problemi interni che per emergenze e aggressioni dall’esterno o tagli dal governo centrale.
Rispetto alle attuali coalizioni poi è necessario avere chiarezza. I resti del centro sinistra e di quella parte della destra anti dissesto che ha costituito l’attuale maggioranza non appare certo omogenea e pare continuare anche per mancanza di alternative. La grande capacità e leadership di Tombolillo insieme ad alcuni componenti della giunta sono stati una certezza per ripartire dopo il disastro del dissesto.
La destra sembra essere divisa tra ex FI ed ex di an, ma anche all’interno dei rispettivi ex partiti pare esserci una divisione tra vecchi e nuovi rampolli.
Senza contare che a livello nazionale i rappresentanti dei rispettivi partiti non esaltano quando non sono alle prese con scandali sempre più gravi e imbarazzanti.
Penso sia evidente che c’è bisogno di un cambio di marcia, di un modo diverso di amministrare.
La necessità di superare vecchie divisioni o, peggio, rivalità accese con infinite cause, denunce, minacce impongono un cambio di mentalità.
Non serve un ricambio generazionale o di età. I “nuovi” avevano dovuto interrompere nella precedente amministrazione per evidenti e insuperabili conflitti interni.
Rimane anche da vedere quanto i cittadini alle prese con crescenti difficoltà della crisi sempre più forte e laceranti siano sensibili ai temi quali cultura, rilancio sociale, programmazione, evoluzione economica e produttiva piuttosto che alla necessità di trovare un posto di lavoro o meglio di difendere il posto di lavoro.
I tagli sempre più forti del governo centrale su scuola, sanità, giustizia provocano una costante sfiducia verso le amministrazioni insieme a scelte spesso incomprensibili in materia di sicurezza sociale e ottengono l’effetto anche dell’allontanamento della politica.
Secondo me è proprio questa la sfida che attende il movimento contrario ai progetti devastanti (i rappresentanti della rete hanno dichiarato, giustamente, più volte che ambiscono alle più alte cariche amministrative) quella di far riavvicinare le persone comuni alla vita sociale e amministrativa.
La percezione della mancanza di una qualsiasi proposta alternativa da parte di quella che doveva essere l’opposizione rende ancora più difficile e lontano questo compito. Nulla si sa, per esempio, di cosa pensi questa opposizione di scuola (materna, elementare e media), di cultura, aggregazione sociale, servizi pubblici, programmazione territoriale, energetica. Tanto che si ha la sensazione (leggendo per esempio i giornali locali) che non solo l’opinione pubblica sembra anestetizzata, ma gli stessi partiti (ammesso che esista un direttivo almeno per ogni singolo partito di riferimento nazionale) non danno segnali all’esterno.
Qualche anno fa le sedi dei partiti, i loro rappresentanti locali si esprimevano e proponevano, coinvolgevano iscritti e “parte civile”, associazioni, sindacati, oggi si ha l’impressione che una persona sia un partito e che ciascuno più che farsi notare ed apprezzare le proprie idee aspetti gli errori degli altri.
Questa sensazione, se fosse vera e reale, espone maggiormente il nostro comune alle aziende, alle speculazioni e all’aggressione dei progetti incompatibili e devastanti.
Anche questa percezione non aiuta certo il nuovo, non ci sono le premesse per abituare a tornare a far pensare, progettare e realizzare.
Ci vuole coraggio, gambe e braccia, oltre alle idee.
Però proviamoci almeno.
E’ finito il tempo della difesa, occorre costruire gli anticorpi necessari per evitare nuovi dissesti e nuovi e peggiori progetti devastanti.
Giorgio Libralato
60 miliardi ci costa la loro corruzione
PRIMO PIANO | Peter Gomez
60 miliardi ci costa la loro corruzione
13 febbraio 2010
Da Milano a Vercelli politici presi con la bustarella in mano. Le ruberie nel sistema Grandi eventi. Trionfa la repubblica delle mazzette. Ecco i nomi
Che il vero problema del paese siano le tangenti e il malaffare lo hanno detto un po’ tutti: la Corte dei Conti che il 25 giugno del 2009 ha quantificato in 60 miliardi di euro la “tassa occulta” pagata ogni anno dai cittadini per coprire il costo della corruzione “dilagante”; il Consiglio d’Europa che in ottobre ha definito la situazione “molto seria”; Transparency International che nella sua ultima classifica sulle nazioni più virtuose in fatto di mazzette (meno corrotte) ci ha fatto perdere ben otto posizioni nel giro di dodici mesi. Dal 55° posto nel mondo l’Italia è scivolata al 63°, dopo Botswana, Namibia e Malaysia.
E non ci si può nemmeno consolare guardando al ranking europeo . Nel vecchio continente siamo penultimi, visto che peggio di noi stanno solo la Bulgaria, la Romania e la Grecia. Così, di bustarella in bustarella, il Belpaese viaggia allegramente verso il baratro.
Gli unici che sembrano non accorgersene sono i partiti, non a caso ritenuti dal 44 per cento degli italiani (dati di Transparency) al primo posto tra le organizzazioni più corrotte (prima di imprese, funzionari pubblici, media e magistratura). E all’ultimo posto, con un indice di fiducia pari solo al 12% (lo ha spiegato in una conferenza stampa Silvio Berlusconi), nella classifica sul gradimento e l’affidabilità delle istituzioni.
Certo, poi si può fingere, come fa il presidente del Consiglio che tutto questa avvenga perché gli uomini politici partecipano a trasmissioni televisive definite “pollaio”. E magari ci si può persino compiacere se il maggiore quotidiano italiano, come ha fatto ieri il Corriere della Sera, decide di non dare spazio in prima pagina alla notizia dell’arresto in flagranza di reato del presidente della Commissione urbanistica del comune di Milano, Milko Pennisi, impegnato proprio in questi giorni nell’esame del nuovo piano regolatore della città.
Ma la realtà è quella che è. Diciotto anni dopo Mani Pulite, l’Italia è tornata ad essere un paese di ladri. Con un'importante differenza. Legislatura dopo legislatura alle guardie sono state progressivamente tolte le armi. Per questo, in attesa che con l’approvazione della leggi sul processo breve, sull’immunità dei ministri e sul taglio delle intercettazioni telefoniche, il processo sia concluso, Il Fatto Quotidiano ha deciso di compilare un elenco (necessariamente breve per ragioni di spazio) degli scandali piccoli e grandi degli ultimi mesi.
Probabilmente alcuni dei protagonisti, al termine di anni di processi e d’inchieste, ne usciranno assolti. Ma qui a contare, più che i nomi, è il fenomeno. Perché c’è gente che (a tutti i livelli) si sta mangiando il paese. E nessuno pare intenzionato a fermarla.
LEGGI ANCHE
Un anno di corruzione nello Stivale di Peter Gomez
Da il Fatto Quotidiano del 13 febbraio
60 miliardi ci costa la loro corruzione
13 febbraio 2010
Da Milano a Vercelli politici presi con la bustarella in mano. Le ruberie nel sistema Grandi eventi. Trionfa la repubblica delle mazzette. Ecco i nomi
Che il vero problema del paese siano le tangenti e il malaffare lo hanno detto un po’ tutti: la Corte dei Conti che il 25 giugno del 2009 ha quantificato in 60 miliardi di euro la “tassa occulta” pagata ogni anno dai cittadini per coprire il costo della corruzione “dilagante”; il Consiglio d’Europa che in ottobre ha definito la situazione “molto seria”; Transparency International che nella sua ultima classifica sulle nazioni più virtuose in fatto di mazzette (meno corrotte) ci ha fatto perdere ben otto posizioni nel giro di dodici mesi. Dal 55° posto nel mondo l’Italia è scivolata al 63°, dopo Botswana, Namibia e Malaysia.
E non ci si può nemmeno consolare guardando al ranking europeo . Nel vecchio continente siamo penultimi, visto che peggio di noi stanno solo la Bulgaria, la Romania e la Grecia. Così, di bustarella in bustarella, il Belpaese viaggia allegramente verso il baratro.
Gli unici che sembrano non accorgersene sono i partiti, non a caso ritenuti dal 44 per cento degli italiani (dati di Transparency) al primo posto tra le organizzazioni più corrotte (prima di imprese, funzionari pubblici, media e magistratura). E all’ultimo posto, con un indice di fiducia pari solo al 12% (lo ha spiegato in una conferenza stampa Silvio Berlusconi), nella classifica sul gradimento e l’affidabilità delle istituzioni.
Certo, poi si può fingere, come fa il presidente del Consiglio che tutto questa avvenga perché gli uomini politici partecipano a trasmissioni televisive definite “pollaio”. E magari ci si può persino compiacere se il maggiore quotidiano italiano, come ha fatto ieri il Corriere della Sera, decide di non dare spazio in prima pagina alla notizia dell’arresto in flagranza di reato del presidente della Commissione urbanistica del comune di Milano, Milko Pennisi, impegnato proprio in questi giorni nell’esame del nuovo piano regolatore della città.
Ma la realtà è quella che è. Diciotto anni dopo Mani Pulite, l’Italia è tornata ad essere un paese di ladri. Con un'importante differenza. Legislatura dopo legislatura alle guardie sono state progressivamente tolte le armi. Per questo, in attesa che con l’approvazione della leggi sul processo breve, sull’immunità dei ministri e sul taglio delle intercettazioni telefoniche, il processo sia concluso, Il Fatto Quotidiano ha deciso di compilare un elenco (necessariamente breve per ragioni di spazio) degli scandali piccoli e grandi degli ultimi mesi.
Probabilmente alcuni dei protagonisti, al termine di anni di processi e d’inchieste, ne usciranno assolti. Ma qui a contare, più che i nomi, è il fenomeno. Perché c’è gente che (a tutti i livelli) si sta mangiando il paese. E nessuno pare intenzionato a fermarla.
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Un anno di corruzione nello Stivale di Peter Gomez
Da il Fatto Quotidiano del 13 febbraio
la vergogna di dirsi berlusconiani
SOCIETÀ | Massimo Fini
La vergogna di dirsi berlusconiani 11 febbraio 2010
Con Berlusconi si manifesta un singolare fenomeno, già noto ai tempi della Democrazia cristiana. Negli anni Sessanta e Settanta erano rarissimi quelli che ammettevano di votare Dc. Ma il partito del "Biancofiore, simbol d’amore" prendeva regolarmente, a ogni elezione, il 30 per cento dei suffragi. Evidentemente chi lo votava se ne vergognava.
Così è con Berlusconi. Nei bar, nelle palestre, in piscina, ai bagni o in qualsiasi altro ritrovo pubblico che raccolga un po’ di gente, nessuno, anche quando il discorso cade sul politico, dice di votare Berlusconi.
E anche fra i giornalisti, a meno che non siano i giannizzeri del Giornale, di Libero, di Panorama, e pure qui non sempre, nessuno ti dice apertamente che sta con Berlusconi. Un poco se ne vergognano, anche loro.
Ma i berluscones si smascherano in modo indiretto. Se uno ha in orrore Di Pietro, considerandolo il vero "cancro morale" di questo paese, è molto probabile che sia un berluscones. Se vi aggiunge Marco Travaglio ne hai quasi la certezza. Se ci mette anche Giorgio Bocca è matematico.
Per Di Pietro la cosa si capisce, perché è l’unico, vero, contraltare politico del Cavaliere e, per soprammercato, porta avanti il discorso della legalità. E i berluscones detestano la legalità, naturalmente quando si pretende di richiamarvi "lorsignori", per gli altri c’è la "tolleranza zero".
Sono i liberali alla Ostellino, alla Galli della Loggia, alla Panebianco, i liberali da Corriere della Sera (scriveva un indignato Panebianco ricordando l’orribile stagione di Mani Pulite: "L’opera di repressione non doveva più occuparsi prevalentemente, come aveva sempre fatto, dei ‘deboli’ e dei reietti, ma poteva rivolgersi anche ai potenti" – Corriere della Sera, 20/9/1999 – e in un altro pregevole scritto "Non parliamo d’altro che di 'corruzione', 'concussione', 'abuso di ufficio' e non ci accorgiamo dei reati di vero allarme sociale che sono quelli della microcriminalità", e ancora "La legalità, semplicemente non è, e non può essere, un valore in sé" – Corriere, 16/3/1998).
Peraltro l’orrore per il "giustizialista" (altra parola magica che smaschera il berluscones occulto) Di Pietro è un poco contraddittorio. L’intera classe politica attualmente in sella, berluscones in testa, non esisterebbe se non ci fosse stato il "giustizialista" Di Pietro. Particolarmente grottesca è l’avversione a Di Pietro degli ex Msi, ex An, oggi Pdl che, dopo essere stati espunti per decenni dalla politica con la truffa dell’"arco costituzionale", tornarono all’onor del mondo proprio grazie a Mani Pulite.
Dove sarebbe oggi, senza Di Pietro, per esempio l’onorevole La Russa, disonorevole ministro della Difesa? Sarebbe ancora nelle catacombe a fare il "cattivo maestro" di ragazzi che poi, sotto quelle suggestioni, andavano magari a rovinarsi tirando qualche bombetta (Murelli e Loi).
Travaglio è scontato. Sulla legalità ha un rigore torinese, jansenista. Sia a destra sia a sinistra per la verità, ma il berluscones non va tanto per il sottile. Quando però gli chiedi cosa rimprovera a Travaglio, farfuglia. Il massimo che riesce a dire è che "con i libri su Berlusconi ci ha fatto i soldi". Che è come dire che Sciascia non doveva fare le denunce di Todo modo perché quel libro ha venduto.
Ma il più incomprensibile, e quindi il più significativo, è Giorgio Bocca. Se in una conversazione salta fuori, per qualsiasi motivo, il nome di Bocca, il berluscones occulto cade in deliquio, fa il ponte isterico, gli viene la schiuma alla bocca e manca poco che venga preso da una crisi epilettica. Eppure Bocca è stato il primo giornalista italiano di sinistra, ma anche non di sinistra, a denunciare sul Giorno, in un memorabile reportage degli anni ‘60, che cosa fosse realmente la gloriosa Unione Sovietica.
Meriterebbe un posto d’onore nel mondadoriano e berlusconiano opuscolo "Il libro rosso degli orrori del comunismo". Invece i berluscones lo odiano. E si vedono anche delle sciacquette del giornalismo nostrano, gente che ha cominciato a scrivere editoriali, cioè temi da liceo, a vent’anni, e a trenta, non avendo fatto alcuna esperienza sul campo, non san più che dire, storcere il naso di fronte al nome di Giorgio Bocca e alla sua straordinaria carriera che gli permette, alle soglie dei novant’anni, di essere ancora perfettamente lucido sulla pagina.
"Non devo alcun rispetto a Bocca" scriveva tempo fa un pinchetto di cui non ricordo il nome, poniamo un Facci qualsiasi, mentre dovrebbe fare i gargarismi prima di pronunciare il suo nome invano. Comunque sia un indizio è un indizio. Tre indizi (Di Pietro, Travaglio, Bocca) fanno una prova.
Quindi se vi capita in casa un tipo mellifluo, che affetta equidistanza, ma quando sente i nomi di quei tre ha reazioni da demonio finito in un’acquasantiera, potete andare sul sicuro: è un berluscones doc. E cacciatelo a pedate nel culo perché non ha nemmeno il coraggio civile di essere ciò che è.
Da il Fatto Quotidiano dell'11 febbraio
La vergogna di dirsi berlusconiani 11 febbraio 2010
Con Berlusconi si manifesta un singolare fenomeno, già noto ai tempi della Democrazia cristiana. Negli anni Sessanta e Settanta erano rarissimi quelli che ammettevano di votare Dc. Ma il partito del "Biancofiore, simbol d’amore" prendeva regolarmente, a ogni elezione, il 30 per cento dei suffragi. Evidentemente chi lo votava se ne vergognava.
Così è con Berlusconi. Nei bar, nelle palestre, in piscina, ai bagni o in qualsiasi altro ritrovo pubblico che raccolga un po’ di gente, nessuno, anche quando il discorso cade sul politico, dice di votare Berlusconi.
E anche fra i giornalisti, a meno che non siano i giannizzeri del Giornale, di Libero, di Panorama, e pure qui non sempre, nessuno ti dice apertamente che sta con Berlusconi. Un poco se ne vergognano, anche loro.
Ma i berluscones si smascherano in modo indiretto. Se uno ha in orrore Di Pietro, considerandolo il vero "cancro morale" di questo paese, è molto probabile che sia un berluscones. Se vi aggiunge Marco Travaglio ne hai quasi la certezza. Se ci mette anche Giorgio Bocca è matematico.
Per Di Pietro la cosa si capisce, perché è l’unico, vero, contraltare politico del Cavaliere e, per soprammercato, porta avanti il discorso della legalità. E i berluscones detestano la legalità, naturalmente quando si pretende di richiamarvi "lorsignori", per gli altri c’è la "tolleranza zero".
Sono i liberali alla Ostellino, alla Galli della Loggia, alla Panebianco, i liberali da Corriere della Sera (scriveva un indignato Panebianco ricordando l’orribile stagione di Mani Pulite: "L’opera di repressione non doveva più occuparsi prevalentemente, come aveva sempre fatto, dei ‘deboli’ e dei reietti, ma poteva rivolgersi anche ai potenti" – Corriere della Sera, 20/9/1999 – e in un altro pregevole scritto "Non parliamo d’altro che di 'corruzione', 'concussione', 'abuso di ufficio' e non ci accorgiamo dei reati di vero allarme sociale che sono quelli della microcriminalità", e ancora "La legalità, semplicemente non è, e non può essere, un valore in sé" – Corriere, 16/3/1998).
Peraltro l’orrore per il "giustizialista" (altra parola magica che smaschera il berluscones occulto) Di Pietro è un poco contraddittorio. L’intera classe politica attualmente in sella, berluscones in testa, non esisterebbe se non ci fosse stato il "giustizialista" Di Pietro. Particolarmente grottesca è l’avversione a Di Pietro degli ex Msi, ex An, oggi Pdl che, dopo essere stati espunti per decenni dalla politica con la truffa dell’"arco costituzionale", tornarono all’onor del mondo proprio grazie a Mani Pulite.
Dove sarebbe oggi, senza Di Pietro, per esempio l’onorevole La Russa, disonorevole ministro della Difesa? Sarebbe ancora nelle catacombe a fare il "cattivo maestro" di ragazzi che poi, sotto quelle suggestioni, andavano magari a rovinarsi tirando qualche bombetta (Murelli e Loi).
Travaglio è scontato. Sulla legalità ha un rigore torinese, jansenista. Sia a destra sia a sinistra per la verità, ma il berluscones non va tanto per il sottile. Quando però gli chiedi cosa rimprovera a Travaglio, farfuglia. Il massimo che riesce a dire è che "con i libri su Berlusconi ci ha fatto i soldi". Che è come dire che Sciascia non doveva fare le denunce di Todo modo perché quel libro ha venduto.
Ma il più incomprensibile, e quindi il più significativo, è Giorgio Bocca. Se in una conversazione salta fuori, per qualsiasi motivo, il nome di Bocca, il berluscones occulto cade in deliquio, fa il ponte isterico, gli viene la schiuma alla bocca e manca poco che venga preso da una crisi epilettica. Eppure Bocca è stato il primo giornalista italiano di sinistra, ma anche non di sinistra, a denunciare sul Giorno, in un memorabile reportage degli anni ‘60, che cosa fosse realmente la gloriosa Unione Sovietica.
Meriterebbe un posto d’onore nel mondadoriano e berlusconiano opuscolo "Il libro rosso degli orrori del comunismo". Invece i berluscones lo odiano. E si vedono anche delle sciacquette del giornalismo nostrano, gente che ha cominciato a scrivere editoriali, cioè temi da liceo, a vent’anni, e a trenta, non avendo fatto alcuna esperienza sul campo, non san più che dire, storcere il naso di fronte al nome di Giorgio Bocca e alla sua straordinaria carriera che gli permette, alle soglie dei novant’anni, di essere ancora perfettamente lucido sulla pagina.
"Non devo alcun rispetto a Bocca" scriveva tempo fa un pinchetto di cui non ricordo il nome, poniamo un Facci qualsiasi, mentre dovrebbe fare i gargarismi prima di pronunciare il suo nome invano. Comunque sia un indizio è un indizio. Tre indizi (Di Pietro, Travaglio, Bocca) fanno una prova.
Quindi se vi capita in casa un tipo mellifluo, che affetta equidistanza, ma quando sente i nomi di quei tre ha reazioni da demonio finito in un’acquasantiera, potete andare sul sicuro: è un berluscones doc. E cacciatelo a pedate nel culo perché non ha nemmeno il coraggio civile di essere ciò che è.
Da il Fatto Quotidiano dell'11 febbraio
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