domenica 21 luglio 2013

se i cinesi arrivassero a Mesa Pontinia addio regali, prebende, posti di lavoro per i residenti

e i milioni regalati al comune di Pontinia, contratti per aziende locali, prodotti agricoli km zero... e tanti negozi di Pontinia chiuderebbero anche se a Magnarelli segretario pd la cosa non interessa
Al Nord la crisi morde
Ecco i supermarket cinesi
AUMAI, LA CATENA ALLESTITA DAL GIOVANE E RAMPANTE WENXU
PUNTI VENDITA
Novecento mila
articoli esposti su 70
mila metri quadrati,
200 dipendenti
Al titolare non
piacciono le interviste di Chiara Daina
All’ingresso c’è un
enorme Buddha
color bronzo. Nell’aria
un odore acre
di plastica. La musica della radio
in sottofondo. Gli omini in
divisa rossa scattano da una
corsia all’altra con in mano
scatoloni. Alle casse c’è la fila.
Lo sguardo si perde tra scaffali
di detersivi, ruote di biciclette,
shampoo, padelle, parrucche,
fiori finti e una caterva di altre
cianfrusaglie. Sembra quasi di
entrare in una fabbrica, ma
poi non c’è la catena di montaggio.
O un magazzino all’ingrosso,
ma chiunque qui può
fare spesa. Benvenuti ad Aumai
Spa, la prima catena di supermercati
cinese che ha invaso
il Nord Italia: 29 punti
vendita, tra Lombardia, Veneto
ed Emilia Romagna, da Milano
a Mestre fino a Parma,
quasi 900 mila articoli esposti
in oltre 70 mila metri quadrati
di superficie, 200 dipendenti,
di cui sei italiani e un capitale
sociale di un milione di euro.
Il reame dello shopping per la
casa e il fai da te. Un eldorado
per i portafogli sgonfi. Prezzi
stracciati su tutto, incluso il
made in Italy. Il primo megastore
Aumai apre i battenti nel
2004 a Brescia. L’ultimo è
quello di Arcore, il più grande
in assoluto, inaugurato a febbraio,
che ha preso il posto di
un outlet. Chi ha messo in piedi
questo impero è Chen
Wenxu, giovanissimo, appena
35 anni. Si fa chiamare Sandro
e presiede l’associazione commercianti
cinesi di Brescia
(dove c’è la sede legale di Aumai).
Come abbia costruito la
sua scalata al successo però resta
un mistero. L’abbiamo cercato
più volte al telefono ma
nulla da fare. La sua segretaria
alla fine è stata onesta: “Lasciate
perdere, il signor Wenxu
non ama le interviste”. Diffidente
e riservato, un po’ come
tutti i cinesi, non è una sorpresa.
La sua missione la inchioda
sul sito internet: “Ricerca
spasmodica di prodotti a
buon mercato” si legge. E poi:
“Qualità e convenienza a prezzi
da urlo”.
DETTO, FATTO . Nei bazar
Aumai, che in cinese significa
“comprare bene”, gli ammorbidenti
per il bucato, di qualsiasi
marca, costano 1.39 euro,
la candeggina Ace 2.69 euro, il
Viakal 1.99. I dentifrici te li
compri tutti a 1.69 euro. Gli
spazzolini a 2.69. la serie di gel
per capelli a 3.99. Poi gli shampoo della Garnier a 2.29. L’as -
sortimento Sunsilk: 2.19 l’uno.
I bagnoschiuma Nivea, di ogni
tipo, a 1.89, assorbenti Lines a
1.49 e salviettine Chilly a 1.99.
I fazzoletti di carta che vendono
i cinesi li fanno a Cremona:
una confezione 1.99 euro. O a
Vicenza, più economici: 1.19
euro. Si vende di tutto, eccetto
le cose da mangiare. Ci sono i
vasi in porcellana, direttamente
dalla madrepatria, un classico.
Il prezzo varia dai 12 ai 19
euro in base alla dimensione.
Rigorosamente di plastica
piatti (3.20 euro) e bicchieri
(1.20 euro). Ci sono i pezzi di
ricambio per la doccia, assi da
stiro, biberon, tende, cuscini,
tappeti e tappetini, piante finte,
zampironi, gomme, matite
e biro, sacchetti cuki, carta stagnola,
sdraio, cacciaviti, zampironi
e una valanga di altre
robe. Tutto low cost, ovviamente.
Nel carrello può finirci
pure una ruota della bicicletta
per 6.90 euro. I giochi per
bambini occupano un’intera
corsia: Barbie e macchinine,
tutto a 5.90 euro al pezzo.
Sparsi qua e là alcuni oggetti
amarcord, come portafoto,
sveglie analogiche, gomitoli di
lana e palle a specchi da discoteca.
Dopo la carta igienica,
prima dei quadri e delle scritte
led, ecco le statuine del Kamasutra
e, più in là, elfi e fatine
molto kitsch. L’organizzazio -
ne della merce è surreale. L’ef -
fetto è un sincretismo culturale
degno di un manuale di
antropologia.
A MANTOVA puoi anche vestire
tuo figlio come un sultano
e tua figlia come una principessa
delle fiabe. Appese tra la
bigiotteria le parrucche, taglio
corto o lungo. L'Aumai di Milano,
vicino a Porta Venezia, è
nello stesso palazzo del Billa e
per non fargli concorrenza
non vende cose per l’igiene intima
e domestica. In altri casi
l'offerta minaccia i supermercati
vicini. La clientela è ovunque
multietnica. In testa, bengalesi,
indiani e marocchini
mescolati agli italiani under
40. Non confondetevi con il
gruppo Haomai, altra catena,
sette megastore, di cui Aumai
è socio. Haomai vuole espandersi
e non ha paura. Sul sito
c'è scritto: "Siamo interessati
ad ampliare la nostra rete di
punti vendita. Se avete un locale
commerciale di almeno
1000 mq, in una buona posizione
o in un centro commerciale”
mandategli un fax o una
mail. Cioè, se la crisi morde, la
Cina divora. Il fatto quotidiano 20 luglio 2013

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