martedì 30 luglio 2013
Latina caos rifiuti totale Disattesi i pronostici della vigilia, il Cda registra la frattura tra i soci Salta Latina Ambiente
Il Comune isolato dall’intransigenza del privato. Crac dietro l’angolo Latina Oggi 30 luglio 2013
S
alta il banco di Latina
Ambiente e per la società che gestisce il servizio
di igiene ambientale si materializza la prospettiva dello stato di liquidazione.
Il Consiglio di amministrazione di ieri era iniziato sotto i
migliori auspici, con la presenza dei consiglieri della parte privata e con la nomina di un
nuovo Amministratore delegato, nella persona di Luigi
Rossi al posto del dimissionario Bruno Landi, e alla nomina
per cooptazione del nuovo
consigliere mancante, indicato
nella figura dell’avvocato Luigi Nicastro, ma una volta attorno al tavolo le posizioni dei tre
rappresentanti del socio pubblico e quelle dei tre consiglieri di Unendo sono subito apparse inconciliabili, ferme come blocchi di marmo sulle
rispettive convinzioni.
Il Comune di Latina, socio di
maggioranza della spa, non
poteva fare un passo indietro
sulle richieste avanzate già nel
corso del precedente Cda, ed è
tornato a insistere sulla restituzione della bollettazione Tia
degli anno 2006-2009, sulla
restituzione degli utili di esercizio mai corrisposti al socio
pubblico, sulla necessità di procedere ad un accantonamento prudenziale di almeno
una parte degli otto milioni di
extramontante che Latina Ambiente deve all’amministrazio -
ne municipale.
Stando a quanto trapela da
alcune dichiarazioni rilasciate
a denti stretti da alcuni componenti del Cda, l’a t t eg g i a m e n t o
della parte privata sarebbe stato di netta chiusura verso qualsiasi proposta del Comune. Un
atteggiamento che troverebbe
la sua ragion d’essere nella
convinzione del socio privato
circa l’assoluta non rispondenza dei dati contenuti nel
bilancio 2011 approvato il 22
luglio scorso col voto del solo
socio di maggioranza. E a sostegno di questa tesi i consiglieri di Unendo hanno annunciato nel corso della riunione
di ieri che il socio privato impugnerà la delibera con cui è
stato approvato il bilancio di
esercizio 2011, perché il provvedimento andava assunto con
una maggioranza qualificata e
non con un blitz del socio
pubblico. Quanto al quadro
complessivo della situazione
prospettato dal presidente
Massimo Giungarelli, che ha
cercato di ricomporre la frattura societaria, l’unica «apertura» fatta dai privati è stata
quella di proporre la vendita
delle quote societarie che Latina Ambiente vanta in seno alla
società Ecoambiente, proprietaria della discarica di Borgo
Montello, e col ricavato della
vendita coprire in parte l’espo -
sizione finanziaria della spa
rilevata dai tecnici comunali.
Una proposta inaccettabile,
per qualcuno addirittura indecente.
«Non ci sono margini di trattativa- spiega il Presidente del
Cda Giungarelli - O meglio,
noi non possiamo derogare
dalla situazione che i documenti contabili ci hanno prospettato. Stento a comprendere le ragioni dell’irrigidimento
della parte privata ma non posso fare a meno di prenderne
atto. Sarà l’assemblea dei soci,
già convocata entro la fine di
agosto, ad assumere le determinazioni che riterrà necessarie, ma potremmo vederci costretti a prendere qualche decisione prima che l’assemblea si
riunisca».
La notizia delle difficoltà
all’interno della spa non è passata inosservata e qualche fornitore che vanta dei crediti
potrebbe decidere di proporre
istanza di fallimento, così come le banche potrebbero chiudere i flussi in uscita verso
Latina Ambiente, e ce ne sarebbe già abbastanza per indurre gli amministratori della
spa a portare i libri in Tribunale e «spegnere» una volta per
tutte questa avventura della
società mista. Se poi ci metterà
lo zampino anche il Comune
di Formia, che oggi è uno dei
migliori clienti di Latina Ambiente che raccoglie i rifiuti
anche in quel territorio, le cose
si metteranno davvero male.
Conseguenze nefaste per
l’utenza, ovvero per i cittadini,
non dovrebbero essercene anche nel caso di scioglimento di
Latina Ambiente: il sindaco ha
garantito il mantenimento dei
livelli occupazionali, il servizio dovrà essere effettuato comunque, il Pef continuerà ad
essere quello di prima, salvo
gli aumenti di rito dovuti ai
rincari dei carburanti. Certo,
se i soci avessero trovato un
accordo sulle somme da restituire al Comune, e se quelle
somme fossero andate dove
dovevano, ovvero nei Pef dei
prossimi anni, i cittadini ne
avrebbero tratto un beneficio.
Ma ormai è chiaro: benché
siano nate per offrire ai cittadini un servizio migliore e a
costi più contenuti, le società
partecipate non manterranno
mai la promessa che ne ha
giustificato la creazione. Tanto
vale liberarcene il prima possibile.
La strada imboccata dall’am -
ministrazione Di Giorgi sembra essere quella, ma il percorso non è ancora così trasparente come dovrebbe. All’appello
manca la voce delle d oggi
sono «spariti» almeno 15 milioni di euro dai conti di esercizio della spa, qualcuno dovrà dare delle spiegazioni.
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