domenica 28 luglio 2013

impianti incompatibili e imbroglio speculazioni finte rinnovabili: l'ultimo dossier Legambiente addio

http://sgonfiailbiogas.blogspot.it/2013/07/lultimo-dossier-legambiente-addio.html

L'ultimo dossier del Circolo Legambiente di Marciano (Grosseto). Legambiente non sciolse nemmeno il circolo quando questo si ribellò (fine 2010) alla sceculazione sul fotovoltaico a terra (18 ha) gestita da Legambiente. Ai soci non venne rinnovata la tessera. Un documento politico lucido, supportato da quelle analisi del "fenomemno rinnovabili" e dei soggetti economici e politici che ne sono prtagonisti in negativo che sono le stesse che oggi fa Terre Nostre. Anche un documento unamo da cui traspare in filigrana lo smarrimento di chi si accorge che l'organizzazione in cui aveva militato a lungo è un comitato d'affari, un trampolino di lancio per poltrone nel pubblio e parapubblico, un modo per fare affari facilmente con società di comodo sfruttando l'accreditamento di Legambiente presso le amministrazioni pubbliche, per poter accedere ai salotti "buoni" del turbocapitalismo speculativo. E' comprensibile il turbamento di chi si accorge che gli "ambientalisti" sono organici alle caste dominanti sfruttatrici dell'ambiente, dle territorio, della società e che usano l'ambientalismo come "oppio del popolo" per fare i loro sporchi affari.Le parole usate da quelkli del circolo di Marciano sono ancora più pesanti: Peggio degli imprenditori e degli speculatori spregiudicati che si muovono come pescecani nel mondo della green economy c'è ... Legambiente.

"chi si provasse a svolgere la sua attività nel settore della green economy dovrebbe fare i conti anche con un altro tipo di concorrenza sleale, quella degli “Imprenditori targati Legambiente”. Intorno al direttivo di Legambiente ruota una galassia di società, srl, cooperative, fondazioni ed associazioni più o meno esplicitamente ad essa collegate.  Tutte hanno al loro interno membri del gruppo dirigente o amici, mogli, figli degli stessi, sono tutte attive nel settore della green economy, tutte possono contare sulla simpatia e sul fattivo sostegno dell'associazione e possono fare affidamento sulla sua articolata rete di rapporti con la politica, l'imprenditoria e le amministrazioni locali."

Gli amici di Marciano, però, non sono "tornati a casa". Hanno continuato il loro impegno nel movimento ecologico grassroots operando il monitoraggio del loro territorio. 

 Dal 2010 ad oggi le scatole cinesi di Legambiente si sono estese dal FV alle biomasse



fonte: http://legambientemanciano.blogspot.it/2012/05/energie-rinnovabili-e-tessere-non.html#comment-form

LEGAMBIENTE ADDIO




Con questo lungo articolo (corredato di numerosi collegamenti ipertestuali a corposi documenti) il Circolo Legambiente di Manciano chiude la sua attività politica e ambientalista nelle fila dell'associazione da cui prendeva il nome, i suoi membri daranno continuità al loro impegno nell'alveo della democrazia partecipativa in una associazione per i Beni Comuni, senza capi bastone di remote segreterie regionali e nazionali a dettargli la linea, come si conviene a donne e uomini liberi e pensanti.
 

L'ULTIMO DOSSIER   
Energie rinnovabili e tessere non (rinnovabili)


  Fino al 2005 le energie rinnovabili in Italia erano limitate a quella idroelettrica dei grandi bacini, in quella situazione, l'impegno di Legambiente nel promuoverle era sicuramente giusto e meritevole.

Oggi, la situazione è radicalmente mutata: grazie ad incentivi tra i più generosi d'Europa, il paese intero è diventato terra di conquista per aziende di green economy e gruppi bancari italiani e stranieri.

A scorrere le pagine dei siti regionali dedicati alle Valutazioni Impatto Ambientale in corso, ci si avvede che il territorio italiano è passato al pettine fine, ogni metro quadro è esaminato e valutato per il reddito da rinnovabile che può produrre: centinaia sono i progetti per FV industriale, Eolico, Impianti a biomasse, biogas, biocombustibile, Geotermico, Idroelettrico e così via.

In osservanza alla stessa logica capitalistica che in soli 150 anni ha svuotato il ventre della terra di tutte le risorse fossili che conteneva, la “Green Economy” si appresta al saccheggio della sua superficie, presto unica residua fonte energetica per l'umanità, con buona pace delle generazioni a venire, che si vedranno consegnare un pianeta svuotato di tutte le sue ricchezze, orbato del paesaggio naturale e degli altri beni collettivi e totalmente privatizzato da un oligopolio di padroni dell'energia.

L'ossessione del complotto contro le rinnovabili, che da un anno a questa parte, sembra agitare il gruppo dirigente di Legambiente, in questa situazione sembra del tutto fuori luogo, il settore delle energie rinnovabili gode in Italia di ottima salute.



Bugie rinnovabili



Quando la Concentrix Solar nel settembre 2008, dopo aver perfezionato il suo brevetto di FV a concentrazione, completò la sua catena di produzione che le avrebbe consentito di produrre 25 MWp di pannelli l'anno, si trovò a dover risolvere il problema della commercializzazione del prodotto.

Tutta la ricca Europa continentale era esclusa dalle caratteristiche della tecnologia a concentrazione, che, per raggiungere il suo rendimento ottimale, ha bisogno di cieli limpidi.

Tra i paesi che incentivano le rinnovabili restavano quindi solo i paesi mediterranei e gli Stati Uniti del sud.

L'Italia aveva molte caratteristiche positive:

  • Generose incentivazioni alle rinnovabili.
  • Prossimità alla sede di fabbricazione
  • Disponibilità di capitali d'investimento
  • Grande insolazione.
  • Una classe dirigente molto sollecita nel soddisfare gli interessi del capitale.



Sussistevano due problemi però:

  1. il fotovoltaico a concentrazione non era tra quelli inclusi negli incentivi del Conto energia 2007.
  2. I pannelli della Concentrix, con il loro impatto visivo raggelante (24 mq . in cima ad un sostegno di 6 metri d'altezza), era capace di sollevare indignazione anche in un paese come il nostro, avvezzo, da anni di speculazione edilizia, all'erosione del paesaggio e della bellezza

Alla Concentrix, in Italia, serviva un partner capace di superare questi due ostacoli all'apparenza insormontabili.





1) Incentivi al FV a concentrazione

Tra il dicembre 2008 ed il luglio 2009 L'On.Ermete Realacci ed il Sen. Roberto della Seta hanno sostenuto, da promotori o da semplici firmatari, quasi tutte le mozioni presentate in Camera e Senato volte a far includere il solare a concentrazione tra le fonti incentivate dal nuovo conto energia 2010 (allegato 01)

La modifica è stata recepita dal nuovo decreto del 2010 ed al FV a concentrazione sono state assegnate incentivazioni fino ad un plafond di 200 Mwp istallati.

Un potenziale ritorno garantito per la Concentrix solar, che su questa tecnologia ha alcune lunghezze di vantaggio sui diretti concorrenti, di oltre 2 miliardi di euro, di soli incentivi, nei prossimi venti anni.

Viene siglato un accordo tra la ditta tedesca e la Exalto Energy srl, (Ditta di Gianni Silvestrini e Mario Gamberale del gruppo di vertice di Legambiente) che prevede il pagamento di 80.000 euro a MW istallato. Quindi, per quest'ultima, una parcella potenziale di 16 milioni di euro.

Secondo dichiarazioni di Katiuscia Eroe, del ufficio energia di Legambiente, il 12% dei profitti di Exalto passeranno ad AzzeroCO2, srl di proprietà di Legambiente per finanziare compensazioni sociali ed ambientali.

Mentre si perfezionano questi accordi, esplode l'indignazione popolare per l'invasione dei campi agricoli da parte del FV industriale.

Il nostro circolo, venuto a conoscenza del progetto di realizzare un impianto di oltre 600 ettari nel nostro comune, chiede aiuto al Centro delle energie rinnovabili di Rispescia ed al responsabile nazionale dell'energia Edoardo Zanchini, ricevendo di ritorno solo vaga solidarietà, qualche risposta evasiva e nessuna azione concreta.

Quando poi denuncia la cosa usando la mailing list nazionale dei circoli viene aspramente redarguito dal direttivo regionale.

Il Direttivo nazionale si vede costretto ad emanare la Mozione nazionale sulle rinnovabili del 18 settembre 2010 (all.02) che dovrebbe chiarire la posizione dell'associazione.

Ma vi si afferma tutto ed il contrario di tutto. Si sostiene tra l'altro:

Se correttamente progettati gli impianti fotovoltaici, anche quelli a terra, se di dimensioni limitate... possono rappresentare una prospettiva da guardare con interesse .”

Affermazione che introduce il secondo punto.


2) L'impatto visivo

Tutti i progettisti di impianti di FV industriale accompagnano ormai i progetti alla VIA con la stessa panoplia di “compensazioni ambientali e sociali” mendaci e pretestuose: dalla piena occupazione alla siepe frangi-sguardo, passando per i corridoi ecologici per gli ungulati.

Immancabili poi il boschetto residuale ed il centro didattico sulle energie rinnovabili, dove far affluire le scolaresche in gita.

Exalto ed AzzeroCO2, alle prese con gli enormi pannelli della Concentrix e con il progetto pilota di Cutrofiano, devono far digerire alla cittadinanza un impatto visivo persino peggiore del pannello tradizionale ed al contempo devono rispondere all'imperativo di distinguere il proprio progetto da quelli degli altri, in modo da creare due tipologie di Impianto FV industriale: quello “stupido” e quello “correttamente progettato”.

Così da lasciare mano libera ai circoli locali di contestare gli altri senza intaccare i propri interessi.

Decidono di puntare su due carte:

  • L'alta tecnologia germanica: vantando l'eccezionale rendimento dei pannelli Concentrix, a cui, in un articolo di Nuova Ecologia (all.03), arrivano ad assegnare un mirabolante 44% di rendimento (contro il più realistico 25% asserito dalla stessa Concentrix nel suo sito)
  • L'integrazione con l'attività agricola: prospettando l'idea di coltivare tra i filari dei pannelli.
    Ad oggi, nessun progetto agronomico credibile è stato presentato a sostegno di questa idea, ci si è limitati ad invitare, come testimonial, Andrea Ferrante, Presidente dell'AIAB (Associazione Italiana Agricoltori Biologici) e fratello del Sen. Francesco Ferrante, della segreteria nazionale di Legambiente.

Questa idea è davvero praticabile?      Proviamo ad analizzarla:


Nelle immagini qui sopra del campo di Cutrofiano sono rappresentate due modi per realizzare un impianto da 5MWp su di un campo di 26 ettari: il primo (tratto da Nuova Ecologia) coi pannelli della Concentrix, il secondo con pannelli tradizionali in una nostra elaborazione.


Nel primo caso, pur sussistendo dello spazio libero tra i pannelli, la superficie interessata è molto più vasta, circa 18 ettari.

Nel secondo la superficie occupata è di circa 10 ettari, tra i pannelli restano solo le corsie di servizio all'impianto.

Dal punto di vista dell'impatto visivo è molto più difficile nascondere il primo che non il secondo, sia per la superficie doppia occupata, sia per la maggiore altezza dei pannelli.

Da un punto di vista dell'ombreggiatura non c'è differenza: la superficie di terra fertile sacrificata al FV è la stessa, ma da un punto di vista agronomico la prima soluzione comporta molti più problemi se si pensa di andare a coltivare nelle interfile, dal momento che

  • tra i filari dei 700 pannelli va comunque lasciata una griglia di percorsi carrabili per gli interventi di manutenzione
  • quale che sia la coltura praticata, questa sarà comunque soggetta a lunghissimi periodi di ombreggiamento.

Nel secondo caso, sui 16 ettari superstiti, sarà almeno praticabile la normale agricoltura, senza le complicazioni derivanti da pretestuose commistioni.



Alla luce di queste considerazioni, l'unica effettiva mitigazione d'impatto riscontrabile nel progetto sponsorizzato da Legambiente, rispetto ad omologhi progetti industriali, sta nella scelta di occupare solo il 70% del terreno disponibile, ma, in termini assoluti, in entrambi i casi, del suolo agricolo utile alla produzione di cibo viene stornato dalla produzione agricola con finalità puramente speculative, in termini economici poi, con gli attuali prezzi di affitto o acquisto della terra agricola, procurarsene un 30% in più da restituire all'agricoltura è, per i ricchi speculatori del FV, un sacrificio del tutto trascurabile.

Cibo, la prima energia rinnovabile



Ricordiamo che il cibo è la prima energia rinnovabile, per cronologia ed importanza vitale, e l'agricoltura, che ne è la sua fonte, è stata spesso additata come un attività parassitaria per via dei contributi che riceveva dalla CEE .

Ma un agricoltore, anche il più astuto e nei periodi migliori della PAC, non è mai riuscito a coprire più del 50% del suo reddito con gli incentivi europei.

Adesso, che quel vitale rivolo di risorse si è quasi completamente inaridito, l'agricoltura deve fronteggiare la concorrenza degli oligarchi delle rinnovabili, che dispongono di incentivi che moltiplicano fino a 6 volte il valore di mercato del kWh prodotto.

Il dumping che ne deriva nuoce gravemente all'agricoltura: infatti non si registrano quasi più passaggi di proprietà di terreni agricoli tra coltivatori, quasi tutti gli atti notarili in corso testimoniano una migrazione della terra dall'agricolo al FV.

Ribadiamo inoltre che:

  • Le decine di migliaia di Km2 di tetti e lastrici solari di cui è ormai invaso il nostro paese sarebbero sufficienti ad ospitare FV per produrre 5 volte il fabbisogno elettrico nazionale diurno.
  • Sotto un tetto c'è sempre un'utenza elettrica, sotto un campo no
  • Su di un campo si produce cibo, su di un tetto no
  • Importiamo, in Italia, il 67% del cibo che mangiamo
  • Date codeste premesse, impoverire ulteriormente il nostro sistema agroalimentare è una scelta strategica che denota una eccezionale stupidità,



Imprenditori rinnovabili



Fare l'imprenditore oggi in Italia non è facile: c'è l'incertezza della riscossione del credito, favorita da un sistema giudiziario al collasso, c'è una burocrazia asfissiante e c'è il dumping che le imprese mafiose dedite al riciclaggio fanno ai danni di quelle sane.

Ma chi si provasse a svolgere la sua attività nel settore della green economy dovrebbe fare i conti anche con un altro tipo di concorrenza sleale, quella degli “Imprenditori targati Legambiente”.



Intorno al direttivo di Legambiente ruota una galassia di società, srl, cooperative, fondazioni ed associazioni più o meno esplicitamente ad essa collegate. (All.04)

Tutte hanno al loro interno membri del gruppo dirigente o amici, mogli, figli degli stessi, sono tutte attive nel settore della green economy, tutte possono contare sulla simpatia e sul fattivo sostegno dell'associazione e possono fare affidamento sulla sua articolata rete di rapporti con la politica, l'imprenditoria e le amministrazioni locali.
 Quale oscuro imprenditore, per accaparrarsi l'accordo con la Concentrix, avrebbe potuto mettere in campo un rete di relazioni ed amicizie altrettanto efficace? Avrebbe potuto, ad esempio, alla conferenza stampa di presentazione del progetto, riunire in un sol colpo: il Sindaco di Cutrofiano, il Presidente dell'AIAB, il Vicepresidente Regione Puglia, il Responsabile Settore Energia Legambiente Nazionale e il Vice Presidente vicario ANCI Puglia ? 



Tessere non rinnovabili



Il Circolo di Manciano è stato espulso da Legambiente con la più vile delle procedure, la sola che non richiede che sia espressa una qualsiasi accusa formale:     Il mancato rinnovo delle tessere.

La lettera che ce lo notifica (all.05) ci è pervenuta dal direttivo regionale toscano, lapidaria e priva della benché minima argomentazione: le nostre tessere non sono rinnovabili perché è venuto meno il rapporto fiduciario, punto.

Col capriccioso arbitrio d'un monarca, il nostro regionale ci comunica di non fidarsi più di noi e di volerci fuori dai piedi.

Lo Statuto di Legambiente nazionale è zoppo, è come se la Costituzione di un paese prevedesse solo il governo e nessun parlamento.

Allo stesso modo in Legambiente, per la sua base dei Circoli volontari, non è previsto nessun organo permanente che garantisca un contrappeso allo strapotere del direttivo e delle sue sedi regionali.

Il potere è saldamente nelle mani di un gruppo dirigente a tempo pieno (e con salario garantito), che tutela la perpetuazione della sua leadership grazie anche alla pratica consolidata dell'espulsione dei dissidenti.

Numerosi Circoli hanno subito negli anni questa sorte, ora è toccata a noi.



Non un rigo è giunto al nostro circolo, in questi mesi, alle appassionate lettere aperte inviata ai nostri dirigenti. Non una sola risposta ai nostri legittimi dubbi. 

Asserragliato in un fortino retorico che antepone la forma alla sostanza, il nostro Presidente ha evitato il confronto con un ostinazione che a nostro dire evidenzia solo l'alterigia del suo carattere.



Prima di arrenderci e passare oltre, percorreremo tutte le scarne possibilità di ricorso che ci offrono gli statuti.

Vorremmo restare in questa organizzazione, che è ricca, nella sua base dei circoli volontari, di un umanità generosa e disinteressata.

Vorremmo farlo anche per il fervente desiderio di contribuire a promuovere, nel prossimo congresso, un radicale cambio di leadership e di rotta.



Perché ambientalismo è prima di tutto empatia con la natura, commozione per la sua bellezza, solidarietà tra gli uomini, sopratutto con i più deboli e disarmati: quelli delle generazioni future, che, se nessuno si opporrà, non avranno mai il privilegio di vedere una angolo di mondo incontaminato.

Ambientalismo è anche pietà per i nostri fratelli minori, gli animali, sia quelli selvatici, che vedono il loro spazi vitali depredati e sminuzzati da sempre nuovi recinti, sia quelli “da macello” la maggior parte dei quali conduce una misera esistenza in una perpetua Treblinka, prima di finirci nel piatto.



Senza un cambio di prospettiva non si esce dall'avvitamento fatale che negli ultimi due secoli ha condotto alla devastazione del pianeta, senza una netta cesura con il concetto di PIL e di sviluppo permanente (anche nella sua ipocrita accezione di “sostenibile”) non si potrà fermare il degrado, ogni briciola di ricchezza e di energia sarà succhiata, consumata, privatizzata.

Il saccheggio del territorio ad opera delle rinnovabili sarà affiancato dalle sozzure del nucleare e delle nuove centrali a carbone e le prospezioni petrolifere non cesseranno finché anche l'ultima stilla di petrolio non sia stata estratta e combusta.



Un'associazione ambientalista degna di tale appellativo dovrebbe lottare contro tutto questo e non farsene complice o peggio, artefice .

Dovrebbe saper dire di NO, senza paura, anche se questo gli precludesse l'accesso ai salotti buoni dei predoni, gli alienasse i comodi posti dei poltronifici di Stato o sciupasse le carriere politiche dei suoi dirigenti.

Come quel partito politico, da cui nasce Legambiente, che nelle sue infinite abiure e cambi di nome, ha smarrito il suo Nord, perso per strada la sua base di operai e lavoratori ed ormai, senza vergogna alcuna, si schiera con l'imprenditore che affossa lo Statuto dei lavoratori, così Legambiente, ad opera del suo inamovibile gruppo dirigente, ha abbandonato la strada della difesa dell'ambiente per intraprendere quella del suo sfruttamento.

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