sabato 19 aprile 2008

intorno alle elezioni

destra
La destra (intesa come FI, AN, la stessa destra di Storace) parte avvantaggiata anche senza aver detto o fatto nulla. Lo dimostrano ancora una volta il comune capoluogo e la provincia di Latina.
Per 4 anni c’è stata l’intera filiera di governo (comune, provincia, regione, governo nazionale), quali risposte al territorio, quali investimenti, quali grandi opere?
Merito dell’andamento generale, delle televisioni, dell’informazione, della simpatia, della facilità e immediatezza nel comunicare, dell’aspettativa di vivere senza o con poche regole, senza tasse (per sé) che le leggi valgano per gli altri o semplicemente come consiglio?
Colpa della sinistra e del centro sinistra autolesionisti?
I meriti della destra rimangono.
Anche per i continui richiami a quelli che ritiene valori e storia propri.
Centro destra
Così come quelli del centro destra (inteso come udc di Casini) che punta su argomenti da sempre irrinunciabili per una percentuale notevole di italiani, dalla famiglia alla chiesa.
Qui, ma il discorso vale per tutte le forze politiche, contano poco coerenza ed esempio, considerato per esempio la percentuale notevoli di esponenti noti per avere relazioni, divorzi, separazioni, condanne.
Sinistra e centro sinistra
I mali della sinistra e del centro sinistra, l’autolesionismo sono sempre latenti e basta che uno canti che spunta un coro intero che gli va dietro.
Per quasi 50 anni, dal dopoguerra al 1994 la sinistra (parte della dc, pci, socialdemocratici, socialisti, dp e partitini che nascevano e morivano) non è riuscita ad unirsi correndo ciascuno in soccorso ai vincitori che erano sempre i dc.
Anche quando c’è stato il sorpasso storico.
Non era importante vincere ma conservare i vantaggi e il potere acquisito, non contavano solidarietà e impegno sociale, moralità e difesa delle categorie sociali più deboli, valeva ciò che divideva e separava queste forze.
Più che vincere bisogna dimostrare di essere bravi o i più bravi.
Anziché trattative per unire si cercava di indebolire i partiti della stessa parte politica, quindi la ricerca del consenso era verso i simpatizzanti e i votanti del centro sinistra, mai dello schieramento avversario.
Quando si sono uniti come intenti, 1996 e 2006 sinistra e centro sinistra, anche se di poco hanno vinto.
Divisi 2001 e 2008 hanno perso.
In comune poi 2001 e 2008 hanno avuto un candidato replicante di Berlusconi e lo spostamento a destra oppure verso il centro, come se si dovessero vergognare delle origini, della resistenza, della storia repubblicana, delle conquiste del dopoguerra, della democrazia e della costituzione.
La candidatura dei radicali nelle ultime elezioni testimonia poi lo spostamento a destra, visto il merito nel far conservare rete 4 a mediaset e la posizione in favore di Israele e degli interventi armati in medio oriente ed anti pacifisti.
Nel comune di Latina, nel 1993 c’è stato lo stesso storico errore del centro sinistra.
Prima con le dimissioni (altro caso evidente di autolesionismo) per non avere i voti di chi poteva rientrare nel discorso mani pulite.
Poi con le elezioni comunali, uniti, forse avrebbero vinto.
Invece, forse nemmeno lo stesso Finestra fino a qualche mese prima, poteva immaginare e prevedere un simile risultato.
Facendo poi credere che Latina e provincia siano di destra.
L’effetto è stato dirompente perdendo addirittura la roccaforte Lepina.
Pci, pds, ds, cosa democratica
Il pci, pds, ds, ora pd è passato da una struttura burocratica e fortemente rappresentativa, perché radicata nel territorio ad una cosa tutt’ora indefinita tra ultracattolici e tanti ex pentiti o timorosi di essere stati rappresentanti dell’etica e dei lavoratori, della democrazia e della giustizia.
E’ chiaro che la base ha bisogno di qualcosa di nuovo e di contare in un partito dove non si capiscono né conoscono regole, prospettive, esigenze, manca la rappresentatività territoriale, mancano i referenti.
Per questo il successo delle primarie che però è rimasto un fatto isolato e fine a sé stesso e alla possibilità per il segretario di esserne, con la sua squadra, i suoi quadri dirigenti, l’unico padrone.
Dai commenti poi di questi giorni, non so se reali, interlocutori, espliciti od ermetici sembra che dalla lezione fragorosa e senza appello non vi sia la capacità critica di correggere gli errori.
La colpa è sempre degli altri. Più che sinistra dei sinistri (nel senso di incidenti di percorso).
Rifondazione, comunisti e sinistra arcobaleno
A Bertinotti (1996/2001) il grande merito di aver fatto cadere il governo di centro sinistra e aver riconsegnato il governo a Berlusconi e di aver così contribuito alla divisione del centro sinistra.
Sempre a lui il merito, da presidente della camera, di aver parlato male contro il governo Prodi.
Poi non ci poteva essere un candidato meno accattivante quale premier.
In televisione appariva stanco e demotivato, oltre che poco credibile per i suoi acquisti a Londra.
Rifondazione e comunisti italiani, come l’udc, vengono votati per il simbolo e per il nome, persi quelli, persi gli elettori.
Non lo so cosa decideranno ma non mi pare che mantenere in vita la sinistra arcobaleno abbia un futuro né un passato.
Qualcuno mi raccontava della scarsa organizzazione che invece in passato era un vanto.
La sconfitta elettorale era nell’aria.
Verdi e ambientalisti
La grande forza è stata nell’innovazione dei temi, nella rivoluzione culturale ancora in atto, nel progresso tecnologico, nella promozione di modelli di vita evoluti ed umani, ma anche nell’essere un partito orizzontale, snello, efficace e diretto con una forte base e radicamento territoriale.
Ogni settimana c’era un banchetto per distribuire materiale e informazioni, per ascoltare le persone, raccogliere firme, esprimere solidarietà, dare voce a chi l’aveva persa insieme ai diritti.
Termini come biologico, agricoltura di qualità, riciclo dei rifiuti, riduzione degli sprechi, utilizzo di energia naturale e rinnovabile sono oggi entrati nel linguaggio comune, mentre 20 anni parevano utopie.
Gli abitanti della terra si sono accorti che le risorse sono limitate e che il progresso ha un limite fisico come la vita.
I verdi venivano visti con ostilità proprio dalla parte peggiore della sinistra e che hanno tentato inutilmente per 20 anni di annullare, bastava aspettare che si sarebbero annullati da soli.
La forza dei verdi stava proprio nell’universalità del linguaggio, del rispetto delle forme di vita, della salute, dell’ambiente, come di tutti quei diritti civili e inalienabili casa, lavoro.
Anche il fatto di rappresentare l’ideologia che coniuga ambiente, vita agli uomini.
Il primo declino dei verdi è stato rappresentato dall’ingresso dei professionisti della politica che hanno usato e prosciugato i verdi per poi passare ad altre formazioni dopo averli sfruttati.
Passare da movimento di base a partito ne ha minato fortemente la credibilità, insieme alle poltrone e agli incarichi che non hanno dato quelle risposte che era legittimo aspettarsi.
Anziché cambiare il mondo molti sono cambiati loro adeguandosi all’andazzo generale.
Poi una serie di errori ha portato alla scomparsa dei verdi, dopo 22 anni, dal parlamento: dalla Primaria dell’ottobre 2005, alle politiche del 2006, passando per il congresso di Fiuggi dello stesso anno. Poi il colpo di grazia della sinistra arcobaleno e la perdita del simbolo.
Gli elettori verdi non sono di provenienza comunista, sono persone che chiedono legalità, rispetto, qualità della vita migliore.
Se i verdi non hanno la rappresentanza del territorio, se non ne recepiscono le istanze perché avulsi non hanno alcuna ragione né storica né politica di esistere.
L’unica possibilità che rimane, se mai lo comprenderanno, è quella di tornare movimento, radicato nel territorio, con le liste civiche verdi, ambientaliste e di legalità. Uno spazio che, proprio per l’assenza o per l’errore storico dei verdi, è stato oggi occupato da Grillo e dai suoi meetup.
I verdi all’inizio erano per l’alternanza nelle nomine e negli incarichi, per incompatibilità di cariche interne e nelle istituzioni, erano contro la casta, contro i politici di professione, contro lo spreco della politica e delle pubbliche amministrazioni.
Di fatto i loro elettori in questo non hanno trovato alcuna differenza con gli esponenti degli altri partiti.
La scomparsa dei verdi era stata prevista 3 anni fa dai verdi della provincia di Latina se non ci fosse stato alcun cambiamento.
I voti dei verdi o si sono persi nell’astensione o nel voto a Di Pietro oppure a forze politiche minori e coerenti, per esempio per il bene comune.
Verdi e la provincia
Nel 2003 praticamente i verdi, intesi come partito, non esistevano più.
C’era qualche gruppo locale (Aprilia, Formia-Gaeta) molti simpatizzanti e attivisti locali.
Poi nel 2004 sull’onda di errori clamorosi e conseguenti proteste (acqua, rifiuti, trasporti) è cresciuto il consenso e il partito.
Insieme alla nomina di presidente provinciale e alla nascita di 11 circoli locali, con un esecutivo forte, attivo e presente vi sono stati alcuni risultati elettorali notevoli, grazie alla credibilità delle proposte.
Si sono avvicinate le persone, ma anche le associazioni, i comitati e le imprese.
Il forte e compatto gruppo provinciale ha messo in crisi quello nazionale (che ha dato ragione alle istanze del direttivo provinciale) e regionale (2 anni di commissariamento) attende da quasi 3 anni risposte che non mi risulta siano mai arrivate.
In molti hanno lasciato i verdi per questo e per il grossolano errore del caso Terracina.

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