sabato 26 maggio 2012
discarica Corcolle per adesso Villa Adriana è salva, scempio dei beni culturali evitato
IFIUTI, RITIRATA TECNICA
VILLA ADRIANA È SALVA
Il governo rinuncia alla discarica di Corcolle e “licenzia” il prefetto
Giuseppe Pecoraro. Settis: “Ma sui Beni culturali siamo allo sfascio”
La decisione di Monti dopo un mini vertice a Palazzo Chigi.
“Il Paese non capirebbe”. Il premier recepisce le crescenti
proteste di cui è stato portavoce Celentano ieri sul Fatto
Il Fatto quotidiano 26 maggio 2012
Ha vinto la civiltà
di Antonio Padellaro
Davanti alla sciagurata decisione di aprire
una discarica di rifiuti accanto a Villa
Adriana, patrimonio dell’Umanità, c’era -
vamo appellati alla sensibilità civile e istituzionale
di Monti e dei suoi ministri. Non è possibile,
scrivevamo, che personalità europee, illustri
cattedratici e gran commis dello Stato si comportino
come quei politicanti da quattro soldi
che hanno ridotto l’Italia in brandelli.
Infatti, con una decisione che fa onore a questo
governo, Villa Adriana è stata salvata dallo stupro
organizzato a cura delle solite cricche affaristiche
con buoni addentellati nella Pubblica amministrazione.
Una volta tanto è la civiltà che sconfigge
la barbarie.
Ciò non avviene per caso ma per la combinazione
positiva di due fondamentali fattori di dem
o c ra z i a .
Prima di tutto c’è la pressione esercitata da un
giornalismo libero che non ha timore di disturbare
il manovratore. Lo rivendichiamo con orgoglio
noi del Fatto Quotidiano che alle prime notizie
sullo scempio che si stava perpetrando non abbiamo
perso tempo. Le nostre inchieste sulla discarica
di Corcolle che già “p u z z ava ” (e non solo
a causa dell’immondizia), unite alla sollevazione
dei nostri lettori, cui ha dato voce forte e chiara (è
il caso di dirlo) Adriano Celentano, hanno agito
da detonatore.
Si chiama opinione pubblica: quando si fa sentire
e ottiene il giusto la democrazia è più forte. Oggi
possiamo dirlo con orgoglio.
Tuttavia, la pressione della libera stampa non sarebbe
stata sufficiente senza un governo capace
di riflettere e di cambiare strada. Monti e alcuni
ministri hanno probabilmente capito che la scelta
iniziale era condizionata da valutazioni parziali
e orientate non verso il bene collettivo, ma a favore
di interessi privati anche oscuri. Conseguenza
inevitabile, le dimissioni del prefetto di Roma
Pecoraro responsabile del malsano progetto, assieme
al presidente della Regione
Lazio Polverini non nuova a imprese
del genere.
Un cambiamento di rotta che con
il governo precedente, ne siamo
certi, non sarebbe accaduto. Oggi
possiamo dirlo con maggior fiducia:
qualcosa sta cambiando.
Il nuovo commissario tra immondizia e razze equine
Goffredo Sottile, il nuovo
commissario per i rifiuti del Lazio,
con l’immondizia ha già avuto a che
fare, essendo stato commissario delegato per
l’emergenza rifiuti in Calabria. Romano, classe
1940, ha intrapreso la carriera prefettizia nel
1969. Un uomo di lungo corso, che ha prestato
servizio presso le Prefetture di Nuoro,
Frosinone (Capo di Gabinetto) e a Roma,
presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, in
qualità di Capo della Segreteria Tecnica del
sottosegretario delegato ai Servizi di
Informazione, e il ministero dell’Interno, dove, in
ultimo, fino alla nomina a Prefetto, ha svolto le
funzioni di vicecapo di Gabinetto e, per molti
anni, quella di Segretario del Comitato
Nazionale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica.
Nel 2007, su proposta dell’allora ministro Paolo
De Castro, fu nominato presidente dell’Unire ,
Unione nazionale per l’incremento delle razze
equine. La sua voglia di trasparenza e pulizia non
gli ha portato molti consensi. Lo scorso anno è
stato anche vicepresidente generale del Club
Alpino italiano.
VILLA ADRIANA È SALVA
Il governo rinuncia alla discarica a Corcolle
Prefetto costretto alle dimissioni da Commissario
di Malcom Pagani
Per somigliare definitivamente
a Gianni Letta, il
sottosegretario Antonio
Catricalà dovrà studiare
a lungo. Il primo vero esame
affaristico-politico dell’e ra
tecnica lo boccia inesorabilmente
e, in un’afosa mattina
romana di inizio estate, trascina
a fondo la fredda logica della
devastazione del patrimonio
artistico. Villa Adriana è
salva. La discarica di Corcolle
non si farà. Il commissario
straordinario Giuseppe Pecoraro
vede il mondo ribaltarsi
in una notte. Da padroncino
dell’emergenza rifiuti a rifiuto
da licenziare in tronco con lo
struggente espediente delle
dimissioni su richiesta, a sole
48 ore dalla fiducia governati va .
SOSTITUITO da Goffredo
Sottile, il grande amico di Luigi
Bisignani ha il profilo sgualcito
di un uomo che perde due
partite in un sol colpo. Aveva
affidato la consulenza sulla cava
nei pressi di Tivoli a un vecchio
amico di famiglia e al suo
consulente. Sognava di diventare
Capo della Polizia. Rimarrà
invece, fino alla prevista sostituzione,
Prefetto di Roma.
Intorno alla sua figura obliqua,
volano stracci e insulti (“ir responsa
bile”) tra Renata Polverini
e Gianni Alemanno. Il sindaco,
convinto teorico della
giravolta in corso d’opera, tira
in ballo la Provincia: “La competenza
per individuare le
aree idonee o non idonee allo
smaltimento di rifiuti è sua” e
Zingaretti, lesto, risponde parlando
di “stop alle discariche”
e guarda lo spettacolo dall’uscio,
come è di moda, a propria
insaputa: “Non è vero.
Non c’entriamo nulla”. Ieri
mattina, facendo slittare il previsto
Cdm di 40 minuti, nello
studio privato del premier a
Palazzo Chigi si è svolto un
prevertice. Cinque personaggi
in cerca d’autore. Facce tirate.
Gelo. Il titolare dell’Ambiente
Clini, reduce dal Brasile,
quello dell’Interno Cancellieri,
Monti, Ornaghi e il sottosegretario
Catricalà, uno degli
sponsor dello scempio. Incredulo.
Teso. Il premier, di
pessimo umore per la sottovalutazione
complessiva dell’intera
vicenda, aveva trascorso il
pomeriggio precedente ad
ascoltare lo sdegno di un altro
presidente, quello onorario
del Fai, l’amica quasi novantenne
Giulia Maria Mozzoni
Crespi. La fondatrice del Fondo
ambiente italiano, una donna
che dopo aver guidato giganti
dell’editoria, si occupa
di tutela dei capolavori dal
1975, avrebbe ricordato a
Monti la sua recente presenza
nel Cda della creatura nata per
impedire orrori e saccheggi e
chiesto “saggezza e dignità”.
Monti l’ha ascoltata. Poi ha fatto
lo stesso con Anna Maria
Cancellieri, combattiva: “Pe -
coraro è stanco, va immediatamente
sostituito” e impegnata
a descrivere i contraccolpi
anche mediatici che
un’accentuata insistenza governativa
avrebbe fatto deflagrare:
“I giornali ci descrivono
per quelli che non siamo. Il
Paese non capirebbe. Dobbiamo
fermarci”. Poi, dopo aver
registrato la contrarietà di Catricalà
al passo indietro: “Mi
adeguo, ma è un manifesto di
debolezza”, è stata la volta di
Clini e Ornaghi. Il primo, laconico,
ha ricordato l’opposizione
formale del suo ministero
.
IL SECONDO, messo di
fronte a un dilemma amletico,
ha scelto, per una volta, di essere.
“Se andiamo avanti, rimetto
oggi stesso il mandato”.
Un’opzione coraggiosa, una di
quelle curve annunciate da
cui fuggire è impossibile. Con
le dimissioni del rettore della
Cattolica sul tavolo e lo spettro
di una minicrisi di governo,
Monti, concentrato per
l’intera assise, si è deciso. Incarico
di commissario straordinario
conferito al Prefetto
Sottile per cercare rapidamente
un nuovo sito che sostituisca
Malagrotta (Quadro Alto,
Riano, è il preferito di Clini ma
in corsa c’è anche il vicino
Pian dell’Olmo) e rapido passaggio
collegiale in Consiglio
dei ministri per esporre la sindone
di Clini e Ornaghi e il
“sacr ificio” di Pecoraro. Nel
pomeriggio, dopo mesi di critiche
aspre, mentre Clini ammetteva
l’addio ufficiale al
progetto: “Direi di sì”, Ornaghi
ha assaporato la revanche.
Il salvataggio di Villa Adriana
gli vale il plauso di mezzo arco
costituzionale, compreso
quello del nemico di ieri, l’archeologo
Carandini, in prima
fila nel pomeriggio con Veltroni
e mezzo Pd al “Teatro dei
Ser vi”. Ornaghi, comprensibilmente
retorico, incassa senza
esagerare. Ma è raggiante:
“Qui non ci sono né vincitori
né vinti. Hanno prevalso ragionevolezza
e buon senso. L’unica trionfatrice è la cultura”.
L’altra faccia della luna è l’ovale
di Renata Polverini. Il governatore
non si aspettava un
finale del genere. Su Corcolle
e sul suo indotto, lavorativo ed
elettorale, aveva puntato moltissimo
un rilevante segmento
di centrodestra laziale. Polverini
non si dà pace e prima difende
Pecoraro: “Ha subìto
un’aggressione assolutamente
ver gognosa” poi rende, anche
plasticamente, la decomposizione
in corso nel fu Pdl.
IL BERSAGLIO è l’antico
sodale Gianni Alemanno, prima
favorevole e poi contrario
alla discarica: “Rimettiamo al
Sindaco e al consiglio comunale
le loro competenze”. Tradotto:
trovino rapidamente il
sito perché – si rivela Renata –
minacciando: “Non sono disponibile
a firmare la proroga
di Malagrotta e soprattutto” le
sfugge in un lampo rivelatorio:
“Non sono disposta ad andare
verso una soluzione che mantenga
un monopolio privato in
questa città”. Allora, a guardare
oltre capitelli, profili, colonne
e appelli, si trattava di questo.
La discarica era un affare.
Corcolle un nome privo di
senso. Bisognava indebolire
Manlio Cerroni, il paperone
dell’immondizia dal cuore cattocomunista.
Togliergli un potere
incalcolabile. Ridistribuire,
non solo geograficamente,
il prodotto di un’equazione.
Di un paradosso della modernità
precipitato in duemila anni
di storia. Ciò che mangiamo.
Chi fa sparire i resti. Quanto
costa il disturbo. Sopra Roma
volano i gabbiani. Fino a
ieri vigilavano gli avvoltoi.
SCEMPIO EVITATO
“Ma sui Beni culturali siamo allo sbando”
“Ora paghiamo
i tagli voluti
da Berlusconi
Il ministro
Ornaghi si è
fatto notare per
la sua assenza”
Alessandro Ferrucci
P rofessore Salvatore Settis,
ci spiega l’impor tanza
di Villa Adriana?
È uno dei siti archeologici
più importanti al mondo: la
Villa privata di un Imperatore
molto particolare.
Da che punto di vista?
Adriano era un architetto, un
uomo colto, amante della
cultura greca. Le fonti ci rivelano
che lui stesso progettava.
E la Villa era una residenza
arredata in modo
straordinario: le sue statue e i
suoi mosaici sono nei grandi
musei del mondo, da quando
si è iniziato a scavare nel
’600. Poi c’era un’i n t e gra z i one
straordinaria con il paesaggio,
che negli ultimi anni
è andata progressivamente
persa a causa dell’incuria e
dei pochi fondi. Oltre al calo
dei visitatori nonostante il
bollino Unesco.
Magari questa storia ha
portato nuova notorietà
alla Villa...
Sarebbe bello, ma lo Stato deve
tornare a curarla come
merita, stiamo pagando il taglio
ai Beni culturali voluto
da Berlusconi nel 2008.
Oltre un miliardo...
Di più: ci avviciniamo al miliardo
e mezzo di euro. E ora
si iniziano a vedere gli effetti
di una politica del genere.
Perché solo adesso?
Semplice: progressivamente
stanno terminando i fondi
già programmati e stanziati.
L’incuria di Villa Adriana è il
corrispettivo esatto dei crolli
di Pompei o della Domus Aurea
a Roma. Ma in Italia abbiamo
anche altre situazioni
p re o c c u p a n t i .
Come la Cappella degli
Scrovegni a Padova.
Un caso clamoroso! Lì gli affreschi
di Giotto, incunabolo
di tutta la pittura occidentale
europea, sono in pericolo. A
pochissima distanza hanno
iniziato a scavare le fondamenta
per realizzare due torri
enormi, quando in tutta la
zona incide una falda acquifera
che già penetra nei sotterranei
della Cappella.
Il ministro Ornaghi è inter
venuto?
Totalmente assente. C’è
qualche timida iniziativa della
Soprintendenza locale,
niente più.
Possibile?
Purtroppo è così. In compenso
il sindaco di Firenze,
Renzi, ha dichiarato che Ornaghi
andrà a Palazzo Vecchio
per visitare quei buchi
orribili sugli affreschi di Vasari.
Vogliono cercare un
Leonardo che non c’è.
A questo punto le chiedo
un giudizio generale sul
tecnico Ornaghi.
Premesso: non è un tecnico
dei Beni culturali e questo lui
lo sa benissimo. Per fortuna
nel caso di Corcolle si è fatto
sentire, aiutato dall’inter vento
del ministro Clini. Spero
vivamente che l’episodio segni
una svolta nel suo impegno
al Mibac. Per adesso
sembra aver avuto pochissima
voglia di fare il ministro.
Però ha trovato il tempo
per commissariare il Maxxi
a Roma.
Lasciamo perdere. Pensi: in
quel caso ha defenestrato
uno dei migliori funzionari
italiani, Pio Baldi, in un altro
ha legittimato Marino Massimo
De Caro, mercante di libri,
sospettato di furti, a dirigere
la biblioteca Girolamini.
Lei prima ha nominato
Clini. Il ministro dell’A mbiente,
assieme a Ornaghi,
si è occupato di “i nchini”
dopo la tragedia
della Concordia. A Venezia
le navi da crociera entrano
ancora.
Il governo dopo essersi stracciato
le vesti per il disastro
del Giglio, ha trovato una soluzione:
le grandi navi non si
possono avvicinare a meno
di 400 metri dalla costa, con
l’eccezione di Venezia. Quindi,
il luogo più delicato d’Italia
non è tutelato.
Magari non c’è pericolo...
A marzo ero a Venezia quando
una di queste navi ha rotto
gli ormeggi. Per fortuna
sono intervenuti due rimorchiatori
che erano nei paraggi.
Forse per risolvere il problema
aspettano un incidente.
Quando è all’estero, qual
è l’aspetto che più la colpisce.
Cosa vorrebbe impor
tare?
Al Louvre o al Prado gente
come De Caro non sarebbe
mai entrata. Da noi non si ragiona
per competenze, ma
per amicizie. Eppure Ornaghi
non sente l’esigenza di
scusarsi. Almeno il suo predecessore,
Galan, ha ammesso
di averlo preso su consiglio
di Dell’Utr i
“Abbiamo fermato i barbari
del Terzo millennio”
I COMITATI RILANCIANO: “NE S SUN’ALTRA CAVA,
SERVE UN PIANO SERIO PER I RIFIUTI DEL LAZIO”
“Grazie a chi
si è schierato
con noi: Franca
Valeri, Antonio
P a d e l l a ro ,
Sabina Guzzanti
e gli altri”
di Nello Trocchia
Nei pressi della Villa
campeggia una scritta:
“Adriano scatena
l'inferno”. Una invocazione,
una preghiera laica
impressa su uno striscione
per scongiurare l'incubo
pattumiera. Sotto un cuore
diventato il simbolo della
protesta anti-discarica. Protesta
pacifica che ha attraversato
l'oceano con le petizioni
firmate da docenti e
presidi di facoltà internazionali.
“Il mondo ha sollevato
un bel vallo – ricorda il musicista
e attivista anti-discarica
Alberto Marchetti – come
quello che aveva fatto
Adriano per fermare i barbari,
noi abbiamo fermato i
barbari del Terzo millennio”.
Dopo 7 mesi la battaglia è
vinta, i comitati si ritrovano
nel primo pomeriggio per
festeggiare davanti alla Villa
Adriana che ormai è salva. Il
nuovo sito previsto per il
dopo Malagrotta, il mega invaso
che serve Roma da 30
anni, non sarà realizzato a
700 metri dalla zona di rispetto
della residenza dell'imperatore
Adriano. La notizia
arriva a metà mattina: il
Consiglio dei ministri ha
detto no alla discarica in zona
Corcolle, al confine tra
Roma e Tivoli, il prefetto
Giuseppe Pecoraro si è dimesso
da commissario per
l'emergenza. Parte un
tam-tam di messaggi tra i
componenti del comitato
che fin dall'inizio si sono
mobilitati in difesa del sito,
patrimonio dell'Unesco.
“Ieri il ministro dei Beni culturali
Lorenzo Ornaghi – r icorda
Gianni Innocenti, comitato
anti-discarica – è venuto
a Corcolle, quello che
non ha fatto il commissario
Pecoraro. Ornaghi si è reso
conto che da Villa Adriana si
vedeva la parete della cava
dove sarebbe sorta la discarica.
Così ha vinto il buon
senso”.
AL BRINDISI di metà pomeriggio
arrivano tutti. I comitati
mettono in fila le personalità
del mondo della cultura
e del cinema che si sono
spesi per la villa: “Franca Valeri,
Sabina Guzzanti, Philippe
Daverio, Antonio Padellaro,
Urbano Barberini”. I turisti
e le scolaresche guardano
divertiti i festeggiamenti.
Gabriella Cinelli gestisce il
ristorante di famiglia di fronte
alla villa, prende emozionata
il libro dei ricordi. “Ha
vinto la memoria. Villa Adriana
ha sorpreso gli intellettuali
del mondo della cultura. In
questo volume ho conservato
le firme dei grandi da Fellini
a Togliatti, da Mastroianni
a Bergman”. Una vittoria
che è anche una dedica racchiusa
nei versi di Adriano:
Animula, vagula, blandula, piccola
anima smarrita e soave.
“L'idea folle di Pecoraro –
conclude Gabriella – se realizzata,
avrebbe sconfitto la
nostra anima”. E c'è chi evoca
una staffetta culturale in
difesa del sito, patrimonio
dell'Unesco. “Abitavo nella
villa – ricorda Tito – mio padre
era custode, ricordo la
battaglia condotta negli anni
Sessanta per salvare la residenza
dell'imperatore.
Quando mi hanno detto che
volevano fare la discarica ho
pensato che la storia si ripete”.
Vittorina è una professoressa
in pensione, insegnava
italiano e latino al liceo:
“È stato evitato uno sfregio.
Abbiamo festeggiato alla
notizia delle dimissioni di
Giuseppe Pecoraro”. Il prefetto
che esce sconfitto così
come la governatrice del Lazio
Renata Polverini che aveva
difeso la scelta di Corcolle.
Un brindisi che è anche
consape volezza.
I RIFIUTI prodotti dalla
città di Roma ora dovranno
trovare un altro buco e si sono
persi sette mesi inseguendo
siti inidonei, mentre la
raccolta differenziata, nella
capitale, è ferma al 25 per
cento. La legge prevede che
si raggiunga il 65 per cento
entro il dicembre di quest'anno.
Sono circa due mila
le tonnellate che ogni giorno
finiscono in discarica senza
alcun trattamento in violazione
della normativa vigente.
“Non è sufficiente – r icorda
Gianni Innocenti – s a l va re
Corcolle e condannare un'altra
cava. Fino a quando non
ci sarà un piano serio dei rifiuti
nel Lazio, non si può
gioire completamente”.
Arriva il momento del brindisi
liberatorio. I comitati si
fanno immortalare in una foto
e tra i più giovani c'è Giuliano
che, con la villa alle
spalle, scrigno di storia e memoria,
evoca Peppino Impastato,
intellettuale e giornalista,
ucciso dalla mafia nel
1978: “Aveva ragione lui.
Brindiamo alla bellezza”.
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